Vacanza nel sud della Tunisia: benvenuti alla fine del mondo
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Mi scuso se alcuni dei riferimenti contenuti in queste note non saranno corretti, ma li riporto così come si sono impressi nella mia mente.
Identikit e programma
Coppia di mezza età, senza figli. Abbiamo viaggiato un po’, soprattutto in Europa, ed eravamo alla disperata ricerca di sole (dopo un anno di pioggia ininterrotta, non se ne poteva più), mare, relax, con qualche stimolo culturale che cerchiamo sempre di garantirci in ogni viaggio programmato.
La nostra scelta è ricaduta sulla Tunisia, e sull’isola di Djerba, che ci sembrava possedere tutti i requisiti richiesti. Il periodo (fine maggio-inizio giugno), inoltre, ci consentiva di abbinare la vacanza al mare con la visita al deserto tunisino senza particolari sofferenze (in particolare da parte della mia dolce metà, più a suo agio con il polo nord che con l’equatore).
La scelta si è rivelata azzeccatissima: abbiamo fatto tutto senza versare una stilla di sudore. Magnifico!
Per il relax ci siamo affidati, diversamente dalle nostre precedenti esperienze di viaggio, a Veratour, ed al suo villaggio a Djerba. Anche questo ha funzionato alla perfezione. Complimenti!
Voli
Dovevamo partire da Verona, poi da Bergamo, infine il tour operator ci ha dirottati su Bologna. Volo d’andata Neos con decollo alle 8.00; alzataccia da record quindi (siamo partiti da casa alle 3.15 a.m.) ma in compenso, per la vista dell’alba sull’autostrada non ci è stato chiesto nulla, non essendo inclusa nel pacchetto…
Volo di rientro dopo una settimana con Nouvelair alle 15.05.
Ci è andata bene. Tutto in perfetto orario, sia all’andata che al ritorno (quest’ultimo, anzi, in anticipo sull’orario previsto).
Abbiamo penato un po’ con i bagagli all’andata, visto che Neos ha controllato anche il peso del bagaglio a mano (è la prima volta che mi capitava). Dopo una breve quanto convulsa risistemazione (dovrei dire rivoluzione…) dei bagagli sulla pesa, siamo riusciti a passare indenni al check-in.
La cosa, però, ci ha condizionati per il volo del ritorno. O meglio, ha condizionato me, attento a non acquistare souvenir troppo pesanti che non sarebbero passati al controllo di rito al ritorno; non ha condizionato, invece, mia moglie che, tra tutti i souvenir in vendita, ha naturalmente optato per dei macigni di piastrelle a mosaico acquistate a Djerba.
Fortunatamente Nouvelair mi è sembrata più tollerante sul punto: sui leggeri sforamenti del bagaglio da stiva ha chiuso un occhio, mentre li ha chiusi entrambi sui bagagli a mano (divenuti, per i motivi di cui sopra, due blocchi di roccia durissima che ci hanno procurato dolori ai polsi e alle spalle per i giorni a seguire; per non parlare della sfilza di marsupi e tracolle varie appese sul mio corpo stile Rambo (avete presente un albero della cuccagna semovente?).
Comunque, entrambe le compagnie hanno servito una bevanda e un tramezzino gratis durante il volo. Ottime le manovre dei piloti, sia al decollo che all’atterraggio.
Sistemazione
Come detto, abbiamo optato per il villaggio Veraclub presso lo Yadis Thalasso & Golf di Djerba. Per la verità l’hotel vive di vita propria, avendo clienti al di fuori dell’organizzazione Veratour, soprattutto francesi, tedeschi e qualche tunisino, ma il 90% dei villeggianti è italiano con braccialetto azzurro (non essendo avvezzo a questo tipo di vacanza, ho scoperto essere il segno di riconoscimento dei clienti Veraclub per ottenere il servizio all-inclusive. Veramente drammatico il momento del taglio del medesimo braccialetto al rientro in Italia: un cordone ombelicale tra l’eden e il “purgatorio virante all’infernale” quotidiano!).
