Vacanze a Cuba

Un giorno a L'Avana, quattro in giro per l'isola, cinque a Varadero
Scritto da: maurizio567
Partenza il: 02/01/2014
Ritorno il: 13/01/2014
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
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CUBA A GENNAIO

(Quando: dal 2 al 13 gennaio 2014, 11 giorni; viaggio aereo, costo a persona 2.000,00 euro)

Un giorno a L’Avana, quattro giorni in escursione al centro dell’isola, Cienfuegos, Trinidad, Sancti Spiritus, il massiccio dell’Escambray, lo spettacolare lago di Hanabanilla, Santa Clara e gli ultimi cinque giorni al mare ed al sole a Varadero.

Quest’anno abbiamo deciso, con moglie ed un figlio, di andare a Cuba, utilizzando come al solito il periodo a cavallo dell’epifania. Tra l’esigenza di sole e spiaggia e quella di girare l’isola, abbiamo optato per una soluzione di compromesso. Abbiamo acquistato un pacchetto dai “Viaggi del Mappamondo” che prevedeva volo con Air Europa e scalo intermedio a Madrid, un giorno in autonomia all’Avana presso l’hotel al centro, Sevilla, altri tre giorni in giro per l’isola con guida italiana e gli ultimi cinque giorni nel Resort Sol Sirenas Coral a Varadero sul mare.

Partenza alle 8 da Roma per Madrid. Il check-in si fa una sola volta a Roma; i bagagli vengono imbarcati direttamente sul secondo volo, ma non è possibile scegliersi i posti sul volo Madrid-L’Avana perché questi vengono assegnati automaticamente dal computer. Per cambiarli occorre recarsi al banco della Air Europa di Madrid, cosa che abbiamo facilmente fatto grazie alla cortesia dell’addetto.

Avevamo un ampio margine di tempo utilissimo perché il secondo gate è molto lontano dal primo. Il volo è partito alla 15,30 ed è durato circa dieci ore e mezza su un airbus A330/300 con sedili sufficientemente distanziati. Le cuffiette bisogna comprarsele a 3 euro, mentre cuscino e coperta sono gratuiti. Pranzo e cena non male rispetto la media. Arriviamo all’Avana (sei ore anticipate rispetto a noi) verso le 20 ora locale.

Ci aspetta la Sig.ra Tatiana della “Cubatur agenzia turistica statale cubana corrispondente della “Viaggi del Mappamondo” che ci indirizza sul nostro bus per l’hotel. Prima però bisogna passare la lunga e lenta trafila dei controlli. Innanzi tutto il visto di ingresso rilasciatoci a Roma dal Tour-operator, poi durante il volo un modulo da riempire (singolare la richiesta di precisare se si portano con sé armi, bianche da fuoco o munizioni, droga, stupefacenti , sostanze psicotrope e pornografia), poi la fila ai passaporti, poi un ulteriore controllo ai bagagli a mano (casomai qualcuno sull’aereo ci avesse consegnato una bomba) , infine, ritirati i bagagli, la dogana che però non crea problemi.

L’hotel Sevilla all’Avana, si trova in uno stabile di nove piani dei primi del ‘900 in stile coloniale, così come tutta la città vecchia. La nostra camera era veramente eccessiva, quasi 80 mq. con alcuni mobili in stile belle epoque. Purtroppo tale splendore era offuscato da un scarsa manutenzione (il problema di tutta la città): la finestra che è incastrata, accessori del bagno approssimativi o rotti. Tuttavia tali manchevolezze si dimenticano presto al mattino al momento della prima colazione in un salone con vetrate liberty mentre una piccola orchestra di fiati (due ragazze ai clarinetti ed un ragazzo al fagotto) allieta i commensali con brani di musica classica.

IN GIRO PER L’AVANA

La mattina seguiamo i consigli di Tatiana che si è fatta trovare in hotel alle 9, e giriamo per il centro. Prima con il pullman turistico a due piani (5 euro) e poi a piedi.

