Viaggio in Australia 5

Adelaide, Kangaroo Islands, Melbourne, Great Ocean Road, Sydney, Uluru, Kings Canyon, Darwin, Kakadu, Katherine, Cairns, Daintree Forest, Cape Tribulation, Fitzroy Island
Scritto da: nikkola
viaggio in australia 5
Partenza il: 28/07/2014
Ritorno il: 20/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Volo: La prenotazione del volo con Emirates (in modalità WGT World Globe trotter) ci ha permesso di fare un biglietto unico per 6 tratte, la settima l’abbiamo presa separatamente. In questo modo però vi garantite di avere un peso bagagli garantito su tutte le tratte ed inoltre qualche sconto. Se riuscite ad avere la possibilità di modificare qualche orario o data (anche con leggeri sovrapprezzi) è sicuramente utile visto la complessità del percorso.

Valigia: Ci serve di tutto, quindi arriviamo come ridere a 25kg a testa. Piumino, maglione di lana, pail, scarponi, abbigliamento primaverile, estivo e invernale, maschera, costumi. Non scordate la presa elettrica per l’Australia su Ebay ve la cavate con pochi euro, lì costa 12-15 euro. Non scordate l’autan nè una pila. Nei parchi centrali dell’Australia le mosche son veramente fastidiose, ci son delle retine da mettere sopra il viso (Decathlon); quelle del bucato possono essere un alternativa.

Cappello: portatevelo o comprate lì un fantastico Barham, Jacaru o altri da veri Indiana Jones o Crocodile Dundee.

Auto: Volante a destra e cambio automatico (per dei giorni azionerete i tergicristallo anziché le frecce e viceversa). E’ altamente consigliata la patente internazionale (o patente nuova con scritte in inglese). In molte zone è sconsigliabile viaggiare la notte o al tramonto, i canguri, wallaby, mucche, cavalli e pecore attraversano le strade … di canguri se ne vedono numerosi morti ai lati delle strade. Considerate che spesso il cellulare non è raggiungibile e su alcune strade non incrociate auto per ventine di minuti.

Nelle zone di Uluru, Kakadu, avete un benzinaio ogni 180-200km.

Auto a Noleggio: consiglio caldamente di prenotarle in anticipo, in alcune località (Cairns, Uluru) le auto son limitate. Altro consiglio preferite, se possibile per le vs tasche, i 4×4 (o minisuv) almeno per Kangaroo Island, Uluru, Cape Tribulation (da Kings canyon a Alice Springs con 4×4 vi risparmiate quasi 200km). Attenzione che nella regione del North territory (Uluru, Darwin, Kakadu) i noleggi hanno solo 100km al giorno gratuiti se riuscite a fare un unlimited è meglio (noi abbiamo percorso 950km nel tratto Uluru, Kings Canyon, Alice Springs e 1200km nel tratto Darwin, Kakadu, Katherine, Darwin … a 0,25AUD x km aggiuntivo).

Traghetti: Anche qui prenotate i traghetti in anticipo! Nel caso vi siano condizioni meteo avverse ed il traghetto non parta almeno vi mettono sul primo successivo in partenza.

Dogana: NON comprate alcolici o sigarette nei duty free delle tappe intermedie … finite per pagarli 5 volte. In ogni caso in Australia un pacchetto di sigarette parte da 25AUD quindi fate i vostri calcoli.

Considerate comunque di perdere almeno 30minuti/1h in dogana, i controlli son frequentissimi; considerate che son paranoici per quanto riguarda animali, semi, sementi, cibi o spore/muffe/funghi.

Aeroporti: Negli aeroporti c’è quasi sempre il WIFI libero (con iscrizione); ai controlli di sicurezza x i voli interni lasciano passare le bottiglie d’acqua o bibite … ma non generi alimentari (es. Biscotti, miele, sementi o altro); le restrizioni sugli alimentari vengono applicate anche nei cambi di Regione.

Parchi: L’Australia è ben conscia della bellezza e della fragilità della propria natura. Introdurre un qualsiasi animale/cibo/pianta potrebbe introdurre nell’ambiente parassiti, malattie che potrebbero provocare disastri non immaginabili (vedi i conigli e le volpi introdotte ai primi del 900). Quindi, nei parchi, non ci son cestini per i rifiuti (ve li riportate a casa), non si possono introdurre animali (neanche i cani), non si fuma neanche all’aperto … e si mangia solo in aree ben specifiche. Al contrario, i bagni si trovano spesso.

Cena: In Australia si cena tra le 7,30 e le 8,30 ; fate attenzione se vi presentate alle 9,00 non è detto che la cucina sia ancora aperta. In alcune zone (Kakadu, Katherine, KingsCanyon) considerate di non andare oltre le 7,30-8,00.

Soprattutto nei parchi, i lodge, oltre al classico ristorante, offrono la soluzione Barbeque BBQ: generalmente vi vendono il pezzo di carne che scegliete voi e ve lo danno da grigliare su apposite griglie (solo pochi grigliano loro), i contorni son inclusi nel prezzo della carne.

Giorno 1 (28/7) partenza da Venezia con scalo a Dubai

Giorno 2 Arrivo in serata ad Adelaide pernottamento al Mercury Grosvenor Hotel. Trasferimento dall’Aeroporto all’hotel in autobus …il biglietto si acquista alla pensilina dell’autobus con contanti (non accettano banconote da 50$).

Giorno 3 Visita di Adelaide. Considerate che nel centro (zona tra north terrace e south terrace) i tram son gratuiti. Visitate l’orto botanico, il Museo del South Australia dove c’è una meravigliosa collezione aborigena e di Papua, le Arcade; se vi rimane tempo il market e lo zoo. Se volete un consiglio cenate allo Stratmore Restaurant, chic e con carne meravigliosa cotta su pietra ollare.

Giorno 4 Partenza per Kangaroo Island (Auto + traghetto) pernottamento al Mercure Kangaroo Island Lodge;

La giornata si presentava con venti a 80-100km, mare forza 7 e traghetto fermo in attesa di miglioramento meteo … siam arrivati alle 9,30 senza prenotazione quindi grazie ad un miracolo la signora del desk ci ha fatto salire sul primo traghetto partito alle 15.00 e abbiamo fatto una traversata da incubo. La giornata è andata persa visto che il sole scende alle 17,30 e non si può viaggiare in auto col buio causa canguri.

