Vacanza in egitto, settembre 2007
Quest’anno finalmente lavoriamo entrambe, qualche soldo da parte c’è, si fanno coincidere le date per le ferie, ed è fatta!! Si parte. Meta: EGITTO.CROCIERA SUL NILO. E’ una vacanza che aspettavamo da tanto di quel tempo che ora che abbiamo l’occasione di farla non ci faremo mancare nulla!! Sarà un’avventura meravigliosa dall’inizio alla fine del viaggio, un’esperienza unica che mi sento vivamente di consigliare! A Malpensa mi trovo spaesata (non ho mai preso l’aereo prima d’ora!) ma è tutto perfettamente indicato e non troviamo difficoltà ad imbarcarci.
Milano-Luxor: 4 ore di viaggio in un aereo non proprio comodo, ma l’arrivo in piena notte in una città affascinante come Luxor ci ha fatto completamente dimenticare eventuali mal di schiena.
Ci accompagnano sulla motonave che sarà il nostro punto di riferimento per tutta la durata della nostra vacanza. L’interno è ben curato, le camere pulite e il personale molto gentile e disponibile.
Vado a dormire piuttosto stanca ma con il cuore pieno di emozione e curiosità per quello che mi riserverà questa vacanza! Lunedi mattina ore 6.30 sveglia, poi tutti a fare colazione nel ristorante a bordo della motonave.
Al centro della stanza un lungo tavolo espone una buona presentazione di cibi internazionali per la prima colazione a buffet, ma avvicinandoci notiamo strani miscugli dai colori improponibili.
Meglio dirigersi su una normalissima fetta di pane tostato e una marmellatina. Per fortuna sono un’amante del te, cosa che qui non manca mai.
Inizia la vera e propria avvenura.
Ci riuniamo nella hall: il nostro gruppo è formato da sole 10 persone, una vera fortuna perchè riusciremo a fare buone amicizie e a goderci a pieno ogni minuto che l’Egitto ci regalerà.
Si presenta a noi la guida parlante italiano (gli egiziani conoscono perfettamente almeno 6 lingue!): Tahir. Un elogio va sicuramente a lui perchè ha saputo non solo spiegarci in maniera esaudiente i segreti degli antichi egizi, ma ci ha fatto conoscere anche la vita moderna degli egiziani di oggi, uno stile di vita così diverso dal nostro che mi sembrava di vivere in un documentario.
Il primo giorno è stato abbastanza intenso, con visite sia al mattino che al pomeriggio, mentre nei giorni successivi le visite saranno concentrate solo nelle ore più fresche del mattino, lasciandoci il pomeriggio libero. Sono previste inoltre due escursioni notturne, o meglio serali: una cosa che mi ha colpito parecchio è che il sole di settembre tramonta verso le 17,45 con una velocità mai vista, in un attimo fa buio pesto e ti trovi alle sei di sera con una luna splendente nel bel mezzo di un cielo completamente nero. Questo fenomeno mi ha fatto capire meglio come un popolo così evoluto potesse rivolgere tante attenzioni e speranze verso il disco solare! Inutile spendere troppe parole sui monumenti: splendidi, colossali, bisogna trovarsici davanti.
Mi piacerebbe invece cercare di raccontare quello che l’Egitto mi ha dato, quello che riesci a carpire solo girando per le vie senza le guide turistiche e le guardie armate al seguito, quello che ti trasmettono gli sguardi della gente, i colori e i profumi dei suq, quello che è vivere intensamente per una settimana in un Paese diverso dal tuo, un Paese musulmano in pieno Ramadan.
A ogni passo che fai decine e decine di bambini prima, e di adulti poi, ti circondano e ti tampinano cercando di isolarti dal resto del gruppo per venderti ogni sorta di suvenir. Respinti i primi arrivano quelli con i calesse che per 1€ ti fanno fare un giro nei dintorni o ti portano nel mercato per turisti. Se ti avvicini invece alle sponde del Nilo c’è chi ti offre un giro in feluca (barche a vela tradizionali) o in semplici barchette a motore. A lungo andare possono essere anche fastidiosi, ma dopo tutto ti rendi conto che anche questo è un aspetto che caratterizza l’Egitto, chiunque faccia una vacanza come questa non mancherà di raccontare questa petulanza nel venderti ad ogni costo qualsiasi cosa. Ricordo un ragazzino che dopo il nostro ennesimo rifiuto ci ha citato una massima che secondo me rende perfettamente l’idea di tutto questo «Italiano senza soldi, Egiziano senza scarpe!».
