Vacanza delle mie brame, quanti ghetti nel reame
Mi ricordo di qualche anno fa-mica tanti(diciamo 3 o 4)- in cui Zanzibar era per me una di quelle mete da sognare, lontane ed irraggiungibili:troppo cara.
Troppo cara per me, non per alcuni amici che andarono,spendendo allora sui 2500 eurelli per una settimana di soggiorno.
Io ho speso 500 euro. Viaggio compreso. Pensione Completa.
Ragion per cui iniziavo a chiedermi se esisteva realmente un posto in aereo prenotato a mio nome, e se avrei dovuto dormire su di un’amaca sulla spiaggia (non che questa soluzione in fondo mi disturbasse granché…).
Insomma, in questa strana vacanza sono partita come una spettatrice, e tale mi son sentita per tutta la settimana, quasi ci fosse una parte aldifuori di me che scrutasse, immagazinasse tutto quanto, in una sorta di filmino mentale.
Il filmino comincia all’aereoporto: l’incontro con la mia compagna di viaggio e relativi baci ed abbraccioni era già avvenuto al posteggio auto…Così, dopo la fila per ritirare la documentazione di viaggio ed il check in di rito, sedute nella zona prestabilita in attesa del nostro volo, ci guardavamo attorno incuriosite, studiando distrattamente la variegata fauna umana.
C’era di tutto:coppiette innamorate e sbaciucchianti, compagnìe di amici vocianti ed eccitate, famiglie con bimbi dormienti (era l’ultimo volo della serata, intorno alle 24 con un’oretta di ritardo)… E la letteronzola del momento vestita very glamour con bagagli griffati che vagava di qui e di lì, nonsisabene se per noia o sperando d’esser riconosciuta.
Questo non l’ho detto io, giuro! Anzi a dirla tutta lìlì le ho pure regalato una guida del paese (una delle quattro che mi ero stampata dal computer) poichè mi aveva avvicinata per sapere qualche informazione. Credo perchè con la mia aria da maestrinasaputella stavo raccontando all’amica quello che mi sarebbe piaciuto veder laggiù.
Dubito che quella guida sia stata letta dalla signorina in questione:mi é stato detto poi che in aereoporto fermava chiunque per raccontare che lavorava sul canale pincopallo e che aveva partecipato a quello e quell’altro sconosciutissimo programma.
Nel frattempo l’unico controllo di bagaglio a mano e documenti vari veniva fatto ad un ragazzo dall’abbigliamento allegro ed i capelli rasta.
Già, é vero. Lo sanno tutti che l’abito NON FA il monaco.
Tutti tranne l’agente dell’aereoporto, a quanto pare.
Si sale a bordo, aereo piccinotto dell’airItaly con personale incredibilmente gentile( sul serio).
.La gentilezza ed i sorrisi di tutti m’han fatto pensare che forse effettivamente una settimana di vacanza ci sarebbe stata realmente.
Che meraviglia.
Facile comprendere, sedendosi nel proprio posto, come chi ha progettato stì cosi sia assolutamente sensibile alle disposizioni dettate dalla moda: per far un volo charter o low cost devi esser indiscutibilmente anorressica. Possibilmente non troppo alta.
Difficilmente in caso contrario riusciresti a stare negli striminzitissssimi posti…Se per caso hai un sederone di tipo mediterraneo anni cinquanta(come la sottoscritta), rischi di restare incastrata tra i sedili senza possibilità alcuna di muoverti.
Se la tua altezza supera il metroesettantacinque le tue ginocchia ti premeranno alle orecchie od a quelle del malcapitato davanti a te.
In tutto questo c’é sempre qualcuno davanti alla tua postazione che fa finta d’esser in bisness class e tira giù il sedile chepiùnonsipuò, tanto da potergli sussurrare la ninnananna all’orecchio mentre ci impegnamo in un massaggio rilassante alle sue tempie. Questo, se non avessimo voglia di spaccargli il naso con un bel pugno (scherzoooooooooo, o quasi, ogni tanto questa ideuzza mi frulla in testa…) Vabbé.
IUPPPPPPPPPPPPPPPIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII, si mangia!!!! Ringraziando il cielo queste confezioni mignon, in cui tutto é supersigillato e superconfezionato ed assolutamente monocolore, e dove tutto ha ugual sapore(cioé carta), a me paiono sempre il pasto più bello del mondo:questa cosa non l’ho ancora superata(meno male…) dal primo volo fatto da bimbina: tutto ciò che fa parte dell’aereo mi pare la cosa più elettrizzante del mondo, che se non costasse troppo (e quando dimagrirerò un pochetto) non mi spiacerebbe per nulla organizzarmi una settimana di voli di qui e di lì, senza mai uscir dagli aereoporti.
