Valencia a settembre, i consigli per vivere un viaggio nella città più giovane della Spagna

Quattro giorni a Valencia
Scritto da: dodi62
valencia a settembre, i consigli per vivere un viaggio nella città più giovane della spagna

Viaggio di coppia alla scoperta di Valencia, una delle città più entusiasmanti della Spagna che negli ultimi anni inizia prepotentemente a fare concorrenza a Barcellona. Ecco un racconto ricco di dettagli e curiosità su quella che, secondo la leggenda, è la città che ospita il Sacro Graal.

Primo giorno

Parto con mio marito per Valencia dall’aeroporto di Bergamo con volo Ryanair delle ore 9:25. All’aeroporto di Valencia seguiamo le indicazioni per la metropolitana che in venti minuti ci porta direttamente in centro città. Scendiamo alla fermata Xativa e ci troviamo nella piazza della Estacion del Norte e dell’Arena de Toros. Da lì ci dirigiamo al nostro hotel, Venecia Plaza Centro.

Arrivando in Plaza del Ayuntamiento ci troviamo tra tante persone in abiti tradizionali che hanno appena terminato di esibirsi nei loro balli e sembra quasi di sentirsi dire “Benvenuti in terra spagnola!”. Purtroppo il ritardo del nostro volo ci ha impedito di godere dello spettacolo che oltretutto avremmo potuto ammirare da una prospettiva privilegiata dalla camera del nostro hotel. 

Fatto il check-in, partiamo per un giretto orientativo del centro storico.

Oggi si sfiorano i 32 °C, siamo a fine marzo, ma da domani ci sarà un calo di una decina di gradi. Si sta benissimo in ogni caso, è piacevolmente ventilato, un bel limpido cielo blu, soprattutto niente umidità padana. Questa è vita!

Raggiungiamo Plaza de la Reina e andiamo a rifocillarci e rinfrescarci alla “Cerveceria 100 montaditos”. All’interno del locale una folata di vento fa volare le chips dal mio piatto di tapas e ripulisce i tavoli dai tovaglioli orfani degli avventori. Per accompagnare il pasto beviamo un bicchiere di Ladron de manzanas, un sidro che ci tenevamo a provare e che io apprezzo molto. 

Usciti di nuovo sulla piazza, restiamo colpiti dalla facciata barocca della porta principale della Cattedrale, la Puertas de los Hierros. La sua strana forma concava è stata concepita per dare l’illusione di una maggiore ampiezza guardandola dalla prospiciente viuzza, la quale però in seguito è stata soppiantata dalla creazione dell’attuale piazza. Andiamo sulla destra e girando intorno alla Cattedrale ecco la sua porta romanica e siamo nella piazza della Almoina. 

Entriamo nella Basilica de Nuestra Senora de los Desamparados in cui si sta celebrando la messa. Ci affrettiamo ad uscire per non disturbare e lasciandola dal lato opposto ci troviamo in una bella piazza spaziosa, lastricata di marmo rosso. È la Plaza de la Virgen. Anche qui troviamo dei balli e un gruppo di ragazzi che cantano accanto all’altra porta della Cattedrale, quella gotica, la Porta degli Apostoli. 

Raggiungiamo la parte opposta della piazza volendo esplorare il Barrio del Carmen, ma prima di iniziare a percorrere Carrer Caballeros vengo attratta dalla grazia di un piccolo giardino recintato, che con le sue aiuole geometriche e ordinate mi ricorda le cosiddette “villette” che si trovano nelle città del sud Italia. In concomitanza con la vista anche l’olfatto mi attrae a questo luogo con un delizioso profumo che potrebbe essere di zagara, dal momento che il giardino è ombreggiato da piante di agrumi. Mi troverò a passare più volte da questo luogo e ogni volta mi soffermerò a riassaporare questa delizia. 

