Vacanze iraniane
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1. In termini di sicurezza, l’Iran è uno dei posti più tranquilli e sicuri che ci sia capitato di visitare. Non c’è stato neppure un attimo nel quale ci siamo sentiti a disagio e lo stesso valeva anche per le persone intorno a noi, che facevano sfoggio di beni di lusso (l’esempio tipico è costituito dai negozi d’oro nei bazar che esponevano la propria mercanzia senza la presenza di guardie). E’ vero comunque che ci siamo limitati a percorsi turistici, evitando le zone sconsigliate dalla Farnesina e dal Foreign & Commonwealth Office.
2. Il periodo da noi scelto, piena estate, ci aveva un po’ spaventato all’inizio, ma tutto sommato alla fine è stato buono. La temperatura è stata sempre elevata, raggiungendo anche i 40 °C a Yazd e Kashan, ma il clima era molto secco, per cui paradossalmente si stava molto meglio in Iran che a Milano quando siamo partiti.
3. In Iran i prezzi sono molto più bapera i 40 € per una stanza doppia con bagno, con l’eccezione di Teheran, dovessi rispetto agli standard occidentali. Ad esempio, un hotel di buon livello difficilmente su i costi sono più elevati. I ristoranti hanno prezzi ancora più bassi, visto che in posti considerati di livello elevato per gli standard locali, il conto per due persone non ha raggiunto quasi mai i 20 €, attestandosi anche su cifre molto più basse nelle cittadine più periferiche.
Al momento non è possibile l’utilizzo né del bancomat, né delle carte di credito occidentali, per cui l’unica soluzione possibile è portare gli Euro e cambiarli presso i cambiavalute locali. A tal proposito, conviene assolutamente evitare le banche e ricorrere ai cambiavalute: il cambio di 1 € era rispettivamente di 32.500 IRR contro 36.400 IRR!
Abbiamo letto che c’è la possibilità di convertire delle somme in Euro con delle carte di credito prepagate, in modo da non andare in giro con troppo denaro con sé, ma non abbiamo approfondito questa soluzione.
A differenza che nei paesi arabi, non si contratta molto: se escludiamo qualche caso sporadico, gli sconti sono abbastanza limitati ed anche i tassisti, quando riducono la propria tariffa, lo fanno di poco.
4. Viaggiare in Iran è estremamente facile, a patto che si lasci da parte l’auto. Gli autobus VIP con aria condizionata sono di ottimo livello, frequenti ed economici; anche la nostra esperienza in treno (abbiamo preso per due volte la cuccetta notturna) è stata ottima. Conducenti locali e tassisti, al contrario, guidano un po’ come capita ed il livello di traffico e lo stile di guida sono davvero terrificanti. A Teheran ci è spesso capitato di prendere il metrò, molto efficiente e con corse frequenti, così come anche la BRT (autobus veloci) su Valiasr Avenue. Abbiamo preso anche un volo interno con Aseman Airlines (Yazd-Teheran, € 49 a biglietto): il volo è andato benissimo, ma è partito in piena notte con 3 ore di ritardo!
Per quel che riguarda la prenotazione del volo interno e del treno, non è possibile farlo dall’Italia via web, per cui ci siamo rivolti a Key2Persia (www.key2persia.com), che in maniera rapida ci ha procurato quanto richiesto con una commissione del 15%. Quanto ai tour, invece, pur avendo chiesto dei preventivi dall’Italia, non abbiamo organizzato niente in anticipo, rivolgendoci in hotel o agli uffici del turismo. In questo modo siamo sempre riusciti ad ottenere dei risparmi sui preventivi raccolti.
Un consiglio è sicuro: non andate in Iran con un viaggio organizzato, perché vi perdereste il contatto con la gente, che è la cosa più interessante dell’esperienza.
5. Quanto tempo occorre per visitare l’Iran? Le nostre 3 settimane ci hanno consentito di vedere le principali attrazioni con calma, nonché l’Azerbaigian iraniano, che non sempre figura tra le mete classiche. Con una settimana o dieci giorni in più si può trascorrere del tempo aggiuntivo a Teheran, visitare la zona del Mar Caspio e qualche città in più come Qom, Mashhad o Masuleh. Non abbiamo preso in considerazione l’ipotesi di spingerci in estate sulla costa del Golfo Persico, dove pur esistono delle mete marittime, a causa del clima estivo infernale.
6. Gli Uffici del Turismo che abbiamo visitato, a Tabriz ed Isfahan, sono stati eccellenti, con personale disponibile ed efficientissimo che ci ha risolto in poco tempo l’organizzazione di qualche giorno di viaggio.
7. Capitolo alberghi: abbiamo cercato di selezionare hotel consigliati dalle nostre guide turistiche e da Tripadvisor ed in questo modo siamo riusciti a trovare delle sistemazioni sempre di buon livello senza spendere molto. Abbiamo prenotato dall’Italia gli hotel direttamente tramite e-mail (solo per il Park Hotel di Tabriz è stato necessario telefonare) e, confermando un giorno prima, non abbiamo mai avuto alcun tipo di problema.