L’hotel è molto ampio e vario. Dispone di una grande e bella piscina all’aperto con acqua a temperatura ambiente, e di una più ridotta piscina interna per le giornate inclementi (quando?). Inoltre vi è un centro benessere molto curato e dalle architetture moresche con altra piscinetta dotata di idromassaggi. Non posso dare giudizi sulla spa avendola ignorata per tutta la settimana, in altre faccende affaccendato. L’abbiamo visitato in extremis, l’ultima mattina prima di ripartire, e l’ambiente intriso di profumi ammalianti, unito all’avvenenza di alcune massaggiatrici intraviste, devo dire che mi hanno fatto mordere le labbra. See you next time.
Le camere ci sono sembrate adeguatamente spaziose e pulite. Nel servizio all-inclusive è compreso l’utilizzo, oltre che dei bar a bordo piscina e sulla spiaggia, delle bevande nel frigo-bar interno alla stanza. Le bottigliette vengono poi reintegrate la mattina seguente, con una certa discontinuità (praticamente a giorni alterni).
La cucina dell’hotel ha passato l’esame di mia moglie, estremamente esigente al riguardo. Cuoco italiano, cucina mediterranea, con innesti di gastronomia locale, assolutamente in linea con i nostri gusti. Molta varietà e buona qualità. Quindi voto molto alto.
Animazione
Credo di averlo anticipato, non siamo avvezzi ai villaggi turistici. Abbiamo sempre viaggiato in coppia, e le amicizie ce le siamo fatte sul posto. Non abbiamo perciò mai sentito l’esigenza di un servizio di animazione. Ed in effetti non ne abbiamo usufruito, avendo snobbato praticamente tutte le iniziative che quei poveri e volenterosi ragazzi ci proponevano con ammirevole abnegazione. Con qualche eccezione: ho trovato utilissima la presenza di un ragazzo (Tomas) sempre disponibile a palleggiare sui campi da tennis (due in cemento e due in terra rossa), cosa che mi è mancata tante volte che mi son dovuto portare la racchetta in viaggio e l’ho dovuta poi riportare a casa “intonsa”; bravo, inoltre, l’istruttore di tiro con l’arco, che ci ha fatto apprezzare questo gioco. Pardon, questo sport (scusa, Darius!).
Al di là delle nostre preferenze, comunque, il gruppo di ragazzi dell’animazione si è mosso, a mio parere, molto bene, senza essere invadente e con simpatia, per cui dobbiamo rivedere il nostro personale giudizio sul servizio di animazione in senso favorevole. Complimenti, quindi, a tutti i ragazzi, anche a quelli il cui nome non finisce per “s”…
A parte la sera dello spettacolo tunisino, con buffo fachiro e immancabile danzatrice del ventre (dalle sembianze molto occidentali, per la verità), l’equipe d’animazione ha curato anche gli spettacoli serali. Apprezzabile il coinvolgimento degli ospiti, soprattutto dei bambini, mai forzato. Gli spettacoli autoprodotti non sono stati da noi particolarmente apprezzati, ma credo che se avessero soddisfatto i nostri gusti (Ibsen, Pirandello, Ionesco) la gran parte dei clienti avrebbe abbandonato il villaggio col primo volo disponibile. Forse anche a nuoto…
Evirerei solo una cosa: quello stucchevole saluto di benvenuto con tutti i ragazzi schierati sulle due ali, all’ingresso del ristorante. Non ce n’è bisogno, basta il profumo dei piatti per solleticare l’appetito.
Spiaggia
Larga e lunga la spiaggia di sabbia chiara e fine come il borotalco. Voto molto alto. Buona la pulizia.
Il mare, per i primi giorni, era piuttosto fresco (soprattutto per il vento che sferzava con una certa continuità). Quando la temperatura dell’aria si è leggermente alzata (28-29 gradi), e il vento si è calmato, è tornata a tutti la voglia di buttarcisi dentro.
Bellissimo il suo colore verde smeraldo, innervato (ma non rovinato) da qualche striatura di alghe. Gli ultimi due giorni ho nuotato bene, abbiamo pagaiato sul kajak con pessimi risultati (ma la colpa non è del mare), ed abbiamo passeggiato sulla spaziosa battigia come una vera coppia di innamorati. Miracoli di Djerba!