Percorrendo la calle Caballeros vediamo il cartellone che pubblicizza la Chiesa di San Nicola e San Pietro come “la Cappella sistina di Valencia”. Anche se siamo un po’ stanchi, decidiamo di acquistare il biglietto e ci viene anche fornita un’audioguida, che ci farà apprezzare ogni dettaglio della ricchissima decorazione di questa meraviglia. La visione di tanta bellezza ci ricarica! A pochi passi troviamo un bel bar dagli interni in legno, Café Saint Jaume, e ci sediamo ai tavolini disposti all’esterno in una piazzetta, Placa de l’Espart. Ci concediamo un piacevole ristoro baciati dal sole e rinfrescati dalla piacevole brezza che oggi tira per tutta la città. 

Andiamo a vedere la Torre del Quart, poi vagabondando da una stradina all’altra del Carmen immortaliamo i vari murales che abbelliscono muri e facciate di demolizione. Giungiamo a quello che un tempo era l’alveo del fiume Turia e che dopo l’alluvione del ‘57 è stato interrato per ospitare dei giardini pubblici, i giardini del Turia, un vero polmone verde per la città di Valencia.

Decidiamo di rinfrescarci percorrendo un tratto dei suoi nove chilometri. Guardando all’insù vediamo la Torre dels Serranos, poi ci troviamo all’altezza del Museo di Belle Arti. Bisogna approfittare del fatto che è aperto, perché oggi, domenica, molte attrazioni sono chiuse o aperte solo fino alle 14. Dopo aver fatto un giro degli adiacenti storici Giardini Reali, ricchi di statue e fontane, entriamo gratuitamente al museo e fra una didascalia e l’altra impariamo a conoscere i più noti pittori spagnoli e non solo. Prima di uscire facciamo qualche foto nel cortile rinascimentale dall’originale colore azzurro.

Ritorniamo al centro storico questa volta percorrendo il ponte sopra i giardini del Turia.

Rientrati in hotel, dalla camera fotografiamo la piazza del Municipio con la fontana illuminata di sera da luci colorate. Il palazzo più spettacolare a mio parere resta quello delle Poste, Correos y Telegraficos. 

Usciamo per un breve giro serale, dirigendoci stavolta verso l’Arena de Toros e la Stazione del Nord, dotata di un prospetto decorato con maioliche a rilievo di arance, ma purtroppo non sufficientemente illuminata a quell’ora. Entriamo e mi entusiasmo a riprendere l’atrio nei suoi particolari. Si ha l’impressione di trovarsi in una stazione d’altri tempi, dalle eleganti finiture in legno e maioliche.

Poi scegliamo uno dei tanti locali in zona per fare uno spuntino e quando andiamo via mi dimentico la borsa sulla sedia. Dopo pochi minuti mio marito rischia l’infarto nella corsa per andare a recuperarla. Miracolosamente la trova ancora al suo posto. 

Torniamo in camera e organizziamo per l’indomani di andare a visitare la Città delle Arti e della Scienza, avendo constatato che per la maggior parte delle altre attrazioni il lunedì è giorno di chiusura.

Secondo giorno

Per recarci alla Ciutat de les Arts i les Ciencies andiamo a prendere l’autobus 35, pagando a bordo all’autista il biglietto da 1,50 euro. Usare i mezzi pubblici ci permette di calarci nella vita della gente del posto. Dopo circa 35 minuti di bus scorgiamo gli avveniristici edifici e scendiamo. Percorrendo l’Umbracle, una sorta di passeggiata di archi bianchi e piante, ci dirigiamo verso l’Oceanografic, nostra meta. Poiché siamo in anticipo sull’orario di apertura abbiamo il tempo di percorrere il grande complesso architettonico e fotografare le varie strutture con le loro spettacolari forme e i loro riflessi sull’acqua dei bacini alla limpida luce del mattino. Attraversato l’imponente ponte bianco a una sola campata, giungiamo all’ingresso. Alle 10 vengono aperti i cancelli e acquistiamo due biglietti ridotti per pensionato a 28 euro ciascuno per iniziare la nostra visita. Facciamo una piacevole passeggiata fra i vari ambienti marini e non solo dell’acquario più grande d’Europa. Mi incanto a osservare lo stupore e la gioia dei bambini nel tunnel sottomarino. Un pizzico di tristezza invece nel vedere come il beluga, che tutti fotografiamo quando si avvicina, faccia sempre lo stesso identico giro, senza alcuna fantasia e di continuo. Poi arriviamo al Delfinario per assistere allo spettacolo dei delfini, compreso nel prezzo d’ingresso. L’accesso agli spalti è programmato con un anticipo di mezz’ora, durante la quale i bambini vengono intrattenuti con un quiz di educazione ambientale. Il delfinario si accende di entusiastica partecipazione. Quindi inizia l’esibizione che trovo essere molto finalizzata alla spiegazione delle cure che vengono prestate ai delfini ospitati in questo centro di biologia marina e di quali studi vengono condotti. Ci facciamo trascinare anche noi dall’allegria generale che i delfini riescono a trasmettere e a loro volta ad assorbire dagli spettatori.

