“Vale un Perù”
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Lunedì 23 Luglio 2012
Partiamo da Milano Malpensa, via Madrid, per Lima, la capitale del Perù, la terra dell’oro e dei mille misteri. L’attesa del volo per Lima dura più di tre ore: ci sono ben quattro aerei di diverse compagnie in partenza per il Perù (noi voliamo con Iberia) e un impressionante numero di bimbetti peruviani, parlanti italiano, che non stanno fermi un attimo. Il nostro aereo non è di ultima generazione: i sedili non sono provvisti di monitor e di conseguenza è quasi impossibile guardare i film in programmazione. Il servizio a bordo, inoltre, è praticamente inesistente. Quindi… non ci resta altro che dormire!
Martedì 24 Luglio 2012 – Lima
Arriviamo a Lima in anticipo sull’orario previsto. La dogana è superveloce, in compenso l’attesa delle valigie è snervante (impieghiamo più di un’ora per recuperare i bagagli). Edison, l’autista di Casa Yolanda, ci accompagna all’albergo Radisson Hotel Decapolis nella zona di Miraflores. La città, malgrado siano le sette di mattina, è completamente sveglia e le strade sono piene di gente. Il cielo è grigio e velato a causa della garúa, la nebbiolina tipica dell’inverno limense: dalla calda estate italiana siamo piombati nell’inverno peruviano! In albergo abbiamo appuntamento con Yolanda che ci consegna i biglietti e i voucher dei vari trasferimenti che ha acquistato per noi e che ci dà ottimi consigli su come “muoverci” in questo paese. Visto che la camera sarà a nostra disposizione solo nel pomeriggio, decidiamo di prendere un taxi per visitare il centro storico (bisogna contrattare il prezzo della corsa in quanto i taxi non hanno il tassametro). Siamo stanchi per il lungo viaggio e per il fuso orario (ben sette ore di differenza) ma non vogliamo perdere neppure un minuto.
La Plaza Mayor o Plaza de Armas (si chiama così la piazza principale di ogni città o paesino peruviano) è molto grande e su di essa si affacciano gli edifici coloniali più significativi di Lima: la Catedral, il Palacio Arzobispal con i balconi di legno intagliato in stile moresco (elemento tipico dell’architettura coloniale peruviana) e il Palacio de Gobierno. Purtroppo questi edifici sono stati più volte ricostruiti a causa di incendi e terremoti (in Perù la terra è piuttosto “ballerina”) e, quindi, di originale non è rimasto molto. All’interno della cattedrale c’è una cappella tutta in mosaico che custodisce le spoglie del conquistatore spagnolo Francisco Pizarro. A mezzogiorno assistiamo al cambio della guardia davanti al Palacio de Gobierno: si tratta di un vero e proprio show con alzabandiera e soldati che sfilano marciando mentre la banda suona (non proprio a tempo) “El condor pasa”, che sarà il filo conduttore sonoro di tutto il nostro viaggio. Ad assistere al cambio della guardia ci sono anche alcune scolaresche. Il tempo è migliorato e si intravede un pallido sole (l’abbigliamento a cipolla è inevitabile!) ma per i peruviani deve fare freddo: i bambini sono supervestiti con tanto di calzamaglie, calzettoni, golf pesanti, cappelli e piumini.
Ci rifocilliamo con un panino veloce da McDonald’s e poi riprendiamo le nostre visite. Vediamo dall’esterno diversi importanti palazzi dalla tipica architettura coloniale (tra cui Palacio Torre Tagle e Casa Riva-Agüero) e alcune chiese (la Iglesia de la Merced dalla facciata in stile churrigueresco, la Iglesia de San Agustín e il Santuario de Santa Rosa de Lima). Poi raggiungiamo Plaza San Martín percorrendo la via pedonale Jirón de la Unión. Da qui ci spostiamo verso il Monasterio de San Francisco (il biglietto d’ingresso include una visita guidata di circa mezz’ora) e visitiamo l’interno della chiesa, la biblioteca e le catacombe.
Nel tardo pomeriggio la stanchezza ha il sopravvento sulla nostra curiosità e torniamo in albergo per un meritato riposo.
Mercoledì 25 Luglio 2012 – Lima/Paracas
Dopo un’ottima colazione constatiamo che anche oggi Lima è avvolta dalla garúa. Con un taxi, che sono veramente a buon mercato (i mezzi di trasporto cittadini non collegano tutte le zone della città), raggiungiamo in circa mezz’ora il Museo Arqueológico Larco Herrera. Fondato nel 1926 dal collezionista Rafael Larco, il museo è collocato in una splendida casa coloniale e ospita la più grande collezione di arte precolombiana del Perù. Vista l’ora mattutina, non c’è molta gente e abbiamo così l’opportunità di visitare tranquillamente il museo (a nostro avviso, assolutamente imperdibile). Sono esposti in bacheche ben illuminate e scenografiche oggetti di ogni tipo: utensili, vasi moche dipinti, tessuti dai colori e dai disegni modernissimi (che potrebbero aver ispirato alcuni stilisti italiani!), gioielli in oro, argento e pietre preziose dalla fattura superraffinata, e alcuni quipu inca. Il quipu rappresenta un primitivo sistema di registrazione ed è costituito da fili di lana o cotone colorati su cui venivano praticati dei nodi di diversa fattura. In una galleria a parte sono esposti numerosi vasi dipinti con scene erotiche relative alla vita sessuale degli antichi popoli peruviani.
Ritornati a Miraflores, ci incamminiamo verso l’oceano e le scogliere. Le onde lunghe sono il campo di esercitazione di molti surfisti, che come pinguini aspettano di poter volare sull’acqua. In questa zona il lungomare (sarebbe lungooceano ma suona male) è ben curato. Le panchine a mosaico del Parque del Amor ricordano vagamente quelle del Parc Güell di Gaudì a Barcellona.
Dopo aver recuperato le valigie in albergo, prendiamo l’ennesimo taxi (sempre contrattando sul prezzo) per andare alla stazione degli autobus della compagnia “Cruz del Sur”. Siamo diretti verso sud, precisamente a Paracas (partenza ore 13.30 e arrivo ore 17 circa). Ha così inizio la nostra avventura in terra peruviana!! Il pullman su cui viaggiamo è superlussuoso (in Italia non c’è nulla di simile): ha due piani, è dotato di servizi igienici e prevede la presenza a bordo di un’hostess che distribuisce generi di conforto (bevande calde e fredde, snack e coperte). Prima di salire è necessario effettuare un vero e proprio check-in, con tanto di controllo documenti e ripresa video. Noi siamo al secondo piano, primi posti con visione a tutto campo (brava Yolanda!).
