Viaggio di nozze tra ghiaccio,vulcani e..pecore!

Il nostro viaggio inizia a Gennaio 2009 quando decidiamo di scegliere la meta per il nostro viaggio di nozze. L’organizzazione spetta a me e,da appassionato del nord europa, non ho dubbi su cosa scegliere: Islanda!! Approfittando della svalutazione della moneta islandese i prezzi sono decisamente abbordabili (costa poco più che l’Italia) e...
Scritto da: tintinny
viaggio di nozze tra ghiaccio,vulcani e..pecore!
Partenza il: 08/08/2009
Ritorno il: 17/08/2009
Viaggiatori: in coppia
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Il nostro viaggio inizia a Gennaio 2009 quando decidiamo di scegliere la meta per il nostro viaggio di nozze. L’organizzazione spetta a me e,da appassionato del nord europa, non ho dubbi su cosa scegliere: Islanda!! Approfittando della svalutazione della moneta islandese i prezzi sono decisamente abbordabili (costa poco più che l’Italia) e inizio a studiare il percorso. Visto il tempo a disposizione (10 giorni) e la voglia di fare un viaggio che non consista in sveglie all’alba per percorrere tutti i chilometri previsti decidiamo di non coprire tutto il perimetro dell’isola ma di limitarci alla zona sud, in pratica da Reykjavik a Höfn e ritorno. Dopo aver consultato attentamente guide (ottima la Lonely Planet anche se i prezzi riportati sono spesso decisamente più bassi di quelli attuali) e siti internet scegliamo un itinerario con tappe di circa 200 chilometri al giorno. In genere partivamo verso le nove e mezza del mattino e arrivavamo nel luogo del pernottamento tra le cinque e le sei di pomeriggio. Le tappe rilassate ci hanno permesso non dovere correre da un luogo all’altro dedicando tempo a tutto quello che più ci interessava. Prenotiamo tutto via internet, fattorie, guesthouse, alberghi e appartamenti, proveremo tutte le soluzioni disponibili. La scelta della macchina cade su una Fiat Grande Punto della compagnia Geysir ( 690 euro per una settimana con la comodissima opzione del ritiro e consegna presso qualsiasi albergo/guesthouse di Reykjavik), visto che non abbiamo intenzione di avventurarci nelle piste interne non ha alcun senso noleggiare un fuoristrada. Consiglio a tutti di guardare bene le tariffe di noleggio, non tutte le compagnie includono l’opzione super CDW che riduce notevolmente la franchigia in caso di incidente, fate molta attenzione perché è piuttosto costosa e, almeno secondo me, necessaria per viaggiare tranquillamente, così come l’assicurazione aggiuntiva che copre i danni causati da sassi, molto importante se prevedete di fare qualche sterrato. Alcune considerazioni generali: -le strade pricipali (ring road, la zona di Geysir e Gulfoss e le strade che portano ai paesi principali) sono asfaltate e in ottime condizioni, gli sterrati possono essere molto tranquilli o un po’ più sconnessi (come quello che porta a Dyrhòlaey), le piste interne sono impraticabili per macchine normali e comunque, anche se noleggiate un fuoristrada, richiedono notevole abilità di guida. -Il clima è generalmente fresco, noi abbiamo sempre trovato tra i 10 e i 15 gradi, l’escursione termica tra giorno ( il sole tramontava verso le 22 e 30) e notte è minima, le condizioni climatiche variano spessissimo, in poche ore si passa dal sole alla pioggia con estrema facilità. -L’abbigliamento deve necessariamente tenere conto del clima quindi giacca a vento, maglione, cappuccio (spesso il vento rende inutile l’ombrello), scarponi e copripantaloni impermeabili (costano poco e sono utilissimi!) -I sentieri e le escursioni principali sono piuttosto facili, tenete però presente che anche nei punti più scivolosi o impervi non c’è alcuna protezione, un po’ di attenzione a dove si mette i piedi è doverosa. -I prezzi sono poco più alti che in Italia, noi abbiamo sempre pranzato al sacco comprando pane e insaccati al supermercato e cenato al ristorante. Una cena con antipasto (generalmente una zuppa di pesce o di verdure) e piatto principale bevendo acqua costa dai 30 ai 40 euro a testa. -Il livello delle guesthouse e delle fattorie è molto elevato, noi abbiamo voluto trattarci bene e abbiamo scelto sempre stanze con bagno privato. Il prezzo (spesso comprensivo di colazione) è intorno ai 50 euro a testa, per gli alberghi la cifra è simile. Alcune fattorie preparano anche la cena, approfittatene per provare la cucina casalinga islandese anche se il prezzo è pari a quello di un ristorante! -A proposito di cibo, la cucina islandese è ottima, pesce e carne di prima qualità, spesso i piatti sono estremamente raffinati e curati anche nella presentazione. Da non perdere lo skyr, una via di mezzo tra yogurt e formaggio, molto leggero e gustosissimo. Se siete golosi buttatevi sulle ipercaloriche torte, sono tutte squisite, l’influenza danese è davvero evidente su questo aspetto. -Gli islandesi sono assolutamente cordiali e disponibili in caso di necessità, l’inglese è parlato molto bene praticamente da tutti gli abitanti dell’isola.

