Viaggio di nozze tra Singapore e l’Australia
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18 gennaio 2016
Malpensa, fa freddo, noi siamo vestiti leggeri perché stiamo per partire per SANC. Le compagnie aeree scelte per questo viaggio sono Emirates e Qantas. Costo del viaggio 11.000 euro per circa 1 mese, dal 18 gennaio al 14 febbraio 2016. Qantas avendo la partnership con Emirates ci permette di avere la franchigia bagagli di Emirates ovvero 30 kg anche se noi partiamo con 20 kg.
La prima meta è Singapore, con scalo tecnico a Dubai. Fatti i controlli, saliamo a bordo dell’aereo, dopo qualche minuto di attesa il comandante comunica che a causa di un guasto ad un lampadina esterna dell’aereo si partirà in ritardo, il ritardo alla fine sarà di 2 ore, fortunatamente l’aereo che doveva partire da Dubai per Singapore essendo sempre di Emirates ci aspetta ed in volo grazie al vento a favore recuperiamo le 2 ore perse a Milano.
Singapore: qui a Singapore tutto è preciso, pulito ed ordinato. Consiglio di viaggio fate la carta per girare con la loro metropolitana. Nel paese sono vietate le cicche (chewing-gum) tant’è che non le trovate da nessuna parte e non potete nemmeno introdurle. Ci sono dei luoghi adibiti ai fumatori al di fuori dei quali non si può fumare. Per legge inoltre per strada, non si può essere fermi a parlare, in un gruppo superiore a 3 persone. Inglese parlato ovunque ma è un inglese particolare e un singlish perché è mischiato all’indiano, quindi preparatevi a farvi ripetere le cose. Il clima che ci accoglie a Singapore è di 27 gradi con umidità dell’80% (a Dubai ovviamente ci eravamo cambiati d’abito indossando vestiti leggeri). Quello che ci colpisce all’uscita dall’aeroporto è la pulizia ed il silenzio che c’è o meglio, le macchine a Singapore ci sono, ma la città non è caotica e rumorosa come le nostre. Fatta la tessera della metropolitana, ci dirigiamo verso il nostro hotel, il Marina Bay Sands. La metropolitana ha la fermata proprio all’interno del centro commerciale che fa parte dell’hotel.
Arrivati nell’atrio dell hotel, notiamo subito un gran confusione di persone che vanno in tutte le direzioni, noi cerchiamo la reception ma l’hotel essendo composto da 3 torri ha 2 reception, chiediamo ad un facchino il quale ci indirizza alla torre 3. Qui il personale alla nostra richiesta di check-in ci guarda come fossimo marziani e ci indirizzano alla torre 1,intanto un facchino ci chiede le valigie. Questa disorganizzazione ci lascia basiti trattandosi di un hotel a cinque stelle. Dopo mezz’ora ci danno la camera. La camera non è niente di che, altra cosa che ci fa rimanere basiti, infatti scopriremo che il nostro hotel non è affatto un hotel di lusso come erroneamente si pensa, ma anzi si rivelerà tutto ma non un cinque stelle. Il punto di forza dell’hotel è semplicemente l’infinity pool che ha sul tetto, ma tolta questa particolarità, se cercate il lusso e l’attenzione di un cinque stelle avete sbagliato hotel. Cibo buono ma non ricercato, personale gentile ma si perde in un bicchiere di acqua. La sala della colazione ed il ristorante, si trovano al piano della reception (poi c’è un altro ristorante dove c’è la piscina), ma c’è troppa confusione, in quanto sotto essendoci il centro commerciale, passa dell’atrio anche la gente che non è ospite dell’hotel ma va semplicemente al centro commerciale. Il centro commerciale è stile Mall di Dubai, noi appena arrivati dovendo mangiare abbiamo deciso di provare il ristorante di Gordon Ramsey, entriamo e sorpresa lui è lì… Ci avviciniamo e gli facciamo i complimenti, lui senza nessun problema si concede e ci chiede come mai siamo a Singapore e ci fa le congratulazioni per il matrimonio. Visto dal vivo è una persona tranquilla e a modo ed anche rifatto.