Ho trovato personalmente suggestivo il frequente passaggio di cavalli e dromedari sulla riva, con relative insistenti offerte di passeggiate da parte di procacciatori locali (vi è una fascia demaniale su cui l’hotel non ha giurisdizione e deve consentire a chiunque il passaggio). Alla fine abbiamo ceduto anche noi, ed è stato emozionante vedere tramontare il sole su quel meraviglioso pezzo di mediterraneo a dorso di dromedario. Un consiglio: se cederete anche voi alla proposta di salire su questo docile ma altalenante animale, prestate attenzione al momento del “decollo” (una conoscente anziana è franata sulla sabbia miseramente, senza danni collaterali, per fortuna), e alla seduta (qualcuno scivolava in continuazione, e quindi ha dovuto fare pressione continua con le cosce, con poco agio quindi nell’andatura; qualcun’altra (di mia strettissima conoscenza…) batteva l’osso sacro contro un fermo metallico sporgente dalla sella, con annessa escoriazione finale. Inoltre, l’andatura altalenante favorisce la peristalsi: attenzione, all’atterraggio, ai rumori incontrollati…
Malgrado tutto questo, comunque, è un’esperienza da fare, soprattutto in coppia (divertente ed intima ad un tempo). Il tariffario è assolutamente arbitrario: noi abbiamo speso 50 euro in due per una passeggiata di oltre due ore (con assaggio finale anche di cavalcata), cedendo alle offerte di personale bazzicante all’interno della struttura (e sostanzialmente appoggiato dal gestore del villaggio). Altri hanno accettato proposte provenienti da vari tizi che, come instancabili tergicristalli, spazzolavano ad ogni ora la battigia con i loro quadrupedi misti (ho visto un tipo tenere al guinzaglio contemporaneamente due dromedari e tre cavalli!). è verosimile che abbiano spuntato prezzi migliori, ma non ho idea se il servizio (durata, in particolare) sia stato paragonabile al nostro.
In definitiva, spiaggia e mare, forse, non sono comparabili a quelli delle Maldive e dei Caraibi, dove non siamo mai stati, o delle isole dell’Oceano indiano, dove siamo stati, ma non c’è dubbio che il mare di Djerba ha il suo perché. Dona l’ebbrezza della vacanza estiva al mare, senza lo stress dell’eccessivo caldo, vista la perenne ventilazione. Probabilmente il mese di giugno è quello ideale per viverlo completamente, calando i giorni di vento e alzandosi la temperatura dell’acqua. Ma anche nella nostra settimana di fine maggio, ripeto, abbiamo goduto di tanto sole e di belle nuotate. Era quello che volevamo.
Escursioni
Sono state il fiore all’occhiello della vacanza. Prediligiamo sempre posti che conciliano relax, buon cibo per il corpo, e buon cibo per la mente, e la vacanza a Djerba sembrava poterci consentire tutto questo. Così è stato.
Il tour operator si avvale di organizzatori locali per proporre alcune escursioni all’interno della Tunisia. Ce ne sono di varie durate e per vari gusti. Noi abbiamo scelto la mezza giornata di visita all’isola e la due-giorni di visita al deserto.
Visita dell’isola di Djerba (costo 30 dinari/persona)
Un affollato pullman ci imbarca subito dopo pranzo alla volta del “ponte romano” di El Kantara: più che un ponte, una diga, comunque una infrastruttura di collegamento tra Djerba e il continente per le auto e per l’acqua potabile (molto spesso le tubazioni dell’acquedotto in Tunisia sono a cielo aperto).
Visto il ponte, ci si dirige a Guellala, centro famoso per l’artigianato delle ceramiche. Siamo accolti all’interno di un negozio, molto fornito di anticaglie varie e vasellame anche di buona fattura, con incluso nel prezzo vasaio che modella la ceramica con indubbia maestria (e simpatia). Essendo il primo contatto con questo genere di prodotti (nella settimana gli articoli di ceramica ci usciranno letteralmente dalle orecchie) ci muoviamo circospetti senza acquistare nulla, e ce ne pentiremo (certe anforette di terracotta che ci piacevano non le ritroveremo più).
Sempre a Guellala visitiamo il musee du patrimoine, un museo ben organizzato e dalla bella architettura mediterranea, con statue di cera perfettamente riprodotte e in cui ogni stanza riproduce le attività svolte dai tunisini che si incentrano, come momento culminante, nella preparazione del matrimonio.
