Usa: parchi ovest. I nostri consigli
Di seguito trovate alcune dritte che spero possano esservi utili e tutte le tappe del nostro tour on the road che, ve lo dico subito, è mooolto faticoso. Del resto il tempo era poco e le cose che volevamo vedere erano tante. Quindi abbiamo attraversato 5 stati (California, Nevada, Utah, Arizona, Wyoming) percorrendo 4.700 miglia (circa 7.000 km) in 17 giorni, alzandoci quasi tutti i giorni alle 6-7 del mattino e arrivando in albergo la sera (quasi mai prima delle 19, un paio di volte intorno alle 21.30/22.00). E, cosa incredibile, non abbiamo mai incontrato la pioggia: solo giornate limpide e stupende. Di seguito trovate alcune dritte per il viaggio. Se volete anche delle informazioni sul tour fatto (coi nostri consigli e la cartina dell’itinerario percorso), o desiderate vedere qualche foto, potete venirci a trovare al nostro sito: http://www.Mapiesplorazioni.Altervista.Org COME SPENDERE POCO IN USA Ecco le nostre dieci semplici regole per risparmiare in USA: 1) Se il vostro stomaco regge mangiate nei fast food: McDonald, Burger King, Pizza Hut, … Avrete solo l’imbarazzo della scelta. Con 10-12 dollari mangerete in due. Una cena in un ristorante a base di filetto (“sirloin” in inglese) costa invece (mediamente) una cinquantina di dollari (sempre in due). Se avete figli frequentate anche i ristoranti che offrono il pranzo gratis ai bambini. 2) Se il vostro stomaco non regge o la sera arrivate troppo tardi per cenare in un ristorante munitevi di zaino frigo dove conservare pomodori, tonno, formaggi, frutta,… Vi serviranno se non vorrete rimanere digiuni! Tra l’altro dentro i parchi (ma anche sulle autostrade) è pieno di aree attrezzate per i picnic ben segnalate sulle mappe, dove trovate tavoli e panche, cestini per i rifiuti (a prova di orso), fontane (l’acqua di solito è fresca e buonissima), bagni,… Quindi pranzare in mezzo a scoiattoli, castori e uccellini può essere una piacevole esperienza, oltre che economica e salutare. Conservatevi le bottiglie vuote perché l’acqua dei parchi, come ho detto, è buonissima e potrebbe venirvi la tentazione di riempirvi qualche bottiglietta per il vostro viaggio on the road! 3) Non dormite MAI dentro ai parchi (i prezzi delle camere salgono alle stelle) o nelle cittadine in prossimità dei parchi (i prezzi sono un po’ più bassi rispetto agli alberghi dentro i parchi ma più alti rispetto alle cittadine lontane dai parchi). Scoprirete inoltre che è più costoso dormire lì che in grosse città come Los Angeles.
4) Non fate MAI benzina dentro ai parchi. Arriva a costare anche più di un dollaro in più al gallone rispetto ai distributori fuori del parco. Anche nelle cittadine in prossimità dei parchi a volte la benzina costa di più (anche se non arriva mai ai superprezzi dei parchi).
5) Anche se fate benzina nella stessa città ogni distributore ha un prezzo diverso (molto più che in Italia). Quindi date un’occhiata per vedere chi propone il prezzo più basso. Di solito i distributori sono tutti uno accanto all’altro. Normalmente dove c’è più coda c’è il prezzo migliore.
6) Utilizzate i coupons per gli sconti che reperite nei Visitor Center. Ma, se avete tempo, provate anche a fare un controllo incrociato in altri alberghi per vedere se hanno delle offerte speciali in corso. Io, ad esempio, a Moab avevo dei coupons che mi consentivano uno sconto di 10 dollari presso il Big Horne Lodge e un altro hotel, ma ho trovato un altro albergo (il Rustic Inn) che, dato che stava facendo lavori di ristrutturazione, mi offriva la camera ad un prezzo inferiore nonostante non avessi nessuno sconto. La camera era pulitissima ed estremamente silenziosa.
7) Dormite nei Motel. La catena dei Motel 6 è la più economica tra quelle da noi provate.