8. Il cibo è forse l’unica nota relativamente dolente del viaggio: pur non essendo cattivo, è un po’ monotono e dopo un po’ di tempo risulta noioso.
9. Le guide che abbiamo usato in questo viaggio sono state la Lonely Planet e la Bradt, entrambe valide, anche se qualche informazione più dettagliata sui monumenti principali non sarebbe stata sgradita.
10. Gli iraniani che abbiamo conosciuto sono stati davvero eccezionali: disponibili, aperti, curiosi, gentili… senz’altro il ricordo più bello del viaggio.
1° giorno
Abbiamo di nuovo due biglietti gratuiti grazie al Programma MilleMiglia ed il nostro piano voli, una volta tanto, è miracolosamente lineare: partenza da Milano Linate alle 13:00, scalo a Roma Fiumicino e partenza alle 17:15 per Teheran, con arrivo all’aeroporto Imam Khomeini alle 00:35. Dopo aver cambiato 100€ presso il cambiavalute sito al 1° piano dell’aeroporto, che ha un cambio abbastanza conveniente, prendiamo un taxi (IRR 650.000) per il nostro hotel (Atlas Hotel, 206 Taleqani St.; www.atlas-hotel.com; Tel.: +9821 88800 407; € 84 per notte, stanza doppia con bagno e colazione).
2° giorno
La prima giornata è dedicata a Teheran: iniziamo, del tutto per caso, dall’ambasciata americana, vicina al nostro hotel e prendiamo per la prima volta il metrò, del quale ci colpisce la separazione tra vagoni per uomini e vagoni per donne. La destinazione iniziale è il Gran Bazar, incasinato e, come avremmo scoperto, meno bello rispetto a quelli delle altre città iraniane, seguito dal Palazzo Golestan, del quale abbiamo vistato solo le principali sale e che può essere descritto come un tripudio di specchietti tra muqarnas e stucchi occidentali. Prendiamo di nuovo il metrò e qui abbiamo per la prima volta un incontro con la gentilezza dei locali: un ragazzo capisce che siamo turisti e ci accompagna per un tratto alla nostra successiva destinazione, il Museo Nazionale. Edificio interessante, con un’esposizione molto basica, ma che non si può perdere in quanto ricca di reperti a partire dal 4000 a.C. Dopo questa visita scambiamo due chiacchiere con un professore di filosofia diabetico e poi proseguiamo in metrò fino a Vali Asr Street, dove facciamo qualche acquisto (mappe cittadine e carte geografiche) in un negozietto consigliato dalla Lonely Planet. Grazie all’aiuto di un ragazzo locale, arriviamo al Centro di Arte Moderna – niente di che e torniamo in hotel per organizzare il tour del giorno successivo nella Valle di Alamut. L’hotel ci mette a disposizione un cameriere del ristorante, Abu e concordiamo con lui i dettagli del giro. Decidiamo di cenare non lontano dall’hotel, ma non troviamo niente di accettabile, per cui, dopo una cena mediocre in un fast food anonimo, andiamo a dormire.
3° giorno
Sveglia molto presto: Abu ci attende alle 7.30 per portarci nella valle di Alamut. Dopo un viaggio di qualche ora con una breve sosta al Lago Evan, passiamo un po’ di tempo al Castello degli Assassini. Del castello non resta in effetti granché, ma lo splendido panorama sulla valle e l’assenza pressoché totale di turisti ne fanno un luogo suggestivo. Tornati a Teheran nel tardo pomeriggio, ci ripresentiamo nella zona di Vali Asr, dove ceniamo in un bel locale, il Godot Café (Valiasr Xrd., next to Iran Film; IRR 1.060.000 per due).
4° giorno
Dopo aver cambiato qualche Euro in Ferdowsi Street, alle 10 andiamo a visitare l’Ebrat Museum (ebratmuseum.ir), ex prigione della Savak, la terribile polizia segreta dello Scià. Le visite sono solo in farsi, ma, un po’ grazie a qualche pannello bilingue ed un po’ alle sintetiche traduzioni della guida locale, ex prigioniero, riusciamo a capire qualcosa. Il museo è macabro e strutturato in modo da creare repulsione per il sistema organizzato da Reza Pahlavi: impronte sanguinolente per terra, manichini di cera appesi per le braccia e soprattutto le celle nelle quali venivano rinchiusi i prigionieri politici, contribuiscono a creare un’atmosfera di angoscia. Cambiamo quindi genere e prendiamo il metrò per raggiungere il Museo di Arte Contemporanea. Lungo la strada però ci perdiamo ed un ragazzo molto gentile, Vazim, lascia da parte la strada che stava percorrendo per accompagnarci fino al Museo. Altra prova della gentilezza dei locali. Il Museo ha una mostra interessante, ma della permanente non c’è traccia. Riprendiamo la BRT diretti verso la chiesa armena di Sarkis: ci arriviamo più facilmente del previsto grazie all’aiuto di un signore anziano che, pur non parlando inglese, ci indica dove andare. Dopo la visita, torniamo in centro per il Museo dei Gioielli: il mappamondo soltanto vale la visita… tutti i turisti di Teheran sono qui e probabilmente questo è il luogo con la più alta concentrazione di visitatori di tutto il paese. Tornati in hotel, prendiamo il taxi per la stazione. Una volta arrivati, una ragazzina ci dà un mano per capire come muoverci e dopo una mezz’ora di attesa, prendiamo il treno per Tabriz (€ 16 a testa – prenotazione dall’Italia tramite Key2Persia). La nostra è una cuccetta a 4 letti: i due compagni di viaggio non conoscono bene l’inglese, ma sono gentili e grazie alla pulizia della cuccetta ed alla buona cena, che ci viene servita direttamente a domicilio, passiamo una nottata tranquiliissima.