Mentre attraversiamo la città notiamo che le case non sono terminate (spesso mancano gli intonaci, i serramenti,…). In seguito ne scopriremo il motivo: i peruviani pagano interamente la loro “IMU” solo a edifici completamente finiti. Percorriamo la mitica Panamericana, l’unica strada che si sviluppa lungo la costa pacifica del continente americano e che collega i diversi Paesi. La strada a volte costeggia l’oceano con viste mozzafiato, altre si addentra in zone desertiche.
In perfetto orario arriviamo a destinazione (qui la stazione è poco più che una baracca) e incontriamo la guida che domani ci accompagnerà nelle escursioni. In pochi minuti arriviamo in hotel, il Double Tree Resort by Hilton. Si tratta di un bellissimo albergo situato in una baia protetta (ottimo il rapporto qualità/prezzo grazie a un’offerta trovata su Expedia). La nostra camera è in realtà un miniappartamento costituito da due stanze, zona cucina e veranda. È proprio un peccato che non sia la stagione giusta per usufruire dei servizi dell’albergo e che il nostro soggiorno duri solo poche ore!! Decidiamo di cenare in hotel e finalmente abbiamo il primo vero impatto con la cucina peruviana: aperitivo con pisco sour (ottimo ma troppo alcolico per quasi astemi come noi), cena a base di causas (si tratta di una specie di purè di patate freddo arricchito con pesce e verdure) e dolci molto elaborati (una gioia per gli occhi e il palato). Avremmo provato volentieri il piatto nazionale, il cebiche (pesce crudo marinato), ma, visto l’intenso programma di viaggio, non abbiamo voluto rischiare di stare male.
Giovedì 26 Luglio 2012 – Paracas/Nasca
Questa mattina sveglia all’alba. Non facciamo colazione (tra l’altro non è inclusa nel prezzo della camera), perché la prima visita è alle Islas Ballestas e non vogliamo avere problemi di stomaco. Ci rifaremo a tour finito, infatti tutti i bar del porto offrono ricchi breakfast. Prima di lasciare l’albergo facciamo un salto in spiaggia per sentire il profumo del mare.
Raggiungiamo l’imbarcadero di El Chaco, paghiamo la tassa d’imbarco di S./1 e verso le 8.30 la nostra imbarcazione prende il largo. La giornata è un po’ bigia ma, fortunatamente, il mare è calmo. Costeggiamo la baia, ammirando il geoglifo detto “El Candelabro” (uno dei simboli del Perù) e arriviamo alle Islas Ballestas, chiamate anche le “piccole Galapágos”, sulle quali non è possibile sbarcare. Queste isole, costituite per lo più da scogli, sono abitate da numerose specie di uccelli. Siccome è inverno, molti animali hanno lasciato le isole per zone più calde. Oltre alle sule del Perù e ai guanay, riusciamo a vedere alcuni pinguini di Humboldt (purtroppo in via d’estinzione) e alcune otarie che si riposano sulle rocce. Sulle isole sono ancora visibili i resti delle fabbriche che raccoglievano il guano degli uccelli usato come fertilizzante.
Verso le 11 abbiamo appuntamento con la guida che ci accompagna a visitare la Reserva Nacional de Paracas (ingresso S./5). Il tempo è decisamente migliorato (malgrado il forte vento) e abbiamo così la possibilità di ammirare questa natura spettacolare in tutto il suo splendore: scogliere, formazioni rocciose secolari, come “La Catedral” (purtroppo danneggiata dal terribile terremoto del 2007), e deserto si intersecano nei colori blu del cielo, azzurro-verde dell’acqua e giallo-arancio della sabbia. La guida ci propone di andare nel primo pomeriggio a Ica per visitare l’oasi di Huacachina ma noi decliniamo la sua proposta. A questo punto ritorniamo nella zona del porto, dove pranziamo con dell’ottima frittura di pesce in uno dei tanti ristorantini ed effettuiamo i primi acquisti in uno degli immancabili mercatini.
Alle cinque del pomeriggio partiamo (sempre con la compagnia “Cruz del Sur”) per andare a Nasca. Il viaggio si svolge in pieno deserto in mezzo al nulla. Arriviamo a Nasca verso le nove di sera e alla stazione, inaspettato, troviamo l’autista che domani ci accompagnerà in aeroporto per il sorvolo. Il paese di Nasca si snoda lungo un’arteria piena di bar, ristoranti, hostales e alberghi, come il nostro Casa Andina (anche se un po’ spartano, ci siamo trovati bene). Siamo stanchi e domani ci aspetta una giornata pesante (ma che vacanze sono?!). Per questo decidiamo di cenare velocemente e di andare a nanna presto.
Venerdì 27 Luglio 2012 – Nasca/Arequipa
Oggi ci aspetta il sorvolo delle misteriose linee di Nasca. Siamo un po’ agitati al pensiero che gli aerei su cui voleremo sono molto piccoli ma, come al solito, la curiosità la fa da padrone e supera la paura. Anche questa mattina preferiamo non fare colazione (benchè sia inclusa nel prezzo) per timore di star male durante il sorvolo (il pilota è “costretto” a effettuare continue virate per dar modo ai passeggeri di visualizzare i diversi disegni). Alle 8 abbiamo appuntamento con la guida che ci informa che l’aeroporto è momentaneamente chiuso a causa della foschia (tipica in questa stagione dell’anno) e che non riaprirà prima delle 11. Ci spiega che dopo gli ultimi incidenti mortali gli aerei sono sottoposti a rigorosi controlli e che le autorità aeroportuali sono diventate molto severe (questo ci dà un po’ più di sicurezza).
Per non sprecare la mattinata la guida ci propone un’escursione, che si rivelerà interessante, al Cementerio de Chauchilla, situato nei dintorni di Nasca in pieno deserto. In questo sito archeologico si trovano numerose tombe a cielo aperto (qui non si sa cosa sia la pioggia), che conservano i resti di mummie ben conservate grazie al clima secco e arido della zona (alcune hanno ancora i loro lunghi capelli). L’escursione finisce con la visita a un laboratorio di ceramica e a uno di lavorazione dell’oro.
