Viaggiare è bello ma se ti regalano il viaggio di 3

Terza tappa : Washington Il volo della United Airlines partito da Heathrow alle 16.20, arrivato puntualmente a Washington Dulles alle ore 19.15 è stato molto tranquillo, abbastanza comodo.A bordo ci hanno servito la cena e 2 spuntini, inoltre sullo schermo posizionato sullo schienale del sedile davanti era possibile scegliere tra alcuni film...
Scritto da: stelladelsud
viaggiare è bello ma se ti regalano il viaggio di 3
Partenza il: 12/06/2008
Ritorno il: 18/06/2008
Viaggiatori: in coppia
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Terza tappa : Washington Il volo della United Airlines partito da Heathrow alle 16.20, arrivato puntualmente a Washington Dulles alle ore 19.15 è stato molto tranquillo, abbastanza comodo.A bordo ci hanno servito la cena e 2 spuntini, inoltre sullo schermo posizionato sullo schienale del sedile davanti era possibile scegliere tra alcuni film da prima visione, purtroppo nessuno in italiano. All’arrivo sul suolo americano lunga coda per il controllo passaporti ci viene fatta una foto digitale e ci vengono prese le IMPRONTE DIGITALI ( 2 cittadine italiane con regolare passaporto !!!!!) ma contrariamente alle nostre aspettative i bagagli non vengono ispezionati come ci aspettavamo e possiamo dirigerci verso l’uscita. Qui prendiamo la navetta Washington Flyer Express che con 18 dollari a persona ci porta al nostro hotel il Washington Marriot sulla 22 strada . Anche questo hotel è molto bello, c’e un bel centro fitness con piscina,con la camera ben arredata, c’è pure una tv lcd da 32 pollici, ma anche in questo caso si trova in una zona residenziale che non offre granchè. A Washington sono le 21.30 ma per noi sono già le 3.30 del mattino quindi ci buttiamo sul letto,stremate.

2° giorno: Il cambio di fuso si fa sentire,ci svegliamo presto quindi usciamo dall’hotel per fare colazione da Starbuck’s, li a due passi. Questo purtroppo si rivela essere l’unico posto dove mangiare vicino l’hotel. Ci fermiamo per completare la colazione con pancakes e sciroppo d’acero da Johnny Rockets, un localino molto simpatico stile anni 50, come nel telefilm Happy Days ( zona Pennsylvania Avenue). Continuiamo a camminare in direzione della Casa Bianca, che almeno sulla carta non dovrebbe essere lontano ma in America il concetto di lontano e vicino è molto diverso dal nostro. Infatti sotto un sole cocente ci troviamo sotto l’Obelisco di Washington ancora un po’ distanti dalla casa di George. Decidiamo allora di usare i biglietti che l’Ufficio del turismo di Washington ci ha regalato e saliamo sull’autobus turistico a due piani Top Off,(il biglietto costa 32 dollari per 2 giorni consecutivi) con il quale facciamo un primo giro panoramico della città. Molto bella la zona intorno a Embassy Row, dove vi sono tutte le ambasciate,con le tipiche case unifamiliari americane immerse nel verde, tanti ponti che attraversano il fiume Potomac, i monumenti in memoria dei presidenti Lincoln e Jefferson,strade larghe e tanto verde. Scendiamo a Georgetown, una zona molto carina, piu’ stile europeo, piena di negozi e boutiques eleganti e cominciamo a fare un po’ di shopping, d’altro canto con il cambio a noi favorevole è anche più bello. Riprendiamo l’autobus turistico e proseguiamo il giro verso il cimitero di Arlington, quindi attraversando la città arriviamo a Union Station, dove oltre che la stazione ferroviaria c’è anche un centro commerciale comunque un po deludente paragonato a quelli visitati in Europa. Rapida cena con pizza e bibita quindi prendiamo un taxi per tornare in hotel. In questa occasione abbiamo avuto una piccola disavventura: il tassista, un cinese coetaneo di Confucio, dopo una partenza a razzo comincia a guidare molto lentamente , a 10 all’ora. Pensando che volesse far girare di più il tassametro gli chiedo di andare più veloce perchè abbiamo un appuntamento in hotel, ma ci risponde che la macchina si è rotta infatti sia dal cofano anteriore che dal posteriore comincia ad uscire fumo. Io e mia figlia ci catapultiamo immediatamente fuori dall’auto gridando contro il tassista. Questo attira l’attenzione di un poliziotto in bicicletta, ci troviamo infatti nella zona del campus dell’Università di Georgetown, che cerca di capire l’accaduto. Il tassista, malgrado non ci avesse lasciato a destinazione pretendeva di aver pagata la corsa ma gli do 5 dollari giusto per bontà d’animo e a piedi ci dirigiamo verso l’hotel ( almeno 5 isolati). Questo episodio ci lascia molto incavolate e chiudiamo la serata in hotel.

