Viaggio in Asia di Thailandia,Malesia,Indonesia

Viaggio in Asia Diario di Francesco Brentel 01/08/06 Il viaggio che mi appresto ad affrontare mi permetterà di visitare le grandi e popolate città di Bangkok e Surabaya, le isole deserte del Borneo malese e indonesiano, il vulcano fumante Bromo a Giava. Il tutto nello spazio di 15 densissimi giorni. Con me alla partenza (h 19.30)...
Scritto da: kekkko
viaggio in asia di thailandia,malesia,indonesia
Partenza il: 31/07/2006
Ritorno il: 16/08/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Viaggio in Asia Diario di Francesco Brentel 01/08/06 Il viaggio che mi appresto ad affrontare mi permetterà di visitare le grandi e popolate città di Bangkok e Surabaya, le isole deserte del Borneo malese e indonesiano, il vulcano fumante Bromo a Giava.

Il tutto nello spazio di 15 densissimi giorni. Con me alla partenza (h 19.30) dall’aeroporto di Tessera (ve) la mia fidanzata Annalisa e mia sorella Elisa. I miei cugini Alessandro e Federico e l’amico Claudio ci raggiungeranno a Tawao, città che si trova nella regione del Sabah in Borneo.

Dopo lo scalo a Vienna e quasi 10 ore di volo atterriamo a Bangkok. Scesi dall’aereo l’aria che ci riempie i polmoni è calda. Sono circa le 16.00. Fuori dell’aeroporto prendiamo un taxi che con difficoltà si fa strada nel traffico di Bangkok. Le strade sì intrecciano, si accavallano fra gli edifici che formano un agglomerato urbano molto popolato. Per strada, dovendoci fermare spesso a causa del traffico, notiamo che la gente ci osserva curiosa e divertita. Noi rispondiamo con sorrisi e saluti.

Dopo 2 ore e tanta pazienza raggiungiamo il New World Hotel, dove riprendiamo fiato e ci rinfreschiamo. Poco distante da lì trova Khao San road, meta interessante per il turista-consumista.

Passeggiando in direzione di tale strada, c’ investono odori di cibi nuovi che si mescolano a quello dello smog. I carretti allestiti come cucine ambulanti sono numerosi. Si va dal fritto, alla frutta e verdura, dalla carne ai dolciumi colorati. Resisto al desiderio di assaggiare incoscientemente cibi sconosciuti, è ancora troppo presto per rischiare di rovinare la vacanza con una dissenteria.

Khao San road si presenta come una via illuminata dai numerosi neon che sembrano fare a gara tra di loro. I negozi e le bancarelle sono assiepati lungo ambo i lati della via. Si possono cominciare a fare i primi acquisti subito, l’importante è contrattare per capire qual è il vero valore della merce che vendono. Con l’euforia per gli acquisti facili, cresce anche l’appetito, così cedo alla tentazione di assaggiare i primi “piatti locali”. Il loro sapore non ha tradito le mie attese.

Purtroppo la stanchezza non tarda nel sopraggiungere e noi rientriamo in albergo programmando già il da farsi per il giorno successivo.

02/08/06 Svegliati presto il mattino, usciamo in strada per prendere un tuc-tuc, piccoli taxi a basso costo. Abbiamo solo oggi per visitare un po’ la città. Alle 8.00 del mattino ci troviamo già di fronte al palazzo reale, ma è chiuso al pubblico a quella ora.

Sulla pianta risulta che lì vicino è possibile vedere il Wat po, lo sleeping Budda. Un distinto signore Tailandese ci avvicina. Con fare gentile e un inglese comprensibile ci consiglia di visitare un’altra zona. Poi scopriremo che il suo scopo sarà quello di farci visitare gioiellerie, che pagano commissioni e distribuiscono coupon ai procuratori di clienti e agli autisti di tuc-tuc . Il signore, infatti, ferma un tuc-tuc gli imposta un itinerario per farci vedere la golden mount, lo standing Budda , il Marble Temple…E un paio di gioiellerie! Del nostro giro turistico rimaniamo in ogni modo soddisfatti. All’uscita del Marble Temple il nostro accompagnatore si è dileguato. Ne troviamo un altro e andiamo a pranzare. Nel pomeriggio optiamo per il traghetto, alternativa per non restare imbottigliati nel traffico! Lo spostamento è più rapido. Quando torniamo al palazzo reale alle 16.00 è già chiuso al pubblico. Almeno riusciamo a vedere lo sleeping Budda.

