Sapessi come è strano andare in vacanza a Milano

Chi di noi non è mai stato a Milano, magari per una prima alla Scala, o una partita di calcio a San Siro o semplicemente un giro di shopping nel Quadrilatero della moda? Passarci una vacanza è un’altra cosa, e qui vi spieghiamo perché!
Scritto da: letisutpc
sapessi come è strano andare in vacanza a milano

In un fine inverno che profuma di primavera, da strenui sostenitori del turismo di prossimità che però hanno esaurito tutti i luoghi più prossimi, ci viene una folle idea: Milano, perché no? È vero, l’abbiamo vista tante volte, ma sempre di fretta, e mai con attenzione, quindi…si va!

  • Mezzo di trasporto: Italo treno
  • Alloggio: ci affidiamo come sempre ad Airbnb e, prenotando con un mese di anticipo, riusciamo a trovare un grazioso appartamento, zona Porta Nuova, ad un prezzo che per Milano ci sembra accessibile: scopriremo poi che la settimana da noi scelta è quella della Fashion week, una delle più gettonate dell’anno.
  • Guide: Siccome Milano la conosciamo già un po’, abbiamo deciso di andare alla ricerca di luoghi insoliti, per questo abbiamo costruito il nostro itinerario grazie a 111 luoghi di Milano che devi proprio scoprire, Milano insolita e segreta e The Monumentale cemetery of Milano, oltre a tante notizie, blog e approfondimenti sul web e le Instagram stories di milanesi doc che ci hanno portati a spasso per la città.

Giorno 1 – Dal liberty a Lady Gaga

Arrivati puntualissimi alla Stazione Centrale, prendiamo la metro che ci porta in Piazza Repubblica. Prima cosa che notiamo, oltre al traffico intenso, è il tepore di questa mattinata milanese. Noi ovviamente siamo vestiti come Totò e Peppino appena sbarcati dal sud.

Tempo di arrivare al nostro alloggio, fare conoscenza con l’host e l’appartamento veramente grazioso, mangiare qualcosa e subito schizziamo fuori di casa per non perdere neanche un istante di questa bella giornata. La nostra meta è Villa Necchi-Campiglio, ma per arrivarvi attraversiamo prima i Giardini Montanelli, dove tanta gente si sta godendo questo sole quasi primaverile. All’interno dei giardini non si può non notare lo splendido edificio in stile neo gotico che ospita il Museo di storia naturale. Pochi passi e siamo su Corso Venezia dove incontriamo Palazzo Castiglioni, magnifico esempio di liberty milanese, oggi sede della Confcommercio. Si dice che all’inaugurazione del palazzo, nel 1903, suscitarono immenso scandalo le due figure di donne nude che sormontavano il portale e che valsero all’edificio il soprannome di “Ca’ di ciapp”: il clamore fu tale che le statue furono rimosse e trasferite a Villa Faccanoni, sede della Clinica Columbus, dove tutt’ora si trovano.

Pochi passi ed eccoci in un altro luogo iconico di Milano, villa Invernizzi con la sua colonia di fenicotteri rosa, che sbirciamo attraverso la cancellata. A giudicare dall’aspetto, sembra proprio che i volatili siano a loro agio in questo posto non proprio caraibico… misteri  della natura!

A poca distanza da qui, in via Serbelloni, eccoci di fronte all’enorme orecchio di Wildt, fenomenale citofono (oggi in disuso) del palazzo Sola-Busca, per i milanesi “ca’ de l’orèggia”: è incredibile come nello spazio di pochi metri siano racchiusi tanti gioielli, ma il meglio deve ancora venire, ovvero Villa Necchi-Campiglio, splendido esempio di residenza razionalista firmata negli anni 30 da Piero Portaluppi. Sono anni che desideriamo visitarla ed averla vista in tutto il suo splendore nel recente film di Ridley Scott “House of Gucci”, ci ha fatto aumentare la voglia di scoprirla.

