vamos,vamos… in crociera alle Galapagos
PRIMO GIORNO: SABATO
Atterriamo nel piccolo ma ordinato aeroporto di Baltra in mattinata e dopo il disbrigo delle formalità doganali la nostra guida ci fa salire sul pullman che ci porta in pochi minuti nel porticciolo dove sono ormeggiati i gommoni che ci condurranno sulla nave. Saranno questi i nostri fedeli “mezzi da sbarco” per tutta la durata della crociera. Il primo impatto con la nave, la GALAPAGOS EXPLORER II (www.galapagosexplorer.com), è ottimo: non è molto grande (una cinquantina di cabine in tutto per i passeggeri) ma è decisamente lussuosa. Con un salone per i massaggi, gioielleria, negozio di souvenir, piano bar e vasche idromassaggio sul ponte principale in coperta. Alle 12:30 siamo a bordo e, dopo il check-in e l’assegnazione della cabina (grandiosa), ci rechiamo al ristorante, visto che è ormai ora di pranzo. Il buffet si conferma all’altezza delle aspettative: ottimo, abbondante e presentato in maniera impeccabile da un manipolo di cuochi che ti “spiegano” e ti invitano ad assaggiare ogni piatto. Al pranzo segue un breve riposo per riprendersi dalle fatiche del viaggio e alle ore 15:00 circa ha luogo una conferenza orientativa per farci conoscere le regole del parco nazionale delle Galapagos, come si svolgeranno le gite, l’equipaggiamento necessario eccetera. Noto con piacere che il resto dei passeggeri proviene un po’ da tutto il mondo: qualche italiano, canadesi, australiani, americani, ecuadoriani, perfino una simpatica coppia di giapponesi. Alle ore 17:00 circa siamo tutti pronti per la prima escursione a Dragon Hill, sull’isola di Santa Cruz, che raggiungiamo in pochi minuti di gommone dopo essere stati divisi in gruppi. Al momento dello sbarco siamo salutati da un iguana marina, che sembra lì apposta per darci il benvenuto. Naturalmente tutti ci fermiamo a fotografarla non sapendo che in capo a pochi giorni ne vedremo talmente tante da averne quasi la nausea. L’isola è piuttosto grande e la più densamente popolata dell’arcipelago, e su di essa si trovano la stazione di ricerca Charles Darwin e il quartier generale dell’autorità del parco nazionale delle isole. Il cammino da seguire è rigorosamente segnalato da appositi paletti, oltre i quali non è consentito andare. La vegetazione però è piuttosto scarna e gli alberi, pur molto numerosi, sono quasi tutti spogli. L’unica pianta lussureggiante è il tipico cactus delle galapagos, che sembra un fico d’india ma con un tronco spinoso molto alto. La guida ci spiega che, pur rimanendo la temperatura sempre attorno ai 25 gradi tutto l’anno, questa è la stagione secca, in cui ci sono pochissime precipitazioni. Non essendoci sorgenti d’acqua sull’isola, le piante si seccano per poi riprendere vita e colore nella stagione umida, per merito delle abbondanti piogge. E’ questo quindi il periodo migliore per le escursioni a piedi, grazie anche alla leggera brezza tipica di questa stagione, sebbene dal punto di vista strettamente “botanico” possa sembrare deludente. Costeggiamo la laguna dei fenicotteri, dove però non riusciamo a vedere neanche uno di quei magnifici animali. Pazienza, ci rifaremo abbondantemente. La nostra instancabile guida ci consola spiegandoci che ad ogni escursione il numero di specie che vedremo andrà sempre aumentando. Scorgiamo in compenso diverse iguane terrestri, intente a mangiare i pochi frutti caduti a terra o immobili a godersi gli ultimi raggi del sole che tramonta, che ci regala splendidi scorci per le foto. Verso le ore 19:00 saliamo sui gommoni e rientriamo alla nave, dove ci attende un cocktail di “bentornati a bordo” sul ponte principale. Segue un breve briefing sulle escursioni del giorno dopo, la cena al ristorante e un meritatissimo riposo.
