Vi presento il mio Messico

Tour on the road nella penisola dello Yucatan
Scritto da: fra888
vi presento il mio messico
Partenza il: 20/01/2011
Ritorno il: 31/01/2011
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €

20.01.2011

Ore 06:20, è tutto pronto – Le valige, i documenti, Noi! Si parte, destinazione Messico. Ore 07:50 – Arrivo all’aeroporto di Fiumicino. Si procede con il check in, faremo uno scalo veloce ad Amsterdam, ma per nostra fortuna i bagagli sono diretti, li imbarchiamo guardandoli allontanarsi con la speranza di rivederli presto. Ore 10:10 – Decollo alle 12:55, atterraggio all’aeroporto di Amsterdam alle 15:50. Decollo – Il nostro volo ha portato un’ora e mezza di ritardo, viaggeremo con la Martin Holland, la compagnia di bandiera olandese. Ore 20:15 Atterraggio – Dopo 11 ore di volo abbiamo spostato le lancette dell’orologio 7 ore indietro per via del fuso orario. Presi i bagagli, ci prepariamo per la trafila doganale. Davanti a noi una fila lunghissima che scorre però velocemente. Dopo circa un’oretta mettiamo finalmente piede su suolo messicano: ci attende un ragazzo per il trasferimento all’Hotel Presidente Cancun, dove resteremo per due notti. (voto 7). Stremati dal lungo viaggio, dopo una fresca doccia rilassante, tutti a letto senza cena.

21.01.2011

Ore 07:30 Incontro per la colazione – La vista è da urlo, la grande sala costruita con tronchi e tetto di paglia, affaccia direttamente su una lunga e ventilata spiaggia bianca. Non sapendo cosa ci aspetta per pranzo, decidiamo di “ingozzarci” con dolci, frutta fresca e un immancabile (discreto) cappuccino. Presi i teli mare che ci fornisce l’ hotel, siamo pronti per la nostra prima escursione … Isla Mujeres, in lingua maya “isola delle donne” (sono infatti presenti sull isola molte rappresentazioni di idoli femminili), una piccola lingua di terra situata di fronte a Cancun. Ore 9:30 Imbarco sul traghetto – Dopo una camminata di 10 minuti dal nostro albergo, raggiungiamo playa Tortugas, il porto d’ imbarco dove, al modesto prezzo di 195 pesos per persona, un traghetto ci porterà sull isola; la traversata di mezzora sotto un sole rovente, (al porto abbiamo comprato una crema solare protezione 30) è allietata dalla cucaracha di due Mariachi e dalla vista dei mille colori del meraviglioso Mar dei Caraibi.