Visitiamo la Piazza delle Armi, la P.za della Cattedrale il lungomare, il museo coloniale e quello della Fortezza, quest’ultimo, interessante per i reperti che sono stati trovati nei galeoni affondati in prossimità dell’isola grazie alla tecnologia dei cinesi che hanno finanziato i recuperi. Ci sono sacchi i monete d’argento, lingotti d’oro e d’argento in quantità, alcuni con impressi i dati governativi ed altri senza alcun segno di riconoscimento e ritenuti quindi oggetto di traffico illegale tra Cuba e l’Europa nel ‘600.

La parte più interessante è tuttavia la città vecchia composta da innumerevoli edifici spettacolari in stile coloniale fine ‘800. Sono stabili di vari appartamenti, villini, ville padronali tutte con colonnati, fregi, cariatidi ed innumerevoli ornamenti tipici di una citta ricchissima dell’800. Tuttavia si tratta di case per lo più semidistrutte o con un degrado inenarrabile. All’interno vivono famiglie molto modeste, come si vede facilmente, che nulla hanno fatto (perché non hanno i mezzi) per ripristinare tanto splendore.

Si tratta di un quartiere davvero unico tant’è che l’Unesco lo ha dichiarato patrimonio dell’Umanità. Eppure le case in corso di restauro sono pochissime, e tutto il quartiere sembra occupato da sfollati che pur di adattare le case fatiscenti alle proprie necessità non percepiscono alcuna colpa se, per attaccare una tenda esterna, si scalpella un capitello di 150 anni fa.

Questa sensazione di decadenza è in realtà riferita a qualunque aspetto della vita a Cuba. Gli hotel in cui siamo stati nel nostro girovagare per l’isola, tutti di ottimo livello, soprattutto di facciata, erano in realtà (salvo che a Varadero) privi totalmente di manutenzione, lo scarico dell’acqua che perde, il chiusino della doccia intasato, le porte che non chiudono, i tappi dei bagni che mancano, la doccia appena tiepida che non deve superare per legge un limite di temperatura, i cassetti senza maniglie, insomma una situazione diffusa di degrado che si riflette in tutti gli edifici, ma anche nella mentalità della gente che purtroppo vive con retribuzioni irrisorie, che comportano la necessità di darsi da fare in qualche modo per sopravvivere.

LA SITUAZIONE DEI CUBANI

Il problema in due parole è che a fronte di un costo della vita, certamente molto inferiore al nostro, ma pur sempre per loro rilevante, un impiegato di medio livello guadagno 25,00 euro al mese (si proprio al mese), un medico o un poliziotto può arrivare a 40,00 e la nostra guida, una ragazza plurilaureata in lingue, aveva uno stipendio di 19,00 euro al mese (24 meno 5 che andavano a favore degli altri dipendenti dell’agenzia turistica cubana di Stato). Per avere qualche parametro pensate che un’auto di piccola cilindrata costa 8.000,00 euro (infatti i cubani non le possiedono), una bottiglia di acqua minerale piccola, sia pure presa in hotel, costa 1,50 euro (50 cent. fuori) e per spostarsi bisogna pagare 2-3 euro a chi ti da un passaggio, sventolando le banconote, mentre si fa l’autostop, in quanto non esistono autolinee efficienti, o per nulla, tra i vari paesi.

Parlo dell’acqua sia perché quella dei rubinetti non è potabile, comunque e sconsigliatissimo berla, ma soprattutto perché in molte città che abbiamo visitato (Cienfuegos, Trinidad, Sancti Spiritus) ne arriva pochissima ai rubinetti non riuscendo neanche a riempire quella necessaria per i bagni. Per esempio nel visitare a Trinidad (città dichiarata per la perfetta conservazione storica delle vestigia ottocentesche, patrimonio dell’umanità dall’Unesco e peraltro terza città di Cuba) il Palacio Cantero, una casa padronale del più importante proprietario terriero della zona, ben restaurata sia all’esterno che nel mobilio, ove si fermano tutti i pullman dei turisti, le toilet non funzionano per scarso afflusso idrico. C’è una signora la quale, dopo ogni utilizzo, in modo imbarazzatissimo per l’interessato, fornendo un foglio di carta di volta in volta, getta un secchione d’acque nel w.c. e porge altra acqua per lavarsi le mani.