SECONDO GIORNO: DOMENICA
La sveglia suona alle 06:30 come da programma (che troviamo puntualmente in camera tutte le sere) e, dopo qualche difficoltà nello svegliare i ragazzi, nel giro di pochi minuti ci presentiamo al ristorante per fare colazione. Definirla semplicemente colazione è alquanto riduttivo, poiché al buffet troviamo frutta esotica e non, yogurt vari, corn flakes, paste, dolci, wurstel, affettati, formaggi e inoltre, su richiesta, il cuoco prepara al momento ottime omelettes. Sembra il pranzo di Natale. Io naturalmente non mi faccio mancare niente mentre i miei cuginetti sono più morigerati. Alle 07:30 andiamo tutti a scegliere l’equipaggiamento per lo snorkeling: muta, pinne e maschera, e alle 08:00 siamo già in attesa per l’escursione sull’isola di Bartolomeo, famosa per le sue formazioni rocciose e i suoi pinnacoli. Appena sbarcati dai gommoni, un leone marino arriva a salutarci e si mette in posa per noi sul molo, come un VIP che aspetta solo di essere fotografato; cosa che puntualmente facciamo. Il tempo non è dei migliori e il forte vento ci costringe a indossare una felpa, inoltre i 366 scalini (li ha contati una bambina) che ci portano in cima al promontorio non sono esattamente una passeggiata riposante ma pazienza. Il panorama di cui godiamo durante il tragitto ci ripaga di ogni fatica. Con tutte quelle formazioni laviche multicolore che vanno dal nero al marrone, con sfumature viola, l’isola ricorda molto un ambiente preistorico o addirittura lunare e mi aspetto di vedere la testa di un T-rex fare capolino da un momento all’altro. Dopo le immancabili foto dalla cima della collina ritorniamo verso i gommoni che ci porteranno alla spiaggia per il tanto atteso snorkeling. Anche se il tempo è migliorato e il sole si è fatto spazio tra le nuvole, il primo impatto con l’acqua è … raggelante: 14 gradi centigradi. Colpa della corrente di acqua fredda chiamata corrente di Humbold che arriva direttamente dal polo sud. Malgrado la muta (a mezze maniche purtroppo) non riesco a stare in acqua per più di una quarantina di minuti, scattando comunque alcune foto, mentre i miei cuginetti si sono arresi al freddo un po’ prima. L’acqua, oltre a essere gelida, è anche un po’ torbida ma la fauna marina è comunque interessante e varia, anche se non sono riuscito a nuotare con i leoni marini. Ma quando esco dall’acqua mi aspetta una sorpresa: i leoni di mare sono lì, ai lati della spiaggia a prendere la tintarella. E non uno solo, ma una famiglia al completo, con tanto di cucciolo di poche settimane che succhia rumorosamente il latte della madre. Uno spettacolo fantastico. E’ incredibile come questi animali non siano minimamente infastiditi o anche semplicemente incuriositi dalla vicinanza dell’uomo. Mi sembra quasi di essere trasparente o addirittura invisibile ai loro occhi. Naturalmente lo sguardo vigile delle guide non smette mai di tenerci sotto controllo e di verificare che noi non si rechi fastidio agli animali. Purtroppo il tempo corre e dobbiamo tornare a bordo, dove ci attende il cocktail di “bentornati” e il pranzo. Alle 14:00 una conferenza sul cacao, di cui l’Ecuador è uno dei principali esportatori al mondo, ci introduce in un mondo fatto di cioccolata buonissima e al termine ne assaggiamo anche diverse qualità perdendo quasi il controllo di fonte a tante golosità (la “fontana di cioccolata” calda e fondente era veramente il massimo). Alle 15:00 siamo pronti per la gita a Port Egas, sull’isola di James, a cui seguirà ancora dello snorkeling (brrr). Sbarchiamo su una spiaggia vulcanica di sabbia completamente nera e durante l’escursione riusciamo a vedere decine, forse addirittura centinaia di iguane marine, placidamente