Alle 11 andiamo in aeroporto: finalmente si parte! Dopo aver controllato i documenti di viaggio (è necessario avere con sé il passaporto), paghiamo la tassa d’imbarco (S./25) e veniamo messi sulla bilancia: i gruppi, infatti, vengono formati in base al peso dei passeggeri. Con nostro rammarico scopriamo che siamo destinati a due aerei diversi e che il nostro turno è previsto per le 13. Il sorvolo dura mezz’ora e si rivela tranquillo, grazie anche alla bravura dei piloti. Il paesaggio desertico sottostante è affascinante (almeno per noi, che siamo amanti del deserto) e i disegni ci appaiono più nitidi di quello che pensavamo ma ancora più misteriosi. Come avranno fatto a tracciarli?
Un po’ acciaccati e rintronati (lo stomaco è sottosopra!) torniamo velocemente in albergo, perché abbiamo appuntamento con la guida di Mystery Peru che ci accompagnerà a visitare il sito archeologico di Cahuachi e il Museo Antonini di Nasca (www.mysteryperu.com/). Cahuachi è un centro cerimoniale nasca caratterizzato da piramidi scolpite nella terra e poi ricoperte con mattoni di argilla. Il complesso, seppur maestoso, ci delude. Molto interessante è, invece, il Museo Antonini, dove sono esposti tessuti e ceramiche colorati, una collezione di antaras (flauti di Pan) in ceramica, crani deformati e mummie.
Malgrado nessuno di noi abbia appetito (il nostro stomaco non si è ancora ripreso del tutto), decidiamo di andare a cenare presto. La nostra scelta ricade sul ristorante consigliatoci dalla guida, La Encantada. Prima di tornare in albergo a riprendere i bagagli, gironzoliamo lungo la via principale del paese (che in realtà non offre granchè). Alle 10 di sera partiamo con il solito pullman della “Cruz del Sur” per Arequipa. Abbiamo prenotato i sedili-letto situati al primo piano per poter stare più comodi. Come sempre ci forniscono coperta, cuscino e snack. La stanchezza ha il sopravvento e ci addormentiamo quasi subito. È una vera fortuna, in quanto non ci rendiamo conto dell’impervietà della strada tutta a curve e strapiombi: del resto dobbiamo raggiungere i 2328 metri di Arequipa.
Sabato 28 Luglio 2012 – Arequipa
Arriviamo ad Arequipa intorno alle 8 del mattino e con un taxi raggiungiamo l’albergo (nel prezzo della camera era compreso il transfert ma, evidentemente, si sono dimenticati di noi!!). Il nostro hotel, il Tierra Viva Arequipa Plaza, appartiene a una nuova catena molto valida per quanto riguarda il rapporto qualità/prezzo. È situato in posizione centrale in una vecchia casa coloniale perfettamente restaurata e arredata con gusto. Entriamo subito in possesso della nostra camera e abbiamo la piacevole sorpresa di ritrovarci, anziché in una semplice doppia, nella suite con tanto di vasca idromassaggio, doccia maxi e terrazza con vista sui tetti della città (sarà un “risarcimento” per il disguido del transfert?). Dopo una veloce rinfrescata e un’abbondante colazione, siamo pronti per il faticoso mestiere di turista…
Arequipa, detta la “ciudad blanca” per la pietra vulcanica con cui è costruita (il sillar), si trova ai piedi di tre vulcani con le cime innevate: El Misti (dalla forma conica perfetta), il Chachani (il più alto dei tre) e il Pichu Pichu. Piantina in mano, seguiamo il percorso che abbiamo preparato e ci dirigiamo verso il Monasterio de Santa Catalina, una sorta di città nella città con chiesa, chiostri, pinacoteca, giardini e più di cento stanze (o, per meglio dire, miniappartamenti) per le monache. Qui vivevano ragazze di buona famiglia costrette a prendere i voti per questioni ereditarie (del tipo Monaca di Monza, per intenderci), che in convento mantenevano i privilegi del loro stato sociale e conducevano una vita ben lontana dalla spiritualità. Alcune strade all’interno del monastero (come Calle Sevilla e Calle Córdova) sembrano angoli di Spagna in terra andina.
Oggi e domani il Perù celebra la Fiesta Patria (festa nazionale) ma, fortunatamente, è tutto aperto. Speravamo di assistere a qualche spettacolo folkloristico ma qui ad Arequipa non ci sono particolari festeggiamenti, in quanto pare che la città sia in contrasto con il governo centrale di Lima. Cerchiamo di muoverci con calma per favorire l’acclimatamento all’altitudine e in farmacia compriamo le “sorojchi pills”, ossia le pillole che combattono il soroche o mal di montagna (meglio essere preparati a ogni evenienza!).
Altra tappa obbligata della città è la visita al Museo Santuarios Andinos, dove è esposta la mummia congelata di Juanita, una giovane immolata agli dèi e trovata in modo totalmente fortuito sul vulcano Nevado Ampato. Lo stato di conservazione di Juanita è quasi perfetto: il suo volto di ragazzina e i suoi lunghi capelli neri rimarranno un ricordo indelebile. La visita guidata, della durata di circa un’ora, è obbligatoria.
Dopo una breve pausa ristoro, gironzoliamo per il centro storico. Alcuni edifici coloniali hanno portali e cancelli finemente scolpiti (come Casa del Moral, Casa Tristán del Pozo e Casona Iriberry), le chiese in stile barocco sono caratterizzate da facciate molto elaborate (Iglesia San Agustín e Iglesia de la Compañía). La Plaza de Armas è dominata dalla Catedral, l’edificio religioso neoclassico più importante del Perù. In uno dei numerosi negozi compriamo il primo di molti chullos, i tipici cappelli peruviani in lana a più colori con il paraorecchie.
