Viaggio a Vienna 3
Peccato che io non parto da Bergamo ma dalla Sicilia, e il viaggio da Catania a Milano mi costa altre 150,00 euro. Ma questa è storia vecchia, noi siciliani siamo penalizzati nei nostri viaggi, da un costo eccessivo dei mezzi di trasporto. Ma la voglia di partire ci fa superare ” l’empasse”, e insieme ad un’amica prenotiamo il viaggio.
Dopo qualche giorno decidono di aggregarsi anche mia sorella e il suo ragazzo, provo a prenotare alle stesse condizioni, facendo incroci e prove, e non mi rendo conto che loro invece arrivano a pagare più del doppio. Questo è solo l’inizio di un viaggio tragicomico, dova io artefice delle prenotazioni, faccio dei pasticci con orari e giorni, aumentando il costo della vacanza di mia sorella, che era già lievitato rispetto a quanto pagato dal resto del gruppo.
Premetto che i giorni passati a Vienna sono stati 3, ma la mia sorellina li ha pagati come se fosse partita per una crociera di 15 giorni. Sono ancora viva nonostante tutto.
Il primo errore lo commetto con la prenotazione on line del biglietto aereo Milano- vienna, comincio la prenotazione, poi mi disconetto salvando la pagina, ritorno on line e continuo la prenotazione da dove l’avevo interrotta. Solo che invece di prenotare per il 25 aprile, prenoto per il 25 marzo. Ops!!!!Mi rendo conto dell’errore e chiamo subito il numero verde,ma anche se dalla prenotazione alla telefonata passano solo 10 minuti, devo comunque pagare la penale di 40 euro a biglietto.
I biglietti sono 2 e quindi 80 euro. Ma va bene succede, non posso fare un dramma di una svista e continuo nelle varie prenotazioni. I viaggiatori che organizzano in internet il proprio viaggio sanno che andando su alcuni siti, prenotando su un sito il volo su un’altro l’albergo e così via, si può risparmiare. Ma io sbadata patentata dopo aver per giorni valutato le varie opzioni al momento della prenotazione non ricordavo più niente. E incomincia tutta una serie di errori, che insieme ad altre situazioni un pò particolari, hanno fatto diventare il viaggio una commedia.
Arriva il 24 aprile, noi partiamo da un paese in provincia di Messina, per arrivare a Catania ci mettiamo 2 ore con la macchina,pensare di prendere il treno è un suicidio. Viaggiare in Sicilia con le ferrovie è un dramma, ritardi e tempi assurdi per fare pochi chilometri. L’aereo è alle 7 del mattino, immaginate a che ora siamo dovuti partire? Un ora prima bisogna stare in aereoporto (soprattutto con un voli low cost), bisogna prevedere sosta all’autogrill e imprevisti, tipo coda ai caselli di Catania. Partiamo alle 3 , siamo in 4 fino a Milano, poi si aggiungeranno altre 6 persone. In macchina guida mio cognato, e noi ragazze visto l’orario abbiamo il compito di tenerlo sveglio.
Mia sorella è partita provvista di cuscino e copertina ( lo fa sempre quando viaggia in macchina) e dopo 10 minuti e già con la bocca aperta che russa leggermente. Io cerco stoicamente di resistere ma è più forte di me e mi addormento, svegliandomi ogni tanto e avvicinandomi da dietro a mio cognato, perchè ho l’impressione che guidi con gli occhi chiusi,(questo per capire quanto ero sveglia), e ho pure il coraggio di dirglielo l’inevitabile risposta è un fafa… Che ci sta tutto. Poi tra sbadigli e ciondolamenti di testa gli chiedo se vuole il cambio alla guida, non si prende neanche la briga di rispondermi. Io pensando di aver fatto il mio dovere continuo a ronfare. La mia amica che si spaventa da morire in macchina rimane sveglia, ma caratterialmente non parla molto, si limita a guardare fisso davanti a se, tra la strada e lo specchietto per controllare mio cognato.
Occhi spalancati e sorriso tirato ogni tanto prova a dire qualcosa per farlo stare sveglio, tipo “hai visto che bella giornata?”, la risposta di mio cognato ” aspettiamo l’alba per saperlo visto che ancora sono le 3 e un quarto “. Allora lei ci riprova ” arriveremo in tempo per non perdere l’aereo?”, risposta” se non facciamo un’incidente mortale”. Esaurite le domande ritorna con gli occhi spalancatia a guardare la strada e mio cognato in sequenza rapida.
