Viaggio di nozze in California

A spasso per San Francisco, Yosemite Park, Las Vegas e Los Angeles
Scritto da: floyd80
viaggio di nozze in california
Partenza il: 02/08/2012
Ritorno il: 15/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Finalmente è arrivata la data fatidica 2 Agosto 2012, si parte.

Il sogno di una vita si sta per avverare. L’America, la California.

Il nostro viaggio di nozze si estenderà per circa quindici giorni e toccheremo varie tappe: San Francisco, Yosemite Park, Las Vegas e Los Angeles. Tutto molto convenzionale e turistico, ma con un tocco alla “turisti per caso”.

Io e Francy arriviamo a San Francisco in serata dopo circa sedici ore di volo, siamo partiti la mattina da Fiumicino e fatto scalo a Toronto, volo Air – Canada, niente male.

San Francisco si presenta fresca e per fortuna abbiamo prenotato il trasferimento dall’aeroporto all’albergo, siamo troppo stanchi per districarci tra i taxisti e gli autobus, vogliamo solo andare a dormire.

Alloggiamo al Bijou Hotel vicino Union Square, l’albergo possiede una sua personalità, ad ogni camera corrisponde una pellicola girata a San Francisco e tutto l’ambiente propone un fascino retrò, peccato che abbia l’ingresso su una delle strade più popolate dagli homeless.

La mattina alle sei gli occhi si spalancano, le nove ore di fuso orario si sentono tutte, infatti in Italia sono le tre del pomeriggio, ci affacciamo dalla finestra e una nebbia fitta nasconde tutto, San Francisco e la nebbia sono una cosa sola, soprattutto in Estate. Lo sapevamo e quindi rispolveriamo maglie a maniche lunghe e giubbotti!

La colazione è abbondante e con la pancia piena ci dirigiamo all’ufficio informazioni per fare la muni pass fast che ci permetterà, per tre giorni, di usufruire di tutti i mezzi, compresi i Cable car.

La mattina è fredda ed è presto, i negozi aprono solo alle dieci e così c’incamminiamo su Market Street direzione Embarcadero e poi Pier 39. La passeggiata è lunga ma appagante. Siamo in America!

La giornata la trascorriamo in giro senza alcuna meta, a pranzo mangiamo all’Hard Rock Cafè al Pier 39 e il pomeriggio visitiamo tutto il movimentato molo, la nebbia si alza e ci regala scorci di sole è ora di togliersi tutto… è tornata l’estate!

La sera, sempre a piedi, ci dirigiamo verso Chinatown e Little Italy, due zone soprattutto commerciali e a nostro avviso non proprio entusiasmanti, ma comunque da vedere. Poi ci incamminiamo su, fino a Russian Hill. Questa strada, che si snoda in più tornanti, è qualcosa d’incredibile, foto a go-go e panorama da paura. La nebbia fa capolino portandosi con se anche il freddo, si torna in albergo.

Il giorno dopo proviamo a fare i biglietti per Alcatraz, ci svegliamo presto ma passando per Powell street vediamo che la coda per il Cable car è minima, la tentazione è troppo forte e così facciamo un giro diretti verso Fisherman’s wharf, arriviamo quindi alla biglietteria ma alle otto è già tutto sold out, ci riproveremo il giorno dopo. Data la levataccia e soprattutto l’arrabbiatura generale ci dirigiamo all’Hollywood Cafè (530 North point Street) e facciamo una ricca colazione a base di pancakes, la migliore colazione di tutta la vacanza.

Ci dirigiamo verso l’Aquarium of the bay, dove dall’Italia avevamo già fatto i biglietti, ma state tranquilli li potete fare anche sul posto visto che non c’è fila. L’acquario è carino e per quello che costa (8 dollari) non ci si può aspettare di più, però quelle gigantografie all’esterno di squali e di orche assassine potevano anche risparmiarsele!