A questo punto l’appetito e l’impellenza di mio marito per un pranzetto a base di paella, ci fa prendere la decisione improvvisa di trasferirsi al mare per recarsi al ristorante La Pepica. 

Uscendo dall’Oceanografic saliamo sull’autobus 95 e scendiamo al capolinea Neptù.

Per fortuna di mio marito il ristorante è a cinquanta metri e vi giungiamo proprio nel momento in cui apre, all’una in punto. Riusciamo ad avere un tavolo fronte spiaggia con la promessa di lasciarlo fra un’ora e mezzo, ora di pranzo per gli spagnoli.

Lasciato il ristorante mi dirigo subito in spiaggia e, arrotolati i jeans e tolte le scarpe, inizio la mia passeggiata in acqua. La spiaggia di Las Arenas, nome che deriva dal rinomato centro termale ancora esistente, ha una fine sabbia dorata. Arriviamo alla spiaggia della Malvarrosa, dove ci fermiamo a goderci il sole e la vista del mare. Poi proviamo a fare due passi sul bel lungomare, ma il vento che improvvisamente si è alzato ci induce a prendere il bus 92 per rientrare in città. 

In 45 minuti di percorso abbiamo l’opportunità di farci un’idea anche della periferia di Valencia. Poi passata la Puerta de la Mar ci troviamo in Carrer de Colon, una bella via dello shopping, scendiamo dal bus alla Stazione del Nord per fare una tappa in albergo.

Di nuovo fuori, questa volta per andare a vedere il Mercado de Colon, uno dei migliori esempi di architettura modernista, nella raffinata zona dell’Ensanche. È stato dichiarato Monumento Nazionale.

Resto colpita dalla facciata principale per la dorata decorazione rappresentativa delle attività lavorative, che è resa abbagliante dal sole del tardo pomeriggio. Ammiro l’eleganza delle forme moderniste e dei morbidi mosaici stile Gaudì, molto belli anche nelle edicole che tagliano i quattro angoli della struttura. Avrei però preferito un po’ più spazio intorno per permettere al mercato di far bella mostra di sé.

Notiamo nei pressi le guglie di una chiesa e per curiosità ci avviamo. Scopriamo essere la Basilica di San Vincenzo Ferrer, come suggerisce il pannello di ceramiche che narra la storia della vita e i miracoli del santo, nato proprio a Valencia. All’interno fotografo il bel retablo. 

Ritornati in strada procediamo con gli occhi all’insù ai bianchi edifici elegantemente decorati che risplendono nel contrasto col viola degli alberi di Giuda in piena fioritura primaverile. Purtroppo le auto parcheggiate rovinano il colpo d’occhio. 

Dopo cena ci dirigiamo verso la Città Vecchia per ammirarla in versione serale. Nella piazza del Mercato Centrale la monumentale chiesa barocca dei Santi Juanes salta all’occhio per la bella illuminazione. La vasta piazza della Virgen, vuota a quest’ora, risplende per la lucida pavimentazione in marmo, sotto lo sguardo della statua del Turia dall’alto della fontana.

Domani ci dedicheremo alla visita delle varie attrazioni in città per poterci concedere l’indomani, ultimo giorno, una giornata di relax al mare.