Nella serata facciamo ritorno a Khao San road dove facciamo qualche altra piccola spesa.

03/08/06 Si parte per il Borneo! Facciamo scalo a Kuala Lumpur, purtroppo non c’è il tempo di visitare la città. Arriviamo nella città di Tawau alle 21.00, fuori dell’aeroporto prendiamo un taxi che ci porta fino a Semporna. Da lì è possibile con delle imbarcazioni raggiungere l’isola di Sipadan. Questa isola è una meta per gli appassionati di dive. Anche senza immergersi si può vedere una barriera corallina fantastica abitata da animali acquatici meravigliosi.

In un’ora abbiamo percorso 90 Km e arriviamo a Semporna dove affittiamo una stanza al Dragon Inn, un hotel costruito sul mare e che si regge su palafitte. Davvero carino! 04/08/06 Oggi è il nostro unico giorno per visitare Sipadan. Ci rivolgiamo ad un tale, Uncle Clan, che organizza con la sua agenzia le escursioni alle isole. Per Sipadan, con nostro estremo rammarico non c’è più alcun posto libero in barca. Ripieghiamo così nell’isola di Mabul. Durante il viaggio in barca con noi c’è la famiglia di francesi che avremo modo di conoscere meglio a Derawan… Anche in questa isola (giunti sul posto siamo fradici!) è possibile trovare una interessante barriera corallina.

Facendo snorkelling di fronte al dive resort si possono incontrare tartarughe e parecchi pesci dai colori variopinti. Dal pontile è possibile fare dei tuffi. I bambini dell’isola sono simpaticissimi e si fanno fare le foto per poi riguardarsi sullo schermo LCD e scoppiare in risa! Alle 17.00 abbiamo fatto rientro. Chiediamo consiglio di dove poter cenare ad Uncle Chang. In risposta lui ci invita a cena (…E ce la offre!) da dei suoi familiari che gestiscono uno spartano ristorantino. La cena a base di pesce non è male.

Prima di farci riaccompagnare in hotel abbiamo il tempo di usare un internet point e mangiare un gelato.

05/08/06 Alle 10.30 i miei cugini e Claudio escono dall’aeroporto di Tawau. Noi siamo lì ad attenderli. Tutti assieme con dei taxi ci spostiamo al porto, dove acquistiamo dei biglietti per il traghetto che va a Nunukan, in Indonesia. La gente del porto non tarda ad assieparsi. I turisti spaesati potrebbero essere buona fonte di guadagno, ma noi ce ne guardiamo bene dal farci abbindolare.

C’ imbarchiamo su una speed boat senza incontrare problemi alla dogana. Giunti a Nunukan dovremmo trovare la guida contattata dai miei cugini, che tarda un po’ nell’arrivare. Nell’attesa veniamo assaliti (non in senso aggressivo!) anche qui dalla gente, che ci propone di tutto pur di guadagnarci qualche cosa. Fortunatamente arriva Udhien, la guida che ci accompagnerà fra le isole che tanto bramiamo di vedere.

Dopo le presentazioni, con un furgone ci spostiamo al piccolo aeroporto di Nunukan. Il biglietto aereo per Tarakan non è molto costoso. D’altronde in circa mezza ora siamo giunti a destinazione. Tarakan è una città che si sviluppa su una strada a due corsie con doppio senso di marcia. Prendiamo delle stanze su un buon hotel, il Padma. Alla sera ceniamo in un Ikan Bakar, ristorante di pesce. Alle 21.00 siamo già nei nostri letti.

