Viaggio di Nozze: IV parte 10 agosto – 15 agosto 2008 La quarta ed ultima meta della lunga luna di miele mia e di Valentina è Londra. Per evitare un altro spostamento in aereo abbiamo scelto di servirci del treno che in poco più di due ore collega Parigi con la capitale inglese, anche perché raggiungere Gare du Nord, la stazione da cui partono i treni TGV per Londra è stato per noi di gran lunga più semplice che tornare al Charles De Gaulle. Così alle 12 circa siamo sul treno che, passando sotto allo stretto della Manica (per circa 20 minuti) ci porta con estrema comodità in Inghilterra, esattamente alla stazione St. Pancras. Memori della lezione parigina stavolta decidiamo di prendere un taxi (uno dei famosi Black Cab) che ci porti all’albergo prenotato, l’Astor Court. Nel caotico traffico londinese il taxi impiega un po’ più del previsto e ci costa le prime 12 sterline. Per quanto riguarda la moneta abbiamo scelto di cambiarne un po’ già in Italia, ma comunque lungo le principali vie della città si trovano numerosi punti dove poter comprare sterline. C’è da tener presente che, almeno nel nostro caso, il novantanove percento degli esercizi non accetta euro, mentre ovunque potete pagare con bancomat o carta di credito. Per calcolare il valore in euro di un prezzo espresso in sterline (almeno nell’agosto 2008) basta aggiungere mentalmente un po’ più del venti percento e avere un’idea abbastanza precisa. L’hotel Astor Court si trova lungo Hallam Street, una strada per niente bella o caratteristica, con alcuni cantieri aperti e, di giorno, molto rumore. Ma a parte questo il personale dell’albergo è molto gentile e disponibile e la camera assegnataci, forse in onore della nostra “honeymoon”, è molto ampia con addirittura ben tre vani distinti. Dopo un breve riposo inizia la nostra visita a London town e scopriamo subito che Hallam Street si trova ragionevolmente vicina a una delle principali arterie londinesi: Oxford Street. Entrare in questa strada è stato come ricevere una doccia gelata che in un primo momento ti stordisce, ma poi ti sveglia completamente e ti acuisce ogni senso: un fiume interminabile di persone di ogni razza e tipologia, musica di tutti i generi che esce prepotente dai negozi alternativi. Come si gira lo sguardo si notano cento, mille particolari che gridano: sei a Londra, la capitale virtuale d’Europa, la città più trendy del continente… e scopri di essere contento come non mai di esserci. Riavuti dallo shock iniziale e armati di piantina della città e di mappa della metropolitana iniziamo i nostri cinque giorni londinesi. Ci dirigiamo subito a Soho e Chinatown, ma soprattutto assaporiamo i mille colori che ci circondano, i suoni, gli odori. Le decine di Starbucks (di cui diventiamo subito clienti), l’Apple Store di Regent Street, i numerosi ristoranti cinesi e giapponesi che si susseguono, i tipici bus londinesi a due piani (non i celebri Routermaster su cui, però, in un’occasione avremo la fortuna di salire), quel modo assurdo tutto inglese di guidare nella corsia per noi sbagliata… l’Inghilterra come l’ho studiata e sognata per tanti anni a scuola e non solo, è questa. Anche il tempo atmosferico non smentisce le previsioni: la temperatura precipita nel giro di mezzora, piove a tratti e per i giorni successivi dovremo rivedere il nostro abbigliamento. Durante i nostri cinque giorni a Londra ci siamo organizzati per visitare le principali attrazioni storiche e turistiche. Piccadilly Circus con le sue insegne luminose (apprezzabili, chiaramente, di sera) che stridono e cercano di fondersi con le facciate ottocentesche dei palazzi circostanti; il cambio della guardia a Buckingham Palace che, dal numero delle persone che attrae sembrerebbe la cosa più interessante da vedere a Londra ma che, per certi versi, come ho sentito dire ad un connazionale del nord, mi sembra una pagliacciata. Per chi ama gli animali non vi perdete uno dei parchi verdi della città: noi siamo stati al St James’ Park e abbiamo incontrato non solo diverse specie di volatili ma anche simpatici scoiattoli che sembrano mettersi in posa per farsi fotografare. Valgono una visita, almeno dall’esterno, l’abbazia di Westminster e la cattedrale di St. Paul, così come Trafalgar Square, con la famosa colonna sormontata dalla statua dell’ammiraglio Nelson, il centro pulsante della capitale. Immancabili e suggestivi sono il sontuoso palazzo di Westminster e il Big Ben, i simboli di Londra. Negli ultimi anni simbolo della città lo è diventato anche il London Eye, cioè l’immensa ruota panoramica in cima alla quale, dicono, si riesce a vedere anche il mare (ma non con le pesanti nuvole che sembrano gravare perennemente sulla città). Non siamo saliti sull’ “Occhio di Londra”, sia per la lunga fila d’attesa, sia per il biglietto troppo caro. Lo stesso discorso è valso per il museo di Madame Tussaud: trenta sterline e una fila chilometrica. Ci torneremo in un’altra occasione. Siamo entrati, invece, nella Torre di Londra (16,50 sterline il biglietto), da cui, tra l’altro, si gode di un’eccellente visuale sul celebre Tower Bridge. La Torre è un castello medievale immerso nella città e contornato da palazzi moderni, che lega la sua storia con quella di tanti sovrani inglesi, tra cui Enrico VIII che qui fece imprigionare e poi decapitare Anna Bolena. Ma vale la pena visitare il castello anche perché è qui che sono conservati ed esposti al pubblico i grandiosi gioielli della corona, come la First Star of Africa, il più grande diamante del mondo e il Koh-i-Noor, pietra da 105 carati. Come unico museo da visitare abbiamo scelto la National Gallery (entrata gratuita) dove, tra l’altro, è esposto il celeberrimo quadro di Van Gogh I Girasoli.
