Venezuela senza pregiudizi

Ciao a tutti, mi chiamo Antonella e volevo raccontare il mio viaggio in Venezuela anche se, visto che ci sono stata nell’agosto del 2007 le informazioni non sono più così attuali. Il Venezuela mi è piaciuto moltissimo, come del resto mi hanno affascinato i numerosi paesi sudamericani che ho già visitato, per cui ho pensato che forse valeva...
Scritto da: txakoli
venezuela senza pregiudizi
Partenza il: 03/08/2007
Ritorno il: 30/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Ciao a tutti, mi chiamo Antonella e volevo raccontare il mio viaggio in Venezuela anche se, visto che ci sono stata nell’agosto del 2007 le informazioni non sono più così attuali. Il Venezuela mi è piaciuto moltissimo, come del resto mi hanno affascinato i numerosi paesi sudamericani che ho già visitato, per cui ho pensato che forse valeva la pena condividere i miei ricordi. Eravamo in due e siamo partiti da Bologna con un volo Air France prenotato su expedia.

Notizie utili: Vaccinazioni: Noi non ne abbiamo fatta nessuna. A mio avviso bisogna solo fare attenzione un po’ nella Gran Sabana dove, peraltro, sono più fastidiosi i puri-puri (che però sono innocui) che le zanzare. Se però volete “sconfinare” in Brasile ci vuole la vaccinazione per la febbre gialla. Le condizioni igieniche ci sono sembrate dignitose ovunque (naturalmente nei posti che abbiamo visitato) Denaro: Ci sono due cambi quello ufficiale e quello nero e c’è anche una discreta differenza. E’ meglio avere dollari che euro dal momento che tendono a considerarti l’euro dello stesso valore del dollaro. I bancomat sono presenti un po’ ovunque ma non tutti hanno disponibili i soldi. Inoltre cosa che abbiamo notato è che bisogna essere molto veloci nell’esecuzione delle operazioni. La maggior parte delle agenzie che organizzano escursioni non accetta carte di credito per cui considerate di avere con voi un po’ di contante e comunque è più favorevole pagare in dollari.

Pericolosità: Noi non abbiamo avuto disavventure per cui ci viene facile dire che il Venezuela non è un paese particolarmente pericoloso. O meglio non più pericoloso di altre città latinoamericane. Ciò significa comunque che sono posti dove bisogna avere un certo livello di attenzione e, consiglio che va bene sempre ovunque, non ostentare nulla dal denaro agli abiti ai gioielli ecc.

Telefono: Consiglio di usare le tessere telefoniche che si trovano ovunque e di telefonare da telefoni pubblici: chiamare sia l’Italia che il Venezuela costa pochissimo. Chiamare con il cellulare invece è molto più dispendioso.

Ricettività: Una cosa che abbiamo riscontrato è che in agosto in Venezuela c’è molto turismo soprattutto venezuelano per cui può essere un po’ difficile trovare subito da dormire Trasporti: La benzina non costa nulla di conseguenza noleggiare un’auto – cosa che noi non abbiamo fatto- può essere comodo. Però anche tutti i mezzi di trasporto sono molto economici e comodi, anche “affittare” un taxi per l’intera giornata può essere meno dispendioso che noleggiare un’auto.

Gli autobus soprattutto i bus cama per le lunghe tratte sono nuovi e comodi. L’unico inconveniente è l’aria condizionata molto alta sia di giorno che e soprattutto di notte.

Ovviamente gli autobus non sono mai in orario. L’orario serve solo ad indicare che prima di quell’ora non passa. Politica: Non voglio dilungarmi sulla politica attuale del Venezuela anche perché in effetti un mese è troppo poco per potere capire veramente ma l’impressione che ho avuto è stata comunque positiva. La popolazione è abbastanza divisa, l’oligarchia ricca e benestante e la media borghesia (prevalentemente di origini italiane) è antichavistia il popolo invece è massicciamente con Chavez. La stampa e la televisione sono, prevalentemente, dell’opposizione e sinceramente parlare di dittatura mi sembra proprio fuori luogo. Comunque ciascuno andando senza preconcetti e senza paura magari approfondendo con le numerosissime e valide letture che si trovano si farà la propria idea.

Ma veniamo al viaggio vero e proprio: Partiamo da Bologna venerdì 03 agosto 2007 al mattino molto presto e dopo un volo abbastanza tranquillo arriviamo a Caracas alle 15.30 (orario locale) La trafila per l’immigrazione è piuttosto lunga e dopo aver ritirato i bagagli cerchiamo un bancomat per poter avere subito dei bolivares (moneta locale) So che al cambio nero è molto più favorevole cambiare dollari in bolivares ma, per motivazioni etiche, abbiamo sempre prelevato al cambio ufficiale salvo un paio di volte che pagando in dollari ci hanno fatto un cambio più favorevole.

Come in molti altri paesi sudamericani trovare un bancomat che funzioni può richiedere un po’ di tempo e qui in Venezuela bisogna essere veramente veloci nell’effettuare l’operazione ma alla fine riusciamo a tirare fuori un po’ di soldi.

Decidiamo di non fermarci a Caracas per il momento e visto che è ancora presto di spostarci subito a Maracay. All’uscita dall’aeroporto concordiamo con un taxista il prezzo per portarci a Maracay La cifra che ci chiede ci sembra un po’ alta (300.000 bolivares) ma alla fine mi mettiamo d’accordo per un importo che soddisfa entrambi e partiamo.

Alla fine di questo primo assaggio delle strade venezuelane la cifra ci sembrerà quasi ridicola Infatti siccome piove e sono ormai le 17.00 di venerdì c’è un traffico incredibile e arriviamo dopo un’eternità a Maracay praticamente a passo d’uomo.

Non abbiamo prenotato nessun hotel per cui scegliendone uno a caso sulla guida diamo l’indirizzo dell’hotel Aventino dove non hanno posto. Il taxista molto gentilmente ci accompagna in diversi hotel di Maracay ma sembra che siano tutti qua per il fine settimana.

Troviamo posto all’hotel Caronì in calle Ayacucho. Salutiamo il taxista e dopo una breve sosta in camera per lasciare i bagagli usciamo subito per bere e mangiare qualcosa.

Siamo ovviamente molto stanchi e non ci orientiamo nemmeno bene in città per cui stiamo fuori il tempo necessario per rifocillarci e torniamo in camera per crollare immediatamente..

Sabato 04 agosto Usciamo abbastanza presto verso le 8.30. Maracay sta ancora dormendo facciamo un giro senza meta e cerchiamo un bar dove fare colazione. Troviamo una panaderia dove io mi faccio un ciambellone enorme al cioccolato con un cappuccino decisamente buono e Giorgio prova subita l’arepa – una specie di frittella di mais farcita – con un caffè.

Ci piace molto gironzolare senza meta nelle città, anche se, come Maracay, non offrono particolari attrattive; non è così caldo come mi aspettavo ma l’umidità è paurosa anche se, venendo dalla pianura padana, abbiamo un discreto allenamento.

C’è molto verde a Maracay tanti parchi e le piazze hanno dei bei giardini.

Ci fermiamo in bar a prendere la nostra prima polarcita gelata: La polarcita è la birra venezuelana per eccellenza di dimensioni un po’ più piccole della polar (qui le misure delle bibite sono comunque strane) E’ buona, leggera ma soprattutto gelata.

Torniamo verso il centro e ci immergiamo nelle bancarelle che riempiono tutte le strade di Maracay e che vendono di tutto. Adesso la città è molto animata: è sabato e la gente è in giro per le strade, a fare acquisti e nei bar.

Decidiamo anche noi di adeguarci e dopo aver girato il centro in lungo e in largo ci fermiamo in un bel bar stile vecchia castiglia per ritemprarci con una polarcita mas.

Il pomeriggio passa così, prendendo confidenza con questa città molto normale ma soprattutto per iniziare a conoscere questa nazione così grande e così varia.

Per cena decidiamo per il Ristorante La Friulana che già dal nome ci ricorda il fatto che il Venezuela negli anni passati ha visto un’ondata migratoria di moltissimi italiani che continuano a vivere qui e mantenere tratti della nostra tradizione (a volte anche i difetti) Prendiamo una parillada con allaca – specialità venezuelana tradizionalmente natalizia fatta di mais carne e olive arrotolata in foglie di platano e bollita – e una salsa piccante molto buona ma anche molto piccante.

Subito dopo aver finito di cenare comincia a piovere, un temporale tipicamente caraibico e che sarà una costante di questa vacanza e che ci porta quindi in camera molto presto.

Domenica 5 Agosto 2007 La sveglia è assai presto visto che siamo andati a dormire molto, molto presto tant’è che alle 8.00 siamo già in una panaderia a fare colazione.

La colazione in Venezuela è molto simile a quella che troviamo da noi nei bar: una brioche e un caffè o un cappuccino il più delle volte in bar in piedi.

Andiamo a piedi fino al terminal dei bus visto che non è una grande distanza e saliamo sull’autobus per Choronì Siccome è domenica c’è tantissima gente che va al mare a Puerto Colombia e così ci mimetizziamo con gli altri vacanzieri della domenica.

L’autobus non è grandissimo, è una specie di quei vecchi scuolabus tutti colorati che avevamo già visto in Guatemala e con la nostra solita fortuna siamo seduti in un sedile a tre posti e di fianco a me si siede una signora leggermente in sovrappeso per cui ci sarà da ridere per il viaggio.

L’autista poi, da bravo sudamericano è molto veloce e spericolato e con la radio a palla a tutto reggaeton iniziamo il nostro viaggio.

Entriamo nel parco Henry Pittier e il paesaggio comincia a cambiare, la città lascia pian paino il posto ad una natura potente e meravigliosa.

La strada è ripida e piena di tornanti che il nostro autista affronta in maniera alquanto sportiva non dimenticando di suonare il clacson. Da lontano si vede Maracay nella vallata ed è uno spettacolo meraviglioso. La vegetazione è florida e ovviamente tropicale. Saliamo sempre più in questo parco che sicuramente offre delle splendide passeggiate. Siamo quasi a 2000 mt. E l’aria è fresca.

Ci tocca una piccola sosta dal momento che il motore ha qualche problema per cui scendiamo tutti e ovviamente tutti si mettono a dare consiglio su come è meglio fare. E’ incredibile come in queste situazioni tutti si sentano esperti professori e solo uno lavori… Meno male che il guasto si rivela ben poca cosa e quasi subito ripartiamo. Arriviamo a Choroni’ che è un pueblito coloniale molto ben tenuto. La fermata degli autobus è esattamente a metà strada tra Choronì e P.To Colombia per cui ci dirigiamo a piedi (la distanza è brevissima) a P.To Colombia dove del resto vanno tutti. P.To Colombia è abbastanza turistica con diversi ristorantini e bar ed è attraversata da un fiume – il Choronì appunto. Dopo una sosta refrigerante e un rinforzo alla colazione con un paio di arepas arriviamo alla Playa Grande che in realtà non è poi così grande ma si trova in una baia incantevole.

Ci fermiamo solo per un bagno dal momento che il caldo e il sole cominciano ad essere insopportabili e preferiamo l’ombra delle palme.

Ci fermiamo per pranzo in un bar proprio vicino alla spiaggia. Ci portano subito una sopita di verdure tiepida che ci rimette dal caldo e poi pesce alla griglia (non saprei dire cosa) e tostones che sono delle specie di banane fritte che a me piacciono sempre molto . Il gestore è molto simpatico e beve polarcitas a una velocità supersonica probabilmente per evitare che si riscaldino.

Dopo il pranzo andiamo a piedi verso Choronì costeggiando il fiume C’è molta gente anche al fiume che fa il bagno, l’acqua è fresca e le rive ombrose… decisamente meglio della spiaggia incandescente.

Choronì sembra una città disabitata forse per effetto della canicola comunque è un borgo coloniale molto ben tenuto e coloratissimo con la sua piazza verde ed ombrosa con l’immancabile statua di Bolivar e la chiesa. Ormai il sole sta volgendo al tramonto e decidiamo di rientrare a Maracay. Alla fermata dell’autobus c’è tantissima gente per cui dobbiamo aspettare un po’ prima di poter partire Il traffico in Venezuela è terribile quasi come in Italia complice anche il fatto che la benzina è praticamente gratuita per cui anche in queste strade che sembrano deserte, in mezzo al nulla rimaniamo imbottigliati in una fila lunghissima a causa di un incidente. Arriviamo a Maracay che sono quasi le 20.00. Visti gli avvertimenti terroristici che avevamo letto prima di partire, ma che sinceramente abbiamo trovato esagerati, decidiamo di prendere un taxi per arrivare al centro di Maracay. Ceniamo sull’Avenida Bolivar che è stranamente desolata per cui dopo un breve giretto ce ne andiamo a dormire.

Lunedì 06 agosto 2007 Partenza da Maracay. Alle 7.15 siamo già fuori dall’hotel prendiamo un autobus verso il terminal dei bus (sempre pieno di gente) e verso le 8.00 parte il nostro autobus per Valencia. Il bus è più grande e più comodo di quello del giorno prima e non affollato di gente: Verso le 9.00/9.30 siamo a Valencia dove ci mangiamo un’empanada al formaggio e una bibita al volo e prendiamo subito la coincidenza per Chichiriviche.

Il costo del biglietto è di 20.000 bolos giustificati dal fatto che – a detta dell’autista – l’autostrada è tutta bloccata ma lui dice di conoscere strade alternative e ci garantisce che arriveremo a Chichiriviche in poco tempo ma non vuole storie sul prezzo del biglietto. Todo claro!!! Partiamo. Effettivamente ha ragione, l’autostrada è bloccata ma noi verso l’una arriviamo a Chichiriviche. Sull’autobus incontriamo anche due ragazzi italiani e che ritroveremo nei prossimi giorni.

Scesi al capolinea di Chichi ci dirigiamo a piedi verso Villa Gregoria lo troviamo subito ma purtroppo non ha posto.

Il signor Aurelio è molto dispiaciuto e ci indica un’altra “quinta” che si trova nella stessa strada – praticamente di fianco – dalla Signora Delia.

La camera è libera ma ancora da riordinare per cui lasciamo gli zaini ed usciamo.

Chichiriviche è un paesino minuscolo la sua unica ragione di esistere è che da lì partono le barche per i cayos per il resto si riduce ad un piccolo lungomare e due strade piene di bottiglierie e negozi di articoli per il mare. Assomiglia a certi posti della Riviera Romagnola dei primi anni ’70. Dopo aver sbrigato alcune formalità pratiche come bancomat e chiamare casa ci fermiamo sul lungomare in un ristorantino a mangiare un bel piatto di gamberoni.

Incontriamo anche gli italiani conosciuti sull’autobus e siccome tutti quanti vogliamo andare a cayo sombrero il giorno dopo decidiamo di andarci insieme per dividere la spesa e ci diamo appuntamento per la sera per metterci d’accordo.

Ci sono alcune spiagge lì intorno ma la vera attrattiva sono i cayos per cui dopo aver girato un po’ decidiamo di ritornare alla posada per una siesta una doccia e soprattutto l’aria condizionata.

Il sole sta tramontando e sul lungomare stanno montando delle bancarelle che vendono souvenir. Le strade cominciano ad animarsi…Mangiamo qualcosa velocemente visto che avendo pranzato e riposato tutto il pomeriggio non abbiamo molta fame quindi ci fermiamo in bar con i ragazzi italiani Fidenzio e Mara per una pinacolada divina Chiacchieriamo molto anche se tutto comincia a chiudere molto presto e la gente sembra scomparire per cui tutto sommato abbastanza presto ce ne andiamo a dormire. Durante la notte l’immancabile temporale.

Martedì 7 agosto 2007 Sveglia verso le 8.00. La strada della nostra posada non è asfaltata per cui dopo il temporale della notte è completamente allagata di conseguenza c’è un immenso lago rosso di fango che ci ostruisce il passaggio.

Non ci facciamo intimorire e guadiamo questo fiume rosso a piedi scalzi.

In fondo alla strada una signora molto gentile, che sta imprecando contro il governo, come sempre si fa quando piove in tutto il mondo, ci porta un secchio d’acqua per lavarci e toglierci un po’ di fango.

In una panaderia facciamo una colazione un po’ triste. Contattiamo e contrattiamo il barcaiolo e vado in bottiglieria a fare rifornimento d’acqua. La maggior parte delle persone noleggiano lì direttamente la cassa frigo e si portano tutto ma si trova tutto tranquillamente anche là visto che ci sono venditori e pure un bar e i prezzi sono più che accettabili.

Arrivano anche i nostri amici e così partiamo verso Cayo Sombrero che sembra essere, a detto di tutti, il più bello tra i cayos.

Il barcaiolo è veloce e il mare un olio. Arriviamo a Cayo Sombrero e ci accordiamo per il ritorno.

C’è ancora pochissima gente e ci sembra di essere in paradiso.

Il tempo di appoggiare gli asciugamani e di svestirmi e sono già in acqua che è limpidissima e subito molto profonda per cui fresca … in poche parole meravigliosa. Dopo diversi bagni chiacchiere e letture faccio un giro dell’isolotto: dall’altro lato c’è la barriera corallina e la spiaggia è più affollata (si può anche campeggiare) Ci mangiamo una cachapa con il formaggio (che è una specie di piadina di mais) e trascorriamo così una giornata di puro relax. Il barcaiolo torna a prenderci verso le 17.00. Il viaggio di ritorno va ancora più veloce e superiamo tutte le altre imbarcazioni il mare è anche leggermente mosso e così abbiamo pure la doccia inclusa.

Arrivati a Chichiriviche ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la cena.

Noi ci fermiamo per in una polarcita rinfrescante prima della doccia.

Andiamo in un altro ristorantino sul mare e su consiglio di un altro italiano che era lì a cena mangiamo pesce anche se sinceramente la qualità non è eccellente, le porzioni però sono più che generose. Salutiamo i nostri amici sperando di incontrarci ancora in qualche angolo di Venezuela Mercoledì 08 agosto 2007 Sveglia presto come al solito prepariamo gli zaini e siamo già alla fermata dell’autobus. Riusciamo a prenderci un caffè al volo in una baracchina e saliamo sull’autobus.

Dopo una mezzoretta siamo al cruce de Sanare dove dobbiamo prendere il pullman verso Coro. Quando arriva l’autobus da Valencia è già bello pieno ma riusciamo a trovare posto a sedere e, in assenza di aria condizionata, portiere e finestrini aperti rendono fresco e piacevole il viaggio.

Alla stazione di Coro decidiamo di prenotare già i posti sul bus che va a Merida la sera stessa. Fortunatamente troviamo gli ultimi due posti, lasciamo gli zaini alla ragazza della compagnia dei bus e ci dirigiamo a piedi verso il centro di Coro.

Fa già molto caldo e arrivati in centro ci fermiamo subito in una graziosa piazzetta ombrosa dove in un chioschetto con i tavolini fuori ci facciamo una bella colazione e base di arepas e aranciata.

Coro è una bella città coloniale, ben tenuta ma a nostro avviso ben poco affascinante nonostante sia considerata patrimonio dell’umanità. Forse è perché qui il caldo è molto intenso fatto sta che giriamo per il centro della città e poi ci fermiamo in un bar ristorante per il pranzo. C’è un sacco di gente a pranzo, probabilmente tutta gente che lavora negli uffici lì intorno. Non abbiamo molta fame visto il caldo terribile ma fortunatamente una bella sete che cerchiamo di placare con nuerose cervezas.

Dopo pranzo andiamo in plaza falcon anche questa ombrosa, per una siesta su una panchina. Per fortuna il cielo si annuvola un po’ e si alza un po’ di aria fresca…Sembrerebbe quasi un temporale in arrivo ma in questa parte del Venezuela piove veramente poco… Decidiamo quindi di anticipare la nostra visita ai Medanos de Coro che sono dune di sabbia praticamente in città.

A calle Falcon prendiamo l’autobus dove veniamo intrattenuti da un venditore di un rimedio miracoloso… scendiamo quasi all’inizio del parque. Percorriamo un viale alberato e improvvisamente ci ritroviamo davanti le dune. Sembra di essere nel Sahara o sulla luna e anche il cielo grigio conferisce al posto un aspetto magico Camminiamo a piedi nudi sulla sabbia bollente c’è gente ma non molta e ci sembra quasi di essere gli unici sopravvissuti dopo un disastro nucleare.

Con l’autobus ritorniamo in centro e siccome è abbastanza presto decidiamo di tornare alla stazione degli autobus a piedi.

Recuperati gli zaini andiamo a d aspettare l’autobus e l’attesa è veramente faticosa anche perché alle 19.30 ora in cui dovrebbe partire non se ne vede nemmeno l’ombra. Facciamo chiacchiere con altri passeggeri e finalmente arriva il nostro bus E’ già molto pieno e ci dicono che non c’è posto per tutti per cui mentre Giorgio va a caricare i bagagli io salgo per prendere i posti.

Una signora molto gentile, con cui avevamo chiacchierato nell’attesa, ce li ha tenuti. L’aria condizionata è intensa ma noi pensiamo di essere sufficientemente attrezzati con una felpa un asciugamano di spugna e le calze. Illusi!!! Partiamo a ritmo di salsa dopo poco ci spengono le luci e dobbiamo dormire sempre a ritmo di salsa.

La temperatura dentro sarà di 10 gradi e l’aria arriva da tutte le parti. Ovviamente dormire è impossibile ho le orecchie congelate e la musica non è una ninna nanna.