Arriviamo a Catania alle 5 e 40, inizia la disperata ricerca del parcheggio, trovato alle 6 poi comincia la corsa con bagagli al seguito per andare a fare il check in e l’imbarco.
Mia sorella è parente della donna bionica si carica la sua valigia extra large e comincia correre,anche la mia amica prende la sua valigia e senza problemi comincia a correre verso l’aereoporto, inutile dire che anche mio cognato si tira dietro la sua senza fatica.
E poi ci sono io. Se mia sorella è la donna bionica io sono la sorella malata. Comincio a tirare la mia valigia extra large anche quella, fermandomi, tirandola, lamentandomi, sbuffando e rimanendo indietro di tanto. Senza dire una parola mio cognato torna indietro dopo aver lasciato la sua valigia a Wonderwoman che è arrivata prima di lui in aereoporto. Mi prende la valigia e comincia a correre, e io dietro, con un sorrisetto appena accenato. Se non sono forzuta non è colpa mia, e poi ho anche evitato di litigare con mio cognato proprio perchè sapevo che avrei avuto bisogno del suo aiuto.
Stronza? No previdente.
Facciamo tutto e ci imbarchiamo.
Arriviamo a Milano alle 8 e 30, in orario. Ma il volo per Vienna è alle 21 e 30. Premetto che avendo fatto io le prenotazioni, gli altri 3 non sanno l’itinerario completo. “Stasera???? Ma perchè siamo partiti così presto ? Non potevi prenotare nel pomeriggio?” “E se poi succedeva qualcosa?” Per qualche ora mi sento molto sola, nessuno mi parla. Dopo qualche ora la mia amica impietosita mi dice se voglio fumare.
Io dignitosamente mi alzo e con l’incedere di una regina mi avvio all’uscita, non degnando di uno sguardo quei 2 irriconoscenti. Nel tardo pomeriggio arrivano gli altri che cominciano a ridere quando gli diciamo che siamo arrivati alle 8 del mattino, e che sono la bellezza di quasi 11 ore che siamo in aereoporto.
Gli sguardi non possono uccidere per fortuna. Arriva il momento di imbarcarsi per Vienna, arriviamo alle 23 e 30, in aereoporto. Andiamo al ritiro bagagli e aspettiamo, aspettiamo noi e tanti altri.
Fino a che diventa chiaro che qualche bagaglio manca. Una decina di persone tra cui io e una delle ragazze che è con me. Ci informano che per errore sono rimasti a Milano, e l’indomani ci saranno recapitati in albergo. Disperate prendiamo il taxi e andiamo in albergo. Arrivati alla recepion ci dicono che le stanze disponibili sono solo 2. “Cosa??? Ma lei è pazza, noi abbiamo prenotato un mese fà, tutto pagato” “O scusi non capisco io no parlo italiano” La discussione si protae per mezz’ora, la signora facendo finta di non parlare italiano e noi andando fuori di testa. Finalmente la signora si ricorda che l’italiano lo capisce e lo parla pure. “Allora signori le altre 3 stanze sono in un’altro albergo,” “Ma noi abbiamo prenotato per stare insieme,almeno è qua vicino?” “Certoooo” L’altro albergo si trova all’altro capo della città.
Per farsi perdonare la signora dice se può offrirci la cena. “Va bene grazie”. Ci porta dei sandwich con prosciutto, che attacchiamo affamati e stanchi.
Noi 4 rimaniamo in quell’albergo e gli altri 6 vanno nell’altro, con taxi a spese loro.
L’ultimo giorno scopriamo che i sandwich che la signora la prima sera ci ha offerto per scusarsi del fastidio costano 180,00 euro. “Ma non erano offerti?” ” Offerti con i nostri soldi”. Saliamo nelle camere che sono poco più grandi di uno stanzino per le scope, e anche poco pulite. Ma la stanchezza e tale che crolliamo. L’indomani appuntamento davanti al nostro albergo perchè più centrale. “Come è il vostro albergo?” Chiediamo ai poverini che si erano dovuti spostare “Troppo carino. Le stanze grandi, una bella sala in comune,e un bel parco fuori. Il vostro?” ” un cesso”. Io sono senza bagaglio, per fortuna c’è mia sorella che mi presta un cambio, ma la sensazione è veramente sgradevole, non sai che fine hanno fatto le tue cose, e ti senti un pò nuda.
Decidiamo di visitare il Castello di Schönbrunn, residenza estiva della famiglia imperiale.