H 10:00 Sull isola – Sbarcati, avendo deciso di visitare l’isola via terra, (credo che bellissima sia anche l ‘escursione a bordo di un catamarano con diversi punti di snorkeling), abbiamo affittato una “divertente” macchinina da golf per 4 persone, al prezzo di 500 pesos per l ‘intera giornata ( non troverete un prezzo migliore, noi abbiamo cercato e abbiamo solo perso tempo). L’unica strada principale che circonda l’intera isola è tutta a senso unico, così ci siamo diretti verso Punta Sur, e dopo una breve fermata in un meraviglioso punto panoramico sulla via, siamo arrivati alla nostra prima tappa. Punta sur è caratterizzata da un panorama mozzafiato. Non ci sono spiagge, ma una scogliera che cade a picco sul mare, un faro e un piccolo tempio maya che, dalla posizione e dalla presenza di quattro piccole aperture orientate verso i punti cardinali, si deduce fosse un osservatorio astronomico. Scattata qualche foto ripartiamo verso Punta Norte, man mano che risaliamo il paesaggio cambia gradualmente, la scogliera e le rocce lasciano spazio a spiagge di sabbia fine e di tanto in tanto ci imbattiamo in curiose villette con forme e colori variopinti, tutte con una splendida vista sul mare; una in particolare attira la nostra attenzione poiché aveva la forma di una gigantesca conchiglia. Attraversando il piccolo e caratteristico villaggio di pescatori, arriviamo a Punta Norte, la spiaggia di fresca sabbia bianca, è ombreggiata da una innumerevole quantità di palme da cocco, sotto una delle quali ci ripariamo dall ormai alto sole; il tempo di spogliarci e sistemare i teli che siamo gia in acqua … “finalmente a mollo”, è questo che ho pensato dopo essermi tuffata nelle “fresche” acque cancuniane; dopo qualche minuto di bagno, su di noi iniziano ad ammassarsi gonfi nuvoloni grigiastri, ma questo non ci scoraggia e ce la prendiamo con molta calma. Solo dopo una buona mezzoretta decidiamo di uscire dall’ acqua. Una volta asciutti prendiamo una birra fresca al bar e risaliti sulla nostra macchinina ci avviamo verso il centro del villaggio in cerca di un posto dove mangiare. Ore 14:30 Pranzo – Capire l’intricato reticolo di vie a senso unico del centro non è stato facile, il tutto reso più difficoltoso da un temporale tropicale che ci ha letteralmente colti alla sprovvista. Abbandonata la nostra vettura, ci siamo riparati sotto di una tettoia, stupiti da come in 10 minuti le strade si fossero trasformate in piccoli fiumi d’ acqua calda. Una volta parcheggiato siamo entrati nella pittoresca via pedonale ricca di ristorantini e negozi di souvenirs, così dopo aver tentato di trovare un locale di nome “ALBA CHIARA”, del quale avevamo letto bene in una recensione, e aver scoperto che questo ristorante ha chiuso anni fà e il suo nome è ora INNOMINABILE sull’ isola, ci siamo decisi ad entrare da Rinaldi’s, dicendoci che uno valeva l’ altro non capendo nulla di quello che era scritto sui vari menù; così di sicuro non era, il nostro primo pranzo in Messico è stato a dir poco scadente. Dopo pranzo ancora una sosta sulla spiaggia per riscaldarci un po’ con i deboli raggi del sole che ora mai va calando, restituita la vettura, facciamo una passaggiata sul lungomare e via a goderci il meraviglioso tramonto dal molo nell’attesa del traghetto. Ore 18:30 Ritorno in albergo – Giusto il tempo di una veloce doccia e siamo già pronti per andare a cena; per non ripetere l’ errore, abbiamo chiesto consiglio in hotel e questa volta le cose sono andate decisamente meglio. Il locale scelto, Mexestreme, è un tipico ristorante messicano, (forse anche troppo), con musica dal vivo, bandierine, affreschi maya, sedie e tavoli colorati, e un personale a dir poco bizzarro. I camerieri infatti, vestiti con una strana divisa, avevano un modo tutto loro di servire le pietanze portandole ai tavoli su dei grossi vassoi che tenevano in testa, alle volte anche due o tre contemporaneamente. Il cibo? Ottimo! Abbiamo assaggiato il riso, i tacos ripieni di pollo e peperoni, le tortilla, le varie salse piccanti e non, e a conclusione non poteva mancare un’ottima tequila con sale e limone. Finito di cenare, la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire e optiamo per una breve passeggiata lungo i locali più cool in cerca del famoso Coco Bongo, il quale ci accontentiamo di vedere solo da fuori. h, 23:30 Lasciate le luci dei cartelloni pubblicitari dei locali, la folla e la musica da discoteca, ci incamminiamo verso il nostro albergo, ancora frastornati dal jet lag, ora il nostro unico desiderio è quello di dormire.

22.02.2011

Ore 07:15 Incontro per la colazione – Ritiriamo alla HERTZ l’auto precedentemente noleggiata dall Italia. Ci attendono 4 giorni di avventura per le strade dell’entroterra delle regioni dello Yucatàn e Quintana Roo alla scoperta dei misteri del popolo maya e non solo. Ore 10:30 Arrivo a COBA’ – In tarda mattinata, dopo 173 km, percorrendo la via che costeggia il mare, arriviamo a Cobà, il primo sito previsto dall’itinerario; dopo aver pagato 40 pesos per il parcheggio e 51 pesos a persona per l’entrata ci inoltriamo lungo il sentiero nella boscaglia, per arrivare nel punto di inizio del percorso dove è possibile affittare delle biciclette, prima di partire avevamo infatti letto che questo sito è uno dei più vasti e dispersivi, decidiamo comunque di proseguire a piedi, un po’ di moto mattutino non fa mai male! Dopo i primi 3/4 km non siamo più tanto sicuri di aver preso la giusta decisione, ma sulle ali dell’entusiasmo proseguiamo senza troppi ripensamenti; le rovine sono collegate tra loro da sacbeob, strade sopraelevate larghe 3-4 metri, difficili da focalizzare a causa dell’avanzare della vegetazione. Cobà, infatti, resta uno dei siti più “vergini” della zona. Oltre alle rovine c’è ancora molto da scoprire nel sottosuolo. Dopo il piccolo campo da gioco della pelota, l’osservatorio, e diversi tempi con stele, l’emozione è forte quando davanti a noi scorgiamo imponente la Grande Piramide di Mul, che con i suoi 42 metri di altezza, è la più alta dello Youcatan; la salita è alquanto difficoltosa per via della pendenza e dell’ irregolarità delle pietre e seppure ci aiutiamo con una corda posizionata al centro della scalinata, non possiamo evitare l’affanno e il tremore alle gambe; la fatica valeva la vista unica che si gode dalla cima dove la foresta tutto intorno si perde all’ orizzonte. Dopo qualche foto di rito ci aspetta la parte più difficile … la discesa!!! Stremati dalla scalata decidiamo di raggiungere l’uscita del sito usufruendo di simpatici tricicli comprensivi di guidatore per la modica somma di 70 pesos a persona.