La moneta per turisti è il CUC, un pesos convertibile al valore di un dollaro Usa.

A fronte di questo stato generalizzato di povertà, va detto per giustizia, che, grazie al regime, gli studi in tutti i gradi sono gratuiti (5 anni le elementari, 3 o 5 le scuole secondarie e 5 l’università), così una modesta assistenza sanitaria, la delinquenza non c’è o è ridottissima e non sono ravvisabili tossicodipendenti, stante peraltro uno stato di polizia onnipresente, senza alcun diritto civile e con condanne detentive elevatissime.

Di contro pur sussistendo in linea di massima la garanzia di lavoro per tutti, non esiste, come si è accennto, una retribuzione, non diciamo adeguata, ma almeno sufficiente. Pensione non ne parliamo (una ridotta percentuale della retribuzione).

IL TURISTA COME RISORSA DI SOPRAVVIVENZA

Da questo stato ne deriva una caccia al turista da parte di tutti. Basta entrare in un museo perché l’addetta (qui sono quasi tutte donne) si proponga, (comunque senza insistenza), di guidarti nella visita aspettando fiduciosamente la mancia, oppure basta uscire dall’hotel per incontrare aspiranti accompagnatori. Appena si arriva in un albergo, sul letto le cameriere ti fanno trovare un fiore o una composizione fatta con gli asciugamani, (come al solito), ma in più con un “foglietto esplicativo” scritto a penna che ti augura una splendida vacanza indicando il proprio nome per una auspicabile mancia, per non parlare delle continue sollecitazioni dei conducenti dei taxi a forma di uovo (coco-taxi), di quelli con trazione a pedali, degli autisti delle bellissime, e molto mal ridotte, vetture degli anni ’50 (qui costituiscono dopo adeguate e continue riparazioni, un buon 30% del parco auto circolante), dei conducenti delle carrozzelle a cavallo, dei locatori delle casa particulares (abitazioni private affittabili ai turisti contro valuta), dei procacciatori di clienti ai locali, etc.

La cosa più avvilente all’Avana, sono i vecchietti che aspettano i turisti fuori la porta dell’hotel chiedendo le saponette delle camere o peggio quelli che rovistano nei cassonetti (ovviamente non esiste alcuna distinzione di rifiuti ai fini del riciclo).

Mia moglie, dopo aver letto su internet del consiglio di portare oggetti per la scuola da donare ai bambini, aveva provveduto in tal senso. Durante qualche escursione nelle città turistiche, a seguito delle sollecitazioni di alcune questuanti con bambini, dietro il gruppo dei visitatori stranieri, ha tirato fuori della borsa pennarelli, colori e penne distribuendoli ai bambini, ma ha dovuto immediatamente desistere, perché di colpo era stata circondata da decine e decine di questuanti che la pressavano e si è dovuta rifugiare di corsa in un museo, (comunque qualcuna ha aspettato che uscisse).

Va però detto che, salvo questo caso, le sollecitazioni sono sempre non eccessivamente insistenti.

La popolazione, in qualunque località è stata sempre di una disponibilità, cordialità e simpatia davvero unica, musica dappertutto, spesso nei bar e nei locali vi sono orchestrine, e vi è insomma un diffuso senso di ottimismo, nonostante la situazione economica, a dir poco disastrosa, il che rende le mance dei turisti importantissima, o meglio sarebbe dire, vitale, costituendo la reale retribuzione per gli interessati.

