7 giorni possono bastare per percorrere la “Via delle Fiabe”, un percorso antico tra palazzi e paesini da favola

I tedeschi la chiamano Deutsche Märchenstraße, ovvero la Strada tedesca delle Fiabe. Molto più semplicemente, la Via delle Fiabe: 664 chilometri che uniscono Brema e Hanau, la città dei Musicanti e quella dei Conti, 12 tappe di meraviglia e storia da scoprire in più giorni. Un percorso dalla bellezza fiabesca, per l’appunto, che riviviamo in un viaggio di 7 giorni alla scoperta di Germania e un pezzo di Svizzera, per vivere due paesi in modo originale e straordinario.
Indice dei contenuti
Via delle Fiabe in Germania: diario di viaggio
Primo giorno: da Francoforte a Kassel
Durante il tragitto per andare da Francoforte a Kassel, la seconda tappa del nostro soggiorno in Assia, erano previste due soste. La prima è stata Weilburg, dove dovevamo vedere il castello della città. C’è stato un piccolo malinteso con la bigliettaia quando lei ci ha fatto pagare i biglietti prima di informarci del fatto che non era permesso portare la sedia a rotelle dentro il palazzo, dunque il giro avrei dovuto per forza farmelo a piedi con solo una seggiolina pieghevole per sedermi nelle varie stanze. Fortuna che io un po’ riesco a camminare, soprattutto quando c’è mio padre ad aiutarmi, ma poteva dircelo subito; specie considerando che si può entrare soltanto con visita guidata. Il palazzo all’interno ha un po’ di scale qua e là, ma è veramente bello; peccato soltanto che la guida parlasse solo in tedesco, da quel poco che ho capito la spiegazione doveva essere anche abbastanza divertente. Fortunatamente il giardino si è rivelato più accessibile e siamo riusciti a girarlo con la carrozzina, perché meritava di essere visto e trovandosi su una collinetta c’era anche un bel panorama. Proprio di fronte al castello abbiamo fatto una fermata imprevista al Museo delle Miniere (Mining Museum) anche questo si è rivelato completamente inaccessibile tra gli scalini all’ingresso, quelli tra le varie sale e le rampe di scale per scendere nelle gallerie ricostruite. Il museo doveva raccontare come vivevano e lavoravano i minatori dell’Assia, ma essendo tutto in tedesco abbiamo capito poco. La seconda sosta, fortunatamente meno faticosa, è stata il Castello di Marburg, la prima fortezza costruita dai langravi d’Assia, anche se il castello attuale è stato talmente rimaneggiato che oggi è un palazzo signorile più che una fortezza medioevale. Questa visita si è rivelata accessibile ad eccezione di alcuni gradini per arrivare alla cappella, anche perché se avessi dovuto girarmi un altro castello a piedi mi sarei rifiutata. All’interno del castello abbiamo visto una serie di modellini che riproducevano le varie fasi di costruzione della struttura ed alcuni saloni veramente immensi; in più col fatto che oggi l’edificio è proprietà dell’università, al piano terra c’è un piccolo museo delle scienze che espone molti minerali veramente particolari. Per andare a fare due passi a Marburg abbiamo dovuto riprendere la macchina, ma ne è valsa la pena, la cittadina è davvero molto bella con le sue case a graticcio vecchie anche di secoli. Dopo una sosta che ha compreso una deliziosa fetta di strudel siamo poi partiti per Kassel.
