Viaggio di nozze in Nepal
Indice dei contenuti
Partenza il 19 maggio da Genova, arrivati il 20 maggio a Khatmandu.
In breve: 20/21 visita di kathmandu e Bhaktapur; 22 volo interno x pokhara, visita di pokhara; 23/ 24/25/26 trekking x Poon hill, con rientro ad anello; 27 rafting sul fiume Seti e campeggio sul fiume; 28 rafting e arrivo a Chitwan 29 Chitwan National Park; 30 rientro a Katmandu. Visita del Tempio delle scimmie; 31 visita dello Stoupa di Bodmath; 1 giugno visita di Patan; 2 giugno Baktapur.
Spese: Per due settimane, tutto incluso, vitto, alloggio, taxi, souvenirs e il volo Interno x Pokhara, escluso solo il volo internazionale , € 1.500 per due persone.
Viaggio interamente auto organizzato, prenotando dall’Italia solo i voli e le prime due notti. Per il pernottamento, trattandosi della nostra luna di miele abbiamo scelto ove possibile delle sistemazioni un po’ più carine, ma pur sempre “autentiche” dato che le grandi catene alberghiere e gli anonimi hotel di lusso non fanno per noi. In media la cifra era sui 35 dollari a notte (tranne l’hotel di Baktapur che costava 60) ma se volete potete spendere molto meno (la maggio parte degli hotel costa sui 20 dollari) o anche molto di più (le catene di lusso non mancano mai, ma qui non vale proprio la pena).
Descrizione del viaggio
20 maggio
Arriviamo a Khatmandu abbastanza tramortiti dal volo notturno e subito prendiamo un taxi che ci porti in albergo (1000 rupie). Per le prime due e le ultime due notti, ossia per visitare la valle di Khatmandu, abbiamo scelto come punto di partenza non Khatmandu bensì Bhaktapur e in particolare l’hotel Thagu Chen. Lo consiglio per chi vuole spendere un po’ di più, noi abbiamo preso la suite (65 dollari a notte) e non ce ne siamo pentiti. Arrivati nel pomeriggio ci riposiamo un po’ in camera e ci limitiamo a fare un giretto per il paese cenando al Palace restaurant con vista sulla piazza principale.
Bhaktapur é un piccolo gioiello, un paesino antico e sopito, dove ogni angolo regala scorci emozionanti e spaccati di vita locale uno dopo l’altro, il top per un’amante della fotografia come me. La spiritualità di questo popolo si respira ad ogni passo, in questo piccolo borgo pieno di templi hindu e buddisti, sotto i cui porticati sonnecchiano gli anziani, giocano i bimbi e si rinfrescano i turisti. Dicono che i nepalesi siano molto docili e gentili, e non posso che confermare. Ovunque si ricevono sorrisi e “namaste”, benedizioni da parte delle donne, mentre i più audaci vi chiederanno da dove venite, ed a differenza di quanto accade in Kenya o in Marocco, lo fanno per lo più per curiosità, e non tanto (o non solo) per vendervi qualcosa. Il primo impatto è quindi positivo, certo ci sono le solite baracche in periferia, il solito (anzi peggiore!) traffico disordinato e un grande andirivieni di persone, ma rispetto ad altri paesi poveri quali Cuba o altri stati africani le condizioni sono o almeno sembrano nettamente migliori, tutti si danno da fare in qualche modo, e la maggior parte dei bimbi che si incontrano sono in divisa che si dirigono a scuola.