8) Il venerdì e il sabato cercate di evitare di dormire nelle cittadine in prossimità o dentro i parchi perché le cifre aumentano vertiginosamente durante il weekend. Idem nelle grosse città come Los Angeles. Quando potevo io sceglievo la cittadina dove dormire guardando il libretto con la lista e i prezzi dei vari Motel 6: il vincitore era quello che non alzava le tariffe nei weekend! Ovviamente per visitare il Teton e lo Yellowstone l’unica scelta possibile se arrivi da sud è dormire a Jackson e farsi spennare, ma almeno cercate di non arrivarci nei weekend per evitare un ulteriore rincaro.
9) Se avete intenzione di visitare più di 3-4 parchi acquistate l’Annual Pass al costo di 80 US$. 10) Compratevi una guida decente (non la Lonely). Può essere che, soprattutto in prossimità dei parchi dove i prezzi degli hotel salgono a volte a dismisura, sia possibile trovare delle soluzioni ancora più economiche dei Motel 6. Ma occorre avere il supporto e le dritte di un’ottima guida. Una cosa che non ho mai provato a fare, e che forse varrebbe la pena di provare, è di chiedere nei Visitor Center se vi possono consigliare delle soluzioni economiche per dormire in un posto pulito.
Molti comunque, per dormire a contatto con la natura e spendere meno, optano per il campeggio in tenda all’interno dei parchi. DOGANA All’aeroporto l’ufficio della dogana vi chiede i biglietti e i passaporti, vi scatta una bella “foto ricordo” e vi prende le impronte digitali. E dopo avervi schedati e avervi fatto le solite domande di routine (Perché siete venuti negli USA? Dove alloggiate? Quanto tempo vi trattenete? Che lavoro fate?…) vi lasciano andare tranquillamente. Dopo aver ritirato i bagagli un tizio vi chiede se avete qualcosa da dichiarare: in genere vogliono sapere se avete con voi del cibo. Al ritorno, invece, per passare sotto il metal detector vi fanno togliere tutto (occhiali, cinture, monetine,…), incluse le scarpe! Questa non mi era mai capitata.
PASSAPORTO VALIDO Se avete i nuovi passaporti elettronici nessun problema, non avete bisogno del visto per entrare negli Stati Uniti. Se invece ne possedete uno vecchio controllate su questo sito dell’ambasciata se la vostra annata è quella giusta: .
I PREZZI In America hanno l’abitudine di dire sempre i prezzi esentasse. Ricordatevi quindi di chiedere sempre quanto costa con le tasse. Soprattutto negli alberghi dove le tasse a volte influiscono parecchio (dipende dallo stato in cui vi trovate). I prezzi da me indicati nel corso di questo report sono tutti con le tasse incluse.
MODALITA’ DI PAGAMENTO Noi abbiamo cambiato solo 100 Euro in contanti una volta arrivati lì, da usare per le piccole spese. È sufficiente prelevarli da un qualsiasi bancomat (ATM) digitando il vostro solito codice. Ovviamente non prendeteli all’aeroporto, dato che è più costoso. In America si può pagare praticamente ovunque con la carta di credito (benzinaio, alberghi, ristoranti, fast food, supermercati, parchi, …), quindi il mio suggerimento è di usare prevalentemente quella. Noi abbiamo un servizio della Mastercard che vi consiglio di attivare: il servizio sms che, dopo il pagamento di qualsiasi cosa con la vostra carta di credito, vi invia un messaggino in tempo reale in cui vi traduce il prezzo in euro e (soprattutto!) vi consente di controllare i movimenti della vostra carta.
CELLULARE E INTERNET Forse non ci crederete ma il cellulare non prende quasi mai (a volte siamo rimasti per due o tre giorni senza segnale) e Internet non sempre è disponibile negli alberghi di fascia economica. In ogni caso chiamare in Italia col telefonino è costoso: mandate e-mail o messaggini, oppure acquistate le schede telefoniche locali.