IL REGIME

A fronte di questa diffusa, ma spesso dignitosa, povertà, dovunque si vada, si ravvisano ritratti e raffigurazioni di Che Guevara (Fidel Castro non si vede più, perché secondo molti sarebbe ormai morto o totalmente incapace di intendere; in realtà proprio mentre ci trovavamo in vacanza è comparso in televisione sotto l’aspetto di un vecchietto curvo e debilitato), cartelli che inneggiano dovunque al comunismo e soprattutto alla rivoluzione (come se fosse un fatto di ieri e non del 1958), all’Avana è esposto il carro armato di Fidel, l’imbarcazione di Fidel, le frasi di Fidel, le strade extraurbane sono piene di cartelloni con le frasi del “leader maximo” e insomma tutto si incentra sull’esibizione dei simboli del regime e sul quanto sono fortunati i cubani a vivere nella dittatura castrista. Anche nelle scuole elementari (dove ho sbirciato), vi sono pannelli con la foto di Che Guevara con intorno concetti positivi, come giustizia, eguaglianza, sconfitta della povertà, lavoro, salute etc. In ogni città sussistono cartelli, foto, statue per lo più riferite al Comandante Ernesto Che Guevara. A Santa Clara c’è il mausoleo con le spoglie. Non c’è negozio o rivenditore di souvenir che non venda foto, borse, cappelli, scatole di sigari con l’immagine del “Che”. Insomma è rilevabile il fenomeno sotto un duplice aspetto: da un lato il regime che, salvo piccolissime attività (affitto camere, taxi e modestissimi esercizi) non permette a nessuno di lavorare per il tornaconto proprio e della propria famiglia (i cubani sono tutti dipendenti dello Stato), e quindi manca lo stimolo a migliorare, dall’altro il regime è sfruttato come attrazione e souvenir per il turista. Non ce ne è uno che non si porti a casa banconote, francobolli, monete, capi di vestiario e simili con il marchio del “Che”. D’altra parte la popolazione, pur scambiando con i turisti opinioni liberamente, (anche se la Polizia in divisa, e non, è dovunque almeno all’Avana) sembra non mostrare interesse e volontà ad un cambiamento radicale. Molti hanno parenti negli USA, e non possono non notare il divario economico e di vita abissale, tanto più che il territorio americano è a sole 90 miglia da Cuba. Tuttavia i cubani da un lato temono di perdere il lavoro, iniziando più o meno legalmente attività private con i turisti e dall’altro temono moltissimo la repressione.

DALL’AVANA A CIENFUEGOS, A TRINIDAD E A SANCTI SPIRITUS

Terminata la serata con una cena (20 cuc a persona) e concerto all’ultimo piano dell’hotel (cantanti dello locale televisione in frac ed abito da sera; spettacolo di elevatissimo livello), la mattina successiva iniziamo il viaggio verso la parte centrale dell’isola. Il Tour-operator italiano si è appoggiato per le escursioni alla Cubatour una delle organizzazioni statali turistiche più importanti di Cuba. Ci hanno fornito (eravamo solo noi tre) un taxi Volkswagen monovolume molto datato con numerose parti estetiche interne rovinate per l’uso, con un’autista di mezza età, ottimo conducente come rileveremo presto sulle strade non certo facili dell’isola ed una simpatica ragazza parlante ottimamente l’italiano come guida. Superato il primo tratto di autostrada (l’unica dell’isola) ci siamo diretti a Cienfuegos, (nel frattempo si rompe l’impianto di condizionamento del taxi, ma i finestrini vanno benissimo lo stesso), una cittadina sul mare di circa 150.000 abitanti.

Ci siamo fermati a pranzo al circolo nautico, un bellissimo fabbricato in stile liberty adiacente ai moli di attracco delle grandi imbarcazioni charter a noleggio per poi proseguire fino alla città.

Cienfuegos si affaccia su una splendida baia caraibica e conserva intatto il fascino di una città coloniale dell’800. I sovietici vi avevano installato una base di sottomarini negli anni ’80 ed avevano iniziato la costruzione di una centrale nucleare. Tuttavia nel 1992 con il nuovo corso di Gorbaciov e l’abbandono di Cuba al proprio destino, anche la centrale è rimasta incompiuta. Di notevole interesse è il teatro in stile eclettico, fatto costruire dai figli dell’industriale Tomas Terry con tanto di statua in marmo di Carrara del padre. Vi transitarono tra gli altri Sara Bernhardt, il corpo di ballo del Bolscioi, Caruso e tanti altri. La sera tuttora funziona. Interessante è pure la cattedrale e la piazza Parque Marti.