sdraiate sugli scogli lavici in gruppi molto numerosi a riscaldarsi al sole, che per fortuna ora non manca. Il guaio è che sono dello stesso colore scuro degli scogli per cui ci si accorge di loro solo quando si è molto vicino, con il rischio di calpestarne anche qualcuna. Anche i leoni marini non si fanno certo attendere e ne incontriamo parecchi lungo il percorso; alcuni tranquillamente addormentati, altri intenti a nuotare nelle numerose pozze d’acqua formate dalle colate laviche, lungo il bagnasciuga. Non mancano neanche i tipici granchi rossi, presenti un po’ dovunque nell’arcipelago. Una volta ritornati sulla spiaggia da cui siamo partiti, ci prepariamo per lo snorkeling. Questa volta l’impatto con l’acqua gelida è meno devastante della prima volta e l’immersione si rivela più fruttuosa, visto che riesco a fotografare almeno 4 o 5 esemplari di tartaruga marina, per niente spaventate dalla mia presenza. Al termine risaliamo sui gommoni e rientriamo alla nave, dove ci attende il solito cocktail con buffet; questa volta ci concediamo anche un bagno caldo in una delle vasche idromassaggio, giusto per dimenticare il freddo patito nelle due immersioni. Segue la cena, il briefing sulle attività di domani e una serata all’insegna dell’astronomia, in cui le nostre infaticabili guide ci mostrano, in coperta sul ponte superiore della nave, le costellazioni e le stelle che si possono vedere in questo emisfero. Il vento che spazza via le nubi e la lontananza da qualsiasi centro abitato abbastanza grande rende l’evento, altrimenti banale, un esperienza assolutamente unica. Sembra letteralmente di “toccare le stelle con le dita”, o di essere seduti sul ponte di comando dell’astronave Enterprise. A questo punto, esausti ma appagati, ci ritiriamo nella nostra cabina dove il sonno non si fa certo aspettare.
TERZO GIORNO: LUNEDI’
Dopo la sveglia e la colazione, oggi visitiamo Punta Espinosa, sull’isola di Fernandina, una sottile lingua di terra sui cui blocchi di lava le iguane si riuniscono numerose, e alle ore 08:00 siamo pronti per lo sbarco. Una volta a terra, proprio in mezzo al sentiero, un cucciolo di leone di mare ci aspetta sdraiato e dobbiamo letteralmente scavalcarlo per poter passare, senza che la cosa gli susciti il minimo interesse. Poco più avanti, appollaiato maestoso su un albero, un falco delle Galapagos ci osserva incuriosito. Anche in quest’isola, con le sue spiagge nere e le colate laviche dalle forme più astruse, appare evidente l’origine vulcanica dell’arcipelago, che sembra quasi essersi formato solo da pochi giorni. Siamo impressionati dal numero delle iguane marine presenti sull’isola: sono migliaia, assolutamente incuranti della nostra presenza, impegnate come sono a riscaldarsi al sole sulle rocce laviche. Più tardi ci fermiamo nei pressi di una laguna, dove abbiamo la fortuna di avvistare, seppure da terra, una manta e alcune tartarughe marine, impegnate a nutrirsi. Sulla via del ritorno riusciamo a scorgere al largo l’inconfondibile spruzzo d’acqua di una balena, oltre a diversi leoni marini. Infine, proprio mentre ci stiamo imbarcando sui gommoni, abbiamo la fortuna di osservare il cormorano delle Galapagos (l’unico al mondo che non vola) intento a pescare del pesce nelle pozze d’acqua. Davvero un escursione straordinaria. Al rientro a bordo seguono il pranzo e un breve riposo perchè alle 14:00 ci aspetta un’altra sessione di snorkeling a punta vicente roca, sull’isola di Isabella. Questa volta la fortuna mi assiste dato che riesco a fare il bagno con un leone di mare, che si aggira attorno a noi incuriosito, e con un raro pinguino delle Galapagos, e questo la dice lunga sulla temperatura dell’acqua. Purtroppo