Viaggio di nozze responsabile
Quando abbiamo deciso di partire per il Perù in viaggio di nozze, Corrado e io avevamo idee diverse. Io non volevo un viaggio organizzato, e Corrado voleva essere completamente spensierato in viaggio dopo lo stress di organizzazione del matrimonio in 2-3 mesi. Alla fine troviamo una soluzione, che poi si rivelerà eccezionale.. Ma qui non si può...
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Quando abbiamo deciso di partire per il Perù in viaggio di nozze, Corrado e io avevamo idee diverse. Io non volevo un viaggio organizzato, e Corrado voleva essere completamente spensierato in viaggio dopo lo stress di organizzazione del matrimonio in 2-3 mesi. Alla fine troviamo una soluzione, che poi si rivelerà eccezionale.. Ma qui non si può fare pubblicità, vero? Comunque, si parte il 14 Luglio dopo il fantastico matrimonio del 12. Volo via Amsterdam, da Amsterdam a Lima voliamo con un vicino di posto peruviano con residenza a Lodi, praticamente 5 min da casa nostra. Questo uomo, Francisco, intavola una conversazione di 6-7 ore con Corrado, con tanto di consigli “da uomo a uomo” su come passare una bella luna di miele. Qui sentiamo parlare per la prima volta della maca peruviana, ma anche della zuppa di tartaruga.. Non era decisamente molto animalista il nostro Francisco (detto Pancho) . …Siamo a Lima e incontriamo i ragazzi dell’associazione. Simpatici! Corrado è contentissimo della maglietta che ci regalano. Noi però siamo distrutti e crolliamo in un sonno profondo per almeno 12 ore saltando l’appuntamento serale con loro. Prima di crollare (noi), Andrea ci ha consegnato tutti i biglietti, tutte le indicazioni per il viaggio. Io non ho ancora letto tutto il programma di viaggio riga per riga (da buona ingegnera…) Bene, il giorno dopo, un caffettino con i ragazzi da qualche parte a Miraflores (loro lo sanno) si parte per Paracas. Avrei dovuto capire da subito che verremo trattati come bambini perché il nostro accompagnatore, non solo ci porta alla fermata dell’autobus, ma aspetta che imbarchiamo i bagagli, e che saliamo sull’autobus. Poi, tutti le nostre guide peruviane faranno esattamente così. A me fa uno strano effetto viaggiare così “scortati”. Paracas è fantastica! E’ un paesino di mare con poche case e 3-4 alberghetti ma a me piace un sacco. La stanza del Zarcillo Hotel è uno spettacolo, una vista sul mare bellissima, i mobili in paglia. Il turista scassa scatole noterebbe che non c’era l’acqua calda, ma chissene frega.. Non si può non nominare la cena in riva al mare in uno dei ristorantini del porto. Mmmmmm…. Ed è così bello trovarsi dall’altra parte del mondo in un porticciolo a mangiare il pesce e parlare con la gente e non sentirsi parte della fabbrica del turismo. Qui non c’è un anima, è bellissimo. I tour del giorno dopo sono classici: giro delle Ballestas (bello) e la riserva di Paracas (bellissimo). Abbiamo un paio di rullini scattati con la vista le scogliere del Parco naturale di Paracas. Ci accorgiamo durante il viaggio stesso, che il programma steso da Andrea è preciso fino all’ultimo dettaglio. C’è scritto tutto!!! Si parte per Nazca. A Nazca, c’è Jessica, del museo Antonini, una bellissima ragazza. Il museo Antonini è una bellissima casa con il giardino interno, divani in paglia. Cena a Nazca centro, beh, niente di memorabile a Nazca centro, tranne il tentativo di trovare un taxi alle 10 di sera, praticamente impossibile. E poi, il bastardo neo-marito, che si è pur fatto un corso di spagnolo base qualche anno fa, fa telefonare a me a un tassista cui numero ci è stato dato dalla farmacista della piazza principale (Plaza de Armas come tutte le piazze principali in Peru’…) Il giorno dopo si va con Jessica a vedere Cauachi. In quei giorni di luglio sembra un posto fuori dal mondo. Ci siamo noi e più tardi arriva un fuori strada di turisti. E basta. In quei giorni il prof Orefici non c’è. Facciamo parecchie domande a Jessica, che se la cava benissimo come guida turistica. Ovviamente, vedere su Internet il servizio sulle recenti scoperte archeologiche a Cahuachi (la mummia della donna incinta sacrificata) solo 2 mesi dopo, ci ha fatto molto piacere. Il sorvolo delle linee non era previsto, ma io rompo talmente tanto le scatole, che alla fine si finisce in aeroporto ad aspettare il volo insieme a Jessica. Dopo un paio di ore di attesa e J. Che tratta per noi con un certo signore, si sale finalmente sul aereo. Una volta scesi, segue una corsa folle al Museo per prendere i bagagli e poi alla stazione dei bus. Corrado è atterrito dall’idea di perdere l’autobus (della serie siamo atterrati alle 2 e un quarto e avevamo l’autobus alle 3…). Arriviamo in tempo! C’è anche la figlia di Jessica, è bellissima!!! La prossima tappa è Arequipa. I bus della Cruz del Sur sono comodissimi, i sedili sono una figata e poi ti portano da mangiare e da bere, e la pappa è buonissima!!! Incredibile! Arequipa è una