06/08/06 In prima mattinata ci rechiamo in un porticciolo poco distante dal Padma. Dobbiamo raggiungere l’isola di Derawan, che fungerà da quartier generale per i prossimi 5 giorni. I motoscafi a nostra disposizione sono 2. Siamo un po’ preoccupati per i nostri zaini. Viste le precedenti esperienze potrebbero bagnarsi. Fortunatamente il mare è piatto come una tavola e in 3 ore siamo quasi giunti a destinazione. Cominciamo a distinguere sul basso fondale le prime sagome di tartarughe che nuotano fra la barriera corallina. L’isola verde ha dei capanni costruiti molto vicino alla riva, se non addirittura su palafitte. Ci sono pontili di legno e barche di pescatori.

Arrivati sull’isola dei bambini ci accolgono sorridenti e incuriositi. Sono davvero molto simpatici e socievoli. La nostra curiosità è destata, però, da una tartaruga di circa 100 Kg che mastica sulla riva una foglia di banano. Quasi sul mare, il nostro alloggio di legno. Costruito di recente, pulito, ha 5 stanze con 2 letti ciascuna, ventilatori e finestre. Per lavarsi c’è il tradizionale mandi.

Come risposta al turismo, Derawan sta sviluppando strutture in grado di accogliere i visitatori. Poco lontano si trova un costosissimo dive resort costruito recentemente e dotato di comfort. . La costa, come il resto dell’isola, è purtroppo piena di rifiuti che stonano con l’ambiente circostante. Questo aspetto è sottovalutato dagli abitanti dell’isola, mentre al turista è subito evidente.

Nel primo pomeriggio facciamo il bagno per fare snorkelling. Come mi tuffo dal pontile trovo una tartaruga che nuota pacifica. Mi attacco sul suo carapace e mi lascio trascinare per un po’! Esperienza indimenticabile! Pareva di ritornare bambini! Sotto i pontili e soprattutto fra le strutture che reggono il dive resort, trovano rifugio innumerevoli pesci che si spostano a banchi.

Nel pomeriggio troviamo il tempo di fare una passeggiata nel centro abitato. La gente ci sorride incuriosita. Devo assicurare che fa piacere essere osservati. Sappiamo d’ essere ospiti graditi.

Di ritorno dalla passeggiata notiamo essere arrivata la famiglia di francesi vista a Mabul. Ironia della sorte vuole che i miei cugini li avessero conosciuti l’ anno precedente a Sipadan! I prossimi giorni li trascorreremo in compagnia di questa bella famiglia. Durante la serata spendiamo lungo tempo in chiacchiere e troviamo anche la voglia di una passeggiata notturna. Non si può nascondere che siamo eccitati nell’essere in un posto del genere e la cosa ci da energia da vendere. Infatti, ci corichiamo in tarda serata, dopo aver bevuto il latte di una noce di cocco trovata lungo la spiaggia.

07/08/06 La sveglia d’ oggi suona alle h 7.30. La nostra destinazione di oggi è l’isola Sangalaky. Il battello avanza dondolando fra le onde. I motori diesel borbottano arrugginiti. In due ore e mezza ci troviamo nei pressi dell’isola e cominciamo a fare snorkelling su una vasta zona di barriera corallina. Sul fondo pesce multi-colore, a banchi o solitari sfilano nella loro bellezza. Pur non disdegnando di tale spettacolo attendiamo però la comparsa delle mante, obiettivo di chi arriva fino a Sangalaky. Io ed Elisa ne vediamo una di piccola, ma non è la stessa cosa di vederne una di 2 o3 metri. Più in là due tartarughe innamorate scandagliano il fondo in cerca di cibo.

Una volta risaliti in barca e pranzato cominciamo a scrutare l’orizzonte, sperando di intravedervi i dorsi neri delle mante, che solitamente nuotano sulla superficie del mare.

Il nostro sforzo è premiato poco dopo. A 50 metri il mare s’ increspa fra le pinne caudali dei suddetti pesci. Con il battello li raggiungiamo e ci tuffiamo senza pensarci due volte. Fantastico! Un attimo dopo stavamo nuotando fra loro! Il lento movimento delle mante tradisce perché si muovono più veloci di noi. Se venivamo a trovarci sul loro percorso ci evitavano passandoci sotto o di lato. Devo dire che è stato davvero emozionante perché, pur essendo animali pacifici, sono pur sempre di grande dimensione. Con opportuna cautela si riesce a sfiorare con le dita le pinne alate con cui si fanno strada. Nuotando avvertiamo anche la presenza del plancton di cui si nutrono perché da un lieve pizzicore sulla pelle. Niente di preoccupante. Sul fondo compaiono pure due piccoli squali. I miei cugini si danno da fare nel cercare di immortalare con delle foto la danza delle mante. Anche la famiglia dei francesi si dà da fare per socializzare con i pescioni.