Singapore offre molto da vedere ma noi avendo pochi giorni abbiamo dovuto fare delle scelte. Abbiamo visto Chinatown, i Botanic Gardens, Little India (evitatelo) vari templi cinesi, tibetani ed Hindu, il Parlamento. Per girare la città ci siamo affidati alla guida della Lonely Planet, ben fatta ed esaustiva. La cucina di Singapore è l incontro di tutto il mondo, troverete cibo europeo, giapponese, cinese, vietnamita, indiano, insomma per tutti i palati. Non avendo dunque dei piatti tipici, noi ci arrabattavamo con il cinese Din Tai Fung, spettacolari i loro ravioli preparati al momento (nel locale la cucina è a vista, si può dunque osservare il personale che prepara e cuoce i ravioli) e carne. Evitate come la peste i ristoranti pseudo italiani che vi fanno pagare una Margherita 15 euro.
Passeggiando per la città si di giorno che di sera, si ha la sensazione di essere sempre al sicuro, come se ci sia sempre qualcuno che controlli anche se, noi non abbiamo MAI, visto mezzo poliziotto. La metropolitana sempre puntuale,in giro non abbiamo visto una carta per terra, un marciapiede sporco, un muro imbrattato. Ci siamo chiesti se avremmo potuto vivere in un paese come Singapore, ma tutta questa precisione a noi è sembrata troppo opprimente.
La seconda tappa del nostro viaggio di nozze è l’Australia, percorreremo 3000 km in macchina, passando dall’asfalto al deserto, da un paesaggio secco ad uno verdissimo. Capiremo ancora una volta di più come non sia la natura ad aver bisogno dell’uomo, ma esattamente il contrario. Per comunicare con l’Italia, abbiamo deciso di fare una sim australiana , con la Vodafone, ci sono dei piani tariffari appositi per i turisti, che fanno si, che la sim ad esempio duri 1 mese, al termine del quale se non viene ricaricata , la sim scade. In alcune zone dell’Australia come L’outback non avrete copertura telefonica oppure è molto debole, quindi mi raccomando quando sarete in giro in auto a farvi bene i conti con il rifornimento.
Qui dove una persona ha un reddito annuale minimo di 55.000 dollari, dove si viene pagati minimo 17 dollari l’ora netti (un cameriere prende 20 dollari l’ora ovvero 10 euro) e lo stipendio (pagato settimanalmente) è commisurato al lavoro ed alle competenze, dove i primi 2 giorni della settimana paghi l’affitto e bollette, il terzo la spesa e gli altri giorni metti da parte i soldi. Dove lo stato è contro il fumo (c’è una legge che vieta a quelli nati dal 2000 in poi di fumare, non puoi fumare nei locali e a 4 metri da essi, nei parchi), non si può bere alcolici per strada. Se vai in ospedale, non esiste il ticket, non paghi esami perché è già pagato tutto con le tasse ed alla dimissione l’ospedale ti fornisce direttamente i farmaci per la riabilitazione. Il lavoro nero esiste (chi prova a fornire lavoro in nero sono italiani e cinesi) ma, se si riceve una proposta di lavoro in nero e non si denuncia, se si viene scoperti, paga sia il datore di lavoro che il lavoratore (si rischia anche il rimpatrio). Per lavorare vi sono 2 modi: Con il primo se rientrate nell’elenco di professionisti/lavoratori che l’Australia cerca, l azienda che vi chiamerà, vi sponsorizzerá ed entrerete senza problemi, avrete già il visto permanete e potrete portravi dietro la famiglia, una volta “dentro” non esistono controlli sul lavoro che svolgete e se lavorate. Se dopo 2 anni, voi o un vostro parente non avete un lavoro lo Stato oltre a darvi un sostegno economico vi aiuterà a trovare lavoro, chiedendovi cosa sapete fare e segnalandovi alle aziende che stanno cercando la vostra figura, ma se non riusciste a trovare lavoro (impossibile non trovarlo, in quanto venite segnalati ad imprese che cercano personale, quindi un’azienda vi prenderà per forza), a quel punto lo Stato vi interrompe il sussidio che vi fornisce. Questo dunque scoraggia i “parassiti”. Una volta che avete un lavoro potete inoltre segnalare fino a 3 conoscenti per altre posizioni (non sono raccomandazioni).