La visita inizia negli appartamenti imperiali, testimonianza di un epoca sfarzosa e magica, ci sentiamo tutte un pò Sissi , la mitica principessa. Vediamo anche la sala da bagno della principessa, che teneva alla sua figura in modo maniacale, aveva anche degli atrezzi ginnici. La giornata di Elisabetta era scandita dai trattamenti estetici e dallo sport per curare il suo aspetto fisico, alla quale teneva in modo maniacale. Una donna molto moderna viste le numerose fatiche che noi moderne regine facciamo per mantenere la forma fisica. Il parco del castello che si estende da est ad ovest per 1,2 km, e da nord a sud per circa 1 km, è stato dichiarato nel 1996 insieme al castello di Schönbrunn patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO. Se avete voglia si può visitare a piedi oppure con il trenino che ti porta in giro per questo meraviglioso parco. Simpatico il labirinto che è stato ricostruito nel 1998, e che ci fa tornare un pò bambini.
Dalla Piccola Gloriette un padiglione a forma di torre a due piani, si può ammirare tutta la città.
All’interno si può anche pranzare ci sono locali con camerieri in costume tipico e cibo tipico, grasso molto grasso. Il poneriggio ci spostiamo in centro per andare a visitare Il Duomo di Santo Stefano (Stephansdom) ,è la cattedrale di Vienna,uno dei simboli della città. La più alta di tutte le torri è naturalmente la torre cuspidata detta Steffl, alta ben 137 metri.
La piattaforma panoramica che dà una grandiosa vista della città è raggiungibile dopo aver percorso 343 gradini. Noi venivamo dalla visita al parco fatta tutta a piedi. Arrivati in cima eravamo tutti asmatici.
Io mi sono seduta nel piccolo negozio di souvenir, rifiutandomi anche di parlare.
Ma arriva una telefonata dall’albergo che mi comunica che i bagagli sono stati consegnati.
Questo mi rende euforica, mi alzo e comincio a scendere. Torniamo in albergo e alla reception ci comunicano che uno dei bagagli non è il nostro, hanno sbagliato. L’indomani sarebbero ritornati per rimediare all’errore. Mi sono sentita morire. Sentivo che era il mio, ma la delusione fu lo stesso molto forte. Siamo rimasti a Vienna 3 giorni, il mio bagaglio mi è stato consegnato la sera del secondo giorno.
Per fortuna mia sorella quando parte si porta molto intimo, tipo per 3 giorni 20 paia di slip ( non scherzo), 10 maglie, il problema sono i pantaloni, perchè lei prende la 38 e io la 42. Mi sentivo sporca ero partita con un pantajazz, comodo per viaggiare, ma tenerlo per 2 giorni, con un viaggio di 24 ore, e visite per la città. Poi la sera ci ritroviamo al centro della città per cenare, ma eravamo stremati.
Finito di mangiare (io sempre con il mio inseparabile pantajazz), salutiamo i nostri amici e prendiamo un taxi. Mentre siamo sulla via di ritorno il taxi deve fermarsi perchè la via è intasata di macchine e non si cammina. Poco più avanti ci sono un gruppo di persone che litigano, picchiandosi. Il nostro taxista invece di chiamare la polizia, decide di superare le macchine e affiancarsi a quelle dei litiganti, perchè deve mandarli a quel paese. Io e la mia amica cominciamo a urlargli di tutto, mia sorella ride perchè è sadica, mio cognato vuole scendere ed intervenire. Io sono seduta davanti e gli faccio cenni disperati che se non riparte gli do due pugni in testa e lo mando in ospedale. Non so se ha capito quello che dicevo ma per fortuna non riesce ad avvicinarsi troppo, e quando i litiganti ripartono sgommando e inseguendosi i 2 machi sul taxi si rassegnano. Il secondo giorno decidiamo di andare a vedere l’orologio dell’Ankeruhr, dal quale a mezzogiorno escono figure in movimento e musica, poi vediamo la chiesa di San Ruperto, la più antica di Vienna. Intorno alla chiesa ci sono un sacco di ragazzi vestiti in costume d’epoca che ti vogliono vendere biglietti per favolosi concerti di musica Viennese. In favolosi teatri. Venire a Vienna e non assistere ad un concerto è impensabile. Uno di questi ragazzi è un italiano che ci rimbabisce di chiacchere, parlando male dei Viennesi e di Vienna, ma il teatro e il concerto che ci propone dice che è il migliore. Noi ci fidiamo e acquistiamo i biglietti per quella sera. Pranziamo a uno dei chioschi disseminati per la città, che fanno hot dog buonissimi. Poi ci spostiamo a vedere sulla Riesenrad (la famosa ruota panoramica) del parco giochi del Prater. Gli altri salgono sulla ruota io corro in albergo, perchè ho qualche problemino. Mi riprendo in serata.