Quindi, visita alla più antica sinagoga d’Africa a Er-Riadh, nel baricentro dell’isola. Piccolo ma interessante luogo di culto, molto ben tenuto, che ospita una delle più antiche pagine della Torah esistenti al mondo. Ci si entra scalzi e con copricapo (chi non ne è dotato, ne viene fornito sul posto). La guida che ci accompagnava, nel magnificarlo, si è ben guardata, però, di ricordare che è stato teatro di un sanguinoso attentato terroristico da parte di Al-Qaida nel 2002. Ho dovuto, per la verità, verificare nel corso della vacanza che, per ovvi motivi, né il personale dell’hotel, né le guide locali che ci hanno accompagnato nei mini tour hanno accennato alle turbolenze politico-religiose che hanno caratterizzato la recente storia della Tunisia (da ricordare anche l’attentato alla sinagoga di El Hamma nel 2011), e che non sembrano completamente sedate oggi (la settimana prima della nostra partenza c’erano stati scontri tra polizia e islamici salafiti a Kairouan).
Comunque, a parte l’appariscente schieramento di forze dell’ordine e il continuo via-vai di turisti, l’atmosfera nella sinagoga El Ghriba è stata sufficientemente spirituale anche per un senza-dio come il sottoscritto.
Lasciato Er-Riadh si è giunti al capoluogo dell’isola, Houmt Souk, più che per visitare il centro cittadino (caratterizzato dal traffico caotico e dall’esteso centro commerciale, alla tunisina, s’intende), per essere indirizzati verso un negozio di tappeti. Con la scusa di vedere delle comparse locali filare tessuti su un telaio tradizionale, si veniva introdotti in una sala di esposizione di tappeti. Non avendo alcuna predilezione per questa categoria merceologica, e non apprezzando la reale intenzione affaristica alla base dell’organizzazione della visita, siamo scappati via senza neanche entrare nella sala per un giretto nel centro.
La passeggiata è servita solo per capire quale sia la tecnica di abbordaggio-turisti più in voga a Djerba: si cerca di capire in quale albergo sono alloggiati gli adocchiati “spennandi”, ci si spaccia per lavorare o per aver lavorato come cuoco o cameriere presso il suddetto albergo (ma che combinazione!), e così si guadagna la fiducia dell’imbelle vacanziero al fine di condurlo presso un compiacente commerciante della zona. A noi è capitato ben due volte, con due persone diverse (naturalmente), nel giro di dieci minuti!
Finito il giro, si torna in pulmann alla nostra dolce base alberghiera.
Mini tour del deserto (costo 190 dinari/persona)
Djerba è un ottimo punto di partenza per visitare il deserto tunisino. Anzi, i deserti tunisini, visto che sono ben tre: quello rosso di roccia, quello bianco del lago salato, e quello dorato del Grande Erg sahariano.
Tutti e tre emozionanti: per le immense distese di ulivi, palme, cespugli, e poi il nulla, a perdita d’occhio. Centinaia di chilometri senza incrociare auto, e distese piatte dorate dappertutto. Si è circondati dal nulla, o da quello che appare nulla, ma che invece nasconde vita, anche di uomini, famiglie, interi villaggi insediati in case trogloditiche (non è un insulto, si chiamano proprio così), che dimostrano come si possa vivere nei posti più impensabili, con poco ma con estrema dignità.
Questi posti ci hanno mostrato cos’è la povertà senza miseria, il vivere degli scarsi prodotti di una fetta di pianeta ostile, ma con una naturalezza senza tempo.
Queste le varie tappe dell’escursione di due giorni.
Primo giorno
Partenza dall’hotel in navetta, attraversamento del ponte romano, prima tappa a Medenine, centro famoso per per le ghorfas, antichi granai berberi, la cui forma ricorda quella di un alveare; prosecuzione verso El Hamma per visitare il mercato delle spezie; quindi sosta a Kebili per il pranzo (bell’hotel situato nel nulla sabbioso…), e ripartenza immediata per attraversare il grande lago salato, con destinazione, dopo alcune soste per ammirare il paesaggio, acquistare souvenir (le immancabili rose del deserto) e appagare irrinviabili esigenze fisiologiche, le bellissime oasi di montagna di Chebika e Tamerza, vicine al confine con l’Algeria. In serata stop a Tozeur, per visitare la Medina, e cenare e pernottare in un bell’hotel prospiciente un immenso palmeto (nel costo del tour i pasti sono inclusi, le bevande escluse).