Con il secondo metodo se non rientrate nell’elenco dei lavoratori ricercati, ma volete vivere in Australia, l’iter è il seguente: una volta arrivati in Australia con il visto per lavorare (quello turistico non vi permette di lavorare), potrete rimanere in Australia per 1 anno. Al termine di questo anno, dovrete andarvene (ritornare nel proprio paese di origine) e potrete rientrare in Australia dopo minimo 6 mesi di assenza. Il secondo visto lavorativo sarà di 2 anni, al termine dei quali se proprio vorrete diventare cittadini australiani e risiedervi vi saranno chiesti 6 mesi di lavoro nelle Farm, al termine dei quali se sarete sopravvissuti, vi sarete conquistati la residenza in Australia. Gli australiani si stancano del lavoro che fanno e cambiano frequentemente azienda quindi c’è sempre lavoro. Come Italia con le nostre tasse, manteniamo piazza Italia a Melbourne (e chissà quante altre piazza Italia nel mondo…). L animale più diffuso è la Mucca, seguito dalla Pecora poi ci sono i koala ed i canguri. Guidare a sinistra è strano. La benzina in media costa 1.20 dollari al litro. Sydney e Melbourne si avvicinano alle nostre città (Sydney assomiglia parecchio a Milano) mentre le città/paesi più piccoli alle 8 di sera sono paesi fantasmi. Per quanto riguarda il cibo, l’Australia paga lo scotto come L’America di essere una nazione che non esiste, che non ha una storia (gli australiani non esistono, in quanto sono tutti ex galeotti inglesi), e quindi non può avere una storia culinaria. Come terra ha tanti cibi, ma non li sanno mettere assieme, i patti sono senza sapore, non raccontano nulla, gli manca la cultura del cibo, per loro lo stare a tavola è solo una fase della giornata, non come per noi italiani che attorno alla tavola si svolge la nostra giornata Dopo questo doveroso preambolo entriamo più nel dettaglio di queste 3 settimane in terra australiana.
22-24 gennaio: MELBOURNE
Melbourne città viva. La città ci accoglie con la pioggia che ci accompagnerà anche per il resto del soggiorno. L’hotel è in un’ottima posizione che vi permette di raggiungere in pochi minuti Federation Square, fulcro della movida, per girare la città almeno il centro non vi servono biglietti dei mezzi, perchè ficnhè state nel centro i mezzi sono gratis inoltre si gira benissimo a piedi, in quanto, le cose da visitare sono tutte vicine. Il primo giorno, dopo aver sbrigato le formalità in hotel, visitiamo i dintorni visitando Federation Square, una piazza piena di locali, dove la gente è sdraiata a godersi gli US Open. Passeggiamo lungo la sponda dello Yarra River ammirando la skyline. I locali sono pieni e trovare un posto dove cenare non è facile, inoltre riscontriamo anche che alcuni ristoranti alle 20.00 sono già chiusi. Per mangiare troviamo il Movida, un locale stile spagnolo, che propone Tapas. La cena costa 97 dollari per 12 portate (6 a testa) ed il dolce.
Secondo giorno. Incontriamo Sam un amico di famiglia di Davide, che ci farà da Cicerone per la mattinata. Visitiamo il quartiere italiano dove scopriamo nostro malgrado che come Italia manteniamo noi con le nostre tasse Piazza Italia a Melbourne ed anche il centro per i migranti italiani, visitiamo la zona di Albert Park, facendo un giro sul circuito di F1. Dopo la visita al circuito proviamo la nostra prima pranzo-colazione australiana (inglese), con uova, pancetta, funghi, pane tostato. Dopo aver salutato Sam, ci dirigiamo verso il mercato coperto e visitandolo acquistiamo i primi souvenirs e scopriamo che vendono ancora le galline vive per far le uova. Terminata la visita al mercato, prendiamo il tram che ci riporta in zona Federation Square,seguiamo un itinerario segnato sulla guida, immergendoci così nelle vie di Melbourne, nei profumi provenienti dai vari ristoranti,visitando fra l’altro ChinaTown, il Parlamento.