RISTORANTI La tradizione culinaria americana si basa tutta su hamburger e patatine, insomma il fast food la fa da padrone. A noi è piaciuto molto il panino con hamburger di Angus Argentino venduto nei Burger King e nei McDonald’s. E, almeno una volta, provate a fare la colazione “Deluxe” da McDonald’s: frittella di cavolfiore superlativa, pancake, uova, pancetta,… Una vera bontà, ma prendetene una in due! Inoltre vi accorgerete che mangiare dopo le 19 in Usa (nella zona parchi, non nelle grandi città) può rivelarsi assai difficile. Alle 19.30-20.00 i ristoranti chiudono e non vi resterà che il fast food: l’unico a tenere aperto 24 ore su 24. Anzi, in certe cittadine, anche il fast food chiude alle 22. Quindi regolatevi di conseguenza.
ALBERGHI I Motel americani rappresentano la soluzione più comoda ed economica. Sono sempre situati in prossimità delle uscite autostradali (quindi facilmente raggiungibili) e, proprio come nei film, le camere sono solitamente disposte su uno o due piani. Davanti alla camera potete parcheggiare l’auto. Chiedete sempre, se possibile, una stanza silenziosa perché altrimenti potrebbe capitarvene una affacciata sulla strada e potreste non dormire sonni tranquilli. Noi non abbiamo mai avuto problemi di rumore a parte nel Motel di Los Angeles, dove ci siamo scordati di fare la nostra solita richiesta di una stanza silenziosa. E comunque l’hotel era collocato vicino ad una grossa arteria di una grossa città, quindi salvarsi dal traffico era difficile. Nel tour dei parchi difficilmente vi capiterà di stare accanto ad una strada così trafficata. Appena arrivati negli Usa entrate in un qualsiasi albergo delle 4 catene della fascia economica (il più economico è il Motel 6, ma ci sono anche: Super 8, Days Inn e Econo Lodge) e prendete gratuitamente il libretto in cui vengono indicati tutti i Motel della catena presenti nelle varie città americane. Io ho apprezzato particolarmente quello della catena dei Motel 6, molto ben organizzato: c’è la cartina di tutti gli stati americani con tutti i motel presenti in ogni stato e per ciascuno viene indicato il costo, come raggiungerlo, quali caratteristiche presenta, quali servizi offre (piscina, internet free,…),… I Motel offrono gratis anche depliants e cartine stradali. Ricordatevi, se volete risparmiare, di scegliere la città dove dormire anche in base al prezzo, alcune non hanno nemmeno la maggiorazione del weekend.
Noi ci siamo trovati benissimo con i Motel 6 che garantivano uno standard minimo più che adeguato alle nostre esigenze: sempre puliti, offrivano il caffè la mattina e camere spaziose (alcune vecchie, altre nuove, dipende dalla struttura), l’aria condizionata non mancava mai (gli americani non possono vivere senza), quasi sempre c’era la piscina (mai usata perché con un viaggio on the road si arriva la sera e si riparte la mattina presto), e spesso c’erano servizi come la lavanderia o Internet wireless gratis. La doccia era sempre spettacolare! Calda e con un getto da paura. Alcune camere hanno il frigo, altre no, quindi, se ci tenete particolarmente, chiedetelo! Di solito, allo stesso prezzo (ma chiedete sempre per sicurezza), vi danno una camera con un letto queen size (trattasi del famigerato letto alla francese) o una con due letti queen size. Ovviamente noi optavamo per quella a due letti. Nei Motel 6 generalmente non hanno il letto king size (il lettone mega tipicamente americano).
Normalmente i Motel 6 mettono sempre a disposizione del caffè caldo dalle 6 del mattino. Alcuni offrono anche del tè. Io mi ero portata un thermos che riempivo di caffè (lì tutti i camionisti fanno così). Scelta grandiosa perché trovare un caffè in quelle lande desolate a volte è un’impresa quasi impossibile. Inoltre avevamo comprato pane da toast e marmellata per fare la colazione in camera. Anche perché verso le 6 del mattino è difficile trovare qualcosa aperto. Avevo anche portato uno zaino frigo e dei panetti per il ghiaccio. La mia tattica era la seguente: se avevo il frigo in camera li surgelavo mentre se non c’era usavo il ghiaccio (la macchina che fornisce ghiaccio gratis negli alberghi non manca mai) che mettevo o nei sacchetti di plastica (quelli per congelare gli alimenti) o nei bicchieroni del McDonald’s (che si possono chiudere).
