Uzbekistan magico, un popolo gentile e cordiale
Samarcanda ci evocava un’atmosfera magica e quindi abbiamo iniziato da lì. Amici e altra gente che aveva fatto il viaggio ci aveva parlato di un popolo amabile, ma non avremmo mai immaginato fino a che punto. E’ stato un viaggio facile e molto piacevole, nonostante la difficoltà della lingua.
Partenza in due, Davide e Cristina, da Milano Linate per Riga dove prendiamo il volo al volo per Tashkent, proprio cos’, 10 minuti per cambiare aereo, però tutto funziona e ci troviamo sul volo Air Baltic per Tashkent.
Scopriamo che molti italiani hanno avuto la nostra stessa idea e hanno cambiato aereo al volo per Tashkent. Arriviamo all’1:30 di notte sbrighiamo le pratiche doganali in un oretta tra cui la compilazione del foglio dove dichiariamo i soldi e le attrezzature elettroniche in nostro possesso.
All’esterno dell’aeroporto ci attente un addetto del B&B che ci è venuto a prendere e ci porta al Gulnara B&B, prenotato via internet da casa, in una Tashkent completamente deserta. Arriviamo in camera e andiamo a letto verso le 3,30 stanchi morti. Al mattino alle 11 ci alziamo e facciamo colazione nel bel cortile del Gulnara in compagnia di ospiti francesi e alcuni italiani tutti molto tranquilli che chiacchierano tra loro senza fretta, il gestore è gentilissimo e ci dà alcune dritte su Tashkent e l’Uzbekistan, ci fa anche da cambia valuta ad un prezzo migliore delle banche.
Usciamo per la città, ci troviamo a poca distanza dalla fermata della metro del Chorsu Bazar, un enorme mercato dove si vende di tutto dalla frutta ai letti. Ci perdiamo alla ricerca della metropolitana, vaghiamo per il mercato poi, trovata l’entrata, prendiamo la metro, bella, economica (½ dollaro una corsa in due) e con poliziotti onnipresenti: tre volte su tre ci chiedono di aprire lo zaino.
Ci muoviamo agevolmente con la metro tra un luogo e l’altro della città tramite la metro semi deserta. Andiamo alla stazione per cercare il treno per il giorno dopo per Samarcanda ma c’è molta fila e due ragazzi americani ci convincono che è meglio andare in taxi.
Dopo aver girato per la città e aver acquistato sete in un magazzino stile sovietico, torniamo verso il B&B e ci fermiamo al mercato Chorsu. Decidiamo quindi di recarci al centro islamico, contrattiamo il prezzo con un tassista, che non parla inglese, una scena molto divertente che forma un capannello di gente a curiosare e alcuni ragazzi si offrono di tradurre la trattativa per noi. Tutto molto divertente e con molta calma troviamo un accordo e ci facciamo portare al centro islamico, una struttura enorme ma moderna dove incontriamo gli ospiti italiani del B&B e torniamo a piedi con loro all’hotel.
Dopo la doccia usciamo al buio della strada, non c’è illuminazione e ci aiutiamo con il cellulare, vicino troviamo una specie e fast food locale Ziman dove mangiamo dei buonissimi spiedini di kebab, spendendo circa 6 dollari e mezzo in due.
Alla mattina ci alziamo alle 8 c’è un bel sole c’è caldo ma non asfissiante, paghiamo il Gulnara (88 dollari 2 notti in due) salutiamo e ci avviamo in metro alla stazione degli autobus e taxi collettivi per Samarcanda. Usciti dalla metro veniamo assaliti dai tassisti che sono disponibili a portarci dovunque, cerchiamo con lo sguardo dove sono gli autobus, ma non li vediamo (siamo usciti dalla parte sbagliata della metro), cosi ci accordiamo con un ragazzo per 17 dollari in due per il viaggio fino a Samarcanda, attendiamo che il taxi si riempia con altri due passeggeri e partiamo per 3 ore e mezza di viaggio.
Ci porta fino all’hotel Antica, prenotato la sera prima da Tashkent e scelto tra le proposte della Lonely (faremo così per tutto il viaggio facendo prenotare dall’hotel in cui siamo l’hotel successivo, scelto sulla Lonely), l’hotel antica è nella città vecchia, un bellissimo posto vicino al mausoleo di Tamerlano con un bellissimo giardino e dove si incontrano persone di tutti i tipi, italiani, francesi inglesi, viaggiatori con tante storie particolari, una gestrice veramente efficiente, una forza della natura, pronta per ogni nostra esigenza. Visitiamo subito il vicino mausoleo di Tamerlano Gun-I-Amir poi ci spostiamo in piazza del Registan purtroppo chiusa a causa delle prove per un festival musicale, è aperta solo da mezzogiorno alle tre di pomeriggio.