Ore 16:00 Pranzo – E’ tardi per riprendere il cammino e abbiamo bisogno di recuperare energie, così, dopo aver comprato qualche cartolina, decidiamo di mangiare nell’unico punto di ristoro presente. E’ qui che per la prima volta assaporo le Quasadillas, tacos ripieni di formaggio e prosciutto, molto simili a delle piadine … divine!!! Senza perdere tempo ci rimettiamo in marcia, i km da percorrere sono tanti, se poi si pensa ai numerosi dossi che ci rallentano… inoltre sulla via ci aspetta ancora un’altra tappa. Ore 17:40 IK-KIL – Percorsi 117 km è tardi quando arriviamo al Cenote Ik-Kil, uno dei più suggestivi dello yucàtan, pagando 70 pesos per persona decidiamo comunque di entrare, anche solo per scattare qualche foto. Il cenote è una pozza d’acqua dolce, considerata sacra dai maya, secondo loro le sue acque erano un elisir di giovinezza, in questo caso è a tetto scoperto, dall alto scendono lunghe liane che arrivano fino a toccare le acque cristalline dove si scorgono nuotare diversi pesci gatto; quando arriviamo le ultime persone stanno uscendo dall’acqua e dopo poco siamo costretti ad andarcene con l’amaro in bocca per non aver potuto godere anche noi di questa splendida piscina naturale.

Ore 20:30 Arrivo a MERIDA – Dopo 115 km di viaggio siamo stanchi quando arriviamo a Merida la capitale dello Yucàtan. La periferia è buia, losca e sporca, le vie (dette calle) non hanno nomi ma sono numerate, hanno una struttura a scacchiera con un meccanismo che ancora oggi non mi è molto chiaro e dopo vari retro-front troviamo l’albergo dove passeremo 2 notti, il President Intercontinental (voto 8). Il tempo di lavarci viso e mani e usciamo a mangiare in una pizzeria non distante che avevamo visto arrivando … pessima idea! Di 4 pizze ne avremmo mangiata una in 4, delusi e imbarazzati torniamo in albergo.

23.02.2011

Ore 07:30 Incontro per la colazione – E’ domenica, e cosa c’è di meglio di una bella gita! Dopo una ricca colazione siamo pronti per affrontare una intensa giornata, il nostro itinerario prevede di raggiungere Celestun, un piccolo paesino di pescatori che affaccia sul Golfo del Messico, a circa 90 km da Mèrida; qui partono delle lance alla scoperta del Ria, una laguna dove con un po’ di fortuna si possono avvistare i flamenco… No, non stiamo parlando di un gruppo di spagnoli, ma dei bellissimi fenicotteri rosa. Il viaggio di andata dura più del previsto. Abbiamo deciso di percorrere la via più lunga poiché attraversa diversi villaggi e ci incuriosisce di vedere la quotidianetà di questi posti, ci siamo così imbattuti in una particolare processione: su di un rimorchio un ragazzo e una ragazza sono seguiti da una fila di macchine o “carretti” che procede a passo d’uomo, un trattore spara in aria fuochi d’artificio per tutto il tragitto e solo quando la processione svolta in direzione di una chiesa e si ferma in una piazzetta addobbata a festa, ci rendiamo conto che si tratta di un matrimonio. Ore 11:00 Arrivo a Celestun – Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, soprattutto ci hanno spiegato che per vedere i fenicotteri non possiamo rischiare che si alzi la marea, allora ci affrettiamo a salire sulla piccola imbarcazione, rigorosamente azzurra, che per 1200 pesos ci accompagnerà nel nostro viaggio, tempo 5 minuti e siamo gia a largo (partiamo non dal solito punto di imbarco “sotto al ponte” ma direttamente dalla spiaggia, allo stesso prezzo il giro è più lungo poiché si percorre un tratto in mare dal quale si può ammirare la bellissima costa disabitata). Ci stiamo “godendo” la fresca brezza marina quando la nostra lancia attracca su di un piccolo molo, ci siamo fermati per ammirare il suggestivo Bosque Petrificado, un bosco che a detta di Juan (o Giuanni) la nostra guida, è stato distrutto da un uragano e i tronchi mozzati, per effetto della terra calcarea e della salsedine si sono pietrificati dando vita ad uno spettacolo unico. Il viaggio continua, siamo entrati ufficialmente nel Ria ed è stato curioso notare come in pochi metri il colore dell’ acqua è passato da un celeste pastello ad un paludoso marrone. Qui la profondità è meno di un metro e dopo poco la nostra velocità diminuisce drasticamente, con stupore in lontananza notiamo un unico blocco color rosa che man mano che ci avviciniamo prende forma in tanti … tantissimi fenicotteri. Lo spettacolo è uno dei più belli che abbia mai visto in vita mia, la pace e la tranquillità in cui vivono tutti insieme questi animali mi trasmette grandi emozioni, è proprio per non rovinare questa atmosfera che non ci è possibile avvicinarci più di tanto. Pur volendo rimanere ancora ad ammirare tale spettacolo siamo costretti a ripartire, il tempo è poco e le cose da vedere ancora molte. La nostra imbarcazione si ferma in un altro molo, qui con stupore scopriamo la presenza di un cenote, Ojo de Agua, all’interno della palude, lo scenario è inverosimile, uno specchio d’ acqua dolce e trasparente è riparato dalle acque della laguna da una fitta vegetazione tropicale … non resisto e mi butto per un veloce bagno rinfrescante. La nostra gita è quasi giunta al termine, attraverso un tunnel di mangovie torniamo nelle acque chiare del Golfo del Messico, una breve sosta su una spiaggetta cosparsa di conchiglie giganti e si ritorna a Celestun.