Controllate gli orari, rispetto ad internet c’erano molte più corse (anche se non ne è partita una a causa del tempaccio).

Giorno 5 – Visita di Kangaroo Island in auto. Visitiamo Seal Bay fantastica! Sicuramente, vi raccomando di scendere sulla spiaggia con i ranger (tour ogni 45minuti) e farete la conoscenza dei leoni marini.

A Little Sahara ci abbiamo dato un occhio (voi magari fate una sciata sulla sabbia). Splendido panorama a HudsonBay

Fate una tappa a KoalaWalk (canguri molto disponibili, numerosi animali anche echidna [istrici]); gli alberi con i Koala son segnalati con bandierine … portatevi un binocolo e munite la macchina fotografica di teleobiettivo perché i Koala son su eucalipti di 20mt di altezza e si piazzano sui rami a 10-12mt di altezza (ps: dormono sempre).

A questo punto dirigetevi verso Admiral Arch e Remarquable Rock che son posti meravigliosi. Sotto Admiral Arch soggiorna una comunità di foche NeoZelandesi e se il mare è agitato sotto l’arco si vivono momenti emozionanti vedendo onde di 10mt schiantarsi sulle rocce e infilarsi sotto l’arco.

Giorno 6 Di ritorno da Kangaroo Island abbiamo fatto una deviazione verso Victor Harbour ed una tappa a Deep Creek Park (entrata con pagamento sulla fiducia … si mettono 10 AUD in una busta in cui si segna la targa dell’auto). Spettacolo meraviglioso della baia di Blowhole sotto la collina CobblerHill verdissima, con idilliaca immagine di canguri che pascolano con le pecore. Solo 4×4 qui!

Victor Harbour è una cittadina di mare graziosa. Lontana però dai luoghi selvaggi che abbiamo visto sino a qui. In spiaggia ci son noleggiatori di cammelli e si va ad un’isoletta davanti alla punta con una vecchia carrozza di omnibus trainata da un cavallo possente e molto bello.

Il vostro fish and chips obbligatorio è conteso da decine di gabbiani che tentano di farvelo cadere o rubarvelo.

In serata rientro ad Adelaide e volo per Melbourne.

Dall’aeroporto all’hotel (Mercure welcome hotel) abbiamo preso lo skybus (o skylink) che però di domenica si ferma alla stazione degli autobus … e da lì abbiam tirato le valigie per 1,5km. Prendete un taxi perché Melbourne ha delle simpatiche salite.

Giorno 7 Per la visita di Melbourne, considerate che c’è un tram circolare (old style) che gira attorno al centro ed è gratuito.

Melbourne va vista dal southbank dove lo skyline del lato sud e nord si specchia nel fiume Yarra. Federation Square; è molto bella da vedere, ha un visitor center magnifico dove potete trovare qualsiasi informazione.

Non perdetevi una passeggiata per le antiche “lane” e per le “arcade” son piene di vita. Hardware Lane è una bella via per la cena piena di localini ed è animata. Il museo di Melbourne (e Carlton House) non è assolutamente da perdere, ha una sensazionale sezione di storia naturale (mai visti in vita mia tanti scheletri di dinosauri).

Il mercato di Queen Victoria è un posto eccezionale per acquistare i souvenir (Made in China o Korea ovviamente), però non saltate un passaggio alla sezione delle delikatessen; qui potete acquistare qualsiasi prelibatezza e mangiarvela direttamente sui tavolini posti all’esterno.

Un giro ed una cena nel quartiere cinese son d’obbligo, è sicuramente uno dei più grandi del mondo.

Giorno 8 Ritiriamo l’auto a noleggio ore 9.00 in centro a Melbourne. Partenza per Great Ocean Road, la giornata sarà intensa visto che ci son 650km da percorrere. Ricordatevi di premunirvi del pedaggio “Citylink” per passare il ponte; si può fare via internet o per telefono e ha diverse durate (24h è il più indicato), occorre però sapere la targa del mezzo. Noi l’abbiamo fatto per telefono al 132629 ma è un passaggio piuttosto lungo e richiede una buona pronuncia inglese (è un risponditore automatico a riconoscimento vocale), forse è meglio chiedere un favore a quelli del noleggio.

Si percorre la M1 fino a Geelong (la M1 passa da 5 corsie nei pressi di Melbourne a 1 dopo Geelong) li si esce e si prosegue verso Anglesea da dove secondo noi conviene iniziare l’Ocean Road.

Il faro di Aireys offre scorci spettacolari della scogliera, oltre alla possibilità di visitarlo. Pochi km oltre c’è l’arco che ricorda gli operai costruttori della strada. Alcuni km più avanti, dopo essersi snodati sulla strada che costeggia il mare, si arriva a Lorne (c’è un bellissimo ponte sospeso poco prima che merita qualche foto). La cittadina è una tipica località di villeggiatura ottima per i surfisti (noi in inverno non ne abbiamo visti)… fantastico l’hotel Great Ocean in stile coloniale appena fuori del paese. Da questo punto la strada si snoda su lunghe spiagge, sulle cui colline sorgono case bellissime, e su scogliere a picco sul mare. Diverse cascate sono segnalate lungo il percorso. Dopo molte curve si arriva ad Apollo Bay. La cittadina, assieme a Marengo, è un’altra località di villeggiatura anche se meno elegante e meno turistica di Lorne (quindi più vera). Spiaggia magnifica. Trovate qui un Information center interessante per le tappe successive.

Oltre Apollo Bay la strada rientra verso la foresta di eucalipti di Otway, qui scorci meravigliosi della natura [dicono vi siano moltissimi Koala … basta vederli; son sempre a 10mt d’altezza]. Noi abbiamo svoltato per il faro di Otway, la strada è immersa profondamente nella foresta. La svolta e la visita richiedono un’oretta, considerando che Cape Otway era sede di una stazione telegrafica e radio e che la visita prevede un piccolo percorso (ingresso a 25AUD). Il faro è in un posto meraviglioso, merita numerose foto. La caffetteria invece produce ottime torte fatte in casa a cui non potete rinunciare.

Ripartiamo con una certa fretta per raggiungere i 12 Apostoli, da qui ci vogliono ancora 40minuti.

