Valencia e la Costa Blanca
Da svariati anni mi riproponevo di andare in Spagna nelle vacanze estive, un luogo così vicino e così affascinante, ma che per un motivo o per l’altro non ero mai riuscita a visitare. Finalmente questa volta tutto fila liscio e a ai primi di settembre 2006 parto da Oreno, piccolo paesino in provincia di Milano alla volta di Valencia, per poi...
Ascolta i podcast
Da svariati anni mi riproponevo di andare in Spagna nelle vacanze estive, un luogo così vicino e così affascinante, ma che per un motivo o per l’altro non ero mai riuscita a visitare. Finalmente questa volta tutto fila liscio e a ai primi di settembre 2006 parto da Oreno, piccolo paesino in provincia di Milano alla volta di Valencia, per poi spostarmi verso sud lungo la Costa Blanca, fermandomi a Calpe e Alicante. Compagna di avventura è stata una mamma di 66 anni, che ha affrontato e sopportato tutti i pro e contro di un viaggio fai da te, durato 12 giorni e effettuato unicamente con i mezzi pubblici. Ho deciso l’itinerario e prenotato tutto, volo e alberghi, tramite internet e devo dire di non aver avuto alcun problema. Ottimi sono i siti di promozione turistica a cui mi sono appoggiata, in particolare www.Turisvalencia.Es, che permettono di scaricare guide, di prenotare a mezzo e-mail hotel, escursioni, ma anche ristoranti (per curiosità ho provato a prenotare un locale e il servizio ha funzionato benissimo, ho ricevuto una mail di conferma nel giro di una giornata). Il 1 settembre in tarda mattinata partiamo dunque da Orio al Serio per Valencia con RyanAir, volo puntuale e tranquillo di ca. 2 ore, dove arriviamo nel primo pomeriggio. Dopo il ritiro dei bagagli, ci concediamo un piccolo spuntino al bar dell’aeroporto e acquistiamo due Valencia Cards della durata di 3 giorni (€ 15,00 cad.) che ci permetteranno di girare per gran parte della città con qualsiasi mezzo pubblico senza sostenere ulteriori costi e avere sconti per escursioni, acquisti vari, accesso a monumenti e musei. Prendiamo un taxi per raggiungere il nostro hotel, il Vincci Lys, situato in zona pedonale a 150 mt da Plaza De Ayuntamento, la piazza centrale della città. La posizione dell’albergo è ottima, posta a meno di 100mt dalle fermate di bus e dalla metro. La camera è molto bella, spaziosa, arredata con gusto e, cosa importante, molto pulita: si cammina a piedi nudi sul parquet con assoluta tranquillità. Inoltre il gran numero di bar e ristoranti presenti nelle immediate vicinanze si rivelerà molto utile, avendo prenotato solo il pernottamento in hotel. Il programma prevede di trascorrervi 4 notti, alla scoperta delle parti storiche e moderne, alcune addirittura molto proiettate al futuro. Sbrigate le formalità alla reception e dopo una breve siesta ristoratrice, nel tardo pomeriggio facciamo un primo giretto. Data l’ora, non ci allontaniamo di molto e in zona ammiriamo la Plaza de Toros, con il monumento al torero e l’arena, costituita da 4 quattro porticati: in quello a piano terra si svolge un mercatino durante tutta la settimana. Dall’altra parte della strada si trova la Estation del Norte, una delle stazioni più importanti di Valencia. E’ ben tenuta, con un’ architettura particolare e molto caratteristica: estremamente curata e pulita, ha rivestimento esterno bianco/giallo ocra con capitelli ornati di foglie colorate di verde e arance rosse (un omaggio all’agrume + coltivato nella zona). Merita una visita e siccome al ritorno arriveremo lì in treno da Alicante per andare successivamente all’aeroporto, è meglio darci un’occhiata. Dopo di che continuiamo a passeggiare tra le vie , fermandoci a curiosare nei vari negozi e cercando un ristorante per la sera. Ormai sono quasi le 19,00 e la gente inizia ad assaltare i numerosissimi tavolini dei bar che si trovano in mezzo alle strade per stuzzicare qualcosa e scambiare due parole in attesa dell’orario di cena, che normalmente è attorno alle 21,30 – 22,00. Giustamente bisogna iniziare ad adeguarsi alle usanze altrui, quindi mi butto nella mischia! Tra una cosa