5° giorno
Non sappiamo se il treno arriva puntuale o meno, perché in Iran non sono pubblicati gli orari di arrivo dei convogli. Appena usciti dalla stazione al mattino presto, prendiamo un taxi a prezzo fisso (100.000 IRR) che ci porta al Park Hotel (Imam Khomeini Street, between Shariati & Parkgolestan; Tel.: +9841 3555 1852; IRR 1.400.000 stanza doppia con bagno e colazione; buono). La prima cosa che facciamo, dopo aver preso possesso della stanza, è andare al locale Ufficio del Turismo, dove, dopo qualche minuto di attesa, veniamo accolti da Nasser, un signore che parla molto bene italiano, al quale chiediamo di organizzarci alcune gite nei dintorni. E’ estremamente efficiente e raggiungiamo presto un accordo: il pomeriggio Kandovan, il giorno successivo le chiese armene patrimonio Unesco e l’ultimo giorno il lago Orumiyeh (costo totale per due, € 140). Concluse queste essenziali formalità, visitiamo la bella Moschea Blu, il museo dell’Azerbaigian (interessante) ed infine il bazar, le cui parti rimesse a nuovo sono proprio belle. A metà pomeriggio, dopo una breve sosta per una Zam Zam cola, raggiungiamo l’autista che ci porta a Kandovan. Il paesino è pieno di turisti locali e tutto sommato è gradevole, anche se a tratti un po’ troppo turistico. Tornati a Tabriz, chiediamo all’autista di lasciarci al ristorante Hezardastan (incrocio di Abresan St.; Tel.: +9841 33343 439; IRR 650.000), che, pur essendo segnalato da Meridiani, non ci piace per niente, anche se il locale, con il suo arredamento vintage, è carino. Torniamo quindi in hotel con un tassista un po’ squilibrato ed andiamo a dormire.
6° giorno
Il nostro autista viene a prenderci in hotel e ci dirigiamo verso la valle del fiume Aras. Questa zona, al confine con la Repubblica dell’Azerbaigian, che vediamo dall’altra parte del fiume, è splendida, per cui se decidete di arrivare fin qui, non perdetela. La prima, breve tappa è presso la Kalisa Chupan, ma molto più bella è la rinomata Kalisa Darre Sham, dove passiamo un’oretta per visitare sia la chiesa che il monastero. Continuando a percorrere la bellissima vallata, arriviamo alla memorabile e deserta Qareh Kalisa, che visitiamo con calma. Nel tardo pomeriggio torniamo a Tabriz e ci mettiamo alla ricerca di un costume da bagno per il lago Orumiyeh. Siamo fortunati e ne troviamo un paio nel primo negozio che visitiamo. Questi pantaloncini non possono essere definiti esattamente alla moda, ma sono perfettamente in linea con i dettami religiosi. Cena in un ristorante con arredamento dei primi anni ’80 accanto al nostro hotel, suggeritoci dal nostro autista (Modern Restaurant, Imam Khomeini Street, near Maskan Bank, Shariati Sq.; Tel.: +9841 15563841-2; IRR 353.440; buono).
7° giorno
Al mattino, su suggerimento di Nasser, prendiamo un taxi per visitare il parco Elgoli. E’ un venerdì mattina e vedere gruppi di iraniani che si godono il giorno di festa e lo struscio è proprio simpatico. Passiamo così la mattinata e verso mezzogiorno, dopo essere tornati in hotel a prendere il bagaglio, ci mettiamo in auto destinati al lago Orumiyeh. Questo lago sta purtroppo subendo lo stesso destino del lago d’Aral, per cui da qualche anno a questa parte, si sta costantemente riducendo. Lo spettacolo che ci attende è surreale e bellissimo: una distesa immensa di acqua con una salinità elevatissima, il cui orizzonte non si distingue dal cielo, creando una massa unica di terra e cielo. I pochi presenti sono iraniani in vacanza. Dopo qualche ora, torniamo a Tabriz ed arriviamo direttamente in stazione, dove ci aspetta il treno notturno per Teheran. I nostri compagni di cuccetta sono un ragazzo che studia ingegneria a Tabriz ed un ingegnere nucleare quarantenne: entrambi sono molto gentili, ma il secondo, pur non parlando quasi inglese, vuole assolutamente fare conversazione, che, come è immaginabile, è estremamente complessa. Dormiamo comunque molto bene anche stavolta dopo una lauta cena.
