Viaggio in Africa
Nei resoconti, da voi scritti sui paesi visitati da me, non ho trovato familiarità alcuna …! (Non prendetela come un’offesa!!!).
Ciò che comunque potrebbe renderci in qualche modo simili è la casualità della situazione in se stessa…
– partito da Roma senza biglietto in treno, con uno zainetto contenente un coltello di 20 cm, calze e mutande, oltre un barbour (che contavo di vendere), arrivo a Marsiglia dove 2 marocchini mi fregano tutto, fortuna mi rimangono 300.000 £…
vado avanti o ritorno a Roma?! rimasto in maglietta, e faceva freddo, conosco una ragazza brasiliana che andava in Spagna a Toledo a trovare dei suoi parenti, ci conosciamo e in qualche modo all’arrivo… A Madrid ho qualche soldo in più…
decido di andare avanti.
Dormo all’aeroporto perchè alla vigilia di Natale era tutto chiuso.
L’indomani mattina prendo l’autobus pagando un biglietto per Cordoba ma arrivando fino ad Algeciras (ero già stato l’anno prima in Spagna partendo dall’Italia con 20.000 da roma e avevo parecchia dimestichezza con i mezzi di trasporto) all’imbarco per il Marocco.
Da qui, in poi le mie tappe: Ceuta – Marocco Chawoon Asilah Casablanca Marrakech Agadir Layoun Daklah (inizio deserto: in autostop su una carovana di 200 macchine in fila; direzione Bir Gendouz, frontiera con la Mauritania; destinazione Nouadibou) -Mauritania: netta, piena, precisa e totale sensazione di essere a tu per tu con l’Africa…
Nouadibou (il viaggio è durato 3 giorni, ero su una mercedes di un marocchino che parlava italiano e andava a vendersela… ) Nouakchott (attraverso il deserto de Le grand Parc Nacional du Banc D’Arguin a bordo di un vecchio camion dei vigili del fuoco ristrutturato con dei tedeschi che andavano in Costa D’Avorio per lavorare con delle agenzie turistiche, in questo Parco si possono trovare resti di animali preistorici a pelo della sabbia, come ossa o vertebre ma è vietato raccoglierli) Rosso, alla frontiera con il Senegal mi incammino a piedi, St Louis la vecchia capitale coloniale francese del paese è dall’altra parte del ponte.
-Senegal St Louis-Senegal, ero rimasto con 200.000 £, fortuna che ho conosciuto un ragazzo francese mio coetaneo, o giù di li, che andava a Dakar da un suo amico bianco.
Dakar: Michel, l’amico di questo ragazzo che poi è rientrato in francia il giorno dopo, mi ha ospitato nella sua villa una settimana e mi ha aiutato a farmi spedire dei soldi dall’Italia da dei miei conoscenti ai quali li avevo prestati…
La permanenza è stata piacevole,avevo a disposizione una villa tutto il giorno e un guardiano 24 ore su 24 che per qualsiasi necessità come uova, baguette, maryuana, burro, birra, noccioline o banane era a mia completa disposizione, comunque in genere non ero mai solo perchè avevo sempre intorno a me almeno 3 o 4 persone ed essendo tutti appassionati di Bob Marley si può intuire facilmente come passavamo le giornate, tra la spiaggia, li vicino e la villa, o in discoteca…! Decido di andare in Mali e richiedo il visto all’ambasciata ad un costo di circa 30,00 €.
Compro il Biglietto del treno ma lo perdo e allora lo inseguo per prenderlo poi a Tambacounda nel centro del Paese (tanto é sempre in ritardo!). Ma lo perdo anche a “Tamba” perchè mi soffermo un pò più del previsto con un poliziotto che vuol vedere il mio passaporto…
Allora arrivo a Goudiri in taxi brousse, a 70 km dalla frontiera con il Mali dove finalmente salgo e prendo posto nel vagone, pieno zeppo di polli, capre, pulcini, sacchi di riso, di arachidi, di mais, di manghi, di manioca, scimmiette, frutta di tutti i colori come le verdure completamente diverse dalle nostre, uomini donne vestiti con gli abiti dai colori più variopinti che si possano immaginare e una moltitudine di bambini piccoli urlanti…
Qui comincia a fermarsi la dimensione del tempo, per cominciare a soffermarsi alla più gradevole delle percezioni, ciò vale a dire l’acutirsi dei propri sensi incuriositi dalle nuove sensazioni che si susseguono mano a mano che procedo e mi addentro nell’Africa Nera.