Terzo giorno

Fatta colazione in albergo, ci dirigiamo verso la Lonja de la Seda. Poiché apre alle 10, nell’attesa visitiamo il Mercato Centrale. Si contava di andare in un orario in cui avremmo potuto approfittare per assaggiare qualcosa, ma poiché si trova nella stessa piazza della nostra meta facciamo intanto un giretto giusto per curiosare. Entriamo dall’ingresso principale, ma uscendo da quello laterale ci troviamo proprio di fronte la Chiesa dei Santi Juanes. Varchiamo timidamente l’ingresso aspettandoci di trovare qualche addetto ai biglietti e invece niente. Ammiriamo la ricchezza barocca della chiesa e usciamo dopo qualche foto, lasciando al loro lavoro i restauratori sui ponteggi. Camminando un po’ intorno alla chiesa ci stupiamo per il leggero stato di abbandono in cui versa. Confidiamo però che finiti i lavori interni si passerà al decoro esterno. 

Proprio di fronte ecco la Lonja de la Seda, ma per la biglietteria bisogna andare sul retro. All’apertura facciamo i nostri biglietti e prendiamo anche l’audioguida per 2,50 euro, lasciandoci guidare per un’oretta buona alla scoperta di questo emblema del secolo d’oro di Valencia. 

Finita la visita ci dirigiamo verso la torre campanaria della cattedrale, il Miguelete. Saliamo i 207 gradini e giunti sulla sommità ci ritroviamo su una bella balconata panoramica. Percorrendola per intero si ha la vista a 360 gradi su tutta la città. Mi rendo conto che è stato un bene non aver potuto fare nei giorni precedenti questa esperienza, poiché non sarebbe stato possibile apprezzarla pienamente. Oggi invece è un piacere provare a individuare e riconoscere questo e quello. Ripercorriamo i gradini in discesa e giunti alla base troviamo una lunga fila di visitatori. Evidentemente il nostro arrivo per la salita era coinciso col momento buono, nemmeno una persona in attesa.

Adesso andiamo verso la Chiesa dell’antico convento del Carmen, ad ingresso gratuito. Entriamo nel chiostro gotico al cui interno una grande scultura lignea di testa femminile ci introduce ad una mostra temporanea di Marina Puche. Ci lascerà a bocca aperta quando entreremo in una sala espositiva dove proveremo lo stupore dei bambini. Da lì passiamo poi alla chiesa vera e propria in cui al momento espone l’artista designer spagnolo Jaime Hayon. Piacevolmente soddisfatti da questo tuffo nell’arte inaspettatamente regalatoci dal Centro Carme Cultura Contemporanea, andiamo a fare uno spuntino cui seguirà una sosta relax al nostro Café Saint Jaume.

Ci aspetta la visita alla Cattedrale. Anche lì capitiamo al momento buono. Entriamo senza fare fila. Facciamo il nostro biglietto pensionato a 6 euro con audioguida compresa.

All’uscita siamo sulla Piazza Reina Sofia che come sempre è molto allegra e soleggiata. Non lontano si trova la storica Horchateria Santa Catalina, che già dalla facciata esterna salta all’occhio per la sua decorazione di piastrelle in ceramica. Approfittiamo per visitarla e per assaggiare la bevanda vegetale tipica di Valencia, l’horchata, che ricorda vagamente un latte di mandorla, molto dissetante, e che accompagniamo con dei sofficissimi golosi fartons. Curiosamente chi ci serve al tavolo ha un’espressione che mi ricorda tanto la ragazza dall’orecchino di perle. E in quel contesto è la ciliegina sulla torta per ritrovarsi in un altro tempo. 

Poiché ci serve qualche idea per i pensierini da portare a casa, decidiamo di dirigerci verso la zona del carrer de Colon che dal bus avevamo visto essere la via dello shopping. Grandi magazzini, boutique, arredamento e design, librerie e tanto altro.