Completiamo la visita di Melbourne con una buona birra al Ponyfish, un Pub che si affaccia sullo Yarra River, dove ci gustiamo una birra Bitter Melbourne che nonostante il nome non è affatto Bitter e la sera mangiamo in un locale che fa hamburgher e patatine dove spendiamo 15 dollari a testa, bere compreso.
Il mattino dopo, siamo pronti a partire alla volta della Great Ocean Road, ma prima una colazione finalmente in stile italiano, presso il bar Brunetti, prezzi nella media, 5 dollari per cappuccio e brioche. Fino ad ora la migliore colazione fatta.
Dopo aver noleggiato la nostra vettura, il primo impatto con la guida è comico, siccome anche i comandi sono invertiti ci ritroviamo ad azionare i tergicristalli al posto delle frecce e ad indicare la svolta a destra anzichè a sinistra. Dopo aver preso familiarità con i comandi, lasciamo Melbourne, direzione Cape Jervis. Il nostro percorso prevede partenza da Melbourne ed arrivo a Cape Jervis, percorrendo la Great Ocean Road. Questo viaggio, impossibile da fare in una volta sola, lo abbiamo spezzato con due soste: una a Port Campbell ed una a Victor Harbour. Entrambe le cittadine sono carine, ma, non capiamo come pur essendo estate alle otto di sera sia già tutto chiuso.
Nel percorrere la Great Ocean Road, incontriamo panorami bellissimi, fra cui: i Dodici Apostoli, London Bridge, The Arch, Lock Ard Gorge; animali quali: canguri, koala, emu, cavalli e tantissime mucche e pecore. La cosa che più ci colpisce è l’isolamento in cui vivono le persone che abitano nelle fattorie lungo la strada,in quanto, tra una fattoria e l’altra può esserci quando è poco dieci minuti di strada, i collegamenti con la città sono rappresentati solo dalla Great Ocean Road e strade laterali. Capiamo perchè, quando le persone vanno al supermercato fanno la spesa per tutto il mese, perchè non sarebbe possibile fare la spesa ogni giorno.
Il 27 gennaio, raggiungiamo Cape Jervis alle otto di mattina e dopo aver sbrigato le formalità per l’imbarco sul traghetto, alle nove partiamo alla volta di Kangaroo Island. Il viaggio dura 45 minuti, la giornata è soleggiata ed il mare è calmo questo rende il viaggio piacevole anche se il vento non permette di stare all’esterno. Arrivati a Kangaroo ci dirigiamo verso Emu Bay e American Rivers per vedere i pellicani, successivamente ci siamo diretti a Stokes Bay.
Il giorno successivo, 28 gennaio, andiamo al Flinders Chase National Park dove con 16 dollari abbiamo acquistato il pass per 2 giorni per visitare il parco. Abbiamo ammirato da vicino i Leoni Marini, le Otarie Orsine, vedendole non in una gabbia ma all’aperto nel loro habitat ; Kangaroo, Wallaby, Koala anche essi nel loro habitat. Siamo andati a Parndana presso il centro di recupero della fauna, ed anche qui abbiamo visto Kangaroo, Wallaby ed abbiamo potuto dargli da mangiare; koala, varie specie di uccelli, pellicani, pinguini, oche.
Il 29 gennaio al mattino ci attende un’escursione di 4 ore al Flinders Chase, immersi nella natura con 4 ore di cammino nei boschi, qui siamo circondati dal clima fresco e dal silenzio, che ci permette ancora una volta di ammirare nel loro habitat canguri e koala.Terminata la visita ci dirigiamo a Penneshaw dove alle 16.30 ci attende il traghetto per tornare sulla terra ferma. Sbarcati partiamo per Adelaide che purtroppo non abbiamo modo di visitare perchè siamo arrivati alle nove di sera ed il giorno dopo avevamo il volo per Alice Springs.