Secondo giorno
Colazione all’alba e partenza da Tozeur (con mio sommo rammarico, senza aver potuto visitare i mitici treni della stazione ferroviaria cittadina…) in direzione Douz e Matmata. Prima della visita alle tipiche case trogloditiche e al paesaggio lunare set di Guerre stellari (così recitano immancabilmente tutti le brochures), sosta imprevista quanto gradita alle “dune morte” alla periferia di Tozeur, in località Debabcha, dalla suggestione indimenticabile. Per certi versi potrebbe richiamare alla mente il deserto dei pinnacoli australiano. Dopo aver ringraziato la guida per la deviazione, arrivo a Douz, la porta del Sahara, con ampia scelta di attraversamento del suo primo tratto a dorso di dromedario/su calesse/su quad/su deltaplano. La nostra scelta ricade sul quad, quanto mai indovinata, perché dopo una iniziale improntitudine da parte mia legata all’inesperienza (un paio di insabbiamenti), si rivela il momento più divertente di tutta la vacanza, e ci consente di spingerci più in là nel Grande Erg rispetto agli altri mezzi.
Il divertimento, come per incanto, è svanito all’improvviso quando, al rientro dal giro in quad, mi sono accorto che autista e guida, col supporto di ragazzotti del posto, spingevano a mano il furgone. Nel bel mezzo del deserto! Ai miei interrogativi sul punto, la guida ha glissato con serafica non-chalance, ma i sudori freddi mi assalivano ogni volta che il mezzo doveva fermarsi…
Da Douz si arriva a Matmata, passando dal bianco abbacinante della sabbia al rosso ocra delle rocce, e dopo aver assaggiato la vita nei villaggi berberi ricavati in queste tane scavate nella pietra, assaporiamo i tipici piatti della cucina berbera in una locanda “trogloditica” ma accogliente.
Con Matmata si conclude il tour, ma il ritorno a Djerba, a sorpresa, non è dallo stesso ponte romano, ma via traghetto da Jorf bac. Anche se la cosa, credo, sia servita agli organizzatori per risparmiare km e benzina (sul traghetto si sale con un solo euro, auto compresa), pur considerando la lunga attesa dell’imbarco (all’incirca due ore), alla fine la scelta non si è rivelata sgradita, perché ha consentito di scambiarsi le rispettive impressioni sul viaggio, di intrattenersi con amenità varie con autista e guida, e di assaporare, dopo tanta sabbia e roccia, il refrigerio del mare sul viso, nei dieci (diconsi dieci!) minuti di attraversamento via nave.
Senza dilungarsi troppo sui dettagli (penso che ci scriverei un libro) di questa intensa gita, mi limito a citare alcune immagini che al momento sovvengono alla mia caduca memoria:
– gli studenti accostati ai muretti delle curate scuole dei villaggi, intenti a ripassare gli appunti prima degli esami;
– i ragazzi che sia avviano dalle scuole alle loro case, sulle polverose stradine, sempre in gruppi dello stesso sesso;
– le donne tunisine avvolte nel hijab;
– gli uomini seduti al bar o davanti alle case, nell’unico mezzo metro di ombra disponibile;
– i fantasiosi e un po’ infantili monumenti al centro delle piazze;
– gli improvvisati distributori di benzina libica ai bordi delle strade (uno ogni venti metri!). Irregolari ma tollerati dalle autorità locali (espediente per alleggerire la morsa della disoccupazione);
– le buste azzurre di plastica nel deserto (sic!);
– il nostro pazzo pazzo autista. Haarrrrrrrraaa! (è una interiezione che viene usata spesso nei confronti di chi esagera nel riferire determinate circostanze, si potrebbe tradurre con: addirittura!, a Roma: me’ cojoni!);
– la nostra misteriosa e troppo ermetica guida
– i divertentissimi salti sulle dune del Sahara con il quad!
– la sorprendente oasi di montagna di Chebika, con le case distrutte dall’alluvione (!);
– a Tamerza la grotta dove fu girata una famosissima scena del paziente inglese (aargh!);
– le distese infinite del lago salato Chott- El Jerid;
– le rocce color ocra di Matmata;
– le case a cupola, bianche e blu, di Djerba;
– il centro storico di Tozeur;
E tanto altro ancora. Incredibile che il tour operator non riuscisse a trovare, su 300 ospiti dell’albergo, sei persone per organizzare questo mini-tour di due giorni. Hanno dovuto inserire una coppia di un altro albergo vicino. Secondo me è una occasione imperdibile di vedere qualcosa di totalmente lontano dal nostro quotidiano contesto di vita. Oltretutto siamo riusciti a vedere il Grande Erg senza sudare! Da non crederci!
