Venezuela: sulle tracce di un sogno
MERIDA/CHORONY ( Parco Henri Pitter. Tanto per cambiare in Bus) CHORONI / CARACAS /BOLOGNA DURATA DEL VIAGGIO: 21 giorni ( in realtà 20 perché 1 giorno è stato perso a Parigi per l’annullamento del volo) dal 21/1/2001 al 5/2 /2001 COSTO DEL VIAGGIO. L. 2.600.000 a testa ” all inclusive”. Ci ha aiutato molto ad abbassare il costo del viaggio : a) il volo Bologna – Caracas comperato in offerta speciale al CTS ( 750.000 lire) b) l’ospitalità degli zii a Caracas ( con relativo passaggio da/per l’ aeroporto) c) l’utilizzo di molti ( forse un po’ troppi) autobus notturni d) aver scoperto una rete di “posade alemanne” con ottimo rapporto qualità prezzo e) non essere stati troppo attratti dall’artigianato Venezuelano ( è molto raro che ci capiti , ma qui davvero abbiamo fatto poca fatica); f) essere andati in Venezuela in “bassa stagione” ( pare che fino al 15 gennaio per i Venezuelani sia ancora “Navidad” e dal 10,12 febbraio inizi il Carnevale. Praticamente sono tutti in vacanza: i prezzi salgono e le posade migliori svaniscono;) g) aver evitato ( per quanto possibile) le località di mare nel fine settimana.
h) ma soprattutto essermi fidata del grande istinto de “fai da te turistico ” di mio marito : il polacco viaggiatore, terrore di tutti i tour operator ed agenzie di viaggio (“ noi si deve fare tutto da soli con i mezzi locali”..) GUIDE UTILIZZATE: Lonely Planet ( Edizione italiana). L’abbiamo trovata peraltro abbastanza carente. Di tanto in tanto nel corso del viaggio abbiamo profittato delle guide tedesche e inglesi ( sempre grazie al marito poliglotta). Meglio di tutto la Handbook Essenziale è stata la rete di informazioni “a voce” tedesca, che si è resa disponibile non appena loro (i tedeschi) hanno deciso di adottarci ( per senso di colpa visto che eravamo .Un italiana e un polacco? Perché tutto considerato eravamo atipici come rappresentanti dei nostri rispettivi paesi? Perché ( e questa è la teoria di Jacek) i tedeschi da soli tendono ad annoiarsi, e poi hanno bisogno di un capo che un po’ li organizzi e li faccia uscire dagli schemi ( e quello, con sottile piacere era lui)?).
PERCHE’ ANDARCI (PROLOGO) :: Novembre a Bologna J: C’è un’offerta eccezionale : 750.000 per Caracas…
L:…… HUM….
J: Che facciamo, ci andiamo? L:…… HUM….
J: Allora ? L:……Perché? Sai che non amo i Latino americani, troppa globalizzazione, poca cultura, molta violenza, la parte maschile in contrapposizione alla meravigliosa femminilità dell’Asia…Perché allora non in India. Quest’anno c’è il Kumba Mela… J: Kumba che? Ma che sei matta? 5.000.000 di indiani tra topi e scarafaggi e noi a dormire in mezzo alle tende mentre tu cospargi il letto di Baigon per il terrore degli insetti? E poi andiamo sempre in Asia.. Pensa alla musica Latino Americana… L:: . Ma se dici sempre che ti fa schifo? Praticamente non abbiamo più vita sociale da quanto tutti i nostri amici 40enni si sono dati al salsa merengue e tu, unico, continui a cercare il vecchio rock : con i quindicenni a Centofiori e Scandellara … Tu torni a casa depresso perché ti hanno preso per un carabiniere in borghese e comunque mi continui a ripetere tutta notte che quello non è più il vecchio rock ed io iperdrepressa perché ( nonostante i jeans) mi hanno offerto la sedia chiamandomi “signora”?? Adesso ti piace il machismo salsero? J: Ma tutta questa femminilità… Come non ne avessimo abbastanza a Bologna . Quando si esce ormai siete 12 donne ed io il solo uomo…
E poi l’Amazzonia, le Ande, il mare dei Caraibi, la natura… L: Vuoi mettere l’Oceano Indiano, le Andamane , i templi…E che dici della delinquenza…Caracas è la città più pericolosa del mondo…Chi ti ha poi detto che sia bello…Lo zio di mia madre che andò laggiù nel dopoguerra viene sempre qua a fare le vacanze … J: Ottimo… possiamo andarlo a trovare …Così capiamo davvero il paese… Poi me l’hanno detto dei Venezuelani che lavorano in albergo…Dicono sia un posto ancora bellissimo e poco caro, dove la gente è “muy caliente” , è sempre “fiesta”…
L: Si, si… come chiedere al mio bisnonno che emigrò a New York i primi del 900 come era l’Italia … aveva visto solo il paesello matale e Napoli dove si era imbarcato…E poi questo mito del popolo caliente, della fiesta …È cosi tipicamente nordico…È come pensare che a Napoli suoniamo ancora i mandolini ed invitiamo la gente a casa a mangiare appena la si conosce,,,,, J: Ma Bibi ( soprannome utilizzato indifferentemente per lui/lei dal romagnolo Babè (bambino) e preferito nei momenti di difficoltà n.D.R.) uno dei miei sogni di bambino era poter vedere l’Orinoco… L:. .In che senso ? Come un piccolo Conrad? ( tono decisamente ironico n.D.R.) J: Leggevo dei libri di avventure laggiù in Polonia, era una “serie”, un po’ come Sandokan da voi,. E tutti si svolgevano sul grande fiume Orinoco.. Ricordo ancora le copertine e le storie che viveva il protagonista tra gli indios Yanomami, la foresta, gli anaconda, i pirana, i tramonti sul fiume … e io pensavo prima o poi di poter andare laggiù… Bè … tutti hanno diritto di realizzare almeno un sogno nella vita …Ma chissà poi se è vero che quella serie esisteva ? ITINERARIO BOLOGNA/CARACAS passando (hainoi !!!) da Parigi: L’arrivo con Air France era previsto alle 19,30. Il volo è stato annullato per un incendio scoppiato in aereo. Così siamo partiti il giorno successivo.
Dall’aeroporto di Caracas ( dove è venuta a prenderci la zia con un’amica) facciamo un breve giro turistico della città che ha tutto l’aspetto di una qualsiasi città Nordamericana. Tutti rigorosamente chiusi nella macchina. La delinquenza c’è davvero. Dopo le 19 ci si chiude in casa, Il ceto medio è sparito . I “rancho” ( bidonville) soffocano la città. O si è ricchi ( o appena benestanti) o si è poveri. Poi ci sono anche i poverissimi. Di solito si tratta di emigranti “indocumentatos” equadoregni, colombiani, peruviani. Chi paga più di tutti la situazione sono le donne Sono schiacciate tra il machismo e la povertà . Di solito sono loro il pilastro della famiglia. E tutte hanno più e più figli, spessissimo con uomini diversi.
