Venezuela: natura e cultura
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25.12.2014
Partenza da Milano Linate insieme all’amico Mario –spesso nostro compagno di viaggio- con volo Air France per Parigi. Breve attesa al Charles de Gaulle ed imbarco per Caracas, dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Ci ha ricevuto un incaricato dell’agenzia, che ci ha subito spiegato come “muoversi” con più sicurezza e ci ha dato pure preziose indicazioni su questioni pratiche come il cambio monetario. Alloggiamento all’Hotel Marriot (buona sistemazione), a pochi minuti dall’aeroporto, proprio sul mare. Anche nei successivi rientri a Caracas per i vari collegamenti aerei interni abbiamo preferito non andare in centro città, che dista 40 minuti circa ed è posto oltre le montagne che si affacciano sulla costa.
26.12.2014
Sveglia prestissimo per prendere il volo diretto a Puerto Ordaz, punto di partenza dell’escursione al Delta dell’Orinoco. Facciamo un poco di fatica a trovare il check in, ma, alla fine, con l’aiuto del corrispondente, passiamo… purtroppo l’aeromobile ha un problema tecnico e la partenza viene continuamente rimandata….cominciamo male …ma speriamo bene. Dovere fare il tragitto su strada ci porterebbe via tutto il giorno e la visita del Delta sarebbe compromessa. L’agenzia, saputo del problema da chi ci sta aspettando a Puerto Ordaz, ci telefona… proprio mentre ci stiamo imbarcando su un altro aeromobile della stessa compagnia Conviasa. Arriviamo a Puerto Ordaz nel primo pomeriggio, dove ci attende la guida dell’agenzia, più volte citato come “Indiana Jonas” nei resoconti di turistipercaso.it. E’ affidabile e parla un buon italiano. Arrivati in auto a Boca de Uracoa, facciamo la conoscenza con la famiglia che gestisce l’accampamento nel Delta che abbiamo scelto noi: “Abujene”. Il pranzo previsto nel programma lo facciamo a casa loro. I soggiorni nel Delta possono essere di varia durata: 1-2-3 giorni. Sia per motivi di tempo che per quanto letto nei racconti di viaggio, abbiamo optato per il tour di due giorni con un pernottamento. Essendo arrivati solo nel pomeriggio siamo però preoccupati di non potere vedere abbastanza, ma il timore si rivelerà infondato. Appena finito di mangiare, ci imbarchiamo su una lancia. La navigazione dura circa tre ore. Occorre coprirsi perché l’aria è molto fresca. Prima di arrivare a destinazione facciamo una breve sosta in un villaggio della tribù Warao, che popola il Delta. Le condizioni di vita sono molto dure: fango, insetti, povere capanne… ma persone con molta fierezza e dignità. Acquistiamo oggetti di artigianato in legno, soprattutto per dare qualche aiuto economico ì, che non sia una mera elemosina. Ripartiamo ed avvistiamo qualche scimmia poco prima di arrivare al lodge, fatto di diverse capanne. Queste hanno letti con zanzariera, una veranda sul canale ed un bagno interno con water e doccia. Dopo un breve giro in barca prima del tramonto, ceniamo bene.