Giovedì 09 agosto 2007 Finalmente arriviamo a Merida . Sono le 7.30 circa. Non ci sembra caldissimo fuori ma forse siamo noi che ci stiamo lentamente scongelando.

La stazione di Merida è grande e abbastanza moderna e ci fermiamo in un bar all’interno della stazione a fare colazione con un bel caffè bollente e delle brioches salate ottime.

Faccio un giro per informarmi sugli orari degli autobus per quando dovremo lasciare Merida e con un taxi andiamo direttamente alla posada La Montaña.

Fortunatamente ha posto ma la camera non è , ovviamente, ancora disponibile visto l’orario. Lasciamo gli zaini e usciamo.

Ci sono moltissime agenzie a Merida che offrono escursioni per moltissimi posti e per diverse attività come rafting o trekking .Merida si trova ai piedi delle Ande, le prime Ande del continente sudamericano che da qui arrivano fino alla punta estrema del Cile .

Ci fermiamo in fondo alla strada dove in una casetta a strapiombo sulle montagne quasi di fronte al teleferico c’è l’agenzia Arrasaki. Vogliamo andare andare a los llanos e questa agenzia ci ispira molto.

Ad accoglierci c’è una ragazza tedesca che parla molto male lo spagnolo per cui optiamo per l’inglese.

Ci illustra tutte le escursioni e rimaniamo letteralmente affascinati dalla proposta di andare a Catatumbo che non avevamo minimamente preso in considerazione. Catatumbo è un posto nella laguna di Maracaibo dove succedono in estate fenomeni strani. Alla notte il cielo si riempie di lampi a cielo sereno. In tanti hanno studiato il fenomeno ma non hanno capito il perché.

Prenotiamo per partire subito il giorno dopo per Catatumbo. Prenotiamo da loro anche il biglietto per salire al teleferico di Merida.

Liberi da questi compiti organizzativi ci dedichiamo alla visita della città. Merida è una bella città, coloniale e molto sudamericana. Ci fermiamo un po’ in piazza dove stanno allestendo bancarelle con artesanias e subito ci attacca bottone un ragazzo un po’ loco…Facciamo due chiacchiere e subito il discorso va su Chavez. Lui, che dice di essere rojo rojito, ne è molto contento e così ci illustra tutte le migliorie che sono state fatte e ci parla di come la gente stia decisamente meglio. Stremati da questa conversazione riusciamo a fatica ad andarcene per cui ci premiamo con due polarcitas nel…Peggior bar di Merida.

In realtà è molto affascinante ma ricorda un po’ quello della pubblicità. Andiamo a vedere se la nostra camera è pronta. Ho bisogno di una doccia.

La camera è piccolina ma graziosa, sembra quasi una baita di montagna e l’acqua della doccia è bollente…Una meraviglia. Fuori c’è un piccolo patio interno con tante piante tropicali e un piccolo salottino per i fumatori che Giorgio inaugura subito. Piove ma per poco tempo. Ritemprati dopo la doccia usciamo per fare merenda visto che ci è venuto un languorino e l’ora di pranzo è già passata. Ci accontentiamo di un sandwich e proseguiamo la nostra visita di Merida e dei suoi mercatini artigianali.

In un negozio decidiamo di comprarci una bella coperta in pile matrimoniale che come dice la signora che ce la vende è perfetta per viaggiare in autobus (????) Verso le 18.00 torniamo alla agenzia per incontrare Alan che sarà la nostra guida a Catatumbo e Megan e Bratt due ragazzi americani che faranno in viaggio con noi. Alla sera Merida è molto animata, tanti ragazzi giovani e molti locali aperti. Dopo cena ritorniamo nel bar che ci era piaciuto per berci finalmente un rum Il locale è decisamente animato e l’atmosfera è allegra. C’è anche un ragazzo italiano che vive a Merida vendendo artesanias per strada e sta festeggiando i buoni incassi della giornata.

Merida non ci sembra una città pericolosa perlomeno nelle zone del centro però verso mezzanotte tutto si svuota e la gente sembra quasi scomparire per cui decidiamo che anche per noi è giunta l’ora della nanna.

Venerdì 10 agosto 2007 Sveglia alle 6.30 prepariamo gli zainetti più piccoli per il nostro giro, sbrighiamo le formalità con il ragazzo della posada: gli lasciamo gli zaini e confermiamo la camera per quando rientreremo tra due giorni.

Davanti alla posada ci aspetta un piccolo pullman con Alan e i due ragazzi americani guidato dal mitico Frank.

Andiamo al terminal dei bus perché dobbiamo recuperare due ragazzi tedeschi di Monaco che si uniranno a noi e che stanno arrivando da Caracas. Ovviamente il bus che viene da Caracas è in ritardo per cui andiamo a fare colazione e socializziamo un po’ con Brett e Megan che sono molto americani ma simpatici. Siccome il bus da Caracas tarda ancora decidiamo di partire tanto ci raggiungeranno più tardi. La prima tappa, qualche chilometro fuori dal centro di Merida, è una fabbrica di zucchero. In realtà è una capanna dove cinque/sei persone stanno lavorando allo zucchero che bolle in diversi calderoni. Alcuni spremono il succo della canna con una macchina e poi con l’acqua in enormi calderoni fanno evaporare il tutto fintanto che non si riduce ad un impasto dolcissimo che viene diviso a panetti Il caldo e il vapore sono incredibili qui dentro: è un lavoro inumano. Parliamo con un operaio che sta tagliando la canna e anche lui ci parla di Chavez come uno del popolo e di come la sua giornata lavorativa sia migliorata da quando c’è lui. Dopo la visita ci fermiamo in un piccolo borgo molto carino e piccolo con una piazza Bolivar, una chiesa ed un emporio.

Qui ci raggiungono Thomas e Sabine i due ragazzi di Monaco che sono finalmente arrivati da Caracas e che un collaboratore dell’agenzia ha accompagnato fin lì.

Ripartiamo per andare a vedere un’altra “fabbrica” dove fanno il chimo cioè il tabacco da masticare.

Il paesaggio e’ molto bello e cambia molto rapidamente .

Dalle montagne di Merida ci ritroviamo ora in una zona molto arida e piena di cactus. Alan ci spiega che qui c’è un microclima particolare per cui ritroviamo diversi tipi di climi e vegetazioni nel giro di pochi chilometri.

Il procedimento di lavorazione del tabacco è molto simile a quello dello zucchero anche se qui l’odore non è per niente gradevole. La foglia del tabacco viene prevalentemente dalla Colombia che da qui non è lontana.

I ragazzi tedeschi dopo la notte in pullman hanno bisogno di fare colazione per cui ci fermiamo in una specie di autogrill lungo la strada dove Giorgio fa una lunga chiacchierata con Frank affascinato dall’enorme quantità di insaccati che si riescono a fare con un maiale, l’ha visto in una trasmissione televisiva e sarebbe molto curioso di assaggiarli. Venendo da Modena siamo molto esperti per cui la conversazione si dilunga assai.

Dopo El Viegio che è un pueblo abbastanza grande oltrepassiamo un lungo tunnel e ci ritroviamo nella foresta pluviale.

Ci fermiamo quindi a pranzo lungo la strada. Pollo alla brace molto saporito, yucca e allaca. Quindi sosta in una bottiglieria per procurarci ghiaccio bibite birra e rum per la nostra serata visto che a Catatumbo non c’è nulla. Il viaggio è bello oltrepassiamo piccoli paesi ed agglomerati di case anche qualche baracca costruita da povera gente abusivamente nei latifondi degli ancora troppo ricchi venezuelani Lungo la strada compriamo dolcetti al cocco meravigliosi e un casco di banane che ci serviranno come esca per le farfalle. Ci piace molto questo giro e Alan è una persona molto preparata e umanamente fantastica oltre che essere un bravissimo fotografo.

Arriviamo a P.To Concha dove dovremo lasciare il minibus per prendere la barchetta che ci porterà a Catatumbo.

Prenderemo due barchette. Una dove carichiamo tutto il cibo e nostri bagagli ed una per noi.

Nell’attesa mi attacca bottone un tipo un po’ strano. E’ ubriaco e parla molto male ma probabilmente partirebbe in vantaggio anche da sobrio.

Capisco solo che viene dalla Colombia da un non precisato posto sul Rio Magdalena. Macondo ?? Vista la stranezza del soggetto potrebbe essere un pronipote di Aureliano Buendia!!! Partiamo. La traversata è piacevole anche se un po’ lunga e i seggiolini un po’ scomodi. Vediamo un sacco di uccelli diversi e colorati e un caimano che non sfugge agli occhi attenti di Eddie nostro barcaiolo e compagno di viaggio fantastico. Il fiume sfocia nel lago di Maracaibo che è immenso. Il tempo è bellissimo per cui la luce a questa ora ormai tarda è perfetta e tutto luccica in questo orizzonte che sembra non finire mai. Vediamo i delfini di fiume, le inie dei cruciverba finalmente!!! L’acqua della laguna di Maracaibo è dolce nonostante abbia lo sbocco al mare ma l’acqua del fiume butta talmente tanta acqua che rimane dolce.

Entriamo dentro al parco della Laguna e finalmente arriviamo a Congo il villaggio sull’acqua dove passeremo la notte. Congo è un posto magico: sono alcune palafitte che formano un piccolo villaggio molto animato e pieno di bambini, soprattutto durante il giorno quando gli uomini sono tutti fuori per la pesca.

Noi dormiremo in una palafitta che fa parte del parco ed è statale. Ci preparano le nostre amache mentre suonano i tamburi della chiesa. Riusciamo anche a farci una doccia infatti c’è una specie di canna che butta fuori acqua fresca e piacevolissima e poi un coca e rum sul pontile è proprio quello che ci vuole di fronte a questo tramonto cosi’ insolito.

Per cena abbiamo del pesce fritto molto buono e croccante ma pieno di lische e un super insalatone di pomodori, avocado cipolla e cetriolo. Mangiamo tutti insieme aspettando i lampi che Alan prevede verranno abbastanza presto. Aspettiamo sul pontile mentre il sole è già sceso e la notte si fa fonda rischiarata solo da alcuni bagliori in lontananza. I bambini di Congo fanno il bagno e conosciamo Luis, un ragazzino di 12 anni con due occhi neri e profondi come la laguna.

Parliamo di politica di Bush di Chavez e di tante cose e verso le nove ci coglie un temporale.

Alan è preoccupato perché dice che in questo modo non è certo che riusciremo a vedere i lampi. Sono tutti stanchi per cui nell’attesa vanno a dormire sulle amache. Anche noi andiamo dentro il nostro bozzolo pero’ non abbiamo sonno e guardo Eddie che scruta lontano e si sente fiducioso. Ha smesso di piovere, decido che avrò’ tempo per dormire e torno sul pontile con Alan ed Eddie e anche Giorgio dopo un po’ ci raggiunge. Aspettando i lampi chiacchieriamo finalmente in spagnolo e anche Eddie può’ partecipare alla conversazione parliamo di destino e di pensiero positivo e non posso far altro che constatare che Alan è un gringo nonostante viva in Venezuela da anni, ha un approccio diverso nell’affrontare la vita mentre noi e Eddie siamo latinos e decisamente più disincantati forse anche un po’ più cinici. Verso le 23.30 Alan pensa che per un po’ non vedremo alcun lampo anche i bagliori che si vedevano in lontananza sono scomparsi.

Questo fenomeno dei lampi accade solo qui a Catatumbo gli studiosi non hanno ancora capito il perché ma sembra che l’acqua calda della laguna emani del vapore che per la conformazione delle montagne che ci sono intorno provoca con l’incontro con aria diversa questo fenomeno di elettricità.

Nelle nostre amache cerchiamo di prendere sonno anche se il mio vicino è un russatore di prima scelta … Verso le tre Alan ci sveglia perché sembra che incominci. All’inizio è un po’ blando per cui tutti stanchi se ne ritornano a dormire c’è un’umidità paurosa ma la curiosità è più’ forte. Dopo un’ora veniamo ripagati con uno spettacolo incredibile. I lampi sono cosi’ forti e la luce che emanano cosi’ intensa che rischiarano a giorno…Potresti leggere senza lampada. Ci sono anche un sacco di stelle cadenti e cosi’ mi ricordo che è san lorenzo …Credo che non dimenticherò mai questa notte a Catatumbo non solo per aver visto questo fenomeno strano e unico al mondo ma soprattutto per aver condiviso con delle persone speciali una magnifica esperienza in questo angolo sperduto di mondo Verso le sei le prime luci dell’alba ci offrono uno scenario incredibile…Nel bel mezzo della laguna di Maracaibo al confine tra il Venezuela e la Colombia il rosa intenso dell’alba e ancora alcuni lampi ritardatari ci offrono lo spettacolo incredibile di Congo che pian piano si risveglia.

Sabato 11 agosto 2007 Ormai è giorno tutti dormono ma io, Giorgio, Alan, Eddie e Frank ci beviamo un caffè forte nero e dolce con pane marmellata di guanabana e formaggio continuando la nostra piacevolissima conversazione.

Pian piano si alzano anche gli altri.

Quando siamo tutti pronti con la barca risaliamo il fiume a nord di Congo per vedere una parte di foresta vergine. E’ bellissimo l’acqua è cosi’ limpida che sembra uno specchio c’è silenzio ad eccezione dei rumori della foresta …E noi decidiamo che andremo a caccia di farfalle.

Alan è un entomologo esperto e noi fortunati ad averlo come guida. Ha scoperto anche una specie nuova di farfalle che adesso porta il suo nome al British Museum.

Appendiamo le trappole che sono retine con dentro le banane che non frattempo sono marcite ma sembra che le farfalle ne vadano ghiotte.

Ci sono farfalle con colori incredibili con una predominanza di blu intenso e cangiante.

Alan ne cattura tantissime, le fotografiamo e le lascia libere vediamo anche un sacco di altri animali e infine abbiamo un incontro molto cordiale con delle scimmie cappuccino. Thomas trova addirittura una fidanzata ed intrattiene con lei un lungo dialogo.

Passiamo tutta la mattinata come dei novelli esploratori poi, accaldati, torniamo verso la laguna dove in un punto dove l’acqua è particolarmente clarita facciamo un bagno delizioso.

Rientriamo a Congo e il passaggio è se possibile ancora più’ bello c’è un altro villaggio di palafitte e di nuovo Congo per il pranzo a base di pesce riso e insalata.

E’ l’ora della siesta e il silenzio immobile della laguna non viene minimamente disturbato dal mio vicino di amaca russatore che cerca di vincere il Guinnes dei primati Al villaggio intanto le bambine della scuola stanno provando una danza folkloristica con dei vestiti bianchi e celesti molestate dai ragazzini che le prendono in giro e che vengono, per punizione gettati in acqua.

Dopo la siesta il caffè e il dolce di guanabana con la barca visitiamo Congo con la sua plaza Bolivar la chiesa e le casette tutte adorne di bouganvillae colorate e poi partenza di nuovo sul fiume al confine con la Colombia dove speriamo di vedere ancora tantissimi animali.

Il tempo pero’ minaccia temporale per cui prima del previsto decidiamo di ritornare verso la laguna, la pioggia si fa insistente e fastidiosa per cui anche le possibilità di vedere altri animali si fanno più’ scarse…Per cui soddisfatti (nonostante l’interruzione anticipata) decidiamo di ritornare verso Puerto Concha dove lasciamo le barche, beviamo una birra e prendiamo il nostro minibus dopo aver salutato Eddie che rimane.

Durante il viaggio di ritorno siamo un po’ stanchi, ci fermiamo al El Vigio per la cena e verso le 23.00 con un po’ di anticipo rispetto al programma siamo a Merida: Salutiamo tutti: Thomas e Sabine partiranno all’indomani per los llanos anche Megan e Brett partono per altre destinazioni. Ci accordiamo con Alan per vederci all’agenzia il pomeriggio di domani.

Domenica 12 Agosto 2007 Sveglia e prepariamo gli zaini che lasciamo alla posada visto che abbiamo deciso di prendere l’autobus per Ciudad Bolivar alla sera.

Andiamo verso il teleferico e lungo la strada ci fermiamo in una panaderia con i tavolini e ci facciamo una bella colazione con brioches salate caffè e succo d’arancia.

Abbiamo la prenotazione per le 10.00. Il teleferico di Merida è una grande attrazione turistica ed effettivamente bisogna procurarsi il biglietto qualche giorno prima perché c’è sempre molta gente .

Speriamo non sia troppo tardi per riuscire a vedere qualcosa dal momento che nella tarda mattinata le montagne si coprono di nuvole e non si riesce a vedere nulla.

La prima stazione è la Montaña che è a 2436 mt . Il paesaggio è bellissimo e si vede la grande estensione di Merida c’è il sole anche se in cime alle montagne cominciano a spuntare le nuvole. La stazione successiva è la Aguada a 3452 mt. Ci sono molte nuvole e si vede poco ma la cosa si fa molto affascinante. Qui non si puo’ uscire fuori per cui approfittiamo per farci un cafè e Giorgio pure un quesillo Dieci minuti e poi alla terza, Loma Redonda a 4045 qui ci sono anche i cavalli e si possono fare escursioni ma decidiamo di fermarci al ritorno.

Comincia a fare freschino visto che noi siamo con una magliettina e con i sandali.

L’ultima stazione è Pico Espejo e siamo a 4765 mt e da qui c’è il Pico Bolivar a 5007 mt. A Pico Espejo c’è la neve salendo il panorama e’ strabiliante vediamo l’altra cabina del teleferico, che scende inghiottita dalle nubi. Fa veramente freddo fuori ma merita sicuramente. Ci facciamo un caffè bollente nel bar più’ alto del mondo e scendiamo. Ci fermiamo a Loma redonda dove facciamo una passeggiata guardiamo i cavalli parliamo con due ragazzi di origine italiana e ci godiamo questo paesaggio montano arido e desolato come solo le Ande possono offrire.

Scendere con il teleferico è divertente e ai bambini sembra di essere in giostra. Nel pomeriggio siamo di nuovo a Merida. Ormai è tardi per fare eventualmente un’escursione al Paramo per cui ci dedichiamo alla visita della città In piazza Bolivar ci facciamo due panini enormi con pollo, e approfittiamo per telefonare ad una posada di Ciudad Bolivar per prenotare una stanza. Infatti arriveremo che è già notte saremo stanchi e non avremo di certo voglia di cercarci pure da dormire.

Telefono alla posada Don Carlos dove stando alla guida organizzano pure le escursioni per Canaima e prenoto una camera con condizionatore: crepi l’avarizia.

Verso le 18.00 andiamo all’agenzia Arrasaki a salutare Alan che molto carinamente ci lascia un cd con alcune foto del nostro giro, facciamo una sosta per un ultima birra un giretto per le bancarelle e poi a recuperare gli zaini alla posada e al terminal dei bus con un taxi.

Merida ci rimarra’ nel cuore.

L’autobus parte stranamente in orario non c’è musica e fa freddo ma siamo ben equipaggiati con la nostra super coperta di pile per cui dormo in un attimo Lunedì 13 agosto Sempre in pullman leggo leggo leggo vedo un film scemo che fa divertire un sacco dei ragazzi adolescenti seduti davanti a noi Alle 20.00 o forse dopo arriviamo finalmente a Ciudad Bolivar. C’è confusione in stazione e con un taxi arriviamo in centro:le strade sono desolate anche se non è tardissimo arriviamo all’hotel che è tutto pieno bhè per fortuna che avevamo prenotato anche se alla posada Don Carlos hanno un sacco di amache nel patio e riescono a sistemare tutti.

La posada è una casa coloniale bellissima con mobili e sedie di legno massiccio. Ha un patio interno pieno di piante tropicali e la nostra stanza è gigantesca e il condizionatore impagabile.

Decidiamo di informarci subito li’ per Canaima. Ci dicono che c’è un gruppo che parte il giorno dopo per cui decidiamo di aggregarci. Martedì 14 agosto 2007 Sveglia alle 6.30 prepariamo gli zainetti più leggeri lasciamo quelli grossi e tutto quello che non serve alla posada e con una camioneta zebrata partiamo insieme a Martin che è il marito un po’ antipatico della titolare della posada, verso l’aeroporto di Ciudad B. Con noi ci sono due ragazzi italiani di Massa Carrara e un gruppetto di francesi di Le Mans. Siamo tutti nella stessa posada All’aeroporto ci dividono, Giorgio va coi ragazzi francesi e io con i due italiani Alessandro e Michela e altri due ragazzi di Barcellona.

Il viaggio è bello e lo stato degli aerei è più che dignitoso…Insomma temevo peggio. Si vede l’Orinoco che è immenso e la giungla ma ci sono anche tantissime nuvole tant’è che inizia a piovere e il pilota ci comunica che l’ aeroporto di Canaima è chiuso perché sta piovendo fortissimo per cui ci dirottano in un altro aeroporto in mezzo al niente.

Quando atterriamo ci sono anche Giorgio e gli altri che ci aspettano sulla pista. In realtà si tratta di un hangar, la pista e nulla più e i rumori della foresta intorno sono incredibili.

Aspettiamo mezz’ora circa e ripartiamo.