Prendo atto che comunque continui a scrivere mi tornano alla mente fatti collegati alle conseguenze che mi hanno portato a prendere qualsiasi decisione di spostamento, di atteggiamento, di comportamento, sichhè dovrei continuare a correggere e ricorreggere il racconto… Tanto vale, come ho pensato, scrivere un libro.
Tornando a noi mi trovo a Diboli, cioè in – Mali Diboli Kayes importante città di frontiera Maina Kita Bamako, qui senza soldi incontro in una pensioncina di 3° livello nei pressi della stazione, un algerino sui 55 anni con residenza in Italia, perchè sposato a un’Italiana che mi prospetta la soluzione di una questione, cui avevo prestato attenzione a Dakar con dei gambiesi…
Li ho chiamati, mi hanno spedito i soldi del biglietto del treno e dopo 5 giorni di permanenza sono ritornato via Kayes-Diboli in Senegal per arivare a Dakar con un treno merci fino a Tambacounda e da qui fino a Dakar in autostop dove casualmente all’arrivo in città non so per quale strana coincidenza ho riincontrato Michel che partiva per il Sud e alla mia richiesta di ospitalità a casa sua mi ha dato subito la disponibilità…
Incontro i gambiesi che dopo pochi giorni ho capito avevano in mano qualcosa che non sapevano bene neanche loro come riuscire a risolvere e mi sono defilato ritornando in Mali passando per Thies dove c’è la grande Moschea da un’ambulante nero di Roma che mi presta 75.000 fr cfa.
Molti episodi si susseguono fino al rientro a Bamako.
Comunque da Bamako arrivo a Mopti (la Venezia del Niger).
Consiglio vivissimo da sensazione indimenticabile.
L’alba a Mopti nel periodo di piena secca del fiume Niger: Le rive che scendono ad arco, in obliquo e lunghe oltre 15 metri, solcate da canaloni aridi e la nebbia sul pelo dell’acqua fitta come bambagia, i tetti delle case malconce a 2 piani sulla sponda coperti da uno strato di vapore in una via di mezzo trà oscurità e luce hanno dato a me una sensazione da descrizione di un girone Dantesco eccezionale, libidinosa…
Sorseggio Nescafè e guardo lo spettacolo cercondo di acutire il senso della vista per l’atmosfera tetra e quasi tenebrosa che mi si presenta, non una persona a vista mia si prospettava la libidine era data dal senso di potenza che mi dava questo splendido quadro ineguagliabile, con le pinasse e le più piccole piroghe adagiate sulle rive quasi sembravano abbandonate…
Dopo un’ora la strada e le rive erano allo stato di realtà pullulanti di persone intente a mercanteggiare, pulire, riassettare le piroghe per la pesca, accatastare la roba sulle pinasse in partenza…
Trovo una pinasse che va a Gao passando per Timbouctou, parlo con il capitano, il viaggio richiede da 3 a 4 giorni, vitto (locale) e alloggio su tende abbandonate da pescatori e pastori sulle rive desrtiche, 20.000 fr cfa: in realtà il viaggio poi è durato 6 giorni pieni, la pinasse era stracarica di mercanzia e il fiume per la secca toccava con la chiglia.
Ogni volta che c’era una secca bisognava scendere, scaricare sulla riva la roba e spingere la pinasse verso acque più profonde.
Io ero in boxer e dato che per loro (tutti neri e non un bianco) ero un turista facevo delle belle nuotate e mi rilassavo di continuo, intorno gli spruzzi degli ippopotami che mano a mano risalivano dall’apnea sott’acqua.
Si susseguono svariati episodi, ricerca del cibo nei villaggi come uova d’oca insalata, pomodori, sigarette quando si trovavano… Una volta avevo così fame che in un villaggio per pochi cfa ho mangiato dell’ottimo pesce appena pescato alla griglia… Tutti i villaggi visitati non avevano la luce e l’acqua, io stesso bevevo quella del fiume.