Sabato 8 Agosto Partiamo con volo diretto Milano-Keflavik della compagnia Icelandair ( circa 360 euro a testa a/r) alle 16.50 dall’aereoportodella Malpensa, in circa quattro ore arriviamo in Islanda. All’uscita dall’aereoporto ci attendono circa 13 gradi, cielo coperto e una leggera pioggia, un bel cambiamento rispetto al caldo soffocante della partenza!. Appena ritirati i bagagli troviamo il taxi prenotato dall’italia che ci porta in una quarantina di minuti nel centro di Rejkyavik. Subito ci appare un panorama desolato fatto di campi lavici ricoperti di muschio, l’impressione è di trovarsi quasi in un altro mondo. La sistemazione per le prime due notte in città è un appartamentino (dell’agenzia Apartment K) in Hverfisgata, proprio di fronte alla casa della cultura di Reykjavik. L’appartamento è modenissimo,confortevole e centralissimo, dotato di cucina e balconcino con vista sul porto. Apriamo il rubinetto dell’acqua calda e abbiamo il primo impatto con la natura vulcanica dell’isola: l’acqua calda odora di zolfo, odore a cui presto faremo l’abitudine. Sono circa le 21 ora islandese e usciamo a fare due passi e mangiare qualcosa. Siamo proprio dietro la via principale della città, Laugavegur, piena di negozi, locali e ristoranti, è il giorno del gay-pride e troviamo molte persone vestite con colori sgargianti a contrastare il grigio del cielo. Ceniamo al ristorante Lystin, piccolo ed accogliente.Prendiamo due ottime trote spendendo circa 9000kr, più o meno 50 euro in due,un po’ caro per una portata sola ma sapevamo che l’Islanda non è paese adatto al risparmio. Sazi ma stanchi andiamo a letto e scopriamo che la posizione centrale del nostro appartamento ha qualche lato negativo, perlomeno durante il week-end, veniamo infatti svegliati più volte dai rumori dei ragazzi in giro per le strade fino al mattino per il cosiddetto Runtur. Questo giro alcolico dei locali della capitale da mezzanotte fino alle sei-sette del mattino coinvolge decine di ragazzi sempre più ubriachi che, barcollanti, si riversano rumorosamente nelle strade, tutto molto rumoroso ma assolutamente innocuo, l’unico rischio è di essere coinvolti nei bagordi, il che richiede una buona resistenza all’alcool!! Domenica 9 Agosto La domenica è dedicata alla visita della città, la capitale islandese è piccolina e si gira comodamente a piedi,iniziamo andando a vedere la grande cattedrale Hallgrìmskirkja la cui enorme facciata è purtroppo incerottata dalle impalcalture,tentiamo di entrare ma è in corso la messa e i turisti vengono lasciati fuori fino alla fine della funzione. Un po’ delusi ci consoliamo con un giretto nelle graziose vie circostanti e con qualche foto al monumento a Leif Eriksson, lo scopritore dell’America. Ci spostiamo verso il laghetto Tjörnin bellissimo e popolato da centinaia di uccelli e papere che vengono rifocillati dai turisti e dagli abitanti della città, sulle sue rive sorge il modernissimo municipio della città, una costruzione molto particolare che però non ci entusiasma. Ci concediamo una breve pausa pranzo allo Svarta Kaffið, questo locale è spesso citato per la sua ottima zuppa servita in ciotole fatte di pane, io suggerisco di non perdersi la torta di mele fatta in casa con pinoli e cannella,una delizia assoluta (come la maggior parte dei dolci che si trovano nei caffè e nelle pasticcerie islandesi,un paradiso per i golosi come me). Il pomeriggio ci spostiamo dal centro verso la zona di Laugardalug, la pioggia ci convince a non fermarci nella grande piscina (con annessa spa) all’aperto e passeggiamo per l’enorme parco in compagnia di diverse coppie che portano a spasso i loro bambini. Entriamo nello zoo della città, nulla di entusiasmante (pecore, cavalli ma persino maiali e mucche!) se non per alcune bellissime volpi artiche e una vasca con cinque foche stupende che nuotano e giocano quasi mettendosi in posa per i curiosi visitatori. Malgrado la loro bellezza non possiamo non essere dispiaciuti