21 maggio
Il secondo giorno dedichiamo la mattinata a una visita un po’ più approfondita del centro di Bhaktapur, prendendo una guida locale (1000 rupie). Per visitare i centri storici delle città occorre pagare un biglietto di ingresso: questo è il più caro, 15 dollari a testa, ma merita davvero tantissimo, anche solo per la possibilità di salire sul tempio a 5 piani e osservare il via vai circostante. Il pomeriggio invece è dedicato alla visita di Khatmandu (da Bhaktapur 30 min in taxi, 1000 rupie), città caoticissima ma anche allegrissima. Anche qui ingaggiamo una giovane guida che ci conduce tra i vari templi della Durbar Square (qui il biglietto costa 10 dollari, gratuitamente estensibile per tutta la durata del vostro soggiorno). Vediamo anche la famosa dea bambina, che abita segregata in uno dei palazzi di Durbar Square e si affaccia ogni tanto, richiamata dai turisti (evidentemente allo scopo di ottenere le offerte in denaro come richiesto dall’apposito cartello). È stata una scena veramente triste: la bambina, richiamata dalla nostra guida si é affacciata con fare stizzito alla finestra, ove è rimesta per pochi secondo guardando il vuoto con occhi tristi e truccatissimi. Credo preferirebbe senz’altro vivere in campagna e giocare a nascondino con i suoi coetanei. La nostra guida ci fa fare esattamente tutti i rituali che i nepalesi fanno in questi templi, ossia toccarci la fronte con la terra rossa, suonare tutte le campane che incontriamo, promettere di essere persone oneste al Dio della Giustizia e cosi via. All’inizio avevamo l’impressione che lo facesse un po’ a scopo turistico, poi ci siamo accorti invece che tutti i presenti facevano in continuazione questi rituali e così sarà per tutta la vacanza: ovunque troveremo uomini donne e bambini che pregano davanti ai templi, che suonano campane (portafortuna) e che offrono piatti di riso agli affamatissimi dei, a tutte le ore del giorno e della notte, appositamente giunti in città o spesso di passaggio tra una commissione e l’altra! A Khatmandu facciamo anche un po’ di acquisti di roba da montagna e prenotiamo il volo per il giorno dopo per Phokara (60 dollari a testa), dato che l’alternativa è un viaggio in Pulman di circa 8 ore e proprio non ce la sentiamo!
22 maggio
Alle 10.20 parte quasi puntuale il nostro aereo per Phokara, con la Budda Air. In 25 minuti siamo a destinazione. Qui un taxi ci accompagna all’Albergo che abbiamo scelto leggendo la Lonely Planet, il Fewa Hotel, ove veniva definito un posto romantico con cottage in pietra affacciati sul lago. Ecco, effettivamente si trattava di cottage in pietra affacciati sul lago (posizione magnifica) ma ve lo sconsiglio caldamente: a parte la quantità di insetti che circolava nei dintorni, e il caldo micidiale misto umido del lago, essendo proprio a due metri dal lungo lago abbiamo passato la notte semi svegli a causa dei continui rumori dei passanti (assai inquietanti, dato che ci separava da essi una misera zanzariera) sostituiti in tarda notte da quelli degli animali, fino ad una traumatica sveglia composta da canti dei galli e stormì di corvi gracchianti. Insomma, va bene essere a contatto con la natura, ma tanto da non chiudere occhio sarebbe meglio di no!! Consiglio invece il ristorante dell’albergo (“da Mike”) perché la posizione è davvero meritevole: tavolini quasi in acqua, riparati dagli ombrelloni, da cui si può contemplare il lago e osservare il via vai dei barcaioli. Phokara è decisamente più moderna e turistica, con enormi ristoranti e bar, musica dal vivo e tutto per il trekking. Qui compriamo anche i nostri teams e i pass per il trekking del giorno dopo (40 dollari a testa totali), attenzione perche sono obbligatori per accedere al parco dell’Annapurna (vale anche per l’Everest). Il cielo è punteggiato di deltaplani, a quanto pare qui è molto in voga! Purtroppo non vediamo neanche un monte a causa della troppa umidità che li copre, quindi ci consoliamo affittando una barchetta (350 rupie per un’ora), con la quale al tramonto raggiungiamo l’isolotto al centro del lago. Qui c’è un andirivieni incessante di barche con a bordo hindu vestiti a festa che si recano al tempio, pregano e suonano ciascuno una cinquantina di campane, un rumore infernale! Concludiamo la giornata con una cena discreta al German Bakheri allietata da musica e danze dal vivo.