Perse di vista le mante, decidiamo di raggiungere una spiaggia dell’isola, cosa che riuscimmo a fare solo dopo l’essersi disincagliati da un basso fondale e l’aver scelto un percorso alternativo.

Sulla spiaggia c’è anche un piccolo ristoro delle capanne messe a disposizione per chi vuole passare la notte sull’isola. I costi sono però esorbitanti (100,150 dollari a notte).

Ci procuriamo dei cocchi che, aperti ad arte da un ragazzo da Derawan venuto con noi, ci dissetano con il loro latte. Dopo la breve sosta e un ultimo bagnetto nell’acqua azzurra di fronte alla spiaggia facciamo ritorno a Derawan. Nel lento ritorno possiamo apprezzare il sole in tramonto. Le sagome che si distinguono nella scena diventano romantiche con l’affievolirsi della luce e il mare sembra cambiare colore.

I tonni che siamo riusciti a pescare durante il ritorno ci hanno permesso di fare una cena abbondante. All’arrivo Derawan è già sferzata dal vento che la farà agitare per tutta la notte. 08/08/06 Al nostro risveglio il mare è agitato. Ci viene detto che solitamente il vento soffia fino al mezzogiorno. Partiamo in tarda mattinata con i motoscafi per vedere la vicina isola Pasirputi. Questa non risulta altro essere che una lunga lingua di sabbia dove passeggiare. Con l’alta marea scomparirà quasi completamente.

Il ritorno a Derawan in motoscafo è scomodo a causa dei salti fra le onde. Il pomeriggio lo trascorriamo con le tartarughe che nuotano vicino alla riva.

Nella serata avevamo programmato di attendere per un po’ nei pressi di una zona dell’isola dove le tartarughe solitamente depongono le loro uova. Naturalmente speravamo di vedere anche qualche schiusa. Un primo avvistamento si ha dopo circa un’ora, ma si trattava di un serpente marino velenoso che stava immobile sulla sabbia. Dopo un po’ cediamo dal sonno, così andiamo tutti a dormire.

09/08/06 Al nostro risveglio i ragazzi che proteggono le uova delle tartarughe, ci vengono a chiamare. Nella notte alcune uova si erano schiuse e loro ci avevano messo da parte delle piccole tartarughe per farcele vedere. A noi è toccato l’onore di liberarle per vederle prendere il largo. Che tenerezza! Chiusa la parentesi “ tartarughine ”, si parte con il battello per Kakaban, un’isola che dovrebbe contenere un lago salato popolato da meduse. Lungo il tragitto ci tagliano la strada tre delfini. Si sono potute notare solamente le loro pinne. Il viaggio è durato 3 ore perché il mare mosso ci ha costretto ad allungare il percorso. Giunti sul posto dobbiamo raggirare l’isola, per raggiungere una zona più riparata. La barriera corallina è interessante, ma il nostro obiettivo è il lago. I miei cugini e Claudio si fanno strada lungo la riva erosa dalle maree per cercare un varco. La foresta che si trova sopra le loro teste sembra avvolgere l’intera superficie dell’isola. Con il battello li seguiamo, finché non scorgiamo dei tetti di due o tre capanni abbandonati spuntare nel verde. Per raggiungerli ci sono due vie: un tronco con delle scanalature incastrato appositamente per la risalita, oppure una stretta e breve grotta dove affluisce e defluisce la marea. La grotta è praticabile solo con la bassa marea. Di là di questa via scopriamo esserci un piccolo laghetto salato, che non può essere quello da noi cercato. Alessandro trova un sentiero, così decidiamo di percorrerlo ansiosi di trovare questo lago (consiglio calzature adeguate tipo sandali). Dopo circa 15 minuti inghiottiti dalla foresta, i nostri sforzi sono premiati. Il lago è completamente circondato dalle mangrovie e le radici di queste non rendono agevole la riva. Ci tuffiamo nel lago. Sembrava di essere entrati in un universo parallelo! L’acqua è calda. Non è trasparente, ma leggermente torbida. Il lago non è profondo, si va da 1 a 5 metri (nella zona da noi esplorata). Protagoniste indiscusse di quest’ ambiente sono le meduse che numerose nuotano aggraziatamente o se ne stanno appollaiate sul fondo, con i loro tentacoletti protesi all’insù, credo per raccogliere i raggi caldi del sole. In certe zone si possono trovare cespugli d’ alghe che ospitano strani vermi. Di tanto in tanto si fa notare qualche pescetto. Che emozione nuotare e giocare con queste meduse non urticanti dalla livrea marrone! Dopo mezz’ora torniamo indietro. Il livello del laghetto salato trovato inizialmente è notevolmente cresciuto e la grotta è ormai piena del flusso d’acqua dovuto all’alta marea.