Arrivati ai 12 Apostoli, siamo accolti nel parcheggio affollatissimo (per vederli al tramonto … ma il cielo era coperto) da un nugolo di gabbiani in attesa delle nostre briciole. La passerella che vi porta su di uno spuntone di roccia di 50mt di altezza è affollatissima (è l’unico punto dell’Australia in cui abbiamo trovato folla) e offre scorci meravigliosi su questi “faraglioni”. La zona è molto ventosa e quindi le onde son veramente alte.

Un km prima del parcheggio c’è un lookout dal quale è possibile scendere in spiaggia.

A questo punto abbiamo iniziato il rientro raggiungendo la M1 poco prima di Colac. Con il buio i nostri occhi si son concentrati per evitare gli animali che attraversavano la strada.

Arrivati a Melbourne era tardi per la cena, quindi ci siam fiondati in un sushi bar della zona cinese.

Giorno 9, 10, 11 Dopo aver riconsegnato l’auto in aeroporto a Melbourne, saliamo sull’aereo per Sydney, dove al momento dell’atterraggio ci accoglie una vista meravigliosa sul porto e sulla città. Per raggiungere il centro prendiamo il treno (17 AUD) che ci porta direttamente a Wynyard Station, il nostro hotel, il Menzies, è di fronte all’uscita (pareggiamo almeno il conto con la scarpinata di Melbourne).

Tempo di lasciare i bagagli, cambiarci e siamo già a passeggiare per la zona The Rocks e per il circular Quay. Harbour Bridge visto da vicino (Hickson Road) e una meravigliosa vista dell’Opera House e dello skyline di Sydney ci fan veramente emozionare e capire quanto siamo lontani da casa.

Ammiriamo con uno splendido sole la baia, il magnifico ponte ed il via vai di motonavi che portano ad una delle altre zone che attorniano Sydney.

Di rientro passeggiando per The Rock entriamo nella riservata e silenziosa Nurses Walk (un tempo passeggiata interna di un ospedale x pescatori e portuali) ora zeppa di localini e vicoli strettissimi. Ci fermiamo qualche minuto alla vecchia dogana (Custom) ora sede di mostre fotografiche e di arte moderna (soprattutto però ricca di poltrone e Wifi gratuito).

Molto stanchi ceniamo al RedOaks: birreria che accompagna i piatti con le birre più indicate.

Il giorno successivo iniziamo il nostro giro dal GPO (Grand Post Office) in Martin Place,, passeggiando per le arcade e vie commerciali di Kings e Pitt Street fino a Market street (qui nei grandi magazzini c’è anche l’ascensore per la Sydeny Tower).

Mettiamo dentro il naso all’arcade del Queen Victoria Building … zona commerciale inserita in un palazzo veramente carino.

Da qui, con una piccola passeggiatia, arriviamo a Darling Harbour e al Pyrmont Bridge. Sarà la splendida e calda giornata, ma il colpo d’occhio è fenomenale. Scendiamo sul molo dove ci sono le partenze di molti tour in barca, l’acquario, Madame Tussauds (dove potete entrare nell’abitacolo della RedBull di Webber x una foto) ed il Wildlife (al cui ingresso un vero Koala dorme su di un eucalipto di un 2mt … veramente vicino a voi stavolta); acquario e Wildlife non meritano se poi girate l’Australia. Attraversiamo il ponte fino al museo della marina e poi costeggiamo i vari localini del Waterside fino al Tumbalong park, dove alcuni Ibis bianchi dal becco lungo girano indisturbati come dei piccioni. Da lì accediamo al Chinese Garden, un’oasi di pace, con laghetto, montagnole, pagode, giardino alla cinese con alle spalle lo skyline di Sydney. Un luogo meraviglioso … per prendersi 20 min di tranquillità dal via vai della metropoli.

Altri 500-600mt di scarpinata e siamo a Paddy’s market, il tempio dello shopping turistico. Koala e canguri di peluche, boomerang, apribottiglie, magneti per frigorifero, strofinacci … E chi più ne ha più ne metta. Qui al Paddy’s o al Queen Victoria di Melbourne trovate i souvenir cinesi e koreani meno cari d’Australia … Negli altri luoghi son comunque cinesi o koreani ma molto più cari. Il mercato è al piano terra di un centro commerciale fulcro dei fast food di numerosi paesi asiatici. Siamo nel quartiere cinese e la folla ha tutta gli occhi a mandorla. Io prendo del thai ed Elisa del sushi … Comunque buoni e appaganti dopo la lunga scarpinata. Miriamo ad un cappello che costa solo 29 euro … é evidentemente di plastica e lo lasciamo lì. Si son fatte le 4 e proviamo a tornare in albergo con il 555, l’autobus gratuito che percorre George street ma sto zozzo finisce il servizio alle 15.30 e quindi paghiamo per la prima volta un mezzo pubblico. Un paio d’ore di riposo e poi a cena … tentiamo un locale facendoci prima un aperitivo costosissimo all’Argyle di the Rock. Il locale (lo scarlett) però cambia menù alla sera e quello che propone non ci piace. Ormai provati cadiamo nella trappola della pizzeria Zia Pina. Pizza indimenticabile cioè uno schifo simile sarà veramente difficile da dimenticare … una nota positiva il cameriere bergamasco che ha cercato di avvisarci. E poi a letto.

La mattina almeno 2 fermate del 555 ce la facciamo fino al circular quay, poi finalmente ci fondiamo col panorama dell’Opera House e mettiamo piede in questo mitico luogo. Il teatro propone diversi spettacoli serali alle 19,30 ed un giro turistico. Noi ci accontentiamo di annusare l’ambiente e di fare i giapponesi con la nostra macchina fotografica. Harbour bridge e l’opera House son ormai catturati nelle nostre foto e nei nostri occhi così come la baia. Ci infiliamo nei Royal Botanic Garden un magico tappeto verde con querce gigantesche, foreste di bamboo, boschi di felci e serre di orchidee a forma di piramide di cristallo. Una magia con alle spalle lo skyline di Sydney. In uscita dai Royal Garden ci infiliamo all’ Art Gallery of a New South Wales: un posto meraviglioso con opere di aborigeni e una completa galleria di opere sette-ottocentesche.