Il pomeriggio andiamo ad Alamo Square a vedere le case vittoriane, splendide ma una pioggerellina fastidiosa ci fa tornare indietro.

La mattina seguente riproviamo con Alcatraz, arriviamo alle sette (!) ma niente la fila è lunga, torniamo in albergo e facciamo colazione. La giornata è spettacolare, la nebbia non c’è e il Golden Gate ci aspetta.

Prendiamo le bici vicino al Pier 39, tra biglietto del traghetto al ritorno, assicurazioni varie e giri di parole spendiamo quasi cento dollari in due, ma ragazzi ne vale la pena.

Il sentiero è ben segnalato e il ponte è davvero maestoso, prima di attraversarlo ci fermiamo a fare foto, noi, i caschi, le bici, un po’ di nebbia e in fondo il ponte rosso, sarà la nostra foto simbolo di tutta la vacanza. Attraversiamo il ponte e poi… ci perdiamo. Le cartine che ci hanno rilasciato sono disegnate male, per strada non troviamo alcuna segnalazione per l’imbarco e così ci troviamo a vagare per le strade di Sausalito, una ridente cittadina dalla parte opposta della baia. Per fortuna, grazie ad un signore del posto riusciamo a trovare l’imbarco. Al ritorno musi duri e nervosismo alle stelle ma dopo aver posato le bici e sorseggiato una granita a limone ci riprendiamo i sorrisi e continuiamo la nostra vacanza.

Il pomeriggio, anche se stanchi, ci dirigiamo verso il Golden Gate Park ma è troppo maestoso per visitarlo tutto e purtroppo i giardini giapponesi, che erano la nostra vera tappa, sono chiusi.

Rientriamo in albergo mangiando l’ennesimo panino hamburger e patatine.

Il giorno dopo salutiamo San Francisco, ci dirigiamo alla Hertz e prendiamo un’auto, la nostra compagna di viaggio insieme all’ottuso navigatore gps.

Una nuova tappa ci attende: il parco Yosemite, meta di “pellegrinaggio” per tutti gli amanti della natura a cielo aperto, foreste, animali, cascate e tanto tanto silenzio… il parco è uno spettacolo.

Alloggiamo al Cesar Lodge, un hotel a pochi chilometri dall’ingresso “El Portal”. L’albergo offre ampie stanze, nella nostra c’è persino un enorme vasca idromassaggio, ed è stato tutto sommato una piacevole sorpresa. Mi raccomando se alloggiate nei pressi del parco togliete eventuali cibi dalle auto in sosta, di notte qualche orso potrebbe razziarvi tutto dopo, ovviamente, aver distrutto la macchina.

Purtroppo abbiamo solo un giorno e cerchiamo di vedere almeno le cose generali, snobbando sentieri, passeggiate e avventure varie. Il nostro itinerario lo percorriamo in auto: parcheggiamo, fotografiamo e andiamo via, ci sarebbero voluti sicuramente più giorni.

Tra Yosemite e Las Vegas abbiamo fatto una tappa intermedia, i chilometri di distanza erano davvero troppi e così ci fermiamo a Visalia, una piccola cittadina famosa per il suo ingresso al Sequoia Park, l’albergo è il classico Holiday Inn, anonimo come un quadro comprato da Ikea.

La sera c’inoltriamo nella vita alla “americana”, andiamo in giro per la cittadina senza meta e proviamo l’ebrezza di entrare all’interno di un WalMart, una catena di grossi supermercati dove si può trovare tutto, ma davvero tutto. File e file di patatine fritte, cioccolata, dolciumi vari, cibi precotti, cereali al caramello… etc etc se siete salutisti statene alla larga, la frutta, la verdura ma anche la semplice pasta non la troverete.

Visalia ci ha sorpreso e rimarrà nei nostri ricordi perché è lontana dagli eccessi della grande metropoli e ci ha fatto immergere in una tipica giornata americana.