27.12.2014
Ci svegliamo presto con un suggestivo concerto di scimmie urlatrici. Subito un’escursione in barca per vedere le mangrovie, i tucani, le scimmie ed i vari alberi che formano la foresta fluviale. La guida ci illustra le piante, i frutti e gli animali. Ritorniamo per una colazione e poi ripartiamo. Altro canale… ed avvistiamo più volte il dorso di un delfino di fiume che emerge per respirare. Tentiamo la pesca dei pirañas, ma solo la guida ne cattura uno, che ci mostra da vicino… molti denti affilatissimi. Io, patito pescasportivo, mi sono portato una canna professionale… ma niente. Breve giro nella foresta allagata con stivali. Molte zanzare, dalle quali ci difendiamo con maniche lunghe e retine sulla faccia. Mangiamo il cuore della palma chiamata Palmito. Ritorniamo all’accampamento, non senza avere visitato un altro insediamento di Warao: meno sporcizia e poi… col sole è tutta un’altra vita. Sono disponibili a farsi fotografare e filmare. Dopo il pranzo ed un breve riposo all’accampamento, ci aspetta la prova della navigazione con la curiara, tradizionale lancia ricavata da un tronco d’albero. E’ molto instabile e bisogna evitare bruschi movimenti, altrimenti si rischia di finire in acqua. Noi abbiamo comunque sempre avuto in tutti gli spostamenti sui fiumi i giubbotti di sicurezza. Fortunatamente… dopo soli 15 minuti inizia a venire giù un diluvio e dobbiamo fare ritorno al lodge… la brevità dell’esperienza in curiara è stata sufficiente… si vede che non siamo tagliati per andare in canoa. A metà pomeriggio facciamo ritorno con la lancia a motore a Boca de Uracoa, da dove con l’automobile dell’agenzia andiamo a Ciudad Bolivar, dove giungiamo a sera avanzata. Sistemazione nella bella Posada Casa Grande de Angostura Hotel, ricavata in una casa coloniale (qualche un poco rumorosa per l’impianto centrale di aria condizionata).
28.12.2014
A colazione conosciamo finalmente di persona il titolare dell’agenzia. Ci aspetta un lungo trasferimento in auto. Sul percorso visitiamo brevemente a Puerto Ordaz il cittadino Parque Cachamay, con le cascate del Rio Caronì, poco prima della sua confluenza con l’Orinoco. Imbocchiamo poi la lunga strada che porta verso sud, nella Gran Sabana. Anche se le ore sono molte, il paesaggio e la gente incontrata nelle soste destano sempre interesse e non ci si annoia …e poi c’è la musica che la guida ascolta…Avevamo in mente di visitare una vecchia miniera d’oro nel Callao, ma ci viene detto che la zona è da tempo interdetta ai turisti per qualche tensione sorta nell’ambiente dei minatori. Dopo un pranzo di carne grigliata e manioca bollita giungiamo a Piedra De La Virgen, un’enorme masso nero nella montagna, con ai piedi la statua della Madonna di Lourdes, chiusa in una piccola cella-santuario. Tante candele con offerte di banconote e …ciocche di capelli. Sembra che la rupe, recante un alone biancastro, abbia resistito a tutti i tentativi di demolizione fatti dai militari durante la costruzione della strada. Subito dopo si entra nel bosque tropical nublado de la “Sierra de Lema”. Il clima cambia. Molta umidità e qualche pioggia. Su questa ed altre strade ci sono diversi posti di controllo dei militari e della polizia, ma non abbiamo mai avuto problemi o ritardi: basta tirare giù i finestrini e farsi vedere, al resto hanno sempre pensato i nostri accompagnatori. Lasciamo la strada principale per imboccarne una sterrata. Siamo al tramonto e cominciamo a vedere i bei paesaggi della Gran Sabana. Arriviamo al buio a Posada Chivaton. Bungalow in muratura con bagno in camera. Tanti turisti ma tutti locali. Cena discreta, peccato che il ristorante non abbia i vetri alle finestre, fa abbastanza freddo. La proprietaria e le figlie sono però molto disponibili e gentili.
29.12.2014
Dopo colazione (stavolta scegliamo un tavolo lontano dalle finestre), si parte per l’insediamento degli indigeni Pemòn denominato Liworiwo (in alcune guide chiamato erroneamente Iboribò), dove ci imbarchiamo in curiara a motore per raggiungere una grande cascata: Salto Aponwao. Navighiamo nei meandri del rio omonimo per circa trenta minuti. Sbarcati qualche centinaio di metri prima che il fiume precipiti dalla cascata, percorriamo un sentiero, mangiamo qualche termite… che la guida Pemòn ci dice fare molto bene contro il mal di goda… ed eccoci al mirador, da dove si ha una splendida vista del Salto. Scendiamo poi per un sentiero nella foresta e raggiungiamo il piede della grande cascata. Il tempo per qualche foto ed una ripresa video tra una nube di goccioline d’acqua e ci incamminiamo lungo il fiume per arrivare, dopo avere guadato un piccolo torrente, al cosiddetto Pozzo degli Innamorati, o Pozo Escondido, una piccola cascata nel fitto del bosco. Ritorniamo, per un diverso cammino, alla barca e poi si va a Liworiwo per pranzare: delizioso pollo al miele. Al pomeriggio ci affidiamo alla guida, che ci porta in giro con la vettura a vedere bei panorami ed un’altra cascata (la Gan Sabana ne è piena). Cena e pernottamento a Posada Chivaton.