Una volta usciti un bel panino in compagnia degli ibis bianchi seduti sull’erba dei giardini. Poi abbiamo cercato il 333 in Elisabeth Street e soprattutto i biglietti e via a vedere Bondi Beach. Spiaggia bianchissima e surfisti indomiti … trendissma. Tantissimi turisti e locali che si godono il vento ed il sole e guardano il surf.

Rientriamo in albergo col solito 555 e siamo nuovamente a cercare un posto per la cena. Cerchiamo le ostriche sul Circular quay … ma chiude alle 19,30 (incredibile). È la seconda volta, cavolo! Ci infiliamo da Philip’s Foote dove ci vendono due bei pezzi di carne e ci indicano una griglia con le istruzioni x le varie cotture. Caraffa di birra, verdure comprese nel prezzo della carne … mitica sta cena.

Salutiamo Sydney con un ultimo sguardo alla baia e alle bellezze del posto. Torniamo all’albergo e ci prepariamo x i prossimi 6-7 giorni che non ci lasceranno un attimo di respiro.

Giorno 12 Trasferimento all’aeroporto di Sydney: partenza per Ayers Rock ore10.30 arrivo ore 13.40 e ritiro auto Avis.

In fase di atterraggio sulla pianura desertica completamente uniforme si stagliano due enormi “panettoni” rossicci tondeggianti, sono Ayers Rock e le Olgas, tutto il resto è bush. Da questa prima visione si può capire perché Uluru (Ayers Rock) e Kata Tjuta (Olgas) siano considerate dagli aborigeni montagne sacre, appaiono come due giganti su migliaia e migliaia di chilometri di deserto. La Toyota Corolla appena ritirata è completamente sporca sia dentro che fuori, la nostra protesta al banco Avis viene risolta con il passaggio a KM unlimited del nostro contratto (scopriremo poi che questo ci varrà almeno 150euro di risparmio). Percorriamo i 5-6km che separano l’aeroporto dal centro di Yulara e dall’Outback Pioneer dell’Ibis styles hotel. Yulara non è che una strada circolare di 2 chilometri nel nulla, dove ogni 500mt c’è una struttura alberghiera (nei pressi dell’hotel EMU walk c’è un supermercato ed una specie di centro del paese, seguendo la circonferenza c’è anche un pronto soccorso ed un benzinaio). L’Outback Pioneer è una sorta di Motel con anche il campeggio; nella parte centrale c’è uno snack, un ristorante, un bar (con rivendita di alcolici) ed il solito barbecue (7-8 piastre disponibili) oltre ad una cucina a disposizione degli ospiti con tanto di pentole, piatti e posate. Il Pioneer organizza di tutto: giri turistici, cammellate, giri in elicottero, noleggio di quad, cene di fronte al monolite, noleggio di Harley. Dopo un veloce passaggio in camera ci prendiamo una pizza allo snack bar (chiude alle 15.00) e iniziamo la nostra visita di Uluru. Da qualsiasi distanza ci si trovi da Uluru, la montagna appare maestosa e solitaria nel nulla del deserto. Percorsi i 10-15km che ci separano dall’entrata del parco, paghiamo il nostro ingresso (25AUD x 3giorni) e ci fermiamo al primo parcheggio (quello del tramonto) per una prima raffica di foto al monolite. Non ci sembra vero, lontani 10000km da casa e siamo di fronte ad uno dei nostri posti da sogno; il silenzio che lo circonda, la sua forma, i suoi colori incutono proprio sacralità. Ci rechiamo al visitor center (altri 10km) e facciamo una visita al centro aborigeno che prova a spiegare a turisti di tutto il mondo la cultura aborigena (“il sogno”), l’importanza per loro di questo monte e la loro relazione diretta e stretta con la natura. Nei pressi del visitor center organizzano le cene di fronte al monolite; sinceramente non so che magia ci possa essere a mangiare in un parcheggio in compagnia di centinaia di estranei un buffet (spendendo 150AUD). Ormai prossimi al tramonto (in inverno il sole scende alle 17,30-18,00) torniamo alla zona parcheggio per il tramonto. Il cielo è coperto da un leggero strato di nuvole per centinaia di chilometri che copre il sole; non appena il sole scende al di sotto dello strato di nuvole, il monolite si incendia di un giallo acceso tendente all’arancio e minuto dopo minuto la montagna continua a cambiare colore. E’ una cosa stupefacente, passa dal giallo, all’arancio carico, al rosso fuoco tutto nel giro di qualche minuto. Il parcheggio è pieno in ogni piazzola ed è tutto un mormorare, un abbracciarsi e baciarsi… mancherebbe solo una buona birra.

Torniamo in albergo, ceniamo e andiamo a letto presto … ci predisponiamo così all’altro Must di Uluru, cioè la visione dell’alba.

Giorno 13 Fortunatamente il sole sorge alle 7,23 quindi riusciamo anche a fare colazione in albergo alle 6,30 e poi ci tocca infrangere tutti i limiti di velocità e mettiamo a dura prova la Toyota per essere alle 7,10-15 al Sunrise point (mai più!). Il punto di lookout è molto affollato e la sensazione non è quella che abbiam provato al tramonto (sarà perché bisogna farsi largo per scattare una fotografia da soli). La magica montagna invece perde mano a mano le sue tonalità grigie per illuminarsi d’improvviso di un rosso molto acceso e volgere, al contrario del tramonto, pian piano verso il suo colore usuale giallo/rosso. Consumata un altro po’ di memoria della macchina fotografica (ormai mancano solo 100 foto per riempirla), risaliamo in macchina e ci muoviamo verso i monti Kata Tjuta (chiamati Olgas dagli europei) a 50km da Uluru.

Anche queste montagne, seppur non monolitiche come Uluru, appaiono maestose e estremamente caratteristiche. Nella pianura desertica appaiono come dei morbidi giganti rossi. Una volta giunti siamo decisi a concederci un po’ di trekking, essendo ancora mattina presto è opportuno percorrere il sentiero della Valley of Winds (per via dell’esposizione al sole, Valley of Winds (7,5km) è meglio il mattino mentre Walpa gorge (2,5km) è meglio al pomeriggio). Il sentiero non è difficile e offre scorci meravigliosi di vallate verdi (forse perché inverno) incastonate nel paesaggio marziano di queste 36 cime arrotondate. Ci siam spinti fino al secondo lookout Karingana che si trova all’interno di un gola a “V” e offre uno splendido panorama della valle sottostante in contrasto con le pareti rosse delle montagne. Una volta rientrati, ci fermiamo all’area picnic e mangiamo il nostro panino in compagnia di una delle tante comitive di Adventure Tour che si trovano nel Red Center; viaggiano in 8-10 su strani pulmini a 4 ruote motrici (tipo savana), fanno numerosi trekking e pernottano nel deserto in tenda.