e l’altra arriva l’ora di cenare e andiamo al ristorante “El Timonel”, noto come uno dei migliori locali dove gustare la cucina tipica e soprattutto la vera paella alla valenciana a base di carne, pollo e coniglio, verdure, zafferano e legumi. La scelta si rivela perfetta e tornata in albergo, mi addormento sazia e contenta. Il giorno successivo iniziamo a visitare la Plaza del Ayuntamento, dove si trovano il palazzo del Municipio e quello delle Poste, entrambi molto spettacolari sia all’esterno che all’interno. Molte delle linee di autobus cittadine passano di lì, quindi prendiamo nota di quelle che ci interessano. Proseguiamo e ammiriamo i numerosi viali di palme, su cui si affacciano magnifici ed eleganti edifici storici. Dopo breve, giungiamo in Plaza De La Reina e lì troviamo il Conjucto Catedralicio, ossia la Cattedrale con la sua famosa torre campanaria, nota come El Miguelete. Mi ha piacevolmente meravigliata il fatto che all’ingresso ci fosse un plastico in miniatura dell’intero complesso con le spiegazioni in Braille, un’ottima soluzione per permettere ai non vedenti di apprezzare un monumento. Andando oltre la cattedrale, sul retro, si apre un’altra piazza, la Plaza de la Virgin con l’omonima basilica e una bellissima fontana piena di piccioni. Ormai alle 13,30 il caldo inizia a farsi proprio sentire e decidiamo di tornare indietro e mangiare in un ristorantino di fronte al nostro albergo. Lungo la strada facciamo qualche piccola compera e sorseggiamo la famosa horchada, una bevanda a base di zucchero, acqua e del latte ricavato da una parte (esattamente il tubercolo) di una pianta chiamata chufa (controllando successivamente, in Italia si chiama zigolo dolce ed è molto simile al papiro), che abbiamo molto apprezzato per il sapore e le proprietà dissentanti. Pranziamo, facciamo una breve siesta e verso le 16,00 prendiamo la metro per recarci a visitare i giardini del Turia. Si tratta del vecchio corso del fiume Turia, che a seguito di un alluvione negli anni ’50 è stato deviato, e il precedente letto ormai asciutto è stato convertito in un parco rigoglioso con la possibilità di svolgere anche varie attività sportive. Dopo la piacevole visita, io mi reco nella vicina stazione degli autobus per fare in anticipo i biglietti per Calpe. Nelle vicinanze adocchiamo anche un immenso centro commerciale, La Cortes Ingles (una catena molto nota), e ci viene voglia di curiosare un po’ … morale, era talmente grande che ci perdiamo! Ritrovata la via, torniamo in hotel perché la serata che si prospetta è quella da me più attesa: cena nel Ristorante Submarino presso l’Oceanografic (struttura che fa parte del complesso della Città del arti e delle scienze, che visiteremo l’indomani), dove al posto delle solite pareti, ci sono delle vasche con un’infinità di pesci che nuotano attorno mentre si mangia … in pratica ci si trova all’interno di un acquario! Questo è il locali che ho prenotato dall’Italia tramite e-mail e meno male perché è strapieno, io sono la quarta su una lista di oltre 50 nomi. Infatti all’ingresso il custode mi ferma e mi chiede se ho una prenotazione, chiama allora la PR che, dopo un controllo, ci accompagna all’interno. Rimango meravigliata dall’ambiente, un immenso locale a forma circolare dove nella parte centrale non c’è nulla a separare i due piani che lo costituiscono, ma solo un grande spazio aperto: affacciandosi alle rispettive balaustre è possibile vedere cosa accade tra un livello e l’altro. Appena entrati, al piano terra si trova il lounge bar, con soffitti molto alti a volta e finestre enormi. Da lì una scala con gradini luminosi porta al piano di sotto dove c’è il ristorante-acquario, illuminato dalle luci blu delle vasche, da qualche tenue faretto e dalle candele dei tavoli. L’arredamento è sobrio, minimal ma elegante con arredi di colore scuro, tovaglie bianche e stoviglie molto curate. Il tutto, unitamente al nuotare lento e calmo dei pesci che avvolgono l’intera sala, crea un ambiente molto rilassante e piacevole, che predispone