Tra la città e il rancho non c’è soluzione di continuità. E così ognuno si sente assediato dall’altro. Le case hanno spesso il filo spinato. Nei ranchi non esistono fognature e durante la stagione delle piogge .Accadono disastri ( due anni fa uno dei più gravi Non si sa ancora quanti morti ci siano stati).La città è su un altopiano, circondata da montagne. La notte i rancho hanno qualcosa del presepe. Si sentono spari e rumori che però niente hanno del presepe .
Caracas era una città ricca, nel dopoguerra addirittura una città dove si viveva un’esistenza “dorata”, dove durante le feste si aprivano casse di champagne fatte venire appositamente dall’Europa, con la frenesia di un benessere immediato dato dal petrolio ( fino agli anni 40 si girava fino al centro della città in calesse e cavallo, negli anni 60 il boom “petrolero”). Poi la corruzione tipicamente latina e ancor più sudamericana, la svalutazione ecc… Chi può ora non vive per la strada. Gira in macchina. E anche la città sembra volerlo nella sua configurazione, così come sono le città USA. Con la macchina si va da casa al lavoro, dal lavoro ai club. C’è anche un club degli Italiani dove per poter entrare, basta mostrare il passaporto .Nel club c’è tutta la vita sociale. Di fatto l’unica vita sociale E tutto costa carissimo. Non abbiamo molto chiaro l’itinerario. La prima tappa è Puerto La Cruz per visitare il Parco Mochima. Sicuramente vogliamo vedere L’Orinoco (.. Se non cosa siamo venuti a fare quaggiù?) Vedremo in viaggio ( tanto per cambiare). Ci sconsigliano comunque di avvicinarci al confine Colombiano. Pare ci siano possibili incidenti . Ci consigliano le Ande. Siamo partiti per Puerto La Cruz utilizzando un bus di linea.
Alberghi: Ci hanno consigliato il Tapas in Sabana Grande, posto relativamente tranquillo e comodo per i trasporti. Circa 120.000 al giorno Trasporti: Usate la metropolitana con tranquillità. Evitate , se potete, di arrivare con voli dopo le 18. Oppure prenotate già il volo da Caracas per un’altra località. PUERTO LA CRUZ.
E’ il porto da cui si prendono i traghetti per Isla Margarita, uno dei posti preferiti dai tour operator italiani. E’ comunque anche il luogo dove è più facile partire per visitare le isole del Parco Mochima ( così ha detto jacek) . Puerto La Cruz è però davvero terribile e non lo consigliamo in assoluto a nessuno. Basta vedere il boulevard del paese per scappare. Ci sono un po’ troppi italiani. E moltissime “Chiche” in cerca di stranieri. Ci consigliano di tornare comunque a casa entro mezzanotte. E di stare attenti ai furti. Due italiani, incontrati casualmente, ci raccontano che il Sabato precedente due Venezuelani si sono presi a botte per una ragazza (forse) ed uno ha sparato con la pistola: Olè. Nel mare antistante non si può fare il bagno causa inquinamento.
Noi prendiamo una barchetta ed andiamo a visitare una delle isole . Non c’è vegetazione tropicale, anzi, non cìè vegetazione. Pare che in realtà qui sia bello solo se hai barca e giri: praticamente solo per ricconi…Il resto ( quello che di fatto si può vedere) è così.. Un caldo soffocante, pochi pesci.. Come siamo finiti quaggiù? E’ questo il Mar dei Caraibi? C’è chi ci dice che le spiagge attorno siano bellissime, in particolar modo Plaia Colorada : ma chi si fida più? Il venezuelano che lavora in albergo con Jacek sosteneva che questo fosse il meglio, che sarà il resto? Sono depressissima. Rimpiango persino Rimini ad Agosto. Alberghi: Gli alberghi sono carissimi: 60.000 lire per una doppia con gli optional degli scarafaggi in bagno. Spesso in realtà sono alberghi ad ore. Se no si passa a 130.000 a notte…Finalmente riusciamo a trovare l’Hotel Montecarlo.
Piccolo ma decoroso, e, soprattutto, senza scarrafoni. Chiedono 12.000 Bolivares per una doppia con bagno ( circa 36.000 lire). E’ gestito da un italiano (venezuelano di 2 generazione) di origine pugliese. Come tutti quelli che incontreremo si lamenta della situazione esistente. Vita cara, cure mediche solo a pagamento, amministrazione corrotta, venezuelani con poca voglia di lavorare ma che, soprattutto, vivono il servire (in albergo, in ristorante etc…) come una profonda umiliazione. E così il turismo si sviluppa come può. … E’ un ritornello che sentiremo anche troppe volte. Mangiare: A Puerto La Cruz è davvero un problema . L’americanizzazione è imperante: Hot dog (perros calientes) hamburger (amburgesas) spaghetti ( ma all’americana). Pizzas. Ma qualcosa di sudamericano ? Agenzie di viaggio: care e furbette… Consiglio di viaggio: Comunque da informazioni assunte dopo la parte più bella è quella dopo Puerto La Cruz. Plaia Colorada merita qualcosa. Lì ci si può rivolgere alla Posada Carminita. PUERTO LA CRUZ / CIUDAD BOLIVAR: Scappiamo. Ce ne andiamo a Ciudad Bolivar. Da quello che abbiamo letto, da lì partono le escursioni al prezzo più basso per Gran Sabana, Rio Orinoco etc…E’ l’ultima chance per Jacek . C’è aria di ammutinamento. Io preannuncio che se il viaggio continua come è iniziato me ne vado in Ecuador o, peggio, torno indietro e scappo alle Andamane ( Ma saranno poi così belle come penso?) Invece ecco finalmente una città che ricorda un po’ il Sud America del mio/nostro immaginario. E poi soprattutto è attraversata dall’ Orinoco: finalmente il grande fiume. A me personalmente delude un po’. Sembra un Po un po’ più grande. E poi ci hanno messo quella specie di caricatura del ponte di Brooklin . Quel colore caffelatte poi. …E quegli avvoltoi ovunque che girano a fare? Io li trovo inquietanti, Jacek li trova di atmosefera…
La città è una tra le più antiche del Venezuela ( parlare di antichità è relativo in Venezuela. Tutto nel Paese di solito ha meno di 200 anni) . Ci si è fermato il Libertador.( A proposito in Venezuela tutte le piazze principali si chiamano Bolivar, le meno importanti Colomn C’è ancora un grande rispetto per Bolivar, che comunque ha avuto davvero una vita affascinante . Guai a chi si siede di spalle alle statue di Bolivar. Le Ande hanno un Pico chiamato come lui, ogni cittadina ha una lapide che dice che lì in qualche modo Lui è passato. Il Presidente attuale pare tenga una sedia alla sua tavola per Lui. (e nessuno ride) Persino la moneta porta i suo nome.. Be’, devo dire che al meno in questo i Venezuelani ci piacciono. Sono un po’ meglio degli italiani) L’atmosfera che si respira a Ciudad ricorda un racconto di Garcia Marques ( quel senso di attesa di “ cronaca di una morte annunciata”), o qualche fumetto di Corto Maltese. Ci si potrebbe perdere quaggiù. Lo testimoniano anche questo senso di lasciato andare tra caldo, case un po’ malandate e macchine d’altri tempi ( ma come sono straordinariamente belle!!). Forse comincio ad essere presa anch’io dal sogno di Jacek …Chissà…O forse a capire un po’ di più i Venezuelani Le case sono tutte colorate. Scopriamo subito che le uniche attività possibili sono: stare a sedere sotto i portici a prendere un caffè, sopra i portici, a prendere un caffè, o guardare la televisione, sul lungofiume e vedere passare le macchine, dopo aver preso un caffè. E dopo un po’ ci si trova presi e affascinati Ma la televisione…Un popolo si capisce anche da questo. E’ terribile.. Le donne sembrano tutte tette e culi, anzi lo sono. Sono quasi tutti programmi americani ( ruota della fortuna, donne contro uomini.)..(o telenovelas… Credete che la tv italiana finirà così? E la musica a tutto volume, ovunque … E che musica… una salsa sparatissima . A me più che il Sud America il tutto ricorda molto il generino balera romagnola, Mi ci abituerò? Mi abituerò a tutto questo rumore? Fortuna che incontriamo Fidi che ci porta nella sua posada . Tutto assume un colore roseo. I tedeschi ci stanno facendo entrare nel loro fantastico mondo, dove tutto è perfetto ed organizzato: persino qui in Venezuela. E poi Fidi è di Berlino., ama gli Indios, la new age, la buona musica, i bei paesaggi, cerca di integrarsi con l’ambiente e le popolazioni.
