Venezia ai tempi della crisi: low cost per single nella città lagunare
Sul sito di trenitalia acquisto i biglietti per i regionali veloci da Alfonsine (Ra) a Venezia con cambio a Ferrara (totale andata e ritorno: 23,00 euro circa). Andare in auto, tra benzina e parcheggio, mi sarebbe costato un occhio. Il treno mi lascia alla stazione di S.Lucia, praticamente sull’acqua, e di lì, girando a sinistra percorro Lista di Spagna, via affollatissima con bar, negozi e hotel, che conduce da Cannaregio, sestiere dove si trova la stazione, a Rialto. Seguo le indicazioni per S.Marco (il mio hotel è sulla strada) e mi avvio di buon passo, evitando così anche la lunga fila per i costosi biglietti del vaporetto.
Ho prenotato all’hotel Eden ( Corte Volto Santo, Cannaregio 2357) dal mio solito affidabile sito www.venere.com: una notte con prima colazione a 100,00 euro. Si tratta di un tre stelle male arredato e, ok, non è molto economico, ma siamo a Venezia e la posizione è ottima, tra la stazione e Rialto, alla fermata del vaporetto S.Marcuola, Casino’. Trovare l’hotel, affaticata dopo il viaggio in treno traboccante di turisti, si rivelerà un impresa, anche perché i numeri civici di Venezia, come mi hanno spiegato poi, non seguono un ordine logico, ma sono ordinati confusamente secondo i sestieri…dalla stazione S.Lucia c’è solo una piccola segnalazione lungo la strada e poco dopo questa si gira a sinistra nella Corte Volto Santo (sul lato opposto della strada si trova una libreria ben visibile).
In qualche modo, dopo molti giri in tondo, approdo accaldatissima in hotel e, posata la valigia, via, mi precipito a piedi verso l’Accademia. Il pedone non ha grosse difficoltà a Venezia, la via verso i luoghi turistici più importanti è ben segnalata, a parte il problema di sbattere continuamente contro le persone che affollano le strade. I vaporetti sono molto costosi e sovraffollati: date le minuscole dimensioni, la città può essere visitata benissimo – e gratis- anche a piedi.
Arrivo finalmente al sestiere Dorsduro: qui vorrei visitare le Gallerie dell’Accademia. La zona è immediatamente riconoscibile per il bellissimo Ponte dell’Accademia, tutto in legno. C’è un problema: non sono riuscita ad acquistare i biglietti sul sito perché la pagina non si apriva e la fila è lunghissima, a causa della famosa mostra di Leonardo Da Vinci.
A questo punto decido di andare prima al Guggenheim, dove, sono sicura, ci sarà meno ressa. l museo (www.guggenheim-venice.it collezione permanente + mostra euro 15,00. E’ consigliabile anche qui la prenotazione online) è alla stessa fermata di vaporetto delle Gallerie, basta seguire le segnalazioni dei pannelli gialIi sui muri (dando le spalle all’Accademia si va subito a destra e poi alla seconda a sinistra).
Se cercate solo il barocco ed il rococò tipici di Venezia, questo non è il vostro museo. Si può descrivere questo posto come una vivace macchia d’arte internazionale nel panorama culturale cittadino (Biennale a parte) ed io..l’adoro!
Lo splendido museo era la residenza di Peggy Guggenheim, ricca ereditiera amante dell’arte e nipote del Solomon G., fondatore dell’omonimo museo di N.Y. L’edificio è una struttura architettonica particolare, incompiuta: manca la parte superiore. Si tratta del Palazzo Venier dei Leoni, affacciato sul Canal Grande e costruito dall’architetto Boschetti alla metà del 700’.
L’eccentrica Peggy, donna dalla vita rocambolesca, il cui padre morì sul Titanic lasciandole una fortuna, fu mecenate di molti pittori, sposandone addirittura uno, il surrealista Max Ernst. La signora non disdegnò neppure di intrecciare altre brevi ed appassionate liaisons con molti dei suoi pupilli, come quella, si dice, con il tenebroso Jackson Pollock, del quale fu generosa mecenate.
All’interno la collezione permanente, con le opere collezionate da Peggy ed altre frutto di donazioni alla sua fondazione, è eccezionale, se amate l’arte moderna europea ed americana del XX secolo: troverete opere di Magritte, Mirò, Picasso, Dalì e Mondrian, per citarne solo alcuni.