Per la notte ci siamo fermati all’hotel Jagua sul mare limitrofo al Palacio Del Valle bellissimo in stile moresco, affacciato sulla baia costruito da un architetto italiano per il magnate Del Valle Blanco.

Negli anni ’50 il palazzo era stato trasformato in casinò dalla mafia americana e nell’hotel stazionavano boss dell’ordine di Lucky Luciano (vedi il film il Padrino) fino alla caduta del dittatore Batista e la presa di potere di Fidel Castro. Se avete la forza di svegliarvi all’alba potrete vedere una delle più spettacolari aurore a cui ho potuto assistere. Il giorno dopo ci siamo spostati a Trinidad, sempre sul mare nella parte sud-centrale di Cuba. Trinidad ha conservato l’aspetto che aveva nell’800; le finestre fino a terra con le inferriare iberiche in ferro battuto, palazzi patrizi dei proprietari terrieri delle gigantesche piantagioni di canna da zucchero (a proposito se capitale nella stagione giusta come noi, fatevi tagliare una canna e masticate la fibra zuccherina all’interno; l’autista del nostro taxi era munito di lungo machete per tale operazione ad uso e consumo dei turisti), cortili pieni di piante, intonaci smaltati a colori brillanti, il tutto, come dicevo, in tale ottimo stato di conservazione da essere dichiarato patrimonio dell’umanità, da parte dell’Unesco. Ci sono varie cose da vedere oltre alla possibilità di fare shopping. Noi abbiamo girato per il paese tra le bancarelle (i prezzi sono davvero irrisori) e abbiamo visitato il Palacio Cantero con documenti inerenti la schiavitù che veniva massicciamente utilizzata per le coltivazioni di canna da zucchero (spesso quando chiedete un caffè al bar al posto del cucchiaino vi danno la parte interna della canna). Quando salite sul tetto del “palacio”dal quale si ha una visione globale di Trinidad (vale la salita) fare attenzione alle scale in legno di dubbia sicurezza.

Infine ci siamo spostati a Sancti Spiritus dormendo e cenando all’hotel Rancho Hatuey con villini immersi nel verde. Una bellissima struttura; credo che in tutto l’impianto gigantesco con parco, piscina, camerieri, giardinieri, cuochi etc. noi fossimo gli unici turisti in quel momento. Questo è un vantaggio degli hotel gestiti da regime. Da noi la struttura sarebbe fallita dopo una settimana. Se prendete un villino a piano terra considerate che gli animaletti possono passare sotto la porta. Da noi, a farci compagnia, c’era una piccola rana, due lucertole ed un povero grillo fagocitato da una delle lucertole.

CI SPOSTIAMO AL LAGO HANABANILLA E POI A SANTA CLARA

Questa parte dell’escursione al centro di Cuba è stata veramente bella. Siamo partiti con guida ed autista per il massiccio dell’Escambray fermandoci al villaggio di Manicaragua per un drink. Dopo circa due ore di strade sempre disagevoli siamo arrivati al lago sovrastato da un grandissimo hotel molto bello e pieno di verde. Il lago di Hanabanilla da solo vale tutto il viaggio. E’ uno spettacolo davvero impressionante. E’ l’unico lago, peraltro di grandi dimensioni in mezzo alla Cordigliera. Si trova incassato tra i monti coperti di vegetazione tropicale. Un bosco fittissimo di banani, palme reali, platanillo, orchidee, papaya ed innumerevoli altre piante che coprono integralmente tutte le montagne fino a degradare nel lago, ove si riflettono, in totale assenza di qualsiasi presenza umana. L’organizzazione ci ha fatto trovare una imbarcazione che ha caricato noi tre e la nostra guida ed un’altra coppia con la loro guida (un ragazzo sempre dipendente dell’ente turistico statale Cubatour). Abbiamo percorso tutto il lago e dopo circa mezz’ora di navigazione, ci hanno portato in una zona del lago adibita a punto di partenza per le escursioni a piedi ed anche a ristorante. La salita, pur su un sentiero predisposto, non è facile, (ma soprattutto la discesa) a causa del fondo sempre bagnato, scivoloso e per l’intricata vegetazione tropicale. Il posto tuttavia, forse anche per l’assenza assoluta di presenza umana, è spettacolare o più esattamente unico e merita, da solo, i disagi del viaggio in auto.

