“Via col vento” a Karpathos
Le spiagge sono molteplici e varie, sassose, sabbiose e di roccia, alcune raggiungibili grazie a lunghi nastri di strade asfaltate tra i pini sbattuti dal vento, sulla costa est (Khyra Panagia, Achata, Apella) o molto più facilmente, come quella di Amoopi.
A nord-est vale la pena di scendere ad Agios Minas Beach imboccando uno sterrato che, infinito, sembra portarti sulla luna; poi, sotto a una chiesetta, ecco apparire una baia deserta, servita da una minuscola taberna nascosta tra gli arbusti gestita da una coppia forse di inglesi.
C’è chi sconsiglia la costa ovest perchè ventosa. In realtà le due giornate ad Agios Theodoris e a Lefkos sono state assai piacevoli. Scendere alla prima richiede fiducia: sopra, sull’altipiano soffiava un vento potente, ma sotto, la piccola baia ci ha accolti e coccolati.
A Lefkos è obbligo recarsi; la costa è impareggiabile: scogliere battute dalle onde spumeggianti che si infrangono sulla roccia e si lanciano nelle numerose insenature e poi ecco apparire l’antico insediamento di pescatori oggi centro turistico che mantiene però il carattere antico dei vecchi nuclei greci: piccole taberne con i terrazzini direttamente sul mare, simili a quelle dell’isola di Samos. Le spiagge sono tre e quella centrale è la più turistica con tre file di ombrelloni e tanti bambini..ma il tutto è gradevole.
E’ affascinante avventurarsi all’estrema punta sud, aggirare l’aeroporto lungo lo sterrato polveroso, fermarsi ad osservare surfisti temerari e continuare verso la sabbia di Diakoftis che ti spara addosso se il vento è violento.
Il mare è dovunque meraviglioso: a tratti gelido, altre volte tiepido, trasparente, con giochi di luce dorata, popolato da aguglie, orate e branchi di minuscoli pesciolini.
I paesini di montagna nascondono segreti come Menetes. Una sera ventosissima, mentre nuvole grigie incappucciavano le montagne, salendo scalette e percorrendo vicoli bianchi, arriviamo da “Dionysos”dove la proprietaria ci accoglie nella sua casa tipicamente Karpatiana tra risate e chiacchiere e subito ti senti in famiglia.
Olympos è da visitare; ricorda Lindos e un’antica Santorini. Appare da lontano dopo aver viaggiato su una strada colpita da sassi che ogni tanto cadono dalle pareti, bianca, abbarbicata sulla roccia, mantenuta in vita grazie agli immigrati che dall’ America continuano a mandare denaro per sostenerla, ora è abitata soprattutto da donne che si dedicano all’artigianato e al commercio: negozietti, taberne e anche troppa insistenza per far acquistare e invitarti a mangiare. Ma ne vale la pena. Offre scorci inimitabili di buganville e trasparenze, di mulini a vento di cui solo uno ancora in uso. Il Pope dell’antica chiesa dispensa notizie e racconti in un veloce e difficile inglese, ma è pieno di entusiasmo e di amore per la sua terra e non si può non ascoltare.
E dovunque, appoggiate sulle rocce e gli scogli, in luoghi deserti e apparentemente inaccessibili, appaiono chiesette bianche con i tetti azzurri, alcune minuscole, ma che nascondono tesori di bellezza come tutte le chiese ortodosse.
Picadia, il capoluogo chiamata anche Karpathos, è l’unico centro movimentato, adatto per il passeggio serale, per chi ne sentisse il bisogno. Tre strade che scorrono parallele su livelli diversi: il primo sul lungomare con taberne e il porticciolo, il secondo con negozietti di souvenir e gelaterie, il terzo per i residenti con negozi di alimentari ed altri servizi. Noi abbiamo alloggiato alla sua periferia in un grazioso hotel, ma se dovessimo tornare, sceglieremmo altri paesini sulla costa. Dipende da ciò che si cerca.
I cieli e il vento
Il vento che soffiava bollente al nostro arrivo nel piccolo aeroporto, si è fatto più fresco nei giorni, violento, a volte più leggero, ma sempre presente. E’ il famoso meltemi che probabilmente condiziona pesantemente la vita dei residenti. E’ il vento che raffredda l’acqua e addolcisce l’esposizione al sole e i sonni notturni. E’ il vento che deterge il cielo e gli fa assumere colorazioni diverse: dal blu ceruleo, al cobalto, al celeste. Quando una striscia di nuvole grigie fa da cappello alle alte cime dell’isola e si contorna di rosa, sicuramente il vento accompagnerà lo scorrere del giorno. Spesso ho ammirato dal balcone della camera dell’hotel che dava sul mare, l’alba che colorava di rosa l’orizzonte. La luce si fa intensa fin dalle prime ore del mattino e rende necessario chiudere le imposte. Così ho avuto l’occasione di gustarmi questi attimi.
La gente
Abbiamo incontrato solo esercenti gentili, accoglienti e sorridenti. Le cene si aprono e si chiudono spesso con patè di olive e dolcetti o un liquore ricavato dal lentisco, profumato e non particolarmente alcolico. I prezzi… beh… si stanno equiparando ai nostri. Paghi un gelatino 2-3 euro, una coca pure e una cena di una portata e mezza sempre abbondante, 20 euro circa.
L’auto è necessaria, meglio certamente del motorino, per ripararsi da polvere e vento e rimanere stabili. Una panda per viaggiare su sterrati è l’ideale. La benzina non è a buon mercato e i benzinai sono quattro in tutta l’isola.
Il cibo
Abbiamo visitato molte isole greche; qui abbiamo gustato una maggior varietà di cibi, anche una buona pasta allo scoglio da Esperida ad Amoopi. Ma la location del ristorante Akropolis a Khyra Panagia è impareggiabile. Il cibo è nella media, ma la visuale che si gode dal tavolo sul terrazzino al tramonto ne fa uno dei luoghi più magici e romantici dell’isola.
Alloggi
Noi abbiamo prenotato con Volagratis: hotel più volo e abbiamo alloggiato all’Hotel Alex fuori Picadia. Siamo stati bene, niente da dire, pulito, tranquillo con un bel giardino con piscina, bed and breakfast con colazione nella media, ma forse se avessimo scelto un luogo più suggestivo come Khyra Panagia sarebbe stato l’ideale. Certo, fuori dalla piccola mondanità dell’isola, ma se si noleggia un’auto, le distanze si accorciano velocemente e tutti i luoghi si possono raggiungere in breve.
La vegetazione
Karpathos è sicuramente un’isola scabra, ma le sue cime raggiungono anche i 1200 metri. Sulle pareti crescono pini, eucalipti e le coltivazioni di ulivi che combattono quotidianamente col vento che li piega, si vedono dovunque; corbezzoli, lentischi e arbusti mediterranei offrono riparo alle mandrie di capre selvatiche. Dovunque profumi di finocchietto selvatico e rosmarino.
L’isola è decisamente pulita; l’unica pecca è data da costruzioni non terminate sparse qua e là e soprattutto da carcasse di auto, barche, camion abbandonati lungo i cigli delle strade. Perchè non caricarle su una nave e portarle in una discarica?
Tornare a Karpathos?
Forse sì, o forse, per noi curiosi del mondo, si apriranno nuove mete altrettanto affascinanti.
di Silvia Cagliani