E meno male che non sono vegetariana, perchè il pomodorinopachinocon il bocconcino di mozzarella + fogliolina d’insalatina della veschetta a sinistra e pacchettino superpiccino di cracker sarebbe veramente poca cosa come cena (ma il loro -parlo della compagnìa aerea-é un discorso assolutamente altruistico…: é x farci star comodi nei sedili).
Comunque…Tra pasti/libri/chiacchiere/film e qualche minirussata il volo passa e si arriva a destinazione…Tempo splendido,un bel caldo ad attenderci.
Aereoporto super mini. Uno stanzino potremo dire, dove si son guardati per bene dal fare una sorta di tapis roulant per farti prendere le valige:molto più conveniente passare le varie borse a mano e chiederti la mancia, così come fanno tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuutti i polizziotti e gli addetti dell’aereoporto, guardandoti con fare minaccioso ed intimando che altrimenti apriranno il bagaglio: FACCI PURE FACCI.
I ricatti non mi son mai piaciuti e questa sorta di mafia del bagaglio presente in tutta l’Africa enonsolo a me fa arrabbiare alquanto… Quindi TOH… Apriti il mio bel trolley firmato Fucci da 18euro18, comprato al mercato e scampato quasi incolume a variegate avventure…Vabbè,é un pò consumatello…
Sembra non piacere a nessuno, perchè me lo restituiscono intatto e chiusisssimo, con aria un pò schifata .
Ed eccoti la nostra guida.
Trattasi di acciughina italiana dalla testa rasata che par esser una delle animatrici del nostro Hotel.
Sinceramente a pelle non mi piace granché: pare stanca, scocciata(anzi scazzata) e desiderosa di star in qualunque posto con qualunque persona tranne che lì con noi.
Beh mi sbagliavo…(come spesso d’altronde); ho potuto notare durante l’intera settimana come si impegni nel suo lavoro, e quanto lo faccia con entusiasmo (come tutti i suoi colleghi italiani dell’hotel in cui ho passato la mia settimana a zanzi), quasi uno “spreco di forze” per la realtà ivi presente.
Mentre percorriamo la strada per arrivare a destinazione, ci propina notizie su Zanzibar e sull’albergo stesso, ponendo grande attenzione sulla popolazione e sul come comportarci con essa. Cose semplici, del tipo “non date le caramelle ai bimbetti che ve le chiedono:non posson andar dal dentista a farsele curare!” oppure “Non distribuite medicinali a persone del posto: non leggono l’italiano e non sanno di che si tratta, rischiando di prendersi il medicinale sbagliato per quel o quell’altro malore o di assumerlo in dosi dannose”; “non date soldini o altro ai bimbi, tantomeno in orario scolastico…” ecceccecc. cose che potrebbero sembrar scontate ma scontate non son per nulla.
Per capirlo vi basti leggere i messaggi nei vari forum di questo sito dedicati ai tanti luoghi dove la popolazione versa in grave povertà ,oppure fatevi un giretto per le spiagge africane (e non solo) od a un safari, come é capitato a me, dove i miei compagni di viaggio facevano rallentare il mezzo per buttare le caramelle ai bimbetti, col rischio non solo di carie ma anche di vederli finire sotto qualche ruota per la tanto desiderata caramella.
Che ORRORE, che tristezza…
Mi guardo intorno durante il tragitto, e vedo una vegetazione lussureggiante e le tipiche case di fango di questi luoghi, ma il tutto mi sembra con un ordine, una bellezza ed una vivacità particolare, così come sinceramente mi pare di recepire le persone lungo le strade: l’immagine superficiale che ho a primo sguardo é di una situazione meno drammatica di quanto potessi aspettarmi o di quanto recepito in Kenya, lontano dalle coste.
Forse semplicemente sono io che son cambiata, ed a distanza di 8 mesi dal precedente viaggio tendo a veder le cose in modo un pò più cinico o forse semplicemente…Realista.
Si arriva in hotel, ci assegnano le camere e poi…Inizia, sul serio, la vacanza.
La struttura é molto bella, situata su di un promontorio che va fino alla spiaggia dove si trova il fulcro vero dell’albergo, col bar affacciato su una piscinotta, una boutique, il ristorante… Ed alcune camere-tra cui la nostra- son proprio qui, a tre passi dal mare.
