Verso est@@@@@@@@

Il viaggio che mi accingo a raccontarvi è atipico e la straordinarietà sta nel non aver avuto un programma, un itinerario, una data di ritorno stabilita. Solo oggi posso dire che quella è libertà perché se i viaggi precedenti erano affascinanti e l'entusiasmo, una volta ritornati alla solita vita, ci aveva aiutati a saper aspettare la volta...
Scritto da: tunderbird
verso est@@@@@@@@
Partenza il: 01/06/2001
Ritorno il: 29/06/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Il viaggio che mi accingo a raccontarvi è atipico e la straordinarietà sta nel non aver avuto un programma, un itinerario, una data di ritorno stabilita. Solo oggi posso dire che quella è libertà perché se i viaggi precedenti erano affascinanti e l’entusiasmo, una volta ritornati alla solita vita, ci aveva aiutati a saper aspettare la volta dopo, in questo caso la particolarità di questo partire è che solo in itinere è stato deciso quale direzione prendere, in quale città pernottare, insomma decidere tappa per tappa la meta, non programmare ma scoprire scenari e paesaggi in modo estemporaneo, quindi né guide né mappe ma solo la voglia di andare, il desiderio di ripartire.

Il mio vuole essere un invito a viaggiare attraverso questo racconto, racconto che si snoda attraversando la terra e si intreccia con i volti e gli sguardi delle persone per le strade, i rumori e le luci dei giorni che vado a raccontare.

Suggerisco quindi a chi legge di lasciare che la fantasia sia il mezzo attraverso il quale viaggiare, come se cavalcaste la vostra moto.

Prima tappa: Milano-Bari Due i protagonisti ed una sola la moto. Morbide valigie appese ai fianchetti e direzione il porto di Bari, imbarco per Patrasso verso sera, è il primo giugno e il sapore è quello del trasferimento, si parla poco tra noi, ma la Grecia, si sa, sarà solo un ponte verso terre mai viste e poi, che voglia di togliersi il casco ed avere l’aria in faccia… Tanto il casco in Turchia non è obbligatorio e per una volta la prudenza raccomandata dal Cereghini mi lascia indifferente. La moto nella pancia della nave e l’odore del sale si mischiano a sensazioni così forti che solo chi non sa cosa lo aspetti può provare; si pensa a Turchia, Iran, Ucraina e l’immaginazione ci trascina in luoghi e paesi di cui avevo solo sentito parlare e che ora sembrano materializzarsi, avvicinarsi, sembrano reali.

Seconda tappa: Patrasso-Salonicco Notte trascorsa sul ponte e brezza che ti fa sentire bene. Il porto greco è trafficato e scendere in terra straniera assume un significato profondo, è l’inizio dell’avventura, sembra di lasciare alle spalle mesi di attesa, di notti vegliate pensando proprio a questo momento… Si parte davvero. Tra me e il mio compagno di viaggio la scelta del dove non è importante, scalpitanti si cavalca in direzione Istanbul e, mentre lui guida, la musica del walkman già mi trasporta nei giorni a venire: Istanbul è, ancor prima di giungerci, un insieme di frammenti e di volti di uomini baffuti, cibi dai sapori speziati, palazzi e grida di capi religiosi che invocano la preghiera.

La moto frulla sulla strada scarsamente trafficata e, come tutte le cose belle, anche il primo giorno di viaggio volge al termine rapidissimo, lo sguardo oltre i lati della strada ci permette di vedere un lago che sembra il teatro ottimale per moto, sacco a pelo e una notte sotto un cielo greco di stelle e… Zanzare.

Dormire sulla nuda terra, senza tenda, mi trasmette un senso di essenzialità raramente provato: non molto comodo ma riesce a farmi sentire totalmente libero.

Sguardo tecnico al mezzo. È ok, “notte”.