23 maggio
Finalmente si parte per il trekking! Il taxi ci preleva alle h 8 dall’hotel e in un’ora e mezza (2000 rupie) ci conduce a Naya Pul, porta d’accesso per il giro di Poon Hill come del resto dei trekking per l’Annapurna. Sarò un po’ più specifica sul trekking perché io non avevo trovato nulla su Poon Hill prima di partire.
Il giro è: Biretanthi- Ulleri- Ghorepani – Poon Hill – Gandruck – Biretanthi. In alternativa, se volete spaccarvi le gambe, potete da Gandruck andare ancora a Landruck e quindi terminare il giro a Kande. La Lonely Planet dà il giro (normale, senza deviazione per Landruck) a 6 giorni). Noi lo abbiamo fatto in 4 giorni senza problemi camminando dalle 3 alle 7 h al giorno, tranne l’ultimo giorno che è stato massacrante per via della deviazione che in teoria richiede un giorno in più). Ovviamente di può andare a Poon Hill tornando per la strada di partenza (quindi ci vorranno al massimo 3 giorni) mentre il giro ad anello si può fare ovviamente anche in senso contrario.
I taxi e i Pulman fermano in un paesino sulla strada principale, da lì si scende a piedi per una mezz’ora fino a Biretanthi, vera porta d’accesso del parco. Qui vengono controllati i pass e i teams e finalmente si parte per il trekking! Le prime tre ore le passiamo sotto il sole cocente e un paesaggio non particolarmente entusiasmante, fino all’arrivo per pranzo (3 h) alla nostra prima tappa: Tikhedunga. Qui mangiamo e ci riposiamo, in un caratteristico villaggio in pietra dove si incontrano più asini che persone e dozzine di bimbi che tornano da scuola in divisa.
Proseguiamo per Ulleri (1.15 h), la salita è dura, tutta gradini dalla levata altissima e a un certo punto veniamo anche sorpresi da un temporale che ci costringe a ripararci in una stalla x cavalli! A Ulleri si conclude in primo giorno di trekking, con un’ottima cena in compagnia di altri camminatori. Noi ci siamo fermati alla primissima guest house, dove il giovane gestore, saputo che siamo in luna di miele, ci ha voluto riservare una cameretta doppia minuscola ma davvero deliziosa, con vista su tutta la valle e sui monti (se si degnassero di sbucare fuori…!). Un gesto davvero carino e molto apprezzato. Ci spettavamo di trovare solo baracche e rifugi con camerate, invece a quanto pare qui sono ben attrezzati, con camere doppie (costo 400 rupie, 3€ !!!) e talvolta anche docce calde. Un violento temporale in serata allaga tutto e rinfresca l’aria. Finalmente dormiamo bene e ci svegliamo riposati.
24 maggio
Ci alziamo alle 7 ammirando dalla nostra finestra l’Annapurna che vediamo comparire maestoso, per la prima volta, sopra il villaggio di Ulleri. Colazione in terrazza e si riparte alla volta di Ghorepani, attraverso un bellissimo sentiero che si snoda tra villaggi gurung dove il tempo sembra essersi fermato secoli fa, dove i bambini aiutano le mamme ad essiccare le verdure per l’inverno, i mariti si danno da fare nei campi e le anziane pregano e salutano i passanti con il consueto namaste. In 3 ore arriviamo a Ghorepani (mt 2.800) dove addirittura alcune strutture hanno il wifi. Qui soggiorniamo all’Hill top view o un nome simile, rifugio abbastanza trasandato e malgestito.