nel veder questi animali costretti in recinti decisamente piccoli e poco adatti alle loro dimensioni. Adiacente allo zoo il giardino botanico, molto più bello e adattissimo per una piacevole passeggiata nel verde, anche qui non mancano laghetti popolati da papere. Ritorniamo in zona centro con l’autobus (attenzione, il biglietto costa 280 kr e bisogna avere le monete contate o prendere i biglietti prima ,il conducente non da’ resto e sul bus non c’è carta di credito), dopo una doccia ceniamo nuovamente allo Svarta Kaffið e, dopo un breve giretto per le vie del centro, andiamo verso casa, la giornata di domani sarà impegnativa. Lunedì 10 Agosto Ritirata la nostra macchina , partiamo per il nostro itinerario lungo l’isola. Immediatamente usciti dalla capitale la presenza dell’uomo quasi scompare lasciando il posto a campi di lava ricoperti di muschio tra i quali emergono diverse fumarole di sorgenti calde. La prima sorpresa è proprio il verde che ci circonda, mi aspettavo un paesaggio dominato dal nero della lava invece il muschio onnipresente addolcisce il panorama. Arrivati a Selfoss ci dirigiamo verso Geysir dove visitiamo la zona che può essere considerata il simbolo dell’Islanda, un comodo sentiero si snoda tra fumarole e pozze d’acqua bollente. Vediamo il famoso Strokkur, il geyser che esplode con regolarità svizzera offrendo uno spettacolare getto alto una trentina di metri, nelle vicinanze la pozza turchese chiamata Blesi e il vecchio gigante Geyser, ormai inattivo ma ancora fumante ,ci avviciniamo prudenti confidando nel suo sonno, le sue esplosioni raggiungevano infatti gli ottanta metri di altezza. Gironzoliamo per un’oretta in questo ambiente surreale per poi spostarci di poche chilometri e arrivare a Gullfoss, la splendida cascata oggetto di migliaia di fotografie e una delle attrazioni più visitate. La sua fama è indubbiamente meritata, lo spettacolo dell’enorme massa d’acqua che si riversa in un piccolo canyon è straordinario, tramite un sentiero si arriva proprio a fianco del primo dei due salti della cascata, il rumore è assordante e la sensazione di potenza offerta dalla natura è impressionante. Da notare che in tutti questi luoghi non c’è quasi nessuna protezione per i visitatori, il buonsenso è fondamentale per non cacciarsi nei guai visto che i percorsi spesso sono resi scivolosi dalle acque e, nel caso delle aree geotermiche, le pozze bollenti sono spesso sono coperte solo da croste sottilisime di terreno. Ritorniamo verso Selfoss e ci fermiamo alcuni minuti a Kerið, un cratere rossastro sul cui fondo si è formato un laghetto dalle acqu verdognole, molto suggestivo. Pernottamento a Hella presso la fattoria Hestheimar,consigliatissima per la cordialità dei proprietari, le belle camere e la possibilità di fare un’escursione nella bellissima campagna circostante su uno dei simpatici cavalli allevati nella fattoria. Ci concediamo anche un bagno nella vasca riscaldata in cortile, un po’ strano fare il bagno all’aperto con 15 gradi di temperatura ma l’esperienzaè assolutamente piacevole e rilassante. Dalla fattoria si ha anche una bella veduta dell’Hekla, uno dei vulcani più famosi d’Islanda, che sembra sorvegliare minaccioso il territorio. Ceniamo alla fattoria con zuppa di verdure e pasticcio di pesce verdure e formaggio, tutto buonissimo. Persino mia moglie, piuttosto diffidente sul cibo che non conosce, si lascia conquistare dalla cucina islandese, una piacevolissima scoperta! Martedì 11 Agosto Da Hella ci dirigiamo verso est lungo la ring Road, dopo pochi chilometri vediamo la bella cascata di Seljalandsfoss con un sentiero molto sdrucciolevole che permette di passare proprio dietro il muro d’acqua che cade dalle rocce. Come in tutti i siti turistici c’è abbastanza gente ma mai si può parlare di affollamento, almeno secondo i nostri standard. Pausa pranzo nel piccolissimo villaggio di Skogar, un microscopico aggregato di case che però racchiude due chicche: l’imponente cascata di Skogafoss e un bellissimo museo del folklore dove è stato ricostruito un antico villaggio con le tipiche case col tetto in torba. Visitiamo curiosi le casette restando stupiti per le piccole dimensioni al loro interno e per la cura dei dettagli con cui sono state ricreate, all’interno del museo troviamo anche il proprietario, un arzillo vecchietto, che canta qualche canzone popolare accompagnandosi con un curioso strumento monocorda. Ripartiamo alla volta di Vik dove ammiriamo l’enorme spiaggia nera e i tre faraglioni che secondo la leggenda sono troll sorpresi dalla luce del sole e trasformati in pietra. Da Vik si ha una bella visione del ghiacciaio Myrdalsjokull, sotto il qule riposa il vulcano Katla. Il pensiero che un eruzione (molto prossima ad avvenire secondo gli esperti) possa sciogliere parte del ghiacciaio e provocare una gigantesca inondazione che andrà a sommergere la cittadina lascia un po’ di inquieti, il paesaggio è idilliaco ma, come succede spesso in quest’isola, la furia della natura non esita a scatenarsi stravolgendolo. Da Vik ci muoviamo verso est e attraversiamo il Myrdalssandur, enorme distesa di sabbia lavica attraversata dai torrenti glaciali. Complice la pioggerellina il paesaggio diventa improvvisamente spettrale, chi è familiare con il Signore degli Anelli non faticherà a ritrovare in questa desolata landa la tolkieniana descrizione di Mordor, la terra nera. Non stupisce che in islanda abbondino le leggende su spettri e entità sovrannaturali, posti come questo mettono i brividi tutt’oggi, posso solo immaginare cosa volesse dire attraversarli a piedi prima della costruzione della Ring Road. La strada corre per decine di chilometri per questo deserto senza che si veda una casa, l’unica traccia della presenza umana è proprio la lingua d’asfalto della Ring Road. Dopo questo deserto il piccolissimo villaggio di Kirkjubæjarklaustur, circondato da verdi montagne appare quantomai accogliente. Alloggiamo all’Hotel Klaustur, comodo ma alquanto impersonale e ci concediamo una passeggiata prima di cena, questo piccolo paese ha infatti diversi punti di interesse. Visitiamo la piccola chiesa sede del “sermone di fuoco”, dove il pastore del villaggio durante l’eruzione del vulcano Laki del 1783 tenne una predica ai suoi fedeli mentre la lava stava per sommergere il paese, a quanto si dice finita la predica il flusso di fuoco si arrstò proprio alle porte del villaggio. Proprio a fianco all’albergo c’è il monumento (molto lugubre per la verità) alle due monache che vennero uccise in questo paese perché accusate di vari crimini blasfemi. Ceniamo nel ristorante dell’Hotel con zuppa (antipasto onnipresente in tutti i ristoranti), un ottima carne di manzo e degli scampi (considerati come aragosta dagli islandesi), assaggiamo anche un ottimo dolce a base di Skyr, l’ottimo yogurt islandese di cui ci siamo davvero innamorati!! Mercoledì 12 Agosto Dopo aver fatto acquisti al supermercato locale partiamo e subito arriviamo a Foss à Siðu, un’altra piccola ma splendida cascata di cui avevamo letto la perticolarità che le sue acque, in giornate molto ventose, possono risalire la cascata in direzione opposta al normale. Il vento è assente (fortunatamente durante la nostra permanenza in Islanda non abbiamo mai incontrato venti pericolarmente fastidiosi) quindi ci accontentiamo di vedere l’acqua scendere seguendo la forza di gravità. Abbandoniamo i dintorni verdeggianti di Kirkjubæjarklaustur e ci inoltriamo nello Skeiðaràsandur, un’altra distesa desertica nerissima e abbandonata, più grande e impressionante del Myrdalssandur, attraversiamo diversi ponti a singola corsia che scavalcano i torrenti che scendono dai vicini ghiacciai. Appaiono le lingue di ghiaccio dell’immenso Vatnajökull, anche questo gigantesco ghiacciaio nasconde un vulcano attivo, il Grimsvötn, i segni delle inondazioni causate dalle sue eruzioni (o Jökulhlaup, come vengono definite dagli