Il 30 gennaio atterrati ad Alice Springs, finalmente ci accoglie la vera estate australiana con circa 40 gradi.Presi i bagagli ci dirigiamo a prendere la vettura che ci condurrà alla scoperta del deserto australiano, il nostro 4 x 4 si dimostrerà un’essenziale compagno di viaggio, per attraversare i letti dei fiumi in secca.Alice Springs pur essendo la seconda città più popolosa del Territorio del Nord in Australia, alle sei di sera, muore con locali chiusi e pochissime persone in giro. Come città offre un carino punto panoramico in cima ad una collina, ma per il resto le attrazioni sono finite.
Il 31 gennaio partiamo alla scoperta dell’Outback, direzione Kings Canyon, qui impavidi percorriamo la Giles Road 100 km in puro stile 4X4… ragazzi che spettacolo! Strada deserta costeggiata da terra rossa che si estende a perdita d’occhio, macchie di bush verde e rigoglioso, mucche selvatiche, il sole con 40 gradi ed il silenzio più totale. Siamo soli per tutta la strada incontriamo solo un Road Train. Per questo motivo prima di affrontare il deserto, ricordatevi di fare rifornimento, controllare tutta la macchina, perchè nel deserto i telefoni non hanno copertura di rete quindi non potete chiamare il soccorso stradale, i vigili del fuoco, la polizia o l’ambulanza.
L’1 febbraio inizia ufficialmente la visita all’Outback. In questo primo giorno la visita riguarda il Kings Canyon. Questa antica formazione di ripide pareti di roccia rossa, che si erge al di sopra di una fitta foresta di palme, è un’importante area di conservazione e un rifugio per oltre 600 specie di piante e animali endemici australiani, in molti casi esclusivi della zona. Noi abbiamo fatto il percorso chiamato Kings Creek Walk, dove alla base del canyon, attraverso lussureggianti felci ed eucalipti siamo arrivati a una piattaforma dalla quale abbiamo ammirato le ripide pareti rocciose del canyon sopra di noi. Terminata la visita, ci siamo diretti verso Uluru. Ad Uluru, il viaggio deve essere fatto sia per ammirare il tramonto che l’alba. Noi dopo aver visto l’alba ( il 2 febbraio), ci siamo messi in marcia per percorrere il perimetro di Uluru , 10 km di camminata sotto il sole a 40 gradi, nel totale silenzio, se arrivate alla fine, nulla vi sembrerà più come prima.
Il 3 febbraio partiamo per Sydney, ultima tappa del nostro viaggio in Australia, dove ci siamo fermati 5 giorni. Per girare la città acquistate la OPAL CARD per i trasporti pubblici. La tessera permette di pagare solo per le fermate che fate, ricordatevi quindi di timbrare anche quando uscite dalla metropolitana e quando scendete dai bus, altrimenti pagherete come se aveste percorso da capolinea a capolinea. Sydney, si contende con Melbourne il titolo di città migliore, è la più popolosa città dell’Australia e dell’Oceania, nonché una delle più multiculturali del mondo. L’area attorno a Sydney fu abitata dagli aborigeni per decine di millenni. I primi coloni britannici arrivarono nel 1788 con il Capitano Arthur Phillip e fondarono la città come colonia penale. Dal momento in cui si smise di trasportarvi criminali, nel 1800 circa, Sydney divenne un centro culturale ed economico globale. Si affaccia su una baia, la Sydney Harbour, dove ci sono molti ristoranti e negozi, come il famoso Hard Rock Cafè. La baia è lunga 20 km dove sfocia il fiume Parramatta. La città ha la forma di un triangolo il cui lato maggiore è costituito dalle dorate surfing beaches. Ogni sabato sera ci sono i fuochi d’artificio. Durante il mese di dicembre ogni sera ci sono i fuochi d’artificio fino al grande spettacolo di Capodanno.
A Febbraio essendo il mese dell’amore ogni sera lungo le rive della baia si svolgono degli eventi diversi,con musica e balli che si concludono con il Gay Pride. A Sydney, dovete visitare l’Harbour Bridge e l’Opera House e se potete comprate anche i biglietti per assistere ad uno spettacolo. All’Opera House noi abbiamo visto l’opera del Barbiere di Siviglia. I prezzi dei biglietti sono molto più bassi rispetto all’Italia, inoltre ci siamo resi conto di come la nostra lingua sia ricca e del perchè le opere sono cantate in italiano. L’inglese rende molto poco e durante l’esecuzione, chi non era italiano seguiva i canti da uno schermo, ma credetemi, in inglese non c’è confronto si perde tutta l’interpretazione, la comicità, l’armonia del testo. Per nostra fortuna essendo cantata in italiano noi l’abbiamo potuta seguire e godere appieno.