30.12.2014
Torniamo sulla strada asfaltata e ripuntiamo verso sud. Vediamo le rapide di Komoiran (deludenti) ed altre cascate: Salto El Kawi, Salto Kama Meru, Salto Yuruani, Quebrada Arapan, Quebrada De Pacheco, Quebrada Soroape, Quebrada El Jaspe. Essendo proprio lungo la strada, valgono qualche minuto di sosta. La stagione secca e, soprattutto, il gran numero di turisti locali, che spesso fanno anche il bagno, limitano le emozioni. Niente a che vedere con Salto Aponwao e con le altre cascate vicino a Posada Chivaton o con quelle, veramente eccezionali, che vedremo a Canaima e sul Rio Caura. Arriviamo al fondo della strada, in prossimità del confine col Brasile. Alloggiamo alla Posada Los Pinos in S. Elena de Uairen. Nel tardo pomeriggio facciamo un giro a La Linea, cittadina brasiliana tipicamente di frontiera: niente di che!
31.12.2014
Ci attende il lungo viaggio di ritorno fino a Ciudad Bolivar. Tempo fa vi erano collegamenti aerei da S. Elena a Ciudad Bolivar o persino direttamente con Gran Canaima, ma ora sono cessati. Solo soste tecniche lungo la strada. Arriviamo alla sera alla Posada Casa Grande. Attendiamo un po’ per cenare perché i non molti tavoli sono occupati da alcuni locali per il cenone di fine anno. Poi subito a letto. Qualche raro mortaretto. Meglio così!
1.1.2015
Comincia la parte più avventurosa del tour. Alla mattina presto giungono in albergo la guida dell’agenzia ed un tale Miguel, della tribù Ykeuana (non chiamateli Makiritari, una denominazione dispregiativa data dalle tribù vicine e ripresa dai “Bianchi” e dallo stesso Vinci nei suoi libri); un altro turista svizzero tedesco (abitante però in Finlandia), che verrà con noi nell’escursione per i prossimi cinque giorni. Appena fatta colazione, partiamo con la vettura alla volta di Maripa, sul Rio Caura. Lungo la strada riempiamo qualche enorme damigiana di plastica con acqua prelevata da un profondo pozzo a mezzo di una pompa a motore; sarà la nostra scorta di acqua potabile; non c’è nessuno e Miguel lascia del denaro sul contatore dell’energia elettrica, secondo uno schema evidentemente collaudato (questo ci tranquillizza sul fatto che l’acqua è, come poi sarà confermato dal nostro ottimo stato di salute per tutto il viaggio, veramente potabile). A Maripa imbarchiamo bagagli, attrezzatura e viveri su una lunga curiara di metallo a motore. Il “capitano” non è molto ciarliero, ma si rivelerà, non solo bravo a condurre la barca (anche nelle rapide e fra i massi), ma pure gentile e disponibile nell’aiutarci in varie occasioni. Con noi c’è un cognato di Miguel, il quale approfitta dell’occasione, lui “cittadino”, per farsi una vacanza in mezzo alla natura, visitando le comunità indigene. Sarà un tipo molto simpatico e loquace ed aiuterà anche nel preparare i pasti e nelle operazioni di carico/scarico dalla barca. Subito dopo essere salpati da Maripa, verso le 13,00, risaliamo verso sud il fiume. Ci sono vassoi di carta-alluminio contenenti il pranzo. La barca non è troppo larga (per meglio condurla) ma, nonostante siamo in sette e con non poca mercanzia, non si sta scomodi: ci si siede sulle assicelle che fungono da sedili o ci si allunga sul fondo. Solo qualche goccia di pioggia, per il resto sole e bellissimi paesaggi sulle sponde. Dopo Las Trincheras approdiamo per registrarci ad un posto di controllo militare. Un’ora e mezza più a monte attracchiamo ad un accampamento. Ci sono alcune tettoie di frasche e legno, sotto una delle quali montiamo le nostre amache con zanzariera incorporata. Per le prossime 4 notti queste saranno i nostri letti. E’ la prima volta che dormiamo in amaca. Pensavamo che sarebbe stato scomodo e difficile, ma alla fine abbiamo dovuto ricrederci. Non avere le pareti attorno e sentire i rumori della foresta di notte è per noi il massimo. C’è una tettoia che funge da cucina/ristorante. Aspettiamo che finiscano di mangiare alcune famiglie Ykeuana, che si sono fermate con le loro barche, e poi ceniamo noi. Io e mia moglie non ingeriamo glutine ed altri alimenti, per cui l’avevano detto: richieste esaudite. Tutti a nanna.