Ore 14:30 Sbarco – Scendiamo dalla lancia e mentre cammino su un tappeto di alghe secche ora con più calma o modo di notare che la spiaggia non è molto attraente ma che in compenso l’atmosfera di questo posta è serena e trasmette un gran senso di pace. Decidiamo di fermarci a pranzo in un piccolo ristorantino, il pesce è fresco e cucinato in modo semplice… buonissimo e ottimo da mangiare con i piedi immersi nella sabbia fresca! Sulla via del ritorno decidiamo di fermarci a bere qualche cosa nella pittoresca piazzetta di Uman di fronte alla imponete cattedrale e dopo qualche foto di rito ripartiamo. Ore 18:00 Ritorno a Mèrida – E’ quasi buio quando torniamo a Mèrida, così decidiamo di fermarci per un giro nel centro storico, a mio parere l’unica zona che vale la pena di visitare di tutta la città. Il centro è occupato da una grande piazza, oggi (domenica), riempita da folcloristiche bancarelle e da artisti di strada; sui lati, come è tipico dello stile coloniale, è presente da una parte il palazzo municipale e dall altra, illuminata a festa, la Cattedrale, la più antica del Messico. Inoltre la leggenda narra di un Cristo in legno, custodito all’interno, che in seguito ad un incendio ha bruciato per tutta la notte rimanendo intatto; siamo entrati all’ interno dove era in corso una funsione religiosa e ho avuto la strana sensazione di sentirmi a casa. Ci lasciamo trasportare dall’ atmosfera di festa e dopo aver comperato qualche souvenirs, mangiamo un boccone e salutiamo la Capitale.

