Viaggio a bangkok e cambogia
Ammaliati dall’Africa, non avevamo ancora avuto l’occasione di un viaggio in oriente. La curiosità di scoprire questo mondo ci ha fatto scegliere come meta la Cambogia, attratti dal famoso tempio di Angkor. Ci siamo informati ed abbiamo organizzato il nostro viaggio utilizzando la guida Routard , il tour operator locale Asia travel www.Asiatravel-cambodia.Com e internet per l’hotel the Twin Towers a Bangkok e per la Guesthouse www.Bopha-angkor.Com a Siem Reap.
Di solito giriamo come trottole, ma in questa occasione abbiamo cercato di prendercela anche con un po’ di calma e goderci anche un po’ di meritato riposo..
Primo giorno: L’Hotel è fin troppo elegante per i nostri gusti, ma ad un prezzo estremamente economico. E’ fornito di tutto quello che si vuole, compresa la piscina sul tetto e soprattutto di un efficiente servizio di reperimento taxi e tuc tuc. Dopo il volo e con il fuso in corso, ci siamo subito diretti con un tuc tuc verso la zona del Wat Phra Kaeo e del Grand Palace. Il complesso è tutto uno sfavillio di guglie d’ oro e di colori. Il complesso è disseminato da creature mitologiche che fungono da guardiani. Il Wat Phra Kaeo contiene il Buddha di Smeraldo, considerato molto sacro. Usciti dal complesso con una passeggiata si arriva ad uno dei possibili attracchi sul fiume Chao Praya e da lì, con un’imbarcazione, si raggiunge il Wat Arun, il tempio dell’alba. Alto 86 metri, domina il fiume e, una volta scalato , ne permette un bella visione. Se non si ha il fuso in corso, è meglio di contrattare il biglietto del trasporto sul fiume in effetti è ciò che abbiamo pagato di più in tutta la vacanza : 700 bath circa 14 euro in due.
Tornati a terra, a piedi siamo arrivati dal Grand palace al Wat Pho , un tempio al cui interno c’è un famoso Buddha reclinato tutto in oro luccicante.
Sempre a piedi abbiamo visitato il mercato dei fiori. Mai viste tante orchidee tutte assieme e a poco prezzo! Quando le gambe hanno infine ceduto abbiamo cercato un taxista che conoscesse il nostro albergo e siamo rientrati. Bangkok è talmente grande e confusa sulle strade che spesso i taxisti stessi non si avventurano su vie che non conoscono già bene, per cui bisogna sempre avere le indicazioni di dove si trova l’ hotel, il solo nome può non bastare. Se i taxisti sono onesti e accendono il tassametro ( controllate sempre ), sono molto economici, altrimenti conviene scendere e cercarne un altro onde evitare fregature e discussioni. Oppure conviene usare un tuc tuc. In questo caso si deve contrattare il prezzo prima di salire. Meglio usarlo però la sera, perché di giorno nel traffico si rischia di respirare un sacco di gas! Secondo giorno: Di buon mattino siamo partiti. Prima in bus e poi su una barca a motore, abbiamo raggiunto il famoso mercato galleggiante che dista circa un centinaio di km da Bangkok. Sull’acqua, su barchette di ogni tipo, gli abitanti del posto portano la loro verdura e frutta da vendere oppure cucinano sulle stesse imbarcazioni! Noi ci siamo mangiati degli involtini primavera buonissimi, ma a dire il vero anche i noodles avevano un ottimo aspetto! La sera siamo andati al Suan Lum night bazar. Ci sono dei ristorantini graziosi dove si mangia bene e si spende poco. In particolare i noodles pad thai con i gamberetti sono gustosi e non troppo piccanti. Inoltre si acquista bene un po’ di tutto dalle magliette ai souvenirs . Il tutto accompagnato da musica dal vivo! Ci siamo tornati anche la sera seguente.