Arriviamo così nella città delle luci: Las Vegas!

Alloggiamo al Bellagio, stanza con vista fontana (wow), la camera ovviamente è un lusso, letto gigante, bagno con tutti i comfort, vista mozzafiato sulla Strip. Quanto abbiamo speso? Poco. A Las Vegas i soldi ve li sfilano diversamente.

Dopo aver lasciato le valigie in camera c’inoltriamo per la strada principale, insieme a noi altre migliaia di turisti invadono tutto, è un flusso umano che è lì per fare solo una cosa: divertirsi. Gli artisti di strada si contano a centinaia, tipi vestiti da supereroi, cantanti solitari, chitarristi di primo pelo, gruppi gospel, tipi che provano a farti entrare negli strip club. Insomma una città matta, ma matta davvero.

Non ricordo a che ora siamo andati a dormire e purtroppo non ricordo molto della serata trascorsa, sorry J.

Il giorno dopo tranquilli tranquilli ci lasciamo coccolare dal nostro albergo tra puntatine alla slot, tre piscine all’aperto e giri a zonzo… si fa sera, si è pronti per uscire.

Dato che le temperature nel deserto superano allegramente i quaranta gradi sconsiglio a tutti di uscire in strada di mattina o peggio ancora di pomeriggio, il caldo mette davvero a dura prova, quindi fate come noi aspettate il tramonto e godetevi la città con temperature più miti.

Gli Hotel più significativi, oltre al nostro che è la vera punta di diamante, sono il Caesar Palace, il Venetian, il Paris, il Treasure island, l’albergo con il vulcano che erutta (avete letto bene…che erutta!), il New York New York, l’MGM, il Luxor e infine l’Excalibur.

E’ impossibile raccontare in poche righe tutto quello che trovate all’interno di questi mastodontici alberghi o parchi gioco, una cosa soltanto è sicura…non andrete a dormire presto.

Salutiamo Las Vegas con una lacrima nel cuore e una nel portafogli e ci dirigiamo verso la città degli angeli. L’autostrada è lunga e il caldo è davvero asfissiante, ci capita spesso di vedere autisti in panne con il cofano aperto e il radiatore in fumo, cerco di tenere i giri del motore bassi e il viaggio nel deserto passa via senza intoppi o meglio senza incendi.

Prima di arrivare a Los Angeles facciamo una tappa intermedia, sulle nostre polverose mappe troviamo una città fantasma e per dei tipi come noi è un occasione da non poter perdere, la città si chiama Calico ed è un vecchio paesino di minatori. La strada per arrivare è abbastanza malandata, misteriosa e soprattutto poco battuta, è una striscia grigia che taglia il deserto in due e non notiamo una, ma dico una macchina passare oltre noi, il cellulare ovviamente non ha campo, insomma la situazione ideale per andare a visitare una città fantasma.

Arriviamo e paghiamo l’ingresso ad una simpatica signora vestita stile ‘800, parcheggiamo accanto al cimitero (!) e c’inoltriamo per le strade polverose di Calico. La visita è affascinante e state tranquilli non sarete soli, i turisti sono arrivati anche qui e insieme ai turisti ci sono anche i negozi di souvenir, ristoranti, bar e persino un mini Starbucks, altro che città fantasma.

Purtroppo il caldo è davvero eccessivo e non possiamo rimanere di più, foto di rito alle varie casette, alla statua del fondatore della città (a inizio ‘900 contava più di trecento anime), al treno a vapore e al saloon. Corriamo in macchina perchè l’afa ci sta sciogliendo.

L’auto riparte e l’ultima tappa del viaggio ci aspetta.