Terza tappa: Volos Risveglio con la luce del sole, non c’è il bar né il solito caffè ma vedere la moto con i tasselli al posteriore ancora intonsi mi invita a scalciare sulla pedivella e, inutile negare, andare alla ricerca di un bar e conseguente sosta nella toilette per sommaria pulizia personale. Si riparte, il clima è favorevole ed il colore del cielo rasserenante, odori di vegetazione selvaggia mi fanno tornare alla mente momenti lontani con moto appartenenti al passato, assai affascinanti.

Dopo poche ore si vedono cartelli che indicano le distanze per Istanbul, dentro di me già mi chiedo quale potrà essere la tappa seguente, quali scenari, strisce di asfalto, colori di benzine dal marchio ignoto comprate con denari di cui, a dire il vero, non conosco il valore. Non riesco a distinguere se l’essere lontano mi conforta, se il male alla schiena per lo zaino mi affligge o che altro… Il motore gira regolare, l’ampio manubrio mi ricorda qualche road-movie datato e sono felice; al confine con la Turchia non mi sembra che i militari siano stupiti nel vedere la piccola moto stracarica e due italiani piuttosto sporchi che mostrano loro i passaporti… Tutto questo mi fa pensare a quanti prima di me hanno oltrepassato questo lembo di terra, penso a tutti coloro che amano vedere questi luoghi con i loro occhi a cavallo di una moto anziché arrivarci in volo o con qualche altro mezzo.

Quarta tappa: Tekirdag ISTANBUL Eccomi a conversare con un medico turco che orgoglioso mi mostra l’endurone giapponese e fiammante: essere italiani è lo spunto e la scusa per citare squadre di calcio e campioni che ignoro ma che fingo di conoscere, l’amico insiste con un inglese poco credibile e mi pare di capire solo Juve e Galatasarai o qualcosa così.

La pensione presso cui alloggio è fornita di parcheggio e una pesante catena avvolge la moto come un condannato all’ergastolo; sul tema del parcheggio vari e picareschi aneddoti mi tornano alla mente… Come quando, giunto in una pensioncina al sud della Turchia ed essendomi informato sulla possibilità di mettere la moto al sicuro, mi viene risposto che non ci sono problemi, di entrare pure con la moto. Non me lo faccio ripetere ed arrivo alla reception con la ruota anteriore che tocca il bancone tra gli sguardi divertiti dei presenti e la sensazione di poter fare le cose che ho sempre sognato.

La città si rivela fantastica e tra ristorantini e bagni turchi mi sento il turista per caso che per mesi ho visto in tv, mi diletto nel gran bazar dove qualcosa come cinquemila bancarelle formano un labirinto degno di mitologiche avventure. Pochi gli acquisti per la carenza di spazi sulla moto ma questo gran bazaar é davvero un divertimento per chi ama strani oggetti, personaggi dagli abiti orientali e le decorazioni straordinarie che ornano i soffitti.

La decisione di procedere verso sud e costeggiare il paese fino alla Siria è frutto della voglia di brezza, di fresco che solo la vicinanza del mare promette, le temperature all’interno del paese sono alte e, anche con maglietta e bandana in testa si suda non poco; così si riparte, a presto Istanbul, città che rimarrà nel cuore. La moto è ok.

Quinta tappa Velocità ottanta orari, il mio compagno di viaggio guida prudente tra camion dalla linea anni cinquanta che suonano volentieri il clacson, alzano un gran polverone; i baffuti camionisti salutano divertiti dalla postura che assumo appoggiando lo zaino orizzontalmente sul portapacchi e rimanendo così quasi sdraiato, walkman al massimo e… Una gran voglia di mare, di fresco, di silenzio.

Tutto ciò non si fa attendere, le strade si fanno sinuose ed entrare ed uscire dalle curve offre scorci e colori indescrivibili; le soste per rifocillarsi sono fantastiche: per pochi soldi i ristoranti sulla costa offrono pesce fresco circondato da verdure profumatissime, menta e birra in bottiglia.