2.1.2015
Mi sveglio prima dell’alba per preparare la mia canna da pesca. Scendo al fiume e con esche artificiali catturo alcuni pesci, tra i quali alcuni pirañas e pajaras, dotati di denti affilatissimi. Ce li cucinano per colazione. Ricaricata la barca, riprendiamo la navigazione verso sud. Visitiamo il villaggio Ykeuna di Boca de Nichare, ma non c’è praticamente alcuno: sono fuori a caccia ed a pesca. Riproveremo al ritorno. Nella comunità di El Palmar vediamo invece diverse persone e tanti bambini per belle fotografie. Ci mostrano come i locali lavorano la manioca amara, che diventa commestibile solo dopo averne spremuto il liquido tossico ed averla cotta, per poi ridurla a farina od a piccoli grumi. Molte farfalle colorate. Il cognato della guida Ykeuana raccoglie limoni da una pianta e ci preparerà poi un ottimo “papelon de limon”, bibita con zucchero di canna, fresca e dissetante. Appena ripresa la navigazione, il nostro capitano vede luccicare qualcosa sull’altra sponda, abbastanza distante. Attraversiamo il fiume ed avvistiamo….. un anaconda ferma tra la vegetazione della riva. Probabilmente sta digerendo il pasto. Siamo stati molto fortunati perché ci viene detto che è raro poter vedere tale serpente lungo il Rio Caura. Normalmente si fanno due pernottamenti a El Playon, un villaggio con grande spiaggia proprio a valle di una cascata, che interrompe la navigazione sul Rio Caura e che costringe ad un trasbordo via terra nella foresta. Su consiglio della guida –rivelatosi poi corretto- mettiamo invece le nostre amache in una comunità sita a circa due ore prima di El Playon, in modo da evitare di fare campo in un luogo che è ormai un poco degradato per sporcizia e per l’alcool che vi circola, a causa della sempre maggiore presenza di minatori in zona.
3.1.2015
Fatta colazione raggiungiamo in barca El Playon. Imbocchiamo poi un sentiero fra la fitta vegetazione. Una delle passeggiate più belle di tutto il viaggio. Fa abbastanza caldo e c’è molta umidità. La flora è rigogliosa e variegata. Sul cammino si incontrano locali che trasbordano le merci nei due sensi, dato che le barche si arrestano, rispettivamente, ai piedi ed all’inizio della cascata. Un tempo gli Ykeuana, abilissimi navigatori, calavano le curiare nei vari salti d’acqua o le trasportavano nella foresta, con sforzi immani e grandi pericoli. Vediamo uomini e ragazzi portare sulle spalle carichi anche di 100 kg. Il viottolo è ben segnato ma presenta qualche difficoltà per i massi e le radici che intralciano l’andatura. Dopo circa tre ore, superato un check point militare, avvistiamo finalmente la cascata: un turbinio immenso di acqua, al quale ci si può avvicinare a pochissimi metri e che lascia senza fiato. Sarà la cascata preferita insieme a quella, ben più famosa, di Salto Angel. Dopo il frugale pranzo al sacco, facciamo ritorno al nostro campo.
