Valencia… in tre sfumature di bellezza
Roma-Valencia 31 ottobre 2012
Partenza da casa dei miei suoceri che vivono a Roma con una fantastica sveglia programmata per nientepòpòdimenoche le 5 del mattino! Che pacchia per me che sono abituata (macché abituata: dovrei dire rassegnata!) alla mia consueta sveglia delle 4.30. Questa notte ho voluto dormire con i miei bimbi vicini vicini, ma si è rivelata una scelta poco azzeccata: quei due sono stati capaci di bisticciare anche nel più profondo dei sonni REM! Vabbè. Un vento freddissimo ed una pioggerella leggera ci accompagnano (oltre che mio suocero) all’aeroporto di Roma Ciampino. Entriamo e ci troviamo subito davanti uno scenario molto familiare: una fila del tutto simile a quella per l’attrazione Huntik al Rainbow MagicLand (ebbene sì, abitiamo a Valmontone). All’incirca tre km di fila e trecento persone davanti. L’imbarco avviene all’incirca dopo 9 settimane e ½, nel senso che prima di passare dal check-in ci hanno fatto togliere scarpe, giacche, foulard, gioielli e il beauty con le cose liquide per l’igiene personale. Due battute simpatiche sul fatto se Diego dovesse togliersi o meno anche la fede dal dito col tizio addetto agli spogliarelli, e, tutti concordi sul fatto che poteva tenersela ancora per un po’, passiamo oltre. Abbiamo perfino il tempo per la colazione! Il volo è stato molto simpatico: siamo saliti su un aereo Ryanair comprensivo di mercatino suk: si potevano trovare gratta e vinci, profumi, giocattoli, panini al formaggio, alla lasagna e sigarette al pollo e cicoria. Io e Diego ci mettiamo a giocare al Trivial sul suo telefono, ma lui fa 4 lauree ed io, per non compromettere la mia dignità personale, batto in ritirata dopo la seconda. Mi metto alla regia, che mi riesce un po’ meglio, e giro il video dell’anno con l’atterraggio dell’aereo a Valencia. Il mare è stupendo, il cielo assolato, e sotto di noi sono ben distinguibili la zona del porto, la città delle Arti e delle Scienze, la stazione e altre zone che abbiamo imparato a riconoscere spulciando pre-partenza il materiale reperibile on line.
Indice dei contenuti
A Valencia c’è il sole e 22 gradi, fa caldo ma il vento è ancora molto forte. Mentre a Roma ci ha prelevato il pulmino per portarci fino all’aereo, qui troviamo sì e no due cartelli indicatori che dicono da che parte puoi trascinare la tua valigia per uscire da quel dedalo di aeroplani mentre cerchi di non farti investire. In aeroporto ritiriamo le nostre carte da 72 ore per i trasporti pubblici di Valencia. Li avevamo prenotati e pagati on line prima di arrivare qui. Inclusi nella carta abbiamo gli ingressi all’Oceanografico, all’Emisferico e al museo delle scienze. Modica cifra di € 46 a persona. Un prezzo davvero ottimo per tutti questi servizi, considerando che solo i mezzi pubblici costano un po’ di più, qui. Prendiamo la metro numero 3 linea verde (ma va bene anche il 5 linea rossa) fino alla fermata della Staciòn Nord e lì ci mettiamo a cercare il bus numero 27, secondo le indicazioni che ci hanno dato in aeroporto per arrivare al nostro albergo. Giriamo come tordi, e alla fine chiedo ad una signora (in spagnolo un po’ così…) “scusi signora, lì c’è scritto che la linea 27 è deviata… ma deviata dove??” e lei: “eccolo che arriva” “ah. Grazie”. Avevo capito tutto. Tra navigatore che non naviga e la mappa cartacea arriviamo all’Hotel Benetusser e qui, siccome sono buona e pure un po’ stanca per la smazzata coi mezzi) sorvolo sulla bruttezza della stanza. Ci sistemiamo, Diego pisola un po’ mentre io faccio i compiti e mappo tutte le cose da vedere sulla cartina e preparo i programmi delle giornate. Quindi ho deciso: siccome è già pomeriggio e il tempo non è molto, oggi shopping! Cominciamo bene! Scendiamo e alla reception, dove grazie ad una tipa che parla a mitraglietta e non sorride, scopriamo che ferma il treno a pochi passi, fa un tragitto di 7 minuti 7 e ci lascia alla Staciòn del Nord. Mica male! El Corte Inglés è uno dei diecimila magazzini dell’omonima catena sparsa su tutto il territorio spagnolo. Me lo ricordavo invitante e pieno di vita dai tempi di Barcellona, invece qui è un mortorio, non gira proprio nessuno, e tutto sommato deludente. 8 piani di inutilità di grandi marche a prezzi sconvolgenti. Decidiamo di rifarci mangiando una tapa alla Taberna di fronte. Cerveza e tortilla por dos, por favor! Slurp! Torniamo in zona stazione e ci inoltriamo per le moltissime stradine che si incrociano l’una all’altra. Sono bellissime e piene di vita, non ho mai visto una tale quantità di negozi di bigiotteria e di farmacie tanto concentrate nello spazio! Stà a vedere che ai Valenciani piacciono gli amminicoli e che non hanno una salute di ferro… mah! Ceniamo con una paella un po’ rinsecchita e tre pezzi tre di parti ossute di pollo. Per fortuna poi incappiamo in una caramelleria da paura e ci concediamo il dessert!! Rientro in hotel col treno in 7 minuti 7!