NiafunKè e Gundam gli unici villaggi con elttricità poco prima di arrivare a Timbouctou Non mi ricordo di aver mai sudato eccessivamente o di avere mai sofferto il caldo, poichè il sole era forte e pesante ma fortunatamente era sempre secco e ventilato l’ambiente…
Il cielo era celeste, non una nuvola.
A Timbouctou dopo 3 giorni di visita, c’è poco da vedere, ho ripetuto lo stesso percorso inverso sulle sponde e all’interno della savana in 4×4 con un piccolo convoglio di 3 vetture fino a Mopti in autostop con una delegazione di funzionari di qualche ministero…
Mi fermo in un albergo e l’indomani mattina parto per Koro al confine con il Burkina Faso.
Per arrivare a Koro, si è passati in taxi brousse attraverso la falaise de Bandiagara, un insediamento roccioso che spunta dal deserto e si erge con gole e speroni rocciosi, dal quale si gode uno splendido panorama.
All'”hotel” campement di Koro incontro monsieur Adi, figura particolare sull cinquantina un pò di barba bianca curata, occhiali e abiti locali, collaboratore del ministero del turismo… Spesso intento nel suo studiolo di gerente dell'”hotel” a rollare una sigaretta di marjuana, mi presenta una bellissima ragazza Mariko, una Burkinabé (abitante del Burkina Faso), che in giro per i Pais Dogon si recava per acquistare oggetti di artigianato lavorati a mano da rivendere poi a Ouagadougou per l’imminente arrivo della fiera del cinema, “Le Festival”.
Lei parte prima di me con la promessa di rivederci -Burkina Faso a “Ouaga”, io e Adi partiamo il giorno dopo e arriviamo all’hotel de l’intente! Rincontro Mariko con la quale poi abbiamo una storia e nel frattempo Adi mi porta nei ministeri per presentarmi politicanti locali che mi prospettassero appalti da proporre a ditte italiane…
Passo così 2 settimane Adi ritorna a Koro e io rimango senza soldi…! Decido di andare in Costa D’Avorio ad Abdjan dove c’è l’ambasciata italiana per chiedere un prestito.
Da Ougadougou percooro la strada che mi porta prima a Bobo Dioulasso e da qui a alla frontiera di NiangoloKo.
In Costa D’Avorio era appena terminata la guerra civile.
-Costa D’Avorio Hongoloko Bouakè, qui incontro un ragazzo che poi mi ospiterà in seguito ad Abidjan a casa sua nel quartiere di Yopugon, dove passerò 10 giorni e anche qui lui mi porterà a visitare i centri del caffè e del cacao locali, mi presenta uno dei capi del porto della città…
Vivendo all’interno di una famiglia locale si viene a conoscenza delle abitudini e delle consuetudini nonchè delle tradizioni tipiche che rendono il soggiorno più piacevole: una cosa che mi ha incuriosito qui è la preparazione “industriale” delle banane plantan fritte, dalla mattina a mezzogiorno riempiono un enorme vaso madre e figlie di qualsiasi età si mettono ad un cerchio e cominciano a tagliare fini delle strisce di banane che poi per l’ora di pranzo vengono fritte, veramente deliziose! Vari fatti e avvenimenti si susseguono.
Decido di rientrare a Ouagadougou, perchè dall’Italia un mio conoscente mi aveva inviato i depliants di alcuni macchinari per la produzione di pasta-spaghetti e il proprietario de l’Entente mi aveva promesso 25.000 cfa se glieli portavo dato che lui ha un vecchio macchinario oramai obsoleto.
Parto e ripercorro lo stesso tragitto in senso inverso.
Arrivo la sera a Bobo oramai stanco e non ci sono bus per Ouaga fino al mattino, l’unico giaciglio per la notte: un carretto.
C’era stato un’equivoco come spesso mi è accaduto ed è quello della facile incomprensione, Pascal il proprietario non aveva capito che sarei ritornato per dargli i depliants dei macchinari, quindi niente soldi! All’Entente oramai ero di famiglia: mi chiamavano “Milano”, la mia città natale.
Mi aiutano nel frattempo un’imprenditore locale ed Haruna.
Haruna, un mio coetaneo è senz’altro l’espressione della lealtà e della bontà dell’uomo africano: alto poco più di un metro e ottanta il suo lavoro è quello di cercare pezzi di ricambio per auto, per l’officina del fratello, è uno dei pochi che ha visto qualche soldo in confronto alla maggioranza della popolazione locale che lavora 12 ore al giorno per 30,00 € al mese circa.