Ceniamo al ristorante Zig Zag, un bistrot dal sapore parigino (la scala a chiocciola interna è di Eiffel, sì proprio l’ingegnere della torre). Facciamo il primo incontro con la chicha morada, una bevanda analcolica dal bellissimo colore viola, ottenuta dalla fermentazione di un particolare tipo di mais, mela, ananas e chiodi di garofano (ci piace molto, tanto che all’aeroporto di Lima compreremo le bustine per prepararla a casa). Assaggiamo anche l’Inka Kola, la bevanda analcolica preferita dai peruviani al gusto di chewing-gum (a noi ricorda il sapore sgradevole dello sciroppo per la tosse) e la specialità della casa, cioè il tris di carni (manzo, alpaca e maiale) cotte sulla pietra, portata direttamente in tavola. La carne di alpaca è davvero buona!
Domenica 29 Luglio 2012 – Arequipa/Chivay
Al mattino, in ritardo rispetto all’orario previsto, passa a prenderci il minibus un po’ sgangherato che ci porterà a Chivay e al Cañón del Colca. Ritroviamo una coppia cinese di Hong Kong incontrata durante un’escursione a Nasca (il tour del Perù classico è questo e gira e rigira ci si ritrova sempre!). Il viaggio è faticoso per via dell’altezza a cui si arriva: si toccano quasi 5000 metri! Chissà come reagirà il nostro organismo!! Speriamo bene…
Lasciata Arequipa, ci inoltriamo nella Reserva Nacional Salinas y Aguada Blanca dove avvistiamo i primi gruppi di alpaca e lama, due dei quattro camelidi presenti in Sudamerica (gli altri sono le vigogne e i guanaco). Facciamo una breve sosta idraulica e ne approfittiamo per bere il primo matè de coca, un infuso a base di foglie di coca. Non ci entusisma ma ci sforziamo di berlo perché pare sia l’unico rimedio naturale ed efficace per combattere il soroche. Ripreso il cammino (la strada è sempre più tortuosa), la guida ci fa masticare alcune delle onnipresenti foglie di coca. Sarà questa l’unica volta che le proviamo in quanto le troviamo davvero disgustose! Raggiungiamo finalmente Patapampa, il punto più alto del percorso (4910m). Questo luogo è conosciuto come il Mirador de los Andes, in quanto da qui si possono ammirare le cime innevate delle Ande. Il panorama è mozzafiato, nel vero senso della parola: l’aria, infatti, è rarefatta e la respirazione risulta un po’ difficoltosa. Camminiamo lentamente, cercando di evitare movimenti bruschi. La testa inizia a girare e la guida, per non avere “né morti né feriti”, ci fa inalare alcol denaturato, un metodo utilizzato dalla sua nonna di origine andina. Sarà la suggestione ma il metodo funziona! Da qui si procede in discesa verso Chivay (3630m), un villaggio polveroso e grigio dove compriamo il boleto turístico per poter visitare il Cañón del Colca (S./70). Il su e giù per le montagne ci ha bloccato lo stomaco e per questo motivo non riusciamo a fare un vero e proprio pranzo.
Nel primo pomeriggio raggiungiamo il nostro albergo, il Colca Lodge nel villaggio di Yanque. Rimaniamo estasiati: situato ai margini del fiume Colca, tra terrazzamenti ancora coltivati, l’albergo è costituito da piccoli bungalow in pietra che si inseriscono perfettamente nella natura e ha piscine con sorgenti naturali di acqua calda (una caratteristica di questa zona). Trascorriamo il pomeriggio in pieno relax passeggiando lungo il fiume tra lama e alpaca. Alla sera ceniamo nel ristorante dell’albergo con zuppa di quinoa (seme tipico delle Ande) e delle freschissime trote alle erbe.
Lunedì 30 Luglio 2012 – Chivay/Cruz del Condor/Puno
Al mattino presto partiamo per il mirador della Cruz del Condor, situato sulla sponda del Cañón del Colca (questo canyon, profondo il doppio del Grand Canyon, è stato scavato nei secoli dal Río Colca). In questo punto le forti correnti ascensionali calde permettono ai condor di librarsi nell’aria come se fossero uccelletti e non bestioni alti più di un metro e con un’apertura alare di tre. Il luogo è affollato e tutti abbiamo lo sguardo rivolto in sú… Siamo fortunati perché vediamo parecchi condor: alcuni passano addirittura sulle nostre teste a distanza ravvicinata, permettendoci così di distinguere chiaramente il loro collare bianco. Il volo di questi rapaci (considerati sacri dagli Inca) in questo habitat naturale intatto ci trasmette un senso di libertà infinita. Anche qui non mancano i mercatini: donne andine rigorosamente in costume vendono i loro manufatti e, ancora una volta, acquistiamo qualcosa. Per esperienza, se trovi un oggetto che ti piace, compralo subito perché potresti non ritrovarlo! Sulla strada di ritorno a Chivay, costeggiamo la Valle del Colca punteggiata da terrazzamenti costruiti circa 2000 anni fa e rimaniamo incantati dal paesaggio.
Giunti a Chivay, gironzoliamo per le strade del piccolo paese. Qui le donne indossano abiti tradizionali molto colorati e ricchi di decori e hanno lunghe trecce nere sulle spalle. Nel mercato, assolutamente non turistico, vediamo tuberi dalle forme e dai colori più strani e semi a noi sconosciuti.
Dopo aver salutato i nostri compagni di viaggio (quasi tutti ritornano ad Arequipa), prendiamo un altro minibus, che solo apparentemente è più confortevole, e partiamo per Puno. Il trasferimento è molto faticoso, in quanto la strada che percorriamo è un saliscendi continuo a una quota media di 4000 metri. Gli scenari però ripagano della fatica del viaggio: chilometri di steppe abitate da gruppi solitari di lama e alpaca, alte cime innevate e un bellissimo lago dove scorgiamo anche alcuni fenicotteri rosa.
In serata arriviamo (decisamente acciaccati) a Puno, una cittadina posta sulle rive del lago Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo (3800 metri). Alloggiamo presso il Libertador, uno degli alberghi più belli della città. Vista la stanchezza e la posizione decentrata dell’hotel (si trova su una piccola isola di fronte a Puno), decidiamo di cenare nel ristorante dell’albergo (mangiamo molto bene ma l’atmosfera è decisamente troppo formale).
Martedì 31 Luglio 2012 – Puno
La giornata inizia, come è ormai consuetudine, molto presto. Dalle ampie vetrate della nostra camera, che si affacciano sul lago, ammiriamo una delle più belle albe mai viste: un vero tripudio di rosa, giallo, arancio che nemmeno il pennello di Van Gogh avrebbe saputo dipingere.