8° giorno
Arriviamo al mattino a Teheran ed i nostri compagni di cuccetta si offrono gentilmente di cercare e negoziare un taxi per noi: siamo diretti alla stazione degli autobus per prendere il primo mezzo disponibile per Kashan. Siamo fortunati perché il bus parte dopo 15 minuti dal nostro arrivo e ci porta a destinazione dopo circa 3 ore. Andiamo nel nostro hotel (Ehsan House, opposite to Agh Bozorg Mosque, Kamalalmolk Sq.; Tel.: +98 31 5544 6833; IRR 1.300.000 stanza doppia con bagno e colazione; bello) e iniziamo nel primo pomeriggio con un caldo non indifferente, il giro della città. Dopo una rapida visita alla moschea Agha Bozorg, proprio di fronte all’albergo, continuiamo con il tour delle case storiche: Khan-e Abbasian, Khan-e Tabatabei ed il bellissimo Hammam Sultan Mir Ahmad, con un tetto affascinante. Qui conosciamo una guida, citata anche dalla Lonely Planet, Hussein (Tel.: +98 913 264 2236 e +98 937 500 3058; e-mail: kashan_guide@yahoo.com), il quale ci propone un tour nelle vicinanze per il giorno seguente per circa € 35 a persona. Accettiamo e, dopo un tentativo di visita alla Khan-e-Ameriha, che però non è più accessibile al pubblico da quando è stata trasformata in un hotel, facciamo un rapido giro delle mura e successivamente ci rechiamo al bazar. Qui conosciamo Luisa, una turista di Mestre, appena arrivata come noi a Kashan. Giriamo insieme un po’ per il bazar ed incontriamo una coppia italo-iraniana che ci propone di unirci a loro per salire sul tetto del bazar, dal quale si gode di un panorama molto bello sulla città. Salutiamo Luisa, che alloggia nel nostro hotel, e andiamo a cena nella Abbasi Traditional Dining Room (Alavi St.; Tel.: +98 315524 5764; IRR 750.000; buono).
9° giorno
Dopo aver fatto colazione con Luisa, prendiamo un taxi che ci porta, dopo una breve sosta allo Shahzadeh-ye Ibrahim, allo straordinario Bagh-e Fin, il più bello tra i giardini persiani che abbiamo visitato. Tornati in città, pranziamo alla Manoucheri House e, dopo un’ora di pausa in hotel, iniziamo il tour con Hussein. La prima tappa è la città sotterranea, carina ma non esaltante; poi visitiamo il Castello di Nooshabad e l’interessante Santuario di Aram, dove facciamo la conoscenza di una coppia modenese, Marco e Nunzia. La tappa successiva, il deserto di Dasht-e Kavir, è davvero bella, così come anche il lago salato, dove un gruppo di ragazze francesi che è con noi, si toglie il velo e balla con gli autisti. L’ultima tappa è un caravanserraglio dove ci fermiamo per una cena frugale. Alcune persone del gruppo passano la notte nel caravanserraglio, mentre noi, insieme a Marco e Nunzia, facciamo ritorno a Kashan. Il ritorno però si rivela molto complesso, per via di un’imprevista tempesta di sabbia, iniziata quando eravamo ancora a cena, che non accenna a diminuire. Ci fermiamo insabbiati una volta e spingiamo l’auto per farla ripartire. L’autista, colto di sorpresa anche lui, riesce comunque a gestire la situazione e ci riporta sani e salvi in hotel.
10° giorno
Al mattino Luisa recupera un ragazzo cinese che ha intenzione di fare il nostro stesso giro, vale a dire Abyaneh e Natanz, con destinazione Isfahan. Abbiamo concordato il passaggio con Hussein, che ci ha proposto un prezzo inferiore a quello dell’hotel (ca. 15 USD a testa), per cui verso le 9 ci mettiamo in marcia. Abyaneh è un villaggio davvero delizioso, sul punto di divenire una ricercata destinazione turistica. Non c’è tanto da vedere ed è in restauro, ma passeggiare per un’ora vale davvero la pena. Ritroviamo sia Luisa, che non si è aggregata a noi perché vuole ritornare a Kashan, che la coppia italo-iraniana di due giorni prima. Natanz è rinomata per il minareto della sua moschea – non male. Arriviamo ad Isfahan nel primissimo pomeriggio e posiamo i bagagli nel nostro hotel, Hasht Behesht (8 Ostandari St.; Tel.: +9831 32200 967; IRR 1.980.000 stanza doppia con bagno e colazione in camera; bello ed in posizione centrale). La prima cosa che facciamo è correre a visitare la famosa Piazza Naqsh-e Jahan, ma qui ci attende una sorpresa: il posto è gremito di fedeli, che sono accorsi a vedere una manifestazione politico-religiosa per il ritrovamento delle reliquie di alcuni ragazzi caduti nel corso del conflitto Iran-Iraq. E’ la prima volta che ci capita di assistere ad uno spettacolo del genere e non ne siamo entusiasti, per l’atmosfera un po’ macabra che ci pare di respirare. Ciononostante, la piazza è strepitosa e, dopo una sosta presso un’incredibile sala da tè (Azadegan Teahouse), la giriamo in lungo e largo fino all’ora di cena, che passiamo nel Bastani Traditional Restaurant (15 Naghsh-e-Jashan, South East Isfahan; Tel.: +9831 32200374-5; IRR 631.000; buono), dove incontriamo di nuovo Marco e Nunzia, che alloggiano nel nostro stesso hotel.