si trattava di esemplari isolati e non particolarmente socievoli, che scompaiono quasi subito. Che peccato. In compenso riusciamo a vedere e fotografare parecchi esemplari di tartaruga marina, almeno una ventina; sembra quasi che su questa spiaggia ce ne sia un raduno. Contravvenendo alle regole del parco e lontano dagli sguardi delle guide riesco anche ad accarezzarne una, che si dimostra docile e per nulla infastidita. Terminato lo snorkeling facciamo un giro lungo la costa rocciosa a bordo dei nostri gommoni, e riusciamo a scorgere ancora una volta il pinguino (lo stesso? Boh !), diversi cormorani, altre tartarughe marine, e finalmente le famose sule dalle zampe azzurre, su una scogliera a pochi metri da noi. Sono questi degli uccelli endemici caratteristici delle isole Galapagos, con le zampe del tipico colore azzurro, diventati uno dei simboli stessi dell’arcipelago. Ci osservano con sguardo distaccato dalla cima di uno scoglio e una di loro si lascia andare a manifestazioni fisiche poco simpatiche nei nostri confronti (leggi: quasi ci caga addosso) come per manifestare il loro disappunto per la nostra presenza. Il rientro sulla nave è salutato dai festeggiamenti per l’attraversamento della linea dell’equatore, che viene celebrato con un conteggio alla rovescia e lo spumante, come per capodanno, a cui seguono il briefing sulle attività del giorno dopo, la cena e finalmente il sonno dei giusti.
QUARTO GIORNO: MARTEDI’
Oggi visiteremo l’isola di North Seymour, su cui nidificano un gran numero di specie di uccelli, tra cui le fregate e le ormai celebri sule dalle zampe azzurre. Il sentiero su cui si snoda la passeggiata è costellato da decine di nidi di questi volatili, costruiti proprio sul terreno aperto. Alcuni esemplari sono intenti a covare le uova o a badare ai piccoli appena nati, altri invece sono impegnati nella tipica danza di corteggiamento, e non fanno certo caso a noi. Notiamo anche la presenza di un uccello diverso dagli altri, con le zampe di un bel colore verde; la guida ci spiega che si tratta di una mutazione unica al mondo, oggetto di studio anche da parte di alcuni scienziati. Più avanti raggiungiamo una zona più “boscosa”, dove si trovano, disseminati tra gli alberi, i nidi delle fregate, i caratteristici volatili i cui maschi presentano il tipico gozzo di un bel colore rosso acceso che gonfiano per richiamare l’attenzione delle femmine. Dirigendosi verso la spiaggia ci imbattiamo in alcuni esemplari di leone marino e di iguana terrestre, intenti a riscaldarsi al sole, quindi rientriamo sulla nave dove ci prepariamo per l’ultimo snorkeling della vacanza. L’inizio è piuttosto deludente in quanto ad avvistamenti, ma poi, proprio quando stavo perdendo le speranze, eccoli: i leoni di mare, proprio lì davanti a me. Dapprima solo un cucciolo, che ci osserva incuriosito, poi tutta la famiglia, almeno 6 esemplari. Ci girano intorno, ci guardano, ci scrutano, ci nuotano contro a tutta velocità per poi cambiare direzione all’ultimo momento, come se volessero giocare a rimpiattino. Sembrano tutti prendersi gioco della nostra goffaggine, e sfido chiunque a dire che non si siano divertiti tanto quanto noi. L’unico cruccio è quello di non essere riuscito a fargli tante foto, visto che non rimangono fermi abbastanza per essere inquadrati decentemente. Sarei rimasto a giocare in acqua con loro tutto il giorno ma la voce della guida mi richiamano sul pianeta terra: è ora di rientrare per il pranzo. Dopo esserci rifocillati ben bene e riposati un po’, nel pomeriggio ci prepariamo per la visita all’isola di Santa Cruz, nella riserva ecologica “Primicia” in cui incontreremo le tartarughe giganti terrestri, un altro simbolo vivente