Arrivati all’aeroporto di Canaima ci sembra di essere in un centro di smistamento per immigrati, compriamo un impermeabile che ci servirà assai durante il viaggio e facciamo una piccola colazione a base di empanadas. Ha fortunatamente smesso di piovere. Arriviamo all’accampamento dove c’è una confusione incredibile lasciamo li’ soldi e documenti e dopo una veloce spiegazione di quello che sarà il nostro giro, con il minimo indispensabile partiamo a piedi. Accompagnati da un cane arriviamo ad una bella cascata che da l’energia elettrica a tutta Canaima. Ci raggiunge la nostra guida Tony, e prendiamo la barca anche se un breve pezzo lo facciamo a piedi nella savana perché le rapide sono troppo forti. Il viaggio è lungo ma il paesaggio lascia senza fiato. Ci sono anche due ragazzi di Firenze per cui in tutto siamo sei italiani quattro francesi e due fidanzati lui venezuelano e lei olandese estremamente antipatici e spocchiosi.

Il viaggio è divertente nonostante l’acqua entri da tutte le parti, a tratti piove pure e il paesaggio è veramente strano. Il “mondo perduto” si sta materializzando davanti a noi: i tepuy avvolti dalle nuvole dai mille colori e l’acqua del fiume di un colore incredibile (sembra quasi cocacola) ci fanno fanno quasi perdere la cognizione del tempo. Dopo tre ore di navigazione arriviamo al Salto Angel. Lasciamo le barche e a piedi con una camminata che durerà circa un’ora ci dirigiamo verso il punto dove si può ammirare il salto in tutta la sua estensione.

La camminata è molto suggestiva in mezzo alla giungla ma verso la fine incomincia a piovere.

Il Salto Angel è gigantesco e c’è anche un sacco di acqua…Stiamo li’ ad ammirarlo sotto un’acqua incredibile.

Cominciamo a ridiscendere verso le cinque e dopo poco ci coglie anche il buio ma riusciamo a ritornare all’accampamento bagnati come pulcini. Aspettiamo Tony, la guida, e gli altri e con la barca attraversiamo il fiume visto che il nostro accampamento si trova esattamente dall’altro lato.

Fa già buio e dopo esserci risistemati e preso posizione nelle amache ci sediamo al tavolo. Siamo in tantissimi La cena è a base di pollo e insalata. Divoriamo tutto Facciamo molte chiacchiere con i ragazzi italiani. Quasi tutti si coricano presto ma è cosi’ piacevole stare li’ insieme in mezzo alla giungla sentendone tutti i rumori con lo scroscio della cascata alle nostre spalle alla luce delle sole candele E fuori continua a piovere… Mercoledì 15 Agosto 2007 Ovviamente alle 5.00 sono tutti già svegli e vocianti…Uff…Ho uno scambio d’opinione con una spagnola urlante particolarmente alterata perché a dire suo abbiamo fatto confusione la sera prima (???) Ci alziamo, non potendo fare diversamente facciamo colazione a base di arepas caffè, latte uova strapazzate e succo d’arancia. Facciamo le foto al salto e partiamo. Il viaggio di ritorno è decisamente più veloce e facciamo conoscenza anche con i ragazzi francesi, complice la canzone Bella Ciao che si mettono a cantare pur non conoscendo le parole per cui ci uniamo al coro e ci fanno promettere che la sera gli scriveremo il testo.

Arriviamo al nostro accampamento a Canaima e ci danno le stanze. La tentazione di dormire è forte ma resistiamo e nell’attesa del pranzo facciamo un giro per il minuscolo villaggio di Canaima e tutti insieme andiamo al bar che c’è sulla spiaggia dove, di fronte ad un panorama eccezionale, ci beviamo qualche birra.

Alle 12.30 pranziamo e dopo con la barca andiamo a fare un giro nella Laguna di Canaima: ci sono diversi saltos e ci dirigiamo a piedi verso il Sapo e poi il Sapito.

Il Sapo è bellissimo e pieno di acqua, ci svestiamo e passarci sotto è un’esperienza bellissima e divertente.

Canaima è veramente un posto magico qui la natura ci fa vedere una potenza che a volte scordiamo.

Anche questa escursione è bellissima e quasi quasi la preferisco al salto angel.

Alla sera dopo una bella doccia e di nuovo una passeggiata per Canaima ceniamo tutti insieme, manteniamo la nostra promessa di scrivere le parole di Bella ciao e iniziamo un’interminabile chiacchierata con una famiglia di venezuelani Gilberto, Dora e i loro due bambini sul Venezuela, sull’Italia su Chavez e su come va (o non va) il mondo.

Giovedì 16 agosto 2007 Mi sveglio presto ed esco a prendermi un caffè, c’è poca gente alzata e si sta bene. Dopo poco si alzano anche Giorgio e gli altri ed andiamo a fare colazione insieme a due ragazzi di Barcellona e ad un gruppo di bolognesi…Così bolognesi Quindi un altro caffè. Incontriamo la famiglia venezuelana che sta partendo per il giro al salto, ci scambiamo gli indirizzi, ci facciamo delle foto e ci salutiamo.

Noi facciamo un giro per Canaima il negozietto di artesania l’immancabile chiesa e poi tutti insieme a piedi verso l’aeroporto. Lì c’è un po’ di casino: imbarcano qualcuno e qualcuno no, i ragazzi francesi si arrabbiano con Toni e partiamo scaglionati. Gli italiani sono già partiti e finalmente anche noi. Nonostante il tempo sia brutto il paesaggio è sempre bellissimo e l’Orinoco … Sembra un mare e poi tutto questo verde. A Ciudad Bolivar c’è un temporale e quando atterriamo la pista sembra una piscina. Marco Liliana Ale e Michela ci stanno aspettando all’aeroporto salutiamo Marco e Liliana che decidono di partire subito e con Michela e Ale andiamo insieme alla posada e decidiamo di cenare insieme alla sera.

Noi vogliamo andare in giro per Ciudad Bolivar per cercare poi di organizzarci per la Gran Sabana.

Con tutta calma dopo la doccia e la siesta usciamo.

Fa caldo e proviamo a sentire in diverse agenzie se organizzano tour per la gran sabana. Purtroppo (o per fortuna) è già tutto pieno e dopo tre o quattro agenzie decidiamo di soprassedere così andiamo al terminal dei bus per vedere di prendere un bus per Santa Elena de Uaren in modo di poter andare autonomamente alla gran sabana cosa che in fondo preferiamo.

Al terminal incontriamo anche Michela e Ale che partiranno domani per P.To la Cruz e per andare poi a Los Roques.

Sbrigate le questioni pratiche con un taxi torniamo in centro.Il taxista è un nonnino molto simpatico e il taxi credo abbia la sua età o forse più ci fa fare anche un giro turistico per Ciudad Bolivar e spiegandoci alcune cose . E’ molto simpatico e si merita la mancia. Andiamo sul paseo dell’Orinoco che a quest’ora è molto animato ci sono un sacco di bancarelle che vendono di tutto ma soprattutto il pesce appena pescato dal fiume che cuociono li’ immediatamente carne e ogni sorta di cibo e naturalmente ognuno grida la propria mercanzia.

Dopo un giro ci fermiamo in un bel bar proprio sul fiume a berci una polarcita e poi alla posada a farci belli per la serata.

Ciudad Boilivar ad una prima occhiata mi è piaciuta moltissimo. Ho letto molti commenti sul fatto che sarebbe una città pericolosa ma al di là del fatto che non ci è successo nulla, non abbiamo avuto mai in nessun momento la percezione di essere in pericolo.

Comunque usciamo a piedi alla ricerca di un ristorante. C’è ancora un po’ di gente in giro anche se fa già buio e dopo un po’ troviamo un ristorante è una tasca spagnola per cui entriamo. Non c’è molta gente ma il locale è bello. Ci sono anche due pappagalli verdi.

Giorgio e Ale si lasciano tentare da degli spaghetti al sugo niente male mentre io e Michela ci facciamo un piatto di carne. Tutto molto buono. Il gestore è un colombiano di Bogotà che beve continuamente.

Finito di mangiare ci spostiamo al bar vicino ai pappagalli per berci finalmente un rum serio. La serata è piacevole e anche i pappagalli sono in forma soprattutto la femmina chavista convinta che ogni tanto dice “Uh ah Chavez no se và” mimando lo slogan dopo il referendum. Arriva anche un signore portoghese che potrebbe essere il titolare del locale. Dopo qualche rum e tante chiacchiere decidiamo di rientrare. Ciudad Bolivar è letteralmente deserta. Nel patio della posada ci facciamo (per chi fuma ) un ultima sigaretta e poi ci salutiamo visto che i ragazzi hanno il pullman molto presto.

Venerdì 17 Agosto 2007 Finalmente sveglia libera…Prepariamo gli zaini e li lasciamo alla posada poi usciamo per vedere con tutta calma Ciudad Bolivar visto che il bus lo abbiamo alla sera.

Ha piovuto tutta la notte per cui l’umidità è fortissima anche se c’è un bel sole. Ci fermiamo in una panaderia per i soliti pastelitos mas refrescos y cafè. Passeggiamo lungo il paseo dell’Orinoco fino al Mirador Angostura che è il punto più stretto del fiume. E’ veramente impressionante la grandezza di questo fiume: se penso al Po mi sembra un ruscello al confronto!! Il paseo è molto animato le bancarelle sono nel pieno dell’attività e ci sono anche tanti negozi. Ci facciamo una birretta analcolica (è ancora mattina e non si vendono alcolici) in un bar caratteristico antistante il lungofiume. Forse non è un locale molto raccomandabile pero’ è fresco e la birra gelata!!! Il Paseo Orinoco è il cuore di Ciudad Bolivar, la musica a palla e la gente che urla, ci mangiamo del chorizo con allaca nelle bancarelle. La città non è grandissima ha qualche bella piazza e il centro storico è ovviamente coloniale poi c’è una una avenida moderna piena di negozi e centri commerciali. Anche non facendo nulla il tempo passa per cui verso sera rientriamo alla posada e poi andiamo in stazione.

Al terminal incontriamo anche Mara e Fidenzio che sono appena arrivati dopo un giro a los llanos, ci salutiamo mangiamo qualcosa e dopo il solito ritardo arriva anche il nostro bus per S.Ta Elena.

Fa freddo come sempre Sabato 18 Agosto 2007 Prestissimo, verso le 6.30 l’autobus si ferma e dobbiamo scendere perché c’è una specie di dogana infatti siamo al confine con il Brasile. Perdiamo un po’ di tempo perché aprono tutti i bagagli nel frattempo cominciamo a famigliarizzare con le zanzare che qui sono veramente impegnative giorno e notte. Siamo a San Francisco de Yumanì veramente vicinissimo a Santa Elena.

Il paesaggio mi lascia senza parole è veramente la savana!!! La stazione di S.Ta Elena de Uaren è minuscola ed in mezzo al niente. Prendiamo un caffè e poi con un taxi ci dirigiamo verso un hotel che abbiamo letto sulla guida.

La prima cosa che notiamo è una fila chilometrica alla pompa di benzina: siamo al confine con il Brasile e vengono tutti a fare il pieno. Il taxista ci dice che la sera prima c’è stata una super festa e che la gente è ancora a letto visto che hanno bevuto molto.

All’Hotel Lucrecia ci riceve una signora che probabilmente abbiamo buttato giù dal letto e non sa bene se hanno posto.

Nell’attesa ci offrono un caffè e usufruiamo del bagno.

Il posto non c’è per cui a piedi andiamo di più verso il “centro” e capitiamo alla posada Michelle che non ha posto subito ma lo avrà. IL gestore è un ragazzo tedesco Eric, che ha anche la backpackerstours che è di fronte .

E’ ancora abbastanza presto e facciamo colazione con uova strapazzate salsa piccante fatta dagli indios molto buona e pane. Conosciamo un ragazzo di Lugano, Boris, che è lì con la sorella in vacanza. In realtà lui lavora a Manaus e la sorella è venuta a trovarlo e hanno deciso di andare alle spiagge di Mochima.

Chiacchieriamo nel patio fuori mentre facciamo colazione e decidiamo di fare nella giornata un’escursione insieme visto che loro hanno il bus per P.To la Cruz verso sera. Andiamo con un taxi, che affittiamo per tutta la giornata, , vedere la Quebrada del Jaspe. E’ una cascata in un posto pieno di vegetazione (e di zanzare) ma tutto quanto intorno alla cascata è “pavimentato” di pietra rossa, il diaspro appunto, che la rende molto particolare. Siamo assaliti dai puri-puri che apprezzano molto il mio sapore.

Il paesaggio è stupefacente: l’enorme immensità della savana inframezzata da queste oasi lussureggianti e piene di acqua. La gente la utilizza come una piscina, l’acqua è fresca e dolce anche se la pietra è liscia e molto scivolosa. Dopo poco ci fermiamo alle rapide del fiume Saro Wapo dove approfittiamo per fare anche noi un bel bagno.

Boris e Celine sono simpatici per cui dopo il bagno decidiamo di andare a mangiare qualcosa insieme nel bar/ristorante che c’è vicino alle rapide. Ci dilunghiamo un po’ nei discorsi su Brasile Lula l’immancabile Chavez e tanto altro. Qui gli spazi sono immensi e per noi fa veramente strano.

Con il nostro taxi ci spostiamo alla Quebrada Pacheco altra cascata molto bella con tanta gente che fa il bagno.

Purtroppo dobbiamo rientrare perché Boris e Celine hanno il bus alle 18.00. Ci salutiamo e anche noi prendiamo possesso della camera che finalmente si è liberata. Doccia e poi usciamo per la cena.

Sono letteralmente piena di bozzi dei puri puri non voglio pensare alle zanzare della notte.

A Santa Elena continua la sagra paesana e si sente già la musica Decidiamo quindi di cenare nei “ristoranti” improvvisati per la festa. C’è di tutto da mangiare io mi faccio del pollo con riso e Giorgio del chorizo.

C’è un sacco di gente e moltissime bancarelle…Fa per me In piazza c’è anche un palco dove fanno degli spettacoli soprattutto danze popolari in costume.

E’ tutto molto bello la gente è allegra e la musica coinvolgente (non è reggaeton infatti) dopo un po’ inizia immancabilmente a piovere…La gente non sembra molto infastidita ma poi si fa sempre più insistente e…Bagnata per cui bisogna ripararsi andiamo al bar della posada dove finiamo la serata con un ottimo coca e rum.

Domenica 19 agosto 2007 Sveglia tardi e scendiamo per colazione. Sembra che per oggi non ci sia nessuna escursione prevista per cui decidiamo di farci chiamare da Eric un taxista e di fare qualche escursione da soli.

Il ragazzo del taxi ci è subito simpatico anche se un gran chiacchierone..Dopo una sosta al mercato dove si compra un costume da bagno partiamo. Ci chiede se può andare a prendere una sua amica che verrà con noi ed acconsentiamo. Ci fermiamo in un villaggio dove da una capannina escono due bambini nudi e due ragazzine. Una delle ragazzine Pedra sale in macchina: è molto carina ma non ha molta voglia di parlare visto che la notte prima ha fatto tardi alla festa di S.Ta Elena e ha ancora sonno.

A San Francisco ci fermiamo a prendere qualche bibita per tutti e poi andiamo in un punto in mezzo al niente da dove si dovrebbe riuscire a vedere la sagoma del Roraima. Purtroppo sono mesi che piove sempre e il Roraima è spesso coperto ed invisibile. Per questo motivo infatti non si possono fare numerose escursioni interessanti dal momento che non si riuscirebbe a vedere nulla. Mi piacerebbe molto fare l’escursione al Roraima ma bisogna star via sei giorni e noi vogliamo vedere anche un po’ di mare… Intravediamo in Roraima fra le nubi e poi ci dirigiamo al Salto Kama. Altra bellissima cascata grande e con molta acqua compriamo qualche souvenir e poi verso le rapide di Kamoiran. Qui c’è tanta gente che fa pic-nic e passa la giornata oziando: è bello e ogni posto è sempre più bello dell’altro.

Ci fermiamo quindi al salto Kami è bellissimo…Il taxista ci dice che oggi si può fare il bagno ed effettivamente è piacevolissimo ma dice che nei giorni scorsi c’era talmente tanta acqua che non si riusciva..

Ci mangiamo qualcosa insieme anche se Pedra rimane in macchina a dormire…Mah: le portiamo un’arepa.

Quindi di nuovo alla Quebrada Pacheco visto che il giorno prima ci eravamo fermati molto poco. C’è uno scivolo naturale e i bambini si divertono da matti faccio il bagno anch’io. Il sole sta tramontando e i colori sono bellissimi, spunta anche l’arcobaleno e ho la certezza che è qui sicuramente la pentola d’oro Verso il ritorno ci fermiamo a San Francisco per un’ultima bibita e tante chiacchiere poi al villaggio a lasciare Pedra ed infine di nuovo a Santa Elena dove sta à piovendo. Ci mettiamo d’accordo per incontrarci il giorno dopo. Andiamo verso il centro per cenare. In plaza Bolivar troviamo un ristorantino carino anche se non c’è nessuno e ci facciamo come sempre pollo. La festa si è conclusa lasciando solo per le strade qualche cartaccia e qualche bancarella e, ovviamente , il reggaeton.

Lunedì 20 Agosto 2007 Oggi vorremmo fare altre escursioni un po’ più lontane ma il ragazzo dell’agenzia ci dice che il tempo non lo consente e rischiamo di non riuscire a vedere nulla. In realtà siamo molto soddisfatti dei nostri due giorni nella gran savana per cui decidiamo di accontentarci, e poi sta pure piovendo. Volendo si può andare a vedere la frontiera con i Brasile e Boa Vista pero’ non abbiamo la tarjeta amarilla (vaccinazione per la febbre gialla) e non si può.

Facciamo colazione come al solito quindi passa il taxista e andiamo a fare un giretto con lui in un altro villaggio indio quindi andiamo alla stazione dei bus a vedere l’orario del bus per partire e facciamo anche i biglietti. Decidiamo per P.To la Cruz. Salutiamo il nostro amico che deve lavorare e a piedi andiamo verso il villaggio indigeno di Manak.Kru. Prima di arrivare al villaggio c’è la chiesa di S.Ta Elena tutta in pietra e con un campanile. E’ bella e la visitiamo.

Il villaggio è piccolino e la gente tranquilla, gironzoliamo in mezzo alle case e dopo un po’ ci coglie di nuovo la pioggia. Ci ripariamo sotto una tettoia vicino ad una casa dove ci sono dei bambini che giocano. Ci fa sorridere piacevolmente perché vediamo che hanno appesi lì fuori dei cartelloni per studiare le tabelline.

Sono molto incuriositi da noi ma anche un po’ intimoriti.

Andiamo in un negozietto di artesanias e faccio qualche acquisto e poi ritorniamo verso S.Ta Elena dove a plaza Bolivar pranziamo in una specie di ristorante self service.

Il pomeriggio purtroppo ci annoiamo un po’, Santa Elena è piccola e non offre tanto ed il tempo brutto.

Stiamo alla posada a berci qualche coca e rum fintanto che non arriva ora di andarsene.

Andiamo alla stazione degli autobus con il nostro amico taxista, ci salutiamo scambiandoci l’augurio di rivederci in futuro quindi, verso le 19.00, partiamo verso Puerto La Cruz.

Martedì 21 Agosto 2007 Arriviamo a P.To La Cruz verso le 10.30 dopo un viaggio abbastanza tranquillo. Il cielo è un po’ nuvoloso e forse anche per questo ad una prima occhiata questa città non ci fa una bellissima impressione.

Con un taxi ci facciamo portare all’Hotel Comercio che come al solito non ha la stanza libera per cui lasciamo momentaneamente gli zaini nell’attesa.

Il personale dell’hotel non è molto cortese è gestito da italiani un po’ spocchiosi ed antipatici.

Usciamo a vedere la città e a fare colazione.

Il lungomare di Puerto La Cruz è comunque bello nonostante il cielo sia ancora grigio. Troviamo subito una panaderia molto bella che fa ogni genere di cosa dal dolce al salato per cui ci facciamo due pastelitos salati e un succo di lechosa (che sarebbe poi di papaya).

Io sono letteralmente coperta di bozzi dei puri-puri e Giorgio anche per cui tutti ci chiedono se veniamo dalla Gran Sabana.

Gironzoliamo cosi’ a vuoto tanto per prendere contatto con la città. Il nostro obiettivo è quello di partire da P.To La Cruz per Caracas in modo di andare a Los Roques ovviamente la nostra permanenza a P.To la Cruz dipende da quando ci sarà il volo per Los Roques.

Verso l’una è finalmente uscito il sole e anche la città che a parte il lungomare è veramente brutta e sporca sembra più carina. Pero’ fa molto caldo e io comincio ad essere un po’ stanca.

Rientriamo in hotel a goderci il fresco e a fare una doccia.

La camera è piccolina e un po’ squallida ma pulita anche se manca l’acqua calda nella doccia. E’ sicuramente troppo cara per quello che offre.

Un po’ più tardi usciamo per vedere di organizzare il nostro giro a Los Roques anche se durante questa vacanza abbiano già sentito pareri un po’ negativi su Los Roques.

O meglio ci hanno detto tutti che le isole sono meravigliose ed il mare è paragonabile a quello della Polinesia ma in agosto è pieno esclusivamente di turisti italiani ed è molto caro. Inoltre abbiamo sentito diverse persone che dicono che fino a settembre è impossibile trovare un volo…Boh.

Vediamo diverse agenzie ma ci dicono che biglietti sono esauriti e l’unica cosa che ci propongono è una sorta di pacchetto dove solo il volo costerebbe 500 dollari.

Provo a chiamare l’aeroporto di Caracas e le diverse compagnie e mi confermano che effettivamente non c’è posto pero’ andando direttamente in aeroporto è facile trovare qualche posto dal momento che molta gente prenota e poi non va.

