Valencia, città eclettica
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1.o giorno
Partiamo da Orio al Serio alle 11 circa e intorno alle 13 (il viaggio è breve) atterriamo all’aeropuerto de Valencia. Dopo esserci rilassate per spuntino + caffè e aver sbrigato incombenze varie (telefonate ai parenti, informazioni, piantina mezzi trasporto, piantina della città, biglietti), saliamo sulla metro per scendere a Xativa, dove si trova la fermata del bus per il nostro albergo, ma quando “emergiamo dal sottosuolo” rimaniamo affascinate dalla visione che ci si presenta nella calura pomeridiana: la Estaciòn del Norte (accanto alla Plaza de Toros, che peraltro non degneremo di una visita) risplende sotto il sole… non possiamo fare a meno di visitarla e devo dire che l’interno splende ancor più dell’esterno, tappezzata com’è da una miriade di mosaici sfavillanti. Molto soddisfatte, saliamo sul bus che ci porterà a destinazione, al margine ovest della città, e già durante il tragitto gustiamo un assaggio dell’architettura valenciana,. diversa da quella delle altre città spagnole (un misto di neoclassico, barocco, gotico-rinascimentale e, soprattutto, molto art deco’). All’albergo ci assegnano una stanza a tema, non fra le più originali, ma adatta alle nostre esigenze, vicino alla cucina comune, molto carina e ben attrezzata. Segue spesa per le prime necessità, poi cena sotto casa alla Taberna Zarzamora, direi discreta, passeggiata serale fino alla zona Ciudad de las Ciencias, con le sagome scure illuminate suggestivamente, e a letto presto (relativamente alle usanze spagnole).
2.o giorno
Proprio sotto il nostro albergo c’è la fermata del 35, che porta in centro, scendiamo a Plaza Ayuntamiento, dove non possiamo fare a meno di ammirare i numerosi edifici in stile neoclassico e art noveau, e poi via, verso il Mercado Central, una meraviglia in stile art deco’, pieno di bancarelle che offrono prodotti edibili, prevalentemente ortofrutticoli, con relativi succhi in un tripudio di colori invitanti, anche se alla fine optiamo per una classica horchata, bevanda locale deliziosa, che qui assaggiamo per la prima volta. Dall’altra parte della strada si trova la Lonja de los Mercaderes, con la Llotja de la Seda, molto caratteristica e interessante da visitare e da dove, attraverso un patio-aranceto si accede al Consolat de Mar; tutto il perimetro del tetto dell’edificio è decorato da originali (e boccaccesche) gargolle, da vedere! Segue sosta alla taverna El Kiosko, a base di cibo semplice, ma verace e genuino,poi passeggiata attraverso il barrio de Carmen fino alle torri medievali del Quart e poi all’Orto Botanico, da vedere assolutamente per le specie vegetali (e la frescura!), anche se ci è parso che al momento versi un po’ in condizioni di trascuratezza (mancanza di fondi?). Cena alla Caragola, nel Carmen, nei pressi del Mercado M. Sorell, locale carino e provvisto di ottimi vini e dove intratteniamo una gradevole conversazione con la “cameriera” di origine italiana (leccese!), Elide.
3.o giorno
Da Xativa, percorrendo varie calli, arriviamo in C. Colòn, in piena zona shopping, e poi, percorrendo altre calli nel quartiere elegante dell’ Ensanche, finalmente ci troviamo in presenza del Mercado de Colòn…che delusione! Devo ammettere che la struttura in stile art deco’ colpisce architettonicamente, ma ha un non so chè di artificiale, insomma, sembra un po’ di essere a Gardaland e infatti, poi, all’interno,notiamo come abbia perso la sua funzione originale (di mercato), per diventare nient’altro che il salotto buono del quartiere, pieno di caffetterie per turisti (tra l’altro care); quindi cerchiamo un posticino più autentico per mangiare e ci fermiamo in C. Sorni in un piccolo bar, dove gustiamo delle ottime alici marinate e un riso arrosto passabile a poco prezzo; dopo una visitina al caratteristico Ponte de la Mer, nei paraggi, ci incamminiamo nuovamente per le calli verso la Cattedrale, nostra meta pomeridiana, passando in fianco al Palazzo del Marchese de dos Aguas, sede del Museo della Ceramica, con le pareti ricoperte di alabastro e fregi barocchi; arrivati a Plaza della Reina, prima di visitare la Cattedrale, ci fermiamo poco distante ad ammirare la piccola Pl. Redonda, con le sue botteghe antiche, che però è in restauro nella sua parte centrale (peccato!); la Cattedrale è molto originale nella sua “accozzaglia” di stili, soprattutto nella facciata barocca “ondulata”; la parte più notevole però è sicuramente il Miguelete, il campanile, che decidiamo eroicamente di salire fino alla terrazza, da cui si gode un panorama mozzafiato a 360° sulla città; scese, passando per Pl. de la Virgen, con la fontana dedicata al fiume Turia, decidiamo di tornare all’ Orto Botanico per aspettare al fresco l’ora di cena. Per la nostra gioia scopriamo che ha riaperto il ristorante biologico-vegetariano La Lluna, nel Carmen, dove scopriamo che lavora un altro italiano, manco a dirlo simpatico anche lui, e ci lasciamo deliziare da manicaretti accompagnati da buon vino.