Passeggiamo per i larghi viali pedonali di Samarcanda fatti costruire dalla figlia del presidente dell’Uzbekistan, eliminando alla vista la città vecchia chiusa con un muro che circonda la zona turistica, solo alcune porte permettono di inoltrarsi nella città “non turistica”.
Visitiamo l’imponente moschea di Bibi Kanum, poi torniamo all’hotel a piedi, a Samarcanda sembra tutto vicino ma farlo a piedi è diverso.
La sera usciamo a cercare un ristorante segnalato dalla Lonely ma non riusciamo a trovarlo, capitiamo in un ristorante armeno sulla strada dove cucinano carne direttamente sulla strada, mangiamo del buon pollo allo spiedo per 12 dollari in due.
Torniamo passeggiando nei vialoni stile sovietico del centro di Samarcanda di notte.
Sveglia alle 8, la colazione, servita nel giardino, è abbondantissima e spettacolare. Ci avviamo verso il mausoleo Sah-I-Zinda un grosso complesso funerario punto di riferimento per l’islam, nella visita incontriamo parecchi italiani. Dalla lettura del libro di Terzani “Buonanotte signor Lenin” apprendiamo che i gradini per salire al complesso sono da contare sia in salita che in discesa, per una stana combinazione dovrebbero essere di numero diverso nelle due direzioni (dipende dallo stato d’animo), ma a noi risultano uguali.
Poi a mezzogiorno corriamo al Registan per visitare il gioiello di Samarcanda, la piazza è spettacolare ma le Madrase sono un po’ deludenti in quanto all’interno non ci sono altro che negozietti che vendono merce per turisti. La cosa interessante è un poliziotto che per 4 dollari ci fa salire su di un minareto chiuso al pubblico (anche se alla fine chiede a tutti se vogliono salire).
La piazza è delimitata da tre maestose Madrase, ex scuole coraniche di diverse epoche, La piazza è attualmente chiusa da una tribuna montata per il festival musicale (a settembre ci saranno i festeggiamenti per i 20 anni della “repubblica”). Le cupole azzurre e i minareti sono comunque uno spettacolo unico. Diciamo che però al tutto manca in po’ di anima.
Trattiamo con un taxi e per 15000 sum (3 dollari) ci porta all’osservatorio di Urug-Bek bello, ma rimane poca roba e alla tomba di San Daniele il sarcofago del santo è lungo 18 metri (la leggenda vuole che la salma del Santo cresca di un cm all’anno). Poi, a piedi facciamo una passeggiata nel quartiere ebraico fino alla sinagoga nel cuore della città vecchia al di la del muro che delimita la zona turistica. La gente, sopratutto i bambini, salutano incuriositi chiedendo in inglese da dove veniamo o come ci chiamiamo, e questo succederà di continuo in tutto il viaggio, ci doneranno tantissimi sorrisi e saluti con la mano, ci domanderanno spesso di fargli una foto per poi potersi vedere, dimostreranno curiosità sulla nostra provenienza ma mai nessun bambino ci chiederà soldi o oggetti.
La sera partecipiamo ad una cena organizzata dall’Hotel, su prenotazione (16 dollari in due), in una casa originale del 1800, dove la famiglia che abita la casa cucina per noi, menu fisso molto buono, siamo a tavola con Andrea un italiano che vive a Hong Kong, David uno svizzero, poi un inglese e due francesi. La bella serata si svolge tra chiacchiere e racconti di esperienze (a volte incredibili). Andrea il ragazzo italiano, viaggia da solo in bicicletta e arriva dall’Iran e sta andando in Cina, David il ragazzo svizzero, anche lui viaggia solo, arriva dalla Mongolia in moto ed è in giro da 6 mesi.
La mattina dopo ci alziamo, ci accoglie la splendida colazione nel giardino, poi la gestrice del hotel ci procura un taxi per 45 dollari che ci porta a Shakrishabz, città natale di Tamerlano (2 ore di viaggio tra le montagne del Pamir) e ritorno nel pomeriggio, il taxista non parla inglese e men che meno italiano, ma chiacchiera continuamente e alla fine stranamente riusciamo a capirci comunque.