Finalmente ci stiamo avvicinando al mio concetto di vacanza “Bibi Jacek, io non mi muoverei più di qua!”. Ma noi non siamo arrivati fin quaggiù per gustarci un buon caffè con questi ragazzoni che ascoltano musica cubana di classe e sono così gentili da non chiamarmi nemmeno “signora”: dobbiamo organizzare le escursioni ( si sa che con Bibi Jacek si scherza poco. Vacanza è imparare, capire , fare. Chi si ferma è perduto..).
Escludiamo Salto Angel che non c’è acqua, Escludiamo il Rio Orinoco per le zanzare ( e pare anche per i Colombiani che trasportano droga sul fiume) . Deciso : partiremo per il Rio Caura . Si tratta di un affluente del Rio Orinoco, navigabile nonostante la stagione secca E’ un tratto non ancora particolarmente aperto al turismo. Parliamo con Fidi Ci consiglia anche lui Rio Caura. Lo stesso consiglio ce lo da un ragazzino olandese che sta girando il Venezuela in bicicletta ed è appena tornato da lì ( questi sono gli incontri che si fanno da Fidi). Quando poi fa vedere a Jacek una cerbottana, la scelta è irrevocabile: si parte. La cerbottana è proprio identica alle illustrazioni del fantastico e mitico libro Ma il prossimo giro parte 3 giorni dopo. Si decide di proseguire per la Gran Sabana e di tornare il giorno della partenza. La prossima tappa è St. Elena. La fine del mondo, vicino al mitico Eldorado. Prendiamo un bus notturno. Ci aspettano 9 ore di viaggio.
Alberghi Posada Amor Patrio nell’omonima via, di fronte alla chiesa, nella piazza (naturalmente Bolivar): 9000.Bolivares ( circa 27.000 lire ) per una delle meravigliose camere una diversa dall’altra: india, spagnola ecc… Tutte ristrutturate con attenzione e rispetto alle culture locali.. Se non c’è posto si può andare a dormire in terrazza, nelle amache e godersi la vista dell’Orinoco e della cattedrale. E’ gestita da Fidi: un simpaticissimo berlinese Evitate il resto . E’ terribile in città. Se no, andate in campagna da Martin “La casetta” ( anche lui un tedesco). Per 10.000 Bolivares offre anche la piscina. Ma da Fidi la vista sulla piazza e la stanza della musica, dove ogni fine settimana c’è un concertino, sono impagabili.
Mangiare: Il mercato carioca . Solo al mattino. Si vedono i pesci pescati nel fiume e poi ve li mangiate. Ottimo il Dorado, ancor meglio la sopa de mariscos . Il miglior ristorante è quello sulla terrazza. A volte dal ristorante qualcuno avvista i delfini di fiume. Noi non si sa se quello che abbiamo visto sia un pesce o un delfino…Dipende dall’ottimismo con cui ci siripensa.
Agenzie di viaggio:: Meglio quella di Martin. E’ tedesco .
ST. ELENA – LA GRAN SABANA: Appena arrivati con 9 ore di viaggio alle spalle ci autorganizziamo un piccolo tour nella Gran Sabana.
E subito alle cascate ( saltos). Tutta una serie di cascate che si “aprono” nel terreno. La prima è rossa. Come se qualcuno avesse rovesciato un barattolo di vernice per terra. Invece è una strana pietra. I nostri compagni raccogliticci sono qualche tedesco , spagnoli e Venezuelani di Merida. Ci si parla tutti in uno strano gramlot tra lo spagnolo e l’inglese. Viaggiamo su un land rover . Tra una cascata e l’altra un incredibile paesaggio verde, quasi d’Irlanda. Sullo sfondo qualche tepui ( si tratta di colline così antiche che la cima è diventata piatta come una tavola). Nella zona ora stanno piantando tralicci dell’alta tensione per fare passare la corrente elettrica in Brasile. Ogni tanto si incontrano tralicci gettati a terra. Pare siano gli indios che abitano questo territorio ( I Pemoni), Una forma di protesta per l’utilizzo del territorio. Il giorno dopo decidiamo di passare in Brasile. Qui a 15 minuti di macchina c’è il confine: la linea. Si passa tutti dall’una e dall’altra parte : nessuno ci chiede i documenti. Tanto, come ci racconterà più tardi un italiano chissà come finito quaggiù ( e chissà a che fare) ci sono talmente tanti sentieri che portano oltre il confine che non ha alcun senso controllare qualcosa.