I prezzi dei Motel sono sempre fissi e normalmente non trattabili, a meno che disponiate degli sconti dei coupons oppure non andiate in bassa stagione (forse allora sono più disposti a qualche sconto). Per noi, abituati a contrattare sempre durante i nostri viaggi, è stata una novità. Una sola volta mi è capitato di avere uno sconto per una suite con idromassaggio in un Super 8. Ma solo perché era l’ultima camera rimasta e la ragazza mi aveva presa in simpatia. Nei Motel 6 abbiamo speso da un minimo di 48 US$ (30 euro circa per due persone, non a testa) ad un massimo (a Jackson, vicino a Teton e Yellowstone) di 96 US$. In generale negli alberghi i bambini (sono considerati tali fino a 17 anni!) non pagano mentre gli adulti che dormono nella stessa camera pagano un supplemento di circa 3 dollari a testa. Spesso ci è addirittura capitato di vedere ristoranti offrire pranzi gratis ai bambini. Ecco perché le famiglie americane, nonostante siano numerose (mediamente hanno almeno 2-3 figli), viaggiano molto. Praticamente i bambini che viaggiano coi genitori sono quasi ininfluenti dal punto di vista economico. Il venerdì e il sabato quasi tutti gli alberghi aumentano le tariffe. Alcuni le raddoppiano addirittura. In alta stagione (in generale va da giugno ai primi di settembre, ma dipende dalle città) cercare un motel economico dalle 19 in poi in certi posti altamente turistici può essere difficile perché moltissimi turisti (soprattutto americani) dopo aver speso la giornata visitando i parchi, sul far della sera iniziano a cercare l’albergo. Noi abbiamo sempre trovato un letto ma un paio di volte abbiamo dovuto girare un po’. Se volete evitare il “giro delle sette chiese” basta arrivare nel pomeriggio o, meglio ancora, chiedere al Motel dove alloggiate di prenotarvi una stanza nella successiva città in cui intendete andare. L’operazione è totalmente gratuita dato che si tratta della stessa catena. Noi non l’abbiamo fatto quasi mai perché non sapevamo quanto saremmo riusciti a vedere quel giorno e volevamo avere massima flessibilità e libertà decisionale. Gli alberghi, per segnalare se hanno o meno stanze libere, utilizzano la scritta VACANCY (siete fortunati! La camera c’è) oppure NO VACANCY (nessuna camera libera). In generale tenete presente che nel territorio indiano la ricettività alberghiera è davvero scarsa, i prezzi tendono ad alzarsi e la qualità ad abbassarsi. Comunque, anche nella situazione peggiore, quando arrivate alle 22 e non riuscite a trovare una camera in un albergo di fascia economica, non rimarrete certo per strada. Basta provare in alberghi un po’ più costosi per trovare qualcosa.
SICUREZZA All’inizio del tour io ero un po’ preoccupata per il fatto che tutte le auto a nolo hanno i portabagagli a vista. Questo significa che le valigie sono perfettamente visibili dall’esterno. In un viaggio itinerante in cui ogni sera si cambia albergo, e quindi le valigie te le porti sempre appresso, ciò potrebbe costituire un problema. Ma non lì. Noi non abbiamo MAI avuto problemi di sicurezza. Vi dico solo che almeno un paio di volte ci siamo scordarti una portiera della macchina aperta (senza chiusura centralizzata abituarsi è dura): una volta ci è successo dentro un parco con l’auto carica di bagagli e un’altra in un motel per tutta la notte. Nessun problema! Di solito, la nostra esperienza di viaggiatori ci insegna che, anche se i locali sono brave persone, bisogna stare attenti ai turisti (l’occasione fa l’uomo ladro). Invece qui nemmeno a quelli. Questo ragionamento sul tema sicurezza vale soprattutto per il tour dei parchi non per le grosse città, dove probabilmente la vostra soglia dell’attenzione dovrà essere più alta.