Oggi abbiamo in programma il tour alle Islas Flotantes de los Uros e a Taquile, prenotato dall’Italia tramite l’agenzia Edgar Adventures (www.edgaradventures.com). Alle 7 precise (i peruviani che abbiamo incontrato devono avere discendenza svizzera) ci passa a prendere l’autista e ci accompagna al porto. Abbiamo scelto di effettuare l’escursione su una barca veloce per ottimizzare i tempi e in una ventina di minuti arriviamo alle isole galleggianti “abitate” dagli Uros. Questi isolotti sono costruiti con la totora, una canna lacustre utilizzata dagli Uros non solo come basamento ma anche per realizzare le capanne, gli utensili, le barche, i souvenir per i turisti (naturalmente non ce li lasciamo scappare) e come cibo (l’interno è commestibile e, a detta di chi l’ha assaggiata, ha più o meno il gusto degli asparagi). Queste isole hanno una manutenzione laboriosa perché devono essere costantemente rinnovati gli strati di totora marciti (moscerini e umidità alle stelle!). Il capovillaggio di ciascun isolotto accoglie i turisti spiegando le tradizioni locali, mentre le donne, vestite con abiti coloratissimi, mostrano le loro capanne. Non ci facciamo mancare un giretto (pagato a fior di soles) sulle loro barche tradizionali, dette caballitos. Il tutto, seppur molto turistico, è suggestivo. Verremo poi a sapere che, come avevamo immaginato, gli Uros di notte dormono a Puno a causa delle avverse condizioni climatiche (la temperatura è bassissima) e che di giorno si spostano sulle isole per mostrare ai turisti come era la vita della loro tribù.
Riprendiamo la nostra barca per raggiungere Taquile, una piccola isola in mezzo al lago con rovine inca e preinca e con terrazzamenti coltivati. Per salire alla piazza dovremmo fare più di cinquecento scalini. Fortunatamente sbarchiamo in un porticciolo secondario dove la salita è più dolce (faremo gli scalini in discesa… sempre una fatica!). L’isola è abitata da circa 2000 persone che mantengono inalterate le loro tradizioni: gli uomini indossano fasce colorate in vita e cappelli a forma di cappuccio dal cui colore è possibile capire il loro stato civile (i single indossano berretti bianchi e rossi, gli ammogliati berretti rossi). Le donne, invece, indossano gonne a strati e grandi copricapi neri rettangolari con pon pon colorati ai lati. I paesaggi che l’isola offre valgono il viaggio: la terra è rossa, la vegetazione, simile a quella mediterranea ma a 3800 metri di altezza, è verdissima e il lago, che per la sua vastità sembra mare, contende al cielo il primato del blu. L’aria è così tersa che si ha l’impressione di poter quasi toccare le vette boliviane. Pranziamo, un po’ recalcitranti, in un ristorantino famigliare e poi passeggiamo per i sentieri dell’isola fino alla piazza principale dove sono ancora in atto i festeggiamenti per San Giacomo (25 Luglio). Uomini e donne danzano al suono di strumenti tradizionali, mentre noi ci dedichiamo ancora una volta allo shopping. Troviamo sciarpe, berretti e guanti eseguiti rigorosamente a mano, in quanto qui le donne filano la lana e gli uomini sferruzzano instancabilmente (anche mentre camminano).
Ritornati a Puno, ci riposiamo un po’ in albergo e usciamo giusto in tempo per assistere allo spettacolo del tramonto, che ci regala immagini indimenticabili. Per comodità ceniamo ancora una volta nel ristorante dell’albergo. Questa sera l’atmosfera è più intima e famigliare, grazie anche ai grandi camini accesi e alla dolce musica andina.
Mercoledì 1 Agosto 2012 – Puno/Cusco
Al mattino presto andiamo alla stazione dei bus di Puno, perché alle 7 parte il pullman della compagnia “Wonder Peru Expedition” che in circa dieci ore ci porterà a Cusco. Nella sala d’attesa della stazione alcune donne boliviane con tanto di bombetta in testa aspettano il bus per La Paz. Anche la capitale della Bolivia dista da Puno una decina di ore e l’idea di effettuare questa deviazione ci piacerebbe molto… Il pullman è superaccessoriato: abbiamo i soliti primi posti con un’ottima visuale e possiamo contare, autista a parte, su un’hostess che per tutto il viaggio ci coccolerà con bevande fredde e calde e una guida bilingue (spagnolo/inglese). Durante il percorso il pullman effettuerà alcune soste nei luoghi di maggiore interesse (se si vogliono visitare questi siti si deve pagare un supplento di S./28 per gli ingressi).
Tra una sosta e l’altra parliamo con i nostri vicini, una coppia (filippina lei e australiano lui) in giro per il mondo da tre mesi e con la prospettiva di trascorrere ancora un mese tra le Galápagos e il Cile. Quanto impiegheranno a sistemare le foto? Confonderanno le piramidi egizie con i templi inca? La nostra è solo bieca invidia!!
La prima fermata è a Pucará, un villaggio famoso per le ceramiche colorate, tra cui i toritos (portafortuna collocati sui tetti delle case, che ritroveremo anche a Cusco). Visitiamo il museo preinca (senza infamia e senza lode). Il percorso si snoda tra paesaggi tipicamente andini fino a raggiungere il passo Abra la Raya a 4335 metri, dove ci sgranchiamo le gambe e fotografiamo le splendide cime innevate. Da qui in poi inizia la discesa verso Cusco, tra vallate verdissime circondate dalle montagne delle Ande. Ci fermiamo per un pranzo a buffet (compreso nel prezzo) e subito dopo raggiungiamo le rovine inca di Raqchi, dove visitiamo i resti del tempio di Wiracocha (è il primo contatto che abbiamo con l’archittetura inca). L’ultima sosta è nel villaggio di Andahuaylillas per visitare la Iglesia San Pedro, conosciuta come la “Cappella Sistina delle Americhe” per i numerosi affreschi che decorano l’interno della chiesa (bella ma niente a che vedere con il nostro Michelangelo). Prima di giungere a Cusco la guida ci indica alcuni ristoranti famosi per le specialità locali: il cuy, il porcellino d’India e i chicharrones, le cotenne di maiale fritte (un vero toccasana per dieta e colesterolo!).