Nel pomeriggio siamo andati a Santa Clara, città con circa 250.000 abitanti, importante per i locali, (ma per il resto di alcun pregio) perché qui si svolse la battaglia finale tra gli uomini di Castro e Che Guevara contro l’esercito di Batista. Visita di routine al parco ove sono esposti tre vagoni del treno blindato con le armi sottratte ai soldati avversari, facendo deragliare il treno e danneggiando i binari con un Caterpillar (pure esposto). Nel 1958, grazie a tale vittoria, i soldati del “Che” si ricongiunsero alla colonna guidata da Camillo Cienfuegos permettendo la vittoria della “revolucion”. Fuori del parco numerosi questuanti e invalidi che chiedono danaro ai turisti o cercano di vendere ad un cuc le banconote e le monte con l’immagine del “Che”. La sera ci portano a dormire in un bellissimo hotel con bungalow, parco e piscina nei pressi (Hotel Los Caneyes) questa volta pieno di turisti americani e spagnoli.

UN’ALTRA VISITA AL MAUSOLEO DEL “CHE” E POI A VARADERO

La guida ci porta, al termine del giro per Cuba, a visitare il mausoleo del “Che”. Il tempo oggi è pessimo e sta scendendo una pioggerellina fine anche se continua a far caldo.

Ci troviamo in un piazzale smisurato di fronte ad un edificio gigantesco, sul genere delle opere di regime, sormontato dalla statua altrettanto gigantesca in bronzo di Che Guevara che imbraccia un fucile. Sulle pareti di marmo episodi del treno deragliato, i nomi dei guerriglieri, gli ordini di Fider Castro al Che e la lettera del Che quando lasciò Cuba per andare a guidare i gurriglieri in Bolivia, ove fu ucciso e dalla quale vennero translate le spoglie. Aspettiamo dalle 9 sotto la pioggia che apra il mausoleo che raccoglie le spoglie di 38 caduti. Ci viene detto che bisogna attendere il responsabile che giunge dopo una mezz’ora. Nel frattempo la fila in attesa si allunga per quasi un centinaio di persone. Verso le 10 ci viene comunicato che non sono permesse le visite in quanto, con le scarpe bagnate verrebbe sporcato il pavimento (sic).

Secondo me molti turisti in fila si staranno domandando, con me, quante pensioni lo Stato avrebbero potuto erogare con il danaro speso per questa opera faraonica.

La guida d’accordo con noi decide di portarci quindi direttamente a Varadero, tappa finale della nostra escursione, per auspicabili 4 giorni di mare e sole. La lunga strada viene interrotta da una sosta ad un bar turistico, ove vedo che un sandwich al prosciutto costa l’equivalente di due euro e mezzo e non posso non chiedermi come fanno a sopravvivere coloro che percepiscono 20 o 40 euro al mese e che non possono contare su espedienti aggiuntivi né rientrano nel novero dei fortunati che possiedono una casa abbastanza grande da poter affittare legalmente le stanze, con l’autorizzazione del governo e pagando le tasse, (c’è il simbolo di un tetto fuori).

LA DIVERSA VISIONE DELLE SESSUALITà

Le camere vengono infatti locate, a quanto ci dicono, normalmente nei circuiti turistici, ma spesso anche al di fuori, spesso ad ore alle coppie, per circa 5 euro.