l’animo a godersi la serata in compagnia. Una volta scese, scopro con piacere che il nostro tavolo è proprio attaccato a una delle tante vasche e che la cameriera, con cui instauriamo subito un rapporto amichevole e che ci seguirà per tutta la serata, è italiana. E’ lei che ci consiglia le specialità migliori interamente a base di pesce, ottimamente cucinato e freschissimo. Io ho apprezzato molto il rombo su un letto di calamari accompagnato con una salsina deliziosa e delicata a base di erbe. In particolare sono impazzita per il dolce, il Maracaibo, un biscotto a base di varie creme e mouse tutte al cioccolato, veramente squisito. Ottimo anche il caffè espresso con limoncello/amaro offerto dalla casa. Il servizio è perfetto e ci lasciamo coccolare dalle attenzioni del personale. Quanto al vino, non essendo delle intenditrici e delle consumatrici abituali, non ne abbiamo preso. Il costo medio non è proprio economico, ca. Sui € 50,00 a testa (ma al diavolo, per una volta all’anno dopo 12 mesi di lavoro … me lo merito!), però se si fa un parallelo con l’Italia, la spesa non è poi così elevata rispetto alla tipologia del ristorante (da noi si spende ca. € 30,00 in una semplice trattoria …). Raccomando vivamente questo locale, se siete amanti della buona tavola e volete concedervi un piccolo lusso dopo le fatiche di anno, è l’ideale, vale i soldi spesi. Se volete darci un’occhiata, il link è http://www.Grupo-jbl.Com/content.Aspx?co=24&t=158&c=11 Siamo giunte lì con l’autobus, ma a fine della cena, vista la tarda ora, decidiamo di farci chiamare un taxi dalla nostra amica e tornare in hotel, molto soddisfatte e contente dell’intera giornata. Il giorno successivo sarà dedicato interamente al cosiddetto Itinerario del Terzo Millennio, ossia alla visita del complesso della Città delle Arti e delle Scienze (per info www.Cac.Es) . Il pullman ci lascia davanti al primo blocco della struttura, costituito da tre edifici: il museo delle arti, il planetario a forma di semisfera e il museo delle scienze. Sono tutti di colore bianco e hanno strutture e archi avveniristici, imponenti e affascinanti. Spettacolari sono le enormi piscine , che insieme a tutto il resto creano un effetto veramente unico. Di giorno è molto bello l’effetto dell’azzurro intenso dell’acqua con lo sfondo bianco degli edifici. Alla sera, l’illuminazione ben studiata crea dei giochi di luce incantevoli ed è molto bello fermarsi a bere qualcosa nel bar al bordo di una delle piscine con musica dal vivo. Una sera abbiamo contato più di 8 coppie di sposi venute lì a fare le foto. Il mio interesse però è rivolto in modo particolare all’Oceanigrafico, che si trova accanto al complesso, ma leggermente più spostato. L’ingresso non è economico, ca. € 25,00, ma con le tessere Valentia Card mi fanno qualche euro di sconto, mentre mia mamma ha l’ingresso ridotto a ca. € 16,00. Passiamo tutto il pomeriggio ad ammirare il vari padiglioni suddivisi per aree geografiche, dove si entra in tunnel sottomarini circondati dalle più svariate creature marine. Ci colpiscono in particolar modo le aree del Mar Rosso e dei Caraibi: ci passano sopra la testa differenti tipi di squali. E’ impressionante l’effetto che si viene a creare per l’illuminazione e le pareti trasparenti in plexiglas: sembra che non ci sia nulla a protezione, e ci si vede i pesci venire incontro, quasi fossimo anche noi immersi nell’acqua. Ci spostiamo poi al delfinario, il più grande d’Europa, per assistere allo spettacolo. Ci sono ca. Una decina di bellissimi delfini, che ci lasciano senza fiato per le loro acrobazie e i salti. Gli addestratori s’immergono e si fanno lanciare da loro fuori dall’acqua, terminando l’evoluzione con un tuffo spettacolare. Oppure ci salgono sopra e li usano come tavole da surf, andando da un lato all’altro della piscina. Il tempo vola e senza accorgercene arriva la sera. Dopo un buon bicchiere di horchada, riprendiamo il pullman e torniamo in albergo. La stanchezza dell’intera giornata in giro a piedi e sotto il sole si fa sentire, quindi