24.02.2011

Ore 07:30 Incontro per la colazione – Oggi è prevista la visita di Uxmal, uno dei siti maya più celebri, sia per il discreto stato di conservazione sia per le decorazioni di pietra in stile Puuc. E’ a soli 80 km da Mèrida, si trova però un pò fuori mano rispetto al nostro itinerario, costringendoci ad una deviazione obbligata. L’ingresso del sito è molto diverso da quello di Cobà. Facendo parte del patrimonio dell’Unesco è molto ben curato, il prezzo del biglietto è di 166 pesos per persona. Ci hanno detto che una parte degli incassi va allo Stato messicano, poiché da poco è stata introdotta una tassa speciale. Senza dover camminare molto, ci troviamo davanti l’imponente Piramide del Adivino, alta ben 26 m, non è possibile salire così ci accontentiamo di scattare qualche bella foto; ci si rende subito conto che i monumenti principali della città sono i Quadrilateri, grandi edifici allungati decorati con mascheroni del Dio Chac (il Dio della pioggia), serpenti, giocatori guerrieri e altri elementi, comprendenti numerose stanze, spesso porticati, ai quali si accede solitamente con larghe scalinate. Queste strutture formano un insieme chiuso attorno a una piazza rettangolare o quadrata. Ci incuriosisce la casa de las tortugas (“la casa delle tartarughe”), un edificio costruito in cima ad una collinetta, a base rettangolare. Il fregio è scandito nella parte superiore da una fila di tartarughe, scolpite con grande realismo. La tartaruga rappresentava presso i maya uno degli animali simbolo della terra. Passeggiando nel parco, tra le numerose iguane, ci troviamo ai piedi, o quasi, della Gran Piramide e ci prepariamo all’ennesima scalata, questa volta resa molto più facile dalla grandezza e regolarità dei gradini; la vista dalla cima è pazzesca e offre una panoramica completa su tutto il sito, è proprio qui che notiamo El Palomar, un palazzo residenziale, o meglio ciò che rimane della facciata di un palazzo, che è spostato rispetto alle altre strutture. Siamo rimasti più di tre ore all’interno del sito, ma il tempo è letteralmente volato. Stupiti e soddisfatti ci rimettiamo sulla strada per Mèrida, da qui poi diretti fino a Chichen Itza, poco dopo ci imbattiamo in un tipico ristorantino messicano dove tra i vari “CHAKA CHAKA”, ci gustiamo un ottimo pranzo, forse il “più piccante” di tutti. Ore 19:00 Arrivo CHICHEN ITZA – A 115 km dalla capitale c’è Chichen Itza e noi arriviamo giusto in tempo per assistere allo spettacolo notturno di luci e suoni… che fortuna! Lo scenario è affascinante non c’è dubbio, ma dopo 10 minuti saremmo scappati volentieri, forse per la stanchezza di una lunga giornata. Dopo una tortura di 45 minuti, e un ottima cenetta in un ristorantino a Pistè, finalmente ci godiamo il nostro piccolo e caratteristico albergo, Villa Arqueologicas (voto 9) dove resteremo una sola notte, e che solo domani scopriremo essere stato costruito per mano di un signore inglese, ex proprietario di tutta la superfice della zona, comprendente anche il celebre sito, che l’ha in seguito venduta per il 60% allo stato messicano.

25.02.2011

Ore 08:00 Incontro per la colazione – Trovandosi il nostro albergo a soli 10 minuti di cammino dal celebre sito di Chichen Itza (passando per una strada secondaria, infatti non siamo entrati dall entrata principale), ci concediamo una mezzora in più di sonno, e dopo aver occupato uno dei tanti “tavoli riservati per il gruppo”, ci gustiamo una buona colazione all’ombra di palme secolari. Avendo riposto tutte le nostre aspettative in questo sito, per 600 pesos in più rispetto ai 166 pesos dell’entrata, decidiamo di prendere una guida, così insieme ad un giovane ragazzo di nome “X” oltrepassiamo quella che doveva essere una delle porte della città e iniziamo il nostro tour. Chichen Itza, che in lingua maya significa “la bocca del pozzo dell’ acqua dello stregone”, secondo X, (secondo le guide: la bocca del pozzo degli Itza, il popolo che l’abitava), fu scoperta dagli spagnoli sin dall’epoca della conquista al contrario di altre città maya dimenticate per secoli. Il primo edificio sul quale ci soffermiamo è il castello, che si erge al centro di una grande piazza erbosa. La piramide rappresenta la “famiglia maya” che si eleva verso il Dio Sole… ? La guida ci spiega che la struttura che noi vediamo è sovrapposta ad una piramide più piccola che si trova ancora al suo interno, formando una sorta di matriosca. In cima è presente un templio a base quadrata, dedicato al Dio Chac, dove un tempo l’unico che vi potesse salire era il sacerdote (e il sacrificato); Oggi invece scopriamo con delusione che non è permesso salire a nessuno perché, nel 2006, tutti gli edifici del sito sono stati chiusi al pubblico a seguito di ripetuti atti valdalici (noi sapevamo a causa di una caduta mortale dalla scalinata di una donna americana). La nostra guida ci fa notare inoltre come l’intera costruzione sia un vero e proprio calendario dove i 364 gradini che compongono le 4 scalinate, rappresentano i giorni dell’anno, e non 91 per ogni lato come facilmente si può associare, ma 91 sulle facciate anteriore e laterale sn, 92 sul lato dx e solo 90 nella parte posteriore.E ntrati in argomento “calendario” è d’obbligo domandare a ‘X’ cosa ne pensa del 2012, e lui ci spiega, rassicurandoci, che secondo la tradizione maya, il 21 dicembre non rappresenta la fine del mondo, ma la fine del terzo calendario maya e, dunque, la fine dei 20 anni di flagellazzione, che stiamo vivendo, che terminavano questo calendario. Dal 22 di dicembre poi, ricomincia il ciclo dei tre calendari… staremo a vedere! Prima di passare sul lato destro della piramide, ponetevi ai piedi della scalinata centrale della facciata principale e battete forte le mani… vi stupirà un bizzarro eco proveniente dalla porta del tempio sulla cima. Sul lato destro possiamo ammirare la testa di serpente posta al termine della scalinata che a ogni equinozio di primavera (21 marzo), verso le 3 del pomeriggio si riunisce al corpo dando vita a un eccezzionale effetto di luci e ombre Il fenomeno non è casuale, ma per ottenerlo i maya hanno inclinato di 16° in più rispetto alle altre facciate le nove terrazze di questo lato, disuguagliando appunto il numero dei gradini.