Siamo un po’ scoraggiati e soprattutto non abbiamo voglia di andare a Caracas e rischiare di non trovare nulla ad un prezzo decente ma soprattutto cominciamo a perdere interesse per questa meta così turistica e per noi, ad eccezione del mare meraviglioso, poco interessante Ci sediamo quindi per una birra in un bar sul lungomare che comunque è il posto più tranquillo di P.To la Cruz.

La birra ci porta consiglio e ci rinfresca le idee: decidiamo di andare a vedere la Isla margarita che sicuramente sarà più brutta de Los Roques ma forse troveremo tante cose da vedere e non solo mare.

Chiediamo alla ragazza del bar dove si prendono i traghetti e lei ci consiglia, se vogliamo partire domani, di andare subito a prenotare altrimenti rischiamo di non trovare posto.

Uff…Anche qui come in Italia … bisogna prenotare tutto.

Con un taxi ci dirigiamo al porto che non è propriamente vicino al centro. La fila è mostruosa, evidentemente oggi è una giornata sfortunata anche se qui in Venezuela le file sono una costante.

Ci sono due compagnie di ferry per la isla margarita una che carica solo passeggeri e un’altra che carica anche le macchine. Facciamo la fila in quella solo passeggeri dove la fila è sicuramente più breve. Anzi è sicuramente più corta la fila ma non più breve.

Torniamo in centro che il sole è già tramontato. Troviamo, sul paseo Colon, un ristorante arabo molto frequentato e decidiamo che variamo un po’ il menù : buono anche se il servizio un po’ lento. Sul paseo ci sono anche le bancarelle per cui dopo cena facciamo un giro ma siamo stanchi per stare fuori e domani mattina il ferry parte presto e dobbiamo essere là molto presto.

Mercoledì 22 Agosto 2007 Sveglia alle 5.20 prendiamo gli zaini e usciamo. Il ragazzo dell’hotel molto poco gentilmente non ci vuole chiamare un taxi tanto dice che ne troveremo tanti per la strada. Usciamo da questo hotel veramente pessimo. Fuori fa ancora buio per cui andiamo sul paseo colon sperando passi qualcuno, non abbiamo voglia di andare a piedi con gli zaini fino al porto. Finalmente troviamo un taxi e quando arriviamo al porto c’è già la fila per confermare i biglietti prenotati ieri. Giorgio si procura due caffè mentre io aspetto e poi altra fila per imbarcarci. Quando finalmente albeggia riusciamo a partire.

Intravediamo un po’ il parque de Mochima. Dopo poco più di due ore siamo a Punta de Piedra.

Sotto il sole ormai alto e cocente aspettiamo i bagagli, nel bar lì vicino ci facciamo la colazione e prendiamo, al volo, un autobus per Porlamar che sarebbe il capoluogo dell’Isla Margarita. L’autobus è pieno e il caldo si fa sentire. Il paesaggio è bello anche se giriamo prevalentemente all’interno.

Porlamar è molto trafficata ci mettiamo veramente tanto tempo per arrivare in centro vicino alla fermata dell’autobus per Juangriego che è la località dove abbiamo deciso di andare.

L’autobus ci scarica a Plaza Bolivar giriamo una cuadra e siamo alla fermata per Juangriego. La distanza tra Porlamar e Juangriego non è tanta ma ci mettiamo un’ora ugualmente visto il traffico … La isla Margarita offre dei panorami stupendi ad una prima occhiata non solo il mare ma anche l’interno ci affascina .Juangriego è una località di mare famosa, così dice la guida, per i suoi tramonti e comunque è più grande di quanto mi aspettassi.

Andiamo sul lungomare dove sembra siano concentrati i pochi hotel di questo posto. Ne troviamo subito uno senza insegna cioè con solo scritto hotel e con un cartello molto poco invitante “no hay agua ni bano” e andiamo a chiedere dal momento che si trova in un posto incantevole sul mare con una piccola spiaggia.

In realtà lo stanno ancora sistemando e non c’è un’entrata ufficiale. Dobbiamo entrare da una sala corse piena di uomini che scommettono sui cavalli.

L’albergo ci piace molto ha stanze piccole, pero’ carine pulite e molto colorate e pure con aria condizionata ad una cifra molto economica. Alcune camere hanno anche il balconcino sul mare ma purtroppo non ne ha più.

La camera sarebbe anche pronta ma manca la luce perché stanno facendo dei lavori per cui l’aria condizionata non funziona e l’acqua non c’è. Ormai rassegnati appoggiamo gli zaini e ce ne usciamo sotto una canicola incredibile.

Siccome è ora di pranzo cerchiamo un bel ristorante proprio sul mare. Ne troviamo uno pieno di gente nonostante sia mercoledì per cui immaginiamo che il cibo possa essere buono.

Mangiamo pesce in gran quantità e ottimo e anche i succhi di frutta sono molto buoni. Satolli e rinfrancati visitiamo un po’ Juangriego che non offre particolari attrattive ma non è male e poi verso le 16.30 decidiamo di andare un po’ nella spiaggia di fianco all’hotel per farci un bagno. La spiaggia è minuscola e non particolarmente bella ma l’acqua è meravigliosa e ci rinfreschiamo un po’.

Rientriamo in camera per una doccia ed usciamo quasi subito per vedere il famoso tramonto.

Effettivamente è bello e c’è pure un sacco di gente per lo spettacolo qualche bambino che si gode l’acqua sul far della sera e anche qualche turista portato direttamente con il pullmino da qualche villaggio turistico vicino.

Per la cena non abbiamo molta fame e dopo aver girato un po’ torniamo nel ristorante del mezzogiorno perché è proprio in bel posto e ci facciamo due cubata aspettando la notte. Non abbiamo voglia di mangiare seriamente perciò cerchiamo qualcosa di più semplice e troviamo la pizzeria la mamma dove Giorgio si fa una caprese e io una pizza. Anche Juangriego di notte è un po’ desolata per cui dopo aver girato un po’ ce ne andiamo a dormire.

Giovedì 23 Agosto 2007 Sveglia verso le 9.00. Andiamo nell’avenida principale di Juan Griego per fare colazione e prendere qualche informazione sui noleggi di motorini ma pare di no, bisogna andare a Playa el agua da Johnny Hielo che li noleggia oppure a Porlamar. Decidiamo comunque di andare a prendere un taxi e di andare a playa el agua che sembra essere una delle più belle ed eventualmente informarci per il motorino. I prezzi dei taxi sono comunque molto economici e si trovano anche molti por puestos per cui l’idea del motorino comincia pian piano a tramontare.

La playa el agua è molto grande ed anche molto attrezzata. Ci sono anche un sacco di mega hotel con tanto di spiagge private e qualche stabilimento.

Ci fermiamo in un uno che ci sembra carino ha lettini ed ombrelloni. Mentre chiediamo al gestore arriva un signore italiano, di Milano, che sembra di casa qui per cui concordiamo subito. La spiaggia è bella e bianchissima ma il mare mi delude un po’ forse perchè stamattina è molto mosso e tira su moltissima sabbia e il bagno non è godibile. D’altronde è la spiaggia preferita di chi fa surf . Questo rende più gradevole la tintarella dal momento che c’è un venticello piacevolissimo. C’è gente ma abbastanza tranquillo. Ci hanno detto che questa spiaggia è molto piena per il fine settimana.

Verso le 14.00 andiamo a mangiare al bar della spiaggia. Prendiamo insalata di aguacate e palmitos e anche i tostones con il formaggio che sono veramente buoni e un succo di lime fantastico. Nel frattempo si è annuvolato e minaccia pioggia tant’è che nel giro di cinque minuti ci raduniamo tutti sotto la tettoia del bar perché viene un temporale di quelli classici tropicali e come tale dopo dieci minuti ha già finito per cui ce ne possiamo tornare tranquillamente sulla spiaggia sui nostri lettini a fare una pennica post pranzo. Si sta bene e il pomeriggio passa. Verso le 17.00 ce ne andiamo, troviamo un taxi per per 30 bolos ci riporta a Juangriego. Ci fermiamo sull’avenida del lungomare a fare qualche acquisto. I souvenir che porteremo da Margarita saranno diverse bottiglie di rum che qui sull’isola costa decisamente meno. Dopo la doccia riusciamo a non perderci lo splendido tramonto anche se questa sera è un po’ nuvoloso. Ci sono un sacco di bambini che cercano di tirare su qualche soldino dai turisti raccontando la storia del fortin di Juangriego: tutte le sera sarà così.

Decidiamo di tornare per cena nel solito ristorante un po’ perché il panorama è veramente bello ma soprattutto perché si mangia molto bene.

Per iniziare ci facciamo un cubata con del pancito all’aglio e poi gamberoni a la plancha e Giorgio non resiste alla tentazione di prendere il pasticho che sono una specie di lasagna più che dignitose. E’ tutto ottimo e le porzioni giganti. Venerdì 24 agosto 2007 Sveglia verso le 9.00. Il tempo non è bellissimo e c’è un’arietta deliziosa. Ci fermiamo un po’ sul portico davanti al mare e scambiamo due chiacchiere con il gestore dell’albergo: è un margariteno e ci dice con orgoglio che ha rilevato l’albergo che in precedenza era prima di un italiano e poi di un tedesco. C’è molta aspettativa per il futuro in Venezuela!!! Andiamo a fare colazione nella solita panaderia visto che ha i tavolini e decidiamo di andare oggi a visitare Porlamar nella speranza che il caldo sia meno opprimente. Prendiamo un bus fino al terminal e da lì prendiamo l’autobus verso Porlamar. Il viaggio è sempre un po’ lunghetto perché fa numerose soste nei paesi e poi fa ugualmente caldo.

Scendiamo a Plaza Bolivar e ci immergiamo subito nello shopping. Porlamar sembra un enorme supermercato e ci sono negozi di tutti i tipi grandi marche a prezzi molto convenienti.

Questa zona di Porlamar è molto latina molte bancarelle, molta musica e tanta confusione. A ora di pranzo ci fermiamo in bar molto animato dove beviamo una birretta e spilucchiamo un’empanada anche qui c’è molta confusione ma non si sa se ce ne sia più fuori o dentro il bar.

Ci dirigiamo quindi nella zona più chic di Porlamar quella dei grandi hotel e dei grandi negozi. Purtroppo è venuto fuori il sole e fa molto caldo. Decidiamo anche di prenotare i biglietti per il ferry per il ritorno e come al solito all’agenzia c’è un po’ di fila. Sbrigato ciò riprendiamo la “vasca” per l’avenida santiago marino ma dopo un po’ ci fermiamo in un bar per mangiare un paio di arepas e dei succhi di guayaba molto buoni.

Porlamar ci è piaciuta molto nella sua particolarità anche se più di un giorno sarebbe forse troppo – soprattutto se non si ama molto lo shopping – pero’ è molto animata e carina .

Riprendiamo il bus del ritorno e arriviamo a Juangriego super accaldati tant’è che prima della doccia decidiamo di farci un bel bagno in mare alla luce del tramonto che non perdiamo nemmeno stasera.

Cena al solito ristorante sempre a base di pesce e sempre eccellente.

Sabato 25 Agosto 2007 Sveglia solita e all’uscita ci fermiamo a far due chiacchiere con il gestore che ci offre anche un caffè.

Solita panaderia per colazione e poi con un taxi decidiamo di andare a playa p.To cruz: è bellissima, c’è poca gente e anche il mare è stupendo. La spiaggia è piccolina però si sta bene c’è un bar piccolino che fa da mangiare ed alcune baracchine: per noi perfetto. Nel pomeriggio la spiaggia si riempie ma comunque è sempre tranquilla. Questa spiaggia ci piace decisamente di più di Playa el Agua e anche il cibo è forse migliore… La giornata vola tra sole letture e bagni finchè non giunge l’ora di andare. Per il ritorno troviamo un por puesto che ad un prezzo stracciatissimo ci riporta a Juangriego dove dalle gigantesche pozzanghere per la strada deve esse piovuto bene. Usciamo per la cena dopo una bella doccia che il sole è già tramontato, facciamo un giro per la città e poi al solito ristorante che oramai abbiamo eletto come ristorante ufficiale della Isla Margarita per una gigantesca parrillada de mariscos Domenica 26 Agosto 2007 E’ il nostro ultimo giorno alla Isla Margarita e ci sono ancora diverse cose che vorremmo vedere pero’ è domenica c’è il sole e ci sarà molta gente in giro per cui decidiamo di andare sul sicuro e di goderci l’ultimo giorno di mare. Dal momento che la Playa puerto cruz ci è piaciuta e non è lontanissima decidiamo di tornare là dopo la solita colazione nella solita panaderia.

La spiaggia quando arriviamo è vuota ma oggi si riempie subito visto che è domenica. La giornata passa tranquillamente e verso sera rientriamo a Juangriego che è deserta, in compenso la sala corse, che dobbiamo attraversare per raggiungere la nostra camera, è animatissima.

Usciamo giusto per riuscire a vedere l’ultimo scorcio di tramonto e siamo un po’ malinconici perché dobbiamo lasciare la isla margarita che nonostante non rientrasse nei nostri piani ci ha offerto dei momenti belli e la voglia di ritornarci.

Torniamo al “nostro” ristorante anche perché dobbiamo salutare tutti visto che ormai siamo di casa. Di nuovo pesce, i gamberoni sono insuperabili, e per finire una pinacolada fantastica. Quando usciamo comincia a piovere e pioverà fortissimo per tutta la notte.

Lunedì 27 Agosto 2007 Sveglia abbastanza presto prepariamo gli zaini e dopo aver salutato il gestore ce ne andiamo con un taxi verso Punta de Piedra. Non prendiamo l’autobus perché ci mette troppo tempo e rischiamo poi di perdere il ferry e poi i taxi costano così poco che possiamo permettercelo. Nonostante le gigantesche pozzanghere per tutto il tragitto arriviamo in orario e c’è già la fila per confermare i biglietti, imbarcare i bagagli e salire sul ferry. Prima di salire riusciamo a fare colazione nel bar del porto. Alle 10.00 finalmente, sotto un sole cocente ci imbarchiamo. Il viaggio è tranquillo e alle 12.30 siamo di nuovo a Puerto La Cruz. Dopo il difficile ritiro bagagli prendiamo un taxi verso l’Hotel Neptuno sul Paseo Colon ma anche oggi non ha posto per cui ci dirigiamo all’Hotel Gaeta anche se rispetto il nostro standard è un po’ più costoso. In realtà il rapporto qualità prezzo è ottimo, decisamente meglio del l’hotel comercio che costa ì appena meno ma è veramente pessimo.

Usciamo subito a pranzare sul paseo colon e poi andiamo al terminal dei bus per prendere già i biglietti per Caracas che sarà la nostra ultima destinazione qui in Venezuela. Dopo decidiamo di prenotare all’hotel Inter a Caracas. Visto tutto il terrorismo che si fa sulla pericolosità di Caracas pensiamo che così forse è meglio visto che arriveremo nel pomeriggio e, vista la distanza, forse farà anche già buio e così non dobbiamo girare troppo con gli zaini. Per di più l’Hotel Inter ce lo hanno consigliato i ragazzi di Firenze conosciuti a Canaima. All’Hotel ci dicono che non prendono prenotazioni ma di andare tranquillamente tanto c’è posto.

Giriamo un po’ per Puerto La Cruz che continua a non piacerci nonostante al tramonto il paseo è un po’ affascinante e si sta riempiendo di bancarelle per la sera.

Martedì 28 Agosto 2007 Sveglia verso le 8.00 e poi a fare colazione (che è inclusa) nella terrazza che da sul lungomare quindi, con un taxi, andiamo al terminal dei bus. Fa già molto caldo e c’è un sacco di gente. Alle 9.40 arriva, incredibilmente puntuale , il nostro autobus ma poi per un disguido interminabile su un overbooking sui biglietti partiamo un’ora dopo. Il viaggio è noioso e il paesaggio non troppo bello. Facciamo una sosta in una stazione di servizio orrenda e sporca. Oltre alla stazione Oriente, che è la prima che incontriamo, si ferma anche alla stazione San Martin che è decisamente a noi più comoda. La periferia di Caracas non è un granchè però neanche così degradata come in altri posti. Dalla stazione Oriente alla San Martin ci mettiamo un sacco di tempo dato che come sempre c’è un traffico incredibile.

Appena scendiamo dall’autobus comincia a piovere il solito temporale che in dieci minuti allaga tutto.

Usciamo decisi a prendere un taxi “ufficiale” verso l’hotel. Quello che contatttiamo però dice che in centro non ci pensa nemmeno di andare perché siccome ha piovuto e le strade sono allagate c’è troppo traffico, così decidiamo di salire con un altro taxista che di ufficiale non ha proprio nulla nemmeno i vetri oscurati che qui vanno tanto e, con i finestrini giù perché fa caldo, ci porta a destinazione spendendo pure meno. E’ simpatico e facciamo pure due chiacchiere. Con nostra sorpresa all’hotel Inter ci dicono che non hanno posto e , nonostante gli faccia presente che avevo chiamato il giorno prima non mi considerano minimamente (anche questi di origine italiana…Mah) per cui ne vistiamo diversi, consigliati anche dal taxista, ma sembra che tutto il mondo sia a Caracas…Troviamo liberi sono degli alberghi molto equivoci che sembrano più camere a ore che altro. Decidiamo quindi visto che sono comunque le due ultime notti di non badare a spese e andiamo all’hotel President che costa come un albergo in Europa pero’ è centrale bello e sicuro anche se un po’ anonimo. Il quartiere dove siamo è Sabana Grande.

Siamo sistemati che è già buio per cui usciamo subito per la cena e rimandiamo a dopo la doccia più che necessaria. Siamo stanchi per cui mangiamo un hamburger facciamo due passi. E’ molto animato la sera questa zona e a noi non sembra per niente pericoloso però è comunque prima di mezzanotte quando decidiamo di andare a dormire. Ci facciamo un buon rum nel bellissimo bar dell’hotel.

Mercoledì 29 Agosto 2007 Sveglia con calma e colazione in albergo. Purtroppo abbiamo solo la giornata di oggi per visitare Caracas visto che il pomeriggio di ieri lo abbiamo perso tra l’autobus e la ricerca degli hotel Caracas ad una prima occhiata non è una città particolarmente affascinante, non è brutta, è pulita ed ordinata e ha anche tanto verde ma di per sé priva di fascino.

Con la metropolitana (che è un gioiellino) andiamo verso il centro. Ci fermiamo al Parque Central che è la zona più moderna dove ci sono i grattacieli. Raggiungiamo quindi la Plaza Bolivar che è il cuore del centro, c’è la Catedral e la solita statua di Bolivar e il consejo municipal. C’è molta gente, ci sono delle assemblee per il referendum per i cambiamenti alla Costituzione, ci sono molti chavisti con le magliette e le bandiere rosse ed tutto molto tranquillo. Mi informo un po’, mi danno del materiale informativo e proseguiamo verso la Iglesia di San Francisco e poi lungo corso bolivar arriviamo fino alla scalinata di Miraflores saliamo ma ci impediscono di fotografare.

Il centro di Caracas è pieno di bancarelle che vendono di tutto e c’è come al solito molta gente. Visitiamo la casa di Bolivar che è forse l’unica casa coloniale rimasta in una via sempre coloniale e unica.

Visitiamo il Pantheon dove è sepolto. Questa zona è molto verde per cui è gradevole passeggiare.

Nel centro storico non c’è molto di piu’ da vedere per cui decidiamo di prendere la metropolitana verso Altamira. Altamira è un quartiere residenziale abbastanza lussuoso anche se dal mio punto di vista molto anonimo. Da lì pero’ dovrebbe partire l’autobus che va a El Hatillo.Ci informiamo e sembra che fino alle 17.00 pero’ non ne passi nessuno. Chiediamo quindi al solito taxi e dopo aver contrattato un prezzo per noi giusto (30.000 bolos) ci porta in questo quartiere di Caracas che si trova ad una quindicina di chilometri dal centro. Le case sono tutte colorate e l’atmosfera un po’ rilassata.

Ci fermiamo subito nella cafeteria del negozio di artesanias più grande. E’ molto bello e ci facciamo un bel caffè con una fetta di torta. In questo negozio hanno delle cose molto belle ma molto care per cui compriamo giusto due pappagallini di legno. El Hatillo è un borgo piccolino, ci fermiamo nei pressi della piazza per una birretta e incominciamo a fare due chiacchiere con il barista che ci fa anche assaggiare qualche sua specialità. Il discorso cade sulla pericolosità di Caracas e la nostra sensazione è che ci sia molta più paura di quanto siano i pericoli reali: o meglio è una grande città con tutte le problematiche di delinquenza di una qualunque grande città, non credo proprio che a New York o a Milano sia tanto diverso… Verso sera prendiamo l’autobus che ci riporta ad Altamira. Ci mettiamo tantissimo tempo visto che come sempre il traffico è un incubo. Arriviamo ad Altamira che fa già buio, prendiamo la metro e siamo di nuovo a Sabana Grande.

Per cena decidiamo di rimanere in zona e andiamo in una tasca spagnola dove mangiamo della buona carne e passiamo una serata piacevole. E’ l’ultima sera in Venezuela per cui giriamo un po’ ma verso mezzanotte le strade cominciano a svuotarsi anche noi rientriamo ci facciamo l’ultimo rum nel bar dell’albergo.