città grande e ricca. Siamo “scortati” da Nora. Cominciamo ad essere abituati al fatto di essere trattati da pascià. L’alberghetto è un gioiellino. E c’è l’acqua calda… Salto la descrizione dei posti classici da vedere (Santa Catalina e il museo della mummia Juanita) solo perché c’è già tanto di scritto, esploriamo il centro della città palmo per palmo. Nora mi fa venire una voglia matta di visitare il canon del Colca… ma non l’abbiamo incluso nel nostro tour.. Non fate il nostro errore.. Girando si va a finire in un caffè dove c’è il WiFi. E’ la fine… le mogli/compagne/ragazze di maschi possessori di iPod mi capiranno. Il giorno dopo siamo in viaggio per Puno, ma prima, Nora ci regala un cuore di cioccolata. Sono commossa. E’ un gesto così carino da parte sua. Il ricordo mi potrebbe ingannare, ma mi sembra che la tratta Arequipa-Puno sia parecchio lunga. Ma sempre nei fantastici bus Cruz del Sur. Il volume della tv è a palla, loro lo fanno pensando di farti un piacere. Ma pazienza… e poi, ci sono i tappi per le orecchie.. Vedendo Puno ci si rende conto come è elegante Arequipa. Una vera signora. Ma Puno ha un mercato fantastico, dove giriamo sbattendo la testa negli ombrelloni piazzati ad altezza naso.. Siamo in alto, a 3800 metri, ma ci sembra di stare bene, gironzoliamo per la città fino al pomeriggio tardi, ma poi, in albergo, io mi sento un po’ male. Ho già bevuto litri di mate di coca, ma il mal di testa è forte e anche un po’ di nausea. Non riesco a muovermi dal letto e salto la cena (quindi stavo veramente male) Ma il tutto dura massimo 3 ore, e il giorno dopo sono come nuova. Si va a Taquile con Edwin. Ci sono anche Pablo (uno spagnolo che vive a Iquitos con moglie nord-americana e cugina) e anche loro vanno da Edwin a Taquile. Si passa dalle Uros, due foto e via.. In 2-3 orette siamo a Taquile. Ora manca solo una salita di 500 metri e siamo a casa di Edwin. Una parola… Mentre noi annaspiamo con cuore in gola su per la salita, veniamo superati da Edwin che si porta un sacco di riso di 50 kg, il fratello che porta una bombola del gas in spalla e il trio di Pablo. Maledetti… noi non ce la facciamo proprio. La salita è un calvario che dura almeno mezzora. Con noi c’è Roy (5 anni) , il figlio di Edwin. E’ educato, non ci ride in faccia… Dimenticavo di dire che la vista da Taquile è qualcosa che non pensavi che esista. Il lago è una superficie blu intenso enorme che trasmette il suo colore al cielo. In fondo si vede la Cordigliera Blanca boliviana. Altri due rullini… Si potrebbero scrivere pagine e pagine su Taquile, per non annoiarvi, nominerei solo: la trucha (la trota) di Edwin (da far venire le lacrime di commozione) e il cielo stellato di Taquile. Non conosco le costellazioni del polo sud, a parte la ormai famosa Cruz, ma li sei immerso nelle stelle. E’ incredibile… E ovviamente i bambini, in particolare Alex il più piccolo… Si deve stare a Taquile almeno 1 notte! La partenza è triste! Il giorno dopo si va per Cuzco. Non è male l’idea dell’autobus che si ferma in 3-4 siti archeologici. Durerà un po’ di più ma ne vale la pena. A Cuzco siamo tutti da Vittoria nel Caith, o se volete, chiamatelo con il suo nome quechua. Io non ce la faccio… Al Caith c’è un sacco di movimento e questo è bellissimo. Gente che viene, gente che parte. Si cena tutti insieme. Si mangia benissimo. D’altra parte, Vittoria e le altre signore sembrano passare tutta la giornata in cucina. Vittoria è un personaggio e ti affezioni dopo pochissimo. Si va a fare i turisti di giorno, ma poi la sera sembra di essere in famiglia. Forse perché non abbiamo visto le bambine, non ci si riesce a rendere conto totalmente della grandezza del lavoro che questa “sciura” qui ha fatto. Si intuisce soltanto vedendo il tutto. Ma come avrà fatto? Ma c’è molta gente e non c’è tempo per fare l’interrogatorio a Vittoria. I giorni a Cuzco passano veloci. D’altra parte, la vita del turista è piena (Machu Picchu, Valle sacra, Cuzco: la cattedrale, il quartiere San Blas, Qorikancha, ecc) Siamo sempre “scortati” da Geraldine questa volta, ma ormai siamo abituati… L’ultimo giorno lo passiamo a letto, qualche problemino intestinale ha sfinito Corrado, va beh succede anche questo… E’ ora di tornare a Lima, e presto siamo con Norberto (che simpaticone, ha una chiacchiera…) a sfrecciare per Lima. Si va al Ceprof e conosciamo Daniela e Maruca e le bimbe. Ci fanno vedere le stanze delle ragazze e tutta la casa, e poi c’è la biblioteca, e vorresti fare un monumento a queste due signore qui. Crescere 15 bambine! Siamo li solo un giorno, e le bambine sono quasi tutte via per le vacanze, ma sembra che crescano felici queste ragazze. E poi sono simpatiche e si respira una bellissima aria di famiglia, con tanto di qualche battibecco. E poi cucinano anche gli spaghetti…. La vacanza è finita, Norberto ci porta all’aeroporto. Non dimenticheremo mai il tuo Torrone di doña Pepa. Ciao tutti!!! Alla prossima!!