Il tutto é veramente piacevole, ma anche molto …Nonnepossopiù, ancoraunpòecrolloapezzi.
Chi lo gestisce, lo fa senza alcun riguardo per la manutenzione(come se stesse spremendo un limone fino all’ultima goccia) che in luoghi tanto frequentati ed in riva al mare come questo risulta fondamentale.
Tutto risulta…Superusurato, oltre che spartano, e fa pensare ad ancora pochi rantoli di vita prima del crollo totale.
Dopo aver posato i bagagli ci fiondiamo a pranzo…
cuoco italiano, porca paletta.
Non comprendo:invece del riso profumato e fantastico che spesso puoi trovare da queste parti, invece di quella deliziosa speudopolenta (nonsocomesichiama) che dovresti gustare qui e le SPEZIE, gli spezzatini di verdure e frutta,i curry ed i profumi vari e meravigliosi… Ecco gli spaghetti scotti, il risotto pastone ed un pescetto striminzito.
E gli italiani -cioé tutti- paiono estremamente soddisfatti di ritrovare questa mediocre italianità a tavola.
MA COME??? NESSUNO VUOLE ASSAGGIARE I PIATTI DI QUI????? Pare di no…L’unica serata con cibi zanzibarini é di scarso successo.
TERRIBILO.
Vabbè, ho pagato 500 eurini per stò paradiso- accontentati del riso pastone e nonrompere, visto che sei in minoranza – mi autosgrido.
C’é da dire, ad onor del vero, che tutte le bevande proposte in quest’albergo han prezzi assolumente onesti e dignitosi: gran bella sorpresa, pocihè son “abituata” a subìre prezzi assurdi, laddove questo diventa uno delle poche “fonti” di guadagno extras per le strutture che vivono con prezzi più o meno stracciati dettati dai T.O.
Bando alle ciance voglio andare assolutissimamente in spiaggia. Lo spettacolo della bassa marea é troppo bello e particolare per aspettare oltre, ed io mi son portata le mie paperotte plastichine per poter camminare coi piedi salvi.
Ovunque…Italiani. Questa meravigliosa spiaggia dalla sabbia bianchissima che pare borotalco é assoluto monopolio di noi italiani: tutti italiani sono i resort, i villaggi e gli hotel che si avvicendano per chilometri e chilometri su questo litorale. Senti italiano e solo italiano con tutte le inflessioni possibili…Le stesse perfettamente riproposte dai ragazzi in spiaggia che ti accompagnano gentilmente nelle passeggiate sulla sabbia,a due od anche di più senza mollarti un secondo.
Davanti alla spiaggia dell’hotel in cui son ospite ne stazionano una ventina, tutti vestiti uguali da pseudo masai e scopri esser ingaggiati dalla stessa struttura per “vegliare” su noi turisti italiani, per far in modo che nessuno osi turbare il nostro piccolo ghetto unilingue.
Gli stessi, che si autochiamano con improbabili quanto fantasiosi nomi italiani, ( e si sorprendono se tu vuoi conoscere il loro nome autentico…) ti dicono d’esser “assunti”, numerosi, dal gestore dell’hotel , dal quale ricevono vitto ed alloggio per tutta la stagione turistica, in cambio del loro aiuto come sorta di agenti di sicurezza.
Boh. Personalmente, lasciando da parte la loro estrema gentilezza, mi son sentita in una specie di paradiso finto e mascherato, quasi una comparsa di un film svolto ai tropici, dove gli attori vestiti tutti uguali, con tanto di estenscion e treccine posticce recitano la parte di ex prodi guerrieri.
E siccome sono estremamente curiosa e non smetto mai di far domande, mi lascio accompagnare nelle loro boutiques, ossia dei banchetti lignei posti sulla spiaggia ai due lati dell’hotel, per vedere il magnifico artigianato che loro propongono (identico a quello visto e comprato in Kenya, perchè in effetti proprio da lì arriva) in cambio della loro gentile presenza, e mi viene raccontato che per questi magnifici spazi, questi splendidi negozi che loro si costruiscono da soli devono pagare un affitto.
Splendido.
C’é chi specula anche su questo.