11° giorno
Oggi capiamo cosa voglia dire passare in Iran un giorno di festa religiosa: è proprio come il 1° maggio da noi – tutto è chiuso e sembra di stare in una città fantasma. Per questo motivo, decidiamo di fare il giro del lungofiume e vedere i magnifici ponti della città. Camminiamo davvero tanto e visitiamo anche il quartiere armeno di Jolfa, dove ci riposiamo presso il Leo Cafè. Tornati in hotel per passare in pace un paio d’ore, ne usciamo in prima serata per assistere ad una scena del tutto diversa: le strade sono piene di gente che esce a cena e la città è molto vitale. Ceniamo presso uno dei ristoranti più noti della città, lo Shahrzad Restaurant (Chaharbagh St.; Tel.: +98311 2204490; IRR 640.000), ma molti piatti non sono disponibili e tutto sommato non è un’esperienza memorabile. Dopo un giro per vedere i ponti illuminati, torniamo in hotel, non senza aver faticato un po’ per trovare un taxi a causa della folla festante.
12° giorno
Al mattino torniamo in Piazza Naqsh-e Jahan per visitare prima la bellissima Masjed-e Shah e poi la Moschea Lotfollah, la più bella che ci sia capitata di visitare in Iran. Andiamo poi all’Ufficio del Turismo, situato di fronte all’ingresso del Palazzo Ali Qapu e qui troviamo la signora Azimi, che, in un paio d’ore, ci organizza in maniera esemplare un tour nella zona dei Monti Zagros per il venerdì successivo. L’Ufficio del Turismo ha orari alquanto singolari ed è chiuso il venerdì, ma se avete bisogno di qualcosa, è estremamente efficiente. Continuiamo a visitare gli edifici del centro: è la volta del bazar, dove incontriamo ancora Luisa e, dopo aver scambiato due chiacchiere con lei ed esserci persi, riusciamo a visitare la splendida Masjed-e Jameh. Attraverso i caravanserragli e le viuzze del bazar torniamo alla piazza e proseguiamo per il Kakh-e Chehel Sotun, giardino persiano con degli affreschi molto interessanti. Successivamente visitiamo il piccolo ma grazioso Hasht Behesht e ci mettiamo in marcia per la Bekhradi House, decantata da un giornale inglese come una delle meraviglie di Isfahan. In realtà, si tratta di un hotel molto ben restaurato e con un proprietario molto gentile e disponibile, ma forse non merita la lunga deviazione necessaria per raggiungerla. Non tutto il male vien per nuocere, però, perché, proprio di fronte alla Bekhradi House, si trova una Zurkhane, sorta di topaia dedicata allo sport nazionale iraniano. Il proprietario non parla una parola di inglese, ma telefona ad una ragazza, la quale, in un inglese perfetto, mi spiega prezzi ed orari. Decidiamo di fermarci e, con nostra sorpresa, dopo qualche minuto, compaiono Marco e Nunzia. Lo spettacolo comincia e siamo gli unici turisti tra i pochi spettatori: è interessante ed a tratti anche coinvolgente e siamo contenti di esserci venuti. Chiudiamo la serata con Marco e Nunzia nel miglior ristorante della vacanza (Jarchi Bashi Restaurant, Bagh Galandarha Alley Hakim St. – Sepah St.; Tel.: +98 31 32207 418; IRR 1.094.000 x 4).
13° giorno
Dopo esserci alzati, andiamo a visitare un monumento dal significato poco chiaro, l’Atashgah: secondo una guida si tratta di una torre medievale, secondo l’altra, di un’antichissima torre zoroastriana. La spesa non vale l’impresa, perché arrivare in cima comporta una scarpinata in salita relativamente impegnativa e l’unica cosa un po’ degna di attenzione è il panorama (tra l’altro, dei locali ci hanno sconsigliato di recarci al tramonto perché la zona non è delle più sicure). Molto più interessante la singolare torre dei piccioni. Torniamo al quartiere di Jolfa, più animato rispetto a qualche giorno prima e visitiamo la bellissima cattedrale di Vank, incredibilmente affrescata. Dopo una breve sosta al Marseille cafè, facciamo un giro per il quartiere ed il lungofiume e torniamo in piazza Naqsh-e Jahan per visitare il palazzo di Ali Qapu, previa deviazione per la via degli artigiani. Il panorama che ci aspettavamo di vedere dall’alto però è rovinato dai lavori in corso sulla terrazza dell’edificio, che ormai vanno avanti da molti anni. Ciononostante, il palazzo è splendido ed il panorama in ogni caso suggestivo. Ci fermiamo per cena al Traditional Banquet Hall (Naqhsh-e-Jahan Sq.; Tel.: +98 311 22007 29; IRR 524.000; buono).