Terzo ed ultimo giorno: La mattina siamo andati al parco Dusit, in particolare per visitare Vimanmek , la più grande casa al mondo in tek e oro. Ex residenza reale costruita tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 . Per entrare bisogna indossare abiti lunghi , depositare ogni borsa , togliersi le scarpe, passare sotto il metal detector insomma un’odissea , ma ne vale la pena. Il palazzo trasmette delle forti emozioni tra il passato e l’atmosfera proprio dell’ Indovina , magari vista in qualche film…Completato il giro del parco, dove ci sono altri palazzi interessanti, ci siamo diretti a casa di Jim Thompson . E’ aperta tutti i giorni, si trova sulla Strada Rama I. E’ la casa meravigliosa, di questo uomo americano che, dopo la seconda guerra mondiale si è fermato in Thailandia ed ha contribuito allo sviluppo dell’industria della seta. A pranzo ci siamo fermati al ristorante lì presente. Bisogna mettersi un maglione ! L’aria condizionata è alta, però si mangia bene e poi c’è un curioso dolce: il pudding di cocco. Va provato , non si può definire il gusto.
Infine un po’ di shopping all’MBK , uno dei famosi grandi magazzini, e una visita al tempio di Erawan. Sull’angolo tra due vie trafficatissime , questo piccolo tempio è un’oasi di pace e di raccoglimento; carico di atmosfera religiosa, fa davvero riflettere sul senso della religione.
Primo giorno a Siem Reap : L’aeroporto è una villa un po’ grande…Sbrigate le formalità doganali , abbiamo cambiato un centinaio di dollari e ci siamo accorti che le ragazze ridevano allegramente. Poi abbiamo capito perché! Ci siamo presto accorti che per quanto ci sia una moneta locale, il Riel, di fatto tutti utilizzano il dollaro. Dai menu agli acquisti al mercato. Se si paga in dollari, si riceve il resto in Riel. Per cui cambiare il denaro non serve a nulla. Usciti dall’aeroporto ci siamo guardati attorno alla ricerca della nostra guida con un cartello con su il nostro nome e all’inizio non l’abbiamo vista , cosa che per qualche minuto ci ha tenuto con il fiato sospeso , visto che avevamo avuto contatti tutti via mail , ma poi l’abbiamo trovata, semplicemente era coperta dalla calca dei vari Tour Operators. Meno male! La strada dall’aeroporto al centro città è un gran cantiere. Ci spiegava che Siem Reap , grazie al turismo , sta avendo un enorme sviluppo e pertanto si continuano a costruire nuovi hotel. Mentre vedevamo questo , ci siamo accorti di una gran fila di gente e ci è stato spiegato che si trattava dell’unico ospedale della zona. Addirittura le persone si mettono in coda dalla sera precedente per essere sicure di poter essere visitate ci è sembrata una gran contraddizione. Ci siamo recati nella guesthouse e posate le valigie, abbiamo cominciato ad esplorare per conto nostro Siem Reap, avremmo trovato la nostra guida il giorno dopo. Abbiamo visitato la Crocodile Farm, 3 dollari l’entrata. Il divertimento consiste nel comprare i pesci e darli da mangiare ai coccodrilli, alcuni sono veramente enormi! Passeggiando abbiamo trovato un piccolissimo tempio e ci siamo fermati a guardare le persone che scalze si inginocchiavano e accendevano incensi. Una famigliola si è avvicinata a noi ed il padre con un buon inglese ci ha spiegato che se volevamo potevamo anche noi fare un’offerta e accendere un incenso. In genere quando viaggio tendo a ricordare anche questi piccoli episodi che però mi pare raccontino molto della cultura di un posto. Dei cambogiani infatti mi è rimasta impressa tanta cordialità, gentilezza e timidezza. A Siem Reap ci sono diversi mercati. Il più centrale è l’Old Market. Si trovano statuette e Souvenirs davvero carini a poco prezzo. La sera siamo andati a cena al ristorante L’Abacus, www.Cafèabacus.Com, nella zona della Sivatha Boulevard. E’ a gestione francese, molto ben curato, in un piacevole giardino. Si mangia davvero bene e si spenda attorno ai 20dollari a testa . Questa è la cifra dei ristoranti molto cari , in media si può mangiare con anche 4 o 5 dollari addirittura in due.