La prima sosta la facciamo nel bellissimo giardino, con magnolie ed alti alberi secolari e curatissime aiuole con viole del pensiero ed altri fiori primaverili. In un angolo la piscina, che pare sia stata la prima apparsa in una casa residenziale milanese. Il rigore razionalista della facciata è mitigato dalla forma semicircolare della pensilina d’ingresso, che dona all’edificio un aspetto davvero regale. Guardando la villa, altri particolari bizzarri colpiscono la nostra attenzione: niente paura, i gentilissimi volontari del FAI sono pronti a rispondere ad ogni domanda e a soddisfare ogni curiosità. A vigilare sulla villa una copia del Dormiente di Arturo Martini, a cui fa da rimando l’Amante morta, dello stesso Martini, collocata sotto le scale dell’ampio salone d’ingresso.

È ora di entrare, l’emozione è tanta e la hall ci appare subito in tutta la sua grandiosità con quadri, mobili e suppellettili di inestimabile valore. Uno degli ambienti più belli, a mio parere, è la veranda/giardino d’inverno, con un fantastico e sinuoso divano verde che richiama il colore delle piante nelle fioriere esterne, per non parlare delle opere disseminate nella stanza e della magnifica porta scorrevole dal sapore orientale. Oltre non voglio dilungarmi per non togliere a chi legge il piacere di scoprire di persona ed in ogni suo particolare questo luogo raffinato ed elegante. L’impressione è che questa casa sia ancora viva, come se l’industriale Angelo Campiglio, la moglie Gigina Necchi e la sorella di lei, Nedda, non se ne fossero mai andati e si stessero preparando per uno dei loro fenomenali ricevimenti, indossando un bell’abito, una stola di visone e un cappellino sfizioso scelti fra quelli che sono riposti con cura nei guardaroba delle sale padronali. Ci aspettiamo anche che da un momento all’altro faccia la sua comparsa Lady Gaga, nei meravigliosi abiti Gucci vintage degli anni 70.

Questa visita ci ha riempito gli occhi di lusso e bellezza, ma la dose quotidiana non è ancora finita. A pochi passi da qui ci attende la splendida casa Berri Meregalli, esempio di architettura eclettica ed originalissima fin dalla sua collocazione angolare. Sbirciando aldilà del portone vediamo in fondo all’ingresso la statua della Vittoria alata di Adolfo Wildt. Mentre ci attardiamo ad ammirare i particolari della casa, ecco uscire due modelle e un fotografo, pronti per uno shooting fotografico lungo la via. Nella settimana della moda tutto e possibile… Ciliegina sulla torta del nostro liberty tour le case Galimberti e Guazzoni di Via Malpighi: in una figure colorate maschili e femminili impreziosiscono finestre e balconi, nell’altra è tutto un trionfo di putti e balconi meravigliosi.

Per non farci mancare nulla e tornare con i piedi per terra, casualmente capitiamo davanti ad un’altra casa famosa, anche se non quanto le precedenti: si tratta dell’abitazione di “Ho fatto splash”, film cult degli anni 70 del regista Maurizio Nichetti passato recentemente in tv, una sorta di Flat iron formato milanese proprio all’inizio di Corso Buenos Aires.

Ed è proprio in questa grande via dello shopping che finisce il nostro primo pomeriggio meneghino: ormai siamo stanchissimi, avendo sempre camminato a piedi, ma il tempo di visitare qualche negozio lo troviamo.

Riguadagnata la via di casa, ceniamo nel pub “Friends” di Piazza Principessa Clotilde poi, una volta nel nostro appartamento, ci godiamo la vista incomparabile della skyline di Citylife, davvero strepitosa. Buona notte Milano!

Giorno 2 – Cemetery safari, Chinatown ed arte contemporanea

Dalle enormi vetrate del nostro appartamento spunta un bellissimo sole quindi, dopo una colazione casalinga, ci incamminiamo, sempre a piedi, verso il cimitero monumentale, prima tappa della nostra giornata. En passant, lungo il tragitto incontriamo due luoghi molto diversi fra loro ma interessanti sia dal punto di vista storico che architettonico, ed anche socio-culturale. Il primo è il Palazzo del cinema Anteo, progetto di nicchia degli anni 70 cresciuto nel tempo fino a diventare una multisala dotata anche di ristorante e libreria, un vero paradiso per i cinefili!

L’altro è l’enorme e futuristica sede tutta in vetro di Amazon Italia, dalla parte opposta dei Bastioni di Porta Nuova. Certo che Milano non smette mai di sorprendere, con i suoi contrasti davvero strabilianti fra vecchio e nuovo, tradizione e modernità.