ci prepariamo per una tranquilla serata in un ristorantino italiano, dove mangiamo una discreta pizza e poi a nanna. La mattina seguente ci dedichiamo alla visita storica e naturalistica dei dintorni di Valencia. Da Plaza de la Reina prendiamo l’autobus per l’Albufereta, una zona che si trova alle porte della città, costituita da risaie, boschi e un lago molto esteso, circondato da canneti e profondo solo 1 mt! E’ un’area agricola, istituita a parco naturale per l’ecosistema unico, la flora, la fauna, i paesini caratteristici, le case coi tetti spioventi dei pescatori. Sono i luoghi in cui è nata la paella, in origine piatto povero dei contadini, e dove il noto scrittore spagnolo Vincente Blasco Ibaňez ha ambientato i suoi romanzi. Tra le spiagge che s’incontrano, Pinedo e El Saler, spicca la Devesa, estesa 5 km e costituita da piccole dune di sabbia bianca e arbusti. A ca. 500 mt, separato solo un boschetto di pini marittimi, si trova il lago che attraverso tre canali, due naturali e uno artificiale, è collegato al mare. E’ possibile visitare la zona a piedi lungo comodi sentieri, immersi nella natura. Nel biglietto dell’autobus è compresa anche un’escursione in barca, quindi facciamo un breve giretto, ammirando aironi, germani reali e pesci che saltano fuori dall’acqua! Il barcaiolo è simpaticissimo e parla in continuazione, non capiamo tutte le sue parole ma il senso sì e ci facciamo tante risate per tutto il tempo. Dopo ca. 2 orette torniamo indietro, attraversiamo tutta la città passando sopra vari ponti, alcuni molto spettacolari e ritorniamo in Plaza de la Reina. Pranziamo lì e poi ci dedichiamo alla visita della cattedrale. Molto bella al suo interno con elementi di vari stili architettonici: io rimango colpita dalla cappella del Santo Graal per la sua atmosfera sacra e medioevale. Dopo di che salgo sulla torre campanaria, El Miguelete, poco più di 200 scalini a piedi solo andata: in cima si ammira un bel panorama a 360° della città. Una volta scesa, gironzoliamo ancora in po’ per le vie, poi torniamo in hotel e usciamo per la cena lungo una delle più note spiagge, la Malvarosa. Prendiamo l’autobus, durante il tragitto passiamo vicino al porto, dove già vediamo il padiglione di Luna Rossa al lavoro per l’American Cup, che si sta svolgendo in questi giorni a Valencia (vento permettendo …). Arriviamo a destinazione e ci incamminiamo sul lungomare lunghissimo, con filari di palme, giochi per bambini e fontane. La spiaggia è molto grande, e praticamente tutta libera, ci sono solo poche file di ombrelloni. Numerosi sono i ristoranti e senza fatica ne troviamo uno proprio sulla spiaggia, da cui ammiriamo il mare calmo solcato da catamarani non troppo distanti dalla riva e una magnifica luna crescente. La cena a base di pesce è ottima e con dispiacere prendiamo un taxi per tornare in albergo, tristi perché è l’ultima serata passata a Valencia. La mattina successiva la sveglia è alle 6,00 per prendere l’autobus delle 7,00 per Calpe, il simbolo della Costa Blanca con il suo pennone che si erge solitario nel mare. Il viaggio ci fa ammirare le zone rurali fuori dalla città, costituite in prevalenza da estesissime coltivazioni di agrumi (molto note sono le arance), per poi passare attraverso i piccoli paesini della costa, con le loro case bianche e le strade strette. Arriviamo a destinazione verso mezzogiorno e sistemiamo le valigie in albergo, il Sol Ifach, a 100 mt dalla spiaggia di Levante e dal pennone. La camera al 10° piano ci soddisfa, ordinata, pulita e con un terrazzino con una vista meravigliosa sul mare e la costa. Andiamo a pranzare al vicino lungomare pieno di locali e ristoranti. La località si rivela graziosa, curata, il mare è pulito e trasparente (ha ottenuto la bandiera blu), la spiaggia ben tenuta e dotata di strutture per ogni necessità. L’unico grande neo che salta all’occhio purtroppo è l’enorme concentrazione di grattacieli costruiti a ridosso della spiaggia, che stonano con la bellezza del paesaggio, fatto di baie e di paesini arroccati sulle