Giovedì 30 Agosto 2007 Dormiamo fino a tardi e scendiamo per colazione prepariamo per l’ultima volta gli zaini e verso le 11.30 prendiamo il taxi che ci porterà all’aeroporto. Il tempo è brutto oggi e lungo il tragitto piove pure un po’ Arrivati in aeroporto ci aspetta una lunghissima fila per il check-in…È l’ultimo saluto che ci da il Venezuela.

Ciao a tutti, mi chiamo Antonella e volevo raccontare il mio viaggio in Venezuela anche se, visto che ci sono stata nell’agosto del 2007 le informazioni non sono più così attuali. Il Venezuela mi è piaciuto moltissimo, come del resto mi hanno affascinato i numerosi paesi sudamericani che ho già visitato, per cui ho pensato che forse valeva la pena condividere i miei ricordi. Eravamo in due e siamo partiti da Bologna con un volo Air France prenotato su expedia.

Notizie utili: Vaccinazioni: Noi non ne abbiamo fatta nessuna. A mio avviso bisogna solo fare attenzione un po’ nella Gran Sabana dove, peraltro, sono più fastidiosi i puri-puri (che però sono innocui) che le zanzare. Se però volete “sconfinare” in Brasile ci vuole la vaccinazione per la febbre gialla. Le condizioni igieniche ci sono sembrate dignitose ovunque (naturalmente nei posti che abbiamo visitato) Denaro: Ci sono due cambi quello ufficiale e quello nero e c’è anche una discreta differenza. E’ meglio avere dollari che euro dal momento che tendono a considerarti l’euro dello stesso valore del dollaro. I bancomat sono presenti un po’ ovunque ma non tutti hanno disponibili i soldi. Inoltre cosa che abbiamo notato è che bisogna essere molto veloci nell’esecuzione delle operazioni. La maggior parte delle agenzie che organizzano escursioni non accetta carte di credito per cui considerate di avere con voi un po’ di contante e comunque è più favorevole pagare in dollari.

Pericolosità: Noi non abbiamo avuto disavventure per cui ci viene facile dire che il Venezuela non è un paese particolarmente pericoloso. O meglio non più pericoloso di altre città latinoamericane. Ciò significa comunque che sono posti dove bisogna avere un certo livello di attenzione e, consiglio che va bene sempre ovunque, non ostentare nulla dal denaro agli abiti ai gioielli ecc.

Telefono: Consiglio di usare le tessere telefoniche che si trovano ovunque e di telefonare da telefoni pubblici: chiamare sia l’Italia che il Venezuela costa pochissimo. Chiamare con il cellulare invece è molto più dispendioso.

Ricettività: Una cosa che abbiamo riscontrato è che in agosto in Venezuela c’è molto turismo soprattutto venezuelano per cui può essere un po’ difficile trovare subito da dormire Trasporti: La benzina non costa nulla di conseguenza noleggiare un’auto – cosa che noi non abbiamo fatto- può essere comodo. Però anche tutti i mezzi di trasporto sono molto economici e comodi, anche “affittare” un taxi per l’intera giornata può essere meno dispendioso che noleggiare un’auto.

Gli autobus soprattutto i bus cama per le lunghe tratte sono nuovi e comodi. L’unico inconveniente è l’aria condizionata molto alta sia di giorno che e soprattutto di notte.

Ovviamente gli autobus non sono mai in orario. L’orario serve solo ad indicare che prima di quell’ora non passa. Politica: Non voglio dilungarmi sulla politica attuale del Venezuela anche perché in effetti un mese è troppo poco per potere capire veramente ma l’impressione che ho avuto è stata comunque positiva. La popolazione è abbastanza divisa, l’oligarchia ricca e benestante e la media borghesia (prevalentemente di origini italiane) è antichavistia il popolo invece è massicciamente con Chavez. La stampa e la televisione sono, prevalentemente, dell’opposizione e sinceramente parlare di dittatura mi sembra proprio fuori luogo. Comunque ciascuno andando senza preconcetti e senza paura magari approfondendo con le numerosissime e valide letture che si trovano si farà la propria idea.

Ma veniamo al viaggio vero e proprio: Partiamo da Bologna venerdì 03 agosto 2007 al mattino molto presto e dopo un volo abbastanza tranquillo arriviamo a Caracas alle 15.30 (orario locale) La trafila per l’immigrazione è piuttosto lunga e dopo aver ritirato i bagagli cerchiamo un bancomat per poter avere subito dei bolivares (moneta locale) So che al cambio nero è molto più favorevole cambiare dollari in bolivares ma, per motivazioni etiche, abbiamo sempre prelevato al cambio ufficiale salvo un paio di volte che pagando in dollari ci hanno fatto un cambio più favorevole.

Come in molti altri paesi sudamericani trovare un bancomat che funzioni può richiedere un po’ di tempo e qui in Venezuela bisogna essere veramente veloci nell’effettuare l’operazione ma alla fine riusciamo a tirare fuori un po’ di soldi.

Decidiamo di non fermarci a Caracas per il momento e visto che è ancora presto di spostarci subito a Maracay. All’uscita dall’aeroporto concordiamo con un taxista il prezzo per portarci a Maracay La cifra che ci chiede ci sembra un po’ alta (300.000 bolivares) ma alla fine mi mettiamo d’accordo per un importo che soddisfa entrambi e partiamo.

Alla fine di questo primo assaggio delle strade venezuelane la cifra ci sembrerà quasi ridicola Infatti siccome piove e sono ormai le 17.00 di venerdì c’è un traffico incredibile e arriviamo dopo un’eternità a Maracay praticamente a passo d’uomo.

Non abbiamo prenotato nessun hotel per cui scegliendone uno a caso sulla guida diamo l’indirizzo dell’hotel Aventino dove non hanno posto. Il taxista molto gentilmente ci accompagna in diversi hotel di Maracay ma sembra che siano tutti qua per il fine settimana.

Troviamo posto all’hotel Caronì in calle Ayacucho. Salutiamo il taxista e dopo una breve sosta in camera per lasciare i bagagli usciamo subito per bere e mangiare qualcosa.

Siamo ovviamente molto stanchi e non ci orientiamo nemmeno bene in città per cui stiamo fuori il tempo necessario per rifocillarci e torniamo in camera per crollare immediatamente..

Sabato 04 agosto Usciamo abbastanza presto verso le 8.30. Maracay sta ancora dormendo facciamo un giro senza meta e cerchiamo un bar dove fare colazione. Troviamo una panaderia dove io mi faccio un ciambellone enorme al cioccolato con un cappuccino decisamente buono e Giorgio prova subita l’arepa – una specie di frittella di mais farcita – con un caffè.

Ci piace molto gironzolare senza meta nelle città, anche se, come Maracay, non offrono particolari attrattive; non è così caldo come mi aspettavo ma l’umidità è paurosa anche se, venendo dalla pianura padana, abbiamo un discreto allenamento.

C’è molto verde a Maracay tanti parchi e le piazze hanno dei bei giardini.

Ci fermiamo in bar a prendere la nostra prima polarcita gelata: La polarcita è la birra venezuelana per eccellenza di dimensioni un po’ più piccole della polar (qui le misure delle bibite sono comunque strane) E’ buona, leggera ma soprattutto gelata.

Torniamo verso il centro e ci immergiamo nelle bancarelle che riempiono tutte le strade di Maracay e che vendono di tutto. Adesso la città è molto animata: è sabato e la gente è in giro per le strade, a fare acquisti e nei bar.

Decidiamo anche noi di adeguarci e dopo aver girato il centro in lungo e in largo ci fermiamo in un bel bar stile vecchia castiglia per ritemprarci con una polarcita mas.

Il pomeriggio passa così, prendendo confidenza con questa città molto normale ma soprattutto per iniziare a conoscere questa nazione così grande e così varia.

Per cena decidiamo per il Ristorante La Friulana che già dal nome ci ricorda il fatto che il Venezuela negli anni passati ha visto un’ondata migratoria di moltissimi italiani che continuano a vivere qui e mantenere tratti della nostra tradizione (a volte anche i difetti) Prendiamo una parillada con allaca – specialità venezuelana tradizionalmente natalizia fatta di mais carne e olive arrotolata in foglie di platano e bollita – e una salsa piccante molto buona ma anche molto piccante.

Subito dopo aver finito di cenare comincia a piovere, un temporale tipicamente caraibico e che sarà una costante di questa vacanza e che ci porta quindi in camera molto presto.

Domenica 5 Agosto 2007 La sveglia è assai presto visto che siamo andati a dormire molto, molto presto tant’è che alle 8.00 siamo già in una panaderia a fare colazione.

La colazione in Venezuela è molto simile a quella che troviamo da noi nei bar: una brioche e un caffè o un cappuccino il più delle volte in bar in piedi.

Andiamo a piedi fino al terminal dei bus visto che non è una grande distanza e saliamo sull’autobus per Choronì Siccome è domenica c’è tantissima gente che va al mare a Puerto Colombia e così ci mimetizziamo con gli altri vacanzieri della domenica.

L’autobus non è grandissimo, è una specie di quei vecchi scuolabus tutti colorati che avevamo già visto in Guatemala e con la nostra solita fortuna siamo seduti in un sedile a tre posti e di fianco a me si siede una signora leggermente in sovrappeso per cui ci sarà da ridere per il viaggio.

L’autista poi, da bravo sudamericano è molto veloce e spericolato e con la radio a palla a tutto reggaeton iniziamo il nostro viaggio.

Entriamo nel parco Henry Pittier e il paesaggio comincia a cambiare, la città lascia pian paino il posto ad una natura potente e meravigliosa.

La strada è ripida e piena di tornanti che il nostro autista affronta in maniera alquanto sportiva non dimenticando di suonare il clacson. Da lontano si vede Maracay nella vallata ed è uno spettacolo meraviglioso. La vegetazione è florida e ovviamente tropicale. Saliamo sempre più in questo parco che sicuramente offre delle splendide passeggiate. Siamo quasi a 2000 mt. E l’aria è fresca.

Ci tocca una piccola sosta dal momento che il motore ha qualche problema per cui scendiamo tutti e ovviamente tutti si mettono a dare consiglio su come è meglio fare. E’ incredibile come in queste situazioni tutti si sentano esperti professori e solo uno lavori… Meno male che il guasto si rivela ben poca cosa e quasi subito ripartiamo. Arriviamo a Choroni’ che è un pueblito coloniale molto ben tenuto. La fermata degli autobus è esattamente a metà strada tra Choronì e P.To Colombia per cui ci dirigiamo a piedi (la distanza è brevissima) a P.To Colombia dove del resto vanno tutti. P.To Colombia è abbastanza turistica con diversi ristorantini e bar ed è attraversata da un fiume – il Choronì appunto. Dopo una sosta refrigerante e un rinforzo alla colazione con un paio di arepas arriviamo alla Playa Grande che in realtà non è poi così grande ma si trova in una baia incantevole.

Ci fermiamo solo per un bagno dal momento che il caldo e il sole cominciano ad essere insopportabili e preferiamo l’ombra delle palme.

Ci fermiamo per pranzo in un bar proprio vicino alla spiaggia. Ci portano subito una sopita di verdure tiepida che ci rimette dal caldo e poi pesce alla griglia (non saprei dire cosa) e tostones che sono delle specie di banane fritte che a me piacciono sempre molto . Il gestore è molto simpatico e beve polarcitas a una velocità supersonica probabilmente per evitare che si riscaldino.

Dopo il pranzo andiamo a piedi verso Choronì costeggiando il fiume C’è molta gente anche al fiume che fa il bagno, l’acqua è fresca e le rive ombrose… decisamente meglio della spiaggia incandescente.

Choronì sembra una città disabitata forse per effetto della canicola comunque è un borgo coloniale molto ben tenuto e coloratissimo con la sua piazza verde ed ombrosa con l’immancabile statua di Bolivar e la chiesa. Ormai il sole sta volgendo al tramonto e decidiamo di rientrare a Maracay. Alla fermata dell’autobus c’è tantissima gente per cui dobbiamo aspettare un po’ prima di poter partire Il traffico in Venezuela è terribile quasi come in Italia complice anche il fatto che la benzina è praticamente gratuita per cui anche in queste strade che sembrano deserte, in mezzo al nulla rimaniamo imbottigliati in una fila lunghissima a causa di un incidente. Arriviamo a Maracay che sono quasi le 20.00. Visti gli avvertimenti terroristici che avevamo letto prima di partire, ma che sinceramente abbiamo trovato esagerati, decidiamo di prendere un taxi per arrivare al centro di Maracay. Ceniamo sull’Avenida Bolivar che è stranamente desolata per cui dopo un breve giretto ce ne andiamo a dormire.

Lunedì 06 agosto 2007 Partenza da Maracay. Alle 7.15 siamo già fuori dall’hotel prendiamo un autobus verso il terminal dei bus (sempre pieno di gente) e verso le 8.00 parte il nostro autobus per Valencia. Il bus è più grande e più comodo di quello del giorno prima e non affollato di gente: Verso le 9.00/9.30 siamo a Valencia dove ci mangiamo un’empanada al formaggio e una bibita al volo e prendiamo subito la coincidenza per Chichiriviche.

Il costo del biglietto è di 20.000 bolos giustificati dal fatto che – a detta dell’autista – l’autostrada è tutta bloccata ma lui dice di conoscere strade alternative e ci garantisce che arriveremo a Chichiriviche in poco tempo ma non vuole storie sul prezzo del biglietto. Todo claro!!! Partiamo. Effettivamente ha ragione, l’autostrada è bloccata ma noi verso l’una arriviamo a Chichiriviche. Sull’autobus incontriamo anche due ragazzi italiani e che ritroveremo nei prossimi giorni.

Scesi al capolinea di Chichi ci dirigiamo a piedi verso Villa Gregoria lo troviamo subito ma purtroppo non ha posto.

Il signor Aurelio è molto dispiaciuto e ci indica un’altra “quinta” che si trova nella stessa strada – praticamente di fianco – dalla Signora Delia.

La camera è libera ma ancora da riordinare per cui lasciamo gli zaini ed usciamo.

Chichiriviche è un paesino minuscolo la sua unica ragione di esistere è che da lì partono le barche per i cayos per il resto si riduce ad un piccolo lungomare e due strade piene di bottiglierie e negozi di articoli per il mare. Assomiglia a certi posti della Riviera Romagnola dei primi anni ’70. Dopo aver sbrigato alcune formalità pratiche come bancomat e chiamare casa ci fermiamo sul lungomare in un ristorantino a mangiare un bel piatto di gamberoni.

Incontriamo anche gli italiani conosciuti sull’autobus e siccome tutti quanti vogliamo andare a cayo sombrero il giorno dopo decidiamo di andarci insieme per dividere la spesa e ci diamo appuntamento per la sera per metterci d’accordo.

Ci sono alcune spiagge lì intorno ma la vera attrattiva sono i cayos per cui dopo aver girato un po’ decidiamo di ritornare alla posada per una siesta una doccia e soprattutto l’aria condizionata.

Il sole sta tramontando e sul lungomare stanno montando delle bancarelle che vendono souvenir. Le strade cominciano ad animarsi…Mangiamo qualcosa velocemente visto che avendo pranzato e riposato tutto il pomeriggio non abbiamo molta fame quindi ci fermiamo in bar con i ragazzi italiani Fidenzio e Mara per una pinacolada divina Chiacchieriamo molto anche se tutto comincia a chiudere molto presto e la gente sembra scomparire per cui tutto sommato abbastanza presto ce ne andiamo a dormire. Durante la notte l’immancabile temporale.

Martedì 7 agosto 2007 Sveglia verso le 8.00. La strada della nostra posada non è asfaltata per cui dopo il temporale della notte è completamente allagata di conseguenza c’è un immenso lago rosso di fango che ci ostruisce il passaggio.

Non ci facciamo intimorire e guadiamo questo fiume rosso a piedi scalzi.

In fondo alla strada una signora molto gentile, che sta imprecando contro il governo, come sempre si fa quando piove in tutto il mondo, ci porta un secchio d’acqua per lavarci e toglierci un po’ di fango.

In una panaderia facciamo una colazione un po’ triste. Contattiamo e contrattiamo il barcaiolo e vado in bottiglieria a fare rifornimento d’acqua. La maggior parte delle persone noleggiano lì direttamente la cassa frigo e si portano tutto ma si trova tutto tranquillamente anche là visto che ci sono venditori e pure un bar e i prezzi sono più che accettabili.

Arrivano anche i nostri amici e così partiamo verso Cayo Sombrero che sembra essere, a detto di tutti, il più bello tra i cayos.

Il barcaiolo è veloce e il mare un olio. Arriviamo a Cayo Sombrero e ci accordiamo per il ritorno.

C’è ancora pochissima gente e ci sembra di essere in paradiso.

Il tempo di appoggiare gli asciugamani e di svestirmi e sono già in acqua che è limpidissima e subito molto profonda per cui fresca … in poche parole meravigliosa. Dopo diversi bagni chiacchiere e letture faccio un giro dell’isolotto: dall’altro lato c’è la barriera corallina e la spiaggia è più affollata (si può anche campeggiare) Ci mangiamo una cachapa con il formaggio (che è una specie di piadina di mais) e trascorriamo così una giornata di puro relax. Il barcaiolo torna a prenderci verso le 17.00. Il viaggio di ritorno va ancora più veloce e superiamo tutte le altre imbarcazioni il mare è anche leggermente mosso e così abbiamo pure la doccia inclusa.

Arrivati a Chichiriviche ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la cena.

Noi ci fermiamo per in una polarcita rinfrescante prima della doccia.

Andiamo in un altro ristorantino sul mare e su consiglio di un altro italiano che era lì a cena mangiamo pesce anche se sinceramente la qualità non è eccellente, le porzioni però sono più che generose. Salutiamo i nostri amici sperando di incontrarci ancora in qualche angolo di Venezuela Mercoledì 08 agosto 2007 Sveglia presto come al solito prepariamo gli zaini e siamo già alla fermata dell’autobus. Riusciamo a prenderci un caffè al volo in una baracchina e saliamo sull’autobus.

Dopo una mezzoretta siamo al cruce de Sanare dove dobbiamo prendere il pullman verso Coro. Quando arriva l’autobus da Valencia è già bello pieno ma riusciamo a trovare posto a sedere e, in assenza di aria condizionata, portiere e finestrini aperti rendono fresco e piacevole il viaggio.

Alla stazione di Coro decidiamo di prenotare già i posti sul bus che va a Merida la sera stessa. Fortunatamente troviamo gli ultimi due posti, lasciamo gli zaini alla ragazza della compagnia dei bus e ci dirigiamo a piedi verso il centro di Coro.

Fa già molto caldo e arrivati in centro ci fermiamo subito in una graziosa piazzetta ombrosa dove in un chioschetto con i tavolini fuori ci facciamo una bella colazione e base di arepas e aranciata.

Coro è una bella città coloniale, ben tenuta ma a nostro avviso ben poco affascinante nonostante sia considerata patrimonio dell’umanità. Forse è perché qui il caldo è molto intenso fatto sta che giriamo per il centro della città e poi ci fermiamo in un bar ristorante per il pranzo. C’è un sacco di gente a pranzo, probabilmente tutta gente che lavora negli uffici lì intorno. Non abbiamo molta fame visto il caldo terribile ma fortunatamente una bella sete che cerchiamo di placare con nuerose cervezas.

Dopo pranzo andiamo in plaza falcon anche questa ombrosa, per una siesta su una panchina. Per fortuna il cielo si annuvola un po’ e si alza un po’ di aria fresca…Sembrerebbe quasi un temporale in arrivo ma in questa parte del Venezuela piove veramente poco… Decidiamo quindi di anticipare la nostra visita ai Medanos de Coro che sono dune di sabbia praticamente in città.

A calle Falcon prendiamo l’autobus dove veniamo intrattenuti da un venditore di un rimedio miracoloso… scendiamo quasi all’inizio del parque. Percorriamo un viale alberato e improvvisamente ci ritroviamo davanti le dune. Sembra di essere nel Sahara o sulla luna e anche il cielo grigio conferisce al posto un aspetto magico Camminiamo a piedi nudi sulla sabbia bollente c’è gente ma non molta e ci sembra quasi di essere gli unici sopravvissuti dopo un disastro nucleare.

Con l’autobus ritorniamo in centro e siccome è abbastanza presto decidiamo di tornare alla stazione degli autobus a piedi.

Recuperati gli zaini andiamo a d aspettare l’autobus e l’attesa è veramente faticosa anche perché alle 19.30 ora in cui dovrebbe partire non se ne vede nemmeno l’ombra. Facciamo chiacchiere con altri passeggeri e finalmente arriva il nostro bus E’ già molto pieno e ci dicono che non c’è posto per tutti per cui mentre Giorgio va a caricare i bagagli io salgo per prendere i posti.

Una signora molto gentile, con cui avevamo chiacchierato nell’attesa, ce li ha tenuti. L’aria condizionata è intensa ma noi pensiamo di essere sufficientemente attrezzati con una felpa un asciugamano di spugna e le calze. Illusi!!! Partiamo a ritmo di salsa dopo poco ci spengono le luci e dobbiamo dormire sempre a ritmo di salsa.

La temperatura dentro sarà di 10 gradi e l’aria arriva da tutte le parti. Ovviamente dormire è impossibile ho le orecchie congelate e la musica non è una ninna nanna.

Giovedì 09 agosto 2007 Finalmente arriviamo a Merida . Sono le 7.30 circa. Non ci sembra caldissimo fuori ma forse siamo noi che ci stiamo lentamente scongelando.

La stazione di Merida è grande e abbastanza moderna e ci fermiamo in un bar all’interno della stazione a fare colazione con un bel caffè bollente e delle brioches salate ottime.

