Viaggio di nozze in capo al mondo
Viaggio di nozze in capo al mondo
O almeno lì ci sentivamo.
Da amanti del viaggio nomande, la preparazione del nostro viaggio si è ridotta – anche per ovvi motivi di tempo (vedi titolo) –a ben pochi aspetti.
Biglietto aereo economico: Finnair ha dei prezzi bassissimi: un terzo della SAS, ovvero andata e ritorno tasse comprese 350.000...
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Viaggio di nozze in capo al mondo O almeno lì ci sentivamo. Da amanti del viaggio nomande, la preparazione del nostro viaggio si è ridotta – anche per ovvi motivi di tempo (vedi titolo) –a ben pochi aspetti. Biglietto aereo economico: Finnair ha dei prezzi bassissimi: un terzo della SAS, ovvero andata e ritorno tasse comprese 350.000 contro le novecento di SAS. Il volo non era diretto, bensì con scalo a Stoccolma, ma non è stato un problema. Noleggio auto: data la scelta, avevo chiesto consiglio all’ufficio del turismo di Oslo, dove mi hanno sconsigliato autonoleggi piccoli e apparentemente più convenienti perché hanno macchine vecchie e se volevo andare a capo Nord avrei fatto meglio ad affidarmi ad una compagnia internazionale, che avesse un buon servizio assistenza e uffici anche in città del nord. Risultato: Hertz. Definizione itinerario: CAPO NORD, eventuali divagazione sarebbero state valutate dall’ormai collaudato “comando generale” che la sera tappezza le camere d’albergo con mappe, guide appunti e affronta i vari problemi strategici: “Bene, abbiamo sbagliato stagione, nevica ed è ancora tutto chiuso! Vediamo domani che si può fare domani”. In ultimo abbiamo prenotato la prima notte ad Oslo: “Andrea, non ti preoccupare è proprio comodo, in centro, economico”. No, Andrea preoccupati, dopo che ho confermato con la carta di credito ho scoperto che addirittura la Lonely Planet lo sconsiglia (strano di solito è una guida che promuove tutto ciò che ha almeno l’acqua calda!). Ci siamo sposati e due giorni dopo siamo partiti. Lunedì 24 maggio 1999 Mentre iniziamo a scrivere ci troviamo sull’aereo Finnair che farà Milano-Stoccolma- Oslo): è il vero inizio del nostro viaggio! Andrea sta facendo il piedino al passeggero dietro di lui (notare che sono passati esattamente due giorni esatti dal matrimonio!) Come tradizione vuole il primo inconveniente è l’aereo che parte con 50 minuti di ritardo per dei bagagli di troppo. Dopo aver saputo che non era vero alcuni passeggeri commentano: “Italianisken!!!” Chissà a cosa avranno voluto alludere. Io ho una tremenda paura del volo e gentilmente Andrea pensa di farmi notare che l’aereo è stato costruito dalla stessa azienda degli aerei che bombardano il Kossovo. Ecco, adesso penso alla guerra aerea ho proprio meno paura dell’aria! La colazione offerta da Finnair è: antipasto di pane, burro e marmellata, accompagnato da acqua colorata di marrone scuro che vorrebbe assomigliare al caffè ma del caffè è solo un insulto. (il passeggero sta ricambiando il piedino!) Il primo si presenta con broccoletti con patate e salsiccia caldi. Il secondo non c’è. Sul nostro vassoietto sarebbe rimasto un gustoso (?) ammasso verde che solo noi (unici italiani sull’aereo) abbiamo avanzato e che se dovessimo proprio far sparire… lo riutilizzeremmo per stuccare il buco nel soggiorno. (Adesso ho anch’io chi mi fa il piedino: queste tendenze a socializzare non mi piacciono!). Da bere offrono solo succo di pomodoro con limone! Considerato il ritardo, se siamo fortunati prendiamo la coincidenza in orario. Se tutto va bene prendiamo la coincidenza ma non abbiamo il cambio vestiti fino a domani. La terza ipotesi è di perdere la coincidenza, rimanere a Stoccolma senza soldi svedesi, con i bagagli a San Pietroburgo. Invece abbiamo preso la coincidenza (e anche qualcosa da mangiare), siamo arrivati ad Oslo e abbiamo scoperto che …. C’erano anche i bagagli! Ma allora è vero: sposa bagnata, sposa fortunata! (ohhh!!). Abbiamo prenotato al Cochs Pensionat, vicino al centro e di prezzi modici. Dopo grandi difficoltà troviamo il 3° piano di questo benedetto edificio (è un ostello e le camere con tanto di reception iniziano dal terzo piano in poi), salvati da qualcuno che aveva chiamato l’ascensore dove eravamo chiusi da un po’. Oslo è una città con un centro molto piccolo, tutto il resto è porto. L’abbiamo trovata sporca e con molte “brutte facce”. Pur non essendoci molte macchine, parcheggiare deve essere comunque un vero problema. Ci sono persone di tutte le razze che non sembrano turisti. Per chi conosce Milano: è un’atmosfera da Stazione Centrale. Martedì 25 maggio La prima sorpresa: la nostra “Corsa” si è trasformata in una Golf Full Optional (tranne il climatizzatore – ma in Norvegia non faceva caldo?). Partiamo in direzione Trondheim sulla E6. Arriviamo a Trondheim senza dover dire nulla sull’intermezzo. No, abbiamo (intra)visto Hammer (almeno così sostiene Andrea) e Roros. Dopo un controllo a posteriori sulla cartina sorge spontaneo dire: “Allora se quella era Roros, l’ho detto io che avevamo sbagliato strada!”. Abbiamo dormito in una: “Casa molto carina, senza corrente, senza lucina…” La canzone era diversa, ma l’abbiamo dovuta riadattare al nostro fantastico bungalow in cui è saltata la luce per sovraccarico (luce camera + luce bagno), pioveva ed il guardiano non dorme nel campeggio! (sposa bagnata?). Adesso alcune impressioni dalla prima trasferta: le autostrade si pagano gettando le monetine in cesto che ne riconosce l’esattezza dal peso. Abbiamo trovato un motel solo per asiatici dove ci hanno detto apertamente che non eravamo i benvenuti. Ci siamo chiesti dove lavorino i Norvegesi, cosa mangino per variare (nei loro negozi ci sono pochissimi tagli di carne e come verdura hanno solo insalata, patate, cavoli e carote), come possano resistere in case così lontane tra loro, come possano bere questo caffè, perché non si lavino mai le mani e perché nessuno usi l’ombrello (parlo di veri temporali). Sono buffe le loro cassette delle lettere che si trovano a margine della strada, alcune sono anche carine e decorate, mentre la casa è magari nel bosco a qualche chilometro. Ci rendiamo conto della quota a cui siamo per il continuo variare di betulle (pianura) e pini (montagna). Tra i vari su e giù, la nostra prima tappa del “Milwaukee Race” è stata di ben 605 Km. (con pilota automatico, la strada era tutta dritta). Mercoledì 26 Maggio Tappa di trasferimento: 480 Km. Silenzio fotografico sul percorso – anche se i bagni che si incontrano sulla strada avrebbero meritato (tipo i nostri da fiera: 60×60 in muratura senza uno spiraglio di luce, la porta si chiude ermeticamente). Silenzio anche tra i partecipanti (2) per gli enormi dubbi sul loro programma. Giovedì 27 Maggio Primo sole, prima colazione pantagruelica, prima traversata artica, primo e unico husky incontrato (estinto prima del nostro ritorno, per questo non ne abbiamo foto). Il paesaggio diventa sempre più lunare ed i dubbi rimangono. Adeguandoci alle usanze nordiche (?), costruiamo la nostra casetta di sassi sulla collina del circolo polare artico dove lasciamo anche un messaggio su un tovagliolo: “Andrea e Daniela – 27.05.1999 – Just married!”. Il primo traghetto in una carriera di 9, i primi fiordi… Alcuni traghetti non permettono di spostarsi più di tanto dalla macchina, anzi tanto è il vento in mezzo ai fiordi che è meglio restare al coperto. Altri hanno almeno una saletta bar, spesso sotto (quindi sconsigliata totalmente sia a chi soffre di mal di mare sia a chi soffre di claustrofobia: fatevi portare su le bevande, che servite sembrano anche più buone!). Altri hanno un vero salone superiore coperto o scoperto che è molto più piacevole. Ovviamente tutto dipende dalla tratta. Una cosa simpatica: pagate la bevanda una sola volta, per riempire nuovamente il bicchiere potete fare da soli e senza dover pagare nulla. Un po’ come se avete comprato il diritto a bere, o più simpaticamente il biglietto della giostra. Sono fantastiche le trattorie sulla strada. Innanzitutto hanno dei colori di tende e tovaglie che fanno molto pensare alla vecchia America, poi servono tutte le stesse