Scesi tutti con una certa difficoltà utilizzando il tronco, abbiamo raggiunto il barcone e siamo ripartiti in direzione di Derawan. Dopo più di tre ore di viaggio, a dieci metri dall’attracco, con il buio pesto, una cima di un’imbarcazione si attorciglia sull’elica del nostro battello. Con mestiere un ragazzo isolano riesce a districare il bandolo, meritando un applauso per l’operato. Dopo tre quarti d’ora stanno cenando con il barracuda pescato dalla nostra guida Udhien. La sua carne è davvero saporita.

10/08/06 Anche oggi al nostro risveglio il vento scuote il mare e l’isola. Oggi andiamo a Samama, un’isola già incrociata andando Sangalaky. Aspettiamo l’autorizzazione del portatore del battello e c’ imbarchiamo con dei turisti belgi. Giunti a destinazione la bassa marea ci costringe a scendere dal battello ad una considerevole distanza dalla costa. Il livello dell’acqua è molto basso e il battello rischia di incagliarsi, perciò dobbiamo proseguire a piedi per un lungo tratto con l’acqua sotto il ginocchio. Alle nostre spalle il battello prosegue con i belgi in direzione di Sangalaki. Il paesaggio che ci circonda è surreale.

Le mangrovie hanno conquistato spazi per crescere anche in mezzo al mare, ben distanti dalla costa.

Il risultato è che si vedono alberi praticamente sul pelo dell’acqua! Durante la nostra passeggiata dobbiamo stare attenti a dove mettiamo i piedi. Ci facciamo strada tra coralli, stelle marine, razze e piccoli pesci fino ad arrivare ad un capanno-rifugio di pescatori. Le loro barche sono arenate, nell’ attesa dell’alta marea. In una vasca custodiscono una ventina di piccole tartarughe. Affermano che le stanno nutrendo per farle crescere sane fino ai tre mesi e poi liberarle in mare. Gentilmente ci ospitano e ci aiutano a recuperare del cocco dalle palme. Il nostro pranzo comincia proprio con questo frutto e si conclude con riso e pesce. Nel primo pomeriggio la marea comincia a salire, ma non abbastanza da permetterci di fare un po’ di snorkelling. Nel tentativo di portarci più al largo, non indossando le calzature adeguate, ci feriamo i piedi camminando fra i coralli. A distanza di 10 giorni ne sto ancora pagando le conseguenze! Dopo un po’ desistiamo nel nostro intento perché la marea, crescendo velocemente, tende pericolosamente a trasportarci verso il largo.

Tornati sulla spiaggia notiamo fra le radici delle mangrovie, dove le onde si frantumano, balzellare rapidamente degli strani anfibi. Non ricordo il loro nome, ma so per certo che si tratta di pesci di una specie che si è dovuta adattare alle secche, sviluppando piccoli arti.

Verso le sedici tornano a prenderci con il battello. La marea è salita abbastanza da permettere all’imbarcazione di avvicinarsi ad una decina di metri dalla nostra postazione. Saliti tutti e salutati i pescatori, ripartiamo per Derawan.

Durante il ritorno, i raggi orizzontali del sole in tramonto si frastagliano fra le onde e il tempo sembra fermarsi indelebile in un ricordo.