islandesi)sono molto evidenti. I resti di un ponte distrutto nel 1996 sono una dimostrazione della potenza devastante di questi fenomeni, avevo letto molte notizie su questo argomento prima di partire ma la visione degli effetti di questi eventi è assolutamente straordinaria. Per quanto sia desertico e inquietante questo lungo tratto di strada è assolutamente splendido, mano a mano che ci si avvicina al ghiacciaio l’aria diventa più pungente e ci sente sempre più piccoli e insignificanti di fronte a questo spettacolo della natura. Le lingue di ghiaccio diventano mano a mano più grandi e iniziamo a renderci conto dell’immensità di questo mare di ghiaccio in cui stiamo per addentrarci. Arriviamo a Skaftafell, dove troviamo un accogliente centro visitatori, un campeggio e parecchi turisti. Fortunatamente l’area è talmente ampia e il numero di possibili escursioni così elevato che non si rischia di trovare i sentieri troppo affollati. Visto il tempo non eccezionale (pioviggina e le nuvole non promettono nulla di buono), optiamo per il sentiero più breve e raggiungiamo in circa 40 minuti il ghiacciaio Skaftafellsjökull, il cui fronte grigiastro è facilmente raggiungibile attraversando una pietraia alla fine del sentiero. Qui il paesaggio è, ancora una volta, splendido, circondati da monti e ghiacciai ci si trova in mezzo a laghetti formati dallo scioglimento dei ghiacci e di fronte ad una immensa massa di ghiaccio da cui scende un vento gelido (questa è stata l’unica occasione in cui il freddo si è fatto sentire). Lasciato Skaftafell la strada scivola tra colline sempre più verdeggianti (il deserto nero di pochi chilometri prima sembra infinitamente lontano) tra i cui prati pascolano centinaia di pecore, alcune delle quali attraversano con grande tranquillità la statale, investire uno di questi animali è forse il pericolo principale che si corre in Islanda! In questo splendido tratto di strada le lingue di ghiaccio del Vatnajökull da un lato e l’oceano Atlantico dall’altro ci accompagnano fino a che, quasi improvvisamente, compare la tanto attesa Jökulsàrlòn. Questo luogo, uno dei più famosi dell’isola, non è altro che un immenso cimitero di ghiaccio, qui infatti il ghiacciaio Breiðamerkurjökull termina direttamente in mare, centinaia di iceberg si distaccano dal fronte glaciale e si ammassano in questa laguna, impiegando alcuni anni per uscire in mare aperto. Siamo abbastanza fortunati da arrivare qui con il sole, uno spettacolo indescrivibile con blocchi di ghiaccio enormi che riempiono la laguna con lo sfondo di un immenso ghiacciaio, tra gli iceberg vediamo anche alcune foche che nuotano, quasi incuranti dei numerosi turisti che le osservano. Ci uniamo all’ecursione su mezzo anfibio attraverso i ghiacci, costosetta (2800 kr a testa) ma ne vale davvero la pena, una guida spiega l’origine della laguna e i motivi che tendono a farla diventare sempre più grande (l’acqua salata tende a far ritirare molto rapidamente il ghiacciaio con conseguente espansione della laguna), da notare che mentre tutti noi eravamo in giacca a vento e berretta in testa (nonostante il sole la temperatura tra i ghiacci è comunque piuttosto bassa) la guida era tranquillamente in mezze maniche, godendosi il sole mentre la barca si intrufolava tra i blocchi di ghiaccio. Arriviamo nei pressi di Höfn per pernottare alla fattoria Arnanes, in un accogliente cottage. Ceniamo con merluzzo e un ottimo piatto di agnello al ristorante della fattoria. Mentre ceniamo molti turisti entrano per chiedere se è possibile pernottare ma non solo nella nostra fattoria non c’è posto, la cordiale proprietaria li informa che anche nelle fattorie limitrofe i posti sono già prenotati, i poveretti si trovano quindi costretti a affrontare decine di chilometri per trovare un posto per dormire! Giovedì 13 Agosto Raggiungiamo Höfn per rifornirci al supermercato e ci aggiungiamo a tornare verso Reykjavik. La tappa di oggi è la più lunga (330 km circa) e