Anche a Cusco abbiamo prenotato un hotel della catena Tierra Viva (Tierra Viva Cusco Plaza) con compreso nel prezzo il transfert. Questa volta si sono ricordati di noi! L’albergo è ancora migliore di quello di Arequipa: siamo a due passi dalla piazza principale e abbiamo una grande stanza con una vista splendida sui tetti del centro storico. Malgrado la stanchezza e i residui di soroche (Cusco è pur sempre a 3399m), decidiamo di uscire. Dopo aver dato un’occhiata ai negozi sotto i portici in Plaza de Armas (imperversano i materiali per il trekking e per l’andinismo, cioè l’equivalente del nostro alpinismo), ceniamo al ristorante Tunupa con un menù andino niente male (abbiamo la fortuna di avere un tavolo da cui dominiamo letteralmente la piazza). Il freddo, malgrado piumini, guanti, sciarpe e chullos, è intenso così preferiamo ritornare in albergo, dove ci addormentiamo con gioia perché per domani non sono previste levatacce.
Giovedì 2 Agosto 2012 – Cusco
La prima colazione è servita in un patio coperto molto piacevole. La clientela dell’albergo è giovane e cosmopolita e, come al solito, di italiani neppure una traccia (dove siete andati in vacanza?).
Cusco è stata la capitale dell’impero inca e tutti gli edifici costruiti dai conquistatori spagnoli sorgono su templi o palazzi inca e spesso nelle costruzioni sono stati utilizzati blocchi di pietra prelevati dal sito di Sacsayhuamán, situato appena fuori città. Nel centro storico sono ancora visibili e utilizzabili le vecchie strade lastricate inca.
Iniziamo la visita da Plaza de Armas, ancora più bella alla luce del sole, dove sventolano la bandiera bianca e rossa del Perù e quella multicolore degli Inca. Sulla piazza si affacciano alcuni edifici coloniali con gli immancabili balconcini in legno intagliato e le due chiese più importanti di Cusco, la Catedral e la Iglesia de la Compañía de Jesús. La Catedral costituisce un unico complesso con la Iglesia del Triunfo e la Iglesia de Jesús María e ospita una collezione di quadri della Escuela Cuzqueña. Andiamo alla ricerca dei dipinti più importanti, tra cui un’Ultima Cena tipicamente andina perché tra i cibi raffigurati spicca un cuy arrostito. Le statue indossano sfarzosi abiti che vengono cambiati a seconda delle diverse celebrazioni religiose. La Iglesia de la Compañía de Jesús è stata costruita sulle fondamenta del palazzo dell’ultimo sovrano inca, il mitico Huayna Cápac: la facciata della chiesa è in stile barocco e l’altare è il più grande del Perù. Saliamo su una delle due torri da cui si abbraccia l’intera Plaza de Armas.
Seguiamo il percorso suggerito dalla Lonely Planet, dirigendoci verso la Iglesia de San Francisco (il cui interno non è particolarmente interessante), la Iglesia de Santa Clara e il Mercado de San Pedro. Si tratta di un grosso mercato coperto dove si vende di tutto, dal cibo ai medicamenti tradizionali utilizzati dagli sciamani, ai manufatti artigianali (non resistiamo a dei piccoli cesti in paglia). Anche qui troviamo frutta e verdura che non conosciamo e nella zona macelleria teste di animali (fanno veramente impressione) utilizzate per la preparazione del caldo de gallina, cioè brodo con cui gli abitanti delle zone andine fanno anche colazione (ogni cosa va bene per scaldarsi!). Percorriamo l’Avenida El Sol, dove si trova il Palacio de Justicia e dove cambiamo un po’ di soldi (fortunatamente gli euro sono ancora ben accetti), e arriviamo in Calle Loreto, un vicolo pedonale con alte mura inca.
Dopo un breve break ristoratore, nel primo pomeriggio visitiamo il Museo Inka, situato in un bel palazzo coloniale. Nel cortile alcune tessitrici andine lavorano al telaio e vendono i loro prodotti. Si tratta di borse, cuscini, tappeti, ecc. tessuti rigorosamente a mano e dai colori e dai disegni bellissimi ma dai prezzi decisamente troppo alti. La nostra prossima meta è San Blas, il quartiere degli artisti. Per raggiungerlo percorriamo la Calle Hatunrumiyoc, un altro vicolo pedonale con muri inca, dove è ubicata la famosa pietra con dodici lati. Qui le foto di rito sono irrinunciabili. A San Blas le case sono bianche e hanno le persiane azzurre (colori tipicamente mediterranei, chissà perché!). Alle sei passiamo alla Piccola Locanda per pagare le escursioni alla Valle Sacra, che abbiamo prenotato via Internet con PeruEtico (www.peruetico.com/it) e che effettueremo nei prossimi giorni.
Alla sera ceniamo (la prenotazione è obbligatoria) al MAP Café, un piccolo e pretenzioso ristorante di cucina fusion situato nel cortile del Museo de Arte Precolombino. Ordiniamo gnocchi con salsa di peperoni e gamberi, cebiche di gamberetti alla piastra e dolci al cioccolato e pisco. Il cibo è buono ma le porzioni, anche per persone che mangiano poco come noi, sono minimaliste e i prezzi non bassissimi.
Venerdì 3 Agosto 2012 – Cusco/Valle Sacra/Aguas Calientes
Mattia, un simpatico ragazzo italiano di PeruEtico, ci accompagna nella prima parte del tour nella Valle Sacra, che per noi coincide con il trasferimento a Ollantaytambo. Lasciamo in albergo due valigie (fra due giorni, infatti, torneremo a Cusco), in quanto, per essere più liberi, abbiamo radunato quello che ci occorre in un unico bagaglio. Alle 7.30 in punto lasciamo Cusco per attraversare la Valle Sacra, che rappresenta il cuore della cultura inca. Ci fermiamo a Chinchero solo per una breve sosta, in quanto oggi non è giorno di mercato (peccato!). La strada che percorriamo per andare a Moray si snoda tra vallate e dolci colline, che ricordano quelle toscane. Moray è un anfiteatro costituito da terrazzamenti posti a livelli diversi. Sembra che gli Inca utilizzassero queste terrazze circolari come laboratori per studiare i microclimi più adatti alle diverse coltivazioni. Abbiamo la fortuna di assistere alle prove di uno spettacolo che si terrà nei prossimi giorni e che aumenta il fascino del luogo: alcuni “danzatori”, al suono delle melodie andine, si muovono tra i vari terrazzamenti in una sorta di danza collettiva.