25 maggio
Alle 3.45 suona puntuale la nostra sveglia, è l’ora di partire per raggiungere Poon Hill, la famosa terrazza naturale da cui ammirare il sorgere del sole sulla catena himalayana. In poco ci rendiamo conto che fuori piove! Ci rimettiamo quindi a letto sperando che il tempo migliori, finché alle 4.30 ci decidiamo a partire. Alle 5.15 siamo in vetta, non piove e il nebbione che copre tutti i monti si sposta rapidamente facendo apparire dal nulla le più maestose cime, Annapurna, Himculi, il Fishtail e il Daulaghiri. Varrebbe la pena venire in troppo il tempo non é stabile e le nuvole vanno e vengono, ma ciò nonostante lo spettacolo è incredibile ed anzi ancora più mistico. Alle 7 siamo di ritorno al rifugio dove facciamo colazione e alle 8.30 ripartiamo per tornare a valle, facendo il giro ad anello che passa per Gandruk. Vi giungiamo dopo 6.30 h estenuanti ore di cammino, la stanchezza accumulata si fa sentire pesantemente e il sentiero (tolta la prima mezz’ora che regala bellissimi scorci sui monti) non è un granché perché attraversa per gran parte una foresta monotona e umida. L’arrivo a Gandruk però ripaga di ogni fatica. Il villaggio é molto grazioso ed ha una vista sulle montagne strepitosa, che scopriremo solo all’alba del giorno dopo. Consiglio caldamente come alloggio lo “Snow Land” uno dei primissimi che incontrate se arrivate da Ghorepani. Una vera oasi, gestita da una donna dolcissima, dove troverete anche camere doppie con bagno privato (500 rupie!!!!! 4 euro!) arredate magnificamente, un bel prato all’inglese e la catena montuosa davanti a voi. Un incanto.
26 maggio
Ripartiamo per il nostro ultimo giorno di trekking che ci deve riportare a valle, ma solo dopo aver scattato dozzine di foto alle montagne che questa mattina si sono presentate in tutta la loro maestosità. Da Gandruk si può scendere a Biretanthi in circa 4 h. Ma poiché a noi piace complicarci la vita, decidiamo di allungare il trekking passando per Landruk e quindi poi per Australian Camp e infine arrivo a Kande. Il giro è durato circa 8 h ed è stato tanto mortale per il mal di gambe quanto entusiasmante per la bellezza dei luoghi. Da Gandruk a Landruk si deve percorrere una ripidissima discesa x la quale calcolate un paio d’ore, e poi un’altra ora per risalire! Lo sforzo sarà però ripagato da quanto potrete vedere: terrazzamenti verdissimi, paesaggi mozzafiato e dozzine di bambini a volte alti quanto i gradini che si inerpicano con i loro grembiulini per raggiungere la scuola! Una meraviglia. Landruk risulta invece un po’ trasandata, mentre l’Australian Camp (tappa successiva) si rivela inaspettatamente un luogo ameno, tutto prati in fiore con vista privilegiata sul Fishtail e tanta tanta pace! Arriviamo a Kande sfiniti ed entusiasti. Alla sera, non paghi della stanchezza che abbiamo accumulato, decidiamo di prenotare per i due giorni successivi il rafting (circa 90€ a testa) con tanto di campeggio in tenda sulle rive del fiume per raggiungere con il gommone il parco di Chitwan, per evitarci il Pulman di 6/8 ore e per provare qualcosa di nuovo! Noi ci siamo rivolti alla Extreme Rafting (lungolago Pokara) e non ce ne siamo pentiti ma più o meno una vale l’altra, le escursioni alla fin fine sono uguali per tutti e anzi spesso (come nel nostro caso) si fanno tutti insieme con i turisti che hanno prenotato con altre agenzie.