Tale commercio delle stanze per gli incontri sessuali, che a noi sembrerebbe equivoco, a Cuba è normalissimo, e viene effettuato, come abbiamo constatato, anche da persone di rango, funzionari, professoresse e simili.

Frequentando il paese e parlando con le persone, le guide, gli autisti, emerge una mentalità riguardo alle unioni ed al sesso del tutto diversa rispetto la nostra, a parte il fenomeno del turismo sessuale che ovviamente è amplificato dalla povertà della popolazione.

La prima cosa che colpisce girando per le città cubane è, da un lato la totale autonomia delle donne, anche perché lavorano tutte con una alta percentuale di laureate, e dall’altro il fatto che vestano sistematicamente in modo provocante e succinto a qualunque età. E’ davvero singolare che anche la divisa delle stesse poliziotte (peraltro temute) preveda una corta minigonna con annesso spacco posteriore, talvolta con calze a rete. Alcuni genitori accompagnano bambine che arrancano su scarpe con i tacchi, evidentemente ignorando il pericolo di deformazione del piede a quell’età.

Parlando con le guide emerge una visione dei rapporti tra i sessi piuttosto disinibita e libera, anche perché manca loro il modo di pensare derivante da una educazione storicamente cattolica, stante la scelta della “santeria” (divinità africane accoppiate a santi cattolici con ampio margine di superstizione) praticata dalla popolazione ad ogni livello.

Sembra insomma che qui a Cuba la fedeltà sia un concetto teorico, considerando che moltissimi uomini (e donne) hanno di norma nella loro vita svariate relazioni con il relativo strascico di figli, il che comporta l’esistenza di numerosissime “famiglie allargate”.

Indubbiamente la mentalità in campo sentimentale e sessuale, appare molto diversa dalla nostra.

Attualmente, anche a causa delle non risolvibili difficoltà economiche e del fatto che è scontato, come il rapporto con un compagno (infedele) sia a termine, a quanto ci dicono, quasi tutte le giovani donne cercano di evitare al massimo, le gravidanze, anche perché non esiste una tutela reale circa l’obbligo di mantenimento a carico del padre.

La conseguenza è la caduta a picco della natalità. Ed in questo somigliano a noi.

VARADERO

Arriviamo a Varadero. E’ la più nota delle località turistiche cubane e si trova a 140 km ad est dell’Avana. Una splendida lingua di sabbia bianca e finissima larga 500 metri e lunga 22 chilometri che si estende a nord di Cuba sul mare. Il complesso alberghiero è il Sol Sirenas Coral, un quattro stelle, con la formula all-inclusive. Il tempo ora è peggiorato, si è alzato anche il vento. Non fa nulla siamo in vacanza ed ottimisti. Salutiamo l’autista e la gentilissima ragazza plurilaureata che ci ha fatto da guida, ringraziandoli di tutto. Poiché Internet nel nostro albergo non c’è, (anche questo mancato accesso alla rete da parte dei cubani per motivi politici, in realtà provoca l’impossibilità di accedere al mondo commerciale del web), mandiamo un sms a casa, per sapere le previsioni meteo qui dove ci troviamo. Risposta: caldo-umido e pioggia anche domani, poi migliorerà. In barba alle previsioni in realtà i successivi quattro giorni saranno bellissimi. Questo posto però è un’altra cosa. Nulla a che vedere con l’autentica Cuba. Prendiamo il pullman a due piani per girare il promontorio. Solo hotel ad altissimo livello, altri in costruzione così come una grande porto turistico.

Ci siamo fermati a visitare la riserva naturale che rappresenta il luogo, così come era prima della trasformazione urbanistica (biglietto 5 cuc). Una giungla di piante tropicali con mangrovie in acquitrini salati e con granchi giganteschi che vi transitano, antiche tombe degli indigeni yaino e siboney sterminati dopo l’arrivo di Colombo da stragi, lavoro forzato e malattie, un cactucs pluricentenario. Da vedere.