Proseguiamo il nostro giro, passato il Tempio de los Jaguares, dove abbiamo ammirato la statua del giaguaro, quello de los Guerreros e Grupo de Las Mil Columnas, ci incuriosisce una strana piattaforma scolpita con file di crani. La guida ci spiega che si tratta di un Tzompantli, una sorta di palizzata dove venivano impalate ed esibite le teste delle vittime sacrificali. Camminando sotto il caldo sole, senza neanche accorgercene ci ritroviamo al centro del gigantesco JUECO DE LA PELOTA che, con i suoi 166 metri di lunghezza e 68 di larghezza, rappresenta il più grande del mesoamerica, qui possiamo ammirare o meglio udire il fenomenale effetto di echi. Questo gioco dai maya veniva considerato sacro: si giocavano una o due partite l’anno. Recentemente è stato scoperto che non era il capitano della squadra perdente che veniva ucciso, ma bensì quello della squadra vincente poiché il sacrificio con la vita era considerato un onore.

Percorrendo un’ombreggiata via costeggiata da tipiche bancarelle (di sicuro le più convenienti di tutto il viaggio), arriviamo al CENOTE SACRO (o pozzo dei sacrifici), visibile solo dall’ alto. La guida ci spiega che nelle sue acque putride venivano gettati i corpi delle vittime dei sacrifici e numerose e preziose offerte che sono state anni fa recuperate e in parte esposte nei musei. Lasciamo questa zona per visitare una parte del sito in stile Puuc dove oltre le costruzioni delle tre tombe e qualche tempio, ci soffermiamo sul CORACOL, l’osservatorio della città, così chiamato perchè in lingua maya significa “scala a chiocciola” e proprio una scala di questo tipo è presente al suo interno. ‘X’ ci racconta che i maya, grandi osservatori del cielo, lo guardavano attraverso una grossa ciotola piena d’acqua che veniva appoggiata su di un altare posto proprio al centro della struttura circolare a tetto scoperto che sormonta l’osservatorio, a mo’ di specchio … di sicuro così evitavano problemi alla cervicale! Qui salutiamo ‘X’, lo ringraziamo e gli lasciamo una ricca mancia per il suo ottimo lavoro e la sua disponibilità. Tornati indietro, dopo un ultimo giro in cerca di qualche curioso souvenir e fatte le ultime foto, prendiamo in direzione del nostro albergo sotto un sole rovente. Sorvolerei sul piccolo “colpo di calore”… approfitto invece per ricordarvi di portare sempre con voi un cappello e una scorta d’ acqua.

Ore 13:30 – Arrivati recuperiamo in fretta e furia le valige già pronte e saliamo in macchina, dovremo anche oggi percorrere i nostri km giornalieri. Dopo un veloce pranzo a Pistè, ci rimettiamo in marcia. Attraversata velocemente Valladolid, una piccola cittadina in stile coloniale, svoltiamo in direzione del cenote DZITNUP, altra tappa del nostro itinerario. Questo è costituito da due pozze separate l’una dall’altra, così dopo un “bim-bum-ba-le-giù” decidiamo di pagare 52 pesos e, attraverso una ripida scalinata, entriamo nel SAMULA’. Lo scenario è a dir poco sorprendente: la pozza d’acqua cristallina si trova praticamente sotto terra. Nell’alto soffitto un foro dal quale entrano i raggi del sole e le radici di un grande albero in superfice.Tempo un minuto e siamo gia in acqua… dopo una calda giornata un bagno fresco ci voleva proprio, e che bagno!!! Un’esperienza magica e indimenticabile. Usciti in superfice la calda gente del posto ci accoglie con una “tipica canzone” che faceva tipo … olaolaolacoccococcoolacoccococcoolacocco… non potevamo non comprare qualche oggetto nelle “povere” bancarelle. Nel parcheggio un curioso incontro con due bambini che non contenti dei pochi pesos che gli abbiamo lasciato, si attaccano letteralmente alla nostra auto.

