Valencia per il ponte del due giugno

Valencia per il ponte della Repubblica Volo Ryanair da Forlì. Partenza 28/05/08, ritorno 2/06/08 Hotel Vincci Palace, calle de la Paz 42 Come sempre prenotando per tempo si ottengono ottimi prezzi. Il volo è costato 168 € in due comprensivo di spese per il pagamento con la carta di credito (la Ryanair s’è presa 8 euro), non imbarcando...
Scritto da: miciobau
valencia per il ponte del due giugno
Partenza il: 28/05/2008
Ritorno il: 02/06/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Valencia per il ponte della Repubblica Volo Ryanair da Forlì. Partenza 28/05/08, ritorno 2/06/08 Hotel Vincci Palace, calle de la Paz 42 Come sempre prenotando per tempo si ottengono ottimi prezzi. Il volo è costato 168 € in due comprensivo di spese per il pagamento con la carta di credito (la Ryanair s’è presa 8 euro), non imbarcando bagagli e facendo il check-in online (altrimenti si pagano a parte). In più con il check-in online si va direttamente ai controlli senza fare la fila al bancone della compagnia e si ha la priorità di imbarco (solo bagaglio a mano però). Noi abbiamo preso in aeroporto la bustina trasparente in cui mettere i flaconi con i liquidi come dentifricio, shampoo ecc., ma è piccolissima e alcune cose le avevo lasciate nella valigia: nessuno mi ha detto nulla. Dall’aeroporto, che dista solo 16 km dalla città, c’è una metro comodissima (linea 5 o 3), non potete sbagliarvi perché muore lì. Con un biglietto due zone (A e B) da 1,80 € ti porta in centro. La fermata più vicina al Vincci palace è Colòn, poi due minuti a piedi.

Il Vincci palace è un hotel 4 stelle centralissimo, in un edificio storico completamente ristrutturato in stile contemporaneo. E’ costato 504 € per 5 notti prenotandolo circa tre mesi prima, senza pagamento anticipato. Le camere sono nuovissime con un bel bagno grande, letto enorme, tv Lcd, aria condizionata ecc… L’unica pecca: la colazione non è compresa nel prezzo e costa ben 15 € a testa. Il bancone buffet sembrava molto invitante, ma abbiamo voluto risparmiare e tuffarci in mezzo ai valenciani in uno dei tanti bar della zona, dove si può gustare un ‘caffè con leche’ o un ottimo ‘sumo’ (spremuta di arance fresche) e una ‘ensaimada’, ossia una specie di focaccia dolce con lo zucchero a velo, molto semplice ma gustosa, da mangiare con forchetta e coltello. Ci sono anche delle tapas per chi preferisce una colazione salata. Noi spendevamo intorno ai 6 € in due alla cafeteria Santa Ana, calle Commedia 3, una trasversale di calle de la Paz. Per favore non andate da Starbucks, che anche a Valencia sbuca ad ogni angolo.

Il centro storico è davvero carino, con le sue piazze e i suoi monumenti che trovate in qualunque guida, ma certo non è ai livelli di Barcellona o Madrid come fascino e nemmeno come movida. Di sera in centro ci sono un po’ di sfatti, ma è tutto molto tranquillo. Strade e piazze sono ben illuminate e in plaza de la virgen la gente si ritrova a pattinare. La prima sera siamo arrivati tardissimo e non abbiamo trovato alcun ristorante che ci desse da mangiare a mezzanotte. Qui si cena molto tardi, i valenciani cominciano ad arrivare sulle 10, ma poi la cucina chiude ad orari standard come da noi. In centro abbiamo provato El Rall la seconda sera, segnalato su molte guide. La piazzetta in cui si trova è carina e molto raccolta, servizio gentile ma la carta non offre piatti eccezionali. La paella viene servita per due direttamente con la pentola in cui è stata cucinata ed è stata un po’ un’impresa staccarla.

Per cenare è più interessante la zona intorno a calle Ciscar (a sud di Colòn) dove la concentrazione di ristoranti e locali è notevole e dove il fine settimana è pieno di valenciani. Qui la cena migliore si è rivelata quella al Matisse (calle Ciscar, intorno al civico 20 più o meno), un ristorante molto carino in stile minimal che offre ottimi piatti a prezzi ragionevoli, di bella presentazione e un servizio accurato. Per un pasto completo con vino spenderete sui 30 € a testa e se li merita tutti. Non è vero che il vino spagnolo non è buono: ci sono buone etichette di vino tinto anche barricato sui 14 euro, mentre la cerveza sfusa che abbiamo assaggiato in giro non era granché. Grande fregatura invece i locali lungo il paseo Neptuno vicino al porto: prezzi alti e aspetto da paesino della riviera nostrana anni ‘60. Noi non abbiamo cenato, ma solo provato due tapas (pessime) spendendo 26 euro alle 5 del pomeriggio (restaurante A Babor al n. 48, brutto locale peraltro). Non saprei che dire sul mare, perché l’unico giorno che ci siamo andati pioveva. La spiaggia comunque mi è sembrata piuttosto larga e ben tenuta. La zona american’s cup è ormai ridotta a qualche padiglione chiuso e abbandonato, mentre intorno fervono lavori di sistemazione delle strade e del porto. Per il pranzo dell’ultimo giorno ci siamo concessi un po’ di lusso prima di partire, pranzando al ristorante dell’hotel Palau del mar (Navarro Reverter, 14 – vicino alla porta del mar). Il locale è molto carino e a pranzo (ma solo a pranzo) c’è un menù del mediodìa di tre portate a 20 € (+7% Iva), davvero squisito e originale, altrimenti la carta è piuttosto cara. Con il vino abbiamo speso 66 € in due, ne vale davvero la pena.

Che dire della città delle arti e delle scienze. Molto interessante l’intervento, edifici bianchissimi che accecano nelle giornate di sole. Il palau delle arti non si visita, si tengono concerti o non so cosa. L’oceanografico e il museo delle scienze per 25 euro si possono visitare anche in due giorni diversi. Devo dire che non sono eccezionali come allestimento, né l’uno né l’altro. Gli animali peraltro mi fanno molta pena così rinchiusi nelle vasche, anche se da vedere sono meravigliosi, in primis i beluga e gli squali. Il complesso però è davvero stupefacente per l’architettura: sembra di essere proiettati in un’altra dimensione. E’ bello passeggiare in mezzo agli edifici e essere abbagliati dal candore e dal riflesso delle vasche di acqua che li circondano, passare sotto i montanti del ponte e delle passerelle che disegnano fronde di alberi che si ergono verso il cielo. L’emisferico sembra un occhio con la palpebra socchiusa. Non siamo entrati a vedere la proiezione, perché già sperimentata alla Geòde di Parigi.

I giardini del Tùria sono un esempio di intervento urbanistico davvero interessante: si passeggia in mezzo al verde di un giardino ben curato in quello che era l’alveo del fiume, deviato negli anni 50 in seguito all’alluvione. Qui si trovano famiglie con bambini, gente che fa jogging, rollers, skaters, persone che portano a spasso il cane. Il Gulliver gigante su cui ritornare bambini si trova verso la città delle arti, poco prima c’è il Palau della musica, un edificio degli anni 80 dove si tengono concerti. Non siamo riusciti a visitare né il giardino botanico, né il museo de bellas artes perché il lunedì sono chiusi, ma siamo andati all’Ivam (di domenica, che è gratuito), dove è in corso un’interessante retrospettiva su Tinguely e le sue fantastiche macchine.

Carini sia il Mercado centrale che il Mercado Colòn, la cui struttura di sera brilla di colore così illuminata. Purtroppo ho avuto modo di sperimentare anche il servizio sanitario. Sono finita al pronto soccorso per un blocco gastrointestinale. Alla Urgencias del ‘Clinico’ a mezzanotte di venerdì eravamo io e gli sfatti racattati in strada dalla polizia. Comunque infermieri e medici si sono rivelati efficienti e scrupolosi: io volevo solo un punturone per alleviare i crampi, invece mi hanno fatto una marea di analisi prima di procedere alle flebo. Vi auguro di non averne bisogno, in caso basta mostrare la tessera sanitaria all’accettazione ed è tutto gratuito.



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