L’Harbour Bridge, vi offre una bellissima vista sull’Opera House e per i più temerari è possibile anche salire fino in cima al ponte. Nei restanti giorni abbiamo visitato la residenza del governatore, Kirribilli, Bondi Beach, China Town. Lasciamo Sydney l’8 febbraio per partire per la terza ed ultima tappa del nostro viaggio.
L’ultima tappa del nostro viaggio di nozze, dall’8 al 13 febbraio abbiamo visitato la Nuova Caledonia. La Nuova Caledonia… alzi la mano chi l’ha mai sentita? Noi prima di questo viaggio ignoravamo la sua esistenza e dire che siamo in Francia come territorio… La Nuova Caledonia si trova a 3 ore di volo da Sydney ma è uno dei Territori d’oltremare della Francia, quindi pur essendo dall’altra parte del mondo è come essere in Francia. Il nostro volo in partenza da Sydney per Noumea, non parte benissimo, mentre eravamo in attesa di imbarcarci, arriva un avviso che il volo partirà in ritardo di 2 ore in quanto dobbiamo aspettare un volo proveniente da Londra, dove a bordo ci sono dei passeggeri che devono prendere il nostro stesso volo.
Il volo Sydney-Nouema è operato da Qantas per conto di Air Caledonie (compagnia aerea della Nuova Caledonia). Arrivati a Noumea in ritardo, cerchiamo l’agenzia viaggi Arc en Ciel, (l’agenzia a cui si appoggia Alpitour in Nuova Caledonia), che ci dovrà accompagnare all’aeroporto da cui partono i volo interni, fra cui il nostro per l’isola dei Pini. Il personale nonostante le 2 ore di ritardo del volo è tranquillo, prende i bagagli, ci consegnano i vari voucher e via partiamo per l’aeroporto interno. L’aeroporto in questione si chiama Magenta, dista circa 40 minuti da quello internazionale.
Entriamo e troviamo le saracinesche del check-in chiuse… NOTA BENE, sul blocchetto informativo che la nostra agenzia ci aveva fornito, c’era scritto che in Nuova Caledonia la lingua ufficiale è il francese, ma che l’inglese è parlato ovunque. Mi rivolgo al banco informazioni in inglese in modo tale che possa capire anche mio marito, la signora però mi risponde in francese dicendo che l’inglese non lo sa molto bene. Per fortuna io il francese lo so, quindi inizio a parlare in francese ed intanto traduco a mio marito (scopriremo infatti che l’inglese lo stanno imparando ma non è affatto parlato ovunque, per cui o sapete il francese o siete spacciati, in compenso visto l’ondata di turisti giapponesi che gli arriva, sanno il giapponese…). Spiego la situazione dicendo che dovevamo arrivare alle 11.40 ma che a causa di un ritardo, siamo arrivati ora (alle 15) e che dovremmo andare all’Isola dei Pini. La signora dell’Infopoint, ci rimanda alle impiegate della compagnia aerea, le quali molto candidamente, ci informano che l’aereo delle 13.00 (che avremmo dovuto prendere) ovviamente è partito, il prossimo volo è alle 18.10 ma è pieno, quindi dobbiamo aspettare il giorno dopo. Mio marito inizia a imprecare, io devo stare calma per non mandarli a quel paese, gli rispiego quello che avevo detto alla signora dell’ infopoint, facendogli capire, che abbiamo perso l’aereo per un ritardo di un altro aereo, loro scuotono la testa e ci dicono che non è un problema loro, da loro funziona che da Noumea, partono per le isole 3 voli al giorno (mattino primo pomeriggio e sera), finiti quelli basta. Gli spiego che noi abbiamo la prenotazione all’isola dei pini e che quindi l’idea di rimanere 1 notte a Noumea perdendo i soldi, non esiste! Ci propongono allora di pagare 2500 franchi, per venire messi in lista d’attesa per il volo delle 18.10, il che significa che, dato che loro per i voli interni non hanno una lista passeggeri, funziona che tu ti rechi in aeroporto e se c’è posto per dove vuoi andare ti imbarchi e vai, altrimenti torni a casa. Dobbiamo infatti aspettare le 17.40 quando verrà chiuso il check-in , a quel punto scopriremo se sull’aereo delle 18.10 ci sono o meno 2 posi liberi e nel caso non dovessero esserci, la compagnia a sue spese, ci metterebbe in un hotel a Noumea e partiremmo il mattino successivo con il primo volo.