Un discorso a parte merita una delle cose più eccitanti dell’intero viaggio di nozze. La zona di Piccadilly è famosa per i suoi numerosi teatri dove, in certi casi da anni, vengono rappresentati musical per ogni gusto: da Mamma Mia, con le canzoni degli Abba, a quello dei Take That, da Via Col Vento a Grease. Noi abbiamo scelto We Will Rock You, lo show musicale basato sulle immortali canzoni dei Queen. Lo spettacolo è stato entusiasmante e le quaranta sterline a biglietto spese benissimo. Consiglio caldamente di vivere questa esperienza per chi andrà a Londra, soprattutto se siete come me fan dei Queen, altrimenti si può scegliere un altro dei tanti musical in programmazione: vale veramente la pena.
Il cibo a Londra ci ha abbastanza soddisfatto. Anche qui, come a Parigi, ci siamo tenuti alla larga da ristoranti particolarmente quotati, prediligendo da subito i fast-food. Tralasciando volutamente l’ormai noto McDonald’s abbiamo apprezzato quelli della linea Eat. E Caffè Nero, ma la nostra salvezza è stata un locale che abbiamo scoperto quasi subito e che non abbiamo più abbandonato fino all’ultimo giorno di permanenza: il Vapiano. Sito in Great Portland Street, quindi a due passi dal nostro albergo, si tratta di un ristorante italiano moderno (“Vapiano” viene dal proverbio Chi va piano…) nel quale si mangiano pasta, pizza e i tipici antipasti e dolci italiani. Per noi che eravamo in viaggio già da dodici giorni tra panini imburrati, patatine fritte e, nella migliore delle ipotesi, tramezzini, è stata una vera manna dal cielo. Anche perché il cibo, cucinato davanti al cliente, è davvero di buona qualità e con dieci sterline a persona ti fai una cena soddisfacente. Si tratta di una catena di ristoranti gestita da una società tedesca che, ci hanno detto, si sta espandendo nel nord Europa; il personale comunque è in gran parte italiano, dai cuochi ai camerieri ai cassieri.
Chi ama fare shopping globalizzato non può esimersi da una visita ai grandi magazzini Harrods dove, oltre alle solite marche lussuose e inavvicinabili, c’è (in agosto) un incredibile reparto dedicato al Natale, con tanto di abeti addobbati, Befane, pupazzi di Babbo Natale, renne e musiche natalizie di sottofondo. Lo so che è quasi ferragosto, ma come puoi non comprare almeno qualche palla da appendere all’albero di casa tra quattro mesi? Una visita la merita anche la storica sala da tè Twinings aperta nel 1706 lungo lo Strand, e dove, ai giorni nostri, si può acquistare ogni sorta di varietà della tradizionale bevanda inglese. Se amate bere tè o infusi resterete frastornati e non uscirete prima di aver speso almeno venti sterline. Muoversi a Londra non è difficile, basta non avere fretta oppure calcolare bene i tempi. Usare la metropolitana può risultare un po’ complicato all’inizio, in quanto a differenza di Parigi o di quella semplicissima di Roma, le linee a Londra non prendono il nome del capolinea. In altre città infatti con questa tecnica, per ogni linea, risulta anche molto facile prendere la direzione che serve, ma per non so quale ragionamento perverso tipico inglese, a Londra hanno ognuna un nome proprio. E la direzione? Northbound, southbound, eastbound o westbound, cosicché risulta indispensabile conoscere a priori se la fermata dove scenderai è a nord, sud, est o ovest di quella da cui parti. Un po’ cervellotico. Abbiamo usato molto di più i bus, numerosi, comodi ma nel traffico cittadino estremamente lenti. Come per Parigi anche per muoverci a Londra abbiamo acquistato dall’Italia la Travelcard, valida per sette giorni per le zone 1 e 2: con quella non si hanno praticamente problemi e ti muovi quando e dove vuoi.
Ed eccoci arrivati al 15 agosto, il giorno del rientro in Italia, la fine del lungo viaggio di nozze. Il ritorno da Heathrow, raggiunto con un viaggio di un’ora in metro (linea Piccadilly), è stato molto semplice, forse anche perché era ferragosto e di gente non ce n’era molta. È doveroso tracciare un giudizio finale tra le due capitali visitate: a mio modo di vedere Parigi può essere paragonata ad una bellissima ragazza altolocata, dal portamento nobile e anche un po’ snob. Londra, al contrario, è anch’essa una bellissima ragazza, ma più trendy, più alla moda, della quale, per i miei gusti, è più facile invaghirsi.
Per concludere, la sensazione forse più vera lasciata da Londra è stata quella più spontanea avuta non l’ultimo, ma il primo giorno, quando l’impatto con la città era stato frastornante: voglio tornarci.