Valencia, paella e molto altro
Comunque alla fine abbiamo prenotato da Edreams con pagamento via Internet, volo Ryanair + 4 notti in hotel 4 stelle ci è venuto 490 euro a persona. Gli orari erano perfetti, partenza alle 18 del 2 e ritorno alle 21.30 del 6. L’Hotel era il Ayre Astoria Palace, nel quale purtroppo la colazione non era compresa,la jacuzzi era temporaneamente fuori uso e anche il centro fitness aveva dato forfait…
venerdì 2 gennaio Abbiamo raggiunto facilmente l’hotel con la metro, splendidamente collocata proprio sotto al piano degli arrivi. Le linee 3 e 5 partono con frequenza e tagliano il centro della città da parte a parte orizzontalmente. La fermata Xativa, proprio accanto alla Plaza de Toros e alla Estacion del Norte, è a 20 minuti dall’aeroporto e si trova a circa 500 metri dall’Hotel, solo pochi passi da Plaza del Ayuntamiento, probabilmente la più bella della città e sicuramente la più grande. Arrivando di sera, abbiamo solo notato i luminosi addobbi natalizi e rimandato alla mattina seguente l’attenta osservazione dei palazzi.
Una volta lasciate le borse in stanza (molto spaziosa, bagno grande e pulito) ed esserci rapidamente rinfrescati, ci siamo incamminati verso la Plaza de la Reina, la piazza più bella, quella che presenta uno dei portali di accesso alla splendida cattedrale, nonché il bel campanile del Miguelete. La piazza è stupenda, di sera le illuminazioni valorizzano la facciata della cattedrale e l’atmosfera romantica del centro storico. Sulla piazza si aprono diversi locali invitanti, tapas e paella fanno la loro figurona sugli espositori, mentre non sono affatto invitanti (almeno per noi…) i locali non spagnoli. Ci facciamo tentare dalla catena “100 montaditos”, un locale pieno di persone e tavolinetti, dove si compila un menu preimpostato per scegliere gli aperitivi (ottime le olive e le patatine fritte) e appunto i montaditos. Si tratta di piccole baguette, farcite in 100 modi diversi, praticamente tutti da provare…Dal jamon serrano al queso iberico, dal pollo ai gambas, ognuno è un piccolo gioiellino artistico che si illumina una volta in bocca. Se avete fame c’è il menu da 20, ma già con quello da 12 potrete saziarvi a volontà. Abbiamo speso 17 euro con 2 birre a la jarra e patatine fritte (fate attenzione che le patatine vengono messe anche sulla tabla dei montaditos). Ora siamo davvero stanchi e dopo una passeggiata nell’adiacente barrio del carmen ce ne torniamo in albergo, dove confermiamola notizia letta su Trip Advisor, che cioè le bottigliette di acqua minerale del frigo sono gratuite! sabato 3 gennaio La mattina seguente, per la colazione abbiamo purtroppo scelto male, fermandoci in un locale poco armonioso e pieno di fumo (cosa abbastanza normale per la Spagna, dove il divieto non vige). Ma ci saremmo rifatti le mattine successive, scegliendo la cioccolateria “Valor” sulla Plaza de la Reina.
La prima tappa è l’Oceanografico, dove arriviamo dopo una lunga e piacevolissima passeggiata attraverso i giardini del Turia, laddove una volta scorreva il fiume che ora viene deviato per evitare le inondazioni nei periodi di piena. Adesso questo tratto della città che volge verso la nostra destinazione è costellato di giardini e vialetti, attraversando un lastricato con una fontata che somiglia moltissima a quella di Bethesda nel Central Park di New York. Ancora avanti, si incontra il Gulliver, una sorta di parco giochi per bambini, dove una enorme riproduzione di Gulliver incorpora dei grandi scivoli e attrazioni varie. Ottimo passatempo per bambini e.. Anche per grandi! Proseguendo, le costruzioni di Calatrava si avvicinano sempre di più, diventando man mano sempre più incredibilmente maestose ai nostri sguardi. Opere davvero stupende, modernità e genio fusi insieme per un risultato magnifico. La scelta è quella di non visitare la Ciudad de las artes y de las ciencias, ci concentreremo solo sull’Oceanografico, a detta di molti il migliore d’Europa. Il biglietto di 23,90 euro viene completamente ripagato dalla visita dei vari acquari, suddivisi per zone climatiche (Mar Rosso, Artico, Antartico, Tropicale, ecc.) e del delfinario, dove in un’arena enorme e ben attrezzata viene allestito 3 volte al giorno uno spettacolo davvero entusiasmante. Un gruppo di istruttori guida una ventina di delfini in una serie di prodezze irresistibili per grandi e piccini, coinvolgendo il pubblico con simpatia. Lo spettacolo dura poco meno di mezz’ora ma ne vale la pena, ve lo dice uno che per principio è contrario all’addomesticamento degli animali…
Le vasche dei pesci e dei mammiferi sono molto interessanti, ci sono foche e beluga, squali e razze, pesci colorati e barracuda, conchiglie e pinguini. Non avevo mai visto la razza da così vicino, il muso completo di occhi, naso e bocca la rendono inquietante ma estremamente affascinante.