La sera prenotiamo ancora la cena presso la casa del 1800, stavolta i commensali sono quasi tutti italiani, una numerosa famiglia di Torino arrivata in Land Rover dall’Italia e in cerca di un “garage” dove lasciare la macchina e riprenderla l’anno prossimo per continuare il viaggio fino in Cina, noi però siamo ad un tavolo con due distinti signori francesi, marito e moglie, con cui parliamo di tutto e di più per tutta la serata naturalmente in francese, stanno facendo il viaggi al contrario di noi e ci scambiamo alcune dritte sul proseguire dei nostri rispettivi viaggi.
La mattina seguente paghiamo il conto all’Hotel Antica 120 dollari 3 notti in due e poi partiamo per Bukhara in treno (3500 sum 14,5 dollari per due biglietti) prenotato tramite la super efficiente gestrice dell’Hotel Antica, ci chiama anche il taxi per la stazione. Il treno parte in leggero ritardo e dopo 3 ore arriva a Bukhara.
Troviamo un taxi (minivan) che ci porta a Bukhara (la stazione è a 18 km dalla città) nelle vicinanze del B&B Hovli Poyon, dove un gentilissimo addetto Aziz ci accoglie con un tea di benvenuto e pasticcini. Anche questo B&B è molto bello, camera molto spaziosa e bel cortile interno dove fare colazione o conoscere altri viaggiatori.
Il pomeriggio lo passiamo girando per il centro di Bukhara.
La sera ceniamo in un ristorante il Minzifa consigliato dalla Lonely su di una bellissima terrazza al costo di 21000 sum (8,75 dollari). Bisogna considerare che sia io che Cristina non siamo grandi mangiatori e a volte ci basta un piatto unico per cenare.
La mattina ci alziamo, la colazione anche qui è abbondantissima, visitiamo Bukhara passando dal bazar al grande minareto con la bellissima piazza dove c’è la Madrasa attiva con gli studenti e davanti la Moschea anch’essa in funzione.
Poi passiamo alla cittadella detta Ark sulla collinetta che domina la città, il parco a ridosso del centro dove c’è un bellissimo luna park stile anni ’50, con giostre di ferro verniciate di colori primari.
La sera su consiglio di Aziz andiamo in un ristorante anche questo su di una terrazza, dove mangiamo bene ma spediamo un esagerazione confronto ai prezzi finora trovati, 68000 sum più di 28 dollari, mangiando le solite cose.
Il giorno dopo sveglia con comodo ci accordiamo con Aziz su come fare per raggiungere Kiva, sembra sia un lungo viaggio da fare per forza in macchina, ci prenota un taxi che passerà a prenderci la mattina successiva.
Poi decidiamo di visitare i dintorni di Bukhara, ci rechiamo su indicazione della Loney a prendere la murshrutka (1000 sum a testa meno di mezzo dollaro) per visitare il mausoleo di Naqshabandi circa mezzora da Bukhara, la Marshrutka è un minivan che effettuata un giro prestabilito come i tram da noi, sono numerate e passano ogni quarto d’ora (più o meno). E’ divertente vedere la gente incuriosita dalla nostra presenza, ci chiedono e ci danno indicazioni su dove scendere.
Il mausoleo è un grosso centro di pellegrinaggio e ci sono molte persone in preghiera e in adorazione.
Torniamo sempre con il minivan e cerchiamo di prenderne un altro per la residenza estiva del Kan anche questa a circa mezzora però in un’altra direzione, mentre aspettiamo il minivan un signore ci chiede se vogliamo condividere un taxi, accettiamo, ne ferma uno con già un cliente contratta il prezzo (2000 sum in due, meno di un dollaro) lui scende poco prima e il taxi ci porta fino alla residenza estiva dell’emiro.
Visitata la struttura prendiamo un minivan per tornare in centro. Scendiamo, però, alla fermata di un enorme bazar dove vaghiamo incuriositi dalle merci in vendita, dai vestiti alle radioline alla frutta e la verdure.
Riprendiamo il minivan e torniamo verso il centro, dove cerchiamo una banca per prelevare, non ci sono bancomat né qui né a Samarcanda e nemmeno, ci dicono, a Kiwa, le banche non hanno dollari, quindi, ci cambiamo euro in sum ad un prezzo nettamente superiore a quello che cambiano i B&b.
Alla sera sempre consigliati da Aziz andiamo in un tipo ristorante del luogo frequentato sopratutto da Uzbeki, mangiamo molto bene e spendiamo pochissimo 13000 sum in due (5 dollari e mezzo),
La mattina paghiamo il B&B 120 dollari in due per tre notti e poi si parte per Kiwa. Il taxi ci preleva all’hotel salutiamo calorosamente Aziz e ci porta al parcheggio dei taxi dove deve trovare un passeggero che manca (noi abbiamo preso tre posti dietro, pur essendo in due, perché il viaggio sarà molto lungo, dicono di 9 ore, nel deserto su strada molto dissestata per via di un cantiere per fare la strada nuova). Il costo del taxi per tre posti è di 75 dollari.