27 maggio
La mattina dopo quindi partenza col pullman per il fiume Seti, dove intorno alle 11 partiamo col gommone coi nostri compagni di viaggio (due ragazzi dall’agenzia e Daniela, una ragazza tedesca che fa la volontaria). L’acqua è poca per il periodo e in più il fiume é di per se molto tranquillo. Comunque la traversata si rivela poco adrenalinica ma molto molto gradevole. Si pagaia per circa 6 ore (con pausa pranzo sulla riva del fiume) attraverso bellissimi paesaggi naturali, passando sotto moltissimi ponti tibetani e incontrando abitanti del luogo che pescano o si rinfrescano nel fiume. La sera abbiamo dormito in tenda lungo il fiume, consumando un’ottima cena preparata dai ragazzi dell’agenzia. E’ stato davvero un bel momento l'”aperitivo” dove abbiamo chiacchierato con i turisti dell’altra agenzia (americani e Pakistani) e ancora più bello guardare le stelle nel buio totale, con la sola luce del fuoco accesa tra le tende, come si faceva da ragazzini nei campeggi parrocchiali.
28 maggio
Tanto per cambiare, sveglia all’alba, con il cinguettio degli uccelli e il fruscio dell’acqua che scorre. Colazione e altre tre ore di rafting. Oggi la discesa é più emozionante, si incontrano varie rapide e alla fine si confluisce nel fiume Trisuli. Si pranza nuovamente tutti insieme sulla riva del fiume e da qui i ragazzi si gettano letteralmente in mezzo alla strada per fermare i pullman che vanno nelle varie direzione e quindi smistare noi partecipanti sui mezzi che ci condurranno alle nostre mete. Dopo vari tentativi andati a vuoto, finalmente ci carica un pullman, che in un’oretta ci conduce alla stazione del bus locale che ci porterà a Chitwan. Come di consueto, l’autista guida come un matto, suonando all’impazzata, e attraversa villaggi anche grandi decisamente poco turistici e molto caotici. Una volta arrivati (non mi ricordo il nome), scendiamo e subito ci indicano il nuovo pulmino da prendere, che parte con gran ritardo ed è stra colmo di gente che ci guarda incuriosita e sorridente, c’è anche chi ride a crepapelle nel vederci lì in mezzo pressati, mentre i giovani socializzano con noi per sfoggiare il loro inglese e le ragazze ci offrono strani dolcetti per merenda. Finalmente arriviamo a Chitwan, dove ci saranno 40 gradi! Scegliamo il nostro albergo (Royal Park, 30 dollari a notte, nella via principale) che si rivela un’ottima soluzione in quanto centralissimo e con stanze enormi e comode. Torniamo quindi all’ingresso di Chitwan dove un gruppo di uomini che si sono definiti “guardie del parco” e hanno una specie di divisa ci avevano invitato a tornare per valutare le “attività” da fare nella giungla. Contrattiamo un 80 € per due persone per fare un giro serale lungo il fiume fino al ricovero per elefanti, e per il giorno dopo il giro a piedi nella giungla, il bagno con gli elefanti e il safari a dorso di elefante! Il tizio era partito da 180 euro!!! Gli ho fatto notare che l’agenzia di Pokara ci aveva offerto x 220€ due notti in pensione completa e tutte le attività della giungla, x cui la sua cifra che si riferiva solo alle attività era del tutto assurda! Ad ogni modo sono certa che si potesse anche arrivare alla metà, ma ci dispiace tirare troppo la corda e accettiamo. Comunque, se volete andare al Chitwan forse è poi conveniente prendere un pacchetto intero con qualche agenzia a Katmandu. Partiamo quindi alla volta del fiume e dell’allevamento di elefanti, a piedi, con la nostra guida. Il paesaggio è molto bello, verde e rilassante, non sembra di essere in Nepal. La visita agli elefanti non é nulla di eccezionale, tante povere bestie incatenate in attesa che arrivi domani. La sera ceniamo al Kc, il ristorante più famoso della zona, dove con pochissimi euro vi porteranno porzioni da supereroi che non finirete mai, in un ambiente curato circondato da uno splendido giardino.