Regolarmente c’è gente che va e che viene, e c’è gente che compra e vende. I pulmini dall’una e dall’altra parte vanno e vengono ogni quarto d’ora e ti portano oltre confine per sole tremila lire. Deve essere così facile sparire qua. Incontriamo alcuni dei compagni di viaggio del giorno prima ( gli spagnoli) e decidiamo di andare a mangiare in una churrascheria. Per carenza di carne in europa, causa mucca pazza Ci buttiamo così in questa sorta di grande abbuffata. Abbacchiati dalla mangiata, e dal caldo, ce ne torniamo utlizzando, finalmente, una delle tante stupende macchine americane, che sono taxi illegali. A me, tra i fumi della birra , del caldo e della carne, sembra di essere in easi rider. Per gli Indos che incontriamo per la strada stipati nel cassone di un camion non è così una pacchia Persino il nostro guidatore vedendoli arrivare in città sulla camioneta borbotta “pobritos indios”. St. Elena è una città di confine. E’ l’ultima città per miglia e miglia. E’ l’unica città vicino alle miniere d’oro. E chiamarla città è più che ottimismo. I negozi vendono e comprano oro e diamanti. Oppure vino e liquori. Più che in Venezuela ci sembra di essere nel far west. E come nel Far west i predicatori vanno per la maggiore, anche quei nuovi predicatori che sfoggiamo una fede ammantata di psicologia e promettono dai manifesti della città la salvazione dai vizi ( e qui da l’idea che ce ne siano) Che ci fanno gli europei quaggiù? e chi sono ? : tedeschi e qualche italiano che sono qui per passione e forse per libertà. Mi rispondono che sono attratti dal clima meraviglioso, o dal paesaggio, da un possibile turismo in crescita, Io credo forse dal senso di fine del mondo, davvero di possibilità, la possibilità di poter andare sempre da un ‘altra parte, comunque di non controllo. Non a caso tutti gli occidentali incontrati che vivono quaggiù ( e spesso sono sposati ed hanno figli con le bellissime Venezuelane hanno attorno ai 40 anni.
Alberghi, mangiare, agenzie: Rivolgetevi direttamente a Goldfieber Cafe, Lì si incontrano tutti, ma dico davvero tutti quelli che arrivano, partono e/o passano da Santa Elena. Se sono occidentali. Lì c’è la lista di tutte le escursioni. E se volte ( come abbiamo fatto noi) in circa un’ora riuscite a trovare dei compagni di viaggio ed organizzarvene una su misura .I costi sono davvero relativamente bassi: per dormire si spendono dai 7 agli 8 mila Bolivares a stanza ( con bagno ed acqua calda). Poi il clima è davvero fantastico. Dopo cinque minuti chiacchieri col tuo vicino…Occasionale di sedia e, forse potete decidere che domani mattina andare a scalare un Tepui…Le colazioni poi sono fantastiche. st. ELENA /CIUDAD BOLIVAR/ Torniamo a Ciudad Bolivar. Domani partiamo. Giriamo ancora un poco la città e ci godiamo la vista di meravigliosi camioncini! e macchinine americane degli anni 50 completamente ricolorate, dei polizziotti con dei pistoloni lunghi come fucili davanti ai negozi. Che appena passa una donna ( dai 15 ai 30) tutte fasciate nei pantaloni. Non staccano lo sguardo fino a cge quelle spariscono ( tra l’altro non abbiamo capito perchè le donne Venezuelane amano fasciarsi nei pantaloni: tutta la ciccia strizzata dentro ai pantaloni così stretti che sembra il bottone salti, senza nessuna vergogna, a differenza di noi europee che gireremmo nelle loro condizioni con gonne mongolfiere-. Che invidia! Vorrei portare me ( e la mia ciccina) con altrettanta naturalezza). Il tutto mischiato a negozi che vendono santini, statuine del Libertador, amuleti dal sacro al rpofano..
RIO CAURA Eccoci alla partenza.. 5 giorni di viaggio sul fiume. Siamo in 7 : Io e Jacek, 3 inglesi che ci faranno un corso breve ed intenso di bird watching visto che il venezuela è il terzo paese al mondo per qualità e quantità di uccelli ( un insegnante di inglese in Giappone, un impiegato pubblico appassionato di cinema cucina e vino italiano, un libero professionista che si occupa di conservazione della natura nel Sussex) e una coppia di francesi Loro sono i più giovani ( tra i 28 e i 32 anni Abbiamo una giuda, il guidatore di barca ( Domingo è un Indio Pemone), la moglie della guida che fa la cuciniera e si chiama Sinamor Il paesaggio lungo il fiume è notevole. Una muraglia verde. E mentre passiamo in barca uccelli di tutti i tipi, improvvisi squarci nella giungla dove si aprono visioni di cascate, alberi che svettano, scimmie che passano ( babbuini?), tartarughe di fiume a rosolarsi al sole, alberi fioriti che lasciano cadere i loro petali sull’acqua… Ci fermiamo a fare il bagno . L’acqua è pulitissima.
L’ultimo giorno, al Salto Parra la berremo anche. Il nostro driver pesca il pesce pavone ( l’unico pesce che si mangia il pirana). Noi non riusciamo a pescare proprio niente. Ci . Accampiamo nella selva.. Dormiremo sempre e soltanto nelle amache, coperte dalle zanzariere.. La mattina al risveglio lo spettacolo è unico ( e così lo sarà a tutti i nostri risvegli),. La nebbia si alza sul fiume e gli uccelli si accalcano, Arriviamo ad un villaggio Indio. E’ il più grande nell’area di 300 Km . Ha anche un piccolo ambulatorio. L’unico in zona. Gli Indios sono timidissimi. Solo qualcuno parla spagnolo. Noi dormiamo dentro la grande capanna dove di solito si svolgono le riunione e/o le feste. Ci raccontano che l’ultimo dell’anno hanno fatto una grande festa, ma avevano ( e chissa come la avevano) una sola audiocassetta e tutta la notte hanno ascoltato questa fino alle 5 del mattino. Però si sono divertiti moltissimo. Ascolto una delle indie che parla con la nostra guida. Chiede notizie di Martin ( l’organizzatore di questi viaggi). Alla domanda del perché lei non venga qualche volta in città risponde imbarazzata e arrossendo “non mi piace. Non sono costumata per la città”. Facciamo una passeggiata nella selva ( una delle tante) per conoscere animali e piante. Piante di tutto un po’. Piante medicinali, curaro, piante da soffiarsi nel naso piante per ammazzarsi etc,,,, ma anche più semplicemente la Yucca : base della cultura culinaria Venezuelana. Gli indios di solito coltivano yucca, tabacco ( che masticano o fumano ) pescano, cacciano ( e non solo con le cerbottane) raccolgono i frutti che trovano, non allevano animali, se non i piccoli di cui hanno precedentemente ucciso le madri e che a loro serviranno nei momenti di carestia ( come il tapiro baby che troviamo nel villaggio allevato come un cagnolino). E’ questo comunque il villaggio più civilizzato ( i bambini giocano persino a calcio). Nell’area che attraverseremo ci sono vari gruppi di Indios. Alcuni sono locali, altri si sono trasferiti ( dal Brasile o da altre zone della foresta) o perché disturbati dalle aziende estrattive, di disboscamento etcc, o perché i loro fiumi si stanno seccando. E qui senza la presenza del fiume ( e che sia navigabile è essenziale visto che è l’unica strada) praticamente si muore. Gli indios hanno tradizioni diverse, parlano lingue diverse, di solito il capo del villaggio ha davvero un potere totale e assoluto , comunque riconosciuto pienamente dalla comunità. La comunità comunque è la cosa più importante. Anche nel costruire le case. Pur essendo così a contatto con “ la civiltà” li ho trovati ancora dignitosi e fieri cosicche non ho avuto coraggio di fotografarli e anche Jacek poco di filmarli. …
Si va a pesca del pirana. L’unico che riesce a prenderne uno è il nostro indio, La nostra guida vuole andare a caccia di uova di tartarughe. Inutile cercare di spiegargli che non si fa.. Fortuna non le trova. Ci fa però vedere quelle che hanno trovato gli Indios Il giorno dopo andando al fiume per lavarmi prima di partire ( la ritardataria del gruppo) riesco a vedere un anziano che al fiume bagna lun bambino con l’acqua mentre canta una sorta di litania. Sto ferma . Sono lontana e loro non se ne accorgono. Appena posso mi allontano. Poco dopo vedo la madre col bambino che sta aspettando dentro l’ambulatorio col bimbo in braccio.