Prima di raggiungere la nostra meta, ci concediamo una breve passeggiata su Corso Garibaldi, giusto il tempo di vedere qualche bella vetrina ed il grande murale di Gucci.

In fondo a via Ceresio il cimitero monumentale si mostra in tutto il suo bianco splendore: al punto informazioni chiediamo una piantina di questo enorme complesso, così da poter identificare i monumenti che vogliamo vedere evitando di vagare a vuoto.

La nostra prima visita è al magnifico famedio, con al centro, sotto la cupola blu, il monumento funebre del milanese più insigne, Alessandro Manzoni. Su un lato Carla Fracci, altra milanese doc recentemente scomparsa. Nella cripta sottostante riposano invece tanti personaggi illustri, dai politici, ai musicisti, ai famosi Dario Fo, Franca Rame e Enzo Jannacci.

Il nostro itinerario ci porta alla scoperta di sepolcri bellissimi, alcuni opera di scultori famosi del calibro di Wildt, Manzù, Pomodoro, Medardo Rosso, altri di semplici artigiani, ma altrettanto belli e struggenti.

Il monumento funebre più bello e scenografico è forse quello della famiglia Campari, una gigantesca Ultima cena firmata Castiglioni, ma quello che mi ha fatto stringere il cuore è di una bimba che tiene in mano una bambola, nella parte acattolica del cimitero. Tenerezza infinita…

Visto che si è fatta l’ora di pranzo decidiamo di cambiare decisamente scenario e di visitare via Paolo Sarpi, cuore della Chinatown milanese. Seguendo i consigli trovati in rete, ci mettiamo in fila davanti alla Ravioleria Sarpi: i ravioli vegetali che assaggiamo sono davvero deliziosi, soprattutto se accompagnati, come dolce, dai mega cannoli siciliani di “A Vucciria”, altrettanto buoni. Riempita la pancia ci dedichiamo al passeggio in questa via multicolor, piena di negozi di elettronica, ristoranti, market alimentari con scaffali coloratissimi pieni di ogni ben di dio made in Cina ed il grande Oriental mall.

Per la nostra prossima tappa è indispensabile prendere la metro (meno male), nella fattispecie la nuova linea lilla che da piazza Gerusalemme ci porta a Ponale da dove raggiungiamo l’Hangar Bicocca, sede della mostra Metaspore di Anicka Yi. L’ingresso alla mostra è gratuito, previa registrazione che abbiamo fatto stamani via mail.

Un nuovo scenario è davanti ai nostri occhi: si tratta di una zona industriale dove la società Ansaldo Breda produceva carrozze e locomotive. Passata alla Pirelli all’inizio degli anni 2000, l’enorme spazio (1500 mq) è stato riconvertito in polo per l’arte moderna e contemporanea, in grado di ospitare opere ed installazioni anche di grosse dimensioni.

All’entrata ci accoglie La sequenza, scultura in ferro di Fausto Melotti, dopo di che si entra nel corpo chiamato Shed, una costruzione di mattoni rossi tipicamente industriale: è qui che venivano realizzate le locomotive e le carrozze ferroviarie pronte a viaggiare in ogni dove ed è qui che è stata allestita la prima mostra italiana dell’artista giapponese Anicka Yi, che coniuga sapientemente il mondo dell’arte con quello della biologia.

Dietro allo Shed sorgono le Navate, altro mega spazio che ospita l’installazione permanente I Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer: l’impatto visivo è davvero emozionante!

Ultima ma non ultima opera permanente, Efemero, gigantesco murales dei fratelli brasiliani Osgemeos, un enorme ragazzo in felpa e zainetto aggrappato ad un vagone della metropolitana milanese: anche se il nome suggerisce il suo carattere temporaneo, il murales è qui dal 2016 ed è ancora ben visibile.

Ripresa la linea lilla della metro approdiamo a Porta Garibaldi, dove ci accolgono i mega grattacieli di Citylife: la nostra guida insolita segnalava i graffiti del binario 20, ma la stanchezza ce li fa dimenticare. Vorrà dire che li vedremo un’altra volta, magari associandoli ad un tour del quartiere dell’Ortica, dove pare che i murales siano bellissimi.

Stasera non abbiamo voglia di uscire a cena, ci accontentiamo di una spaghettata nel nostro appartamento seguita dalla visione di un film su Netflix.

