viaggiare

Ciao turisti per caso ,in realtà non voglio scrivere un racconto ma riportare le parole di un viaggiatore che in qualche modo mi ha influenzato,instillandomi ,libro dopo libro ,l'amore e la passione per i viaggi;sto parlando dell'indimenticabile Tiziano Terzani. Non so se nel sito questo sia collocabile ma io ci provo comunque. Viaggiare. Il...
Scritto da: sciusketta
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Ciao turisti per caso ,in realtà non voglio scrivere un racconto ma riportare le parole di un viaggiatore che in qualche modo mi ha influenzato,instillandomi ,libro dopo libro ,l’amore e la passione per i viaggi;sto parlando dell’indimenticabile Tiziano Terzani. Non so se nel sito questo sia collocabile ma io ci provo comunque.

Viaggiare. Il piacere di una vita. Un desiderio d’adolescente diventato un mestiere, un modo d’essere. Sempre lo stesso, eppure sempre diverso :prepararsi a partire, andare, scriverne. Ma il senso di tutto questo?..La ragione di tutto quel muovermi, di quell’andare continuamente fuori in cerca di qualcosa era semplice :io non avevo niente dentro di me. Ero vuoto: Vuoto come una spugna, pronta però a riempirsi di quello in cui è tuffata…Non avessi viaggiato non avrei avuto niente da dire, da raccontare; niente su cui riflettere. Viaggiare mi esaltava, mi ricaricava, mi dava da pensare, mi faceva vivere. L’arrivo in un paese nuovo, in unposto lontano era ogni volta una fiammata, un innamoramento; riempiva di emozioni. Ricordo, come se fosse ieri, il mio primo varcare una frontiera, a 15 anni, quando andai in Svizzera a fare lo sguattero, anni dopo attraversai da solo in macchina il Sud Africa, e poi il primo giorno a Saigon, la vista di Angkor Vat, l’arrivo a Samarcanda, e a cavallo a Lo Mantang. Ogni volta la sensazione di una scoperta. In questo la chemio non mi aveva “mutato”. Anzi, mi spingevano a ripetermi. Prima andavo in cerca di avventure e idee, ora cercavo un medico, un’erba, una formula magica, un miracolo,una soluzione per il mio malanno.Ma allo stesso modo di sempre: fuori ,a giro nel mondo. É così che l’uomo ha sempre fatto ,mi dicevo. Ha sperato ke lontano da sè, in un altro posto o in un altro tempo, ci fosse la chiave ke apriva la porta di tutti i segreti. Si trattava solo di trovarla, nascosta magari in una caverna, nel sarcofago di un faraone, sepolta nella sabbia del deserto o fra le rovine di Atlantide negli abissi più profondi dell’oceano. E ogni tanto qualcuno, a rischio di tutto ,si è messo in cammino a cercare. Per questo in ogni civiltà c’è il mito del viaggiatore-eroe; il figlio degli dei ke si perde e torna, prodigo, dopo un lungo peregrinare; il Gilgamesh ,il re sumero ke viaggia e viaggia per non morire; Ulisse determinato ad andare oltre le colonne d’Ercole, il limite ultimo del mondo conosciuto.

Il viaggio poi è sempre stato considerato un mezzo di crescita spirituale, come se muovere il corpo contribuisse a elevare l’anima. In India si dice dei sadhu, i santi mendicanti, ke debbono essere come l’acqua: muoversi in continuazione, altrimenti stagnano. Anch’io fossi stato fermo, certamente sarei stagnato.

Tiziano Terzani da Un altro giro di giostra



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