Ripartiamo Incontriamo dei maialini selvatici ( da me confusi con dei Capibara) che stanno attraversando il fiume., Saranno una cinquantina. La guida e il driver ne catturano uno e lo uccidono dalla barca . Portarlo al capo del villaggio sembra il minimo che si debba fare. .Arriviamo al Plaion. Baia stupenda, bellissima spiaggia. Stupendi bagni ( è anche l’unico modo per lavarsi) Altro gruppo di Indios. Anche se questo gruppo di indios è più isolato pare che il capo sia più sveglio e intelligente e più ricco ( ha ben due mogli). Ha capito che il turismo in qualche modo lo tutela e ha mandato qualche figlio a studiare. Pare abbiano scoperto anche una miniera d’oro nel territorio. Dopo alcuni dissidi con società estrattive il governo venezuelano ha deciso di chiuderla, ma loro di tanto in tanto si vanno a prendere qualche pepita. ll giorno dopo ( una passeggiata di 4 ore) si va al Salto Parra : 7 cascate con una laguna di rara bellezza . Talora mentre si fa il bagno appaiono anche i delfini. Decisamente quelle sul rio Caura sono le più belle spiagge che abbia mai visto.. Dopo si va a vedere la Selva dall’alto, con i grande fiume, unico taglio nel tappeto verde compatto degli alberi. Ogni tanto un’aquila solca il cielo .. Il tutto, soprattutto la lunga camminata risalendo il fiume, ricorda un po’ Fitzcarraldo . Davvero si potrebbe impazzire qua, e dal canto ipnotico delle cicale che sempre ti accompagna all’interno della selva passare all’opera lirica.
Il giorno dopo si torna. La mania delle uova non è finita. La nostra giuda cerca di rubare delle uova di gabbianella. E le gabbianelle le difendono.
Quando ci fermiamo per mangiare ci salutano, per ultimi, i delfini.
In Amazzonia fa davvero impressione il silenzio. E la stessa impressione l’abbiamo avuta nella Gran Sabana e, più avanti nel viaggio, sulle Ande.
Altrettanto impressionante è poter guardare l’orizzonte e ovunque vedere solo verde : e cielo. Il basso cielo sudamericano…Ed ancora la grandezza del fiume. Sul fiume c’è la spiaggia, ed è divertimento e bellezza, ma il fiume è anche vita.: strada, cibo, gioco e, a volte , anche morte ( in un villaggio ci hanno raccontato che l’anno prima una bimba è stata uccisa da un alligatore.). Noi non abbiamo fiumi così . E comunque da noi i corsi d’acqua hanno perso completamente questa funzione. Contento Bibi Jacek? Abbiamo anche comperato la cerbottana. Ma sarà considerata arma impropria quando torniamo in Italia…? E subito al ritorno un altro bus notturno per Chichiriviche.
Tour L’ organizzazione è tedesca: tutto perfetto.( o quasi . La guida era comunque venezuelana e non ha potuto fare a meno di aggiungere qualcosa di suo. Aveva si i ricambi per il motore, ma si era scordato di portarsi dietro un cacciavite per aprirlo. Fortuna che esiste la solidarietà del fiume e che l’unica strada è quella. Prima o poi qualcuno è passato ) .
Il costo è in media di 300 $ a persona all inclusive. Non si soffre né la fame né la sete. E nel bere è compresa birra, rum, coca, aranciata…Non è previsto si vada in più di 10 persone. A seguito trattative ( e visto che si era in 7) siamo riusciti a spendere 250 $ a testa. Martin ha organizzato ( e organizza ) anche una bellissima escursione sull’alto Rio Caura. Lì hanno sconfinato anche gli yanomami dal Brasile. Parte da dove noi siamo arrivati. Occorrono almeno 17 giorni , ci vogliono almeno 8 persone, due mesi di preparazione e 16.000 $ tutto compreso ( per tutte le otto persone). Occorre chiedere prima il permesso a tutti i capi villaggi … Dicono sia stupendo,,,, CIUDAD BOLIVAR/CHICHIRIVICHE (PARCO MOROCOY) Dopo una nottata in bus passando per Siviglia ( pare una tra le città più pericolose) arriviamo a Chichirivice, Luis ( un biondone col mascellone ducesco, ma con un animo dolcissimo) il padrone della Posada Turistica Alemanna ( consigliata da Fidi) ci porta finalmente al mare . A Chichiriviche per vedere il parco si va in barca ( come praticamente in tutto il Venezuela). Il costo però è relativamente contenuto: Una giornata all inclusive circa 45.000 a persona Con lui vediamo una gran parte del parco. In un’isoletta una salina naturale. Disgraziatamente arriviamo di Domenica e ci tocca una porzione di Venezuelani . Ricordano i nostri italiani negli anni “60. Chiassosi, rumorosi, con la massima attenzione ai bambini ( che possono anche salirti sulla schiena mentre prendi il sole: “es un nino”). I venditori ambulanti che vendono “cozze calde” come nelle vecchie puntate di alto gradimento (ricordate Bracardi?), tutti con dietro un piccolo baule pieno di cibarie, tante come se rischiassero di restare su quest’isoletta per tre mesi , e l’onnipresente musica salsera Dopo il passaggio dei vacanzieri della Domenica è terribile . Nonostante i bidoni della spazzatura resta una quantità immane di presenza umana…
Il giorno dopo vediamo una delle poche testimonianze precolombiane ( La cueva degli Indios).Fantastico. I pittografi nella roccia e dentro un giardino tropicale a cielo aperto nascosto ali occhi dei più. Pare che qui si nascondessero anche i pirati dei caribi E lì attaccata la “cueva della madonna” Si vide che i luoghi sacri sono sempre gli stessi. Ma che paura per me la traversata. Le onde sono enormi, ecco perché ci hanno portato a visitare i santini!!!…Tutti sti matti. Le onde alte e tutti a ridere a bere birra e rum e coca. E io che continuo a ripetere che il mare non è uno scherzo. Che vuoi ne sappiano, sono abituati solo alle pianure… Tedeschi e polacchi…Senza coprirsi contro il sole, abbandonati alla natura…Matti!!! Il parco per i resto è bellissimo. E’ un parco di mangrovie. Qualche isola ha anche palme, ma rare e piantate dopo. Forse la più bella spiaggia è Plauielita. Davvero una isola caraibica da sogno. Il parco è zeppo di uccelli fregate e pellicani , aironi e cormorani che si avvicinano a pochi metri. Il mare è turchese,ci sono le stelle marine, addirittura una sacca di acqua dolce trasparente in mezzo al mere. Peccato che il corallo si sia quasi tutto rovinato causa un piccolo disastro ecologico ( fuoriuscita di scarichi. Però piano piano si sta ricostruendo.).