Dopo cena, abbiamo l’occasione di festeggiare i 25 anni di Claudio. La torta che Udhien ci ha fatto fare da una signora è tanto semplice quanto squisita. La festa ha avuto come animatori i bambini del vicinato che sono accorsi numerosi.

11/08/06 Oggi dobbiamo dare (forse) l’ultimo saluto a Derawan. Con tre motoscafi e dopo tre ore e mezza di viaggio raggiungiamo fradici ed esausti Tarakan, dove torniamo all’hotel Padma. Il nostro tentativo di utilizzare un internet-point nel pomeriggio fallisce. Alle 19 ceniamo al solito ikan bakar e alle 21 siamo già in procinto di coricarci. Domani sarà una giornata davvero dura! 12/08/06 La meta da raggiungere oggi è il vulcano Bromo, nell’isola di Giava. Partiamo dall’aeroporto di Tarakan per arrivare con l’aereo fino a Surabaya.. Facciamo un breve scalo a Balikpapan dove dobbiamo salutare la nostra guida. Il simpaticissimo Udhien deve ritornare a casa dalla sua famiglia, nella città di Makasar nel sud Sulawesi. Giunti a Surabaya prendiamo un taxi. Per strada ci rendiamo conto che una zona abitata era stata sommersa dall’acqua provocando un disastro. Per nostra fortuna era stata ripristinata la viabilità in precedenza al nostro passaggio, ma sulla destra si potevano notare affiorare i tetti delle case dall’acqua. Non riusciamo a capire cosa possa essere successo, comunque proseguiamo per il nostro cammino.

Il rispetto del codice della strada, almeno in questa zona dell’ Indonesia, è opzionale. Le strade sono congestionate dal traffico, per la maggiore la gente si muove su due ruote.

Usciti dalla via principale, salendo in direzione del Bromo, il traffico si dirada e l’aria si rinfresca. Sul ciglio della strada appaiono di tanto in tanto gli abitanti avvolti da tradizionali mantelle colorate.

Dopo tre ore di taxi troviamo posto all’hotel “Lava view”. A 2300 metri il freddo si fa sentire. Affittiamo delle giacche per ripararci e veniamo circondati dai venditori di cappelli, guanti e sciarpe.

Purtroppo le nostre stanze non sono riscaldate, almeno ci si può lavare con l’acqua calda.

Dopo un pasto pesantino (consiglio gli spiedini di pollo conditi con salsa d’ arachidi) andiamo a dormire.

L’appuntamento con l’autista della jeep che ci porterà in gita è alle ore tre. Lo scopo di tale sveglia è quello di vedere l’alba che svelerà lentamente lo scenario che avrà come protagonista il Bromo fumante.

13/08/06 Alle 3.30 partiamo dall’hotel e alle 4.00 siamo già sul monte Penanjakan. Dal “view point” a 2770 metri è ancora troppo presto per intravedere qualche cosa. A quell’ altezza siamo proprio infreddoliti e assonnati. Siamo però decisi ad attendere l’alba.

Con il passare del tempo, il view point si riempie di gente. Cosa prevedibile visto che è sabato.

Ecco che la luce crepuscolare aumenta al crescere del sole. Lo scenario migliore si ha sul lato SUD dove in mezzo al caldera tengger (sand sea) si svelano il bromo sbuffante e il più alto e conico monte Batok. Tornando indietro ci sono altre postazioni d’ osservazione. Ci fermiamo con la jeep proprio alla base del vulcano. Ai piedi il tempio hindu tengger. Scesi dall’auto veniamo investiti dall’odore della sabbia polverosa di cenere , dall’odore di zolfo e dallo sterco dei cavalli che numerosi erano messi a disposizione dei turisti. La salita verso il bromo sembra ripida, ma preferiamo farla a piedi. Sarebbe opportuno avere una mascherina antipolvere, ma ne siamo sprovvisti. Il primo tratto del sentiero e scavato nella terra. Il secondo è una scalinata con duecento gradini. Arrivati in cima, a 2329 metri d’ altezza, si può finalmente vedere cosa contiene il vulcano. Nel fondo del cratere un occhio giallo sulfureo fuma bianco.