Perchè notoriamente le spiagge son DI QUALCUNO e guai a non guadagnare sui trenta centimetri occupati da queste spettacolose attività commerciali: anche perché quel qualcuno, cavoletto, fornisce vitto ed alloggio per tutta la stagione!!!! Chissà come sarebbe bello se questi giovani uomini usassero il loro tempo per riparare ciò che nell’Hotel stà cascando a pezzi (imparando così anche qualche lavoretto più utile dell’accompagnare turiste dal sederone grosso) e tutti gli spazi attorno,i moli, ed i pontili spazzati da non so quale mareggiata di chissà quanto tempo fa…
ma questo bisognerebbe dirlo a chi gli fornisce l’incredibile opportunità di fare i buttafuori dei mari.
Faccio fatica a seguire i loro discorsi mentre cammino verso la barriera corallina. Troppo attenta alla magnifica vitalità che pulsa nelle pozze d’acqua lasciate dal mare, tra sabbia rocce e coralli morti: ricci di tutti i tipi e colori, stelle marine grandi e piccole, rosse gialle e persino blu, pescioletti, pesci roccia e pesci palla…Mamma mia che meraviglia! Fin quando un accompagnatore masai prende una bellisssssssssssssima conchiglia da una pozza e me la offre in dono. “ricordo di Zanzibar” mi dice…Prendo la conchiglia e la guardo attentamente,l’accarezzo poi ringraziandolo la rimetto in mare.
-Grazie, sei gentilissimo, ma la sua casa é qui, non in un vaso in Italia.- Poi esce fuori la parte “maestrinatumistufi” ed inizio a raccontargli che é proibitissimo portare via conchiglie, coralli e sabbia. E’ proibitissimo perché se ognuno di noi portasse via anche solo una manciata di sabbia ed una conchiglietta questo paradiso, che é la loro “banca”unico e vero tesoro, cambierebbe, si deturperebbe senza via di ritorno.
Gli ho raccontato che da noi in Italia c’erano delle isolette meravigliose con spiagge indimenticabili, e che ora -da vent’anni a questa parte- sono delle isole/fantasma, completamente ed irrimediabilmente rovinate dagli uomini.
Gli ho chiesto di non regalar più nè una conchiglia, nè la sabbia, e neppure un pezzo di legno.
Ha riso come un ragazzino stupìto, e mi ha detto che sono un pò strana.
Su questo, devo esser sincera, concordo appieno.
Nel frattempo mi ero incamminata alla ricerca delle donne che ore prima avevo visto passare sulla spiaggia a gruppi di 3/4, portando dei cesti sulla testa; i ragazzi che mi accompagnavano ostinatamente mi raccontarono che stavano lavorando.
E così più in là le ho viste accovacciate sull’acqua, il mare fino ai polpacci, sotto il sole cocente a raccogliere qualcosa.
Vengono messi dei bastoni, come se il mare fosse un campo, tra cui vengon tirati dei fili…Su di essi crescono e si arrampicano delle bellissime alghe che paion pizzi veneziani, che poi le donne devon raccogliere, pulire ed essicare per -infine- poterle vendere.
Sembra siano molto ricercate perchè versatili, adatte sia per forgiare dei tessuti, che per uso decorativo,oltreché alimentare e e che i maggior acquirenti siano i…Cinesi. I Cinesi, quelli che hanno la manopera a prezzi allucinanti, comprano loro le alghe.
Sarò pazzerella, ma a me viene il magone guardando queste donne ed il loro lavoro.
E’ il mare a togliermi dall’imbarazzo che mi ha investita, il mare che stà arrivando, come la mia tristezza, e che fa terminare il loro lavoro; il mare e la mia schiena paonazza,nonostante l’alta protezione e la tunica che ho addosso.
Torno in hotel e m’informo sulle gite.
Devo dire che i prezzi delle stesse sono nettamente inferiori a quanto potessi pensare:andiam dai 25 eurini ai 65, per qualche gita d’intera giornata.
Esiste anche la possibilità di un pacchetto speciale, acquistando il quale hai diritto ad una cena luculliana a base di aragoste, gamberoni e mitusò.
Accetto il compromesso (visto che non ero sola…) di acquistare tre gite, senza l’opzione della mangiata con aragoste e mitusò. Personalmente mi sembra una quasi imposizione (hanno aderito alla cosa il 90 % degli Ospiti ,un pò assurda perchè qui il pesce ha costo zero, e dovrebbe esser in abbondanza nel buffet quotidiano, al posto della pasta scotta e riso pastone…) m’informo anche sulla possibilità di prenotare un taxi che mi propongono (malvolentieri) per 40 euro la mezza giornata e 60 l’intera.