Da Luis incontriamo Andreas ( che proseguirà con noi parte del viaggio) e tre ragazzi tedeschi venuti a studiare scienze politiche per un anno in Venezuela. Loro sono entusiasti e ancora sorpresi di come i Venezuelani prendano la vita : Domani, domani…Perché oggi? Alberghi: Posada Alemania (e Sombrero Tours ) 12.000 Bolivares ( circa 36.000 lire). E Luis è così gentile che vi viene a prendere e portare alla stazione di bus. Mangiare: Rancho Tropical. Ottima cucina sudamericana. Pesce e sopa de pescado meravigliosa CHICHIRIVICHE/CHORO/MERIDA Partenza alle 6 del mattino. Verso Coro con un autobus locale. Allegro e salsero. Con noi c’è Andreas: tutto coperto perché ieri si è scottato al sole. Da pavida italiana godo della mia pavidità, che ora chiamo prudenza e, col mio inglese imperfetto cerco comunque di spiegare perché il sole, il mare, la natura sono pericolosi. Noi mediterranei lo sappiamo. Lo sturmundrang è un movimento letterario, ma non è piacevole trovarcisi in mezzo, alla natura. Macchè, Andreas non ci sta. Ovunque sia natura continua ad esclamare Beautifoul., Incredible. E si butta. Allora è proprio vero che noi italiani siamo cinici e i tedeschi romantici. A Jacek non pare vero. Ora che ha trovato il suo compagno ideale, chi lo ferma più?? Dove mi porterà?? Mai un po’ di relax sotto una palma …
CORO E’ la città più antica del Venezuela. A me piace con le case basse, colorate, le finestrone una diversa dall’altra. Ci si immaginano delle donne là dietro , a spiare…E i portoni enormi e scolpiti. I grandi cortili ombrosi… Noi ci godiamo la tranquillità del paese. Forse anche perché è l’ora della siesta.. Entriamo in un bar con calciatore affisso: è gestito da un italiano anche lui di seconda generazione . Suo padre era di Ragusa e vuole a tutti i costi offrirci il caffè. Ma Jacek doveva pagare: si è spacciato pure lui per italiano… La sorpresa è il deserto.. Los Medanos. .Un vero e proprio deserto a pochi metri dalla città. Un deserto con le dune Noi naturalmente ci andiamo alle 3 del pomeriggio… più che il te del desrto mi sento il paziente inglese che si è perduto. Però lo spettacolo è davvero eccezionale. Volendo si può da lì arrivare fino al mare: una bella camminata di 5 ore. Jacek e Andreas apprezzano moltissimo l’idea. Per fortuna alle 6 di sera abbiamo un bus notturno per Merida. Alberghi Noi non ci siamo stati di persona, ma ce l’hanno comsigliata: Posada El Gaio. E’ gestita da un francese.
Mangiare: Noi abbiamo mangiato delle zuppe alla stazione dei bus e bevuto una quantità indefinibile di succo di frutta Non avevamo molto tempo. Ma se potete mangiate la capra. Qui è eccezionale.
MERIDA: Eccoci qua dopo un’ulteriore bus notturno. La cerbottana che ha voluto comperare Jacek me la porto dietro io. L’impatto con Merida all’alba è stupefacente. Si respira un’altra aria. A 1.600 metri non fa nemmeno troppo freddo.. Persino il locale salsero mi piace, proprio in mezzo alla piazza ( che straordinariamente si chiama Bolivar). E la Posada Alemanna? Stupenda! Ora dico io “Incredible, Beautifaoul!!” finalmente una doccia, un buon caffè, un buon libro, mi goderò il verde di questo patio dove svolazza persino un colibrì…
Ma alla posada Alemanna Jacek ed Andreas decidono: perché fermarsi? Si potrebbe fare un giretto sulle Ande, visto che siamo qui, e neanche il padrone obietta., perche no? Vale la pena, cosa state a fare qua, anche se ci rimetto una notte… l’importante è l’avventura ( ma che, si sono messi d’accordo?) Tutti assicurano sia un’esperienza affascinante. Prima in teleferica, poi giù fino a 2.400 metri a Los Nevados a dorso di mulo e a piedi o, se si preferisce solo a piedi, e il giorno dopo il ritorno a casa in jeep ( l’unica parte interessante) Io ricordo loro il mal d’aria. Storie terribili di persone morte non appena toccavano i 3000, ictus etcc…Sorridono tutti con comprensione ( e compassione). Mi tocca anche questa. Via in teleferica. E’ la teleferica più alta e più lunga del mondo Porta fino ai 5050. Ma l’avranno controllata? Noi ci fermiamo a 4.200. In effetti sulla teleferica, oltre i tremila, una povera mosca finita lì sopra chissà come, sembra ubriaca. Ma è la sola ad avere dei problemi Da li sui muli e, per qualche tratto a piedi. Il mio sembra il mulo di Don Abbondio. Sempre all’esterno, sul ciglio della strada. Quasi quasi è meglio andare a piedi. Sembra facile, ma la discesa è durata 5 ore. Io vedevo l’arrivo al paesino come un miraggio. Nei video abbiamo anche un’aria normale. In realtà io credevo di aver perduto l’uso delle gambe. Il povero Miguel ( la nostra giuda) lo fa ogni giorno,.. E a piedi. Los Nevados però è bellissimo’. Un sogno. Davvero idilliaco. E gli andini sono un popolo favoloso. Il clima è meraviglioso, un Eden. Persino i muli quando arrivano si rotolano felici. Si sta davanti alla casa a chiacchierare, ad aspettare il tramonto davanti alla chiesa…
Ci si potrebbe fermare 8 giorni quassù? Tutto costa poco, i vecchi ti raccontano storie, anche l’unico medico delle montagne ( che ho intravisto nell’ambulatorio) è bello come il veterinario dell’Amaro Averna ( e giovanissimo.. Un bimbo). Qui mi potrebbe anche venire il mal di montagna…
Macchè si deve tornare.. Il ritorno in jeep. Meglio, penso all’inizio… Poi la tua vita è nelle mani del guidatore. Incontri per strada, uomini che portano le capre, il maestro che torna al paese. Quando si incontra qualcuno ci si ferma . In messo alla strada. Tutti a sgranchirsi le gambe e fare quattro chiacchiere.. La jeep davanti a noi buca. E noi gli cediamo la nostra ruota: solidarietà montanara. Andreas è entusiasta ( manco a dirlo). E se si bucherà la nostra? Poi di nuovo a Merida. E una città universitaria. La più “intellettuale “del Venezuela. Davvero piacevole. Così piacevole che ora molto Venezuelani stanno pensando di trasferirsi qui. C’è anche l’unico museo archeologico del paese. Il museo è di facile lettura (peccato che i cartelli siano solo in spagnolo), E’ un museo di cultura andina. Mi dicono che in realtà solo ora si sta studiando con più attenzione il mondo precolombiano qui in Venezuela.. Non è il Perù. Sembra, a mio giudizio, una cultura più materiale. Il museo presto verrà spostato dall’attuale sede in modo da permettere di mettere in mostra tutti i reperti che, due giovani barcellonesi che lavorano qui, ci dicono bellissimi, . Ci sono molti europei che vengono con borse di studio…Insomma è una città viva, che conserva gran parte delle tradizioni.