Alle 8.00 stiamo facendo colazione al Lava view con la consapevolezza che entro mezz’ora saremmo già nel nostro letto al calduccio. Nel pomeriggio ci svegliamo tutti. Passeggiata e ultimi scatti fotografici.

14/08/06 La sveglia suona alle ore 7.00. Oggi il nostro gruppo si dividerà. Io e mia sorella Elisa torniamo a casa. Annalisa, Federico, Alessandro e Claudio restano in Indonesia. Nella settimana che segue visiteranno il monte Ijen e poi andranno a Jogiacarta. Tutti assieme saliamo in un comodo e spazioso furgone che attraversa la zona montagnosa in cui ci troviamo. Per la strada, la gente si sta organizzando per la festa del giorno di indipendenza, il17 agosto. Tutte le abitazioni sono ornate dalle bandiere bianche e rosse(i colori nazionali) e da striscioni multicolori. Gli scolari si allenano nella marcia cadenzata da suoni di fischietti. Sono parecchi i gruppi numerati di scolari che marciano sulla via.

Arriviamo a Probolinggo, dove purtroppo dobbiamo lasciare i cugini, la mia ragazza Annalisa e Claudio. Ci salutiamo un po’ tristi con la promessa di rivederci la settimana successiva in Italia.

Io ed Elisa proseguo in direzione Surabaya con il furgone. A Boro, luogo della sciagura, lo scenario è sempre lo stesso. Il nostro parte puntuale. Alle 22.30 atterriamo a Kuala Lumpur nell’aeroporto dell’airasia . Dopo una cena veloce, cominciamo a reperire informazioni per trovare un hotel poco distante dal nostro aeroporto. L’indomani alle 11.30 ci attende il volo per Bangkok. Con un taxi arriviamo al Concorde Inn. È un luogo certamente sopra la media degli hotel fino a quel momento da noi utilizzati. D’altronde il prezzo è anche maggiore, ma non abbiamo avuto scelte viste le necessità. 15/08/06 Dopo un’abbondante colazione siamo pronti per salire sulla navetta dell’hotel, che fa la spola con l’aeroporto. Questo servizio è obbligatorio e a pagamento per i clienti dell’hotel. Il problema che ne scaturisce è che l’aeroporto in questione è il KLIA e a noi interessa andare all’aeroporto dell’airasia! È proprio il personale dell’hotel che ci rende nota la cosa. Oltre a rifiutarci il rimborso per il mancato servizio, ci offrono un “passaggio” al costo doppio rispetto a quello con cui siamo giunti lì la sera precedente. Sappiate regolarvi se doveste trovarvi nella stessa situazione, dato che: -il personale del Concorde Inn n’approfitta non proprio onestamente.

-potete accordarvi con il taxista che vi porta lì per farvi venire a prendere. La tariffa è la stessa dell’andata.

-abbiamo incontrato in aeroporto altri clienti di quest’hotel che si lamentavano del nostro stesso problema! Alle 13.30 siamo di nuovo a Bangkok. Dato che il nostro tempo a disposizione non era molto, abbiamo deciso all’unanimità di far saltare la visita al palazzo reale per poter così fare tranquillamente shopping a SIAM road. Con un taxi (fate accendere il tassametro) raggiungiamo la fermata dello skytrain a Mo Chit e da lì con il treno scendiamo a SIAM. Questa è la zona commerciale di Bangkok, il cui tempio dei consumatori risulta essere il centro commerciale MBK che si sviluppa in sette piani di negozi concentrati. In questa zona (come in altre) è possibile fare buoni acquisti, infatti, il rapporto qualità prezzo è molto vantaggioso. Soddisfatti dei nostri acquisti ritorniamo all’ aeroporto. Oramai la nostra vacanza è finita. Domani si ritornerà alla solita vita. Raccolgo i miei pensieri in brevi flash dei 15 intensi giorni vissuti fra la grande città, le isole del Borneo, il vulcano fumante di Giava. Il tutto in compagnia di persone per me veramente speciali. Condenso i miei ricordi in questo diario perché non sbiadiscano con il tempo, anche se difficilmente certi momenti si potranno dimenticare.



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