Arriviamo a Los Angeles o per meglio dire nella smisurata area di Los Angeles e le autostrade iniziano a diventare davvero mastodontiche, cinque, sei, sette corsie; il nostro navigatore impazzisce vorrebbe farci girare ovunque, per fortuna dopo vari errori e inversioni a U riusciamo a trovare il nostro albergo, uno Sheraton senza infamia e senza lode nei pressi dell’aeroporto. La scelta è strategica perché vicino all’hotel abbiamo l’ingresso alle Highway, l’autorimessa della Hertz per posare l’auto e una navetta gratuita che l’ultimo giorno ci porterà in aeroporto.

La sera stanchi dal viaggio ci fiondiamo da un Mc qualunque e andiamo a dormire, ci prepariamo per gli Universal Studios!

La musica di Ritorno al futuro ci da il benvenuto, la famigerata “palla” degli Universal ci attrae come api con il miele, siamo a Hollywood, siamo agli Universal.

Entriamo con un sorriso stampato in faccia ed usciremo la sera con lo stesso sorriso, stanchi ma felici come bambini. Non ci perdiamo nessuno spettacolo o attrazione, se andate a L.A. non perdetevi gli Studios, sono una meta imprescendibile.

Il giorno dopo ancora emozionati ci dirigiamo al museo delle cere ad Hollywood, per la precisione è l’esposizione di Madame Tussauds una catena di musei che troverete nelle grandi metropoli in tutto il mondo.

Tutto sommato il posto non è malaccio, anzi. Alcune statue sembrano uguali, o meglio sembrano vive.

La passeggiata dura un’oretta e dopo decine di foto siamo di nuovo in strada, Hollywood boulevard è piena di persone, gli artisti e i sosia si sprecano, le stelle sul famoso marciapiede hanno il loro fascino, ma a dirla tutta il posto ci ha deluso un pò.

Riprendiamo l’auto e iniziamo a girare per i quartieri più famosi: Beverly Hills, Merlose Place, passiamo su Mullholland drive e la sera torniamo a mangiare a Merlose in un locale argentino, ottima carne, la miglior cena americana.

La speciale luce di Los Angeles ci sveglia il giorno dopo, l’ultimo della nostra vacanza.

La nostra ultima tappa è doverosa: la spiaggia o meglio le spiagge.

Le highway sono trafficate ma ormai dopo tre giorni siamo di zona, l’oceano si apre davanti ai nostri occhi, siamo a Malibu. La radio trasmette una canzone dei Beach boys, in lontananza si vedono dei tipi fare surf, un cartello ci dice di stare attenti agli squali, cavolo sembra la scena di un film. Le casette che si affacciano sul mare sono favolose, il traffico è lontano, il caos anche, la prima cosa che ci viene in mente è: lasciamo tutto e veniamo a vivere qui.

Purtroppo la giornata è corta e così torniamo a Los Angeles trasferendoci nella zona più pazza, più fricchettona e più demenziale di tutta la California. Hi man siamo a Venice beach.

Qui troverete di tutto, gente che vi vuole vendere marjuana, palestrati che corrono a dorso nudo per farsi vedere, le bancarelle più strane del mondo, skate, roller e bici con quattro ruote! Insomma Venice è proprio uno sballo.

Eccoci infine a Santa Monica, la spiaggia è attaccata a Venice ma qui trasuda tutto classe, dalle auto in transito, alle persone in spiaggia. In America è così, attraversi la strada e ti ritrovi in un quartiere a cinque stelle, vai un po’ più avanti e ti ritrovi in un ghetto insieme a persone pericolose.

Il tempo purtroppo è finito, torniamo in albergo e riconsegniamo la nostra auto, la sera ceniamo da Burger King, l’ultimo pasto americano.

La mattina la sveglia suona presto, troppo presto. Il volo parte con quattro ore di ritardo, perdiamo la coincidenza a Toronto, c’immettono su un volo che fa scalo a Zurigo, arriviamo a Roma solo nel pomeriggio, stanchi e malinconici.

La California rimarrà indelebile nei nostri cuori e nei nostri occhi nella speranza che un giorno, prima o poi, torneremo a cantare per le strade di Los Angeles… California Love.

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