alture circostanti. I giorni successivi li dedichiamo alla vita di mare e all’esplorazione della natura. Il pennone Ifach, la montagna a strapiombo sul mare, è un’area protetta: decido di percorre parte del sentiero che porta in cima, tra pini marittimi e gabbiani, arrivando poco sotto la sommità. Senza necessariamente arrivare in cima, dopo poco più di un’ora di cammino, si può ammirare un magnifico panorama dell’intera costa, che ripaga ampiamente la fatica. I più avventurosi invece possono anche raggiungere il cocuzzolo lungo dei tratti attrezzati per l’arrampicata libera. Anche buona parte della zona di mare attorno al pennone è un parco: facendo snorkelling ho potuto ammirare la tipica fauna marina mediterranea e un’immensa prateria di posidonie. Dal porto è possibile fare numerose escursioni in barca, noi scegliamo quella con il catamarano che ci permette di trascorrere tutto il tempo (di grande utilità per la tintarella) sui tappeti elastici posti proprio alla prua dell’imbarcazione. I colori del mare, dall’azzurro al blu intenso, si fondono con quello del cielo terso e, con la piacevole brezza, ci fanno passare una bella oretta, al rientro vorremmo subito ripartire! A Calpe, dopo chili di paella, vengo ahimè assalita da una crisi di astinenza: devo assolutamente procurarmi un piatto di pasta degno di questo nome! Roba da vergognarsi, ma la ragione non riesce ad averla vinta … troviamo un delizioso ristorante italiano quasi al termine del lungomare, “Da Michele”, i cui gestori sono di Positano! Appena salutiamo con un “Buonasera” ci fanno un sacco di feste, era tanto tempo che non avevano italiani come clienti (infatti ci sono in prevalenza tedeschi, inglese e francesi). Ci viziano subito e decidiamo di tornare lì a cena nelle serate successive. Consiglio a tutti il locale, il cibo è ottimo, i prezzi contenuti e la simpatia e disponibilità ai massimi livelli! Trascorriamo così 4 giorni stupendi, dopo di che è ora di partire alla volta dell’ultima destinazione, Alicante. Come mezzo di trasporto avevo visto su internet un trenino che faceva tappa in tutti i paesini lungo il litorale della Costa Blanca , passando in mezzo alle alture con viste stupende sul mare. Purtroppo si rivela il lato negativo del viaggio. Effettivamente i panorami sono stati mozzafiato … nel senso il trenino era un vecchio tram a diesel insicuro, scomodo e poco pulito: nei tratti in salita sgasava in modo impressionante e in curva traballava notevolmente. Non vi dico quando a un certo punto doveva passare in una galleria non illuminata e poi transitare su un ponte senza protezioni …! Per fortuna alla fermata “El Campiello” bisogna cambiare linea e l’ultimo tratto del viaggio lo facciamo su un comodo e moderno tram. Arriviamo quindi a destinazione un po’ provate e ci rechiamo in hotel, il Mediterranea Plaza, proprio nella piazza centrale dove si trova il palazzo del comune con le sue due torri campanarie. Anche qui la sistemazione ci soddisfa: la camera è spaziosa e pulita, posta nel piano non fumatori come richiesto nel modulo di prenotazione. Alicante non è una città molto grande e il centro storico, la spiaggia e il porto sono molto vicini tra loro. Vi rimarremo per 3 giorni, sufficienti per visitarne una buona parte. Dopo aver sistemato il bagaglio, la prima cosa che ammiriamo sono gli stupendi ed estesi viali di palme (il Paseo de la Explanada), che corrono paralleli al lungomare dall’altro lato della strada.. Colpisce molto la pavimentazione a mosaico di onde bianche, ocra rossa e verde scuro e le aiuole di ibiscus, bounganville e altre piante con fiori coloratissimi. Singolare è il fatto che, oltre alle classiche panchine, ci sono un’infinità di sedie pieghevoli messe a disposizione dal municipio che tutti possono usare e nessuno porta via! Mentre si passeggia si vedono gruppi di persone sedute in circolo a chiacchierare, a qualsiasi ora del giorno e in particolare alla sera. Alicante si rivela subito molto accogliente, con una movida alquanto vivace (l’università attira qui molti