4.1.2015
All’alba smontiamo le amache. Appena fa un poco di luce vediamo che sullo zaino di Lori c’è una grossa tarantola… non sembra molto aggressiva né intimorita. Mentre discendiamo il fiume facciamo una sosta per un’altra escursione nella foresta. Anche questo piccolo trekking è bello ed interessante. La guida, come al solito, ci spiega i vari tipi di piante ed i loro usi: intreccia corde, abbozza cestini di corteccia etc… Raggiungiamo un mirador dopo esserci imbattuti in un’altra grossa tarantola. Dall’alto osserviamo il sinuoso corso del Rio Caura e l’immensità della foresta che lo circonda. Ci fermiamo di nuovo al villaggio di Boca de Nichare, ma è ancora praticamente deserto. Osserviamo una bambina che tesse una stuoia ed acquistiamo collanine e braccialetti. Ci accampiamo in un diverso luogo rispetto all’andata. Al tramonto scendiamo al fiume per lavarci. Atmosfera splendida. Provo ancora a pescare ed un grosso pesce spezza la lenza. Ho praticamente esaurito le esche…la prossima volta userò attrezzature più resistenti.
5.1.2015
Ripartiamo di buon mattino ed arriviamo a Maripa, da dove un minibus dell’agenzia ci riporta a Ciudad Bolivar. Nel pomeriggio visitiamo la città coloniale e passeggiamo lungo l’Orinoco. Pernottamento alla solita Posada.
6.1.2015
Dopo colazione, il titolare dell’agenzia ci accompagna all’aeroporto di Ciudad Bolivar. Vediamo l’aereo di James Crawford Angel, che nell’ottobre 1937 atterrò vicino alla parte superiore della cascata che da allora ha preso il suo nome. L’aereo rimase là per 33 anni prima di essere portato via da un elicottero ed esposto quale monumento all’aeroporto cittadino. Ci imbarchiamo su un piccolo aeroplano, noi tre più un cinese ed il pilota. Viaggio piacevole, con belle visioni panoramiche di savane, foreste, acquitrini e tepui. In fase di atterraggio alla laguna di Gran Canaima, il pilota fa un passaggio a bassa quota, proprio di fronte alle cascate. Alloggiamo in un lodge con bungalow proprio di fronte ai salti d’acqua. La struttura è un poco datata, ma la posizione è impagabile. Nel pomeriggio facciamo un’escursione in barca sulla laguna vicino alle cascate: “UCAIMA”, “GOLONDRINA” “HACHA” e “SAPO”. Ci dicono di mettere il costume e scarpe da acqua perché ci si può bagnare molto. In realtà, data la stagione secca, gli spruzzi non sono molti. Inoltre, decidiamo di non passare dietro uno dei salti, anche se pare essere un must di tutti i turisti. Nonostante l’imbarcadero sia vicinissimo, dobbiamo aspettare più di un’ora che la lancia ci venga a riprendere. Forse abbiamo fatto il giro a piedi troppo in fretta. Per domani avevamo in programma di andare a Salto Angel e di pernottare là in amaca, nell’accampamento di Isla Raton. L’agenzia ci ha però consigliato di fare l’escursione in giornata e di ritornare a dormire al lodge. Ci si dovrà alzare molto presto e si tornerà col buio, ma si eviterà di dormire all’umido ed al freddo, in condizioni disagiate, senza poter vedere di più di quello che si vede con il tour giornaliero. Il consiglio di rivelerà azzeccato. Dopo cena viene la guida locale che domani ci porterà a Salto Angel. Sarà per prudenza e per evitare responsabilità, ma il ragazzo dipinge il viaggio come qualcosa di molto impegnativo, soprattutto per la necessità di dovere scendere talvolta dalla curiara che risalirà il rio Carrao e poi il torrente che ci porterà fino alla base del Salto Angel. Infatti, ci dice che il basso livello dei fiumi non consente la navigazione in alcuni punti. Ci consiglia quindi d’indossare scarpe per acqua e di mettere anche le calze per non scivolare sui sassi. Infine, ci spiega che dall’accampamento di Isla Raton al mirador e poi alla base della cascata c’è un sentiero nella foresta pieno di radici ed in salita, con un cammino di qualche ora…Mario decide di non fare l’escursione; peccato perché ce l’avrebbe senz’altro fatta ad arrivare almeno ad Isla Raton.