3° giorno. Washington si sta rivelando un po deludente. Nella zona intorno all’hotel non c’è un negozio,nè un ristorante. Riprendiamo l’autobus turistico che utilizziamo per spostarci nelle varie zone e stavolta scendiamo alla fermata vicino la Casa Bianca che si puo’ vedere da una certa distanza ,fa molto caldo e per pranzo ci limitiamo ad un hot dog preso ad un chioschetto ( finto Sabrett )quindi con l’autobus ritorniamo a Georgetown qui almeno c’è un po’ di movimento.

Ancora un po di shopping ( ma speravamo di trovare più scelta)quindi riprendiamo l’ultimo autobus pensando di cenare da qualche parte vicino l’hotel . Pura utopia ,dopo aver camminato dalla 22a fino alla 17a e vi assicuro che 5 isolati di distanza in America sono tanta strada troviamo un Burger king, molto squallido dove mangiamo rapidamente un hamburger. Per complicare le cose si è messo a piovere a dirotto, quindi prendiamo un taxi, stavolta ci va bene, e torniamo in hotel. Ma siamo davvero in America? Dove sono tutti i fast food,i locali, i negozi e la vita che si respira a New York? Rimpiangiamo il viaggio fatto lo scorso anno a Barcellona, città giovane,viva ,piacevolissima da vivere a qualsiasi età!!!! Pazienza,domani lo shuttle viene a prenderci alle 5 del mattino per portarci all’aeroporto dove alle 8 abbiamo il volo,via Chicago per Rapid City, South Dakota.

Speriamo che li vada meglio!!! Quarta tappa. South Dakota Sveglia alle 4.00 del mattino. Alle 5 in punto lo shuttle viene a prenderci per portarci al Washington Dulles. Completiamo il check in parzialmente fatto via internet e ci avviamo al controllo di sicurezza. Qui cominciano i veri controlli: i non americani seguono un tragitto diverso 1° togliersi le scarpe e metterle in un cestino. 2° togliere giacca, cintura, orologio, cellulare e metterle in un altro cestino con la borsa ed il bagaglio a mano. Il tutto verrà accuratamente controllato, pure con un tampone che evidenzia eventuali sostanze nocive o radioattive. Intanto una poliziotta ci fa mettere in piedi con le braccia larghe e ci controlla il corpo dalla testa ai piedi ( mi sento la protagonista di un film di spionaggio ) e finalmente possiamo rivestirci,riprendere e risistemarele nostre cose ed avviarci al gate di imbarco del volo che viene dato puntuale. Ci imbarchiamo sul volo della United che ci porterà a Chicago ma dopo che siamo tutti ben sistemati a bordo ci informano che a causa delle pessime condizioni del tempo l’aeroporto O’Hare e chiuso e quindi la partenza è rimandata di un pò. Questo pò alla fine diventano 2 ore e 30, cosa che ci fa temere di perdere la coincidenza per Rapid City. Finalmente decolliamo e malgrado le previsioni di brutto tempo il volo si rivela abbastanza tranquillo. A bordo ci servono solo dei salatini e bibite e noi siamo praticamente digiune. Arriviamo a Chicago alle 12.36 ma con un’ora indietro sul fuso orario facciamo appena in tempo a spostarci al gate da dove parte il nostro volo ( qualcuno ricorda la scena del film ” Mamma ho perso l’aereo” in cui proprio all’aeroporto di Chicago la famiglia in partenza corre lungo il corridoio per prendere in tempo l’aereo? Ecco noi abbiamo copiato la scena proprio uguale ).Saliamo sull’aereo,un nuovissimo aeromobile Airbus 320,della compagnia Ted, consociata United. Gli stewards sono gentilissimi, sembrano usciti da una commedia inglese ed il volo procede comodamente sorvolando immense praterie in direzione del South Dakota.