Tra l’altro qui si festeggiano molti santi ( tra cui il santo nero) che pare siano in realtà ancora le poche rimanenze di culti andini precolombiani Anche la musica è diversa. E’ musica andina oppure musica de Los llianos ( che da qui è abbastanza vicino) L: sarebbe bello fermarsi un po’.
J..Perche? Vedi che in ogni posto in cui ti porto c’è qualcosa di bello e di nuovo. Perchè fermarsi? Salutiamo Andreas che ci dichiara di non essersi mai divertito tanto …Io gli chiedo dove pensa di andare il prossimo anno che so… venisse mai in Asia ( dove vorrei andare io) cosa mi fanno fare insieme :a Jacek, la scalata del Monte Everest? Alberghi:e mangiare: Posada Alemanna (10.000 Bolivares) e Casa Alemanna (15.000 Bolivares).A Merida si mangia bene ovunque. Si mangia andino. Ed è tutto poco caro.
Los Nevados: Posada Miguel Castillio. 5.000 Bolivares a testa per dormire in camera con bagno, cena e colazione.
MERIDA CHORONY Da Merida altro bus notturno, poi a Chorony, attraverso il parco Henry Pitter. . Forse era questa la spiaggia che volevo dall’inizio. Qui anche la gente è diversa Sono quasi tutti negritos: alti belli e tutti praticano il surf. Di notte suonano i tamburi.. Non è male finirla qui ( la vacanza intendo). Io veramente ora cominciavo a divertirmi e ricomincerei. Anzi io ora proporrei a Jacek un altro itinerario, un po’ diverso, per una prossima volta…Ci manca Los llianos, mi hanno detto sia stupendo, si può cacciare l’Anaconda e correre dietro ai capibara sui cavalli, e vedere altri sentieri lassù sulle Ande, e ancora andare a Los Roques e girare in barca qualche giorno e buttarsi in una festa… Dai Bibi jacek torniamo, quasi quasi amo questa terra di contrasti Mi sono anche abituata ai Venezuelani. Ha ragione mia zia. E’ tutto sommato solo un popolo bambino, cresciuto troppo in fretta …
Alberghi: Posada Alfonso.12.000 Bolivares. Se no Lemon Tree , (appena aperta) 20.000 Bolivares.. Fantastica e vicina al lungomare.
EPILOGO ( e nemmeno questo lo potete vedere) un mese dopo a Bologna J…Dai licia non cambiare stazione, lascia lì, L ma Bibi, è musica salsera J Va bè.. Mette un po’ d’allegria… Così ogni tanto…
L……………….
J Anzi , senti, si potrebbe anche fare un corso così, tanto per fare, per via della socialità, sai com’è….
PS: Ma un epilogo non c’è mai perché, come dice Jacek , che è anche un teorico del viaggio, il viaggio è davvero come la vita, e vi siete mai chiesti qual è l’epilogo della vita? N.D.R.
Mezzi utilizzati: BUS : In Venezuela i bus sono essenzialmente di due tipi : poveri e ricchi.
I poveri ( di solito locali) sono spesso vecchi Ford americani ( tipo gli autobus scolastici dei film anni 50) rimessi a nuovi e reinterpretati dalla creatività Venezuelana. Normalmente hanno enormi clacson, finestrini aperti, colori a gogo, animalini di pelouche attaccati all’interno, spesso santi e santini dietro, davanti, di fianco.( forse la quantità è direttamente proporzionale alla solidità del mezzo ed all’abilità del guidatore?) Meglio andarci solo per brevi distanze o per girare in città.
I ricchi servono per coprire lunghe distanze. In Venezuela non esistono ferrovie. Hanno televisioni, bagno, qualcuno un servizio hostess, alcuni sedie che diventano come letti. Il loro motto preferito è “Sulla terra come in cielo” che, visto cosa succede agli aerei in Venezuela non è una garanzia. Non abbiamo capito ( e nessuno ci ha dato ancora una risposta convincente) 1. Perché le luci per la lettura non funzionino ( io propenderei perchè i Venezuelani che prendono il bus non leggono, mia cugina dice perchè le luci si sono rotte e nessuno le ha mai più accomodate), 2. Perché tutti i finestrini sono rigorosamente tappati dalle tende ed è vietato poterle aprire e guardare fuori ( però noi dopo un’ora di viaggio lo abbiamo fatto e nessuno ci ha detto niente. Così in tutti i viaggi abbiamo sempre guardato fuori dal finestrino), 3. perché l’aria condizionata è fissa a 2 gradi sopra lo zero, visto che tutti si lamentano, ivi compreso il bigliettaio ( che anche quella si sia rotta o, comunque, nessuno è capace di regolarla?); Per 400 Km con un bus di lusso si spendono circa 50.000 lire a persona . I biglietti di solito devono essere acquistati un giorno prima, almeno sulle rotte più turistiche. Evitate le prime file e le ultime.