Torniamo in albergo e cerchiamo per questa sera un ristorante dove assaggiare una buona paella valenciana. La scelta ricade su “El Rall”. Non essendo prenotati confidiamo nell’orario anticipato della nostra cena rispetto alle abitudini del posto. In effetti alle otto troviamo posto senza problemi. Ordiniamo la nostra paella spinti dalla curiosità e anche per dovere verso la città che abbiamo scelto di scoprire con questo viaggetto. Ci portano il tegame di ferro che ancora scotta e toccherà a noi rischiare una scottatura nel servirci, raschiando il riso con il suo “socarrat” dal tegame. Sì, la parte attaccata al fondo della “paella” qui ha proprio un suo nome e se lo merita tutto! Nella versione valenciana il riso è accompagnato da carne di coniglio e pollo e verdure di stagione: carciofi, taccole, fagioloni bianchi e fave. Gustiamo prepotentemente questa specialità e non so se siamo stati fortunati nella qualità della cucina ma questa prelibatezza mi resterà nel cuore. 

Ci concediamo un bel giretto della Ciutat Vella. Ci troviamo a passare anche dal Cafè de Las Horas, sulla cui parete le maioliche pubblicizzano la specialità del posto, l’Agua de Valencia. Davanti al portale barocco della Cattedrale assistiamo allo spettacolo di fuochi di un artista di strada.

Quarto giorno

Oggi, ultimo giorno, andiamo al mare.

Andiamo alla stazione del Norte per prendere la metro alla fermata Xativa. Alla biglietteria anziché due biglietti ci vendono un biglietto ricaricabile da usare insieme perché per i viaggi di ritorno dà diritto allo sconto di un euro. 

Dopo circa 30 minuti scendiamo a Maritim Serreria. Da lì andiamo in direzione della spiaggia gironzolando per le vie di El Cabanyal, il quartiere marinaro di Valencia, ammirando le case di tanti colori e decori diversi, rivestite di piastrelle, stucchi colorati e non solo. Arriviamo allo stabilimento termale delle Arenas e, oltre il bel viale di palme, percorrendo il lungomare costeggiamo la profonda spiaggia di fine sabbia dorata. Giunti alla spiaggia della Patacona facciamo una sosta rilassante ai tavolini di Casa Patacona, dove accompagniamo le ottime tapas di calamari e di tortilla con una bella coppa di Agua de Valencia. I caratteristici locali sul paseo maritimo de la Patacona celano sul retro un patio con palme secolari dove la brezza marina la fa da padrona regalando un fresco ristoro. Preso il mio solito café largo (come qui si chiama il caffé lungo), andiamo a passeggiare a riva e, ripercorrendo la Malvarrosa e Las Arenas, arriviamo alla Marina de Valencia.

Poi ci concediamo l’ultima sosta in spiaggia con gli occhi al mare punteggiato di barche a vela, finché a malincuore dobbiamo rientrare in città. Decidiamo di rientrare in bus, ma questa volta saliamo sul bus 95 a Neptù. Il percorso costeggiando tutto il Turia ci fa fare un bel ripasso della Città delle Arti e delle Scienze, poi i giardini del Turia, il parco Gulliver, gli eleganti ponti d’epoca che un tempo permettevano il passaggio da una parte all’altra del fiume e che sono stati mantenuti. Scendiamo davanti al Museo di Belle Arti per entrare in città passando a piedi sotto la Porta dels Serranos. 

Andiamo a visitare la Basilica della Madonna degli Abbandonati, un vero gioiello dell’arte barocca. Poi ripercorriamo per l’ultima volta il centro storico cercando di fissare per sempre ciò che passa davanti ai nostri occhi. Quindi andiamo a ritirare i bagagli che l’albergo ci ha custodito gratuitamente fino a sera.

Con la metro 3 raggiungiamo l’aeroporto in 22 minuti, in tempo per il nostro volo delle ore 22:25 con destinazione Bergamo Orio al Serio. 

La città di Valencia ci ha piacevolmente sorpresi per la sua bellezza architettonica, per la pulizia, per la sua misurata allegria, per gli ottimi trasporti pubblici sempre puntuali e frequenti e non da ultimo per la disponibilità dei valenciani.

Abbiamo trascorso quattro giorni davvero perfetti!

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