L’aeroporto regionale di Rapid City è grande come quello di Lampedusa e si trova al centro di una immensa prateria che si perde a vista d’occhio. L’albergo che ci è stato riservato ha un proprio regolare servizio shuttle cosi’ dopo qualche minuto di attesa ci dirigiamo verso l’hotel.All’arrivo prima sorpresa la nostra prenotazione non esiste, non ci conoscono. Forniamo comunque all’albergo i dati relativi all’Ufficio turismo del South Dakota, che gestisce questa parte del viaggio e dando la mia carta di credito a garanzia ci viene intanto data una camera. L’albergo, il Grand Gateway Hotel, è comunque molto carino, nella hall intorno al camino mobili e divani in stile inglese, (ci sono pure i cuscini con i gatti ricamati), la camera spaziosa e ben arredata. L’albergo si trova in mezzo alla campagna, ( avete presente i telefilm ” La casa nella prateria” sono ambientati qui) attorno solo qualche altro motel ,un Walmart ( e meno male perchè diventerà il nostro passatempo) e qualche fastfood ( finalmente un Mc Donald è il 1° che vedo da quando siamo negli USA e non sto scherzando). Al limite delle forze riusciamo a mangiare, sono già le 16 ed abbiamo messo gli orologi un’altra ora indietro!! A questo punto ci rendiamo conto che senza un mezzo di trasporto non possiamo muoverci, la città dista 20 minuti d’auto e il Monte Rushmore oltre 30.

Non ho con me la patente di guida ed inoltre non so se sarei stata in grado di guidare in quelle strade a 6 corsie con tir e autocaravan enormi che sfrecciavano lungo la strada!! In albergo, dove intanto hanno avuto la conferma della nostra prenotazione ( noi avevamo inondato di mail le agenzie che si sono occupate delle pronotazioni,sia in Italia che a Londra ) non ci hanno saputo dare alcuna informazione su come raggiungere il Monte Rushmore per cui dopo tanto viaggiare non siamo riuscite a visitarlo. Pertanto abbiamo trascorso gli ultimi 2 giorni riposando ( in albergo c’è pure la piscina ) e facendo acquisti al Walmart( praparati per fare i pancakes,sciroppo d’acero,torte stile Nonna papera ed altre golosità).

Siamo arrivati all’ultimo giorno e ci aspettano 4 lunghi voli per rientrare in Italia Da Rapid City a Chicago poi a Londra,quindi a Roma e finalmente Palermo :tra controlli, ritardi, spostamenti da un gate all’altro,da un terminal all’altro ( ad Heathrow siamo atterrati al 3 e siamo ripartiti dal 2 con l’Alitalia .A proposito, da molto tempo non viaggiavo con la nostra compagnia di bandiera e devo complimentarmi per la qualità degli aeromobili, più comodi e spaziosi di quelli con cui abbiamo fatto i voli transoceanici e per la gentilezza del personale di bordo). A Fiumicino per spostarci dall’internazionale al nazionale abbiamo dovuto fare un lunghissimo percorso a piedi senza neanche un carrello sul quale mettere il bagaglio a mano e anche qui controllo completo e decima bottiglia d’acqua da buttare ( ed era solo un transito tra un volo e l’altro) finalmente dopo circa 20 ore dalla partenza da Rapid City siamo atterrate a Palermo, distrutte ma felici per questo bellissimo viaggio . Alla prossima occasione ( speriamo presto)



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