Giorno 3: Mostre, shopping e lo sciopero dei mezzi.

Il menù turistico di oggi prevede la visita al MUDEC con la mostra di Mondrian: belli carichi ci avviamo alla stazione Moscova della metro ma, sorpresa, è sciopero dei mezzi, quindi serve un piano b. Niente di più facile, optiamo per la mostra di Sorolla che inaugura oggi a Palazzo Reale, più vicino a dove ci troviamo.

A piedi attraversiamo Brera, il luogo più parigino di Milano, con i suoi negozietti, i bar e le chiese che allietano la nostra passeggiata. Finalmente, a 3 giorni dal nostro arrivo, vediamo il Duomo! E’ anche ora di fare un po’ di sano shopping, a Milano ci sono negozi talmente belli che è impossibile non visitarli. Mentre io mi dirigo verso lo store Uniqlo, Francesco opta per la mega libreria Hoepli: dopo 2 ore ci ritroviamo in piazza Duomo, abbastanza affollata di turisti ma anche di fotografi e modelle per i servizi fotografici sotto la Madonnina. Dopo un pranzo con gli hamburger di Five guys siamo pronti per la mostra Sorolla, pittore di luce. Pensavamo, visto che oggi è il primo giorno di apertura, di trovarla gremita di gente, invece non c’è quasi nessuno, il che ci permette di ammirare con calma e tranquillità le opere di questo splendido pittore spagnolo che con i suoi quadri illumina letteralmente le sale austere del Palazzo reale.

Di splendore in splendore, usciti dalla mostra facciamo un salto da Tiffany, tanto per lustrarci un po’ gli occhi.

Visto che si è alzato un vento freddo e pungente ci viene l’idea di salire su un tram a caso e riposarci andando in giro per la città. Sfortuna vuole che alle 18 ricominci lo sciopero dei mezzi: appena lo capiamo balziamo fuori dal tram in una località ancora abbastanza vicina al centro. Trovandoci vicini ad un supermercato ne approfittiamo per fare spesa per la serata: il cassiere ci conferma che la metro è chiusa, ma i tram e gli autobus forse circolano … o forse no, perché tutti quelli che passano hanno la dicitura fuori servizio, quindi, poveri noi, con l’aiuto di Google (grazie Google!) ci avviamo gambe in spalla verso casa. Unica nota positiva il fatto di passare davanti a luoghi che in metro non avremmo visto, tipo il Teatro alla Scala, via Montenapoleone e via Manzoni con il gigantesco Armani hotel. Il traffico, in assenza di mezzi, è impazzito e le auto creano un serpentone infinito per le vie cittadine. Nel giro di 45 minuti, attraversando in diagonale la città, torniamo a casa, at last!

Giorno 4: Fra MUDEC e Navigli

Il nostro sabato milanese ci porta finalmente al Mudec. Arrivati in metro alla stazione di Porta Genova, costeggiamo la ferrovia per poi percorrere via Tortona, piena di osterie (una fra tutte la famosa Osteria del binari) e piccole boutique di abiti, scarpe e borse, poi scopriremo il perché.

Davanti all’edificio che ospita il Mudec troviamo un insolito affollamento e ci sembra strano, visto che negli altri musei visitati non c’era praticamente nessuno. Ben presto abbiamo la risposta: è la settimana della moda, ed in questa zona, fatta di ex fabbriche riconvertite in show rooms, si svolgono sfilate ed eventi.

Il museo che andiamo a visitare è stato ricavato in una porzione del grande complesso industriale delle acciaierie Ansaldo: provate a dare un’occhiata su Google Earth, la fabbrica occupava un intero isolato! La sigla Mudec sta per museo delle culture che raccoglie tutte le raccolte etnografiche extraeuropee di proprietà del comune di Milano, un tempo ospitate al Castello Sforzesco ma inaccessibili al pubblico fin dal dopoguerra per carenza di spazi adeguati.

Ora, tutto questo vastissimo ed interessantissimo patrimonio (a cui si accede gratuitamente con apposito biglietto da richiedere alla cassa) costituisce il nucleo permanente del Mudec, al cui si affiancano mostre temporanee come quella che visiteremo noi, Piet Mondrian, dalla figurazione all’astrazione.

