Vacanze andaluse
La visita impegan circa 3 ore, gran parte delle quali dedicate al palacio Nazaries, l’edificio senza dubbio più interessante, all’interno del quale si possono ammirare bellissime decorazioni a piastrelle, soffitti finemente lavorati ed il celebre Patio de los leones, il cortile con al centro la fontana sorretta da 12 leoni di marmo. Certamente meno attraente il palacio del Carlos V, edificio rinascimentale caratterizzato da un grande cortile circolare con una galleria su due piani. L’altro pezzo forte del complesso sono i giardini del Generalife, davvero molto suggestivi e decentrati rispetto ai palazzi nasridi. Ritornati in plaza Nueva decidiamo di salire sino all’Albayzin, l’antico quartiere arabo raggiungibile con l’autobus 32 che ha il capolinea propio nella piazza. Facciamo appena in tempo a salire sul bus che si scatena un violentissimo temporale misto a grandine che ci impedisce di scendere dal veicolo, anche perchè le ripide stradine del quartiere assomigliano ad un fiume in piena. Restiamo nell’autobus per 3 corse ma la pioggia è incessante sicchè, alla fine, abbandoniamo l’idea di visitare il quartiere di cui conserveremo un ricordo per quello che abbiamo visto dai finestrini.
Dopo una sosta in un bar ritorniamo, sotto la pioggia, verso la cattedrale alla quale si accede dalla Gran via de Colon, al consueto prezzo di 3 €. L’interno, gotico ma tinteggiato di bianco, non ci impressiona molto sicchè ne usciamo presto diretti verso l’Alcaiceria, un vicolo che un tempo era l’antica borsa araba e che oggi è costellato di negozi di souvenir.
La nostra giornata finisce in plaza Bib Rambla, al centro della quale vi è una bella fontana nella quale si specchia l’imponente mole rossiccia del Palazzo Arcivescovale. In uno dei numerosi ristoranti affacciati sulla piazza consumiamo la nostra cena, ordinando un menu del giorno a 7,50 €, un prezzo mediamente praticato da tutti i ristoranti del centro che offrono questo menu fisso di 2 portate con bevanda (solita paella deludente e scoperta che il gazpacho – tipica minestra andalusa a base di verdure – si consuma fredda). La mattina dopo partiamo per Cordoba senza ulteriori indugi; il tragitto per il quale optiamo e quello via autostrada, passando per Jaen, un pò più lungo ma più semplice rispetto a quello che passa per i paesi. Il paesaggio è molto pugliese; distese di oliveti si inerpicano per le colline (differenza con le pianure natìe). Intorno alle 11,30 arriviamo a Cordoba e con qualche difficoltà raggiungiamo l’hotel poichè la strada di accesso riportata sulla mappa è interrotta in corrispondenza di una specie di quartiere fieristico, dominato da un enorme portico arabeggiante, con archi che riprendono i motivi della Mezquita.
Parcheggio libero nei pressi dell’hotel e prima tappa alla Mezquita Catedral, dove arriviamo passando attraverso la Puerta de Almodovar, una porta araba inserita nelle mura della città. Abbiamo subito un piacevole impatto con il quartiere ebraico che circonda la cattedrale, caratterizzato da vicoli strettissimi ove si affacciano le tipiche case andaluse, dipinte di bianco ed ocra, con al centro i patio pittoreschi ornati di vasi di fiori, piatti appesi alle pareti e piccole fontane centrali. Non esitate ad entrare nella case perchè hanno tutte il portone aperto sulla strada, mentre il patio vero e proprio è chiuso da un cancello. Arriviamo così alla catterale ma qui scopriamo che, per una imprecisata festività, il monumento è già chiuso e non riaprirà prima del giorno dopo. Contrariati dall’imprevisto decidiamo di recarci al vicino ufficio turistico, per avere informazioni più precise. Infatti ci viene consegnato un foglio con l’indicazione dei monumenti della città, orari e prezzi dei biglietti; per fortuna l’Alcazar osserva regolarmente gli orari di apertura sicchè, nell’attesa dell’ingresso (h. 17,30), consumiamo dei panini in un giardino fronteggiante la fortezza. Il palazzo non è particolarmente attraente, la visita si riduce ad una passeggiata sulle mura merlate ed all’accesso alle torri, nonchè alle sale interne, piuttosto spoglie, ove è allestito un museo con mosaici di epoca romana. Più interessante, invece, è la visita dei giardini, costellati di fontane, laghetti e piante ornamentali. Terminata la visita dell’Alcazar raggiungiamo le vicine sponde del Guadalquivir per ammirare i resti di una ruota ad acqua araba ed il Puente Romano con all’estremità la Torre de la Calahorra. E’ a questo punto che cominciamo a notare la presenza di numerose persone, soprattutto donne, vestite con i tradizionale e sgargianti abiti andalusi (a mò della Carmen), completati dall’immancabile fiore tra i capelli. Ciò che ci sorprende, tuttavia, è il fatto che tutti coloro che incontriamo sembrano dirigersi verso una meta ben precisa, sicchè fermiamo un gruppo di ragazze e chiediamo il perchè di quella sorta di parata in costume. Riusciamo a capire che sono vestiti così per la Feria de la Virgen de la salud, una festa che si svolge in una zona posta a ca. 1 km dal centro storico e che raggiungiamo a piedi, lungo una strada che scopriamo essere quella che avevamo trovato interrotta la mattina, arrivando a Cordoba.
La feria si svolge proprio in quel quartiere intravisto in mattinata, solo che adesso è stracolmo di gente, uomini e donne in costume, cavalieri, carrozze decorate con fiori; all’interno dei tendoni, poi, scopriamo centinaia di persone intente a mangiare e a ballare in quanto ogni scuola di flamenco cittadina ha i suoi artisti che si esibiscono. Insomma è una grande ed autentica festa popolare che ha rappresentato, forse, il momento più bello di tutta la vacanza e che consiglio a tutti di non perdere (la feria si svolge dal 22 al 28 di maggio). La serata si conclude in un piccolo ristorantino dove consumiamo i cd. Platos combinados, un piatto unico servito un pò dappertutto, composto da carne o pesce, uova, insalata o verdure cotte (prezzo medio 6 €). La mattina dopo è il momento di visitare la Mezquita, alla quale si accede dalla Puerta del Perdon, che mena al Patios de los Naranjos, ove è ubicata la biglietteria (ingresso 6,5 €). Entrati nella cattedrale si rimane subito colpiti dalla penombra che la avvolge ma che non impedisce di ammirare la selva di colonne, tutte sormontate da due ordini di archi, dove si alterna il rosso dei mattoni ed il bianco della pietra. Al centro dell’edificio si trova la Capilla Mayor, con un bel coro ed un bell’alatare che, tuttavia, ha stravolto la suggestione dell’originaria moschea il cui punto di attrazione è il mirhab, la nicchia caratterizzata da archi a ferro di cavallo, riccamente decorati, dove i califfi si ritiravano in preghiera. Terminata la visita della Mezquita riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Siviglia: ma questo lo racconterò in una seconda parte.
Gianluigi