7.1.2015
Io e Lori ci alziamo alle 4 perché l’appuntamento presso la hall del lodge è per le 4,30. La guida e gli altri turisti locali ci vengono però a prendere alle 5,30…quando ormai pensavamo che ci avessero dimenticati. Saliamo sul camion che ci porta all’imbarcadero sul Rio Carrao, proprio a monte delle cascate della laguna. Da un termos ci offrono un caffè caldo e poi, indossato il salvagente, si salpa. La prima parte di navigazione è tranquilla, il fiume scorre regolarmente. Appena fa un poco chiaro cominciamo a vedere le sagome dei Tepui. Sbarchiamo a valle di alcune rapide: l’equipaggio porterà la canoa a monte delle stesse mentre noi percorriamo un sentiero lungo il rio. Il paesaggio diventa sempre più bello. Risaliamo in barca e cominciamo ad affrontare correnti e cateratte sempre più impetuose fra i massi. I figli dei turisti locali, ad un certo punto, vengono fatti scendere e camminare fra i sassi nell’acqua per alleggerire la curiara mentre noi. privilegiati …e più vecchi, restiamo a bordo. Risaliti tutti sulla barca, affrontiamo veloci questo tratto di fiume. Colazione in alcune baracche sopra un’isoletta. Arriviamo poi, dopo alcuni scrosci di pioggia, al punto in cui nel rio Carrao si immette il torrente Churùn, che proviene da Salto Angel. Da qui in avanti lo spettacolo del fiume, della foresta e dei tepui è mozzafiato. Così come emozionante è la navigazione in tratti sempre più impetuosi del torrente, fra massi sempre più grossi. Il capitano è bravo a manovrare la curiara, che, a volte, avanza persino di poppa, in retromarcia. Dopo un incaglio più critico degli altri, uno dei marinai si butta nel torrente per liberare la barca, tirandola e trattenendola con una fune. L’acqua entra da tutte le parti e bisogna svuotare il fondo della lancia. Fortunatamente ci eravamo preparati con abbigliamento impermeabile, scarpe alte idrorepellenti e sacchetti ermeticamente chiusi da torrentismo, ove teniamo i vestiti di ricambio e la videocamera, che di tanto in tanto estraggo per filmare i momenti più interessanti. Esce il sole ed il contrasto fra il verde della vegetazione ed il bruno scuro dell’acqua, ricca di tannini, è molto scenografico. In torrenti come questi Alfonso Vinci trovava i diamanti e l’oro! Arriviamo all’Isla Raton. Alcuni turisti preferiscono rimanere qui e vedere Salto Angel. Noi due e le figlie dei turisti rimasti all’accampamento imbocchiamo invece il sentiero nella foresta, che, in poco più di due ore, ci porta al mirador e poi al piede della cascata, fino a toccare con mano l’Ayuantepui. Vista bellissima ma acque gelide..le venezuelane fanno però il bagno tra grida e brividi. Chissà come deve essere nella stagione delle piogge! Torniamo all’accampamento per il pranzo e poi rifacciamo a ritroso la navigazione, sempre tra emozionanti rapide e bei paesaggi, specie al tramonto. Arriviamo al lodge verso le 20,00 e la ragazza alla reception ci dice che Mario ha chiesto di noi, preoccupato del fatto che dopo più di 16 ore dalla partenza non eravamo ancora tornati. L’escursione a salto Angel è imperdibile!
8.1.2015
Avevamo questa mattina in programma un volo da Gran Canaima a Ciudad Bolivar, da dove avremmo dovuto trasferirci in auto a Puerto Ordaz per prendere un aereo che ci avrebbe portato a Caracas. L’agenzia ci ha però telefonato per dirci di avere trovato un volo diretto da Gran Canaima a Puerto Ordaz. Abbiamo così aspettato un po’ di più in quest’ultimo aeroporto, ma è stato più comodo. Arriviamo a sera al solito hotel di Playa Grande a Caracas.