In questa dimora elegante Peggy non solo passò gli ultimi anni della sua vita, ma volle anche esservi seppellita: nel grazioso giardino, oltre ad originali sculture ed installazioni, si trova infatti anche la sua tomba, accanto a quella dei suoi adorati cagnolini.
Da non perdere all’interno del museo, la delicata ed aerea testiera in metallo del letto di Peggy, creata da Alexander Calder e le statuette in vetro blu cobalto che ritraggono deliziose figure Picassiane, messe in risalto dal magnifico sfondo del Canal Grande alla finestra.
Oltre all’esposizione permanente visito anche la mostra in corso al museo, “Le avanguardie nella Parigi fin de siècle”che è molto bella. Si va dal dal naturalismo toccante degli impressionisti, fino al simbolismo magnetico dei Nabis, artisti affascinati dalla semplificazione delle forme e dai simboli che vi sono racchiusi.
Tra un quadro e l’altro, cedendo alla fame ed alla stanchezza, mi siedo a pranzare al Museum café. Meglio resistere e mangiare fuori, se potete. Io mi sparo dei tortelli di zucca non malvagi e acqua dal rubinetto, visto che volevano appiopparmi la costosa bottiglia da un litro e mezzo! Mentre mi rifocillo si affaccia timidamente alla porta un omone grande e grosso che chiede terrorizzato alla cameriera: “Scusi, quanto costa qui un caffè??” Sorrido, ma l’incubo del caffè, il cui prezzo può oscillare dai 2,50 fino a 5,00 euro, perseguiterà anche me per tutta la durata del viaggio…
Il caffè del Guggenheim, forse per le origini americane dell’ex padrona di casa, non somiglia al nostro espresso, costando comunque 2,50 euro.. in ogni caso me la cavo con una quindicina di euro in tutto per il pranzo.
Nei 2 Museum shop (uno interno al Guggenheim e l’altro esterno al n 710 di Dorsduro, quest’ultimo più fornito) potete trovare oggettistica e libri molto interessanti e sicuramente originali, anche se non sempre a buon mercato.
Uscita, mi godo le vetrine si questo sestiere, ricche di arte, antiquariato e libri.
All’aria aperta si sta bene, peccato per la ressa in ogni calle.
Rientro in hotel e, dopo riposo e doccia, esco per la cena: un supermercato a pochi passi dall’hotel mi permetterà di risparmiare. Insalata già pronta, panino, barretta al cioccolato, una mezza naturale: con 6,00 euro me la cavo, anche se avrei preferito rilassarmi al ristorante.
Dopo la frugale cena mi dedico ad una piacevole passeggiata, dando uno sguardo alle vetrine, fino ad arrivare a Piazza S.Marco, dove le orchestrine dei caffè suonano motivi malinconici. Vietato sedersi però: i prezzi sono da rapina! Meglio ascoltare i violini mentre si passeggia gratuitamente nella cornice di questa favolosa piazza.
Questo luogo è l’unico a potersi definire come piazza in città: le altre piccole piazzette sono in realtà denominate campi, dato che per secoli in queste zone cresceva l’erba per terra e vi pascolavano gli animali.
Il vasto spazio architettonico di Piazza S.Marco, invece, fu teatro degli eventi più importanti e solenni della città, ospitando per secoli le manifestazioni ufficiali della Serenissima; ancora oggi incarna il cuore magnifico ed altero di Venezia. Qui s’innalza l’opulenta Basilica di S.Marco, una grande cattedrale a croce greca, con cinque immense cupole ed il favoloso oro dei mosaici a richiamare i fasti dell’Oriente bizantino. La fila qui ogni giorno è chilometrica… preparatevi!
Altri luoghi-culto veneziani, situati nella piazza, sono l’alto campanile, eretto nuovamente dopo il rovinoso crollo del 1902, le Procuratie vecchie e nuove con all’interno il prestigioso Museo Correr, le colonne di San Teodoro e di San Marco e, of course, lo spettacolare Palazzo Ducale.Tutto qui riluce per opulenza e monumentalità, tutto qui è storia.
Da decenni, purtroppo, questo spazio incredibile, una delle piazze più belle d’Europa, è soggetto all’invasione vociante e colorata del turismo di massa, alla quale oggi si aggiungono i venditori ambulanti, creando una sgradevole confusione. Che peccato! Se siete in gruppo o in coppia, è meglio uscire a tarda notte, quando la gente se ne ritorna a dormire in hotel e la piazza è libera di sfoderare tutto il suo fascino.