Mi ospita nella sua casa, che si trova all’interno di una corte dove ci sono altre case disposte sui lati, tutte composte da 2 ambienti, come bagno un pozzo a cielo aperto in comune all’angolo della corte, per la doccia si riempie un secchio d’acqua e ce lo si getta addosso! Era l’inizio di Aprile e un giorno, in pieno giorno, sulla città cala il buio totale: si stava abbattendo una forte tempesta di sabbia e pioggia, inaugurazione questa alla stagione delle piogge.
Ciò significa pozzanghere e quindi zanzare da malaria.
Una mattina Haruna era già al lavoro e io mi alzavo per andare a bere un po di Nescafè alla vicina bouvette, stranamente mi sento un gran mal di testa…
Vado al “bagno” mentre faccio pipì mi sento barcollare.
Non avevo alcuna vaccinazione.
Avevo la palue: “malaria” in francese.
Trovo nei pressi del quartiere un ambulatorio medico.
Faccio il test del sangue, delle feci, e il medico laureato all’università di Lovanio (!), mi riscontra solo la tenia! Gli suggerisco di prendere il termometro…
Provo la febbre, con il termometro tenuto sotto l’ascella (e lui mi diceva che per provare la febbre correttamente dovevo metterlo da un’altra parte…) per pochi minuti: 40,5 gradi.
Mi da 2 pastiglie piccolissime bianche di chinino e poco tempo dopo sto benissimo…
In Burkina Faso avevo un altro amico Gusmane, padre di famiglia, un bronziére, è colui che lavora l’ottone creando statue di diversa grandezza per l’artigianato; siam0o andati spesso al cinema a vedere film indiani…
Ulteriori avvenimenti curiosi e divertenti sono capitati.
Decido di partire per il Ghana.
-Ghana Kumasi Accra, alloggiavo all’hotel California e dato che l’ambasciata italiana miaveva fatto un prestito in dollari, mentre visitavo la città, nei pressi di Kurumah Circle ho trovato un ristorante italiano che me li ha cambiati.
Decido che arrivato a questo punto voglio tagliare orizzontalmete l’Africa, quindi mi dirigo verso il Togo.
-Togo Lomè, proseguo immdiatamente per il Benin.
-Benin Cotonou Porto Novo Semé, al confine con la Nigeria per la quale avevo fatto il visto ad Accra, mi sono fermato 2 giorni, sul mare: palme alte che viste dalla battigia della spiaggia con il frangersi delle onde e gli spruzzi dell’acqua che creava una coltre di schiuma appena sopra il livello del mare dava un colpo d’occhio eccezionale.
L’indomani mattina parto per Lagos in autostop alle 6:00.
-Nigeria Subito alla frontiera: poichè ero “bianco”, Stato Maggiore, polizia, Finanza a turno mi facevano entrare nei loro uffici in privato per chiedere qualche soldo.
Ho calcolato dopo essermi fermato 4-5 volte da uno o dall’altro me la sono cavata con 1.500 fr cfa, l’equivalente di 1,50 € Arrivo a Lagos, città caotica, inquinata, sovrappopolata, ondate di gente sulla strada che si riversano di continuo, faccio colazione, vado all’ambasciata per un altro prestito di 250,00 $ ca, incontro in un fast food una ragazza che mi accompagna fino alla stazione dell’autobus per Abuja, la capitale politica, nuova e moderna, ma pressochè disabitata, dove ha sede l’Ambasciata del Chad e ottengo il visto espresso.
Dato che non avevo fatto felici gli ufficiali alla frontiera nigeriana, mi avevano cambiato, sul visto nigeriano, la durata del visto da una settimana a 3 giorni, ora dovevo percorrere 3000 km in 3 giorni e ottenere 2 visti espressi…! Prossima città Calabar, antica e tranquilla capitale della Nigeria, dove ha sede l’ambasciata del Camerun.
Anche qui riesco a ottenere il visto immediatamente e parto subito per ikom a 160 km frontiera Camerunese.
Da Ikom c’è solo uno sterrato di terra rossa largo e ghiaioso che attraverso un percorso addentrantesi nella foresta, porta al posto di blocco, oltre il Cameroon.