Ore 20:00 Siamo arrivati – Anche oggi abbiamo percorso i nostri 180 km, e stremati arriviamo al BARCELO’ MAYA BEACH RESORT sulla riviera maya, a metà strada tra Playa del carmen e Tulum, dove trascorreremo le nostre ultime 5 notti in Messico “all inclusive”. Arrivati alla reception oltre al cocktail di benvenuto ci attende una gradita sorpresa: per problemi di organizzazione interna, siamo stati trasferiti al BARCELO’ TROPICAL RESORT, una struttura di ben due categorie superiore (voto 9). Sistemati nelle nostre stanze, dove abbiamo potuto finalmente disfare le valige, usciamo per la cena e per un primo giro di perlustrazione, poi tutti a dormire.

26.01.2011

Dopo aver fatto colazione alle 7:30, alle 09:00 restituiamo la nostra macchina a Playa del Carmen e approfittiamo per fare un giro veloce tra i negozzietti della Quinta Avenida, molto più occidentali rispetto alle bancarelle che fino ad ora abbiamo incontrato. Un rapido giro al porto e alla caotica spiaggia e essendo rimasti a piedi, saliamo su uno dei tanti colectivos, che con soli 20 pesos a persona ci riporta al nostro resort. Nel pomeriggio il Dio Chac promette pioggia così concordiamo unanimamente per un cambio di programma.

Ore 15:00 TULUM – Appena pranzato partiamo alla scoperta dell’ultimo sito maya previsto dal nostro itinerario, Tulum, famoso per la sua straordinaria posizione in riva al mare. Una lunga camminata ci porta fino all’ingresso del sito, durante la quale abbiamo la fortuna di vedere di sfuggita il “PALO VOLADOR”, una danza tipica del guatemala, dove due gruppi di attori, le scimmie e gli angeli, vestiti con costumi tipici, (bianchi e arancio) si arrampicano in cima ad un palo di 15/20 m d’altezza, gettandosi poi nel vuoto con i piedi attacati ad una corda, che srotolandosi, provoca la loro rotazione. 51 pesos e siamo dentro e subito ci incuriosisce una gigantesca pianta secolare dove ci arrampichiamo come delle scimmiette per una foto originale. L’ edificio più grande del sito è il “CASTILLO”, che sorge a strapiombo sul mare. Il MASCHERONE ANGOLARE del TEMPLO DE LOS FRESCOS attira la nostra attenzione, ma per il resto gli “edifici nani”, così chiamati per le ridotte dimensioni, rimangono pressocchè anonimi ai nostri occhi. Attraverso una grande scalinata in legno, raggiungiamo Playa Paraiso, una piccola spiaggia che si apre tra le rocce. Nonostante il cielo coperto decidiamo di tuffarci per un bagno, l’acqua è calda e lo scenario unico… ci porta indietro di milioni di anni. Sulla via del ritorno una “Atele”, piccola scimmietta dalla coda lunga e prensile, ci taglia la strada… neanche il tempo di scattargli una foto!!! Anche questa intensa giornata è volata!

27.01.2011

Ore 09:00 Incontro per la colazione – Oggi ci attende una rilassante giornata all’interno del nostro resort a 5 stelle; il tempo non è dalla nostra parte, il sole non ne vuole sapere di farsi vedere, così dopo un'”ostinata” mattinata al mare, dove abbiamo però avuto modo di vedere e toccare il tucano, nel pomeriggio ci concediamo una piacevole partita a golf.

28.01.2011

Ore 07:30 – Eccoci di nuovo in piedi, oggi particolarmente emozionati, perché abbiamo prenotato, per 900 pesos a persona, un’escursione di mezza giornata alla scoperta di due mondi fantastici, quello delle tartarughe giganti marine e quello di un sistema di 64 km di fiumi sotterranei al quale si accede tramite dei cenotes. Puntualissima la nostra guida, una ragazza messicana, ci viene a prendere con un piccolo pulmino e fatto il giro dei vari alberghi, il nostro gruppo di 12 persone è al completo e ci dirigiamo verso AKUMAL (in lingua maya “la terra delle tartarughe”). E’ una piccola baia dove d’estate le tartarughe vengono a deporre le uova, con le sue acque turchesi e la sua barriera. E’ uno dei luoghi preferiti dagli amanti dello snorkeling; la spiaggia è tranquilla e silenziosa poiché, essendo una riserva naturale, vi si accede solo con tour organizzati. Indossata l’ attrezzatura, non vediamo l’ora di entrare in acqua. A pochi metri dalla riva avvistiamo subito tra lo stupore collettivo la prima tartaruga, più avanti un altra e… un’altra ancora per un totale di nove tartarughe. E’ meraviglioso vederle vivere libere nel loro ambiente naturale ed è emozionante nuotare al loro fianco mentre risalgono in superfice per prendere aria, senza mai infastidirle, rispettando loro e il mare. Il tempo di qualche altra foto e lasciamo le tartarughe, spostandoci sulla barriera che, immobile, ci scruta con i suoi occhi minacciosi. Dopo un’ora usciamo dall’acqua e una volta asciutti risaliamo sul nostro pulmino che, attraversando per qualche km la selvaggia giungla, ci lascia all’ingresso del TAK BE HA, un cenote dal quale accederemo al lungo sistema di fiumi sotterranei che si estende per tutta la riviera maya, perlustrandone una minima parte. Superata la discesa difficoltosa, si apre davanti a noi una sala enorme: non vi sono aperture e stalattiti e stalagmiti rappresentano gli elementi predominanti. La luce artificiale, che si sposa molto bene con l’ambiente, mette in risalto il colore giallo-rossastro delle formazioni calcaree e la trasparenza dell’acqua che ha una visibilità fino a 200 m nei punti più profondi. Entrati a mollo, lasciamo la sala e ci inoltriamo nel percorso restando vicini e stando attenti a non sbattere la testa, dato che in molti punti il soffitto sfiora l’acqua, nuotando e arrampicandoci sulle scivolose rocce avanziamo per il “tunnel” godendoci uno scenario affascinante e suggestivo. Ritornati sulla “terra” rientriamo alla base. Il resto della giornata trascorre ugioso per permetterci il recupero delle energie.