Sinceramente credo che questo sia il mezzo più comodo e duttile per visitare Zanzibar, tolta l’opzione di noleggiare un auto per la quale ci vuole un permesso speciale, visto che la patente italiana lì non é valida, e che conviene cercare nella capitale in agenzie specializzate (quindi a mio parere é un’ottima soluzione se vi fermate per più settimane); con il taxi -la cui spesa potrete dividere in più persone, guide cartacee e cartina alla mano, potrete visitare le parti interessanti dell’isola coi VOSTRI TEMPI, a modo vostro, e non con quelli dell’accompagnatore del gruppetto di cui fate parte.
Oltre al fatto che la famosa gita alle piantagioni di spezie, da tutti proposta e da tutti fatta (visto che questa é l’isola delle spezie) é un giro senza senso tra (poche) piante sistemate appositamente per i turisti in una finta piantagione.
Imperdibile , a mio parere, Stone Town …Da girare con calma, per potersi letteramente “perdere” nelle sue stradine, nelle viuzze, guardando ler magnifiche porte in legno finemente intarsiate, dove vi ammalierà lo stile unico e personalissimo delle costruzioni, mix di stili dal fascino di favola (moresco/arabo/persiano/indiano europeo…) che si trova anche nei volti delle persone che ivi abitano.
Eppure ringrazio la frustrazione provata nell’esser il numerino di un posto del pulmino dell’albergo che mi ospitava (e non una passeggera dei bellissimi e pittoreschi dalla-dalla locali) e di aver pagato la gita fatta il giorno seguente…
mezza giornata alla scoperta delle tartarughe marine nella spiaggia di Nungwi.Rringrazio la mia proverbiale pigrizia nell’aver accettato questa gita organizzata che mi ha portata in un INFERNO per tartarughe…Nascosta da un recinto che pare di abitazione privata, subito dopo il villaggio, abbiam trovato una pozza d’acqua fetida, puzzolente, putrida, fangosa dove sono ammassate delle tartarughe marine. Poco più in là una vasca di cemento, che pare un lavatotio ed invece é una sorta di nursery per tartarughine , ed ancora appoggiati di qua e di là piccoli catini di plastica dove ci sono altre tartarughine che i turisti possono prendere, accarezzare, toccacciare, fotografare.
E lo chiamano vivaio.
Il nome che gli dò io é molto ma molto diverso.
La bellezza del tramonto visto quella sera, non ha cancellato l’immagine di quel posto.
Mi son ripromessa che in Italia avrei cercato di far presente quella situazione pazzesca, mi sarei mossa quanto possibile per portarla alla conoscenza dei più.
Ho scritto diverse mail e fatto telefonate, con risultati deprimenti se escludiamo il wwf svizzero, che mi ha fornito indirizzo della “sezione africana” che si occupa di quei luoghi, che ha sede in Kenya.
In Kenya, appunto. Ho scritto, ma credo che in questo momento abbiam da affrontare problematiche molto più immediate e difficili che non “vedere” quanto scritto da me.
Che fare allora? Io continuo a scrivere a destra e manca, ma chiedo a chi capita in quei posti essenzialmente due cose: la prima, di provare a vedere di persona quanto ho scritto, fotografare il più possibile, non lamentarsi in loco (che a poco e nulla servirebbe) ma una volta tornati in patria, tempestare di messaggi,lettere, mail e quant’altro le varie associazioni che fungono da protezione di questi animali che dovrebbero “godere” di protezione internazionale, con tanto di legislazione apposta; e scrivere alle strutture che organizzano questa gita vergognosa, pregando loro di tener in considerazione quanto sia allucinante, pregando loro di cancellarla (trattasi di strutture a gestione italiana: ho trovato questa gita in più programmi di hotel e resort, visibili via web).
SCRIPTA MANENT, ed a forza di scrivere, forse qualcosina si riuscirà ad ottenere, a fare.
Ultima piccolo appunto di viaggio : all’arrivo in aereoporto, poco prima di scendere dall’aereo lo stesso (e quindi noi tutti)viene “disinfestato” con l’uso di apposito spray. Prassi comunemente adottata al rientro dalle vari stati africani, e mi chiedo come mai non all’andata:anche(o soprattutto) noi italiani siamo portatori di micidiali e nocivi…Anellidi di fumo.
P.S. Ringrazio e saluto quanti conosciuti in vacanza, x l’ottima compagnìa, la gentilezza, il buonumore e la sana ironìa, trasmessimi dall’inizio alla fine di questa settimana zanzibarina.