Figuratevi cosa succede se aggiungete a questo percorso, una macchina mezza fracassata con gli spuntoni d’acciaio che fuoriescono dalle coperture della porta in gomma oramai lacerate e pioggia torrenziale al rovescio contraria alla direzione della macchina… Oltre ad un autista mezzo spericolato che entra in derapata ad ogni curva, che non si sa bene se sia ancora maggiorenne!!!! Io ero sul sedile davanti e oltre a quanto sopra c’era uno stronzo di negro che teneva appoggiate le sue ginocchia sui miei reni… Io che mi incazzavo di continuo e lui pure di rimando…
Partiamo andiamo ad una velocità di circa 80-90 km/h che è poco, si, ma se ci vedi… Io ero allo stesso posto come il conducente e non vedevo niente o a tratti…
Comunque prosegue tutto liscio e arriviamo al posto di blocco senza problemi, oltrepassiamo la frontiera e arriviamo a Ekok in Cameroon non senza una lite da arresto della macchina per permettere ai miei reni e alle sue ginocchia di prendere fiato, litigando…
Dimenticavo: questo viaggio è stato fatto di notte, l’unica luce che illuminava la strada era quella dei deboli fari della macchina…
-Cameroon Arrivati a Ekok un bus di coincidenza per Youndè, la capitale sulle colline nel centro del paese, passando per Douala, partiva di lia poco.
Arrivato la sera a Youndè, conobbi subito una ragazza con la quale stetti per circa 10 giorni cioè la durata della permanenza a Youndè dove incontrai dei siciliani che avevano aperto una panetteria-pasticceria nel centro della città e con i quali trascorsi un pò di tempo.
Passato dall’ambasciat, prendevo il biglietto del treno per Ngaoundéré.
Partito nel tardo pomeriggio arrivai l’indomani mattina; subito partii per Garoua, poi Maroua, fino a Kousseri città al confine con il Chad, dall’altra parte si trovava Ndjamena.
-Chad Ndjamena, conosco Madame Delacroix, consolato onorario italiano, che gentilmente mi fa un prestito personale e conosco un italiano che era venuto tramite la Console per adottare un bambino… Mi raccontava delle sue avventure in aeroporto, ma si vedeva che a parte non sopportare il caldo era molto contento di ciò che stava facendo.
Faccio la conoscenza con un dipendente del Ministero delle Mine che mi ospita a casa sua, e come ottengo il visto per il Niger, parto con l’intenzione di girare intorno al lago Chad.
La cosa più bella ma strana nello stesso tempo è rendersi conto che in questi paesi, se davanti a te c’è il deserto e tu devi andare dall’altra parte riesci sempre a trovare il modo per riuscirvi.
Da Ndjamena vado a Massaguet, poi Massakori fino a Ngouri dove trovo per 20.000 fr. Cfa chi mi accompagna, in 4×4 sul cassone, a Nguigmi in Niger.
Notte vicino a degli abitanti di una capanna di legno sulle propaggini dell’immenso lago Chad ormai quasi prosciugato, dormito su di un telo sulla sabbia guardando il cielo…
-Niger Arrivo a Nguigmi mi porto subito verso l’uscita del paese aspettando di fare l’autostop per Zinder mangio qualche cosa, c’era pochissima gente.
Per coincidenza vedo entrare in paese un bianco con una 4×4 e alzo gli occhi al cielo… Dopo mezz’ora eccolo che rientra: sta ritornando a Niamey, la capitale, ed era venuto a passare la giornata per vedere il lago Chad, andiamo insieme ma ci accorgiamo camminando che per chilometri è una continua distesa di acquitrini paludosi ma il lago non si vede…
Oramai è il tramonto ci incamminiamo insieme verso la macchina e partiamo insieme, lui per Niamey ed io con lui per Zinder.
La notte ci fermiamo al ciglio della strada e ci addormentiamo ancora sotto le stelle.
La mattina presto ripartiamo: è uno spettacolo continuo di colori che si propongono a destra e a sinistra della strada, non una macchina in senso contrario…
Vediamo che sbuca all’orizzonte una duna rocciosa che mano a mano si avvicina e decidiamo di risalirla per goderne dall’altezza il panorama, eccezzionale a 360° gradi savana arida o deserto in tutti i suoi colori, proseguendo ci fermiamo nella città di Gouré, c’è un mercato affollatissimo e varipinto con vendita di animali esotici come scimmiette, serpenti, lucertole e lo visitiamo; mangiamo qualche cosa e ripartiamo.