ripassiamo ancora dai luoghi visitati il giorno precedente, stavolta accompagnati da pioggia battente che non ci lascia fino a Vik. Qui ci fermiamo a fare acquisti presso un negozio che produce svariati articoli in lana, inutile dire che maglioni, guanti e quant’altro sono bellissimi e,grazie alla corona debole, i prezzi accessibili. Decidiamo di approfittare del sole per deviare verso il promontorio di Dyrhòlaey, i cinque chilometri sterrati per raggiungerlo non sono il massimo ma con un po’ di attenzione raggiungiamo questo altopiano roccioso a picco sul mare. La vista è splendida, chilometri di spiaggia nera e centinaia di uccelli sulle scogliere e in mare, riusciamo anche a vedere alcuni pulcinella di mare in acqua, tanto goffi sulla terra quanto eleganti in mare. Pernottiamo poco dopo Skogar all’Hotel Anna, una delle sistemazioni migliori della nostra vacanza. La stanza è enorme e arredata in stile country, ceniamo nella bianchissima sala da pranzo con salmone in salsa di mango…squisito!! Venerdì 14 Agosto Oggi facciamo ritorno nella capitale, lungo la strada facciamo una deviazione per raggiungere Stokkseyri, piccolo villaggio sul litorale. Seguiamo i consigli della guida e andiamo al piccolo zoo che si rivela una cocente delusione, i recinti sono quasi tutti vuoti fatta eccezione per qualche capra, sembra quasi che questo luogo sia stato abbandonato a se stesso. Non perdiamo altro tempo e andiamo a vedere il centro dei fantasmi dove visitiamo la piccola ma interessante esposizione sui troll e il popolo nascosto degli elfi. Non soddisfatti entriamo nel museo dei fantasmi, 24 stanze buie e cupe con una guida audio che racconta storie di fantasmi…non voglio rovinare la sorpresa ad altri ma sappiate che alle settima stanza noi siamo scappati fuori a gambe levate in preda al terrore…assolutamente da evitare per chi è debole di cuore!! Dopo esserci ripresi dallo spavento ci rimettiamo in viaggio e ci dirigiamo a Þingvellir, storica sede del primo parlamento islandese nonché il punto in cui è possibile osservare in superficie la separazione tra la zolla tettonica europea e quella nord-americana. Questa spaccatura compare nella forma di veri e proprio canyon all’interno dei quali si snodano vari sentieri. Il sentiero che si snoda tra le fenditure è piacevole e facciamo un bella passeggiata fermandoci spesso a osservare lo splendido panorama, in lontananza si vedono le desolate distese dell’interno, gli spazi si dilatano e l’occhio si perde in questi spazi così vasti. Riprendiamo la strada e ci dirigiamo verso Reykjavik, la tangenziale della città ci sembra un inferno dopo questi giorni passati incontrando pochissimo traffico e vedendo più pecore che uomini!! Raggiungiamo il centro città e la nostra Guesthouse Butterfly, piacevole e a due passi da Ingolfstòrg, piazza centralissima della città. Altro vantaggio della nostra sistemazione è la sua posizione molto centrale ma in una via tranquilla, dettaglio da non sottovalutare nel chiassoso fine settimana della città. Molto stanchi ceniamo al ristorante Hornið, sempre a base di agnello e salmone, per poi buttarci a letto. Sabato 15 Agosto Oggi giornata di riposo che dedichiamo a passeggiare nelle vie del centro fermandoci spesso nei numerossimi negozi a comprare regali vari. Da buon goloso approfitto volentieri delle caffetterie per mangiare qualche fetta di torta, non sono in grado di consigliare un locale in particolare visto che ovunque si trovano dolci deliziosi!! Colpito dalla descrizione della guida convinco mia moglie a visitare l’esposizione Reykjavik 871 +/- 2 che espone lo scavo di una casa vichinga originale arrichendola con animazioni digitali che riproducono la vita degli abitanti dell’epoca, idea carina ma sinceramente mi aspettavo qualcosa di più coinvolgente. Il tradizionale museo di Skogar è infinitamente più interessante! Una rapida visita al grazioso porto della città dove sono ormeggiate le vecchie baleniere, ormai