Qui è tutto perfetto ed ordinato. C’è ancora il Parco Josone con lago artificiale e giardino botanico, il Club del Golf Las Americas, il Delfinario ed altre attrattive. Mancano in questa zona i cartelloni del Che e le frasi di regime sostituiti dalle indicazioni dei lussuosissimi resort, con le carrozzelle a cavallo (costose: 30 cuc), i taxi anni 50, gli uffici di noleggio delle moto ed i pullman turistici. E’ evidentemente una zona off-limits per i locali. La struttura del Sol Sirenas Coral è molto bella ed ottimamente organizzata. Spiaggia pulitissima piscine, campi da tennis, minigolf, negozietti, bar dovunque. Animazione efficiente e discreta, cibi ottimi nei vari ristoranti, spettacolo di buon livello la sera. Le solite piccole manchevolezze da inesistenza di ricambi (mai visto un hotel con i tappi ai lavabo, alla vasca o al bidet…forse li collezionano). La popolazione è formata da spagnoli, qualche sudamericano, pochissimi italiani, ma in massima parte da giovani e giovanissimi americani (pluritatuati, regolarmente ubriachi la sera e con aria di superiorità rispetto i cubani…sembrano certi italiani che, con 500 euro tutto-compreso vanno a fare i colonialisti con gli egiziani per una settimana a sharm-el-sheik scaricando così le proprie ansie represse), ma consideriamo che Cuba dista davvero poche miglia dal territorio Usa. Durante una notte siamo stati svegliati da una ragazza americana ubriaca picchiata selvaggiamente e derubata dal proprio fidanzato, anch’egli ubriaco, provocando l’intervento tempestivo del gorilla della sicurezza dell’hotel.

LE ESCURSIONI DA VARADERO

All’interno del resort (ma di tutti i complessi in zona), organizzano varie escursioni, anche se non sempre si ottiene la guida in lingua italiana. In genere spagnolo e inglese. Noi abbiamo partecipato a quella alla vicina Matanzas (49,00 cuc). Rilevante il museo dell’antica farmacia francese. Soprattutto di grande interesse la visita, fuori città (un po’ faticosa per i numerosi gradini), alle grotte piuttosto estese “Cuevas de Bellamar”. Non avevamo mai visto i soffitti di una grotta coperti di cristalli di quarzo, uno spettacolo imperdibile.

Di rilevante interesse è anche l’escursione a sud di Cuba, in barca alle foci del fiume Hatiguanico (60 cuc circa) e poi alla Fattoria dei coccodrilli a Boca de Guamà, il secondo più vasto allevamento di coccodrilli del mondo (ove si può bere il succo dalla noce di cocco appena aperta con l’aggiunta di un liquore locale e per i più coraggiosi si può gustare, si fa per dire, una bistecca di coccodrillo). Nella stessa laguna prendiamo un motoscafo veloce che in pochi minuti ci porta al villaggio di palafitte che riproduce il modo di vita degli indigeni prima dell’arrivo degli europei (e prima che si estinguessero per le fatiche imposte e le malattie importate). Pur essendo progettato ad uso e consumo dei turisti con annessi finti selvaggi e selvagge in bikini e danza rituale di benvenuto, tuttavia la struttura è molto ben fatta e merita certamente la visita. Non riusciamo a partecipare all’escursione alla fabbrica di zucchero una delle due risorse agricole di Cuba; quanto all’altra, avevamo già visto come si preparano i sigari dalle foglie delle piantagioni.

Così siamo giunti tristemente alla data del ritorno. Ci viene a prendere un autista con un minivan, (questa volta nuovissimo) che in due ore ci porta all’aeroporto dell’Avana.

Torniamo in Spagna (e poi in Italia) con un volo di nove ore, con il ricordo di un popolo dall’ottimismo indistruttibile e con la consapevolezza di aver visto una parte del mondo dalla natura spettacolare e davvero singolare, per certi aspetti anacronistica, ferma agli anni cinquanta, ma probabilmente all’alba di un radicale cambiamento.



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