Quando alle 18.00 siamo usciti dalla struttura eravamo piuttosto stanchi e desiderosi di prenderci un bel caffè. Fuori era già buio, pioveva e la temperatura non era piacevolissima, così abbiamo deciso di imbucarci nel centro commerciale che si trova di fronte al magnifico ponte bianco progettato da Calatrava. Sotto un ombrello di fortuna che ci eravamo portati da Roma, abbiamo raggiunto il calduccio del multipiano e approfittato per sederci qualche minuto a riposare, godendoci dal terzo piano dell’edificio le belle luci delle strutture che risaltavano nell’imbrunire. Una volta usciti, abbiamo aspettato per una ventina di minuti l’autobus che ci avrebbe riportati verso il centro città. Purtroppo quella zona non è servita dalla metro, soltanto autobus o taxi. Con un tempo meno impervio ci saremmo probabilmente fatti anche una piacevole passeggiata nelle luci della città, ma la pioggia battente ci ha costretti ad aspettare il mezzo pubblico numero 35 sotto ad una tettoia.Una volta rientrati in albergo, ancora una volta ci siamo cambiati e sotto una pioggerellina costante ci siamo avviati alla ricerca di un ristorante. Questa volta avevamo deciso di mangiare paella, così dopo qualche giro per scovare un posto non troppo turistico né troppo affollato, ci siamo fermati da “Bodegò de la Sarieta”, Calle Juristas 4, un posto carino e dall’aspetto casareccio. Abbiamo preso due “Tinto de Verano”, una paella di verdure ed una di marisco. Nel vino c’era troppo ghiaccio e la paella era buona ma non eccezionale. La cuenta: 26 euro.
Per concludere la serata, ci siamo presi un dolce in una delle caffetterie in Plaza de la Reina, ma neanche con questo siamo stati troppo fortunati. Infatti, nella cioccolateria Valor non c’era posto e alla fine ci siamo dovuti accontentare di una pasticceria dall’altra parte della piazza non proprio degna del posto. La giornata comunque poteva considerarsi finita e ce ne andiamo a dormire sperando che il giorno successivo non piova, avremmo intenzione di andare all’Albufera.
domenica 4 gennaio Il tempo non ci sorride, ma con ottimismo ci avviamo verso la Estaciòn del Norte, dai dintorni della quale sappiamo che partono gli autobus per l’Albufera. Dopo aver chiesto informazioni all’ufficio preposto, abbiamo timidamente cercato la fermata indicataci, ma quasi complicemente ed in silenzio ci siamo avviati verso un’altra destinazione, ovvero il porto. Abbiamo preso l’autobus dietro alla stazione e siamo arrivati fino alla zona dove fu ospitata l’America’s Cup, ovvero in corrispondenza dei grandi hangar dove venivano rimesse le imbarcazioni. Neanche a farlo apposta, siamo scesi esattamente davanti alla rimessa di Luna Rossa, adiacente a quella di Oracle e di Alinghi. A piedi, ci siamo avviati verso le spiagge, seguendo l’indicazione per la famosa Malvarrosa. La pioggerella ed il vento freddo rendevano il tutto molto romantico ma anche malinconico, proprio come piace a me l’ambiente marino, con le onde ed il mare mosso. Seguendo parallelamente la spiaggia, si incontrano una serie di ristoranti, dove il piatto forte è naturalmente la paella, e anche qualche ritrovo dove consumare tapas e aperitivi. Sono le 14.30 ma per gli spagnoli è l’orario perfetto per iniziare a mangiare, così nessuno si meraviglia quando alle 15 entriamo nel “Restaurante Samaruch”, al Paseo Neptuno 58 (nella Playa Las Arenas). Abbiamo mangiato benissimo, in un ambiente piuttosto tranquillo ed educato. Un antipasto di ottimi e grandi calamari alla romana (ovvero fritti), tenerissimi e saporitissimi, pane con salsette di tomate e ali oli, una meravigliosa paella con nero di seppia (arroz negro), forse la migliore assaggiata, due birre e due caffè (chiedete un solo se volete un semplice caffè espresso), per una cuenta di 50 euro ben spesi.
