Valencia, tutto quello che devi sapere
Atterriamo alle 22.30 e la nostra prima preoccupazione è quella di prendere la metropolitana per raggiungere il centro città. Infatti alle 23 la metro chiude e l’unico mezzo disponibile è il taxi che avremmo potuto dividere con altri. Riusciamo comunque ad acquistare i biglietti metro dal distributore automatico posto all’ingresso. A tal proposito è obbligo precisare alcuni passaggi riguardo l’acquisto dei biglietti metro per non incorrere nell’inconveniente di rischiare di rimanere chiusi (di notte) all’interno del gate della metro (nda: nel caso in cui accada questo a voi, poveri malcapitati, suggeriamo, una volta abbandonata la sensazione di panico e smarrimento, di non forzare le porte in quanto i vostri sforzi sarebbero vani: meglio scavalcarle oppure infilarsi repentinamente dietro qualcun altro a cui la fortuna e l’astuzia hanno consentito il varco). Ritornando a noi: la tariffa Da e Per l’aeroporto è di 3,90 euro più 1 euro per la scheda; inoltre è consentito acquistare un’unica scheda e caricarvi biglietti per più persone. Ricordateti nella maniera più assoluta di obliterare la scheda all’ingresso di ogni persona poiché il sistema permette tante uscite quanti sono gli ingressi registrati. È inutile fare i furbi: anche se il varco rimane aperto più del dovuto, dotateti di sana pazienza e aspettate fino a quando finalmente potrete fare il vostro ingresso trionfale.
Nota ancora più importante: il biglietto Da e Per l’aeroporto ha validità immediata. Pensare di comprare anche il biglietto per l’aeroporto per il vostro ritorno pensando ‘Faccio tutto adesso che ci sono così non perdo tempo dopo’ si rivelerà in seguito una mossa poco astuta!!
E finalmente, dopo varie peripezie che in seguito ricorderemo con piacere, arriviamo in albergo dove concludiamo il nostro primo giorno valenciano (l’hotel è il Kris Abadia che consigliamo per un buon rapporto qualità/prezzo oltre alla posizione).
Il mattino seguente, dopo un’abbondante colazione in hotel, cominciamo a girare per il centro della città attraverso le piccole stradine e le tipiche piazze spagnole: grandi piazze rettangolari circondate da alti edifici con gli angoli arrotondati; tra queste: Plaza de la Virgen (con una fontana circolare centrale su cui si affaccia la Cattedrale), Plaza de la Reina (dove abbiamo ritirato la Valencia Tourist Card 72 ore + ingresso all’Hemisfèric, Museo delle Scienze Principe Felipe e Parco Oceanografico presso la Ciudad de las Artes y las Ciencias, opera dell’architetto Santiago Calatrava).
La VTC (Valencia Tourist Card) l’abbiamo prenotata da internet prima della partenza. Un consiglio è di acquistarla dal sito in lingua spagnola poiché si usufruisce di un ulteriore sconto (l’abbiamo scoperto casualmente al momento della prenotazione).
La sera decidiamo di fare ancora un giro per il centro storico (Ciutat Vella) per goderci l’atmosfera serale. Decidiamo di cenare in un locale nei pressi del nostro hotel ma il cameriere ci dice che la cucina è chiusa (ore 23.00): non era in Spagna che si iniziava a cenare intorno alle 22.00? Degli orari spostati di un’ora più tardi rispetto alle abitudini di noi italiani a Valencia non ce ne siamo proprio accorti, a differenza di altre città spagnole che abbiamo visitato.
Il giorno dopo approfittiamo della bellissima e calda giornata (34 °C anche se siamo a fine settembre) per visitare la zona del porto e per rilassarci alla Playa El Cabañal – Arenas. È possibile raggiungerla facilmente sia in metro che in bus. Si tratta di una spiaggia a carattere urbano, pulita e dotata di tutti i servizi e con un lungomare pieno di locali e ristoranti turistici di ogni tipo. Ma la caratteristica principale di questa spiaggia è la sua vastità: forse la più ampia tra quelle che abbiamo visto finora.
La sera ci rechiamo in Plaza de Toros per l’Oktoberfest Olé che si teneva in quella settimana. Per l’occasione l’arena era allestita in stile bavarese e dove l’unica cosa che scorreva a fiumi non era il sangue dei poveri tori ma litri e litri di ottima cerveza.
Ore 01,30: siamo fuori dall’arena, stanchi e un po’ brilli e di autobus notturni nemmeno l’ombra. Facciamo appello alle nostre ultime forze e a quel che resta del nostro senso di orientamento dopo un boccale di birra e ci incamminiamo verso l’hotel per le vie del centro. Qui, a differenza delle altre sere, i locali sono ancora pieni di gente: è il fine settimana e Valencia abbandona il suo carattere di cittadina tranquilla e per la prima volta ci appare animata dal tipico spirito spagnolo.