Arrivo a Zinder e l’amico mi lascia qualche soldo, 20.000 fr cfa, e mi indica la strada per Agadez…
Sul ciglio della strada un vecchio camion che trasporta persone come animali sta dando giri al motore; sta partendo per Agadez; mi sembra di avere pagato l’equivalente di 3,00 € per essere trasportato fino ad Agadez per oltre 420 km.
Arrivo ad Agadez alla stazione dei bus, e in taxi brousse parto per Arlit, 200 km dal confine, desertico, con l’Algeria.
Ad Arlit ci sono le miniere per l’estrazione dell’uranio e io faccio visita con un amico conosciuto sul posto ad uno dei villaggi dove vive una ragazza che mi voleva presentare.
La sera andiamo in giro per Arlit e i giorni seguenti sapendo che sarebbe partito un convoglio per Thamanrasset, attraversando tutto il deserto del Shaara.
Il biglietto del costo di 20.000,00 fr cfa (30,00 €), comprendeva: posto sulla cabina del camion, vitto e alloggio (sdraiato sulla sabbia).
Partiamo un pomeriggio, tutti neri tranne io e un motociclista statunitense che in solitaria veniva da Citta Del Capo e andava a Tunisi.
Ci accampiamo la notte nel deserto, vedo che uno di loro da uno dei camion che trasportava capre e cammelli, preleva un montone e lo sgozza, lo fa sanguinare, lo scuoia; a parte altri hanno preparato la brace scavando nella sabbia una fossa, preso del pane, sbriciolatolo, intriso nell’acqua, messolo a cuocere, attendono che il montone tagliato a tronchetti venga aggiunto all’enorme pentolone.
Io e il motociclista ci siamo appartati abbiamo fatto un buco nella sabbia e io ho preparato della pasta al sugo con degli ingredienti che aveva lui…
Alla fine della cena, ognuno schifato dal cibo che aveva mangiato l’altro, abbiamo preparato il te ed a turno nei 2 bicchierini lo abbiamo bevuto…
Assamaka, ultima frontiera del Niger in mezzo al deserto un villaggio di una decina di casupole in legno con un emporio (!) e tutte le guardie intente…
Sono stati tutti molto simpatici, non mi hanno chiesto soldi e mi hanno offerto una birra, io gli ho regalato una cartina dell’Africa con sopra indicati i confini degli stati e le capitali ma molto grossolana, con una dedica poi ci siamo salutati.
-Algeria In Guesam frontiera Algerina sembra una città semi-militare abbandonata con la sabbia fino alle finestre delle case…
Dopo i controlli Procediamo.
Thamanrasset, sembra una piccola città turistica europea completa di tutto hai la netta sensazione di non essere più in Africa.
Troviamo un campeggio all’aperto con uso di cucina a buon prezzo molto pulito.
Facciamo da mangiare, io e il motociclista e ci corichiamo saremmo ripartiti il giorno dopo, ognuno per i fatti suoi, ma per la stessa destinazione: abbiamo fatto una scommessa a chi arriva prima in Tunisia…
La mattina io in taxi brousse parto per in Salah.
Arrivato a in Salah, vengo a saper che un convoglio di 80 camion sta partendo per Ghardaia (in convoglio per il pericolo dei predoni).
Trovo un camionista che mi ospita a bordo del camion.
Anche qui natura magnifica…
Come arrivo a Ghardaia, sempre in taxi brousse, nell’ordine Ouergla, Touggeurt. El-Oued fino alla frontiera tunisina dove vengo a sapere che ho vinto la scommessa.
-Tunisia Tozeur visita in bus fino a Tunisi dove già ero stato, se non fossi andato alla spiaggia di sidi bu- said dove mi hanno fregato anche le scarpe mentre dormivo sarei ritornatoin Italia il 24 Giugno data del mio compleanno invece evendomi rubato anche il passaporto ho dovuto fare tutta la trafila di prassi all’ambasciata prolungando così il viaggio di qualche giorno.
Molteplici sono gli episodi non raccontati in questo stupendo viaggio.
Saluti Massimiliano