Una bella scalinata ci porta al primo piano, con una vasta piazza circondata dalla parete in vetro ad effetto ondivago, progettata dall’architetto inglese David Chipperfield.

Chi, come me, conosce Mondrian solo per la sua appartenenza al Neoplasticismo rimarrà stupito nel percorrere la sua evoluzione pittorica che parte da una figurazione classica tipicamente olandese fatta di paesaggi, mulini, gruppi di armenti e fiori fino ad arrivare appunto alle forme geometriche del neoplasticismo, che si adattano alle sonorità del jazz di cui il pittore fu un entusiasta seguace. Per noi questa mostra è stata una bella scoperta, lo stesso vale anche per la collezione permanente che raccoglie 7000 fra oggetti, vasi, suppellettili, abiti e tanto altro materiale proveniente da tutte le parti del mondo, dall’antichità ai giorni nostri. La parte che abbiamo preferito è quella relativa alla contemporaneità, ai flussi migratori della Milano del 20. Secolo ed alla Milano globale del 21. Secolo.

Dopo circa 3 ore lasciamo il museo, soddisfatti di quanto abbiamo visto e scoperto. Ripercorrendo in senso opposto via Tortona, ci fermiamo a mangiare un poke molto gustoso poi ripartiamo in direzione Darsena, curiosi di vedere uno degli emblemi della movida milanese. Sulle nostre guide leggiamo che dal 1600 la Darsena fu un vero e proprio porto che fece di Milano la 3° città portuale d’Italia per la quantità di merci ricevute. Le cose cambiarono con l’avvento del consumismo e del trasporto su gomma, tanto che nel 1979 in darsena cessò ogni attività commerciale e l’area divenne prima un parcheggio per i locali dei Navigli, poi una vera e propria discarica a cielo aperto nonché luogo di ritrovo per tossici e spacciatori. Grazie all’Expo del 2015 iniziò un’opera di bonifica e riqualificazione i cui risultati sono oggi davanti agli occhi di tutti. Anche noi, come i milanesi, ci sediamo sul bordo del canale a farci coccolare dal sole.

Dopo un’oretta ci alziamo a malincuore per raggiungere un’altra zona iconica della città, i Navigli, non prima di avere visitato la basilica di Sant’Eustorgio.

Eravamo già stati sui Navigli anni fa, quando l’atmosfera era più tranquilla e si poteva coglierne lo spirito bohemien, cosa difficile oggi, con decine di persone già sedute ai tavoli dei bar per l’aperitivo (nonostante non siano ancora le 5 di pomeriggio), imbonitori all’entrata dei locali che invitano a sedersi e tanta, troppa gente.

Preferiamo riprendere la metro a Porta Genova e tornare in Corso Buenos Aires per vedere qualche negozio. Ne approfittiamo anche per acquistare dei bei dolci in una pasticceria napoletana: babà e sfogliatelle ed anche un cannolo che non è napoletano ma ha un aspetto davvero invitante. Arrivati a Piazzale Loreto facciamo dietrofront e con la metro verde torniamo a Moscova. Anche oggi è stata una giornata intensa, tornando a casa compriamo del sushi da mangiare nel nostro appartamentino con vista panoramica: chi si muove di qui?

Giorno 5: In carrozza si parte (ma si ritorna…)

Trolley in mano percorriamo per l’ultima volta il tragitto verso la metro Moscova, questa volta con meno entusiasmo, visto che dobbiamo far ritorno a casa. Questi 5 giorni sono letteralmente volati e tante sono le cose che non siamo riusciti a vedere, per non parlare dei musei non visitati. Davanti alla grande mela di Pistoletto che domina il piazzale della stazione centrale ci promettiamo di ritornare entro la fine dell’anno per altri itinerari urbani insoliti ed altre mostre imperdibili.

A differenza del passato, questa visita a Milano ci ha trasmesso tanta energia positiva, curiosità e voglia di approfondire quello che abbiamo visto e scoprire quello che ci è sfuggito: aldilà dei simboli come il Duomo, la Scala o la Galleria, la maggior parte delle bellezze milanesi più autentiche sono nascoste e vanno cercate con cura ed apprezzate in tutto il loro splendore. Abituati alla tranquillità della nostra città di provincia non potremmo mai vivere qui, ma ci piace pensare che in due ore di treno è possibile arrivare e fare il pieno di eventi, energia e tanta bellezza.

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