Mentre siamo in attesa di sapere se possiamo partire o meno, cerchiamo di contattare l’assistenza di Alpitour, già peccato che sempre nel blocchetto informativo che ci hanno dato, hanno omesso di scrivere che, in quella parte del mondo i nostri telefoni non hanno copertura di rete (3 e Vodafone infatti non hanno copertura), ergo i telefoni sono TOTALMENTE INUTILIZZABILI, chiediamo se c’è una cabina del telefono, la cabina c’è, ma l’edicola dell’aeroporto non vende la tessera telefonica (la commessa dice, sa signora ormai abbiamo tutti il telefonino…). Va bene, ci sediamo e aspettiamo… chiedo intanto di contattare i simpaticoni di Arc en Ciel, in modo che si attivino per fare qualcosa. Ora non so se sia stata per la telefonata o per una botta di fortuna, sta di fatto che sul volo delle 18.10 c’erano 2 posti, ci dirigiamo a fare il check-in e qui scopriamo l’ennesima piccola informazione omessa da parte di Alpitour.
Per i voli interni il baglio a mano deve pesare massimo 3 kg e come dimensioni deve essere 45 X 30 X 20, quindi i bagagli a mano che tutti abbiamo non vanno bene, sono troppo grandi, ecco spiegato il motivo per cui vedevamo che i vari passeggeri avessero come bagaglio a mano la borsa della spesa del Carrefour. I nostri bagagli vengono così imbarcati in stiva ed ovviamente dobbiamo tirar fuori altri soldi, perchè pesano 9 kg l’uno. Partiamo finalmente, l’aereo è un aereo ad elica che vola a vista, questo volo ci permette di ammirare il paesaggio stupendo della Nuova Caledonia, mentre ci gustiamo il primo tramonto. Dopo mezz’ora di volo, arriviamo all’isola dei Pini, ci attende l’autista del nostro Resort e via si va. Il nostro resort è L’Oure Tera, è un 4 stelle. Le sistemazioni sono dei bungalow, immersi nel verde, la nostra camera è spaziosa, pulita, con aria condizionata, 2 lavandini, vasca con doccino, wc ma niente bidet. La struttura ha 2 ristoranti, uno in riva alla spiaggia dove vengono serviti la colazione ed il pranzo, uno più interno dove viene servita la cena. C’è un bar aperto fino le 21.00, la piscina, e per gli ospiti c’è il noleggio gratuito delle attrezzature, per fare snorkeling, canoa, kayak. La baia davanti la struttura è quella di Kanoumera e percorrendola con una camminata di circa 20 minuti si arriva alla baia gemella di Kuto, entrambe le baie hanno sabbia finissima e il mare è ricco di coralli e pesci. L’acqua del mare è un brodo 27 gradi, dai colori cristallini (stile Maldive). Dopo le 3 settimane passate in Australia, finalmente ci risolleviamo dal punto di vista della cucina, essendo appunto francesi, la cucina è quella francese. Finalmente i nostri palati tornano a sentire il cibo, il cibo sa di nuovo di qualcosa, pesce e carne sono buonissimi, le verdure anche, i dolci sono davvero buoni. La nostra formula prevede la pensione completa quindi a pranzo abbiamo 2 portate (piatto principale e dolce) la sera 3 portate antipasto, piatto principale e dolce) , nella formula il bere è escluso, alla fine fra acqua, vino e birra spenderemo 200 euro.