cose (non è una catena): pollo (mezzo per volta), patatine e poi non so perché in vista non c’era nient’altro, nei piatti degli altri nemmeno, dal menù non si traduce niente, per cui… Questa è stata la giornata delle prime volte, compresa la prima salassata all’albergo di Bardufoss (580 Km.) Venerdì 28 Maggio Dopo aver salutato la biondona dell’albergo (ottava di sopra e quindicesima di sotto) ci leggiamo ancora i baffi di caviale, patè e marmellate mai viste e torniamo in postazione sul Milwaukee Race, davanti a noi il solito furgone finlandese. Alla radio c’è solo musica americana assi 60 e loro musica folk. Superiamo Alta ed affrontiamo la terra dei Sami (vediamo anche le renne prima del furgone, cicca cicca!). Scesi dal traghetto per Honningsvag siamo veramente nella terra dei Nord: nuvole basse, tundra desolata senza vegetazione , solo tante rocce nere ed i licheni. Il campeggio sembra base Alfa, le strade sono piccole e tortuose. Nevica tutta la notte. La unica strada che c’è finisce a Capo Nord (71°10’21”), che impressione! (639 km.). L’attesa della mezzanotte è proprio come a capodanno. C’è un vento gelido, la neve ed un’atmosfera un po’ tetra come se da un momento all’altro dovesse comparire un troll. C’è un centro con un bar ma è molto più divertente restare fuori sugli scogli (e molto più economico, costava circa 40 mila lire). Attenzione che i fiori sugli scogli sono belli ma protetti. L’attesa è vanificata dalle solite nuvole! Forse abbiamo sbagliato qualcosa, a Capo Nord ci sarà un fuso orario diverso! Sabato 29 Maggio La neve è sparita. Facciamo colazione sul traghetto che per quanto ci fanno pagare (25 mila lire per due caffè con fettina di torta) si rivela una donazione al fondo pensione del barista. Affascinati dal mondo Sami (Lapponi) ci lanciamo alla ricerca degli accampamenti, su consiglio del gestore della trattoria di Skadi (probabilmente Sami lui stesso). Proviamo verso Kvalsund, ma non ci vogliamo arrendere alla loro civilizzazione e riproviamo a sud di Alta. La tundra è affascinante e misteriosa, vorrei poter conservare un ricordo della loro musica che passano alla radio perché è molto “evocativa”. Il dialetto Sami è come il giapponese (questo smuove qualche perplessità geografica di chi possa esserci oltre Capo Nord). Riusciamo a vedere un vero accampamento Sami nascosto dalle colline. La donna ha il costume tradizinale, gli uomini no. Guidano vecchie auto americane. Siamo evidentemente di troppo. Non ci parlano, ma uno di loro resta in attesa che ce ne andiamo prima di raggiungere gli altri alla tenda. Sulle colline si vedono le moto da neve abbandonate e le piste che hanno seguito le slitte d’inverno sulla neve. Dormiamo a Storlett, vittime dell’ennesimo scontro con il concetto di turismo dei Norvegesi: gli hotel chiudono alle 17.30 (anche se sono vuoti ed i gestori vivono all’interno). La nostra receptionist sembra proprio una degli Abba. Una new entry si infiltra sul Milwaukee Race: una compagnia (4) di toscani. 588 Km. Domenica 30 Maggio Adesso sappiamo perché le Lofoten sono dette “i Caraibi del Nord”. Le rorbu sono una via di mezzo tra la casa delle bambole e una scatola di sardine (no per le dimensioni ma per l’odore della colla di pesce). “Per mezzanotte cerchiamo una spiaggetta dove ‘prendere il sole’”, Ah, ah! Per fortuna qui nessuno ci capisce. I Norvegesi di notte sfruttano la gran luce per imbiancare o costruire le loro case. Qui vediamo benissimo il ciclo del sole che sfiora l’orizzonte e poi risale. E’ una notte bellissima. Incrociamo l’Hurtigrunten. Se l’avessimo preso non avremmo saputo come raggiungere la baita da cui stiamo venendo. Fino a Svolver 656 km. Lunedì 31 Maggio Venne il giorno della crociera: due ore di “me mareo”. Tappa al circolo polare artico per acquisto souvenir e poi Mo i Rana per dormire (dove ci chiedono scusa per il letto unito). Facciamo una passeggiata per vedere cosa appendono i Norvegesi alle finestre: un po’ di tutto, come se fosse sempre Natale. Loro possono perché muovono i vetri verso l’alto, noi butteremmo