29 maggio
Ancora una sveglia all’alba (ormai siamo quasi abituati!) e si comincia con il safari walk. A parte la prima mezz’ora sul fiume con una canoa locale e l’avvistamento abbastanza da vicino di un rinoceronte, non é niente di che. La giungla é sporca, piena zeppa di insetti schifosissimi (ho ancora le cicatrici delle punture!!!) e comunque l’avvistamento di animali è minimo (se avete fatto dei safari veri in Africa questo vi sembrerà una presa in giro). Ne approfittiamo comunque per osservare la natura circostante che di certo è molto diversa da quella a cui siamo abituati. Alle 11 ci portano invece sul fiume a fare il bagno con gli elefanti. Devo dire che questo momento è stato molto divertente! In pratica ci hanno messo in groppa a un elefante non sellato (che per la cronaca è ruvido e peloso!!!) che al grido del suo padrone risponde lanciandosi l’acqua sulla schiena con la proboscide e quindi inondando chi lo cavalca! Fino poi ad accucciarsi su un lato buttandoci in acqua del tutto. Il pomeriggio alle 3.30 invece inizia il safari a dorso di elefante, decisamente più divertente di quello a piedi. Avvistati anche qui due rinoceronti. Alla sera potrete bere un aperitivo come a casa in uno dei tanti bar lungo il fiume, modello Rimini, con tavolini e ombrelloni di paglia.
30 maggio
Alle 9.30 parte il pullman che ci riporterà a Katmandu. Per la cronaca, se ve lo prenotate da soli (in una qualunque delle agenzie nella via principale) costa 650 rupie (5 euro circa), contro i 10 dollari che volevano i signori del parco. Il viaggio è lungo, e prevede una sosta lungo il fiume per il pranzo. In alternativa c’è la green line che costa 20 dollari (pranzo incluso), dura uguale ma ha l’aria condizionata. Arriviamo nella capitale verso le 15 abbastanza provati. Pernottiamo all’Hotel Nepalaye che consiglio caldamente (molto grazioso, in posizione centralissima a Tamel, proprio dove sono quasi tutti i ristoranti, ma cmq abbastanza silenzioso, la camera deluxe costa sui 30 dollari con colazione). Dopo un po’ di riposo, al tramonto ci rechiamo al tempio delle scimmie (Swayambunat), da cui si gode una bella vista sull’immensa città. Lo troviamo un po’ malandato, e invaso di cani randagi e queste scimmiette tutt’altro che affabili che si picchiano un continuazione. Il luogo merita senz’altro una visita, essendo un luogo di culto mistico e assai caro ai nepalesi.
31 maggio
Oggi ci rechiamo a visitare lo stupa di Boudmat, principale tempio anzi quartiere tibetano del Nepal, a pochi km dalla capitale. Noi ne siamo rimasti stregati. Uno stupe gigante, dozzine di pellegrini che girano in senso orario facendo girare i mantra, monaci tibetani con le loro inconfondibili divise (anche bambini!), artigianato tibetano, musiche da meditazione all’ingresso dei templi… Insomma un luogo eccezionale, ci abbiamo passato la mattina, osservando il viavai dal roof top di un bar sulla piazza. Poi abbiamo deciso di visitare un monastero buddista (ce ne sono tanti nelle immediate vicinanze) e qui abbiamo trovato dapprima la sala delle preghiere piena zeppa di dipinti e ornamenti, quindi le camere dei monaci e infine un bar dove abbiamo pranzato ottimamente in uno splendido giardino. Finito il pranzo ritorniamo nella sala delle preghiere dove troviamo un monaco che ci invita ad entrare, ci bacia, ci abbraccia, ci porta in giro a braccetto e fa le foto con noi!!! Carinissimo! Dopo questa esperienza decidiamo di andare a visitare il grande monastero che si vede sulla collina sopra (sembra vicino ma ci vorranno 40 minuti in taxi!), ma purtroppo arrivati sul posto troviamo tutto abbastanza chiuso. Il posto però merita, per la bellissima vista sulla valle, il bel negozio di souvenirs a prezzi fissi e la vista di tutti i bimbi-monaci che giocano e mangiano patatine con le loro divise buddiste! Forse in altri giorni della settimana (era sabato) si riescono a vedere anche momenti di preghiera. La sera ceniamo a Katmandu e poi torniamo a Baktapur dove abbiamo prenotato le ultime due notti (sempre al Thagu Chen) e dove ci hanno custodito le valigie. 