Una volta fuori, abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia sferzati da un vento freddino, ma la pioggia non cadeva più. Le onde avevano trasportato diverse chincaglierie sul bagnasciuga, i cani correvano dietro ai gabbiani e qualcuno faceva jogging in pantaloncini e berretto. Sicuramente questa parte della città viene valorizzata a partire dalla stagione primaverile, dove il sole con la sua luce ed il suo tepore invitano a trascorrere il pomeriggio all’aperto con un libro o con la bici, mentre in estate lettini e ombrelloni riempono la larga lingua di spiaggia.
Dopo aver terminato la passeggiata nella parte retrostante a quella dell’America’s Cup, di nuovo a piedi ci siamo incamminati verso il centro, dove siamo arrivati in tempo per goderci le luci della serata ormai sgombra dalle nuvole e per avere il tempo di passare dall’hotel a fare un riposino. Per la cena ci accontentiamo ancora una volta dei montaditos. Siamo ancora pieni del pranzo terminato tardi, quindi la cena non riscuote lo stesso successo della prima volta.
lunedì 5 gennaio Oggi c’è il sole! e la Albufere ci aspetta!! Ancora una volta ci incamminiamo verso la Plaza de Toros, dietro la quale alla fine riusciamo ad individuare la partenza del bus diretto ad El Palmar (la linea è quella indicata come Perello). Si trova presso la Gran Via Germanias all’angolo con Calle Sueca, oppure alla Gran Via Marqués del Turia angolo presso Plaza Cànovas. Gli orari di partenza variano con i giorni della settimana; mi dilungo a riportarli in quanto difficilmente li troverete online o affissi da qualche parte. In particolare, dal lunedì al venerdì le partenze da Valencia sono alle 7.00, 12.00, 14.00, 15.00*, 18.00, 20.00, 21.00* (*, solo nei giorni di scuola) mentre le partenze da El Palmar sono alle 7.10, 10.10, 12.30, 14.30, 18.30, 20.30. Nei giorni sabato, domenica e festivi, le partenze da Valencia sono alle 7.00, 9.00, 13.00, 16.00 e 20.00, mentre i ritorni da El Palmar partono alle 7.30, 9.30, 13.30, 16.30, 20.30. Il viaggio di andata dura una quarantina di minuti e attraversa tutto il parco Naturale Albufera, una larga zona lagunare dove l’attività produttiva è limitata quasi esclusivamente alla coltivazione del riso e all’allevamento di pesci d’acqua dolce ed anguille. Il canaletto che costeggia il pueblito è particolarmente carino, costellato da barchette di pescatori e salici piangenti, e separa le casette dalla campagna circostante con i suoi paesaggi ameni ancorché limitati all’orizzonte da alti edifici. Un pescatore di ritorno ci mostra le anguille prese mostrandocene una mentre cerca di divincolarsi. Alle 14.00 ci fermiamo sulla piazzetta principale a fare un aperitivo con olive e birra, mentre il tiepido sole del primo pomeriggio già scende velocemente dietro alle case. Quando l’ombra prende il sopravvento, decidiamo di andare a mangiare, qui è d’obbligo assaggiare la paella e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tra le molte possibilità, scegliamo il ristorante “Cañas y Barro”, nella Calle Caudete 9. C’è una bella vista sulla laguna e l’ambiente è simpatico e famigliare. Tra le varie scelte, preferiamo la paella di marisco, accompagnata da un litro di sangria ben fatta, se non fosse per i parecchi cubetti di ghiaccio che provvediamo a togliere quasi subito. Aspettando la paella, approfittiamo del pane tostato con le ottime salsette di tomate e ali oli. La paella è bella da vedersi e buonissima, davvero ne è valsa la pena. Alla fine del pasto ci concediamo anche una crema catalana e due chupitos di squisito liquore alla mela (manzana). Il cameriere Rafa è molto gentile, ci offre la sua simpatia e due chupitos del liquore tipico chiamato Moscatel, un liquore digestivo particolare e dal sapore gradevolissimo. Ci indica inoltre la tienda Toni in paese dove acquistarlo, vicino alla piazzetta centrale. La cuenta sono 40 euro, forse i quelli spesi meglio durante tutta la vacanza. Alla fine del pasto, verso le 16.30, Rafa ci ha accompagnati nel locale dietro al ristorante, dove i pescatori stavano tornando con i loro carichi di anguille, versando il contenuto dei secchi dentro delle grandi vasche piene di anguille guizzanti. Ho immerso la mano dentro una delle vasche accarezzando le anguille e cercando timidamente di prenderne una, verificando di persona perché si usa l’anguilla per indicare una persona viscida o sfuggente. In ogni caso, un’esperienza…
A questo punto, visto che la partenza per il ritorno era prevista per le 18.30, avevamo tutto il tempo per goderci il tramonto sulla laguna, immersi in un’atmosfera incredibilmente tranquilla, cercando di fermare il tempo con qualche foto digitale. Il ritorno in autobus è stato particolarmente lungo e noioso, in quanto il tragitto prevede il passaggio da una serie di paeselli sparsi qua e là.
Al ritorno, il centro della città era invaso da migliaia di persone, in quanto è tradizione che il 5 ci sia la “Fiesta de los Reyes Magos”, con sfilate in maschera e distribuzione di caramelle dai carri. Plaza del Ayuntamiento viene illuminata a festa e finalmente la città si anima, grandi, vecchi e bambini vanno ad aspettare l’arrivo dell’Epifania in strada in una bella atmosfera di festa. Per maggiori dettagli: www.Viverevalencia.Net/guida-di-valencia/eventi/la-cavalcata-dei-re-magi-epifania.Php.
Per le 20 siamo in hotel e come ultima serata decidiamo di mangiare in camera. Sul tavolinetto in stanza troviamo una sorpresa, un dolcetto tipico, una specie di ciambella, con dentro due sorprese. Una statuetta e una fava secca. Vuole la tradizione che chi trova la statuetta sia destinato ad avere fortuna, mentre chi trova la fava è destinato a pagare. Avendo trovato la fava, esco a prendere qualche montaditos al solito posto e, soddisfatti della giornata ma anche un pò tristi per l’avvicinarsi della fine della vacanza, ci concediamo un meritato riposo sdraiati sul letto con un pò di musica in sottofondo.
martedì 6 gennaio Oggi è il giorno della Befana e la festività ha svuotato l’interà città, che con i negozi chiusi e pochi turisti in giro sembra praticamente deserta. Stasera alle 21.35 abbiamo il volo di ritorno, quindi davanti a noi c’è ancora una giornata piena per girare con calma le parti di Valencia non ancora battute. Anche questa giornata, nonostante la temperatura rigida, è soleggiata e luminosa. Dopo aver lasciato i nostri zaini alla reception dell’hotel ed aver fatto colazione da “Valor” con ottima cioccolata calda, churros e spettacolare torta di cioccolato, ci siamo avviati verso la Plaza della stazione, dove nel passaggio in basso c’erano diversi negozietti con robetta poco interessante. Praticamente questi erano gli unici negozianti attivi, per il resto tutto chiuso per la Befana. Da lì siamo andati verso las Torres de Serrano, alla periferia nord del centro storico. Una volta superate queste Torri, che costituiscono una delle porte di accesso alla vecchia città, il Puente de Serrano consente di uscire dal centro scavalcando il vecchio letto del fiume Turia e arrivando quasi davanti all’ingresso del Museo Nazionale di Belle Arti, adiacente al quale ci sono gradevoli giardini in cui fare una passeggiata rilassante. Non avevamo voglia di vedere musei né di girare a vuoto, quindi siamo rientrati nella zona del centro storico avviandoci verso el barrio del Carmen guidati da un tiepido sole. Durante il tragitto abbiamo acquistato due calamitine ricordo e un paio di cartoline. La Plaza de la Virgen è davvero bella, con la fontana del Nettuno al centro. Su uno dei lati si apre uno dei portali di accesso alla Cattedrale, mentre sull’altro una caffetteria consente di godersi in pieno relax la splendida vista, magari con un libro o semplicemente ad occhi chiusi. Dopo la lauta colazione, decidiamo di saltare il pranzo e verso le 15 ci fermiamo per un caffè al Bar Kansas su Plaza de la Reina. Ecco, questo bar è decisamente da evitare, soprattutto per la presenza di un cameriere davvero scortese (un tipo con gli occhialetti e sguardo arrabbiato). Se non fosse stato per il fatto che quasi tutto il resto era chiuso, non ci saremmo fermati. Magra consolazione, niente mancia al cameriere…
Siamo rimasti al sole fino a quando questo si è andato a nascondere dietro alla Cattedrale. Erano ormai quasi le 17.00 quando abbiamo deciso di avviarci verso l’hotel. Una volta prelevati i bagagli, ancora una volta abbiamo percorso la strada verso la Estaciòn del Norte, e da lì preso la metro alla fermata Xativa. Alle 18 eravamo già in aeroporto, dove con nostalgia abbiamo atteso l’apertura del desk per il check-in e poi verso il gate d’imbarco a prendere i primi posti (con ryanair non c’è assegnazione dei posti, quindi per uscire prima dall’aereo bisogna essere i primi ad entrare…). In perfetto orario (23.25) siamo atterrati a Ciampino e a mezzanotte aprivamo la porta di casa.