Venezia, ci siamo innamorate di te!
Venezia ci incanta già, con le sue calli, i ponticelli, le case, gli scorci: è davvero stupenda!!! Museo a cielo aperto la cui bellezza sta proprio nel fatto che in ogni angolo, anche il meno noto, ci si può stupire per la meraviglia ed ogni volta che ci si torna, si trova sempre qualcosa di bello da vedere. Finalmente troviamo un locale che, nonostante l’ora tarda, ci dia qualcosa da mettere sotto ai denti: l’HOSTERIA AL VECIO BRAGOSSO, dove ci servono un antipasto delizioso, con del salmone marinato all’arancia e spezie ed un baccalà mantecato fenomenale! Come pietanza, ci hanno dato un bel branzino alla griglia. Spesa: 60 euro in due. Usciamo dal locale per fare due passi e ci imbattiamo in una coppia di giovinastri americani, con i quali scambiamo due chiacchiere in Piazza SS. Apostoli prima di dirigerci a nanna. 18 aprile: sveglia ore 7.15, abbondante colazione alle 8.30, inizio del giro della città ore 9.00! Il tempo è fantastico, non c’è una nuvola in cielo! Ci dirigiamo subito verso il sestiere San Marco, dove giungiamo dopo esserci perse innumerevoli volte. Però, quanto è piacevole perdersi qui!!! Questa è una città incantevole, ogni angolo stupisce. Piazza San Marco è bellissima, con la sua Basilica imponente, le Procuratie Vecchie e Nuove, la Torre dell’orologio e il campanile, sul quale siamo salite per ammirare il panorama della città dall’alto. Avremmo voluto anche visitare la Basilica, ma la coda chilometrica che si era formata, ci ha fatto desistere da ogni proposito. Occhiatina al sontuoso Palazzo Ducale (che è in restauro… il Ponte dei Sospiri è inscatolato in modo orrendo!) e poi si prosegue lungo la Riva degli Schiavoni e ancora oltre, fino all’allegra Via Garibaldi, in pieno sestiere Castello. Ci spingiamo fino all’isola di San Pietro e tornando, facciamo tappa all’Arsenale. Karin è stanca, contrariata perché questa zona le piace di meno, ha sete e le scappa la pipì. Insomma, mugugna ad ogni passo e forse ne ha ben d’onde, visto che il ritmo che stiamo tenendo è pesantuccio. Andiamo quindi alla ricerca di un wc: mai McDonald’s è caduto più a fagiuolo di questo che la Provvidenza ci ha fatto trovare – è proprio il caso di dirlo – nel momento del ‘bisogno’! Pipì fatta, la prossima tappa è il Ponte di Rialto. Mamma mia quanta genteeeeeeee! Lo vediamo proprio en passant, facendoci spazio tra le centinaia di turisti che, come noi, lo attraversano e ci addentriamo nel sestiere San Polo. E qui, dopo una breve sosta in Campo San Giacomo (detto San Giacometto), scatta la ricerca di un bacaro per cicchettare gustando un’ombra. Sì, perché questo è tipico veneziano, ossia andare in una locanda locale dove, bevendo un bicchierino di vino, si mangiano tanti assaggini di cucina indigena. Noi abbiamo scelto un bacaro molto noto tra i veneziani (e non): l’OSTERIA AL PONTE, nota anche come LA PATATINA. Carino, niente da dire, ma i cicchetti a nostro parere lasciano un po’ a desiderare in quanto a gusto e qualità… non sono buoni come ce li aspettavamo insomma. Karin ha preso un deludente misto di cicchetti di carne, io l’ho preso di mare (folpetto, polpo in insalata, gamberetti, latte di seppia, acciughe marinate, capasanta gratinata, sarde in saor e il mitico baccalà mantecato). Spesa: 30,50 euro in due. Con le panze piene, vaghiamo per le calli e i campi dei sestieri San Polo e Santa Croce attraversando i quali, ammiriamo la maestosa Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, la Scuola Grande di San Rocco fino a raggiungere Campo Santa Margherita, già nel sestiere Dorsoduro dove – ormai stremate – decidiamo di tornare verso la locanda per un meritato riposo, prima di riprendere il giro. Giungiamo quindi attraverso il Ponte degli Scalzi alla riva opposta del Canal Grande e, passeggiando per la vitalissima Lista di Spagna, rientriamo alla base. La città fin’ora ci è parsa splendida, soprattutto i sestieri Cannaregio, San Marco e San Polo. Dopo una pausa ristoratrice, nella quale Karin ha schiacciato