1 giugno: il penultimo giorno del viaggio in Nepal é dedicato alla visita di Patan. La Durbar Square qui é molto bella, all’interno del palazzo Reale c’é anche un bel (e buon) bar dove pranzare. I dintorni sono un po’ sempre gli stessi, con la particolarità che qui ci sono dozzine di negozi che vendono enormi statue bronzee di Budda e degli altri dei indù. Abbiamo anche seguito il percorso a piedi della Lonely Planet, grazioso ma non semplicissimo da fare per le indicazioni un po’ vaghe. Nel pomeriggio ci facciamo portare a Kirtipur ma l’idea è stata pessima dato che è scoppiato un forte temporale. Una volta arrivati là, ci siamo fatti subito riportare in hotel!
2 giugno
Ultimo giorno in Nepal (abbiamo l’aereo alle 23). Decidiamo di goderci la giornata bighellonando senza meta tra le stradine di Baktapur e devo dire che non potevamo avere idea migliore. Baktapur é veramente la più bella città che abbiamo visto, e l’ultimo giorno ci si é mostrata in tutto il suo splendore. Non ci sono auto, regna una tranquillità surreale e tutti gli abitanti svolgono le mansioni quotidiane e il proprio lavoro davanti alla porta di casa, nelle piazze e sulle gradinate dei templi. Così incontrerete ragazze sedute sul ciglio della strada che fanno la maglia mentre chiacchierano tra loro, distese di riso messo ad asciugare in mezzo alla piazza, uomini che creano dozzine di vasi uno dopo l’altro, scuole di pittura ove gli artisti disegnano mosaici minuziosissimi, intagliatori di legno, anziane signore che tirano il filo di lana all’ombra di un portico, insomma sembra un museo a cielo aperto degli antichi mestieri del Nepal, verrebbe da credere che si tratti di una sorta di rievocazione storica preparata apposta per i turisti, e invece no, questa è realtà, la realtà quotidiana di un popolo gentile e molto laborioso. Davvero una meraviglia. Namaste Nepal.
Domande e risposte
Qui di seguito un po’ di domande che mi ero fatta prima di partire e alle quali do una risposta a posteriori sperando che possano essere d’aiuto ad altri viaggiatori
1) In Nepal a maggio?
Il mese non è dei migliori essendo la stagione premonsonica. Un realtà in 15 giorni ha piovuto un solo pomeriggio e la temperatura era gradevole! Il problema è la visibilità sui monti, che effettivamente risultano invisibili in questo periodo. Tuttavia durante il trekking abbiamo avuto la fortuna di vederlo tutti i giorni, si scoprivano in particolare la mattina presto. Per cui secondo me se partite solo per la montagna vi conviene davvero cercare di andare in autunno, altrimenti se vi interessa anche visitare il Nepal a bassa quota, non rinunciate.
2) Quale valuta usare?
Dunque, come in tutti i paesi poveri qui sostanzialmente accettano tutto (eccetto nei trekking dove si paga solo con le rupie). Comunque, il consiglio è questo, portate più contanti che potete, le carte non le accetta quasi nessuno, per cui vi toccherebbe prelevare con commissioni alte. Cambiate gli euro in rupie (solo nelle banche, dove il tasso è decisamente più favorevole) e non avrete problemi. Se pagate in dollari/euro vi faranno un conto approssimativo, a loro vantaggio ovviamente. Infine, se avete prenotato dall’Italia qualcosa (ad es l’hotel) stabilendo una cifra in dollari, portate i dollari giusti. Anche qui eviterete discussioni sul cambio (ad es. x un pagamento di 170 dollari, che in euro sarebbero stati 112, il titolare ne pretendeva 140!).