La guesthouse è stata un vero affare, pulitissima, con un ottimo ristorante ed anche la piscina ad un costo davvero molto economico.
Secondo giorno : Conosciamo Pen , la nostra guida. Molto cortese e preparato è stato un prezioso compagno di viaggio. Dopo aver visitato il gruppo di Roluos , ovvero i templi Pre Angkor , su dei motorini guidati da ragazzi cambogiani abbiamo attraversato le risaie e siamo arrivati al villaggio di Kompong Phluk . Lì le persone vivono su palafitte in quanto nella stagione delle piogge si allaga tutto. Conducono una vita semplice e comunitaria legata alla pesca. La sensazione era di vivere fuori dal tempo. Abbiamo incontrato solo un piccolo gruppo di turisti. Qui nè arrivano pochi . Le donne stavano preparando da mangiare e tutto il piccolo paese si riuniva per pranzare assieme. I bambini erano a scuola, all’interno di una palafitta. Un ritmo di vita per noi del tutto dimenticato .
Con una barca abbiamo attraversato parte del lago Tonle Sap e siamo arrivati al villaggio galleggiante di Chong Kneas. Le case, infatti, sono su zattere che si possono muovere. Tutta la vita si svolge sulle barche. E’ davvero strano per noi ! Qui però c’è più turismo e la sensazione è che l’atmosfera sia meno veritiera. Molto vera, invece , è la strada per tornare a Siem Reap che è costeggiata da moltissime baracche, davvero misere e non mancano le scene di vita quotidiana. Non si può spiegare , crediamo sia solo da vedere.
La sera ceniamo al Caffè Indocina sulla Sivatha boulevard . E’ una grande casa bianca , con un bel patio. Si mangia bene e si spende attorno ai 20 dollari in due. Terzo giorno : Sveglia all’alba per veder sorgere il sole su Angkor Wat. Il tempio è davvero una delle meraviglie del mondo! Trascorriamo buona parte della giornata a girare dentro e fuori il tempio per gustarne ogni sfaccettatura . Meglio andare controcorrente ed evitare la folla. Poi una visita al tempio di East Mebon. Il pomeriggio ci fermiamo finalmente un po’ in piscina! Per entrare ai templi occorre fare un tesserino con tanto di foto digitale che poi viene richiesto ogni volta che si accede all’area archeologica; per una settimana costa 60 dollari. Avanzatissima questa Cambogia! La sera abbiamo cenato al ristorante La noria www.Angkor-hotel-lanoria.Com . Si mangia bene e si spende poco. A gestione francese. Inoltre al mercoledì sera fanno uno spettacolo di marionette delle ombre tenuto da giovani ragazzi cambogiani. E’ piacevole e il ricavato va all’ong che li aiuta. E’ necessario prenotare.
Quarto giorno : usciamo da Siem Reap di circa 70 km. Andiamo a visitare Kulen Mountains. E’ un posto considerato sacro, in quanto c’è un tempio con un Buddha reclinato, in cima ad una scalinata da fare scalzi. Non è un posto turistico e quindi ci caliamo proprio nelle abitudini e nei credi dei cambogiani. Ci sono anche molte persone, purtroppo vittime delle mine, ai margini della scala. Non è facile, per lo spirito, fare quei gradini. Anche noi siamo un’attrazione. I cambogiani che arrivano da lontano, non hanno mai visto un occidentale.. Ci guardano e sorridono. Dobbiamo essere curiosi! Io senza dubbio, con la mia taglia 44 sono l’equivalente di due cambogiane. Sono tutte così esili lì! Da vedere c’è il fiume dai mille linga ed una graziosa cascata, attorno alla quale ci sono moltissime farfalle giganti. Inoltre passeggiando si vedono molte rocce dalle forme curiose e a ciascuna è collegata una leggenda che ne spiega l’origine. Da una roccia, in particolare, sgorga dell’acqua pura, anch’essa considerata sacra. Pen ne ha riempito una bottiglietta che doveva portare ad un suo amico.