Ripartiamo verso Kings Canyon e il navigatore ci comunica che tra 5h e 300km saremmo arrivati a destinazione (per fortuna sbagliava sulle ore eran solo 3, mentre sui chilometri no). Percorrere queste strade ci dà veramente l’idea di cosa voglia dire Australia; nessuna casa per almeno 50-60km, nessun benzinaio per 120km, incrociamo altri veicoli ogni 20minuti ed il panorama è tutto uguale … non cambia nulla. Sulla Lasseter Highway ci fermiamo a Curtin Springs all’unico benzinaio (stampo far west) della zona e veniamo approcciati da un emu che gira indisturbato per il piazzale. Leggiamo la storia di Curtin Springs (ci saran 10 case al massimo), è una storia di pionieri e di grandi fatiche, e poi ripartiamo.

Arriviamo al Kings Canyon resort poco prima del tramonto e dopo esser andati un secondo in camera andiamo a goderci il tramonto, in contemporanea con una luna fantastica (quella del 9 agosto), percorrendo la passerella che porta ad un lookout dove l’hotel vende anche birre (qualcuno ci ha pensato … no?). L’hotel assomiglia al Pioneer di Uluru, campeggio, baracche in muratura low cost senza bagno, camere superior, supermarket, bar, bistrot, barbeque e benzinaio. L’hotel più caro di tutto il viaggio e neanche tanto speciale, ma è l’unico nel raggio di centinaia di chilometri. Cena al bistrot e solita dormita all’ora delle galline.

Giorno 14 Dopo aver cercato di capire che strada percorrere per raggiungere Alice Springs, sconfortati capiamo che non avendo un 4×4 saremo costretti a tornare alla Lasseter Highway e poi prendere la Stuart Highway a Erldunda (500km e 6h stimate). Con un 4×4 avremo potuto viaggiare a nord sullo sterrato della Larapinta road o almeno tagliare a sud per lo sterrato della Ernst Giles Road risparmiando tra i 150 e 200km.

Pertanto acceleriamo i tempi e andiamo velocemente al Kings Canyon. Il sentiero che ci aspetta (il Rim Walk richiede 3,5h) è di circa 7km non troppo difficile se non per la rampa di partenza che ci porta da 0mt a 300mt di altezza in poco meno di 500mt (è sostanzialmente uno scalone). Il sentiero viene chiuso se le temperature son troppo elevate o se son previsti temporali. Pur essendo facile il percorso non dimentichiamo di indossare le scarpe da trekking, almeno un litro d’acqua a testa, un cappellino (sarebbe il momento di sfruttare il Barham se lo avessimo comprato a Sydney o Melbourne) e qualcosa da mangiare.

Il torrente Kings Creek, ora secco, ha scavato questa montagna modellandola in tantissime forme ed tagliando come un coltello la sezione centrale mettendo a nudo milioni di anni di rocce. Guardando le verticali e lisce pareti del Canyon avete l’idea di quante sovrapposizioni di rocce si sono succedute prima che il torrente le mettesse a nudo.

Il torrente prima di asciugarsi lascia delle pozze di acqua che evidentemente hanno favorito il formarsi di una flora fantastica per la zona; difatti laddove il sentiero scende dal piano fino ad un ponticello facciamo 500mt di deviazione per il Garden of Eden: ci sono palme, felci e un laghetto annidato sotto le pareti. Qui ci concediamo 10 minuti di pausa ed un panino. Poi i risaliamo sul bordo del canyon sul lato sud … e ci rendiamo conto che precedentemente ci eravamo affacciati su speroni di roccia in bilico sul canyon. Terminiamo il nostro percorso e tempo un panino, risaliamo in auto per farci i 500km verso Alice Spring.

Facciamo tappa al distributore di Mount Ebenezer, due pompe di benzina nel nulla del deserto, e poi dopo altri 100km arriviamo ad Erldunda dove prendiamo la Stuart Highway la mitica strada che da Darwin va fino ad Port Augusta di 2834km.

Difatti appena imboccata la Stuart un cartello ci avverte che Alice Spring si trova a 200km e Darwin a 1690 km.

Questa strada, ad una corsia per senso di marcia, è la patria dei Road Train, giganteschi Tir a 3 o anche 4 rimorchi che viaggiano a 100km/h e quando li incroci ti spostano la macchina e per superarli ci vogliono 10-20 secondi.

Il paesaggio è sempre desertico ed è così per chilometri e chilometri tranne qualche bassa montagna. Ci godiamo la luna piena, grandissima, che nasce dal deserto al distributore di Stuart Well e poi percorriamo gli ultimi 100km fino al nostro Hotel, l’Ibis Style, di Alice Springs. A cena, stanchi, incontriamo 2 ragazzi italiani che vengono dal nord e son diretti a Uluru e poi a Sydney, quindi è d’obbligo lo scambio di informazioni. A nanna presto visto che siam stremati.

Giorno 15 Dopo una rapida occhiata alla nostra Lonely Planet capiamo che nei pressi di Alice Springs non ci sono luoghi interessanti da visitare. Dopo aver comprato la memoria aggiuntiva per la nostra fotocamera, ci fiondiamo in aeroporto per capire se possiamo anticipare il volo per Darwin previsto alle 17.00. Troviamo posto nel volo delle 11.00 con un piccolo sovrapprezzo di 30Euro a testa. Ritorniamo la nostra auto, che presenta sfumature di rosso come se qualcuno gli avesse passato del phard, e con l’aiuto del banco hertz anticipiamo pure l’orario di presa dell’auto prenotata a Darwin. Salutiamo così il deserto e la terra rossa del RedCenter e ci ritroviamo nella subequatoriale Darwin. Ritirata la nostra Corolla (sempre quella) prendiamo posizione al Quality Hotel Frontier Darwin; hotel senza infamia e senza lode appena fuori del centro, le camere però risultano spaziose e accoglienti.