3) Khatmandu o Bhaktapur?
Mi ero posta il problema prima di partire se utilizzare come base per la visita della Valle di Katmandu la capitale o Baktapur. Khatmandu è la capitale quindi ci sono più cose da vedere ma è anche terribilmente inquinata e rumorosa. Bhaktapur è un paesino tranquillo dove si può girare a piedi anche di sera senza problemi. Noi abbiamo optato per la seconda e ci siamo trovati bene, peró credo che alla fin fine sia meglio Katmandu. La maggior parte delle attività partono o si organizzano da lì e, soprattutto la sera, ci sono dozzine di ristoranti, bar, negozi, mentre Baktapur la sera è deserta, con cinque o sei ristoranti tra cui scegliere e vi servirà addirittura la torcia per girare perché non c’è illuminazione!
4) Trekking, sì o no?
Assolutamente sì. Non si può andare in Nepal e non fare neanche un breve trekking. Vi perdereste la vista mozzafiato sulle montagne più alte della terra, i villaggi gurung, la vita quotidiana di queste persone che vivono sui monti da sempre.. Impagabile. Esistono anche trekking da due giorni, meglio di niente. Preciso che si tratta di sentieri semplicissimi senza alcuna difficoltà tecnica, ben più semplici di una qualsiasi gita nelle nostre montagne! Non si tratta infatti di sentierini esposti, con bivacchi di fortuna e senz’acqua. Si tratta di strade ben tracciate, su cui passano bambini, portatori, muli quotidianamente, e ogni ora al massimo troverete un piccolo rifugio gestito dove rifocillarvi o dormire. Per cui estremamente comodo e semplice anche per i non montanari. Non dimenticate però che siete in montagna, x cui ci vogliono scarponcini validi, giacché a vento, kit di pronto soccorso. Insomma, tutto quello che si porta normalmente in montagna!
5) Guida sì o no? Sherpa sì o no?
Sherpa direi proprio di no. A meno che non vogliate fare chissà cosa sarete ben in grado di portarvi lo zaino da soli. A me non piace proprio l’idea, ho visto ragazzi salire in infradito mentre il povero sherpa stava schiacciato sotto trenta kg di zaino che di certo sarà stato riempito di cose inutili, dato che lo porta un altro… La guida… dipende. Per il giro di Poon Hill non ce n’è proprio alcun bisogno e credo valga lo stesso per il Santuario o il Campo Base dell’Annapurna. Il sentiero è uno solo e chiunque vi dà indicazioni, impossibile perdersi. Certo se non avete mai messo piede su un monte e puntate a superare i 4.000 mt allora potrebbe esservi utile.
6) Comprare roba sportiva in Nepal?
Anche qui c’è da fare chiarezza. Come noto, ci sono centinaia di negozietti che vendono roba da montagna evidentemente di imitazione. Ciò non toglie che vi potete comprare magliette, pantaloni, tacchettine, torce ecc ma sappiate che i marchi sono quasi sempre falsi. Oltre a questi ci sono anche i negozi originali, tutti concentrati in una zona fedi Katmandu dove potrete comprare tutto quello che volete ma ovviamente con prezzi europei. Ci sono però spesso buone promozioni al 30 o 40% per cui vale la pena farci un giro!
7) Si può visitare il Nepal da soli?
Assolutamente sì. È un Paese tranquillissimo che richiede la prudenza che si richiederebbe in qualunque vacanza in Patria e nulla più. Con un vantaggio però: che le persone sono tutte ultra gentili e pronte ad aiutarvi e a risolvere qualsiasi problema possiate avere al contrario di quanto avviene da noi dove raramente si incontra tanta disponibilità e tanto buon senso pratico.