Da lì visitiamo il tempio di Banteay Srey. E’ diverso dagli altri templi , molto lavorato nelle pareti dà un colorato colpo d’occhio. Infine ci spingiamo fino al Beng Mealea. Un tempio poco visitato , in parte rovinato, per via del fatto che si allaga nella stagione delle piogge. In questo essere tralasciato, ha il suo fascino. Nel silenzio, eravamo i soli a visitarlo e abbiamo vissuto di più l’emozione di essere lì. La sera ci siamo fermati a cenare in hotel. I tavoli , tra i fiori, sono illuminati da lampadine come le nostre a Natale e ti lasciano sospeso nel tempo a goderti il momento. Quinto Giorno : Abbiamo trascorso tutto il giorno passeggiando tra i templi . Il famoso Bayon , che è l’unico che nasce come tempio buddista e non induista. Le facce che si vedono sono dunque quelle di Buddha . La terrazza degli elefanti e quella del re lebbroso. L’entrata di Angkor Thom , con tutti i demoni che la accompagnano è suggestiva. Ce la siamo goduta vedendo arrivare gli elefanti e sembrava la scena di un film. Meraviglioso è il Ta Prohm. E’ il tempio che più degli altri è avvolto dagli alberi . Il problema è scattare una foto, perché è davvero affollatissimo ! Tra un tempio e l’altro camminiamo tra le case e scorgiamo una sala del tempio. Abbiamo assistito alla benedizione da parte di un monaco di un bus e del suo autista. Particolare il monaco , riempie un secchio d’acqua e la butta svariate volte , un po’ sull’autista e un po’ sul bus letteralmente lavandoli .
Nel pomeriggio abbiamo noleggiato le bici presso l’hotel accanto alla nostra guesthouse www.Thesoriaamoria.Com e abbiamo pedalato tra il traffico di motorini delle strade di Siem Reap. Costeggiando il fiume si arriva al povero quartiere delle palafitte. Andrea aveva appena detto: “ Ma qui i bambini non faranno mica il bagno” e in quel momento un gruppo di bimbi si è immerso , l’acqua appare davvero sporca e svariati rifiuti si trovano sulle coste . Si sono accorti di noi , ci hanno subito salutato.
Un aperitivo al caffè FCCC, sulla via Pokambor, accanto alle poste e poi la sera cena con spettacolo di danze tradizionale al Teatro Apsara. Si entra scalzi e ci si siede attorno a lunghe tavolate. Per appassionati delle danze. Per quanto riguarda il cibo si mangia meglio altrove.
Ultimo giorno: mattinata di corso di cucina Khmer. Ci troviamo, con due ragazze portoghesi , che arrivavano da un tour in Laos nella cucina del ristorante Tigre de papier a due passi dal mercato vecchio. La Chef ci fa prima decidere cosa vogliamo cucinare, poi andiamo con lei al mercato a comprare l’occorrente. Il mercato non brillava per standard igienici : per lo più la roba era per terra oppure il venditore era seduto in mezzo a quel che vendeva che fosse pesce o tagliolini freschi, ma il colore e i profumi di quel posto sono indimenticabili. La chef ci spiega passo a passo cosa dobbiamo fare e ci fa tagliare e cuocere tutto a noi direttamente. Intanto le altre ragazze in cucina ci guardano e sorridono. Mi sa che non eravamo proprio disinvolti nel preparare gli involtini. .Comunque abbiamo preparato 8 piatti diversi , dal pollo al cocco ai gamberetti dolci alla zuppa di tagliolini e verdure. Divertente! Alla fine ci hanno anche dato un attestato!
Infine un ultimo sguardo ad Angkor salendo al tempio di fronte ( si può salire anche a dorso di elefante ), mentre comincia a piovigginare. Eh si, è arrivata l’ora di partire . Devo dire che il nostro approccio all’oriente è stato davvero