4.o giorno
Oggi mattinata libera, dedicata al relax, organizzazione, spesa, con spuntino a casa, nella cucina comune, in previsione di passare il pomeriggio nel vicino Oceanografico e nell’Umbracle; il tempo è splendido, ci rechiamo a piedi alla meta e incominciamo il percorso… l’enorme gabbia degli uccelli tropicali dal piumaggio variopinto e meraviglioso che ci affascina, ma ci incute anche una certa tristezza per la loro privazione di libertà, poi l’acquario dei pesci tropicali di ogni foggia e colore, all’uscita del quale ci attende però un inatteso acquazzone, che non accenna a terminare e ci costringe a correre in mezzo alle pozzanghere per rifugiarci nel padiglione degli squali, dove assistiamo allo spettacolo maestoso della natura nel tunnel-acquario; poi però la tristezza (o meglio, l’indignazione) riprende il sopravvento di fronte ai Beluga, ai trichechi e soprattutto ai pinguini, costretti in dimensioni e spazi veramente innaturali; lalla sera, nuova puntata nel Carmen, con l’intenzione di cenare nel nostro ristorante preferito, senza dimenticarci di immortalare con l’obiettivo i numerosi e veramente artistici “murales” che qui adornano abbondantemente gli edifici.
5.o giorno
È domenica e l’entrata ai musei è gratuita! Raggiungiamo il Museo d. Ceramica, assolutamente imperdibile per le opere e le ricostruzioni che contiene, nonché architettonicamente; uscite da lì per decorrenza orario di chiusura, ci rituffiamo nel Carmen , alla ricerca, tra l’altro, del ristorante El Forcat, decantato dalla guida; sì, è un bel locale, con una certa pretesa, ma notiamo come abbia ormai perso gli “antichi fasti”… in fondo è domenica ed è quasi vuoto! Colpa della crisi? Inoltre la paella è buona, ma non eccelsa; dopo breve visita alle torri de los Serranos, altra porta medievale, nei paraggi, ci dirigiamo verso l’Ivam, museo di arte contemporanea, dove, a parte una mostra delle opere della pittrice basca Menchu Gal e una mostra fotografica su Cuba in bianco/nero, l’esposizione non incontra particolarmente il mio entusiasmo; tornate in centro, un acquazzone ci costringe a rifugiarci nella Horchateria S. Catalina, strapiena, e, data l’ora, decidiamo di cenare a horchata e “fartons”, una brioche tipica di qui.
6.o giorno
Il giorno della partenza! Per fortuna il nostro aereo parte alle 19 e c’è ancora il tempo di vedere qualcosa… attraversando i giardini del Turia (che purtroppo non abbiamo mai potuto percorrere in bicicletta a causa del tempo instabile), andiamo a prendere l’autobus che ci condurrà al mare (a Paseo Neptuno), dove, dopo breve (causa vento), ma sempre piacevole escursione in riva al mare, ci concediamo un assaggio della paella de mariscos (questa sì, un trionfo di sapori!) allo storico ristorante Pepica, già meta di personaggi illustri, tra i quali anche Heminguay. Ma attenzione, è consigliabile la prenotazione, noi abbiamo rischiato di rimanere escluse! Purtroppo si avvicina l’ora della partenza e, dopo passeggiatina, saliamo sul bus del ritorno (per la cronaca, qui al porto il percorso del bus passa accanto al circuito di F1), con la sensazione di avere ancora molto da vedere…