La Nuova Caledonia era la nostra meta di puro relax, per riprenderci dalle fatiche australiane, però pur avendo a disposizione una baia molto bella, abbiamo deciso di girare l’isola, del resto anche in Nuova Caledonia è difficile che ci ritorneremo. Decidiamo di noleggiare lo scooter ed andare a fare un giro al mercato che la guida dice essere caratteristico. Lo scooter che ci viene dato è un 50ino, quindi immaginatevi un paesaggio di mare stile Liguria, con strade sali e scendi più o meno ripide. Il cinquantino arranca ma alla fine raggiungiamo il mercato, che va beh, lasciamo perdere… preleviamo i soldi che ci servono per pagare il noleggio e torniamo in struttura, qui ci rendiamo conto di come manchi il senso del turismo, le attrazioni ci sono, in fin dei conti la Nuova Caledonia è anch’essa un ex bagno penale della Francia, quindi un minimo di storie/chiese ecc le ha, però non c’è interesse a valorizzarle nel modo giusto. Manca ad esempio la segnaletica o meglio c’è ma è molto dispersiva, quindi visitare da soli l’isola diventa difficoltoso. Decidiamo così di affidarci all’hotel per fare un’escursione il giorno dopo, che ci porterà alla scoperta della Baia d’Oro; ecco anche qui gli manca la voglia di valorizzare questo aspetto. In teoria una escursione prevede che ci sia una guida che ti accompagna in quel determinato posto e te lo fa scoprire, qui invece si limitano al primo punto, ovvero ci hanno accompagnato all’ingresso di questa sorta di parco naturale e ciao, vi veniamo a riprendere alle 15.00. Paghiamo l’ingresso e chiediamo dove sia la Baia d’Oro, l’indicazione che riceviamo è un semplice “di là”, che si tramuterà nel dover guadare un fiume per fortuna non pienissimo (l’acqua ci arrivava alle caviglie), camminare senza una metà sperando di aver imbroccato il sentiero giusto, e ritrovarci alle cosiddette piscine naturali. La Baia d’Oro non la vedremo, perchè come se fossimo degli esploratori, ci siamo fermati a poca distanza dal punto esatto dov’era situata la Baia, ma non essendoci indicazioni, non ci siamo avventurati, più di tanto nel letto del fiume ma ci siam fermati alle piscine naturali. La Piscina Naturale, come suggerisce il nome, è una vasca di acqua marina, circondata da migliaia di alti pini colonnari che rendono il paesaggio davvero suggestivo. Con una maschera si possono fare bagni indimenticabili ed osservare pesci e coralli. Alle 15.00 ci vengono a prendere e rientriamo in struttura.
Il giorno dopo è il nostro ultimo giorno sull’isola, il rientro a Noumea va liscio, pur dovendo pagare ancora la questione dei bagagli a mano. A Noumea ci fermiamo solo il 13 febbraio, quindi vediamo poco, ma comunque è paragonabile ad una nostra cittadina di mare come che so una Varazze.
Il 13 è il giorno del rientro, ed ovviamente non poteva non esserci l’ultimo disguido ad opera di Arc en Ciel/Alpitour. Siamo nella hall ad aspettare la navetta che ci deve portare in aeroporto che dista circa 1 ora dall’hotel. L’appuntamento è per le 9.50. noi dobbiamo essere in aeroporto 90 minuti prima quindi alle 11.00. Alle 10.00 la navetta non si vede ancora… Avendo il wi-fi, tramite skype chiamiamo Arc en Ciel e gli chiediamo dove fosse la navetta, ci rispondo che arriverà e di stare tranquilli, gli facciamo presente che dobbiamo essere in aeroporto per le 11 e che c’è 1 ora di strada per l’aeroporto, ma a loro non interessa , va tutto bene così…La navetta ( un pullman turistico da 50 posti su cui eravamo su in 6 persone, ottimo esempio di gestione ottimale delle risorse) arriverà alle 10.15, ed ovviamente arriveremo tardi in aeroporto.
Per fortuna Qantas non fa storie (avrebbe potuto rifiutarci l’imbraco dei bagli) e così può iniziare il nostro viaggio di ben 23 ore per l’Italia con scalo a Sydney dove soggiorneremo la notte del 13 sul 14 ed il 14 da Sydney partiremo per Dubai per poi arrivare a Milano.