14° giorno
Ci alziamo presto per prendere il bus per Shahr-e-Khord, dove ci attende Ali (e-mail: samen.bagheri@yahoo.com; Tel.: +98(0)91 39800 245; prezzo concordato: 3 milioni IRR), la guida prenotata dall’Ufficio del Turismo di Isfahan. Ali ci porta a Fersen a casa dei suoi genitori, che ci offrono del tè e delle noci fresche; dopodiché iniziamo il nostro giro dei Monti Zagros. Ci fermiamo prima a Chelgerd per visitare la cascata, ma il panorama migliora moltissimo quando, dopo aver pranzato al Ghasreahmad Restaurant (ca. 600.000 IRR ca x 3; buono), ci spostiamo verso gli accampamenti dei bakhtiari: per la prima volta ci pare di essere arrivati in Asia Centrale. Raggiungiamo poi la cascata di Sheikh-Alikhan e qui assistiamo addirittura ad un matrimonio bakhtiaro, che ricorda da vicino il grosso grasso matrimonio gypsy. Al termine della giornata, nel corso della quale abbiamo la fortuna di ammirare un aspetto dell’Iran che fino ad allora ci era mancato, Ali ci porta a fare un pic-nic con la sua divertente famiglia: ci fanno accomodare su un tappeto vicino ad una cascata e dividono con noi cibo e tè – un’esperienza simpatica! Si rivela una guida disponibile e preparata, per cui lo consigliamo a chi intende visitare la zona. Torniamo in autobus ad Isfahan e ceniamo di nuovo al Jarchi Bashi Restaurant (Bagh Galandarha Alley Hakim St. – Sepah St.; Tel.: +98 31 32207 418; IRR 456.000).
15° giorno
Ultima mattina a Isfahan: appena il tempo per rivedere ancora una volta la magnifica Naqhsh-e-Jahan ed acquistare alcuni souvenir, che ci aspetta il bus per Shiraz, dove arriviamo dopo poco più di sei ore. Andiamo in hotel (Niyaesh Boutique Hotel, 10, Shahzadeh Jamali Lane, Bibi Dokhtaran Mausoleum Lane, Namazi junction, Lotfali Khan-e Zand St.; Tel.: +98-71-32233623 o 624; Cell.: +98 917-111-8514; IRR 1.045.500 stanza doppia con bagno e colazione; buono, ma abbiamo chiesto un’altra stanza ed il personale a volte è disponibile, a volte per niente) e poi subito a cena al bellissimo Shapouri Pavilon & Garden (Zand St., Anvari Ave; Tel.: +9871 3234 7491; IRR 540.500; buono).
16° giorno
Iniziamo la giornata con una visita all’Arg, l’interessante cittadella dove una ragazza, Bita Sabet (email: fsabet87@gmail.com; Tel.: +98 (0) 9916 407 7653), ci ferma e ci chiede se siamo interessati ad una visita di Persepolis. Colpiti dalla sua padronanza dell’inglese, le chiediamo il numero di telefono ed il prezzo e decidiamo di pensarci. All’Ufficio del Turismo locale, proprio di fronte all’Arg, un ragazzo molto disponibile ci fornisce tutte le indicazioni delle quali abbiamo bisogno, ma la proposta di guida a Persepolis non è conveniente come quella di Bita. Ci dirigiamo verso il bazar e, dopo una sosta per un tè allo zafferano (Traditional Tea House & Restaurant Saray-e-mehr; Tel.: +98713 222 9572), visitiamo la Masjed-e Vakil e l’Hammam Vakil, molto bello se non fosse per delle raccapriccianti statue di cera che rappresentano diversi mestieri del passato. E’ poi la volta dell’incredibile Manar-e Ali Ibn Hamzeh, un trionfo di specchietti ed ornamenti, dove però abbiamo l’unica esperienza negativa dell’Iran: ad uno di noi vengono rubati i sandali. Il guardiano del santuario, un po’ per gentilezza ed un po’ in colpa perché forse non ha vigilato come avrebbe dovuto, ci fornisce un paio di scarpe di riserva. La tappa successiva è la Tomba di Hafez, dove mangiamo il gelato più pesante della storia (peraltro, anche molto caro) e vediamo il tramonto dalla Porta del Corano. La faticosa giornata si conclude in maniera meravigliosa, vale a dire con una cena in uno dei più bei ristoranti iraniani, l’Haft Khan International Restaurant (Ayatollah Rabbani Blvd, No. 17; Tel.: +98 71 1227 0000; IRR 700.000; buono).