NOLEGGIO AUTO: SERVE IL NAVIGATORE SATELLITARE? L’auto affittatela on line prima di partire: vi costa di meno. L’agenzia più economica che ho trovato è stata la Auto Europe: 269.00 Euro per 17 giorni. E chilometraggio illimitato! Con le nostre 4700 miglia li abbiamo mandati in rovina!!! Quando arriverete all’aeroporto di Los Angeles, qualsiasi compagnia abbiate scelto per affittare l’auto, dovrete prendere una navetta gratuita (cercate quella col nome della vostra agenzia: la nostra era la Dollar) che vi porterà ai loro uffici. Quando noi siamo arrivati la prima cosa che ci hanno chiesto è stata ovviamente la carta di credito, poi, dopo aver inutilmente tentato di convincerci ad acquistare il navigatore satellitare perché secondo loro senza era impossibile girare, ci hanno presentato un conto da firmare in cui, senza chiederci nulla, avevano inserito tutta una serie di assicurazioni supplementari. Ovviamente gli abbiamo fatto rifare la stampata senza gli “optional” e abbiamo perciò pagato solo il pieno di benzina obbligatorio (una sessantina di dollari). Alla consegna l’auto va riportata a secco! Una cosa da tenere ben presente nel momento in cui si sceglie la “taglia” della macchina è che il concetto americano di “piccolo” è altamente opinabile dato che, a differenza di noi, sono abituati a spazi immensi e a cose enormi. Quindi ciò che per loro è “piccolo” per noi normalmente è grande. Per farvi un esempio noi (conoscendo le loro misure) avevamo acquistato una macchina piccola su un sito che vendeva auto a nolo in tutto il mondo. Quando siamo arrivati lì abbiamo trovato un’auto a 5 porte, una nuovissima Dodge Caliber 1800 o 2000 (non ricordo) dotata di aria condizionata, antifurto satellitare, e impianto stereo. L’unico difetto era l’assenza di chiusura centralizzata. Ovviamente la signora del negozio ha cercato in tutti i modi di dirci che era troppo piccola e che era meglio cambiarla ma per noi andava benissimo. Sarebbe stata perfetta anche per 4 persone che viaggiano leggere (nel bagagliaio ci stavano 3 grossi valigioni). Non dimenticatevi che più è grossa l’auto più consuma e quindi spenderete molto di più di benzina. E se fate tante miglia ciò influirà molto sul vostro budget. Noi per farne 4.700 abbiamo speso 412,00 Euro di benzina. Navigatore sì o navigatore no? Io e mio marito eravamo un po’ scettici sulla reale necessità del navigatore. Ovviamente la compagnia che ci ha affittato l’auto ce lo consigliava vivissimamente ma noi ci siamo detti: “Scusate, ma quando non esisteva come si faceva a viaggiare?”. La risposta è ovvia: con le cartine stradali.
Ciò premesso se durante il viaggio non volete pensare proprio a nulla, non vi va di guardare la cartina, non vi sentite sicuri, ecc. Ecc., noleggiate il navigatore satellitare. L’importante è che sia una scelta libera e consapevole. Noi abbiamo deciso di investire quei 200 dollari aggiuntivi in acquisti dal Wal Mart ed usare le fantastiche cartine gratuite fornite nei Motel e Visitor Center.