Alle 21 e 30 abbiamo il concerto, il mio bagaglio arriva alle 21. Ma finalmente mi posso togliere il maledetto pantajazz. Solito taxi e appuntamento davanti al teatro. La magnifica sala dove si terà il concerto non sembra così magnifica, poi scopriamo che è una sala secondaria e non quella della foto. Il concerto è fatto apposta per i turisti. Divertente molto leggero. Usciti dal concerto andiamo a cena.
A Vienna ancora si fuma nei locali senza problemi, ma chi del gruppo fuma compresa io appena accendimo una sigaretta ci guardiamo intorno con timore. Dopo cena facciamo una passeggiata in Kartnerstrasse, e mangiamo anche una sacher buonissima. Mio cognato prende la pubblicità di alcuni locali e cerca di convincerci ad andare a vedere la lap dance. Il gruppo è composto da 2 uomini e 6 ragazze, potete immaginare la risposta. Cerchiamo un locale dove ascoltare un pò di musica , alla fine ci sediamo in un bar a mangiare la seconda sacher. Terzo giorno andiamo a Belvedere residenza di Eugenio di Savoia, ora è in parte adibito a Museo Klimt. Bellissimo il parco. Questo è uno dei castelli barocchi più belli al mondo,divenuto oggi uno dei musei più importanti.
Torniamo in centro e ci sediamo in una delle numerose caffetterie , che si contraddistinguono per l’eleganza e l’esclusività dell’arredamento. Decidiamo nel pomeriggio di andare a vedere Karlskirche, la chiesa dalla grande cupola quasi fosse un’imponente monumento piuttosto che una chiesa. Poi ci dedichiamo allo shopping, girando il centro storico dova si respira la ricchezza economica della città.
Torniamo presto in albergo perchè l’indomani abbiamo l’aereo molto presto. La mattina arriviamo molto in aereoporto, e per non farci mancare niente al momento del ceck in, scopriamo che i biglietti che io ho prenotato per mia sorella e mio cognato, hanno la data del giorno dopo. Avevo sbagliato giorno e i loro biglietti erano per il giorno dopo, il cambio costa qualcosa come 100,00 euro a biglietto , non ricordo bene, ho rimosso. Sono ancora viva quindi gli sguardi non uccidono.
Io volevo ridere e non c’è l’ho fatta a resistere, per fortuna anche loro riescono a vedere il lato comico della cosa e cominciamo tutti a ridere. Ma sull’aereo la vena comica si spegne. Prendiamo posto ma siamo tutti seduti un pò lontani, e quindi non riusciamo a capire perchè l’aereo non parte e perchè mio cognato e mia sorella urlano contro il personale dell’aereo e viceversa. Finalmente gli animi si quietano, e si parte. Arriviamo a Milano e finalmente ci spiegano cos’ era accaduto. Una delle hostess aveva detto una parola che a mio cognato era sembrata siciliano. Noi siamo siciliani e questo l’aveva rallegrato e aveva chiesto se era siciliana. La risposta della signora era che “siciliani no buoni. Perchè suo amico italiano aveva detto che dare del siciliano era un insulto”. Mio cognato spiega che lui è siciliano quindi non voleva essere un insulto la signora non capisce o non vuole capire. Comincia una sorta di ostruzionismo nei loro confronti, un’atteggimento poco proffesionale che porta alla discussione piuttosto accesa. Il non sapere la lingua inglese, che è come se fosse una lingua comune, ti fa capire come può limitare la tua difesa in un paese straniero. Il pericolo di trovarti in situazioni particolari dove se fosse intervenuta la polizia non riuscivi a difenderti perchè non capivi e non venivi capito. La nostra tragicomica avventura a Vienna finisce, rimangono i ricordi comunque di una bella città, dove si respira un certo benessere economico anche nelle sua parte storica, di una bella vacanza tra amici, tra risate e pasticci ( quasi tutti miei). Questo racconto è un diario di viaggio ridotto, la nostra permanenza a Vienna è di pochi giorni, un pò pochi per avere una visione completa di questa bella città. Ma ogni volta che partiamo riusciamo ad essere peggio di fantozzi, meno male che siamo abbastanza ironici e poi tutto diventa una buona scusa per ridere.Speriamo di aver divertito almeno un poco anche chi legge.