Sono entusiasta del paesaggio, indugio per fotografare ciò che vedo e poi mi scopro ad osservare la moto che, dopo poche migliaia di chilometri già sta assumendo un aria vissuta, il battistrada posteriore è ancora in ottimo stato ed un poco d’olio esce dal fodero della forcella. Niente di grave, ho sempre visto nelle moto qualcosa di umano quindi, mi viene da pensare, un qualche difetto doveva giustamente emergere anche in questo caso.

Sesta tappa: Belikaisir Il piccolo paese dove trascorriamo la notte si chiama INVENTA_UN_NOME, la serata si è consumata nei bar con clientela strettamente maschile, grosse tv ad alto volume che danno partite di calcio del locale campionato. Gli avventori urlano sovrastando la voce del cronista tra birre e liquori che in un paese a maggioranza islamica mi lascia stupito. Mi piace ciò che percepisco di queste persone, sempre interessati alla moto e a noi, al mondo che portiamo ma fieri del loro paese che, mi sembra di capire è proprio tra occidente ed oriente non solo geograficamente ma anche nello stile di vita: auto modernissime e monumentali moschee circondate da donne vestite tradizionalmente, enormi greggi di pecore, asini che trainano carretti e internet café anche nei paesini più piccoli.

Sono sempre felice quando, dopo aver consumato un pasto lascio una piccola somma ai camerieri, ogni volta mi accorgo d’aver speso davvero pochissimo ed ogni volta vengo ringraziato con una cortesia che mi lascia perplesso.

Settima tappa: Tostosucu (verso Cipro) Ormai siamo a giugno inoltrato, il grande ingranaggio del turismo estivo inizia a produrre i suoi effetti: grossi autobus formano spesso ingorghi e nelle città che visito sento parlare francese e tedesco; vengo preso da un senso di fastidio ma poi ci rifletto e riesco a rassicurarmi… Fuggirò dalla folla e raggiungerò presto la Siria o forse Cipro. Una piccola città che mi lascia senza parole per la sua bellezza è Kas; ci arrivo quasi per caso e scopro essere esattamente il luogo in cui vorrei trascorrere una vacanza… Con la famiglia. È così: Kas è perfetta, affacciata su un mare da cartolina, piccole costruzioni bianche tutte della stessa altezza, mi riesce persino di trovare un alberghino a buon mercato così raccolto che non sfigurerebbe in una fiaba.

Trascorro la serata davanti al mare con un libro e lo sguardo lontano… Davvero un po’ di malinconia mi pervade ma a malincuore domani lascerò questo posto con la certezza che ci tornerò e con la voglia di andare lontano.

Ottava tappa Il confine con la Siria, paese che mi evoca bibliche visioni e polverose strade deserte, si avvicina ogni giorno; l’idea di traghettare verso Cipro per poi imbarcarsi per un paese del medio oriente mi affascina come fossi un bambino a Disneyland. Mi informo e mi viene risposto che una linea presidiata da polizia internazionale divide la parte turca dell’isola dalla parte greca, non è quindi possibile varcare tale confine cipriota.

Alle mie insistenze vengo trattato rudemente e mi viene risposto che non mi sarà possibile ottenere il biglietto della nave. È un momento di sconforto, bisogna cambiare programma. Per un attimo mi tornano alla mente alcune immagini di militari un po’ troppo presenti; raccolgo le informazioni e mi rendo conto che il paese è sì davvero accogliente e a buon mercato per il turista straniero, ma ha, come ogni cosa, un suo lato nascosto. L’apparente sistema democratico è in realtà governato da una giunta militare da molti anni; non è il caso quindi di polemizzare con le forze di polizia che, se prima mi apparivano come sfumature in un contesto, ora si materializzano palese.

Il mio viaggio si è interrotto bruscamente, ma nel racconto lo lascerò sfumare, come un epigono di Orson Welles: dalla luminosità della realtà al crepuscolo soggettivo insito dentro di voi che siete legati dal filo del desiderio di incontrare quella libertà che si raggiunge solo sulle strade dell’immaginazione. Credetemi e partite.



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