Finalmente arriviamo quasi al fondo delle nostre valige per indossare bermuda e t-shirt, e andiamo a fare un visita al centro città. Darwin è una città nuova, ricostruita dopo i bombardamenti da parte dei giapponesi della seconda guerra mondiale.

L’esplanade offre un parco di spazi verdi dove numerosi sono i runners ed i cani. Da lì si ha una vista della baia che si affaccia sul mare di Timor. Darwin è una delle basi più grandi dell’aviazione Australiana (infatti le piste dell’aeroporto sono in condivisione tra boeing 737 commerciali e F16) e della marina Australiana (alcune parti di Darwin sono off-limit). Mitchel street è la via principale; ostelli, negozi di surf e locali da aperitivo si contendono gli spazi. Il clima in questa via è quello della GoldCoast, sembra una cittadina marina californiana.

Tornando verso l’esplanade facciamo conoscenza con i Kakatua meravigliosi pappagalli bianchi. La sera siamo molto stanchi e ci concediamo una pizza in camera.

Giorno 16 Ci mettiamo in auto di buon ora visto che la nostra metà successiva è il parco del Kakadu che dista circa 200km da Darwin. Imbocchiamo la Stuart Highway questa volta in direzione sud fino all’imbocco della Arnhem Highway. Piano piano il panorama inizia a cambiare, grandi stagni si alternano a foreste di eucalipti puntellati dai termitai giganti; la Arnhem è anche la strada di collegamento con alcune miniere pertanto è territorio dei Road Train che con i loro 4 rimorchi sembrano dei giganteschi bruchi che viaggiano a 100km/h. Appena superato l’Adelaide River (saltando la crociera dei Jump Crocodile che ci sembrava troppo attrazione turistica) la strada si svuota dei tanti camion e continua a snodarsi verso est tra paludi e foreste. Questo territorio è interessato dai monsoni, pertanto le sue stagioni sono la WET (umida) o DRY (secca). Durante il nostro inverno piove incessantemente per giorni e tutta la zona viene ricoperta da acqua, non esiste più differenza tra fiume e terra essendo tutto ricoperto. Nella stagione secca, le piogge diventano rade e pian piano l’acqua evapora o si ritira, lasciando delle pozze d’acqua chiamate billabong. Ovviamente questo è un ambiente apprezzatissimo dagli uccelli acquatici e dai coccodrilli. Entrambi si riversano in altissime quantità nei corsi d’acqua o nelle pozze residuali. Al Mary River facciamo conoscenza con i Wallaby, cangurini da 50cm di altezza. Continuando verso est, ormai solitari sulla strada, entriamo nel parco e dopo 100km siamo giunti al nostro albergo (Aurora Kakadu Hotel). Tempo di metter giù le valigie e proseguiamo per Ubirr; prima però facciamo uno stop al visitor center nei pressi di Bowali dove paghiamo il nostro ingresso al parco e visitiamo il piccolo museo dove scopriamo che secondo gli aborigeni le stagioni erano 6:

Gunumeleng, che va da metà ottobre alla fine di dicembre, in cui si hanno tempeste premonsoniche con temperatura alta e temporali durante il pomeriggio;

Gudjewg, che va da gennaio a marzo, stagione monsonica con temporali, forti piogge e alluvioni; l’umidità e il forte caldo provocano un’esplosione di vita animale e vegetale;

Banggerreng, in aprile, stagione in cui le acque si ritirano dalle aree allagate ma violente tempeste e forte vento abbattono la vegetazione;

Yegge, da maggio a metà giugno, relativamente fresca con bassa umidità, stagione in cui gli Aborigeni storicamente cominciavano a bruciare ampie zone di foresta per “ripulire” ed incoraggiare la crescita di nuovi pascoli;

Wurrgeng, da metà giugno a metà agosto, la stagione fredda, con bassa umidità: la maggior parte dei ruscelli si secca e le zone allagate si asciugano velocemente;

Gurrung, da metà agosto a metà ottobre, stagione calda e secca.

Ad Ubirr, sorpresi dal caldo umido, ammiriamo le pitture rupestri che celebrano la vita aborigena; sono ritratte soprattutto la caccia e gli animali che forniscono il cibo a questo popolo: Barramundi (pescioni), canguri, tartarughe. Intere pareti di roccia sono ricoperte da generazioni di pitture, alcune antichissime altre più recenti. Dalla sommità di queste rocce ammiriamo il fantastico panorama dei billabong e della foresta monsonica. Una sosta all’imbarcadero del East Alligator River, ci fa capire quanto questi fiumi siano infestati dai coccodrilli, difatti ad una prima occhiata ne scorgiamo 3. Un pescatore fa il bullo canzonando la nostra preoccupazione e la nostra ritrosia ad avvicinarci ai bordi (4 giorni dopo un coccodrillo se ne è sbaffato uno [di pescatori] che tentava di liberare la sua lenza); d’altronde i cartelli sono molto espliciti.

Tornando verso il nostro albergo, dopo un salto al supermercato di Yulara, superiamo i 400km gratuiti del nostro noleggio, e non siamo che all’inizio del nostro percorso.

All’Aurora Kakadu ci concediamo un bagno in piscina e poi ci prepariamo per la cena. Qui un bel piatto di ostriche, carne di canguro e carne di coccodrillo fa a pugni con lo stomaco di Elisa… e quindi la nottata si accorcia irrimediabilmente.

Giorno 17 La mattina, appena fatta colazione (solo io, Elisa ha preferito evitare), proviamo a visitare il billabong che si trova appena a sud dell’albergo. Purtroppo prendiamo il percorso lungo che richiede un’ora e mezza e passa nella foresta monsonica. Consci del ritardo percorriamo il sentiero in una sola ora a passo di marcia. Non ci lasciamo sfuggire però le favolose palme coronate da bargigli elicoidali, le farfalle e la natura rigogliosa delle mangrovie d’acqua dolce. Al billabong abbiamo un primo splendido panorama di questo paradiso: centinaia di uccelli acquatici, fiori di loto ed il timore dei coccodrilli. Uno sosta al billabong di Mamukala ci ripresenta lo stesso panorama, qui anche Ibis e aquile che solcano il cielo.

Risaliti in macchina, prendiamo la via di Nourlangie dove le pitture rupestri sono meravigliose. Qui sembra che l’artista fosse di maggior spessore rispetto ad Ubirr.