17° giorno
La prima tappa della giornata è la celebratissima Masjed-e Nasir al-Molk, che è all’altezza della sua fama e che non deve essere tralasciata per nessun motivo. Riusciamo anche ad intrufolarci, grazie alla gentilezza di un dipendente, nella Nasiran Molk House, che è in restauro. Più ordinari sono il Naranjestan, nei pressi del quale ritroviamo per caso Nunzia e Marco, con i quali ci fermiamo per fare due chiacchiere e pianificare una cena senza impegno, e il Khan-e Zinat al-Molk, con l’ennesimo inquietante museo delle cere. Interessante è il Mausoleo di Shah Cheragh, che al momento della nostra visita, contrariamente a quanto riportato dalle guide, può essere visitato dai turisti senza problemi; al contrario, una guida vi accompagna a vedere i principali punti di interesse. Passiamo per la Masjed Atik – niente di che – e torniamo in hotel per una pausa. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo in taxi il Bagh-Eram, non proprio memorabile e passeggiamo a piedi fino a Zand Street, dove cambiamo i nostri euro ottenendo uno dei migliori tassi della vacanza (Zand Money Echange; Zand Crossroads; Tel.: +98 224 1250; 224 2065; 222 4088; 222 2854). Qui vicino cerchiamo di visitare una sinagoga: la comunità ebraica è presente in Iran, anche se non molto visibile, ma, non avendo l’indirizzo esatto, falliamo nella nostra missione. In serata raggiungiamo Marco e Nunzia, che sono con Alberto e Anna, una coppia di viaggiatori italiani molto scafati ed andiamo a cena allo Sharzeh Restaurant (Taleghani St., Vakil Mosque St.; Tel.: +98711 2241963; IRR 2.246.795 X 6; buono).
18° giorno
Il giorno prima abbiamo chiesto ad un ragazzo finlandese, Lasse, che alloggia nel nostro hotel, se è interessato ad unirsi a noi per visitare Persepoli, per cui all’alba tutti e tre incontriamo Bita e ci dirigiamo verso Persepoli (costo complessivo esclusi ingressi: 3.000.000 IRR). Il sito è davvero molto bello ed altrettanto interessanti sono anche Naqsh-e Rajab, Naqsh-e Rostam e Pasargade. Tornati in hotel a metà pomeriggio, ci riposiamo e restiamo a cena con Lasse ed un suo amico cinese (Niyaesh Boutique Hotel; IRR 600.000; buono). Passiamo la serata tra tè e shish in maniera piacevole. Purtroppo però in stanza manca ancora una volta l’acqua.
19° giorno
Abbiamo acquistato in hotel i biglietti del bus per Yazd che raggiungiamo nel primo pomeriggio dopo circa 6 ore di viaggio. Dopo un litigio poco piacevole con due tassisti non ufficiali, prendiamo un taxi regolare ed andiamo in hotel per posare i bagagli (Kohan Traditional House; Tel.: +98351 6212485; € 27 la doppia con bagno e colazione; decoroso; bella la parte comune dell’edificio originale), ma ne usciamo poco dopo per fare un giro in centro ed una sosta presso la prigione di Alessandro, cambiare i soldi e visitare con un taxi organizzato dall’hotel il Tempio del Fuoco zoroastriano e le meravigliose e solenni Torri del Silenzio (IRR 300.000). Si unisce a noi Pablo, un ragazzo spagnolo di Valencia ospite dell’albergo. Torniamo sul terrazzo dell’hotel al tramonto, appena in tempo per vedere il calar del sole sui tetti di Yazd e per incontrare… Luisa, che dorme nella parte nuova dell’albergo e con la quale ci diamo appuntamento per la cena del giorno seguente. Recuperiamo Pablo ed andiamo a cena presso l’Abul Maali Restaurant (buono, ma servizio lentissimo).
20° giorno
Dedichiamo la giornata alla visita di Yazd: bazaar (dove incontriamo ancora Luisa che ha conosciuto un ragazzino di nome Ali che cerca di accompagnarla per la città), Haj Khalifeh Ali Rahbar (la notissima pasticceria locale, che svaligiamo; http://www.hajkhalifehalirahbar.com), il Complesso di Amir Chakhmaq, dove facciamo due chiacchiere con una coppia di cinesi e con Ali, che si palesa da quelle parti e l’interessante Museo dell’Acqua. Tornando in albergo, decidiamo di acquistare un narghilè da un negozietto sulla via principale e trascorriamo il pomeriggio sdraiati su un divanetto nel cortile dell’albergo con tè e dolcetti, dopo aver incontrato… un amico di un’amica che non vedevamo da anni e che è in viaggio con la moglie! Se è vero che tutto il mondo è paese, iniziamo a pensare che l’Iran sia davvero il più piccolo dei villaggi! A metà pomeriggio ci rimettiamo in cammino per il bellissimo centro storico: Khan-e Lari, Piazza Zaiee, un fornaio dal quale prendiamo del pane appena sfornato, una serie di bagdir e cisterne, qualche incontro con dei ragazzi locali come al solito molto gentili ed altrettanto curiosi, la bella Masjed-e Jameh, finalmente una sinagoga, della quale comprendiamo l’ubicazione grazie ad una foto trovata sul web ed una serie di foto serali al Complesso di Amir Chakhmaq, dove incontriamo Ahmid, un ragazzo locale molto loquace. Ceniamo in hotel con Luisa (IRR 320.000 per due) ed usciamo per vedere di sera la Masjed-e Jameh, ancora più bella che di giorno. Salutiamo Luisa, stavolta definitivamente, ed andiamo a letto.