1 novembre – Valencia città
Sveglia dopo un sonno più che ristoratore, colazione pietosa in un bar vicino l’hotel: il tizio mi ha rifilato una brioche scaldata al microonde tanto da farla diventare quasi di gesso. Mi era venuto in mente di usarla come frisbee contro la vetrata, ma non volevo far dare un tocco così originale al locale del tizio. Vabbè. Prendiamo il treno che oggi ha costo festivo( €3.30 anziché 2.30), e via verso il centro città: si gira benissimo a piedi, c’è un percorso praticamente naturale che porta a visitare un punto di interesse verso l’altro in maniera piuttosto lineare e continua. Partendo dalla stazione siamo passati davanti all’Arena de los Toros e alla statua di Manolo Montoliv (famosissimo torero noto en todo el mundo) e poi abbiamo preso via Colòn per arrivare alla Plaza dell’Ayuntamiento (credo sia il Comune, in parole povere, ma come la fanno difficile ‘sti valenciani!), una piazza grandissima e molto bella con tanto di fontana centrale con spruzzi a pressione. Qui abbiamo trovato una pizzeria che esposta aveva la pizza piuttosto strana, per cui ci siamo avvicinati per vedere com’era fatta: era all’ananas, uovo all’occhio di bue e patatine fritte! Il mio fegato è defunto solamente all’idea. Poi avanti fino al Mercado Generàl, a seguire la Lonja de la Seda, dove ci siamo fermati per un po’ perché merita davvero coi suoi soffitti ed i finestroni a mosaico. Io mi sono fissata un po’ con i close up per fare un po’ di pratica. Qui c’è anche una cripta da visitare, nulla di che se ve la volete perdere. Poi abbiamo proseguito per la Plaza Redonda, un’incredibile piazza con un buco sul soffitto! Pranziamo in un ristorantino piccolino piccolino che si chiama Trench (come l’impermeabile). Paella valenciana e calamari per Diego; tortilla e polipo alla galega io. La galega altro non è che un condimento leggermente piccantino, tipo paprika dolce. Crema catalana por dos, ottima! Abbiamo proseguito per Plaza de la Virgen, turisticissima e affollatissima piazza dove sorge, oltre agli innumerevoli fast food, la Cattedrale di Valencia. Di lì avanti verso l’Almoina, una zona di scavi archeologici, ma non si vedeva nulla perché era tutta coperta da lastre di plexiglass scuro. La cosa carina, davanti ai punti eccellenti di Valencia, è che sono esposte delle riproduzioni in bronzo fatte apposta per i non vedenti. Con una mano possono seguire la forma e le dimensioni della costruzione riprodotta mentre con l’altra seguono la scritta in braille che ne dà le spiegazioni. Uguale uguale che da noi, proprio. La Plaza de la Virgen credo sia la piazza più immensissima che io abbia mai visitato! È spaziosa, assolata, accogliente, piena di tavolini per un caffè e… non mi entra tutta in una sola foto! Andando ancora avanti, siamo arrivati a quello che sarebbe il nostro Lungotevere, ma che qui anziché un lungo-fiume è un lungo-parco. Il fiume Turia che attraversava la città ha lasciato posto ad una serie davvero infinita di parchi attrezzati, piste ciclabili, giardini, laghetti e così via. Una cosa incredibile ed invidiabile! Torniamo così verso la zona di Colòn, ma svoltiamo a sinistra, anziché tornare alla stazione, e visitiamo anche il Mercado Colòn. Qui ritrovo quasi, ma proprio quasi, lo stile di Gaudì che tanto amo. E’ una struttura molto alta, su piano terra e piano interrati. Una volta era un mercato coperto, ora ospita solamente bar, caffetterie e ristoranti. Comunque chiusi, la maggior parte. Siccome non eravamo stanchi (non è vero! È un giro lunghissimo!) ci siamo allungati fino al porto per vedere il circuito della F1. Abbiamo preso il bus 19 dalla stazione e siamo scesi proprio in zona porto. Ma è una zona piuttosto spoglia, a parte i capannoni di Luna Rossa, di Shosholoza e di Alinghi, non c’era molto altro da vedere. A parte il mare, ovviamente. Ci siamo diretto verso una costruzione molto geometrica e bianca, con una terrazza infinita che dà sul mare e abbiamo scattato qualche foto del tramonto. In fin di vita, abbiamo ripreso il 19 e siamo tornati in centro. Treno, hotel e cascata libera sul letto. Nemmeno la forza di scendere a cena, mi sono addormentata mentre Diego era alle prime tre lettere di non so quale frase… Ci penserò domani.