delle Galapagos. Una volta scesi dai gommoni, saliamo su un pullman che ci porta nella parte interna dell’isola e in circa 45 minuti arriviamo a destinazione. E’ interessante notare come cambino il paesaggio e il clima via via che ci muoviamo verso l’interno, dove evidentemente le piogge sono abbastanza frequenti anche in questa stagione. Si passa da una vegetazione brulla e un clima secco, ad una temperatura leggermente più rigida, che ci spinge ad indossare la felpa, e ad una flora lussureggiante e rigogliosa, decisamente tropicale. Giunti a destinazione le tartarughe sono lì ad aspettarci appena scesi dal mezzo. Sono dozzine, oltretutto sparse in un area abbastanza ristretta perché sta incominciando la stagione degli amori e gli esemplari di sesso opposto si cercano; tuttavia per ora appaiono tranquille, docili e assolutamente simpatiche. Alcune sono di dimensioni davvero impressionanti e possono arrivare a pesare oltre 250 kg per quasi 2 metri di lunghezza. Non per niente i primi colonizzatori dell’arcipelago le usavano come riserva di carne fresca da portare a bordo delle navi, fatto che le ha portate sull’orlo dell’estinzione. Dopo aver dato un notevole impulso all’economia locale spendendo oltre 200 $ nel negozietto di souvenir attiguo, risaliamo sul pullman che ci porta in pochi minuti all’ingresso del “tunnel di lava”. Si tratta di formazioni rocciose molto antiche formate dalle colate di lava incandescente che hanno scavato nel corso del tempo dei grossi canali nel terreno. La parte superiore della colata, raffreddandosi e solidificandosi, ha dato ai canali la forma di veri e propri tunnel, sparsi un po’ su tutto l’arcipelago. La visita, tutto sommato interessante, dura una mezz’oretta e al termine risaliamo sul nostro mezzo che ci riporta alla nave, dove ci attende l’ormai consueto cocktail, il briefing, la cena e il riposo tra le braccia di Morfeo.
QUINTO GIORNO: MERCOLEDI’
Dopo la sveglia, la colazione, il saluto ai membri dell’equipaggio (sempre gentilissimi) e il saldo del conto, verso le ore 08:30 siamo tutti pronti per l’escursione a Puerto “Baquerizo Moreno”, sull’isola di San Cristobal, che segna purtroppo la fine della nostra vacanza. Questa piccola cittadina, per altro molto carina, con il suo porto, i suoi negozietti e il suo lungomare è la capitale dell’arcipelago ed è situata sull’estremità meridionale dell’isola. Oggi il tempo non è dei migliori e la pioggia non si fa attendere, ma poco male; è l’ideale per quella oretta di shopping che le guide ci hanno concesso prima di accompagnarci all’aeroporto. Malgrado le condizioni atmosferiche la passeggiata è assai piacevole e il centro urbano, più moderno di come lo immaginavo e ancora immerso in un atmosfera piacevolmente “sonnolenta”, ci mostra scorci suggestivi per le fotografie. Le spiagge della capitale sono presidiate dalla più grossa colonia di leoni di mare che ho visto fino ad ora, che vivono fianco a fianco con i loro concittadini a due zampe in un clima di reciproco rispetto e tolleranza, direi quasi di indifferenza. Dopo avere speso gli ultimi dollari nei numerosi negozi di souvenir locali (piuttosto cari ma è comprensibile), risaliamo tutti sul pullman che in pochi minuti ci porta all’aeroporto, da cui partirà l’aereo che ci riporta a Guayaquil. Che dire: è stata forse la più bella vacanza della mia vita, in cui tutto è stato perfetto o quasi. I miei ringraziamenti vanno all’equipaggio della Galapagos Explorer II, sempre gentile ed efficiente, alle nostre guide, preparatissime e molto pazienti, alla popolazione locale, cortese e mai invadente, ai miei cuginetti che mi hanno sopportato e a mio zio che ha reso possibile tutto questo. Grazie a tutti !