arrugginite e in disarmo, riconoscibili per la grande H stampata sullo scafo (Hvalur è la traduzione islandese di balena). Proprio di fronte alle baleniere sono ormeggiati i che portano in mare i turisti per il whale-watching, un bel paradosso! Noi abbiamo rinunciato a malincuore all’escursione marina in quanto temevamo il mal di mare, abbastanza frequente in queste escursioni viste le condizioni climatiche spesso non ottimali. Domenica 16 Agosto Dopo aver passato la mattina a passeggio ci dirigiamo alla Laguna Blu, pubblicizzatissima su tutte le guide e le riviste che si vedono in città. In meno di un’ora arriviamo in questa pozza tra campi immensi di lava, il contrasto tra il nero circostante e il blu acceso dell’acqua è molto spettacolore. I visitatori sono molti (è domenica) ma la laguna è grande e l’organizzazione è ottima, in pieno stile nordico, vi assicuro che andare in una piscina nostrana una domenica d’estate è infinitamente peggio!! L’ingresso è costoso (23 euro) e veniamo forniti di braccialetto elettronico per chiudere l’armadietto dello spogliatoio, dopo aver fatto una doccia rigorsamente senza costume, come impongono le regole islandesi, entriamo nell’acqua fumante. La fama della laguna è meritata, l’acqua calda e ricchissima di minerali lascia un patina grigiasra sulla pelle rendendola davvero morbida, peccato che l’effetto sui capelli sia devastante, preparate chili di balsamo! E’ possibile approfittare liberamente anche di una sauna (105 gradi!) e di un bagno di vapore, agli angoli della laguna si trovano delle pozze con del fango di silice che si può applicare sul viso per rivitalizzare la pelle, le persone in mezzo al vapore con addoso questa maschera biancastra appaiono come dei fantasmi! Indubbiamente un bel posto, peccato che sia talmente pubblicizzato da deludere un po’ le aspettative, vale comunque la pena andarci per un esperienza sicuramente irripetibile. Ritorniamo a Reykjavik e decidiamo andare in uno degli eleganti ristoranti del centro, è l’ultima sera e decidiamo di festeggiare. Scegliamo il ristorante Fjalakötturinn dove mangiamo piatti raffinati e gustosi (carpaccio di copda di rospo, gamberetti in salsa di mango,merluzzo e una delizionsa mousse di skyr), ci concediamo anche il lusso di una bottiglia di vino, bevanda davvero costosa in Islanda e spendiamo circa 70 euro a testa, sicuramente parecchio ma è la fine della nostra luna di miele! Lunedì 17 Agosto Dopo avere fatto gli ultimi acqusti e recuperato il Tax Refund (su tutti gli acquisti superiori alle 4000 kr è possibile chiedere il rimborso dell’IVA che viene pagato in contanti o con accredito sulla carta di credito in un ufficio a Lækjartorg) facciamo le valigie e prendiamo un taxi per andare verso l’aereoporto di Keflavik. A malincuore salutiamo l’Islanda e ritorniamo a casa, scesi dall’aereo veniamo accolti da un’opprimente cappa di calore ed afa che ci dà il benvenuto in Italia. Sicuramente l’Islanda è una meta ancora costosa e che richiede un certo spirito di adattamento per il suo clima così mutevole e spesso piovoso,d’altra parte il suo fascino è infinito ed è possibile visitarla in innumerevoli modi, più o meno comodi e più o meno costosi. Qualunque sia la scelta mettete in conto di dover escludere qualcosa delle innumerevoli mete che vorreste visitare, quello che vedrete resterà comunque impresso nella memoria, noi abbiamo lasciato un pezzetto di cuore in questa magica terra. Ho avuto modo in passato di visitare Svezia, Finlandia,Norvegia,Scozia e altri splendidi luoghi ma nessuno mi ha impressionato come l’Islanda dove la natura regna sovrana e la presenza dell’uomo è ancora discreta, non invadente. Il nostro viaggio è stato per vari motivi limitato a una parte di questa splendida isola, abbiamo tralasciato il nord e le regioni dei fiordi orientali ed occidentali, la prossima volta sappiamo già dove andare! Andrea & Giovanna



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