21° giorno
Abbiamo conosciuto in hotel un ragazzo giapponese, Ditch, che divide con noi il tour mattutino organizzatoci dall’albergo: Kharanaq, un villaggio in corso di ristrutturazione piccolo ma interessante, Chak Chak, un tempio del fuoco tra i più sacri e pieno di fedeli e Meybod, la cui principale attrazione è il bel Castello di Narin. Dopo una sosta in albergo, arriviamo a piedi al Bagh-e Dolat Abad: bello, ma che fatica! Sempre a piedi torniamo in hotel per una cena (IRR 308.000) e prendiamo un taxi per l’aeroporto (IRR 100.000), dove ci attende una brutta sorpresa: il volo per Teheran è in ritardo di circa tre ore. Partiamo quindi verso le 2.30 del mattino e, dopo un’oretta di viaggio, con pasto completo annesso (altro che i salatini di Alitalia!), atterriamo a Teheran Mehrabad. Di conseguenza, prendiamo un taxi (IRR 250.000) ed arriviamo in albergo alle 4 del mattino (sempre l’Atlas Hotel, ma stavolta la stanza, situata nell’ala sopra il ristorante, è molto più bella ed il prezzo è il medesimo).
22/23° giorno
Ultimo ed intensissimo giorno in Iran. Prendiamo il metrò fino a Tajrish Square e poi un taxi per il Palazzo Niyavaran, la prima, incredibile residenza reale dello Scià: purtroppo si vedono solo alcune delle stanze private del sovrano (ad esempio, non è visitabile la sala cinema), ma la visita vale il lungo tragitto fin qui. Proseguiamo, sempre in taxi nel folle traffico di Teheran, verso il Complesso Sa’d Abad, altra fantasmagorica residenza reale nella zona ricca della città. Anche qui ci sono un po’ di divieti, ma visitare il palazzo è interessante comunque. Andiamo poi a piedi in piazza Tajrish ed iniziamo a camminare su Valiasr, qui molto diversa dalla Valiasr Avenue che abbiamo visto all’inizio del viaggio. Raggiungiamo il Museo del Cinema, che però è chiuso, per cui prendiamo un autobus diretti verso il simbolo di Teheran, la Torre Azadi. Qui facciamo amicizia con una ragazza del posto che ci dà delle indicazioni su come raggiungere la nostra meta. Iniziamo a parlare anche con Ali Reza, un ragazzino diciottenne, futuro matematico, che ha vissuto a lungo negli USA e che è di nuovo in Iran da qualche tempo. Ali Reza diventa il nostro angelo custode dopo che la ragazza scende dal bus e ci accompagna per un tratto, indicandoci la corretta direzione da seguire. Arrivati nei pressi della Torre Azadi, ci rendiamo conto che raggiungerla vuol dire sfidare un traffico terrificante, ma lo facciamo eroicamente ed arriviamo sotto il monumento. Pur essendo parzialmente in restauro, è emozionante trovarsi qui per il significato simbolico che questa torre riveste per gli iraniani (Azadi vuol dire infatti ‘libertà’). Decidiamo quindi di cenare presso la Torre Milad, che ha un ristorante panoramico. Prendiamo un altro autobus e, grazie al consueto aiuto dei gentilissimi locali, arriviamo presto a destinazione. Il ristorante è girevole, per cui bastano un paio d’ore per godere di un panorama incredibile sulla città senza spostarsi di un centimetro. Il cibo, a dire il vero, non è eccezionale, ma il locale e la vista lo sono, per cui non possiamo che consigliarlo (IRR 2.400.000). Dopo cena torniamo in hotel e prendiamo un taxi per l’aeroporto Imam Khomeini (IRR 700.000), dove ci attende il volo di ritorno per l’Italia, funestato dallo smarrimento dei bagagli nel disorganizzato aeroporto di Fiumicino. Considerato che ogni volta che facciamo scalo a Roma ci perdono i bagagli, abbiamo imparato che sarà meglio fare il possibile per evitare Fiumicino nel futuro. I bagagli comunque ci vengono recapitati un paio di giorni dopo, sani e salvi.
Il nostro viaggio in Iran è stato meraviglioso e lo consigliamo a tutti: lasciate i pregiudizi a casa e godetevi la meta e soprattutto il popolo iraniano.