Faccio un giro per informarmi sugli orari degli autobus per quando dovremo lasciare Merida e con un taxi andiamo direttamente alla posada La Montaña.

Fortunatamente ha posto ma la camera non è , ovviamente, ancora disponibile visto l’orario. Lasciamo gli zaini e usciamo.

Ci sono moltissime agenzie a Merida che offrono escursioni per moltissimi posti e per diverse attività come rafting o trekking .Merida si trova ai piedi delle Ande, le prime Ande del continente sudamericano che da qui arrivano fino alla punta estrema del Cile .

Ci fermiamo in fondo alla strada dove in una casetta a strapiombo sulle montagne quasi di fronte al teleferico c’è l’agenzia Arrasaki. Vogliamo andare andare a los llanos e questa agenzia ci ispira molto.

Ad accoglierci c’è una ragazza tedesca che parla molto male lo spagnolo per cui optiamo per l’inglese.

Ci illustra tutte le escursioni e rimaniamo letteralmente affascinati dalla proposta di andare a Catatumbo che non avevamo minimamente preso in considerazione. Catatumbo è un posto nella laguna di Maracaibo dove succedono in estate fenomeni strani. Alla notte il cielo si riempie di lampi a cielo sereno. In tanti hanno studiato il fenomeno ma non hanno capito il perché.

Prenotiamo per partire subito il giorno dopo per Catatumbo. Prenotiamo da loro anche il biglietto per salire al teleferico di Merida.

Liberi da questi compiti organizzativi ci dedichiamo alla visita della città. Merida è una bella città, coloniale e molto sudamericana. Ci fermiamo un po’ in piazza dove stanno allestendo bancarelle con artesanias e subito ci attacca bottone un ragazzo un po’ loco…Facciamo due chiacchiere e subito il discorso va su Chavez. Lui, che dice di essere rojo rojito, ne è molto contento e così ci illustra tutte le migliorie che sono state fatte e ci parla di come la gente stia decisamente meglio. Stremati da questa conversazione riusciamo a fatica ad andarcene per cui ci premiamo con due polarcitas nel…Peggior bar di Merida.

In realtà è molto affascinante ma ricorda un po’ quello della pubblicità. Andiamo a vedere se la nostra camera è pronta. Ho bisogno di una doccia.

La camera è piccolina ma graziosa, sembra quasi una baita di montagna e l’acqua della doccia è bollente…Una meraviglia. Fuori c’è un piccolo patio interno con tante piante tropicali e un piccolo salottino per i fumatori che Giorgio inaugura subito. Piove ma per poco tempo. Ritemprati dopo la doccia usciamo per fare merenda visto che ci è venuto un languorino e l’ora di pranzo è già passata. Ci accontentiamo di un sandwich e proseguiamo la nostra visita di Merida e dei suoi mercatini artigianali.

In un negozio decidiamo di comprarci una bella coperta in pile matrimoniale che come dice la signora che ce la vende è perfetta per viaggiare in autobus (????) Verso le 18.00 torniamo alla agenzia per incontrare Alan che sarà la nostra guida a Catatumbo e Megan e Bratt due ragazzi americani che faranno in viaggio con noi. Alla sera Merida è molto animata, tanti ragazzi giovani e molti locali aperti. Dopo cena ritorniamo nel bar che ci era piaciuto per berci finalmente un rum Il locale è decisamente animato e l’atmosfera è allegra. C’è anche un ragazzo italiano che vive a Merida vendendo artesanias per strada e sta festeggiando i buoni incassi della giornata.

Merida non ci sembra una città pericolosa perlomeno nelle zone del centro però verso mezzanotte tutto si svuota e la gente sembra quasi scomparire per cui decidiamo che anche per noi è giunta l’ora della nanna.

Venerdì 10 agosto 2007 Sveglia alle 6.30 prepariamo gli zainetti più piccoli per il nostro giro, sbrighiamo le formalità con il ragazzo della posada: gli lasciamo gli zaini e confermiamo la camera per quando rientreremo tra due giorni.

Davanti alla posada ci aspetta un piccolo pullman con Alan e i due ragazzi americani guidato dal mitico Frank.

Andiamo al terminal dei bus perché dobbiamo recuperare due ragazzi tedeschi di Monaco che si uniranno a noi e che stanno arrivando da Caracas. Ovviamente il bus che viene da Caracas è in ritardo per cui andiamo a fare colazione e socializziamo un po’ con Brett e Megan che sono molto americani ma simpatici. Siccome il bus da Caracas tarda ancora decidiamo di partire tanto ci raggiungeranno più tardi. La prima tappa, qualche chilometro fuori dal centro di Merida, è una fabbrica di zucchero. In realtà è una capanna dove cinque/sei persone stanno lavorando allo zucchero che bolle in diversi calderoni. Alcuni spremono il succo della canna con una macchina e poi con l’acqua in enormi calderoni fanno evaporare il tutto fintanto che non si riduce ad un impasto dolcissimo che viene diviso a panetti Il caldo e il vapore sono incredibili qui dentro: è un lavoro inumano. Parliamo con un operaio che sta tagliando la canna e anche lui ci parla di Chavez come uno del popolo e di come la sua giornata lavorativa sia migliorata da quando c’è lui. Dopo la visita ci fermiamo in un piccolo borgo molto carino e piccolo con una piazza Bolivar, una chiesa ed un emporio.

Qui ci raggiungono Thomas e Sabine i due ragazzi di Monaco che sono finalmente arrivati da Caracas e che un collaboratore dell’agenzia ha accompagnato fin lì.

Ripartiamo per andare a vedere un’altra “fabbrica” dove fanno il chimo cioè il tabacco da masticare.

Il paesaggio e’ molto bello e cambia molto rapidamente .

Dalle montagne di Merida ci ritroviamo ora in una zona molto arida e piena di cactus. Alan ci spiega che qui c’è un microclima particolare per cui ritroviamo diversi tipi di climi e vegetazioni nel giro di pochi chilometri.

Il procedimento di lavorazione del tabacco è molto simile a quello dello zucchero anche se qui l’odore non è per niente gradevole. La foglia del tabacco viene prevalentemente dalla Colombia che da qui non è lontana.

I ragazzi tedeschi dopo la notte in pullman hanno bisogno di fare colazione per cui ci fermiamo in una specie di autogrill lungo la strada dove Giorgio fa una lunga chiacchierata con Frank affascinato dall’enorme quantità di insaccati che si riescono a fare con un maiale, l’ha visto in una trasmissione televisiva e sarebbe molto curioso di assaggiarli. Venendo da Modena siamo molto esperti per cui la conversazione si dilunga assai.

Dopo El Viegio che è un pueblo abbastanza grande oltrepassiamo un lungo tunnel e ci ritroviamo nella foresta pluviale.

Ci fermiamo quindi a pranzo lungo la strada. Pollo alla brace molto saporito, yucca e allaca. Quindi sosta in una bottiglieria per procurarci ghiaccio bibite birra e rum per la nostra serata visto che a Catatumbo non c’è nulla. Il viaggio è bello oltrepassiamo piccoli paesi ed agglomerati di case anche qualche baracca costruita da povera gente abusivamente nei latifondi degli ancora troppo ricchi venezuelani Lungo la strada compriamo dolcetti al cocco meravigliosi e un casco di banane che ci serviranno come esca per le farfalle. Ci piace molto questo giro e Alan è una persona molto preparata e umanamente fantastica oltre che essere un bravissimo fotografo.

Arriviamo a P.To Concha dove dovremo lasciare il minibus per prendere la barchetta che ci porterà a Catatumbo.

Prenderemo due barchette. Una dove carichiamo tutto il cibo e nostri bagagli ed una per noi.

Nell’attesa mi attacca bottone un tipo un po’ strano. E’ ubriaco e parla molto male ma probabilmente partirebbe in vantaggio anche da sobrio.

Capisco solo che viene dalla Colombia da un non precisato posto sul Rio Magdalena. Macondo ?? Vista la stranezza del soggetto potrebbe essere un pronipote di Aureliano Buendia!!! Partiamo. La traversata è piacevole anche se un po’ lunga e i seggiolini un po’ scomodi. Vediamo un sacco di uccelli diversi e colorati e un caimano che non sfugge agli occhi attenti di Eddie nostro barcaiolo e compagno di viaggio fantastico. Il fiume sfocia nel lago di Maracaibo che è immenso. Il tempo è bellissimo per cui la luce a questa ora ormai tarda è perfetta e tutto luccica in questo orizzonte che sembra non finire mai. Vediamo i delfini di fiume, le inie dei cruciverba finalmente!!! L’acqua della laguna di Maracaibo è dolce nonostante abbia lo sbocco al mare ma l’acqua del fiume butta talmente tanta acqua che rimane dolce.

Entriamo dentro al parco della Laguna e finalmente arriviamo a Congo il villaggio sull’acqua dove passeremo la notte. Congo è un posto magico: sono alcune palafitte che formano un piccolo villaggio molto animato e pieno di bambini, soprattutto durante il giorno quando gli uomini sono tutti fuori per la pesca.

Noi dormiremo in una palafitta che fa parte del parco ed è statale. Ci preparano le nostre amache mentre suonano i tamburi della chiesa. Riusciamo anche a farci una doccia infatti c’è una specie di canna che butta fuori acqua fresca e piacevolissima e poi un coca e rum sul pontile è proprio quello che ci vuole di fronte a questo tramonto cosi’ insolito.

Per cena abbiamo del pesce fritto molto buono e croccante ma pieno di lische e un super insalatone di pomodori, avocado cipolla e cetriolo. Mangiamo tutti insieme aspettando i lampi che Alan prevede verranno abbastanza presto. Aspettiamo sul pontile mentre il sole è già sceso e la notte si fa fonda rischiarata solo da alcuni bagliori in lontananza. I bambini di Congo fanno il bagno e conosciamo Luis, un ragazzino di 12 anni con due occhi neri e profondi come la laguna.

Parliamo di politica di Bush di Chavez e di tante cose e verso le nove ci coglie un temporale.

Alan è preoccupato perché dice che in questo modo non è certo che riusciremo a vedere i lampi. Sono tutti stanchi per cui nell’attesa vanno a dormire sulle amache. Anche noi andiamo dentro il nostro bozzolo pero’ non abbiamo sonno e guardo Eddie che scruta lontano e si sente fiducioso. Ha smesso di piovere, decido che avrò’ tempo per dormire e torno sul pontile con Alan ed Eddie e anche Giorgio dopo un po’ ci raggiunge. Aspettando i lampi chiacchieriamo finalmente in spagnolo e anche Eddie può’ partecipare alla conversazione parliamo di destino e di pensiero positivo e non posso far altro che constatare che Alan è un gringo nonostante viva in Venezuela da anni, ha un approccio diverso nell’affrontare la vita mentre noi e Eddie siamo latinos e decisamente più disincantati forse anche un po’ più cinici. Verso le 23.30 Alan pensa che per un po’ non vedremo alcun lampo anche i bagliori che si vedevano in lontananza sono scomparsi.

Questo fenomeno dei lampi accade solo qui a Catatumbo gli studiosi non hanno ancora capito il perché ma sembra che l’acqua calda della laguna emani del vapore che per la conformazione delle montagne che ci sono intorno provoca con l’incontro con aria diversa questo fenomeno di elettricità.

Nelle nostre amache cerchiamo di prendere sonno anche se il mio vicino è un russatore di prima scelta … Verso le tre Alan ci sveglia perché sembra che incominci. All’inizio è un po’ blando per cui tutti stanchi se ne ritornano a dormire c’è un’umidità paurosa ma la curiosità è più’ forte. Dopo un’ora veniamo ripagati con uno spettacolo incredibile. I lampi sono cosi’ forti e la luce che emanano cosi’ intensa che rischiarano a giorno…Potresti leggere senza lampada. Ci sono anche un sacco di stelle cadenti e cosi’ mi ricordo che è san lorenzo …Credo che non dimenticherò mai questa notte a Catatumbo non solo per aver visto questo fenomeno strano e unico al mondo ma soprattutto per aver condiviso con delle persone speciali una magnifica esperienza in questo angolo sperduto di mondo Verso le sei le prime luci dell’alba ci offrono uno scenario incredibile…Nel bel mezzo della laguna di Maracaibo al confine tra il Venezuela e la Colombia il rosa intenso dell’alba e ancora alcuni lampi ritardatari ci offrono lo spettacolo incredibile di Congo che pian piano si risveglia.

Sabato 11 agosto 2007 Ormai è giorno tutti dormono ma io, Giorgio, Alan, Eddie e Frank ci beviamo un caffè forte nero e dolce con pane marmellata di guanabana e formaggio continuando la nostra piacevolissima conversazione.

Pian piano si alzano anche gli altri.

Quando siamo tutti pronti con la barca risaliamo il fiume a nord di Congo per vedere una parte di foresta vergine. E’ bellissimo l’acqua è cosi’ limpida che sembra uno specchio c’è silenzio ad eccezione dei rumori della foresta …E noi decidiamo che andremo a caccia di farfalle.

Alan è un entomologo esperto e noi fortunati ad averlo come guida. Ha scoperto anche una specie nuova di farfalle che adesso porta il suo nome al British Museum.

Appendiamo le trappole che sono retine con dentro le banane che non frattempo sono marcite ma sembra che le farfalle ne vadano ghiotte.

Ci sono farfalle con colori incredibili con una predominanza di blu intenso e cangiante.

Alan ne cattura tantissime, le fotografiamo e le lascia libere vediamo anche un sacco di altri animali e infine abbiamo un incontro molto cordiale con delle scimmie cappuccino. Thomas trova addirittura una fidanzata ed intrattiene con lei un lungo dialogo.

Passiamo tutta la mattinata come dei novelli esploratori poi, accaldati, torniamo verso la laguna dove in un punto dove l’acqua è particolarmente clarita facciamo un bagno delizioso.

Rientriamo a Congo e il passaggio è se possibile ancora più’ bello c’è un altro villaggio di palafitte e di nuovo Congo per il pranzo a base di pesce riso e insalata.

E’ l’ora della siesta e il silenzio immobile della laguna non viene minimamente disturbato dal mio vicino di amaca russatore che cerca di vincere il Guinnes dei primati Al villaggio intanto le bambine della scuola stanno provando una danza folkloristica con dei vestiti bianchi e celesti molestate dai ragazzini che le prendono in giro e che vengono, per punizione gettati in acqua.

Dopo la siesta il caffè e il dolce di guanabana con la barca visitiamo Congo con la sua plaza Bolivar la chiesa e le casette tutte adorne di bouganvillae colorate e poi partenza di nuovo sul fiume al confine con la Colombia dove speriamo di vedere ancora tantissimi animali.

Il tempo pero’ minaccia temporale per cui prima del previsto decidiamo di ritornare verso la laguna, la pioggia si fa insistente e fastidiosa per cui anche le possibilità di vedere altri animali si fanno più’ scarse…Per cui soddisfatti (nonostante l’interruzione anticipata) decidiamo di ritornare verso Puerto Concha dove lasciamo le barche, beviamo una birra e prendiamo il nostro minibus dopo aver salutato Eddie che rimane.

Durante il viaggio di ritorno siamo un po’ stanchi, ci fermiamo al El Vigio per la cena e verso le 23.00 con un po’ di anticipo rispetto al programma siamo a Merida: Salutiamo tutti: Thomas e Sabine partiranno all’indomani per los llanos anche Megan e Brett partono per altre destinazioni. Ci accordiamo con Alan per vederci all’agenzia il pomeriggio di domani.

Domenica 12 Agosto 2007 Sveglia e prepariamo gli zaini che lasciamo alla posada visto che abbiamo deciso di prendere l’autobus per Ciudad Bolivar alla sera.

Andiamo verso il teleferico e lungo la strada ci fermiamo in una panaderia con i tavolini e ci facciamo una bella colazione con brioches salate caffè e succo d’arancia.

Abbiamo la prenotazione per le 10.00. Il teleferico di Merida è una grande attrazione turistica ed effettivamente bisogna procurarsi il biglietto qualche giorno prima perché c’è sempre molta gente .

Speriamo non sia troppo tardi per riuscire a vedere qualcosa dal momento che nella tarda mattinata le montagne si coprono di nuvole e non si riesce a vedere nulla.

La prima stazione è la Montaña che è a 2436 mt . Il paesaggio è bellissimo e si vede la grande estensione di Merida c’è il sole anche se in cime alle montagne cominciano a spuntare le nuvole. La stazione successiva è la Aguada a 3452 mt. Ci sono molte nuvole e si vede poco ma la cosa si fa molto affascinante. Qui non si puo’ uscire fuori per cui approfittiamo per farci un cafè e Giorgio pure un quesillo Dieci minuti e poi alla terza, Loma Redonda a 4045 qui ci sono anche i cavalli e si possono fare escursioni ma decidiamo di fermarci al ritorno.

Comincia a fare freschino visto che noi siamo con una magliettina e con i sandali.

L’ultima stazione è Pico Espejo e siamo a 4765 mt e da qui c’è il Pico Bolivar a 5007 mt. A Pico Espejo c’è la neve salendo il panorama e’ strabiliante vediamo l’altra cabina del teleferico, che scende inghiottita dalle nubi. Fa veramente freddo fuori ma merita sicuramente. Ci facciamo un caffè bollente nel bar più’ alto del mondo e scendiamo. Ci fermiamo a Loma redonda dove facciamo una passeggiata guardiamo i cavalli parliamo con due ragazzi di origine italiana e ci godiamo questo paesaggio montano arido e desolato come solo le Ande possono offrire.

Scendere con il teleferico è divertente e ai bambini sembra di essere in giostra. Nel pomeriggio siamo di nuovo a Merida. Ormai è tardi per fare eventualmente un’escursione al Paramo per cui ci dedichiamo alla visita della città In piazza Bolivar ci facciamo due panini enormi con pollo, e approfittiamo per telefonare ad una posada di Ciudad Bolivar per prenotare una stanza. Infatti arriveremo che è già notte saremo stanchi e non avremo di certo voglia di cercarci pure da dormire.

Telefono alla posada Don Carlos dove stando alla guida organizzano pure le escursioni per Canaima e prenoto una camera con condizionatore: crepi l’avarizia.

Verso le 18.00 andiamo all’agenzia Arrasaki a salutare Alan che molto carinamente ci lascia un cd con alcune foto del nostro giro, facciamo una sosta per un ultima birra un giretto per le bancarelle e poi a recuperare gli zaini alla posada e al terminal dei bus con un taxi.

Merida ci rimarra’ nel cuore.

L’autobus parte stranamente in orario non c’è musica e fa freddo ma siamo ben equipaggiati con la nostra super coperta di pile per cui dormo in un attimo Lunedì 13 agosto Sempre in pullman leggo leggo leggo vedo un film scemo che fa divertire un sacco dei ragazzi adolescenti seduti davanti a noi Alle 20.00 o forse dopo arriviamo finalmente a Ciudad Bolivar. C’è confusione in stazione e con un taxi arriviamo in centro:le strade sono desolate anche se non è tardissimo arriviamo all’hotel che è tutto pieno bhè per fortuna che avevamo prenotato anche se alla posada Don Carlos hanno un sacco di amache nel patio e riescono a sistemare tutti.

La posada è una casa coloniale bellissima con mobili e sedie di legno massiccio. Ha un patio interno pieno di piante tropicali e la nostra stanza è gigantesca e il condizionatore impagabile.

Decidiamo di informarci subito li’ per Canaima. Ci dicono che c’è un gruppo che parte il giorno dopo per cui decidiamo di aggregarci. Martedì 14 agosto 2007 Sveglia alle 6.30 prepariamo gli zainetti più leggeri lasciamo quelli grossi e tutto quello che non serve alla posada e con una camioneta zebrata partiamo insieme a Martin che è il marito un po’ antipatico della titolare della posada, verso l’aeroporto di Ciudad B. Con noi ci sono due ragazzi italiani di Massa Carrara e un gruppetto di francesi di Le Mans. Siamo tutti nella stessa posada All’aeroporto ci dividono, Giorgio va coi ragazzi francesi e io con i due italiani Alessandro e Michela e altri due ragazzi di Barcellona.

Il viaggio è bello e lo stato degli aerei è più che dignitoso…Insomma temevo peggio. Si vede l’Orinoco che è immenso e la giungla ma ci sono anche tantissime nuvole tant’è che inizia a piovere e il pilota ci comunica che l’ aeroporto di Canaima è chiuso perché sta piovendo fortissimo per cui ci dirottano in un altro aeroporto in mezzo al niente.

Quando atterriamo ci sono anche Giorgio e gli altri che ci aspettano sulla pista. In realtà si tratta di un hangar, la pista e nulla più e i rumori della foresta intorno sono incredibili.

Aspettiamo mezz’ora circa e ripartiamo.

Arrivati all’aeroporto di Canaima ci sembra di essere in un centro di smistamento per immigrati, compriamo un impermeabile che ci servirà assai durante il viaggio e facciamo una piccola colazione a base di empanadas. Ha fortunatamente smesso di piovere. Arriviamo all’accampamento dove c’è una confusione incredibile lasciamo li’ soldi e documenti e dopo una veloce spiegazione di quello che sarà il nostro giro, con il minimo indispensabile partiamo a piedi. Accompagnati da un cane arriviamo ad una bella cascata che da l’energia elettrica a tutta Canaima. Ci raggiunge la nostra guida Tony, e prendiamo la barca anche se un breve pezzo lo facciamo a piedi nella savana perché le rapide sono troppo forti. Il viaggio è lungo ma il paesaggio lascia senza fiato. Ci sono anche due ragazzi di Firenze per cui in tutto siamo sei italiani quattro francesi e due fidanzati lui venezuelano e lei olandese estremamente antipatici e spocchiosi.