Secondo giorno: da Bornhagen a Melsungen
Quel giorno abbiamo cominciato con un altro castello, o meglio le sue rovine. Il castello di Hanstein (Burgruine Hanstein) sorgeva su un’altura esattamente sul confine tra Germania Est ed Ovest, nei pressi di Bornhagen. La collina si trovava dalla parte sovietica, dunque il governo espropriò l’edificio dalla famiglia Hanstein per destinarlo a vari usi, ma di fatto lo abbandonò e la struttura andò completamente in rovina. Oggi sono rimaste in piedi parti delle mura esterne e appena una stanza, dove dei pannelli raccontano la vita del castello. Visitarlo comunque non è stato affatto agevole; il percorso è sconnesso, non in pari e ci sono scalini in giro, anche per raggiungere le poche stanze ancora esistenti; unica nota positiva: se si ha il cartellino disabili con la macchina si può andare a parcheggiare dietro alla biglietteria, proprio alla base delle mura. La tappa intermedia della giornata, anche questa in mezzo al nulla è stato il Museo del Confine (Grenzmuseum Schifflersgrund) presso Asbach-Sickenberg, costruito sul luogo dove sorgeva uno dei pochissimi valichi che permettevano di passare dalla Germania Est alla Germania Ovest. Un tratto di confine è anche stato ricostruito con tanto di filo spinato e la parte chiamata “terra di nessuno”, inoltre alcuni mezzi militari e plastici mostrano quanto fosse blindata la zona dalla parte comunista: pareva di trovarsi in una zona di guerra! Il museo racconta inoltre qualcosa della fine della Seconda Guerra Mondiale e della guerra fredda e per fortuna era tutto accessibile. La tappa successiva si è rivelata decisamente più leggera; abbiamo fatto due passi nel bosco lungo il Sentiero degli Gnomi (Witchtelpfad) di Melsungen. Si tratta di una passeggiata appunto nel bosco che parte dalla periferia di Melsungen e che è costeggiata da minuscole casette nascoste tra gli alberi, a volte talmente piccole che qualcuno della famiglia ha dovuto richiamare gli altri che erano andati avanti senza notarne qualcuna. Il percorso si è rivelato facilmente percorribile, soprattutto nel primo tratto e abbiamo trovato anche un po’ di more lungo la strada. Per andare a fare due passi nel centro di Melsungen abbiamo dovuto riprendere la macchina; la cittadina è carina e lungo la via principale c’è una statua che richiama la favola del paese, poi ripresa dai Fratelli Grimm: la Piccola Guardiana delle oche.
Terzo giorno: il palazzo di Kassel e il suo parco
Il complesso del parco e del Bergpark Wilhelmshohe di Kassel è talmente esteso che ci ha preso l’intera giornata! Il palazzo era la residenza dei Langravi di Hessen-Kassel, i sovrani locali, ed ospita vari musei da un museo archeologico con reperti da tutto il Mediterraneo ad una pinacoteca che comprende artisti locali e vari ritratti eseguiti da Rembrandt che sembravano letteralmente delle foto da quanto erano resi bene i dettagli. I musei erano entrambi accessibili, anche gli appartamenti imperiali lo sarebbero stati, se non fosse che erano chiusi per restauri… dovrò rifare una scappata a Kassel quando li riapriranno. Ad ogni modo, dopo aver girato per il palazzo ed aver pranzato al ristorante che si trova nel cortile, ci siamo diretti a piedi verso l’altro castello del complesso, per cui avevamo prenotato la visita mentre facevamo i biglietti per i musei. Il parco infatti è immenso, tanto che bisogna percorrere alcuni chilometri su sentieri in mezzo al bosco tra ruscelli e collinette per arrivare al fiabesco Castello di Lowenburg, il percorso non è difficile, ma non è in pari. Ho chiamato il castello fiabesco perché in un certo senso è letteralmente uscito da una fiaba: il maniero in stile medioevale venne costruito da zero per volere del Langravio Wilhelm IX nel 1793! Il langravio voleva dare l’impressione che i suoi antenati avessero governato la zona per secoli e che quello fosse il palazzo originario della casata. Il risultato è stupefacente: ovviamente il castello non somiglia ad una scomoda fortezza del XIII secolo, ma è una dimora signorile del ‘700 in stile gotico con tanto di fossato, torri e statue di animali e mostri vari; l’effetto che fa entrare anche solo nel cortile è difficile da descrivere, l’impressione è quella di essere finiti in un luogo sospeso nel tempo o di essere stati catapultati direttamente in qualche luogo del Trono di Spade! Visitare l’interno in effetti per me si è rivelata una vera avventura: non si poteva portare dentro la carrozzina, dunque dato che non sono consentiti i giri in autonomia, ho dovuto seguire la visita guidata camminando e portandomi dietro solo uno sgabello pieghevole: è stata lunga, ma ne è valsa la pena. All’interno abbiamo trovato praticamente il tipico appartamento di un nobile del ‘700 tutto arredato e decorato come se venisse direttamente dal Medioevo, l’effetto si è rivelato unico, non sono riuscita a paragonarlo praticamente a nessun palazzo che avessi mai visto! Il parco ha inoltre un’altra meraviglia: una straordinaria serie di cascate e giochi d’acqua che parte dalla cima di una collina e che nel progetto originale doveva occuparne tutto il pendio per alcuni chilometri ed arrivare proprio sul retro del palazzo principale, purtroppo oggi ne è rimasto circa un terzo: l’area più alta, che parte da una costruzione sormontata da una colossale statua di Ercole e che vista dalle finestre del palazzo è veramente scenografica. Le parti mancanti invece non sono mai state realizzate o sono state distrutte dai bombardamenti. In alcuni giorni della settimana le fontane vengono anche accese, visto che l’impianto idraulico è ancora funzionante, ma non le si fa andare sempre perché non c’è il ricircolo dell’acqua; il percorso rimasto comunque è abbastanza lungo da volerci un paio d’ore perché l’acqua occupi l’intera serie di vasche. Passeggiando poi per i sentieri del parco si incontrano alcuni ponti sopra a cascate artificiali, purtroppo di solito in secca per lo stesso motivo. Per arrivare alla statua di Ercole abbiamo dovuto riprendere l’auto; le pendenze e le distanze erano in questo caso veramente esagerate. Non che ci sia molto da vedere, il padiglione su cui svetta è oggi in rovina e non si può entrarci. L’unica cosa è che si può vedere dall’alto tutto il sistema delle vasche e delle cascatelle lungo la collina.