Il giorno dopo alle 7.40 del mattino sono già in strada, albergo pagato e colazione, abbondante, fatta.
La temperatura è scesa, la massa abnorme di turisti non si è ancora svegliata: finalmente intorno a me solo pace, silenzio e bellezza.
Mi godo il viaggio in un vaporetto deserto (n.1, il più lento che attraversa tutto il centro della città), ammirando placidamente la città che è ancora addormentata. Ne approfitto per qualche foto.Vale la pena alzarsi presto!
Ad Accademia scendo: le porte del museo aprono alle 8.15 e ci sono solo un paio di persone davanti a me in fila.
Entrata all’interno, mi tocca attendere ancora, perché il personale non apre le casse che alle 8.45: l’organizzazione non è il loro forte. In passato ho acquistato il biglietto online con la maggiorazione del diritto di prenotazione (euro 1,50) e ho fatto ugualmente la fila, anche se in quel caso non era lunghissima.
Le Gallerie dell’Accademia (www.gallerieaccadaemia.org, collezione permanente+ mostra in corso 15,00 euro) sono nate dall’accorpamento di tre edifici religiosi, il Convento dei canonici lateranensi, la Chiesa della Carità e la Scuola della Carità e presero il nome dall’Accademia di Belle Arti che qui si trovava. Questo importante museo contiene capolavori d’arte dal XIV al XVIII secolo, soprattutto opere venete.
La sapiente e scenografica ristrutturazione di Carlo Scarpa nel dopoguerra ha reso questo luogo suggestivo e magico, con una forte aura di spiritualità e raccoglimento, così contrastante col baccano che c’è fuori.
All’interno, tra i tanti capolavori, non perdetevi il dipinto “La tempesta di Giorgione”, uno dei quadri più affascinanti ed enigmatici della storia dell’arte.
Chi sono i personaggi? Cosa sta per succedere? L’atmosfera tesa e carica di presagi ti intriga, la donna che sta guardando verso lo spettatore mi pare la stessa, invecchiata, di un altro ritratto di Giorgione, “La Vecchia”: struggente richiamo al tempo che passa, come suggerisce il cartiglio tra le mani dell’anziana donna, dove si legge la frase “Col Tempo”. Un brivido mi percorre la schiena, memento mori!
Altre opere incredibili mi fanno girare la testa, l’aura potente e drammatica di Tintoretto, l’abbagliante visione fotografica di Piazza S.Marco regalata dal pennello di Gentile Bellini, immortalata così com’era nel 400’… che meraviglia!
La mostra che era in corso “Leonardo: l’uomo universale” infine è più unica che rara: sono esposti disegni e appunti che vedono la luce solo ogni trent’anni, data la loro fragilità. Per la prima volta nella mia vita ammiro la misteriosa grafia speculare di Leonardo, i suoi appunti su macchine da guerra fantascientifiche, il famoso uomo vitruviano, schizzi di botanica e architettura.. quante cose passavano per la mente di questo genio, e ad una velocità folle!
Uscita, mi concedo un caffè al bar subito sotto l’Accademia. La fila fuori dal museo si sta ingrossando, mentre un vento gelido spazza le calli, facendo spuntare qua e là piumini e sciarpe. Mentre sorseggio la mia costosa bevanda, rifletto su quanto poco sia cambiata Venezia nei secoli: è rimasta la stessa che è ritratta nei dipinti secolari appena visti.. Ricaricate le batterie, decido, molto a malincuore, di tralasciare la Biennale, dove sono sicura ci sia una ressa impossibile, per dedicarmi a qualcosa di più tranquillo.
Subito vicino all’Accademia si trova Cà Rezzonico, che non ho mai visitato e che si rivela un’oasi di pace. Prima di partire ho acquistato online il Museum Pass al costo di 24,50 euro (www.visitmuve.it): un biglietto cumulativo con validità di 6 mesi che permette l’ingresso ad una decina di musei civici ed altri collegati, come il Correr, Palazzo Fortuny, Cà Pesaro etc. Abitando abbastanza vicino e programmando altre visite in città, ho fatto questa scelta molto conveniente. Per questo week-end decido di sfruttare solo l’ingresso al Museo del 700’ e al Palazzo Ducale, rimandando le altre visite alla prossima gita.