Proseguiamo fino alle saline di Maras, un esempio spettacolare di perizia ingegneristica precolombiana realizzata per estrarre il sale da una sorgente naturale. L’acqua, molto salina, è canalizzata in più di 3000 pozze, dove viene fatta evaporare per produrre il sale (in genere sono le donne a portare avanti questo faticoso lavoro). Questo luogo è affascinante e ricorda, anche se i colori sono diversi, le pozze dei tintori di Fes, in Marocco. Naturalmente acquistiamo sacchettini di sale, al naturale e aromatizzato. Facciamo una bellissima passeggiata di circa un’ora lungo un sentiero che costeggia le saline e che scende fino al fiume Urubamba.
In perfetto orario sulla nostra tabella di marcia arriviamo a Ollantaytambo, un delizioso paesino di montagna a 2800 metri, da dove parte il treno per Aguas Calientes, unica via di accesso, Inca Trail a parte, per raggiungere il mitico Machu Picchu. Non pranziamo ma facciamo una ricca merenda presso La Esquina Café – Bakery, in Plaza de Armas, dove ci deliziamo con ottimi dolci e succhi di frutta (la torta di carote è una delle migliori mai mangiate!).
Alle 15.37 parte il treno “Vistadome” diretto ad Aguas Calientes (durata circa un’ora e mezza). La stazione è piccolissima e assomiglia a quella dei modellini dei trenini. Questo treno, seppur molto turistico (al ritorno saremo “allietati” da canti e sfilate di moda andina), ha finestrini anche sul tetto per dare la possibilità di ammirare al meglio il paesaggio che si attraversa. Sul treno c’è il mondo: persone che provengono da ogni dove e che hanno percorso migliaia di chilometri per vedere Machu Picchu!!!
Arriviamo puntuali e l’addetto de El MaPi Hotel ci accompagna in albergo portando la nostra valigia e quella di altri ospiti. L’albergo è situato sulla strada principale, sulla quale sono allineati ostelli, hotel, ristoranti e negozi di souvenir (ad Aguas Calientes il turismo impera). Andiamo subito alla ricerca dei biglietti per il bus per Machu Picchu, che paghiamo la modica cifra di 17$ a persona. In albergo, guardando la posta elettronica, scopriamo che la prenotazione dell’hotel a Ollantaytambo è stata inspiegabilmente cancellata. Dopo alcuni secondi di panico, telefoniamo e riusciamo a sistemare il tutto (meno male che qualcuno del trio parla perfettamente lo spagnolo!). Domani dovremo alzarci veramente all’alba, quindi cena in albergo (perché compresa nel prezzo) e subito a nanna.
Sabato 4 Agosto 2012 – Aguas Calientes/Machu Picchu/Ollantaytambo
Usciamo dall’albergo verso le 5 muniti di passaporto, necessario per accedere a Machu Picchu, e di borraccia per l’acqua (le bottiglie di plastica non sono permesse, anche se saremo gli unici a rispettare questa regola). È ancora buio ma Aguas Calientes è tutto un brulicare di gente in coda per salire sui bus che dalle 5.30 si dirigono al sito archeologico, che dista una ventina di minuti su una strada impervia e tutta a curve. Siamo in buona posizione e saliamo su uno dei primi bus, dove regna un silenzio assoluto dovuto al sonno e all’ansia di arrivare al luogo topico del viaggio. Quando entriamo nel sito, il cielo si è schiarito ma il sole non è ancora sorto: i turisti sono già numerosi e, con passo veloce, si inerpicano verso la Casa del Guardiano, da dove si ha un panorama spettacolare. Ognuno cerca il “suo” posto per poter cogliere il momento magico del sorgere del sole e scattare le fotografie di rito. Il luogo è senza dubbio affascinante e di grande impatto: la cittadella è proprio sul cucuzzolo di una montagna ed è circondata da alti picchi ricoperti da una vegetazione rigogliosa e verdissima (da qui ha inizio la giungla vera e propria). Machu Picchu è sicuramente uno di quei luoghi da vedere una volta nella vita, anche se la sensazione che abbiamo provato è stata quella di averlo già visto (ci siamo forse documentati un po’ troppo?). Inoltre l’elevato numero di visitatori (il limite imposto è di 2500 al giorno) profana la sacralità del sito.
Giriamo in lungo e in largo tra le costruzioni di questa città, di cui ancora oggi si sa pochissimo. Visitiamo la zona cerimoniale con il Tempio del Sole (considerato l’edificio più bello e importante di tutto il sito), la Piazza Sacra su cui si affacciano il Tempio delle Tre Finestre e il Tempio Principale, e l’Intihuatana (un osservatorio utilizzato dagli astronomi per tracciare il percorso del sole). Attraversiamo la Piazza Centrale, dove pascolano alcuni lama e alpaca che, inaspettatamente, scompaiono verso mezzogiorno (dove saranno finiti?), e giungiamo nel settore residenziale e industriale (qui gli edifici sono costruiti in maniera meno accurata). In questa zona si trova anche il Gruppo delle Prigioni, il cui elemento centrale è costituito dal Tempio del Condor (una pietra scolpita raffigura la testa di un condor, mentre le rocce sembrano formare le sue ali).
Rimaniamo fino a mezzogiorno, poi il caldo e la fame ci consigliano di tornare ad Aguas Calientes, dove pranziamo con una discreta pizza. In attesa del treno che ci riporterà a Ollantaytambo (la partenza prevista è alle 16.22), vaghiamo per il paese e cerchiamo, invano, qualcosa da comprare. Alle 18.30 (con un po’ di ritardo) arriviamo a Ollantaytambo e ci rechiamo al nostro albergo. L’Hotel Pakaritampu, situato in prossimità della stazione, è immerso in un giardino curatissimo pieno di fiori ed è arredato in stile Tirolo anni ’50. Ceniamo in un ristorante vicino alle rovine con un menu andino.