giù tutto. Le case, ma anche le auto od ogni altra cosa non è mai bianca o grigia come da noi. Le case sono generalmente violetto, le auto verde vivo o rosa, e poi il rosso! Qui tutto è rosso: compresa la punta del mio naso. 387 km. Martedì 1° Giugno Fotografiamo due follette che giocano sulla strada e torniamo a Trondheim tra case con gli alberi sul tetto, barchette rosse di pescatori, essiccatoi di merluzzo e compagnia bella. Arriviamo a Malvik dove dormiamo in una hytte (i nostri bungalow ma molto più piccoli). Il bagno è esterno, ma molto esterno. I proprietari ci parlano con dei fogliettini che qualcuno ha tradotto per loro in inglese. Se avete problemi di schiena, sappiate che in Norvegia non c’è nemmeno un surrogato del materasso. 510 km. Mercoledì 2 Giugno Tappa ad Alesund che un incendio ha distrutto quando era ancora in legno e che gli abitanti hanno ricostruito tale e quale ma in muratura, così oggi è una città di soli 200 anni con un aspetto molto più vecchio. Sembra quasi finta, soprattutto se la vedete dall’alto della collina nel parco comunale. La Lonely Planet ci porta a dormire a Stordal in un “pensionat” dove ci chiudono dentro e siamo soli con tante stanze vuote. 383 km Giovedì 3 Giugno Ci aprono la porta della gabbia/pensionat e scappiamo subito in un bel fiordo: il Sunnylvsfjorden. Prendiamo il traghetto con un ridicolo gruppo di francesi che è tragicamente composto da mogli congelat-stuf-rimbambit e da un super battaglione di mariti muniti di cinepresa che si muovono in batteria. Quando – non vedondoli più – credevamo si fossero stancati, abbiamo avuto una reazione alla Fantozzi vedendoli nella cabina del manovratore. Nonostante la corsa spericolata non riusciamo a prendere la famigerata barca bianca che su ogni catalogo si vede nel Geiranger Fjorden. Ci sono altre barche al porto alcune anche molto lussuose con tanto di “mozzo” in livrea bianca con i bottoni dorati. Proseguiamo…sì, ma il Milwaukee Race è sulla barca, dobbiamo recuperare e la cartina dice che c’è un passo. Troviamo neve talmente alta a bordo strada che l’ultima volta che ho il coraggio di scendere dall’auto nella foto la neve mi supera di un buon metro (io sono 1.70!) e lì era ancora bassa! Scorriamo in questo tunnel di neve come biglie nel flipper o come quel film della squadra di bob giamaicana. Il terrore dura poco, in fondo è divertente. Una volta scesi andiamo al ghiacciaio Briksdal, dove si può salire anche in carrozza. Noi andiamo a piedi e leggiamo i cartelli che segnano i punti dove era il ghiaccio anni fa. Ogni tanto scoppia una piccola valanga ed anche la cordata con la guida deve scendere. Dormiamo a Vadheim in bell’hotel in riva al fiordo, comodi per il primo traghetto di domani. Sembra un casino di caccia. 384 km. Venerdì 4 Giugno Oggi Bergen, siamo tornati nella civiltà! Il Briggen è patrimonio dell’Unesco, da vedere! Si tratta di un vecchio quartiere in legno in cui si passa da piano a piano e da edificio ad edificio con scalette e ballatoi in legno. Vedrete delle piccole botteghe di sarte, librai, restauratori, architetti, ne ricordo anche una di cappelli. Passate per il mercato del pesce, assaggiate i tramezzini al salmone e mentre passeggiate guardate le insegne dei negozi sono in legno e veramente artistiche! Dormiamo a Borlaug in una specie di casa vacanze per colonie (con mensa e camino)…beh, ci mancava solo questa effettivamente. 401 km. Sabato 5 giugno Sfioriamo la Stavkirke che è di una precisione impressionante. Sembra fatta con il lego. Il cimitero è ancora utilizzato. La chiesa è del 1.150. Dobbiamo tornare ad Oslo, ma prima scivoliamo giù fino a Drobak, casa di Babbo Natale (una delle tante). Dove hanno anche tanto di cartelli stradali con il triangolo rosso e dentro un babbo natale che potrebbe attraversare la strada di corsa.
Ecco, noi abbiamo realizzato così un sogno, ma non siamo ancora soddisfatti perché dopo esserci stati adesso vorremmo tornarci. Se possiamo essere utili con indirizzi più precisi o con delle foto scriveteci a dp_via@hotmail.com. Ciao.