Consigli per i naviganti
Non comprate oggetti al “musee du patrimoine” di Djerba (Guellala). Costano il doppio che in qualsiasi mercatino d’artigianato che incontrerete (e ne incontrerete tanti!).
Anche se il cambio euro-dinaro tunisino è facile da ricordare (1 euro= 2 dinari, all’incirca), qualcuno è portato a sopravvalutare la merce da acquistare, vista anche l’abitudine dei mercanti locali di sparare prezzi iniziali alti. Considerate che il reddito medio in Tunisia arriva a malapena a 500 euro (un poliziotto guadagna 250 euro al mese…). Quindi evitate di pagare un pugnetto di zenzero 40 dinari (l’ho visto con i miei occhi). Equivale al fatturato giornaliero di quel mercante di spezie!
Ancora sul cambio. Mentre è semplicissimo cambiare gli euro in dinari alla reception dell’albergo, è impossibile il percorso inverso: la cassa dell’albergo non tramuta i dinari rimasti nelle vostre tasche in euro.
Questo cambio sarà possibile solo all’aeroporto, quando ripartirete, ma solo ed esclusivamente se avrete conservato la ricevuta di cambio. Io che, pur avendola conservata, non la ritrovavo all’aeroporto nel marasma generale dei bagagli, sono riuscito comunque a liberarmi dei dinari residui grazie ad un tizio che lo faceva di straforo e che mi si è parato davanti al momento del bisogno. Quindi non disperate nel caso, e guardatevi attorno, con circospezione (trattasi di attività illecita).
Se siete amanti del caffè, in alcuni bar viene servito quello di una nota (e buona) marca italiana. Costa solo 6 dinari (3 euro)… ed è una ciofeca!
Qualche curiosità, per finire
– perchè a Djerba ci sono tante cupole bianche? Semplice: non ti danno la licenza edilizia se il tuo progetto non prevede almeno una cupola (o un arco);
– e a Tozeur tanti mattoncini rossi? Stesso discorso, nel centro storico;
– una delle icone della Tunisia è la porta a tre battenti. Una è riservata agli uomini, una alle donne, e una ai ragazzini. Tutte e tre sono identiche, ma chi è all’interno della casa riesce a distinguere dal rumore di battitura chi è dall’altra parte (cosa fondamentale, perchè un uomo non potrà mai aprire ad una donna, e viceversa);
– se si ha intenzione di percorrere in lungo e largo la Tunisia, farà piacere sapere che la benzina è molto meno cara che in Italia (0,75 €/litro, ma al mercato nero costa ancora meno, vedi sopra). Se però si intende attraversare il grande lago salato, attenzione al mezzo scelto: per molti km non si incontra anima viva, ed alcuni tratti di strada sono pieni di buche (sembra che l’asfalto si squagli al sole);
– a proposito di grande lago salato (Chott el Jerid), se osservate una qualsiasi cartina geografica della Tunisia non potrete non notare una estesa macchia azzurra al centro dello Stato maghrebino. Illusione ottica (o meglio, grafica): è tutto secco, con rare chiazze di acqua e sale, ma mi hanno detto che lo spettacolo a fine autunno, se ha piovuto adeguatamente, è imperdibile: una enorme (oltre 4000 mq) distesa abbagliante (il bianco del sale);
– la Tunisia è il primo esportatore al mondo di datteri. Troverete palmeti nei posti più impensati, in mezzo al deserto. Sono le mirabolanti oasi che rendono possibile questo fenomeno. Notare che le palme da oasi, selvatiche, sono molto diverse da quelle che vediamo noi nelle nostre città. I tunisini hanno un detto: le palme devono avere i piedi in paradiso e la testa all’inferno (ossia acqua sottoterra e sole fuori);
– se visiterete qualche villaggio tradizionale, noterete appesi alle pareti, o anche dipinti all’ingresso, pesci (sì, avete capito, pesci!): sono come i cornetti e il ferro di cavallo per i napoletani.
Sperando di non avervi fatto perdere troppo tempo nella lettura del mio troppo lungo diario, auguro buona Tunisia a tutti. E haaarrrrrraaaaa!!!