9.1.2015
Trasferimento all’aeroporto dove ci imbarchiamo per Barinas, nell’est del paese, ai piedi delle Ande. Ci aspetta un autista che ci accompagna ad Hato Cedral, un ranch/resort immerso in una vastissima tenuta nei Los Llanos. Trattasi di un’area con acquitrini, boschi e pascoli abitati da una miriade di uccelli, da alligatori e coccodrilli, anaconde, iguane, capibara, cervi, delfini etc.. Nel pomeriggio facciamo subito un tour su di un camion scoperto da “safari”. Moltissime fotografie e tanti animali. Sistemazione in bungalow spartano e vecchiotto, ma si è ampiamente ripagati dalla bellezza dei luoghi. Abbiamo comunque visto bungalow più moderni, tutti occupati da turisti locali per il week end.
10.1.2015
Dopo colazione partiamo per un altro giro in camion in una zona diversa. La guida del ranch si avventura in una palude con un bastone in cerca di anaconde. Ne avvista una ed io ed un turista venezuelano lo aiutiamo a tirarla fuori per la coda. E’ lunga più di 5 metri e pesante oltre 100 kg. Il serpente è passivo ed intorpidito. Presenta un grosso rigonfiamento nell’addome; sta digerendo un lauto pasto, probabilmente un capibara od un uccello. Il tour prosegue e vediamo altri volatili, rettili e mammiferi. Dopo pranzo ed un riposino, facciamo un giro al tramonto, con avvistamento, tra l’altro, di alcuni Jabirù, cicogne giganti, alte 1,5 metri circa. La Jabirù è chiamata garzon soldado per la somiglianza con la divisa di uno storico soldato dal colletto rosso. Sul far della sera vediamo formichieri e volpi.
11.1.2015
Volendo, si potrebbe rimanere nel giardino del ranch, a bordo piscina, ascoltando musica locale e bevendo qualcosa. Tra l’altro, l’ampio parco del lodge ospita numerose iguane e varie specie di uccelli. Noi preferiamo però visitare il più possibile i dintorni. Mentre aspettiamo di partire, proprio di fronte all’entrata del ranch, ci avviciniamo ad una pozza con uccelli colorati di tantissime specie, capibara, cervi etc.. Appena imboccato un sentiero diverso da tutti quelli fin qui percorsi, vediamo sulla riva della palude un grosso coccodrillo dell’orinoco, lungo quanto una land cruiser. Poco dopo un anaconda di circa 4 metri ci attraversa la strada. Questo è bello vispo… in quanto a digiuno… ed a caccia. La guida l’afferra delicatamente per la coda ed il serpente si acciambella, pronto a scattare. Facciamo molte fotografie e l’anaconda ogni tanto balza in avanti a bocca aperta contro di noi. Anche questo tour dure circa 4 ore. Molta soddisfazione. Nel pomeriggio facciamo un giro in barca con la guida che dà da mangiare carne agli alligatori. I turisti rimangono spesso qui solo uno o due notti, ma noi non ci siamo di certo annoiati restando un giorno in più del consueto.
12.1.2015
Sveglia prestissimo. Ci aspetta un autista mandato dall’agenzia, che ci deve riaccompagnare a Barinas per prendere l’aereo diretto a Caracas. Ad un certo punto del viaggio ci dicono però che la strada più avanti è bloccata da una manifestazione. Facciamo così un giro più lungo, ma arriviamo ugualmente in tempo all’aeroporto. Stavolta abbiamo scelto di pernottare in centro a Caracas. Riusciamo a vedere dalla macchina un poco la città, che si trova al centro di una conca contornata da montagne. Non è rimasto quasi nulla del periodo coloniale ed in giro alle moderne costruzioni ci sono moltissime favelas, tipo Rio De Janeiro. Dato che siamo abbastanza stanchi e non vogliamo correre rischi inutili proprio alla fine del viaggio, ci godiamo l’hotel a cinque stelle ed il suo ristornate.
13.1.2015
Trasferimento a metà giornata all’aeroporto di Caracas dove ci imbarchiamo, dopo molti controlli, su un volo Air France per Parigi, dove arriviamo il giorno successivo per prendere una coincidenza quasi immediata diretta a Milano.
Il viaggio è finito e siamo estremamente soddisfatti. Volveremos!