Un’altra opzione interessante è quella del biglietto cumulativo dei 4 Musei di Piazza S.Marco, con validità di 3 mesi, acquistabile sempre sul sito che vi ho segnalato.
L’elegante edificio barocco che mi accingo a visitare, concepito dal Longhena ed un tempo appartenuto alla potente e ricchissima famiglia Rezzonico, ora ospita il Museo del 700’ Veneziano che raccoglie pezzi d’antiquariato, opere d’arte e affreschi provenienti anche da altri palazzi. In questo luogo posso assaporare il mito settecentesco di Venezia, quella decadente e sontuosa dei rondò, di Casanova e delle belle dame aristocratiche.
All’interno il museo è quasi vuoto e mi godo nel silenzio questi ambienti dai magnifici soffitti alti e dalle pareti lussuosamente affrescate da Tiepolo. Il sontuoso scalone d’ingresso e la sala da ballo, spaziosa e teatrale, sono opera del Massari.
La deliziosa ed intrigante sala dell’alcova mi ha molto colpita, così come la sala del Longhi, con alle pareti decine di dipinti di questo geniale artista che ha ritratto in modo così acuto ed ironico la sofisticata vita dei veneziani nel loro secolo d’oro.
Conclusa la bella visita, il mio stomaco affamato mi fa tornare alla realtà e, tra le calli, scovo un posticino dove gustarmi una pizza al taglio ed una bibita ad un prezzo più che decente. Dopo essermi saziata e rilassata per un po’, sono pronta per l’ultima tappa del mio personale Venice-tour: il Palazzo Ducale, vero luogo-simbolo della città.
Ho saltato la fila grazie al Museum pass, ma purtroppo anche qui dentro la calca è tanta, con rumorose visite guidate che tolgono qualcosa all’atmosfera del luogo. Il modo migliore di visitare questo must veneziano è forse partecipare alla visita guidata “Itinerari segreti”, prenotabile online o telefonicamente, che conduce un piccolo gruppo di visitatori dietro le quinte del palazzo, nelle stanze occulte come quelle della tortura, ma occorre prenotare con largo anticipo e sono previste solo certe fasce orarie.
Il palazzo si presenta nei delicati toni del bianco e del rosa secondo il più raffinato e stupefacente stile gotico veneziano, affacciandosi trionfalmente su piazza San Marco e sulla laguna. E’ di vastissime dimensioni, con un grande cortile interno e 4 piani tutti da visitare: andateci presto il mattino, appena svegli, ben carichi e con tanto tempo a disposizione (non fate come me!).
Il Palazzo Ducale è vero e proprio un monumento alla potenza della Repubblica veneziana. Qui si trovava la residenza del doge e la sede del governo; la sua opulenza riflette palesemente la ricchezza della città ed il suo potere. Le pareti delle sale sono un tripudio di allegorie sulla Serenissima e su ciò che fu in grado di conquistare nei secoli.
Impressionante la Sala del Maggior Consiglio, dove si riuniva quest’organo antichissimo, formato da nobili veneziani, per votare leggi e per occuparsi di tutte le questioni più importanti, come l’elezione del doge. Possiamo ammirare i ritratti di chi ricoprì questa prestigiosa carica appesi alle pareti.
La sala è uno degli ambienti più vasti d’Europa, come spiega l’audio guida che ho noleggiato. Volete un altro guinnes dei primati? Sembra che “Il Paradiso”, qui esposto, dipinto dal Tintoretto, sia una delle tele più grandi del mondo. In questo lussuoso ambiente si è come sopraffatti, non si sa dove guardare: il soffitto e le pareti sono un continuum di dipinti di Tintoretto, Veronese, Palma il giovane, intramezzati da portentosi stucchi d’oro.
Da questa sala si accede, con una serie di passaggi, al famoso Ponte dei Sospiri, ma, con l’occhio all’orologio, io sospirando me ne devo andare, e di corsa!
Scappo via come Cenerentola dal ballo, per non perdere il treno. Lascio, invece della scarpetta, la mia promessa di tornare a breve. Sfinita, ma soddisfatta per le cose magnifiche che ho potuto vedere in questo poco tempo, recupero la valigia in hotel e, dai finestrini del treno, saluto la bella città lagunare, arrivederci Venezia!