Dopo varie contrattazioni sale con noi un ragazzo italiano di Verona, l’altro suo amico è su di un’altra macchina. Partiamo da Bukhara e va tutto bene dopo circa 2 ore comincia il deserto e comincia anche il cantiere per la costruzione della nuova strada. Hanno completamente abbandonato la vecchia strada (quella dove stiamo correndo noi e tutti gli altri viaggiatori) ed è diventata una strada super impolverata, dove passano camion e pulman, una buca continua.
Passiamo 5 ore in queste condizioni e finalmente arriviamo a Kiwa stremati, dopo 7 ore di viaggio l’autista è stato velocissimo visto che si prevedevano 9 ore.
Ci sistemiamo all’hotel Meros un comodo B&B all’interno della cerchia delle mura della cittadella. L’hotel non è all’altezza dei precedenti, ma è meno caro e comodissimo per il centro, il ragazzo alla reception è comunque gentilissimo e sempre disponibile a fornire ogni informazione, rimaniamo in camera fino ad ora di cena, poi usciamo e prendiamo coscienza dello spettacolare centro di Kiwa, letteralmente un museo all’aperto, poi con la luce del tramonto è veramente un perla rara.
Ci fermiamo, su consiglio della Lonely, in un ristorante in centro, il Khorezm, ma non rimaniamo molto contenti, un po troppo “trendy” al prezzo di 13,75 dollari in due.
Al mattino facciamo colazione con madre e figlio francesi e ci dilunghiamo a chiacchierare, poi usciamo, visitiamo tutto il centro di Kiwa, che è piccolo e si gira a piedi passando da un monumento all’altro.
La sera sempre seguendo il consiglio della Lonely ci spingiamo fuori dalle mura della cittadella a cercare un ristorante tipico, il Dilnura Cafè, a circa 20 minuti a piedi. Usciti dalle mura ci troviamo però davanti ad una strada completamente buia, c’è gente che passa ma solo le luci delle macchine illuminano la strada in più ci sono buche da cui stare attenti. Arriviamo al ristorante ma il viaggio un po difficoltoso, il luogo decisamente poco accogliente, insomma mangiamo alla svelta e ritorniamo, per la buia strada, all’hotel.
Il giorno successivo insieme a due ragazzi italiani, Nicola e Valentina, conosciuti in hotel, decidiamo di andare al Lago d’Aral o almeno a quello che ne resta, facendo una sosta al museo di Savitsky a Nukus, alla reception ci procurano il taxi e alle 9 partiamo: 3 ore di viaggio per arrivare a Nukus ci fermiamo al museo per purtroppo solo 1 ora, velocemente ammiriamo gli splendidi quadri dell’avanguardia russa salvati da Igor Savitsky durante il periodo stalinista. Poi ripartiamo direzione Moynaq ex florido porto sul Lago ora piccolo paese al confine con il deserto del Lago.
Arriviamo verso le 16 ci affacciamo sulla banchina del porto ad ammirare i pescherecci arrugginiti sulle dune di sabbia. L’acqua non c’è più da anni da quando i russi hanno deciso di utilizzarla per la coltivazione del cotone prosciugando uno dei laghi più grossi del mondo e provocando un disastro ambientale di difficile risoluzione.
La sosta è breve ma intensa, dobbiamo rimetterci in viaggio… servono 5 ore per tornare a Kiwa; arriviamo, infatti, verso le 10. Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un bel ristorante a pochi km consigliato da Ali il simpaticissimo autista della giornata.
Il giorno dopo è il giorno della partenza, paghiamo 120 dollari di quattro notti al Mero’s guest house (in due), passiamo la mattina a vagare per il centro di Kiwa e poi nel pomeriggio ci facciamo portare all’aeroporto di Urgench dove alle 17 abbiamo il volo per Tashkent, arriviamo a Tashkent e aspettiamo alle 2 di notte il volo per Riga.
Arriviamo a Riga alle 6 di mattina e dobbiamo aspettare sino alle 12 l’aereo per Venezia, quindi, usciamo dall’aeroporto chiediamo a un taxi di farci vedere i posti principali della città; giriamo per un’oretta, poi, facciamo ritorno in aeroporto, si torna a casa.
Totale spesa 2480 euro in due