Il viaggio è divertente nonostante l’acqua entri da tutte le parti, a tratti piove pure e il paesaggio è veramente strano. Il “mondo perduto” si sta materializzando davanti a noi: i tepuy avvolti dalle nuvole dai mille colori e l’acqua del fiume di un colore incredibile (sembra quasi cocacola) ci fanno fanno quasi perdere la cognizione del tempo. Dopo tre ore di navigazione arriviamo al Salto Angel. Lasciamo le barche e a piedi con una camminata che durerà circa un’ora ci dirigiamo verso il punto dove si può ammirare il salto in tutta la sua estensione.

La camminata è molto suggestiva in mezzo alla giungla ma verso la fine incomincia a piovere.

Il Salto Angel è gigantesco e c’è anche un sacco di acqua…Stiamo li’ ad ammirarlo sotto un’acqua incredibile.

Cominciamo a ridiscendere verso le cinque e dopo poco ci coglie anche il buio ma riusciamo a ritornare all’accampamento bagnati come pulcini. Aspettiamo Tony, la guida, e gli altri e con la barca attraversiamo il fiume visto che il nostro accampamento si trova esattamente dall’altro lato.

Fa già buio e dopo esserci risistemati e preso posizione nelle amache ci sediamo al tavolo. Siamo in tantissimi La cena è a base di pollo e insalata. Divoriamo tutto Facciamo molte chiacchiere con i ragazzi italiani. Quasi tutti si coricano presto ma è cosi’ piacevole stare li’ insieme in mezzo alla giungla sentendone tutti i rumori con lo scroscio della cascata alle nostre spalle alla luce delle sole candele E fuori continua a piovere… Mercoledì 15 Agosto 2007 Ovviamente alle 5.00 sono tutti già svegli e vocianti…Uff…Ho uno scambio d’opinione con una spagnola urlante particolarmente alterata perché a dire suo abbiamo fatto confusione la sera prima (???) Ci alziamo, non potendo fare diversamente facciamo colazione a base di arepas caffè, latte uova strapazzate e succo d’arancia. Facciamo le foto al salto e partiamo. Il viaggio di ritorno è decisamente più veloce e facciamo conoscenza anche con i ragazzi francesi, complice la canzone Bella Ciao che si mettono a cantare pur non conoscendo le parole per cui ci uniamo al coro e ci fanno promettere che la sera gli scriveremo il testo.

Arriviamo al nostro accampamento a Canaima e ci danno le stanze. La tentazione di dormire è forte ma resistiamo e nell’attesa del pranzo facciamo un giro per il minuscolo villaggio di Canaima e tutti insieme andiamo al bar che c’è sulla spiaggia dove, di fronte ad un panorama eccezionale, ci beviamo qualche birra.

Alle 12.30 pranziamo e dopo con la barca andiamo a fare un giro nella Laguna di Canaima: ci sono diversi saltos e ci dirigiamo a piedi verso il Sapo e poi il Sapito.

Il Sapo è bellissimo e pieno di acqua, ci svestiamo e passarci sotto è un’esperienza bellissima e divertente.

Canaima è veramente un posto magico qui la natura ci fa vedere una potenza che a volte scordiamo.

Anche questa escursione è bellissima e quasi quasi la preferisco al salto angel.

Alla sera dopo una bella doccia e di nuovo una passeggiata per Canaima ceniamo tutti insieme, manteniamo la nostra promessa di scrivere le parole di Bella ciao e iniziamo un’interminabile chiacchierata con una famiglia di venezuelani Gilberto, Dora e i loro due bambini sul Venezuela, sull’Italia su Chavez e su come va (o non va) il mondo.

Giovedì 16 agosto 2007 Mi sveglio presto ed esco a prendermi un caffè, c’è poca gente alzata e si sta bene. Dopo poco si alzano anche Giorgio e gli altri ed andiamo a fare colazione insieme a due ragazzi di Barcellona e ad un gruppo di bolognesi…Così bolognesi Quindi un altro caffè. Incontriamo la famiglia venezuelana che sta partendo per il giro al salto, ci scambiamo gli indirizzi, ci facciamo delle foto e ci salutiamo.

Noi facciamo un giro per Canaima il negozietto di artesania l’immancabile chiesa e poi tutti insieme a piedi verso l’aeroporto. Lì c’è un po’ di casino: imbarcano qualcuno e qualcuno no, i ragazzi francesi si arrabbiano con Toni e partiamo scaglionati. Gli italiani sono già partiti e finalmente anche noi. Nonostante il tempo sia brutto il paesaggio è sempre bellissimo e l’Orinoco … Sembra un mare e poi tutto questo verde. A Ciudad Bolivar c’è un temporale e quando atterriamo la pista sembra una piscina. Marco Liliana Ale e Michela ci stanno aspettando all’aeroporto salutiamo Marco e Liliana che decidono di partire subito e con Michela e Ale andiamo insieme alla posada e decidiamo di cenare insieme alla sera.

Noi vogliamo andare in giro per Ciudad Bolivar per cercare poi di organizzarci per la Gran Sabana.

Con tutta calma dopo la doccia e la siesta usciamo.

Fa caldo e proviamo a sentire in diverse agenzie se organizzano tour per la gran sabana. Purtroppo (o per fortuna) è già tutto pieno e dopo tre o quattro agenzie decidiamo di soprassedere così andiamo al terminal dei bus per vedere di prendere un bus per Santa Elena de Uaren in modo di poter andare autonomamente alla gran sabana cosa che in fondo preferiamo.

Al terminal incontriamo anche Michela e Ale che partiranno domani per P.To la Cruz e per andare poi a Los Roques.

Sbrigate le questioni pratiche con un taxi torniamo in centro.Il taxista è un nonnino molto simpatico e il taxi credo abbia la sua età o forse più ci fa fare anche un giro turistico per Ciudad Bolivar e spiegandoci alcune cose . E’ molto simpatico e si merita la mancia. Andiamo sul paseo dell’Orinoco che a quest’ora è molto animato ci sono un sacco di bancarelle che vendono di tutto ma soprattutto il pesce appena pescato dal fiume che cuociono li’ immediatamente carne e ogni sorta di cibo e naturalmente ognuno grida la propria mercanzia.

Dopo un giro ci fermiamo in un bel bar proprio sul fiume a berci una polarcita e poi alla posada a farci belli per la serata.

Ciudad Boilivar ad una prima occhiata mi è piaciuta moltissimo. Ho letto molti commenti sul fatto che sarebbe una città pericolosa ma al di là del fatto che non ci è successo nulla, non abbiamo avuto mai in nessun momento la percezione di essere in pericolo.

Comunque usciamo a piedi alla ricerca di un ristorante. C’è ancora un po’ di gente in giro anche se fa già buio e dopo un po’ troviamo un ristorante è una tasca spagnola per cui entriamo. Non c’è molta gente ma il locale è bello. Ci sono anche due pappagalli verdi.

Giorgio e Ale si lasciano tentare da degli spaghetti al sugo niente male mentre io e Michela ci facciamo un piatto di carne. Tutto molto buono. Il gestore è un colombiano di Bogotà che beve continuamente.

Finito di mangiare ci spostiamo al bar vicino ai pappagalli per berci finalmente un rum serio. La serata è piacevole e anche i pappagalli sono in forma soprattutto la femmina chavista convinta che ogni tanto dice “Uh ah Chavez no se và” mimando lo slogan dopo il referendum. Arriva anche un signore portoghese che potrebbe essere il titolare del locale. Dopo qualche rum e tante chiacchiere decidiamo di rientrare. Ciudad Bolivar è letteralmente deserta. Nel patio della posada ci facciamo (per chi fuma ) un ultima sigaretta e poi ci salutiamo visto che i ragazzi hanno il pullman molto presto.

Venerdì 17 Agosto 2007 Finalmente sveglia libera…Prepariamo gli zaini e li lasciamo alla posada poi usciamo per vedere con tutta calma Ciudad Bolivar visto che il bus lo abbiamo alla sera.

Ha piovuto tutta la notte per cui l’umidità è fortissima anche se c’è un bel sole. Ci fermiamo in una panaderia per i soliti pastelitos mas refrescos y cafè. Passeggiamo lungo il paseo dell’Orinoco fino al Mirador Angostura che è il punto più stretto del fiume. E’ veramente impressionante la grandezza di questo fiume: se penso al Po mi sembra un ruscello al confronto!! Il paseo è molto animato le bancarelle sono nel pieno dell’attività e ci sono anche tanti negozi. Ci facciamo una birretta analcolica (è ancora mattina e non si vendono alcolici) in un bar caratteristico antistante il lungofiume. Forse non è un locale molto raccomandabile pero’ è fresco e la birra gelata!!! Il Paseo Orinoco è il cuore di Ciudad Bolivar, la musica a palla e la gente che urla, ci mangiamo del chorizo con allaca nelle bancarelle. La città non è grandissima ha qualche bella piazza e il centro storico è ovviamente coloniale poi c’è una una avenida moderna piena di negozi e centri commerciali. Anche non facendo nulla il tempo passa per cui verso sera rientriamo alla posada e poi andiamo in stazione.

Al terminal incontriamo anche Mara e Fidenzio che sono appena arrivati dopo un giro a los llanos, ci salutiamo mangiamo qualcosa e dopo il solito ritardo arriva anche il nostro bus per S.Ta Elena.

Fa freddo come sempre Sabato 18 Agosto 2007 Prestissimo, verso le 6.30 l’autobus si ferma e dobbiamo scendere perché c’è una specie di dogana infatti siamo al confine con il Brasile. Perdiamo un po’ di tempo perché aprono tutti i bagagli nel frattempo cominciamo a famigliarizzare con le zanzare che qui sono veramente impegnative giorno e notte. Siamo a San Francisco de Yumanì veramente vicinissimo a Santa Elena.

Il paesaggio mi lascia senza parole è veramente la savana!!! La stazione di S.Ta Elena de Uaren è minuscola ed in mezzo al niente. Prendiamo un caffè e poi con un taxi ci dirigiamo verso un hotel che abbiamo letto sulla guida.

La prima cosa che notiamo è una fila chilometrica alla pompa di benzina: siamo al confine con il Brasile e vengono tutti a fare il pieno. Il taxista ci dice che la sera prima c’è stata una super festa e che la gente è ancora a letto visto che hanno bevuto molto.

All’Hotel Lucrecia ci riceve una signora che probabilmente abbiamo buttato giù dal letto e non sa bene se hanno posto.

Nell’attesa ci offrono un caffè e usufruiamo del bagno.

Il posto non c’è per cui a piedi andiamo di più verso il “centro” e capitiamo alla posada Michelle che non ha posto subito ma lo avrà. IL gestore è un ragazzo tedesco Eric, che ha anche la backpackerstours che è di fronte .

E’ ancora abbastanza presto e facciamo colazione con uova strapazzate salsa piccante fatta dagli indios molto buona e pane. Conosciamo un ragazzo di Lugano, Boris, che è lì con la sorella in vacanza. In realtà lui lavora a Manaus e la sorella è venuta a trovarlo e hanno deciso di andare alle spiagge di Mochima.

Chiacchieriamo nel patio fuori mentre facciamo colazione e decidiamo di fare nella giornata un’escursione insieme visto che loro hanno il bus per P.To la Cruz verso sera. Andiamo con un taxi, che affittiamo per tutta la giornata, , vedere la Quebrada del Jaspe. E’ una cascata in un posto pieno di vegetazione (e di zanzare) ma tutto quanto intorno alla cascata è “pavimentato” di pietra rossa, il diaspro appunto, che la rende molto particolare. Siamo assaliti dai puri-puri che apprezzano molto il mio sapore.

Il paesaggio è stupefacente: l’enorme immensità della savana inframezzata da queste oasi lussureggianti e piene di acqua. La gente la utilizza come una piscina, l’acqua è fresca e dolce anche se la pietra è liscia e molto scivolosa. Dopo poco ci fermiamo alle rapide del fiume Saro Wapo dove approfittiamo per fare anche noi un bel bagno.

Boris e Celine sono simpatici per cui dopo il bagno decidiamo di andare a mangiare qualcosa insieme nel bar/ristorante che c’è vicino alle rapide. Ci dilunghiamo un po’ nei discorsi su Brasile Lula l’immancabile Chavez e tanto altro. Qui gli spazi sono immensi e per noi fa veramente strano.

Con il nostro taxi ci spostiamo alla Quebrada Pacheco altra cascata molto bella con tanta gente che fa il bagno.

Purtroppo dobbiamo rientrare perché Boris e Celine hanno il bus alle 18.00. Ci salutiamo e anche noi prendiamo possesso della camera che finalmente si è liberata. Doccia e poi usciamo per la cena.

Sono letteralmente piena di bozzi dei puri puri non voglio pensare alle zanzare della notte.

A Santa Elena continua la sagra paesana e si sente già la musica Decidiamo quindi di cenare nei “ristoranti” improvvisati per la festa. C’è di tutto da mangiare io mi faccio del pollo con riso e Giorgio del chorizo.

C’è un sacco di gente e moltissime bancarelle…Fa per me In piazza c’è anche un palco dove fanno degli spettacoli soprattutto danze popolari in costume.

E’ tutto molto bello la gente è allegra e la musica coinvolgente (non è reggaeton infatti) dopo un po’ inizia immancabilmente a piovere…La gente non sembra molto infastidita ma poi si fa sempre più insistente e…Bagnata per cui bisogna ripararsi andiamo al bar della posada dove finiamo la serata con un ottimo coca e rum.

Domenica 19 agosto 2007 Sveglia tardi e scendiamo per colazione. Sembra che per oggi non ci sia nessuna escursione prevista per cui decidiamo di farci chiamare da Eric un taxista e di fare qualche escursione da soli.

Il ragazzo del taxi ci è subito simpatico anche se un gran chiacchierone..Dopo una sosta al mercato dove si compra un costume da bagno partiamo. Ci chiede se può andare a prendere una sua amica che verrà con noi ed acconsentiamo. Ci fermiamo in un villaggio dove da una capannina escono due bambini nudi e due ragazzine. Una delle ragazzine Pedra sale in macchina: è molto carina ma non ha molta voglia di parlare visto che la notte prima ha fatto tardi alla festa di S.Ta Elena e ha ancora sonno.

A San Francisco ci fermiamo a prendere qualche bibita per tutti e poi andiamo in un punto in mezzo al niente da dove si dovrebbe riuscire a vedere la sagoma del Roraima. Purtroppo sono mesi che piove sempre e il Roraima è spesso coperto ed invisibile. Per questo motivo infatti non si possono fare numerose escursioni interessanti dal momento che non si riuscirebbe a vedere nulla. Mi piacerebbe molto fare l’escursione al Roraima ma bisogna star via sei giorni e noi vogliamo vedere anche un po’ di mare… Intravediamo in Roraima fra le nubi e poi ci dirigiamo al Salto Kama. Altra bellissima cascata grande e con molta acqua compriamo qualche souvenir e poi verso le rapide di Kamoiran. Qui c’è tanta gente che fa pic-nic e passa la giornata oziando: è bello e ogni posto è sempre più bello dell’altro.

Ci fermiamo quindi al salto Kami è bellissimo…Il taxista ci dice che oggi si può fare il bagno ed effettivamente è piacevolissimo ma dice che nei giorni scorsi c’era talmente tanta acqua che non si riusciva..

Ci mangiamo qualcosa insieme anche se Pedra rimane in macchina a dormire…Mah: le portiamo un’arepa.

Quindi di nuovo alla Quebrada Pacheco visto che il giorno prima ci eravamo fermati molto poco. C’è uno scivolo naturale e i bambini si divertono da matti faccio il bagno anch’io. Il sole sta tramontando e i colori sono bellissimi, spunta anche l’arcobaleno e ho la certezza che è qui sicuramente la pentola d’oro Verso il ritorno ci fermiamo a San Francisco per un’ultima bibita e tante chiacchiere poi al villaggio a lasciare Pedra ed infine di nuovo a Santa Elena dove sta à piovendo. Ci mettiamo d’accordo per incontrarci il giorno dopo. Andiamo verso il centro per cenare. In plaza Bolivar troviamo un ristorantino carino anche se non c’è nessuno e ci facciamo come sempre pollo. La festa si è conclusa lasciando solo per le strade qualche cartaccia e qualche bancarella e, ovviamente , il reggaeton.

Lunedì 20 Agosto 2007 Oggi vorremmo fare altre escursioni un po’ più lontane ma il ragazzo dell’agenzia ci dice che il tempo non lo consente e rischiamo di non riuscire a vedere nulla. In realtà siamo molto soddisfatti dei nostri due giorni nella gran savana per cui decidiamo di accontentarci, e poi sta pure piovendo. Volendo si può andare a vedere la frontiera con i Brasile e Boa Vista pero’ non abbiamo la tarjeta amarilla (vaccinazione per la febbre gialla) e non si può.

Facciamo colazione come al solito quindi passa il taxista e andiamo a fare un giretto con lui in un altro villaggio indio quindi andiamo alla stazione dei bus a vedere l’orario del bus per partire e facciamo anche i biglietti. Decidiamo per P.To la Cruz. Salutiamo il nostro amico che deve lavorare e a piedi andiamo verso il villaggio indigeno di Manak.Kru. Prima di arrivare al villaggio c’è la chiesa di S.Ta Elena tutta in pietra e con un campanile. E’ bella e la visitiamo.

Il villaggio è piccolino e la gente tranquilla, gironzoliamo in mezzo alle case e dopo un po’ ci coglie di nuovo la pioggia. Ci ripariamo sotto una tettoia vicino ad una casa dove ci sono dei bambini che giocano. Ci fa sorridere piacevolmente perché vediamo che hanno appesi lì fuori dei cartelloni per studiare le tabelline.

Sono molto incuriositi da noi ma anche un po’ intimoriti.

Andiamo in un negozietto di artesanias e faccio qualche acquisto e poi ritorniamo verso S.Ta Elena dove a plaza Bolivar pranziamo in una specie di ristorante self service.

Il pomeriggio purtroppo ci annoiamo un po’, Santa Elena è piccola e non offre tanto ed il tempo brutto.

Stiamo alla posada a berci qualche coca e rum fintanto che non arriva ora di andarsene.

Andiamo alla stazione degli autobus con il nostro amico taxista, ci salutiamo scambiandoci l’augurio di rivederci in futuro quindi, verso le 19.00, partiamo verso Puerto La Cruz.

Martedì 21 Agosto 2007 Arriviamo a P.To La Cruz verso le 10.30 dopo un viaggio abbastanza tranquillo. Il cielo è un po’ nuvoloso e forse anche per questo ad una prima occhiata questa città non ci fa una bellissima impressione.

Con un taxi ci facciamo portare all’Hotel Comercio che come al solito non ha la stanza libera per cui lasciamo momentaneamente gli zaini nell’attesa.

Il personale dell’hotel non è molto cortese è gestito da italiani un po’ spocchiosi ed antipatici.

Usciamo a vedere la città e a fare colazione.

Il lungomare di Puerto La Cruz è comunque bello nonostante il cielo sia ancora grigio. Troviamo subito una panaderia molto bella che fa ogni genere di cosa dal dolce al salato per cui ci facciamo due pastelitos salati e un succo di lechosa (che sarebbe poi di papaya).

Io sono letteralmente coperta di bozzi dei puri-puri e Giorgio anche per cui tutti ci chiedono se veniamo dalla Gran Sabana.

Gironzoliamo cosi’ a vuoto tanto per prendere contatto con la città. Il nostro obiettivo è quello di partire da P.To La Cruz per Caracas in modo di andare a Los Roques ovviamente la nostra permanenza a P.To la Cruz dipende da quando ci sarà il volo per Los Roques.

Verso l’una è finalmente uscito il sole e anche la città che a parte il lungomare è veramente brutta e sporca sembra più carina. Pero’ fa molto caldo e io comincio ad essere un po’ stanca.

Rientriamo in hotel a goderci il fresco e a fare una doccia.

La camera è piccolina e un po’ squallida ma pulita anche se manca l’acqua calda nella doccia. E’ sicuramente troppo cara per quello che offre.

Un po’ più tardi usciamo per vedere di organizzare il nostro giro a Los Roques anche se durante questa vacanza abbiano già sentito pareri un po’ negativi su Los Roques.

O meglio ci hanno detto tutti che le isole sono meravigliose ed il mare è paragonabile a quello della Polinesia ma in agosto è pieno esclusivamente di turisti italiani ed è molto caro. Inoltre abbiamo sentito diverse persone che dicono che fino a settembre è impossibile trovare un volo…Boh.

Vediamo diverse agenzie ma ci dicono che biglietti sono esauriti e l’unica cosa che ci propongono è una sorta di pacchetto dove solo il volo costerebbe 500 dollari.

Provo a chiamare l’aeroporto di Caracas e le diverse compagnie e mi confermano che effettivamente non c’è posto pero’ andando direttamente in aeroporto è facile trovare qualche posto dal momento che molta gente prenota e poi non va.

Siamo un po’ scoraggiati e soprattutto non abbiamo voglia di andare a Caracas e rischiare di non trovare nulla ad un prezzo decente ma soprattutto cominciamo a perdere interesse per questa meta così turistica e per noi, ad eccezione del mare meraviglioso, poco interessante Ci sediamo quindi per una birra in un bar sul lungomare che comunque è il posto più tranquillo di P.To la Cruz.