Domenica 5 Agosto 2012 – Ollantaytambo/Valle Sacra/Cusco
Verso le 8 raggiungiamo a piedi la fortezza di Araqama Ayllu, a cui si accede attraverso una serie di terrazzamenti rigorosamente in salita (per entrare acquistiamo il boleto turístico parziale, al costo di S./70 e valido per due giorni, che utilizzeremo anche per visitare le rovine di Pisac). Si tratta di un sito ricco di storia, in quanto qui nel 1537 gli Inca respinsero i conquistadores. Il monumento più importante è il Templo del Sol, considerato uno degli esempi più belli di palazzo inca, di cui rimangono sei enormi monoliti (davvero notevoli le dimensioni!). Seguendo un sentiero in quota (e abbastanza esposto) raggiungiamo i magazzini (qolqas) per poi ridiscendere verso il Templo del Agua.
Verso le 10 torniamo in albergo, dove ritroviamo l’autista di PeruEtico, pronto ad accompagnarci a Pisac. Qui incontriamo la guida locale, che ci fa visitare le rovine seguendo percorsi inusuali: attraversiamo terrazzamenti fino a pochi anni fa coltivati dalla gente del luogo e percorriamo sentieri ripidi (la mania degli Inca di costruire sempre in alto!), fino ad arrivare ai templi del centro cerimoniale. La nostra guida, di origine inca, alterna le spiegazioni in spagnolo a musica suonata con il flauto e dedicata agli antichi spiriti sepolti nella montagna. Rimaniamo stregati e affascinati da questa musica molto poetica e dalla bellezza senza tempo del paesaggio che ci circonda. Dopo questa visita torniamo in paese ed essendo domenica non ci perdiamo il famoso mercato artigianale.
Nel primo pomeriggio riprendiamo la strada verso Cusco e, prima di entrare in città, ci soffermiamo (solo il tempo di scattare alcune foto) davanti alle imponenti rovine di Sacsayhuamán, una fortezza militare caratterizzata da mura ciclopiche in granito (ci chiediamo ancora una volta come gli Inca abbiano potuto realizzare queste costruzioni visto che non conoscevano l’utilizzo della ruota). In città ci imbattiamo in una sagra di quartiere e le strade pullulano di gente e di bancarelle improvvisate dove si vende cibo di ogni tipo (il profumo è invitante, ma preferiamo non fidarci!).
Ritorniamo all’albergo Tierra Viva Cusco Plaza e prendiamo possesso della nuova camera, più piccola ma con una vista altrettanto panoramica della città. Siamo stanchi, anche perché siamo risaliti di quota, ma, visto che è il nostro ultimo giorno a Cusco, usciamo subito per visitare il Qorikancha, il più importante sito storico di rovine inca della città. Sono rimaste solo le strutture in pietra, su cui sono stati costruiti la chiesa coloniale e il convento di Santo Domingo.
Alla sera ceniamo in un ristorante vicino alla Plaza de Armas. Prima di tornare in albergo (dobbiamo preparare le valigie), scattiamo le ultime foto alla piazza illuminata e ci imbattiamo negli amici di Hong Kong (baci e abbracci e scambio di e-mail).
Lunedì 6 Agosto 2012 – Cusco/Lima
Le vacanze sono ormai agli sgoccioli. Con molta tristezza ci rechiamo al piccolo aeroporto di Cusco, dove ci viene chiesto se vogliamo anticipare il volo. Arriviamo così a Lima prima del previsto. Tuttavia, dobbiamo aspettare Edison (l’autista di Casa Yolanda) perché nella fretta di imbarcarci non abbiamo pensato di avvertirlo del cambio d’orario…
A Lima troviamo la solita garúa e il solito traffico. Lasciamo armi e bagagli al Radisson Hotel Decapolis di Miraflores (questa volta ci danno subito la camera) e a piedi raggiungiamo il centro commerciale Larcomar, dalle cui terrazze è possibile ammirare le scogliere e l’oceano. Dopo un breve spuntino, ci lanciamo ancora una volta a fare shopping (non abbiamo mai fatto tanti acquisti come in questo viaggio!). Presso la catena di negozi Alpaca 111 è in atto una promozione niente male: acquisti un capo e il secondo costa S./1! L’occasione è imperdibile e decidiamo di sfruttarla per i regali di Natale 2012. Percorriamo poi l’Avenida Larco (la via dello shopping) fino al Parque Kennedy. Qui troviamo distinti signori con un giubbetto arancione autorizzati a effettuare cambi di denaro per la strada (la cosa ci lascia un po’ perplessi, perché il cambio avviene proprio davanti a tutti, malintenzionati compresi). Comunque ne approfittiamo perché ci sono rimasti solo euro.
Alla sera ceniamo a La Rosa Nautica, uno dei migliori ristoranti di Lima. Malgrado sia abbastanza vicino all’hotel, ci consigliano di prendere un taxi per motivi di sicurezza: il ristorante si trova su un peer sull’oceano molto suggestivo ma isolato. La cena, rigorosamente a base di pesce freschissimo, è molto buona e costa meno di una pizza in centro a Milano.
Martedì 7 Agosto 2012 – Lima
Purtroppo oggi è il nostro ultimo giorno di vacanza. Questa mattina ce la prendiamo comoda: poltriamo a letto, prepariamo i bagagli e facciamo una ricca colazione. Decidiamo di rimanere nella zona di Miraflores: prima andiamo al sito archeologico di Huaca Pucllana (lo vediamo solo dall’esterno perché è giorno di chiusura), poi ci spostiamo al Mercado Indio, dove proseguiamo lo shopping natalizio. Ci scateniamo comprando cinture e guanti tipicamente peruviani, piccoli presepi e grembiuli con le ricette più famose del Perù (il problema è stato stipare tutti questi oggetti nelle valigie già pronte!).
Nel primo pomeriggio Edison ci accompagna in aeroporto. Al check-in veniamo a sapere che, nonostante la riconferma dei voli, non compare a video una delle prenotazioni per la tratta Madrid-Milano (chissà perché!). Momenti di panico. Fortunatamente dopo una buona mezz’ora tutto si sistema… nel frattempo abbiamo creato una coda chilometrica! Salutiamo così il Perù con tutti i suoi misteri. Quando ascolteremo la musica andina e, soprattutto, El condor pasa, ritorneremo con il cuore e con i ricordi sulle sue montagne.