un sontuoso sonnellino, si riparte alla volta del ghetto ebraico, che si trova nei pressi della nostra locanda. Finito il giro del minuscolo quartiere, cominciamo il nostro giro per bacari e ci adattiamo subito in modo impeccabile agli usi e costumi locali, cicchettando alla mitica CANTINA VECIA CARBONERA (Campo della Maddalena), dove beviamo un ottimo spritz (io all’Aperol, Karin al Bitter Campari) e mangiamo dei gustosi cicchetti (crostini misti con l’ormai irrinunciabile baccalà, la caponata, gorgonzola e porri, insalata trevigiana, etc…), tra i quali meritano una menzione speciale le meravigliose polpette fatte dalla nonna, veramente insuperabili!!! Finito di cicchettare qui, ci dirigiamo verso un altro bacaro molto famoso da queste parti, CA` D’ORO, noto anche come ALLA VEDOVA (Calle del Pistor, zona Santa Sofia), dove mangiamo dei buoni cicchetti (baccalà, carciofi e polpette) accompagnati da un’ombra. Non ancora sazie, torniamo alla VECIA CARBONERA che tanto ci era piaciuta, dove riprendiamo le polpette e il baccalà, accompagnato da un favoloso spritz. Mentre Karin è in attesa del suo piatto di cozze e vongole, un gruppo di amici locali che festeggiano un addio al celibato, ci ha intrattenuto con la sua goliardia e ci ha offerto un altro spritz. Finito di cicchettare, ormai si è fatto buio e decidiamo di uscire a curiosare Venezia ‘by night’: Ponte di Rialto, Piazza San Marco, dove non abbiamo rinunciato a fare il giro della quarta colonna da sinistra di Palazzo Ducale per vedere se riuscivamo a stare in piedi, e dintorni. Che spettacolo Venezia di notte, con le sue luci che si specchiano nei canali, quanto fascino! Sulla via del ritorno, ci siamo imbattute in un gruppo di amici di Padova che ci hanno offerto una birretta. Due discorsi, quattro risate e si fa tardi, è ora di andare a riposare.
19 aprile: la nostra camera ha una bella vista su un canale secondario, con un ponticello veramente grazioso. Peccato che stamattina il cielo sia completamente coperto e faccia freddino! Abbiamo dormito come sassi, distrutte e con gli arti inferiori doloranti. Dopo una ricca colazione, ci dirigiamo verso le Fondamente Nove, da dove prenderemo il battello per le isole. Prima tappa: Burano. È un isolotto davvero pittoresco, con i suoi canali su cui si specchiano coloratissime casette dalle tinte accese. Il tempo si fa sempre più brutto, così decidiamo di rimandare la visita di Torcello ad un’altra volta e ci dirigiamo verso Murano. Scelta azzeccata perché, proprio durante la visita dell’isola, comincia a piovere. Di Murano ci è piaciuto moltissimo il Duomo, splendido esempio di stile veneziano-bizantino. Allunghiamo il passo, tra un negozio di vetro e l’altro (trappole per turisti) e ci catapultiamo a prendere il primo battello per Venezia anche perché, essendo domenica, le vetrerie sono chiuse, quindi niente dimostrazione di come si producono gli oggetti in vetro.
Tornate a Venezia, percorriamo in battello un breve tratto di Canal Grande, dalla stazione di Santa Lucia al Ponte di Rialto. Peccato per la pioggia ed il freddo perché non riusciamo a godercela come vorremmo. Decidiamo così di incamminarci da Rialto verso la zona dei negozietti e dei localini in Cannaregio. Ci fermiamo per il pranzo (alle 15!!!) di nuovo alla VECIA CARBONERA per gli ultimi deliziosi cicchetti e per uno spritz di commiato con i nostri amici baristi, cordiali e gentilissimi! Dopo l’acquisto di un anellino per me, andiamo alla LOCANDA CA’ SAN MARCUOLA a ritirare i nostri bagagli che avevamo lasciato nel loro deposito.
E con la malinconia nel cuore, ci dirigiamo mestamente verso la stazione sotto un cielo grigio e triste, con i nostri trolley pieni di abiti e negli occhi le meravigliose immagini di questa incredibile città, che oramai stanno sfumando in ricordi.
Viaggio in treno ok, siamo anche riuscite a prendere la coincidenza a Milano (anche se per il rotto della cuffia!).
Splendida Venezia, mi sono innamorata di te. Ti ho appena lasciato e già ho tanta voglia di tornare!!!