Quarto giorno: l’Abbazia di Corvey e i castelli della Via delle Fiabe
L’abbazia di Corvey è un po’ distante da Kassel, ma essendo patrimonio dell’UNESCO, siamo partiti di buon’ora e siamo andati fino ad Hoxter, lasciando l’Assia per la Vestfalia. L’abbazia è immensa ed è la struttura più antica della sua regione, essendo stata fondata da Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, e incredibilmente la chiesa ha mantenuto la facciata originale! L’interno purtroppo non ha resistito alla Guerra dei Trent’anni, dunque è stato ricostruito nel ‘600 e oggi è in stile barocco. L’unica parte dell’abbazia che non siamo riusciti a percorrere con la sedia a rotelle è stato il passaggio che dalla chiesa porta direttamente alle stanze principesche, ma abbiamo semplicemente fatto il giro da fuori e abbiamo potuto visitare le sale in cui gli abati di Corvey accoglievano gli ospiti importanti. Ed erano veramente all’altezza di un principe, d’altronde gli abati portavano il titolo di Principe del Sacro Romano Impero; dunque qui passarono personaggi importanti che dovevano essere ricevuti in ambienti adeguati. L’ultima parte della visita invece erano gli appartamenti principeschi costruiti dopo che Napoleone cacciò i monaci e affidò l’abbazia ed i suoi terreni alla famiglia che ne è tuttora proprietaria e che quindi erano decisamente più recenti delle altre sale e con decorazioni più sobrie. Anche il giardino dell’abbazia è veramente bello, in mezzo alle verdure erano coltivati dei bellissimi fiori, abbiamo soltanto dovuto schivare un po’ di api.
Per pranzare abbiamo ripreso la macchina e fatto un giro ad Hoxter, poi volevamo vedere alcuni castelli in cui erano ambientate delle fiabe dei Grimm, sparsi nella campagna lì intorno e che da internet non avevamo ben capito se fossero in parte visitabili o meno. Abbiamo fatto un giro in macchina per nulla: il castello di Trendelburg, dove c’è la torre di Rapunzel, è un albergo, anche se dal parcheggio abbiamo comunque visto la torre con la treccia appesa; mentre il castello di Sababurg, che fa da sfondo alla vicenda della Bella Addormentata, era in ristrutturazione per diventare un albergo e da fuori non si vedeva nulla. Forse però la torre di Rapunzel era visitabile nei weekend su prenotazione. A quel punto siamo tornati a Kassel.
Quinto giorno: i musei di Kassel
Visto che dopo ci aspettavano due giorni di viaggio per tornare a casa, quella giornata abbiamo deciso di non spostare la macchina e di visitare la città di Kassel a piedi. Abbiamo cominciato subito a litigare con le salite ed alcuni passaggi con scale, ma siamo comunque arrivati alla prima meta: il Museo della Cultura Sepolcrale (Museum fur Sepulkralkultur). Noi pensavamo che il piccolo museo raccontasse le varie cerimonie funebri praticate in giro per il mondo, ma dobbiamo aver capito male. A parte una piccola parte che illustrava molto sinteticamente l’evoluzione delle pratiche funebri della regione nel corso dei secoli ed alcune tombe risalenti ad epoche diverse, non c’era molto. Almeno era accessibile e non ho dovuto faticare per visitarlo. Altrettanto accessibile, ma decisamente più interessante si è rivelato il Museo dei Fratelli Grimm (Grimm Welt), che racconta appunto la loro storia. Non c’è solo il loro lavoro di raccolta e rivisitazione delle fiabe tradizionali tedesche, ma anche un’altra opera in Italia pressoché sconosciuta, ma altrettanto importante: l’idea di realizzare il primo dizionario di lingua tedesca in tutta la storia. Si tratta di un’opera colossale che non comprende soltanto il significato delle singole parole, ma anche la loro origine e le loro varianti nei dialetti delle singole regioni; un lavoro talmente lungo e certosino che Jacob e Wilhelm cominciarono a lavorarci nel 1838, ma riuscirono a completare solo le prime lettere dell’alfabeto e l’opera venne ufficialmente completata solo nel 1961! Poi ovviamente c’è una parte del museo dedicata alle fiabe vere e proprie con anche dei giochi per i bambini. Il museo successivo è stato il museo della storia dell’Assia (Hessisches Landesmuseum), in cui si racconta la storia della vita nella regione letteralmente dagli uomini primitivi agli anni ’60! Per quanto riguarda l’accessibilità non abbiamo avuto problemi, se poi ci fossero state un po’ più di spiegazioni in inglese ne avremmo avuti meno anche a capire meglio gli oggetti esposti ed i vari avvenimenti storici raccontati. Dato che ormai eravamo arrivati in centro abbiamo fatto due passi per la città verso il duomo, purtroppo anche qui il centro è completamente moderno, perfino la chiesa di San Martino (ovvero il duomo di Kassel) ha solo la facciata ed una parte delle mura di destra ancora in stile gotico. Quando siamo entrati dall’ingresso laterale ci siamo accorti che tutto il resto dall’abside al soffitto, compresi l’organo e le colonne che sorreggono le volte è completamente moderno. Le bombe della Seconda Guerra Mondiale non hanno praticamente risparmiato nulla nel centro cittadino. L’unica cosa antica che ancora orna una delle navate laterali è il monumento funebre del Langravio Filippo di Hessen-Kassel e di sua moglie, che in origine si trovava nelle cripte dove sono sepolti tutti i membri della famiglia, ma che è così imponente e decorato che durante i lavori di restauro è stato spostato all’interno della chiesa. Visto che non era ancora così tardi, nel tornare all’appartamento abbiamo pensato di fare una deviazione verso il Parco Karlsaue (Park Karlsaue), per vedere l’altra tenuta dei Langravi di Hessen-Kassel. Arrivarci è stato problematico perché il centro di Kassel si trova su una collina ed il parco esattamente alla sua base, per cui molti sentieri pedonali per arrivarci hanno le scale, abbiamo dovuto fare un giro bello lungo costeggiando la strada per evitarle. Comunque alla fine abbiamo raggiunto la meta e abbiamo visto che il parco è completamente in pari ad eccezione dei ponti che permettono di passare sui laghetti e sui canali. Il parco comprende anche l’Orangerie, un palazzo costruito nel Settecento come luogo di svago estivo per la corte, che però è aperto solo per mostre temporanee, comunque è bello anche da ammirare da fuori. Il parco ha alcuni laghi con scorci veramente suggestivi e degli alberi secolari giganteschi, quando però ha cominciato a piovere abbiamo pensato che fosse ora di tornare a preparare le valige.
Sesto e settimo giorno: viaggio di ritorno con sosta a Basilea
Quando, programmando il viaggio, io e mia madre ci siamo accorte che il tragitto da Kassel a Modena avrebbe richiesto dieci ore abbondanti di macchina e che ci saremmo trovati Basilea esattamente a metà strada, abbiamo pensato bene di passare lì l’ultima notte. Ed è stata una buona idea: il traffico in Svizzera tra le autostrade ed i trafori è veramente spaventoso. Nel pomeriggio siamo quindi arrivati a Basilea ed abbiamo fatto due passi per la città, purtroppo però era troppo tardi per infilarsi in qualche museo. Mentre la mattina seguente prima di ripartire abbiamo deciso di visitare la cattedrale della città ed il suo chiostro. Anzi, i suoi chiostri, ce ne sono infatti due; entrambi ricoperti di tombe di cittadini ricchi della città a partire dal medioevo ed entrambi accessibili, un tempo dovevano essere anche dipinti, ma i secoli non sono stati clementi e degli affreschi sono sopravvissuti pochissimi frammenti. La cattedrale si è rivelata accessibile, ma non le torri o la cripta con la tomba di Erasmo da Rotterdam; ad ogni modo le cappelle laterali della chiesa sono costellate di sepolture di nobili risalenti alla fine del Medioevo. La chiesa è veramente immensa ed il fatto che le cappelle laterali non siano separate tra loro la fa sembrare ancora più ampia, oltre a dare l’impressione che le navate siano cinque e non tre. Peccato soltanto che non ci siano molte decorazioni a parte le vetrate, gli unici resti di affreschi sono confinati alla cripta. Quando siamo usciti abbiamo preferito dirigerci verso casa anziché visitare un altro museo; per cui a parte il lunghissimo (causa traffico) viaggio in macchina, la nostra vacanza si è conclusa lì.