Ritrae danze rituali e la schiera degli “dei” aborigeni tra cui l’interessante uomo lucciola. La vista del panorama dalla sommità è sempre meravigliosa e non lascia ai nostri occhi luoghi particolari su cui soffermarsi tanto sono tutti fantastici questi posti.

Quasi in ritardo ci rechiamo a Cooinda dove ci aspetta la crociera sullo Yellow Water che ci è costata un “botto” (72 AUD – per prenotarla o da una cabina 1800 500 401 o chiedete al vostro hotel). Lo Yellow Water Billabong (alimentato dal JimJim river) si presenta già stupendo prima ancora di salire sulla barca miriadi di uccelli, piante di ogni genere e coccodrilli che si riposano sulla melma. Il giro in barca (il nostro da 1h45’) sarà veramente magnifico, faremo conoscenza con: l’Ibis blu, che avrà l’accortezza di atterrare nello stagno di fronte ai nostri occhi, i coccodrilli di acqua dolce e acqua salata, le anatre e numerose altre specie di uccelli e piante. Soldi spesi veramente bene. In particolare un gigantesco coccodrillo d’acqua dolce (e quindi nero) si muove davanti alla nostra barca e prende terra; è veramente molto grande ed incute paura anche da fermo. La nostra guida ci racconta che se fossimo nell’acqua a 50mt di distanza da lui con la riva a 5mt lui riuscirebbe a prenderci, se fossimo sulla terra a 7mt da lui riuscirebbe a prenderci … in sostanza non son bestie con cui scherzare.

Una volta rientrati saliamo in auto e viaggiamo verso sud sulla Kakadu Highways, lasciamo il parco e ci dirigiamo verso Katherine sulla Stuart Highways. Una volta arrivati (7,30) all’Ibis Style Katherine, visto che Elisa non ha molta intenzione di cenare, provo a cercare un takeaway. Tutto già chiuso! Un pizzaiolo mi dice che loro finiscono di accettare gli ordini alle 7,30! Pazzesco. Per fortuna c’è San Mac Donald che chiude alle 22.

Giorno 18 La mattina appena svegli (ormai sempre alle 6,30-7,00) proviamo a prenotare la crociera delle Gole di Katherine (Nitmiluk Park) ma ci dicono che non c’è posto. Ci dirigiamo quindi verso le Gole di Katherine in auto, sperando che qualche buco sia rimasto. Una volta giunti lì, non abbiamo fortuna e quindi decidiamo di prendere il sentiero Windolf Walk (8,4km andata/ritorno 3,5h) che dopo 4,2km di trekking ci porta nei pressi della 2° o 3° cascata (secca in agosto). La camminata è abbastanza semplice, anche se pur essendo in inverno il caldo si fa sentire. Dal punto panoramico (Pat’s Lookout), che offre una vista stupenda della gola e della cascata, si scende poi, per un percorso molto complicato e difficile, nel Southern Rockhole che dovrebbe apparire come un enorme pozzo alimentato da una coppia di cascate … peccato che sia secco. Da qui volendo si raggiunge il fiume e la spiaggetta, però il percorso è bloccato da una catena. Anche qui raccomando caldamente: scarpe da trekking, acqua, cappello. I sentieri disponibili sono numerosi si va dal Lookout loop di 2km al Jubila Track di 65km.

Una volta rientrati al visitor center, risaliamo sulla nostra Toyota e ci avviamo verso nord sulla Stuart Higway fino alla svolta per Edith Falls che sono circa 20km all’interno. Le Edith Falls sono sempre nel Nitmiluk Park che evidentemente ha un’estensione gigantesca. Il luogo si presenta magnifico, un laghetto è alimentato da un cascata contornato da montagne. Con qualche acrobazia indossiamo il costume, ci accertiamo che non vi sia pericolo di presenza di coccodrilli (vari cartelli assicurano l’assenza … e siamo qui entrambi a raccontarlo) e ci tuffiamo nella gelida acqua del laghetto. E’ veramente magico. Il tempo è tiranno e quindi non possiamo permetterci di affrontare il sentiero che porta alle altre cascatelle che precedono il laghetto, ci accontentiamo di un sandwich, un caffè ed un gelato al chioschetto (gestito da una signora anziana, sbadata e con poca memoria) nei pressi del campeggio.

Riprendiamo la strada verso nord in direzione di Darwin, pian piano il paesaggio desertico inizia a far spazio a urbanizzazioni e la Stuart si allarga fino a reincrociare la Arnhem. Arriviamo all’aeroporto di Darwin per volare verso Cairns, non ci rimane che un MacQualcosa (visto che è tutto chiuso in aeroporto e son già le 7) e fare il bilancio di questa tappa nel nord dell’Australia.

Voliamo quindi a Cairns, dove prendiamo a noleggio la nostra 4×4 e andiamo a dormire diretti al Ibis Style di Cairns.

Giorno 19 Sveglia come al solito all’alba, dopo una nottata di pioggia la mattinata si apre grigia plumbea. Saliamo in auto e ci dirigiamo verso nord in direzione di Cape Tribulation. Questa zona è senz’altro più turistica e meno selvaggia rispetto alle ultime zone che abbiamo visitato; attrazioni turistiche di ogni genere si intercalano a paesi di vacanza sulla costa. Facciamo una deviazione verso Kuranda immersa nella foresta pluviale, dove ci aspettano due mercatini interessanti. The Original Market nasce in epoca hippy ed ancora propone prodotti artigianali di produzione diretta; offre angolini favolosi ed è immerso in un giardino tropicale. The Heritage Market invece è il classico mercatino per turisti, qui finalmente acquisto il cappello Barham oltre ad arricchire la nostra serie di regalini.

Tornati sulla Captain Cook Highway, prendiamo verso nord e superati i vari paesini turistici la strada si inerpica curva dopo curva nella foresta, nei pressi di Mossman fanno la loro comparsa i campi di canna da zucchero percorsi da un trenino dei primi del novecento a scartamento ridotto che serviva appunto per la raccolta della canna da zucchero. Abbandonato il traffico e le urbanizzazioni delle zone turistiche, i campi di canna, le aree di pascolo e le colline verdissime di vegetazione tropicale fanno da sfondo all’unica striscia di asfalto. Nel pressi di Daintree ci troviamo di fronte il traghetto che passa il fiume Daintree. Una piccola chiatta, fa avanti/indietro sui due lati del fiume (24Aud A/R); sembra veramente di essere in un documentario di avventura. Appena scesi dal traghetto, la foresta pluviale si dimostra in tutta la sua rigogliosità; alberi e vegetazione, contendono lo spazio al piccolo nastro d’asfalto. La giornata grigia non permette grandi panorami anche se fa risaltare quasi esplodere il verde.