Eppure la cosidetta globalizzazione sta facendo danni anche lì. Ogni abitazione, che sia quella di città in muratura o quella di campagna fatta di fango con il tetto in paglia, ha immancabilmente un’antenna parabolica. E allora dopo aver individuato la tua nazionalità ti appioppano il tuo slogan. Per noi è: Italiano? ItalaUno! A vederli è gente molto povera. Le strade sono sporche e non sempre asfaltate, le case di città hanno solo le facciate intonacate, per il resto sono mattoni al vivo. Per non parlare delle condizioni igieniche! I macellai espongono le loro carni fuori dalle botteghe a 40° al sole, mentre i panettieri fanno raffreddare il pane direttamente sul marciapiede dove la gente aveva camminato fino a due minuti prima. Credo però che questo non sia frutto di povertà, ma di cultura: ciò che appare inconcepibile a noi è normalità per loro e viceversa.
Le auto di notte sfrecciano per le strade senza luci: per noi un vero suicidio, per loro cortesia per non dare fastidio agli altri che vengono in senso contrario; che sia giorno o che sia notte due auto che si incrociano si salutano dando un colpo di claxon: per noi disturbo alla quiete pubblica, per loro educazione.
Ma cultura diversa vuol dire anche, e forse soprattutto, religione diversa. Un argomento questo sempre molto delicato, ma allo stesso tempo molto interessante. Ne abbiamo parlato spesso anche con la nostra guida Tahir e come lui stesso ci ha confermato, dopo aver letto sia il Corano che la Bibbia, non ci sono differenze significative tra le nostre due religioni. Si nota comunque senza fatica che il senso di appartenenza dei musulmani ad un’unica e grande comunità è molto più forte che in noi cristiani. La loro non è solo una religione, ma una disciplina che regola l’intera convivenza tra le persone. Ciò che il Corano professa è esattamente ciò che un buon musulmano fa. Così ognuno di loro cercherà di affrontare il lungo viaggio verso la Mecca almeno una volta nella vita, ognuno di loro si fermerà in preghiera cinque volte al giorno stendendo a terra un tappeto per delimitare un’area sacra e ognuno di loro rimarrà a digiuno dall’alba al tramonto durante i 29 giorni del Ramadan. Un periodo che ho avuto la fortuna di vivere, dove tutto è in festa: mille luci e nastri colorati adornano le strade, i minareti splendono nella notte e la gente si riunisce in grandi gruppi dopo il tramonto per mangiare tutti assieme e rafforzare ancor di più quel senso di comunità che li contraddistingue.
Di tanto in tanto, passeggiando la sera lungo le rive del Nilo, si intravvedono delle coppie di fidanzati seduti sulle panchine, non lo si intuisce perchè sono abbracciati o mano nella mano come sarebbe normale vederli da noi, ma al contrario perchè i loro sguari non si incrociano mai, e alle loro spalle è consuetudine vedere zie e sorelle dei ragazzi. Ci ha spiegato infatti Tahir che per loro il matrimonio non è l’unione tra due persone, ma una vera e propria alleanza tra due famiglie. Ecco perchè ancora oggi molto spesso gli sposi sono cugini tra loro. I preparativi al fidanzamento sono molto lunghi e laboriosi. Dopo che l’uomo si è dichiarato nei confronti della donna, sarà una sorella o comunque una donna della famiglia di lui a presentarsi alla famiglia di lei per dimostrare le buone intenzioni del fratello. Farà seguito la richiesta formale dell’uomo al cospetto dei genitori della futura sposa. Naturalmente ancora fondamentale è il valore della verginità della donna al momento del matrimonio. Fino a poco tempo fa si esibivano fuori dalle finestre le lenzuala della prima notte di nozze, ora per far capire che tutto è andato secondo le regole si gettano fiori e caramelle.
Quando abbiamo chiesto il significato di tutto ciò a Tahir mi sarei aspettata dicesse che era la tradizione ad imporre questi valori, questa però, forse, sarebbe stata una risposta da occidentale abituato più a seguire determinate regole per consuetudine che non per convinzione.
La sua risposta invece, è stata molto più semplice ma data con un ragionamento che, per quanto assurdo possa suonare alle nostre orecchie, è data con piena coscienza di pensiero. «Se una donna si concede al fidanzato prima del matrimonio potrebbe farlo anche con un altro uomo al momento in cui il marito esce di casa per andare a lavorare».
Da noi una risposta così potresti aspettartela al massimo dall’ultimo degli ignoranti, ma là, in quella realtà è così che si ragiona e a darcela è stato un giovane laureato a stretto contatto con la continua influenza di pesiero di noi turisti.
Questo è quanto.
Non mi resta che augurare a tutti buon viaggio, ovunque voi vogliate o possiate andare, sperando che anche per voi vacanza non voglia dire solo mare e sole ma qualcosa di molto più profondo, qualcosa che porterete dentro di voi per sempre.