AEREI: Guardate prima come sono. Noi eravamo a Ciudad Bolivar quando è caduto l’aereo. E volutamente non ne abbiamo voluto parlare. I Venezuelani sono fatalisti. Risolvono il tutto dicendo che è destino…O che ci era di mezzo Satana …( come hanno spiegato a me quel giorno) . Gli aerei non sono comunque a buon mercato di solito. Una tratta raramente costa meno di 200.000 lire. Dipende però a volte anche dall’ora di partenza. Gli aerei che partono la mattina presto di solito sono più economici.
TAXI : Meglio sempre i legali , almeno nelle città. Si riconoscono perché sono bianchi. ( come a Bologna).Quando si arriva nelle grosse stazione dei bus meglio usare quelli accreditati ( se così si può dire). Comunque se decidete di fare un tratto di strada con un taxi anziché con un bus ( che secondo me è più sicuro) accertatevi almeno di come siano le gomme e se il vostro driver abbia o meno la ruota di scorta.
METRO: Se siete a Caracas è il mezzo più sicuro per girare: il contrario di quello che normalmente succede nel resto del mondo.
Vaccinazioni – Medicine: Oltre alle solite (antitifica, antitetanica, epatite) se pensate di andare nel Delta dell’Orinoco è necessaria la febbre gialla. Se andate sul Rio Caura non occorre la profilassi antimalarica. L’acqua è “negra” e le zanzare non si riproducono.
Portatevi dietro comunque Lariam e clorochina. E antibiotici. In realtà a Caracas si trova tutto ma è sempre meglio avere tutto a portata di mano.
Costo della vita. Cambio: calcolate che in media il costo della vita è simile a quello italiano ( non di Bologna, che credo sia la città più cara, ma sicuramente di certe zone del Sud si.). Addirittura certi prodotti sono più cari ( scarpe da ginnastica, sandali, scarpette di gomma , macchine fotografiche). Ci si domanda come facciano. Lo stipendio medio nel paese è di circa 400.000 lire, A Caracas può essere un po’ più alto. Quasi 600.000. Ma che ci fai? Un biglietto di un autobus cittadino costa circa 600 lire, un caffe in un bicchierino di carta quasi altrettanto. Tutto è a pagamento. Anche le medicine negli ospedali. E tutti i giorni arrivano indocumentatos dai paesi confinanti.
Si cambiano facilmente i dollari. E’ quasi impossibile ( tranne a Caracas ) cambiare marchi, sterline o peggio ancora lire. Nelle banche a Caracas e Ciudad Bolivar Puerto La Cruz è facile ritirare con la VISA. Ma difficoltà ci sono negli altri luoghi. Si può pagare con la carta di credito, ma comunque applicano la commissione.
Attenti anche nelle banche quando cambiate. A volte vi danno monete di piccolissimo taglio. Contatele sempre, se non riuscite a farvele cambiare, anche se il cassiere si lamenterà. Di solito ne manca qualcuna Furti/ Delinquenza: I furti sono abbastanza frequenti: fate attenzione. Anche sugli autobus e a volte sugli zaini lasciati in deposito.
Per il resto la situazione è pericolosa soprattutto nelle città “industriali” . A noi non è capitato nulla di particolare, Le raccomandazioni sono le stesse. Che si usano in tutti i paesi. Attenti soprattutto ai fini settimana :Venerdì e Sabato sera. Ed alle feste ; tra Natale e Capodanno , per allegraia, sono morte in Venezuela 400 persone.
Musica: Non esiste solo la musica salsera più dozzinale ( ma alla fine anche quella ha la sua bellezza. Jacek ricorda questi autobus coloratissimi pieni di donne di tutte le dimensioni, forme e colori ( il Venezuelano non è una razza sola) che quasi si muovevano tutte al ritmo della salsa . Come in un fumetto i bus si muovevano al ritmo salsero… Un po’ Felliniano???).
Esiste musica di tutti i tipi.
Io ho trovato meraviglioso il Quintetto Contrapunto . Suona e canta musica Venezuelana tradizionale. Noi lo abbiamo sentito casualmente in televisione. E ci è piaciuto da impazzire.
Altrettanto bella è la musica de Los llianos. Ricorda vagamente la musica messicana. Sono sempre racconti straordinari e truculenti di cavalli, uomini, donne, amori figli e onore…Ma belli Mangiare/Bere/fumare: Il piatto Venezuelano e l’arepa. Tutti a farmi una testa così di quanto è buona. A me più che altro sembra polenta fritta farcita. I Venezuelani la mangiano sempre a colazione, per contorno, a merenda, la sera .Farcita con quello che c’è. Di solito formaggio bianco salato.
Altro piatto forte è la pasta. Ma vi tocca mangiarla come contorno, di solito. Per me che non amo la pasta è stato un incubo continuo. Per il resto cucina sudamericana ( platanos, sopas…) e piatti italiani un po’ cambiati .
Di solito comunque si mangia benino.
Bere si beve birra. Solo i tedeschi bevono più dei Venezuelani. E la birra costa meno dell’acqua.
E poi c’è il rum. O, meglio, il ron come pronunciano qui. Anche quello a buon mercato. E buono.
Il caffè: forse solo in Venezuela c’è più culto per il caffè che in Italia. E per noi Italiani questa è una festa. Non si può andare al bar e chiedere un cafè. Qua è obbligatorio specificare: lungo, cosrto, macchiato, con latte ( giuro, c’è differenza), in che tipo di tazza, marroncino ( questo è il più bello.. Una sorta di sciacquatura di caffè ..) Le sigarette migliori sono le Belmont. Costano circa 3.000 lire a pacchetto.
INTERNET/TELEFONINI: Trovate punti Internet quasi dappertutto e spesso vi chiederanno il Vs. “correo electronico”.
Anche i telefonini sono ovunque.. Comunque anche telefonare con la scheda non crea particolari problemi. Le cabine si trovano e, di solito, funzionano.
SITUAZIONE POLITICA: Che dire? Il presidente è un personaggio. Ex militare , golpista, ma grande ammiratore e amico di Fidel Castro, Ottimo parlatore, leggermente istrionico. Se vi capita non perdetevi una sua performance in televisione. E’ piuttosto simpatico. Memorabile pare sia stato il sui discorso dell’ultimo dell’ anno . Un discorso di sei ore a reti unificate.
Spesso appare mentre entra in casa delle vecchiette, le consola, chiede cosa fanni da mangiare etcc… Un certo demagogismo anche abbastanza esplicito Molti Venezuelani lo amano ( soprattutto i poverissimi ) e credono li porterà al benessere. Il problema è che spesso il benessere che hanno in testa i Venezuelani è il concetto del proprio personale benessere , un po’ americanizzato.
Molti Venezuelani sono preoccupati. Vedono molta demagogia e sono preoccupati per cosa succederà, se il popolo non avrà comunque quello che si aspetta. Nella storia anche recente del Venezuela ci sono stati episodi di violenza selvaggia , una sorta di assalto ai così detti benestanti. Ai ricchi no. Sono troppo protetti di solito.