Dopo molte curve arriviamo al Daintree Discovery Center, che si rivela una attrazione turistica in piena regola (32Aud). Un percorso ben organizzato su passerelle e piattaforme, descritto da un audioguida, ci spiega nei dettagli la varietà di vegetazione e fauna che caratterizzano la foresta pluviale. Interessante sicuramente, anche se sembra una trappola per turisti visto il prezzo.

In questo ambiente vive un animale molto particolare, il casuario. Si tratta di un “tacchinone” da 1,50mt con il capo azzurro. Man mano che camminiamo lungo il percorso, io chiamo il casuario come si fa con un gatto … Elisa non è molto d’accordo che sia il metodo giusto. Concludiamo la visita senza aver visto né il casuario, né una farfalla, né un uccello … la giornata grigia e piovosa si vede che non ispira la fauna.

Una volta usciti facciamo numerose deviazioni verso le varie baie e spiagge (Cow Bay, Thornton Beach e Cape Tribulation). Sono angoli meravigliosi con sabbia chiara e contornati da una vegetazione eccezionale (peccato la giornata uggiosa che non ispira il bagno); ogni fiumiciattolo però è infestato dai coccodrilli mentre l’acqua del mare, in alcuni periodi, è infestata dalle meduse. Vistosi cartelli nei pressi delle spiagge avvisano del pericolo delle meduse; alla base del cartello una bottiglia di aceto è disponibile per chi venisse punto (anche se a quanto dicono le guide si tratta di meduse veramente pericolose).

Negli ultimi chilometri prima di Cape Tribulation, una coppia di casuari ci attraversa la strada e si infilano nella foresta prima che la macchina fotografica riesca a metterli a fuoco … che incontro! A Cape Tribulation, nei pressi del campeggio sul percorso per la spiaggia attraversiamo la fantastica zona paludosa coperta da mangrovie per poi sbucare nella meravigliosa spiaggia.

Ormai verso il tramonto, affrontiamo qualche chilometro della strada sterrata in direzione di Degarra ma il tempo è tiranno e quindi decidiamo di rientrare (anche perché senza linea GSM, in piena foresta non vorremo che una foratura o altro ci rovinasse la giornata). Ormai al buio, riattraversiamo il fiume, i campi di canna, le zone turistiche e alle 20.00 siamo da Domino Pizza a comprarci due margherite per asporto che ci godiamo in camera. Ritorniamo la macchina in aeroporto e finalmente ci godiamo un po’ di riposo. Con questa escursione concludiamo i meravigliosi ed infernali 8 giorni nei quali abbiam percorso migliaia di chilometri, abbiam cambiato ogni sera albergo e preso 3 voli. Una faticata di grande soddisfazione.

Giorno 20,21,22 Alla mattina con un po’ di calma raggiungiamo il porto Reef Harbour da dove partono le crociere giornaliere per la Grande Barriera Corallina; noi invece prendiamo la barca veloce del Fitzroy Resort che ci porta alla nostra isola di sogno Fitzroy Island. Dopo 40 minuti di navigazione arriviamo all’isola che si presenta sin da subito meravigliosa, con il suo mare azzurro e le spiagge bianche di coralli, contornate da palme e dalla foresta pluviale che avvolge tutto. Al resort la nostra camera confortevole non ha però vista mare ed è un po’ buia guardando il costone della montagna. Il resort è accogliente, con una bella piscina, un buon ristorante ed il bar. Ha anche un diving center che organizza escursioni ed un piccolo supermercato, dove un’arancia costa 1Aud, che apre tardissimo e chiude prestissimo. L’isola ha un paio di cocuzzoli molto ripidi ed è coperta interamente da foresta, ci sono numerosi sentieri che permettono anche lunghe passeggiate. Noi stanchi dal viaggio, ci siamo accontentati dei primi metri … cioè la spiaggia. Il mare e la spiaggia sono splendidi. Non servono grandi escursioni, basta una maschera e dopo 10mt da riva si vedono già coralli meravigliosi, pesci tropicali, tartarughe e molto altro. L’acqua però è veramente fredda; una mutina leggera o una wet shirt sono senz’altro indicate.

I 3 giorni che trascorriamo qui all’insegna del relax sono veramente preziosi per recuperare le energie e per terminare degnamente questa vacanza.

Giorno 23,24 Ed eccoci all’ultimo giorno. Rifare le valigie cariche di regalini e altro è una vera impresa … oltre che molto triste. Riprendiamo la barca veloce e lasciamo con molta nostalgia la fantastica isoletta di Fitzroy e torniamo a Cairns. Qui accompagnati dai 25kg delle nostre valigie, visto che non abbiamo trovato depositi bagagli, facciamo gli ultimi acquisti di souvenir e regalini. Splendida la laguna (che è una piscina x bambini) nei pressi del Reef Harbour.

Stanchi e accaldati, decidiamo che chiudiamo qui con l’Australia e preso un taxi andiamo all’aeroporto per il lungo rientro.

Ci aspetta Cairns-Melbourne 3h, Melbourne-Dubai 13h, Dubai-Venezia 6h.

Nelle varie attese cicliamo sulle tantissime fotografie scattate, guardandole con soddisfazione e nostalgia. Siamo quasi stupefatti di noi stessi per quanti luoghi siam riusciti a visitare … quanto ci sembran distanti nel tempo i koala ed i leoni marini di Kangaroo island. I nostri occhi e la nostra memoria son carichi dei colori, dei cieli, dei tramonti, delle piante, degli animali di questa terra meravigliosa e così particolare rispetto agli altri continenti.

A Melbourne, complice il cambio e il tax-free compriamo l’ipad … (un risparmio notevole rispetto al prezzo italiano).

Alla fine saliamo sul gigantesco AirbusA380 e salutiamo l’Australia (sarà forse un addio?).

Elisa e Nicola



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