Sabato mattina e siamo ancora stanchi della sera prima ma non possiamo permetterci il lusso di oziare: la Ciudad de las Artes y las Ciencias ci aspetta! Dalla stazione degli autobus nei pressi dell’hotel prediamo il bus che ci porterà direttamente a destinazione. La sagoma del complesso si intravede già in lontananza, ma arrivati lì la bellezza e la spettacolarità della struttura ci lascia senza parole. Da un punto di vista architettonico l’intera struttura merita sicuramente di essere visitata; un po’ meno interessante è invece l’interno del Museo delle Scienze Principe Felipe. Qui è possibile cimentarsi di persona in esperimenti scientifici che si rivelano in realtà dei giochetti elementari e anche un po’ banali (meglio evitare se avete superato da un bel po’ la pubertà). Il Parco Oceanografico è bellissimo: dallo spettacolo dei delfini (meglio informarsi sugli orari degli spettacoli già all’ingresso in modo da programmare il percorso senza perdersi le attrattive) ai diversi padiglioni divisi per ambienti marini. A noi personalmente è piaciuto molto quello dedicato ai tiburon (squali). Piccola parentesi: ma vi ricordate quel ballo che andata tanto di moda qualche anno fa anche dalle nostre parti, El Tiburon appunto? Bene, ci siamo accorti che qui nel parco è ancora attualissimo e coinvolgente!
L’Oceanografico a quanto pare è il parco marino più grande d’Europa e ci vogliono circa 4-5 ore per visitarlo.
Il giorno seguente lo dedichiamo ancora una volta alla Ciutat Vella. Siamo a Valencia da qualche giorno e non possiamo non visitare quello che è il simbolo della città stessa: il Miguelete, la torre che sovrasta la Cattedrale e offre una magnifica vista panoramica della città. All’ingresso veniamo accolti da una simpatica signora spagnola decisamente lenta e svogliata che con una lagna tutta sua ci dice: ‘4 euro’ (il costo di 2 biglietti) dopo qualche minuto di attesa: quando finalmente è uscita dal suo torpore per accorgersi della nostra presenza. Si salgono 207 gradini che diventano sempre più stretti man mano che si sale. La salita e la discesa dalla torre sono dirette da un semaforino per evitare scene da ‘ballo della mattonella’ tra chi scende e chi sale; scene che però puntualmente si verificano nei vari tratti perché nessuno rispetta il significato della lucina rossa e della lucina verde (siamo una massa di daltonici o ci si accorge della presenza del piccolo apparecchio posto in un angolo isolato della scalinata solo quando ormai si è in cima?!). La fatica ne vale la pena, si può notare tutto lo skyline di Valencia: il centro storico, la periferia, la campagna circostante e il mare.
Gli ultimi giorni prima del ritorno li passiamo continuando a visitare la città: questa volta meno da turisti e più attenti a cogliere la vera essenza di Valencia.
Lo scopo di questa recensione non è quella di indicare solo cosa visitare (in realtà internet è piena di notizie di questo genere e forse anche più interessanti) ma anche dare delle informazioni flash su Valencia, una sorta di Pillole di Viaggio nate dall’esperienza diretta:
– Non vi preoccupate della lingua, potete parlare tranquillamente in italiano, vi capiscono: la maggior parte dei turisti sono italiani (in più, se considerate l’attitudine degli italiani nell’imparare le lingue straniere, capirete benissimo come mai gli spagnoli vi comprenderanno se parlerete nella vostra lingua e non vi comprenderanno affatto se cercate di sforzarvi a parlare nel loro idioma!);
– Idea comune è che Valencia sia piccola, ma questo se si considera solo il centro della città. Dalla stanchezza con cui ci ritiravamo in albergo, dalla presenza di ben 6 linee metropolitane oltre che dal fatto che Valencia è la terza città spagnola per numero di abitanti, non siamo più così sicuri della sua dimensione a misura d’uomo!;
– Spesso e volentieri si viene travolti da un forte olezzo poco gradevole (indipendentemente dalla zona in cui vi trovate): eredità delle continue inondazioni subite in passato dalla città?;
– Se decidete di andare per tapas, al mercato potete gustare un ottimo pescado fritto che vi viene cucinato sul momento per circa 6 euro a porzione (abbondante);
– L’Agua de Valencia, tipica bevanda che ricorda un nostro aperitivo. La potete trovare tranquillamente nei supermercati a 7,50 euro oppure la potete richiedere nei locali secondo la tipica ricetta. In questo caso potrebbe capitare che ve la preparino sul momento o che dobbiate prenotarla prima; in ogni caso il prezzo è decisamente maggiore (40-50 euro per 1,5 litri);
– La paella, sia di carne che di pesce, tipico piatto della tradizione di Valencia (a quanto pare è proprio Valencia ad averne dato i natali), la potete trovare ovunque in giro per la città. Vi consiglio comunque di spostarvi in zone non turistiche se volete gustare una tipica paella e i tempi di preparazione vanno dai 20 – 30 minuti;
– Scelta dell’albergo: ci sono numerosi alberghi anche a basso costo, ma a mio avviso converrebbe sceglierne uno nei pressi del centro storico (luogo della movida) piuttosto che nei pressi della Ciudad de las Artes y las Ciencias. Anche se in questa zona si trovano alberghi decisamente più belli ed economici, sono un po’ fuori mano considerando anche il fatto che arrivate le 23,30 ci sono solo rari autobus notturni.
In conclusione, potendo dare un giudizio a sangue freddo su Valencia, si potrebbe dire che vale la pena visitarla, altro non fosse per la Ciudad de las Artes y las Ciencias, ottimi i servizi, ma in generale non offre una tipicità che resta nel cuore del visitatore.