29.01.2011

Ore 08:30 Niente in programma per oggi. E’ una splendida giornata e ci godiamo in tranquillità il meraviglioso mar dei Caraibi. Ore 21:30 Cena al messicano – Pper la nostra ultima cena in Messico non potevamo non scegliere il ristorante Messicano che si trova all’interno del villaggio. Il locale è molto bello e il cibo buono… con nostalgia mi mangio il mio ultimo piatto di quasadillas e, a fine serata, con nostra piacevole sorpresa, un cameriere ci mette in testa un sombrero ciascuno e ci offre una tequila come digestivo… il tempo di qualche foto di rito e salutiamo; si è fatto tardi, torniamo in stanza per finir di fare le valige, in modo da non doverci pensare domani.

30.01.2011

Ore 08:00 Abbiamo preferito fare il check aut appena terminata la colazione, così non ci vedremo costretti a spezzare la mattinata e fino a dopo pranzo non vogliamo avere pensieri. In spiaggia mettiamo a punto la tintarella con gli ultimi raggi di sole, un bel bagno rinfrescante e un po’ di snorkeling ed è già ora di pranzo… si sà, quando si stà bene il tempo vola! Ore 16:15 Trasferinento – L’albergo ci ha messo a disposizione gli spogliatoi della piscina per farci una doccia e cambiarci, per le 16:00 siamo pronti e messi i nostri bagagli in macchina ci dirigiamo verso l’ aereoporto di Cancun. Ore 17:45 Arrivo all’ aereoporto – Avendo beccato l’unico messicano che rispetta i limiti di velocità, arriviamo all’aereoporto giusto in tempo per metterci in fondo alla lunga fila del check in. Un’ora dopo arriviamo davanti alla hostes di terra che “molto gentilmente” ci avvisa di aver sforato il limite di peso. Non ci voleva, ma per fortuna avevamo uno “zaino salva vita” e dopo averci infilato parecchia roba dentro, finalmente, imbarchiamo le valige. Ore 20:30 Decollo – E’ buio quando il nostro aereo lascia il Messico, un ultimo sguardo malinconico dall’oblò sulle luci della città e siamo pronti all’attraversata dell’Atlantico.

31.01.2011

Ore 12:55 Atterraggio all’aereoporto di Amsterdam – Spostiamo nuovamente le lancette dell’orologio avanti di 7 ore, il volo di ritorno è stato di 9 ore, 2 in meno rispetto all’andata, poichè “siamo andati incontro al mondo”! Ore 16:30 Decollo – Un breve ma intenso volo e alle 19:30 siamo a casa… con un bagaglio d’esperienza che ci porteremo dietro per tutta la vita. Non dimenticherò mai le misteriose città maya, i suggestivi cenotes, l’atmosfera del Ria, l’allegra capitale, gli umili villaggi, le splendide spiagge, il coloratissimo mar dei Caraibi, il calore della gente e tutte le emozioni uniche che il mio Messico mi ha regalato! Fiduciosa che “alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare”.

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Gustosa cena messicana

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Uman

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Merida, Cattedrale

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Collectivo

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Siesta

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Isla Mujeres, Punta norte

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Chichen-Itza, anello del gioco della pelota

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Isla Mujeres, Punta sur

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Celestun, Fenicotteri rosa

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Uxmal

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Cobà

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Tulum, Mascherone

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Il Tucano

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Celestun



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