studenti con l’Erasmus) e quindi ci dedichiamo senza esitazione alla sua esplorazione. Se a Valencia e Calpe mi ero mossa con cartina e guida alla mano, qui decido invece di girare senza indicazioni precise e di perdermi nelle viuzze del centro storico. L’esperienza si rivela entusiasmante e nei primi due giorni scopriamo angoli molto belli e suggestivi tra edifici storici, monumenti e vicoli. Rimaniamo stupite in particolare dall’enorme numero di locali: per fare un esempio ai due lati del porto ci sono due centri commerciali con qualche negozio e per il resto svariati bar e ristoranti sempre pieni! Devo dire che anche qui abbiamo mangiato benissimo, spaziando tra varie cucine e tipi di locali. Tra i numerosi luoghi visitati ci colpisce il principale parco cittadino, costituito da magnolie ultracentenarie, alcune con tronchi e rami giganteschi! E che frescura sotto le frasche! Purtroppo il tempo trascorre velocemente e il giorno prima della partenza decidiamo di fare una gita all’isola di Tabarca,, posta di fronte a Alicante, a circa un’ora di navigazione (a/r € 16,00 a persona). Appena sbarchiamo, a pochi passi ci troviamo di fronte a una spiaggia stupenda di ciotoli e sassolini bianchi con un mare caraibico! Prendiamo un ombrellone e due lettini (€ 10,00 per tutto il giorno …) e io infilo pinne, maschera e boccaglio e mi tuffo in acqua. L’isola è stata istituita a riserva marina per il suo particolare ecosistema e infatti non rimango delusa: attorno agli scogli a pelo d’acqua (alcuni emergono vicino alla costa, formando una serie di piccole isolette), ci sono estesissime praterie di posidonie con un ‘infinità di pesci mediterranei (alcuni alquanto colorati) che nuotano ovunque! Una meraviglia! Dopo il lungo bagno, mi asciugo al sole e andiamo a pranzare in uno dei ristorantini lì vicino, naturalmente a base di pesce freschissimo. Prima di imbarcarci per il ritorno, diamo un’occhiata al caratteristico paesino di pescatori dell’isola, dove le strade e le piazze non sono asfaltate. Lungo le vie ci sono meravigliose bouganville con colori sgargianti ad adornare le case bianchissime. C’è anche una chiesetta molto bella, ma purtroppo non è possibile visitarla perché in restauro. A malincuore prendiamo il traghetto e una volta scese ad Alicante andiamo a comprare i biglietti del treno per Valencia, da dove riprenderemo l’aereo per tornare a casa. . Alla sera facciamo quindi le valigie e ceniamo in uno dei tanti ristoranti lungo i vicoli. L’unico rammarico è quello di non aver fatto in tempo a visitare il castello di Santa Barbara, che domina la città dall’alto della sua rocca. Il giorno dopo verso le 8,00 ci rechiamo in stazione. Sono rimasta piacevolmente colpita dall’efficienza delle ferrovie spagnole per la puntualità e dall’alto livello della linea Euromed (equivalente del nostro Eurostar, unisce la Costa Blanca a Valencia e Barcellona), con vetture moderne, comode e pulite. Il fatto singolare è che per salire in treno bisogna sottoporsi a due controlli: prima occorre passare i bagagli al metal detector e poi mostrare il biglietto al banco del controllore posto all’inizio della banchina, altrimenti non si sale. Partiamo quindi in perfetto orario alle 9,00 e arriviamo puntualissimi come da programma a Valencia alle 11,05. Da lì in taxi andiamo all’aeroporto e poi l’aereo ci riporta a Orio al Serio con altrettanta puntualità alle 16,00. Una volta casa proviamo sia felicità che tristezza: tutto è andato anche meglio del previsto, ma già la nostalgia inizia a farsi sentire! Il costo è stato di € 1.250 a testa per 12 giorni, tenendo conto di tutte le spese (anche dei regalini per amici e parenti) e del fatto che non ci siamo fatte mancare niente, sia per quanto riguarda gli alberghi che i vari locali. L’esperienza è stata fantastica, consiglio a tutti un itinerario simile per la bellezza delle città, della natura e la simpatia e disponibilità degli abitanti, senza tralasciare l’ottima gastronomia. Di sicuro tornerò presto in Spagna per scoprire altri luoghi stupendi!