2 novembre – Valencia perimetro
Oggi abbiamo in programma una passeggiata lungo il parco che circonda la parte esterna del centro storico: i famosi giardini del Turia di cui ho scritto anche ieri. Partenza dalla fermata metro del bioparco e giù fino al Parc Gulliver. Sono all’incirca 5 km e la giornata è caldissima! I giardini sono stupendi, la camminata lunga, ma la varietà di quello che puoi trovare lì sotto è così ampia che non ci si annoia di certo. Campi di rugby, da calcio e calcetto, basket, parchi attrezzati per bambini, attrezzi da palestra a disposizione di tutti, piste ciclabili, laghetti, fontane e fontanelle, labirinti di siepi, una meraviglia! Facciamo sosta per un panino e birra ad un chiosco a circa ¾ del percorso. In tutto ci sono solo 3 chioschi, quindi appena ne vedete uno approfittatene. Arriviamo al nostro obiettivo finale: il Parco Gulliver, dove troviamo un punto di noleggio bici che… tacci-sua-se-lo-sapevamo-iniziavamo-da-lì il percorso e ce la facevamo in bici la passeggiata! Vabbè. Gulliver è una riproduzione del gigante riversa al suolo e adibita a parco giochi per bambini che utilizzano gli scivoli e le scale di corsa e le varie rampe proprio come i lillipuziani nel libro di Swift! Qui ci siamo fermati un bel po’ a rifiatare e… ad utilizzare gli scivoli! Sempre da qui abbiamo preso il mitico bus 19 e siamo arrivati fino alla spiaggia di Malvarosa. Anche qui zona desertica, anche se un folle che faceva il bagno c’era. Indietro fino in centro e acquisto dei souvenirs adocchiati ieri. Abbiamo cenato al ristorante Cana, appena passata Plaza dell’Ayuntamiento, dove abbiamo preso antipasto valenciano por dos, paella (valenciana io, di pesce Diego) e crema catalana. Devo ricordarmi di rubargli l’idea del biscotto sul fondo! Vabbè, ora lo sapete pure voi 😉 Treno di ritorno e ninne.
3 novembre – Oceanogràfico, Hemisferico e Museo delle scienze
Iniziamo la giornata con la visita all’Oceanografico, oggi la giornata è molto coperta, anche se continua a fare caldo, ma intanto che non piove facciamo un pò di foto all’esterno del complesso della Città delle Arti e delle Scienze, che è davvero uno spettacolo di architettura moderna. Moltissime geometrie, linee di fuga, bianco immacolato e azzurro. Per la visita all’acquario bisogna prevedere come minimo 5 ore, quindi con i bambini potrebbe essere una giornata piena. Lo spettacolo con i delfini è stupendo ed emozionante e così anche la galleria dei pesci e quella degli squali. Occhio nell’uccellario a non farvi fare i bisognini in testa! Cibo e souvenir hanno costi elevati tipici di questi posti, ma non rinuncio a comprare due delfini alle mie piccole pesti. Usciti di lì entriamo al Museo delle scienze e mi butto su una poltroncina comodissima (forse la sento comoda perchè sono distrutta!!) ad aggiornare il qui presente diario. Diego nel frattempo si aggira tra le varie sale a sperimentare e scoprire cose fisiche, scientifiche e quant’altro. Sembra un bambino al luna park! A seguire andiamo all’Emisferico per la proiezione. Per la proiezione che ci interessa c’è da aspettare un’oretta, perciò decidiamo di cenare nel bar di fianco e metterci in fila subito dopo. Tempo di mandare giù un hot dog (non molto valenciano, lo so…) ed una birra, che la fila per entrare inizia a farsi preoccupantemente lunga. Ci mettiamo in coda e assistiamo alla proiezione della storia di un Jelly preistorico. Bello! Un misto tra cartone e filmato di archeologia. La proiezione termina alle 21.00 e torniamo di corsa in Hotel, che abbiamo il bagaglio da rifare. In totale ho scattato 538 foto, e mi chiedo cos’avrei combinato se fossi rimasta una settimana anziché soli tre giorni!
Durante l’attesa al check-in di rientro in aeroporto sono stai più professionali e severi sul controllo bagagli. Oltre al solito spogliarello hanno misurato le valigie, ed abbiamo assistito a scene apocalittiche di gente che spingeva a calci e pugni il proprio bagaglio nel misuratore e poi non riusciva più a tirarlo fuori… Donne che si strappavano i capelli perché gli respingevano la bustona dei souvenir del Corte Inglès, gente che si sedeva in diciotto su una valigia per chiuderla… Signori, voglio dirvi una cosa. Le regole hanno un senso. Perlomeno, il più delle volte. Se vi dicono di non superare una certa misura ed un certo peso, non fatelo. Al nostro bagaglio hanno a malapena rivolto un’occhiata di apprezzamento mentre ci stendevano un tappeto rosso passavamo tranquilli al controllo bagagli. Alla nostra destra una donna si azzuffava con la hostess che voleva imbarcarglielo. Si sono rifatti in professionalità una volta a bordo, annunciando la vendita di biglietti della lotteria di Capodanno con estrazione finale nel 2027! E, con la trombetta, si annuncia il nostro arrivo a Roma.