La birra ci porta consiglio e ci rinfresca le idee: decidiamo di andare a vedere la Isla margarita che sicuramente sarà più brutta de Los Roques ma forse troveremo tante cose da vedere e non solo mare.

Chiediamo alla ragazza del bar dove si prendono i traghetti e lei ci consiglia, se vogliamo partire domani, di andare subito a prenotare altrimenti rischiamo di non trovare posto.

Uff…Anche qui come in Italia … bisogna prenotare tutto.

Con un taxi ci dirigiamo al porto che non è propriamente vicino al centro. La fila è mostruosa, evidentemente oggi è una giornata sfortunata anche se qui in Venezuela le file sono una costante.

Ci sono due compagnie di ferry per la isla margarita una che carica solo passeggeri e un’altra che carica anche le macchine. Facciamo la fila in quella solo passeggeri dove la fila è sicuramente più breve. Anzi è sicuramente più corta la fila ma non più breve.

Torniamo in centro che il sole è già tramontato. Troviamo, sul paseo Colon, un ristorante arabo molto frequentato e decidiamo che variamo un po’ il menù : buono anche se il servizio un po’ lento. Sul paseo ci sono anche le bancarelle per cui dopo cena facciamo un giro ma siamo stanchi per stare fuori e domani mattina il ferry parte presto e dobbiamo essere là molto presto.

Mercoledì 22 Agosto 2007 Sveglia alle 5.20 prendiamo gli zaini e usciamo. Il ragazzo dell’hotel molto poco gentilmente non ci vuole chiamare un taxi tanto dice che ne troveremo tanti per la strada. Usciamo da questo hotel veramente pessimo. Fuori fa ancora buio per cui andiamo sul paseo colon sperando passi qualcuno, non abbiamo voglia di andare a piedi con gli zaini fino al porto. Finalmente troviamo un taxi e quando arriviamo al porto c’è già la fila per confermare i biglietti prenotati ieri. Giorgio si procura due caffè mentre io aspetto e poi altra fila per imbarcarci. Quando finalmente albeggia riusciamo a partire.

Intravediamo un po’ il parque de Mochima. Dopo poco più di due ore siamo a Punta de Piedra.

Sotto il sole ormai alto e cocente aspettiamo i bagagli, nel bar lì vicino ci facciamo la colazione e prendiamo, al volo, un autobus per Porlamar che sarebbe il capoluogo dell’Isla Margarita. L’autobus è pieno e il caldo si fa sentire. Il paesaggio è bello anche se giriamo prevalentemente all’interno.

Porlamar è molto trafficata ci mettiamo veramente tanto tempo per arrivare in centro vicino alla fermata dell’autobus per Juangriego che è la località dove abbiamo deciso di andare.

L’autobus ci scarica a Plaza Bolivar giriamo una cuadra e siamo alla fermata per Juangriego. La distanza tra Porlamar e Juangriego non è tanta ma ci mettiamo un’ora ugualmente visto il traffico … La isla Margarita offre dei panorami stupendi ad una prima occhiata non solo il mare ma anche l’interno ci affascina .Juangriego è una località di mare famosa, così dice la guida, per i suoi tramonti e comunque è più grande di quanto mi aspettassi.

Andiamo sul lungomare dove sembra siano concentrati i pochi hotel di questo posto. Ne troviamo subito uno senza insegna cioè con solo scritto hotel e con un cartello molto poco invitante “no hay agua ni bano” e andiamo a chiedere dal momento che si trova in un posto incantevole sul mare con una piccola spiaggia.

In realtà lo stanno ancora sistemando e non c’è un’entrata ufficiale. Dobbiamo entrare da una sala corse piena di uomini che scommettono sui cavalli.

L’albergo ci piace molto ha stanze piccole, pero’ carine pulite e molto colorate e pure con aria condizionata ad una cifra molto economica. Alcune camere hanno anche il balconcino sul mare ma purtroppo non ne ha più.

La camera sarebbe anche pronta ma manca la luce perché stanno facendo dei lavori per cui l’aria condizionata non funziona e l’acqua non c’è. Ormai rassegnati appoggiamo gli zaini e ce ne usciamo sotto una canicola incredibile.

Siccome è ora di pranzo cerchiamo un bel ristorante proprio sul mare. Ne troviamo uno pieno di gente nonostante sia mercoledì per cui immaginiamo che il cibo possa essere buono.

Mangiamo pesce in gran quantità e ottimo e anche i succhi di frutta sono molto buoni. Satolli e rinfrancati visitiamo un po’ Juangriego che non offre particolari attrattive ma non è male e poi verso le 16.30 decidiamo di andare un po’ nella spiaggia di fianco all’hotel per farci un bagno. La spiaggia è minuscola e non particolarmente bella ma l’acqua è meravigliosa e ci rinfreschiamo un po’.

Rientriamo in camera per una doccia ed usciamo quasi subito per vedere il famoso tramonto.

Effettivamente è bello e c’è pure un sacco di gente per lo spettacolo qualche bambino che si gode l’acqua sul far della sera e anche qualche turista portato direttamente con il pullmino da qualche villaggio turistico vicino.

Per la cena non abbiamo molta fame e dopo aver girato un po’ torniamo nel ristorante del mezzogiorno perché è proprio in bel posto e ci facciamo due cubata aspettando la notte. Non abbiamo voglia di mangiare seriamente perciò cerchiamo qualcosa di più semplice e troviamo la pizzeria la mamma dove Giorgio si fa una caprese e io una pizza. Anche Juangriego di notte è un po’ desolata per cui dopo aver girato un po’ ce ne andiamo a dormire.

Giovedì 23 Agosto 2007 Sveglia verso le 9.00. Andiamo nell’avenida principale di Juan Griego per fare colazione e prendere qualche informazione sui noleggi di motorini ma pare di no, bisogna andare a Playa el agua da Johnny Hielo che li noleggia oppure a Porlamar. Decidiamo comunque di andare a prendere un taxi e di andare a playa el agua che sembra essere una delle più belle ed eventualmente informarci per il motorino. I prezzi dei taxi sono comunque molto economici e si trovano anche molti por puestos per cui l’idea del motorino comincia pian piano a tramontare.

La playa el agua è molto grande ed anche molto attrezzata. Ci sono anche un sacco di mega hotel con tanto di spiagge private e qualche stabilimento.

Ci fermiamo in un uno che ci sembra carino ha lettini ed ombrelloni. Mentre chiediamo al gestore arriva un signore italiano, di Milano, che sembra di casa qui per cui concordiamo subito. La spiaggia è bella e bianchissima ma il mare mi delude un po’ forse perchè stamattina è molto mosso e tira su moltissima sabbia e il bagno non è godibile. D’altronde è la spiaggia preferita di chi fa surf . Questo rende più gradevole la tintarella dal momento che c’è un venticello piacevolissimo. C’è gente ma abbastanza tranquillo. Ci hanno detto che questa spiaggia è molto piena per il fine settimana.

Verso le 14.00 andiamo a mangiare al bar della spiaggia. Prendiamo insalata di aguacate e palmitos e anche i tostones con il formaggio che sono veramente buoni e un succo di lime fantastico. Nel frattempo si è annuvolato e minaccia pioggia tant’è che nel giro di cinque minuti ci raduniamo tutti sotto la tettoia del bar perché viene un temporale di quelli classici tropicali e come tale dopo dieci minuti ha già finito per cui ce ne possiamo tornare tranquillamente sulla spiaggia sui nostri lettini a fare una pennica post pranzo. Si sta bene e il pomeriggio passa. Verso le 17.00 ce ne andiamo, troviamo un taxi per per 30 bolos ci riporta a Juangriego. Ci fermiamo sull’avenida del lungomare a fare qualche acquisto. I souvenir che porteremo da Margarita saranno diverse bottiglie di rum che qui sull’isola costa decisamente meno. Dopo la doccia riusciamo a non perderci lo splendido tramonto anche se questa sera è un po’ nuvoloso. Ci sono un sacco di bambini che cercano di tirare su qualche soldino dai turisti raccontando la storia del fortin di Juangriego: tutte le sera sarà così.

Decidiamo di tornare per cena nel solito ristorante un po’ perché il panorama è veramente bello ma soprattutto perché si mangia molto bene.

Per iniziare ci facciamo un cubata con del pancito all’aglio e poi gamberoni a la plancha e Giorgio non resiste alla tentazione di prendere il pasticho che sono una specie di lasagna più che dignitose. E’ tutto ottimo e le porzioni giganti. Venerdì 24 agosto 2007 Sveglia verso le 9.00. Il tempo non è bellissimo e c’è un’arietta deliziosa. Ci fermiamo un po’ sul portico davanti al mare e scambiamo due chiacchiere con il gestore dell’albergo: è un margariteno e ci dice con orgoglio che ha rilevato l’albergo che in precedenza era prima di un italiano e poi di un tedesco. C’è molta aspettativa per il futuro in Venezuela!!! Andiamo a fare colazione nella solita panaderia visto che ha i tavolini e decidiamo di andare oggi a visitare Porlamar nella speranza che il caldo sia meno opprimente. Prendiamo un bus fino al terminal e da lì prendiamo l’autobus verso Porlamar. Il viaggio è sempre un po’ lunghetto perché fa numerose soste nei paesi e poi fa ugualmente caldo.

Scendiamo a Plaza Bolivar e ci immergiamo subito nello shopping. Porlamar sembra un enorme supermercato e ci sono negozi di tutti i tipi grandi marche a prezzi molto convenienti.

Questa zona di Porlamar è molto latina molte bancarelle, molta musica e tanta confusione. A ora di pranzo ci fermiamo in bar molto animato dove beviamo una birretta e spilucchiamo un’empanada anche qui c’è molta confusione ma non si sa se ce ne sia più fuori o dentro il bar.

Ci dirigiamo quindi nella zona più chic di Porlamar quella dei grandi hotel e dei grandi negozi. Purtroppo è venuto fuori il sole e fa molto caldo. Decidiamo anche di prenotare i biglietti per il ferry per il ritorno e come al solito all’agenzia c’è un po’ di fila. Sbrigato ciò riprendiamo la “vasca” per l’avenida santiago marino ma dopo un po’ ci fermiamo in un bar per mangiare un paio di arepas e dei succhi di guayaba molto buoni.

Porlamar ci è piaciuta molto nella sua particolarità anche se più di un giorno sarebbe forse troppo – soprattutto se non si ama molto lo shopping – pero’ è molto animata e carina .

Riprendiamo il bus del ritorno e arriviamo a Juangriego super accaldati tant’è che prima della doccia decidiamo di farci un bel bagno in mare alla luce del tramonto che non perdiamo nemmeno stasera.

Cena al solito ristorante sempre a base di pesce e sempre eccellente.

Sabato 25 Agosto 2007 Sveglia solita e all’uscita ci fermiamo a far due chiacchiere con il gestore che ci offre anche un caffè.

Solita panaderia per colazione e poi con un taxi decidiamo di andare a playa p.To cruz: è bellissima, c’è poca gente e anche il mare è stupendo. La spiaggia è piccolina però si sta bene c’è un bar piccolino che fa da mangiare ed alcune baracchine: per noi perfetto. Nel pomeriggio la spiaggia si riempie ma comunque è sempre tranquilla. Questa spiaggia ci piace decisamente di più di Playa el Agua e anche il cibo è forse migliore… La giornata vola tra sole letture e bagni finchè non giunge l’ora di andare. Per il ritorno troviamo un por puesto che ad un prezzo stracciatissimo ci riporta a Juangriego dove dalle gigantesche pozzanghere per la strada deve esse piovuto bene. Usciamo per la cena dopo una bella doccia che il sole è già tramontato, facciamo un giro per la città e poi al solito ristorante che oramai abbiamo eletto come ristorante ufficiale della Isla Margarita per una gigantesca parrillada de mariscos Domenica 26 Agosto 2007 E’ il nostro ultimo giorno alla Isla Margarita e ci sono ancora diverse cose che vorremmo vedere pero’ è domenica c’è il sole e ci sarà molta gente in giro per cui decidiamo di andare sul sicuro e di goderci l’ultimo giorno di mare. Dal momento che la Playa puerto cruz ci è piaciuta e non è lontanissima decidiamo di tornare là dopo la solita colazione nella solita panaderia.

La spiaggia quando arriviamo è vuota ma oggi si riempie subito visto che è domenica. La giornata passa tranquillamente e verso sera rientriamo a Juangriego che è deserta, in compenso la sala corse, che dobbiamo attraversare per raggiungere la nostra camera, è animatissima.

Usciamo giusto per riuscire a vedere l’ultimo scorcio di tramonto e siamo un po’ malinconici perché dobbiamo lasciare la isla margarita che nonostante non rientrasse nei nostri piani ci ha offerto dei momenti belli e la voglia di ritornarci.

Torniamo al “nostro” ristorante anche perché dobbiamo salutare tutti visto che ormai siamo di casa. Di nuovo pesce, i gamberoni sono insuperabili, e per finire una pinacolada fantastica. Quando usciamo comincia a piovere e pioverà fortissimo per tutta la notte.

Lunedì 27 Agosto 2007 Sveglia abbastanza presto prepariamo gli zaini e dopo aver salutato il gestore ce ne andiamo con un taxi verso Punta de Piedra. Non prendiamo l’autobus perché ci mette troppo tempo e rischiamo poi di perdere il ferry e poi i taxi costano così poco che possiamo permettercelo. Nonostante le gigantesche pozzanghere per tutto il tragitto arriviamo in orario e c’è già la fila per confermare i biglietti, imbarcare i bagagli e salire sul ferry. Prima di salire riusciamo a fare colazione nel bar del porto. Alle 10.00 finalmente, sotto un sole cocente ci imbarchiamo. Il viaggio è tranquillo e alle 12.30 siamo di nuovo a Puerto La Cruz. Dopo il difficile ritiro bagagli prendiamo un taxi verso l’Hotel Neptuno sul Paseo Colon ma anche oggi non ha posto per cui ci dirigiamo all’Hotel Gaeta anche se rispetto il nostro standard è un po’ più costoso. In realtà il rapporto qualità prezzo è ottimo, decisamente meglio del l’hotel comercio che costa ì appena meno ma è veramente pessimo.

Usciamo subito a pranzare sul paseo colon e poi andiamo al terminal dei bus per prendere già i biglietti per Caracas che sarà la nostra ultima destinazione qui in Venezuela. Dopo decidiamo di prenotare all’hotel Inter a Caracas. Visto tutto il terrorismo che si fa sulla pericolosità di Caracas pensiamo che così forse è meglio visto che arriveremo nel pomeriggio e, vista la distanza, forse farà anche già buio e così non dobbiamo girare troppo con gli zaini. Per di più l’Hotel Inter ce lo hanno consigliato i ragazzi di Firenze conosciuti a Canaima. All’Hotel ci dicono che non prendono prenotazioni ma di andare tranquillamente tanto c’è posto.

Giriamo un po’ per Puerto La Cruz che continua a non piacerci nonostante al tramonto il paseo è un po’ affascinante e si sta riempiendo di bancarelle per la sera.

Martedì 28 Agosto 2007 Sveglia verso le 8.00 e poi a fare colazione (che è inclusa) nella terrazza che da sul lungomare quindi, con un taxi, andiamo al terminal dei bus. Fa già molto caldo e c’è un sacco di gente. Alle 9.40 arriva, incredibilmente puntuale , il nostro autobus ma poi per un disguido interminabile su un overbooking sui biglietti partiamo un’ora dopo. Il viaggio è noioso e il paesaggio non troppo bello. Facciamo una sosta in una stazione di servizio orrenda e sporca. Oltre alla stazione Oriente, che è la prima che incontriamo, si ferma anche alla stazione San Martin che è decisamente a noi più comoda. La periferia di Caracas non è un granchè però neanche così degradata come in altri posti. Dalla stazione Oriente alla San Martin ci mettiamo un sacco di tempo dato che come sempre c’è un traffico incredibile.

Appena scendiamo dall’autobus comincia a piovere il solito temporale che in dieci minuti allaga tutto.

Usciamo decisi a prendere un taxi “ufficiale” verso l’hotel. Quello che contatttiamo però dice che in centro non ci pensa nemmeno di andare perché siccome ha piovuto e le strade sono allagate c’è troppo traffico, così decidiamo di salire con un altro taxista che di ufficiale non ha proprio nulla nemmeno i vetri oscurati che qui vanno tanto e, con i finestrini giù perché fa caldo, ci porta a destinazione spendendo pure meno. E’ simpatico e facciamo pure due chiacchiere. Con nostra sorpresa all’hotel Inter ci dicono che non hanno posto e , nonostante gli faccia presente che avevo chiamato il giorno prima non mi considerano minimamente (anche questi di origine italiana…Mah) per cui ne vistiamo diversi, consigliati anche dal taxista, ma sembra che tutto il mondo sia a Caracas…Troviamo liberi sono degli alberghi molto equivoci che sembrano più camere a ore che altro. Decidiamo quindi visto che sono comunque le due ultime notti di non badare a spese e andiamo all’hotel President che costa come un albergo in Europa pero’ è centrale bello e sicuro anche se un po’ anonimo. Il quartiere dove siamo è Sabana Grande.

Siamo sistemati che è già buio per cui usciamo subito per la cena e rimandiamo a dopo la doccia più che necessaria. Siamo stanchi per cui mangiamo un hamburger facciamo due passi. E’ molto animato la sera questa zona e a noi non sembra per niente pericoloso però è comunque prima di mezzanotte quando decidiamo di andare a dormire. Ci facciamo un buon rum nel bellissimo bar dell’hotel.

Mercoledì 29 Agosto 2007 Sveglia con calma e colazione in albergo. Purtroppo abbiamo solo la giornata di oggi per visitare Caracas visto che il pomeriggio di ieri lo abbiamo perso tra l’autobus e la ricerca degli hotel Caracas ad una prima occhiata non è una città particolarmente affascinante, non è brutta, è pulita ed ordinata e ha anche tanto verde ma di per sé priva di fascino.

Con la metropolitana (che è un gioiellino) andiamo verso il centro. Ci fermiamo al Parque Central che è la zona più moderna dove ci sono i grattacieli. Raggiungiamo quindi la Plaza Bolivar che è il cuore del centro, c’è la Catedral e la solita statua di Bolivar e il consejo municipal. C’è molta gente, ci sono delle assemblee per il referendum per i cambiamenti alla Costituzione, ci sono molti chavisti con le magliette e le bandiere rosse ed tutto molto tranquillo. Mi informo un po’, mi danno del materiale informativo e proseguiamo verso la Iglesia di San Francisco e poi lungo corso bolivar arriviamo fino alla scalinata di Miraflores saliamo ma ci impediscono di fotografare.

Il centro di Caracas è pieno di bancarelle che vendono di tutto e c’è come al solito molta gente. Visitiamo la casa di Bolivar che è forse l’unica casa coloniale rimasta in una via sempre coloniale e unica.

Visitiamo il Pantheon dove è sepolto. Questa zona è molto verde per cui è gradevole passeggiare.

Nel centro storico non c’è molto di piu’ da vedere per cui decidiamo di prendere la metropolitana verso Altamira. Altamira è un quartiere residenziale abbastanza lussuoso anche se dal mio punto di vista molto anonimo. Da lì pero’ dovrebbe partire l’autobus che va a El Hatillo.Ci informiamo e sembra che fino alle 17.00 pero’ non ne passi nessuno. Chiediamo quindi al solito taxi e dopo aver contrattato un prezzo per noi giusto (30.000 bolos) ci porta in questo quartiere di Caracas che si trova ad una quindicina di chilometri dal centro. Le case sono tutte colorate e l’atmosfera un po’ rilassata.

Ci fermiamo subito nella cafeteria del negozio di artesanias più grande. E’ molto bello e ci facciamo un bel caffè con una fetta di torta. In questo negozio hanno delle cose molto belle ma molto care per cui compriamo giusto due pappagallini di legno. El Hatillo è un borgo piccolino, ci fermiamo nei pressi della piazza per una birretta e incominciamo a fare due chiacchiere con il barista che ci fa anche assaggiare qualche sua specialità. Il discorso cade sulla pericolosità di Caracas e la nostra sensazione è che ci sia molta più paura di quanto siano i pericoli reali: o meglio è una grande città con tutte le problematiche di delinquenza di una qualunque grande città, non credo proprio che a New York o a Milano sia tanto diverso… Verso sera prendiamo l’autobus che ci riporta ad Altamira. Ci mettiamo tantissimo tempo visto che come sempre il traffico è un incubo. Arriviamo ad Altamira che fa già buio, prendiamo la metro e siamo di nuovo a Sabana Grande.

Per cena decidiamo di rimanere in zona e andiamo in una tasca spagnola dove mangiamo della buona carne e passiamo una serata piacevole. E’ l’ultima sera in Venezuela per cui giriamo un po’ ma verso mezzanotte le strade cominciano a svuotarsi anche noi rientriamo ci facciamo l’ultimo rum nel bar dell’albergo.

Giovedì 30 Agosto 2007 Dormiamo fino a tardi e scendiamo per colazione prepariamo per l’ultima volta gli zaini e verso le 11.30 prendiamo il taxi che ci porterà all’aeroporto. Il tempo è brutto oggi e lungo il tragitto piove pure un po’ Arrivati in aeroporto ci aspetta una lunghissima fila per il check-in…È l’ultimo saluto che ci da il Venezuela.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche