Valencia me gusta mucho!

Un weekend nella città della scienza
Scritto da: raff176
valencia me gusta mucho!
Partenza il: 07/05/2010
Ritorno il: 10/05/2010
Viaggiatori: 6
Spesa: 500 €
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VALENCIA 7-10 maggio 2010

7 maggio

E si parte, finalmente, destinazione Valencia, dopo aver dovuto rinunciare ad Oslo per colpa del vulcano islandese. Siamo in sei, 4 ragazzi e 2 ragazze. Aereo Ryanair da Roma Ciampino delle 10.35. Andata e ritorno 74 euro. I problemi però sono sempre dietro l’angolo e per colpa del volo precedente della Easyjet per Parigi, partiamo con un’ora di ritardo. Atterriamo a Valencia alle 13.30, affamati, stanchi ma pieni di voglia di fare. Raggiungiamo l’Expo Hotel con un biglietto da 1.90 € (zona AB) in 20 minuti, prendendo 2 linee metro: la linea 3 fino a Angel Guimerà e poi la 2 per una fermata fino a Turia. L’hotel è davvero molto accogliente, pulito, pieno di servizi e la sua posizione è ottimale. La fame ci affligge e appena preso possesso delle camere, scendiamo al centro commerciale antistante l’hotel. Sono già le 16.00 e divoriamo letteralmente i panini. Le patatine non sono granchè, e la Fanta è un po’ annacquata, ma avremmo divorato qualsiasi cosa in quelle condizioni. Il fatto che sia ancora permesso fumare nei locali pubblici ci disorienta non poco, infastidendo il nostro pasto, ma sopravviviamo. Finito il pasto usciamo e ci avviamo verso il centro a piedi. Il tempo promette bene, per cui non mi porto dietro l’ombrello. Giardini, Torres de Quart, letto del fiume Turia (il cui corso è stato deviato, ricavandone un vero e proprio parco), il Mercado (il più grande mercato chiuso d’Europa), la Lonja, plaza del Ayuntamiento, plaza de Toros e la stazione (patrimonio Unesco) e i vari Puentes (de la Exposicion, de las Flores, del Mar, del Real, de La Trinidad ed infine de Serranos) ci portano infine alla Torres de Serranos, molto suggestiva. Tutto questo percorso, condito a sprazzi da una fastidiosa pioggia (e noi ovviamente non abbiamo l’ombrello!), non tocca minimamente la parte più bella di Valencia, il suo cuore, che è la Ciudad Vella. La Nikon si scarica poi sul più bello, proprio quando arriviamo verso sera alla Plaza de la Virgen. Davvero splendido l’effetto delle luci sul calar della sera, quando la chiesa gotica con un magnifico rosone e la fontana vengono illuminate a giorno. Una bellezza sfuggente ci risveglia dalla nostra stanchezza. Dopo almeno 5 ore di marcia siamo molto provati e affamati come lupi. Prima di andare a cenare incontriamo anche una protesta dei ciclisti contro le automobili, che viene fatta ogni primo venerdì del mese. Camminiamo un altro po’ per le vie della città vecchia intenzionati a cenare a El Kiosko, un locale tipico (stile anni ’70): usufruiamo del bagno mentre aspettiamo che si liberi un posto per tutti e sei, ma quando ci stiamo per sedere scopriamo che il locale non fa paella. Senza pensarci un istante ci alziamo e andiamo via. Arriviamo a Calle des Manyans, dove ci fermiamo in un piccolo locale, il Babalù, dove c’è la possibilità di mangiare con un menù fisso a 10 euro (bevande escluse). Alla fine paghiamo oltre ai 10 euro a testa 26 euro due litri di sangria e 6 euro due bottiglie d’acqua. La cena buona, il servizio un po’ meno, visto che abbiamo aspettato 2 ore per mangiare un’insalata di pollo (3 di noi) e seppie e calamari (gli altri 3), un piatto di paella e un dessert. Il ragazzo che è al bancone è un cubano e ci offre un cicchetto di rum con un bicchierino di succo di mango: delizioso. Ci consiglia inoltre, dal momento che la pioggia non ci lascia in pace, di prendere un taxi, visto che si paga solo 6 euro. Seguiamo il suo consiglio, visto che i piedi sono a pezzi. Le converse non sono certo le scarpe ideali ed infatti quando mi stendo sul letto e le tolgo è una liberazione. All’una e mezza siamo tutti a letto, sfiniti.

8 maggio

Sveglia alle 9.15. La stanchezza per i chilometri del giorno precedente è grande, ma è più grande ancora la voglia di fare. I sei esploratori sono forti e vigorosi e sono decisi nel proseguire il loro viaggio. Direzione mare, ma prima bisogna fare una “sana” colazione. Decidiamo di mangiare qualcosa al centro commerciale, dal momento che il giorno prima i panini ci avevano soddisfatto. Scegliamo il primo bar che incontriamo. Entriamo e ordiniamo cappuccini e cornetti. Il cappuccino è davvero orribile, annacquato in modo eccelso, lo sconsiglio vivamente. Il succo d’arancia che ha preso Federico, invece, è molto meglio. Per quanto riguarda i cornetti, invece, il barista prende un po’ troppa iniziativa e ci porta 6 cornetti vuoti. Tre di noi si fanno cambiare il cornetto semplice in un altro che dovrebbe essere al cioccolato, ma è farcito con una strana crema che sa tanto di burro e che ci si mette sullo stomaco. Paghiamo 25 euro ed usciamo non troppo soddisfatti, partendo alla volta del mare. La voglia di andare al mare ci fa subito dimenticare la colazione, ed il tempo splendido ci allieta non poco la giornata. Prendiamo la metro 2 fino ad Angel Guimera. Indecisi sul percorso da seguire per raggiungere il mare, una ragazza spagnola ci consiglia di prendere la linea verde fino a Maritim Serreria e di prendere poi la linea viola fino a Marina. Noi non l’ascoltiamo e prendiamo la linea rossa fino a Benimaclet. Madornale errore. Per prendere il trasbord si deve uscire in superficie ed aspettare un altro mezzo. Torniamo indietro e scendiamo alla stazione Alameda. In fondo nonostante l’errore passiamo qualche minuto in una delle stazioni metro più belle di Valencia, tutta fatta di pietre bianche. Le metro sono davvero splendide e le stazioni in generale sono molto ariose. I vagoni sono confortevoli e questo ci fa molto piacere, visto che di Roma non si può dire la stessa cosa. Seguiamo il consiglio della ragazza spagnola e in 20 minuti siamo al mare. I valenciani sono molto cordiali, anche se forse a volte prendono troppa iniziativa. Il mare è davvero splendido, il sole a volte ci saluta e a volte ci brucia, ma nonostante le nubi la giornata vola via in modo splendido. Danilo ed io troviamo anche il tempo per una corsetta, e per una partitella con un pallone comprato in un piccolo chiosco sulla spiaggia (sconsigliato vivamente: per un pallone di gomma 5 euro..). Alle 3 prima di tornare all’hotel ci fermiamo a mangiare in un ristorante sul mare che fa bocadillos. Prendiamo 4 bocadillos con calamaros e gli altri 2 con “lomo”, che in teoria doveva essere maiale, ma che in pratica non abbiamo capito cosa fosse. Ed infine 2 porzioni di patate bravas che però erano condite con ketchup e poi con una salsa all’aglio, disgustosa. Era in pratica aglio e maionese. Le patate che erano bagnate con tale salsa (poche per fortuna) sono rimaste nel piatto. Alla fine ci alziamo e paghiamo un conto di 50 euro circa. La giornata al mare ci sfianca, ma nonostante questo arriviamo all’Expo per le 6, pronti (dopo una bella doccia tonificante) a ripartire per il centro. Ma prima un tuffo nella piscina dell’albergo. In centro troviamo una festa immane (La Virgen de los Desamparados), con tanto di fuochi d’artificio e banda musicale, che ci dà un’idea, come se ce ne fosse bisogno, di quanto siano patriottici e cattolici praticanti gli spagnoli. Continuiamo il nostro giro in centro: plaza de la Reina è piena di bancarelle, svaligiate per benino, anche se non tutti alla fine sono soddisfatti, non avendo trovato quello che cercavano. Continuando a girare e a fare foto con la Nikon (che questa volta è stata lasciata carica a posta per fotografare plaza de la Virgen e dintorni) cerchiamo un locale per la cena. Alla fine ritorniamo a Calle des Manyans, però cambiamo locale. Alla fine della via troviamo un locale abbastanza accogliente e prendiamo 6 menù a 10 euro. Paella, seppie e pesce spada arrosto con patate fritte e come dessert la gustosissima crema catalana. In teoria avremmo dovuto pagare 70 per un piatto di prosciutto e formaggio, ma il cameriere se ne è dimenticato al momento della cuenta (il conto). Le ragazze tornano a casa in taxi e noi 4 restiamo in giro fino alle 4 per bere qualcosa. Torniamo a casa a piedi, con le gambe che esplodono. Il sonno ruba dalle nostre bocche qualsiasi possibilità di commento alla splendida giornata.

9 maggio

Sveglia alle 8.15. Direzione Ciudad de las artes y las ciencias. Prima di prendere il 65 per raggiungere la nostra meta ci fermiamo a fare colazione allo Starbucks Cofee in plaza del Ayutamiento. Prendiamo 3 succhi d’arancia, un cappuccino (che conferma quanto di male avevamo detto in precedenza dei cappuccini spagnoli), una cioccolata e un tè verde. Ovviamente tutti prendiamo i muffins (4 al cioccolato, uno ai frutti di bosco e uno al cioccolato bianco). Il conto è di 38 euro, un po’ caro, ma dopotutto siamo in vacanza. Prendiamo il 65 e arriviamo alla città della scienza in breve tempo. L’autobus costa 1,25 € a testa per ogni corsa se il biglietto lo si compra a bordo. Arriviamo alla Ciudad de la Ciencias per le 11 circa. Il biglietto per la Ciudad, l’Hemisferic e l’Oceanografic lo paghiamo 26,86 € a testa, grazie alla riduzione che otteniamo presentando i nostri tesserini da universitari. Scegliamo di vedere lo spettacolo delle 19 all’Hemisferic e di girare prima il museo della scienza e poi l’Oceanografic nel pomeriggio. Visitiamo i vari piani della Ciudad. Non tutti rimangono soddisfatti, in quanto ci aspettavamo di meglio. Alla fine però c’è un’area dedicata alla SSI (Star Service International), e Federico sembra un bambino in un parco giochi. Alla fine facciamo un giro su un simulatore dei carichi che soffrono gli astronauti: Federico fa 2 giri e si sente in paradiso, io a metà giro chiedo di fermare la ruota. Esperienza da provare, anche se mette lo stomaco un po’ in subbuglio a chi non è abituato. Alle 15 scendiamo a pian terreno e mangiamo 6 panini con la frittata. Non erano granchè, ma dovevamo pur mangiare. Alle 16 entriamo all’Oceanografic e dopo una mezz’ora comincia a piovere. La sfortuna ci perseguita, perché la Ciudad era al chiuso e se avessimo visitato prima l’Oceanografic con il sole del mattino non avremmo avuto tutti questi problemi. Vediamo prima l’area del Mediterrano, poi dopo aver visto lo spettacolo dei delfini alle 17, il tunnel nell’area degli oceani con tanto di squali a 10 cm di distanza, sentiamo verso le 17.45 un avviso in spagnolo che avvisa i gentili clienti che l’acquario sta per chiudere. Noi restiamo un po’ interdetti, dal momento che ci aspettavamo la chiusura alle 19 come per la Ciudad. L’errore che abbiamo commesso ci ha precluso la possibilità di comprare qualche souvenir a forma di beluga nell’Oceanografic, in quanto ci cacciano alle 17.55. Le ragazze si fermano ad un centro commerciale davanti all’acquario e noi torniamo alla Ciudad e ci riposiamo un pò. Alle 19 entriamo all’Hemisferic e vediamo un film documentario che dura una quarantina di minuti sulle sardine e sui vari predatori che si trovano in Sud Africa. Tutti tranne io si addormentano almeno per 10 minuti. Tutti scelgono l’inglese tranne io che scelgo il francese come lingua, visto che le alternative sarebbero state il catalano o lo spagnolo. Alla fine usciamo e ci avviamo verso casa con il 95. Ci riposiamo un po’ e invece di cenare nell’albergo (buffet a 18 euro, con le bibite non incluse) decidiamo di avviarci di nuovo in centro per cenare. Alle 23 ancora non sappiamo dove andare. Avevamo inizialmente optato per la solita Calle des Manyans, però dopo esserci seduti al terzo locale della via, degli italiani che stavano cenando lì ci sconsigliano di prendere la paella. Ed allora ci alziamo e diciamo al cameriere che il menù non è di nostro gradimento. Alla fine troviamo un locale carino, anche se troppo chic, a Calle de Caballeros e ceniamo. 3 di noi prendono paella e merluzzo, gli altri 3 insalata ed Entrecot. Per finire un brownie con gelato alla vaniglia. Prima di uscire dal locale paghiamo 98 euro di conto e Vincenzo e Danilo prendono un ottimo mohito. A mezzanotte Sara, Maura e Vincenzo tornano a casa in taxi, mentre Federico, Danilo ed io torniamo alla movida. Entriamo nel Bolseria Cafè in Carrer de la Bosseria, un locale stile brasiliano, ed osserviamo anche 4 ragazzi fare la capoeira. Prendiamo 3 caipiroske, a 8 € l’una, che non contengono nemmeno un ml di vodka, ed alla fine Danilo ed io prendiamo rispettivamente un rum assoluto ed un rum e coca, pagando altri 16 euro. Alla fine Federico decide di salutarci e di tornare a casa da solo, mentre noi 2 restiamo fino alle 3.30, assistendo anche ad una scena abbastanza comica. Delle ragazze inglesi ubriache in modo spropositato buttano non si sa per quale motivo il loro cocktail addosso ad un ragazzo che passava loro vicino (abbiamo supposto una palpatina o qualcosa di simile). Purtroppo il cocktail arriva per metà anche addosso a noi. Torniamo a casa in 10 minuti a piedi, passando per Calle de Quart e poi per Calle Gran Via Fernando El Catolico. Arriviamo all’Expo alle 4 passate. Il sonno anche stavolta è più forte di tutto.

10 maggio

L’ultimo giorno è sempre il più triste. Maura, Sara e Federico si svegliano presto e vanno in centro a fare gli ultimi regali. Ne approfittano per visitare il mercato centrale, realizzato in un’immensa struttura, pieno di vita e di banchi alimentari dei più diversi generi. Noi invece restiamo a dormire fino alle 9.20, per poi preparare le valigie. Abbiamo il tempo di fare una colazione veloce al bar del primo giorno, questa volta con succo d’arancia. Alle 11 partiamo verso l’aeroporto, dove troviamo una fila enorme ad attenderci. Riusciamo ad arrivare giusto in tempo per sentirci dire dalle hostess che abbiamo 10 minuti di tempo per decollare, altrimenti avremmo dovuto attendere un’ora. 3 delle nostre valigie vengono imbarcate, fra le nostre maledizioni e i nostri grugniti. L’aereo decolla alle 13.30, ed atterra in perfetto orario, alle 15. La trombetta all’arrivo ci ricorda quanto siano paraculi quelli della Ryanair. Dopo esserci salutati mi ritrovo prima sul treno per Termini da Ciampino e poi nella metro B. Passare dalla metro valenciana con i suoi sedili puliti e le sue stazioni ariose e decorose a quella romana, con i suoi graffiti, il suo sporco e le sue stazioni claustrofobiche è quanto di più triste mi potesse capitare, ma alla fine la vacanza finisce, e si deve tornare alla vita di tutti i giorni. Quando scendo alla fermata di piazza Bologna e vedo parlare una signora, mi sembra dal labiale che stia dicendo qualcosa in spagnolo, ma in realtà poi il flashback finisce ed è come se ritornassi alla realtà sentendola parlare in italiano. Per un attimo la mia mente era tornata alla Spagna, ma poi subito dopo con un po’ di tristezza mi son risvegliato dal torpore, ricordandomi dov’ero. Sperando che la prossima vacanza non sia fra chissà quanto.



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