Col senno di poi confermiamo la validità della nostra scelta: a nostro avviso il navigatore era totalmente superfluo. In America che si tratti di Intestate Highway, U.S. Highway, Freeway, County Road o Highway Statali (tutte senza pedaggio!), valgono sempre le stesse semplici regole. Gli americani infatti non difettano certo in organizzazione (come avrete modo di vedere) quindi tutte le loro strade hanno un numero (405, 120,…) e quattro direzioni che corrispondono ai punti cardinali: Nord, Sud, Est, Ovest. Perciò la cosa è abbastanza intuitiva. Se, ad esempio, vi trovate a Los Angeles e dovete andare al Sequoia National Park, dovrete prendere la 405 in direzione nord dato che il parco è geograficamente situato a nord rispetto a Los Angeles. A noi non è mai successo di sbagliare strada e abbiamo fatto 4700 miglia. Mio marito guidava e io ero il “navigatore satellitare”, per giunta a costo zero. Nelle piccole e grosse città (anche a Los Angeles) la situazione non si complica affatto. Le strade cittadine seguono tutte una griglia precisa, non avendo dovuto fare particolari deviazioni per non intaccare chiese o altri edifici storici come avviene invece in Europa. Quindi forse vi farà sorridere incontrare sempre la Main Street (che è sempre, come dice il nome, la strada principale della città), e notare che come nomi per le vie usano prima, seconda, terza,… strada per indicarne proprio la progressione, ma vi assicuro che da turisti lo troverete estremamente comodo. Per quel che riguarda le cartine stradali noi ci siamo serviti sempre di quelle trovate nei Motel o nei Visitor Center. Quelle che comprate nei negozi, infatti, sono spesso troppo dettagliate (rischiano di confondervi) e al tempo stesso troppe povere. In effetti, pur riportando tutte le strade e stradine dello stato in questione, spesso non indicano le classiche mete turistiche. Inoltre vi capiterà di dover visitare parchi che si trovano a cavallo tra più stati e vi farà comodo avere una cartina complessiva, come quelle appunto fornite dai Visitor Center. Io, ad esempio, per avere una visione complessiva delle strade che portano allo Zion, Bryce Canyon, Lake Powell, Gran Canyon, Monument Valley, … (alcuni di questi parchi sono nello Utah, altri in Arizona) ho usato un’unica cartina fornitami da una simpatica signora di un Visitor Center, la quale mi ha anche evidenziato un percorso studiato ad hoc che tenesse conto sia delle mie esigenze che dei suoi consigli.
GUIDARE in Usa Praticamente tutte le auto americane hanno il cambio automatico. Quindi dite addio alla frizione! Al suo posto un mega pedale per il freno e uno più piccolo per l’acceleratore. Preparatevi perché nei primissimi minuti le frenate accidentali si sprecheranno. Il piede sinistro vola sul freno indipendentemente dalla vostra volontà, abituato com’è a cercare la frizione. Ecco le tre lettere principali che dovrete conoscere: La P vi serve per parcheggiare e, in generale, per far stare ferma l’auto. La R è la retromarcia.
La D vi serve per guidare.
Poi c’è la N = folle; e la L = marce molto basse.
Noi abbiamo usato la patente italiana e, essendo stati fermati dai poliziotti americani per ben due volte, possiamo dire con cognizione di causa che non c’è nessun problema. Non è necessaria quella internazionale. Quando percorrerete le infinite e deserte distese americane, e non vedrete l’ombra di una macchina, e un sacco di segnali stradali che indicano il limite di velocità, la tentazione di accelerare sarà spesso irresistibile. NON LO FATE!!! Appena commettere la più piccola delle infrazioni la macchina di un ranger vi si materializzerà davanti agli occhi piena di lucine colorate come un albero di Natale. In base alla nostra esperienza le zone più controllate dalla polizia sono quelle dentro e in prossimità dei parchi, dove vi consiglio di osservare RIGOROSAMENTE i limiti di velocità, che spesso sono di sole 25 miglia all’ora. A noi il secondo giorno è capitato (dentro allo Yosemite National Park) di essere fermati da un ranger infuriato. In questi casi ricordatevi che non siete in Italia, in Usa le regole sono diverse. Quindi rimanete dentro alla macchina, tenete le mani ben visibili sul volante (per eccesso di zelo noi, prima di aprire il finestrino, abbiamo chiesto il permesso al poliziotto), rivolgetevi a lui chiamandolo Sir, e dite sempre I’m sorry dopo che lui vi avrà sciorinato le vostre colpe. Nel nostro caso noi eravamo colpevoli di eccesso di velocità. In quel tratto del parco bisognava andare a 25 miglia mentre noi ne facevamo 48 (quasi il doppio). Dopo averlo ascoltato in religioso silenzio, gli abbiamo spiegato che avevamo letto che il limite di velocità dentro il parco era di 45 miglia e che non ci eravamo accorti del cartello che ne indicava 25 (era la verità). Il poliziotto dopo averci visti affranti, totalmente remissivi e in buona fede (i “mi scusi” e gli “ha ragione lei” si sono sprecati) ci ha lasciati andare senza farci la multa ma dicendoci di stare attenti e che il suo era solo un avvertimento (warning). Viste le premesse iniziali gli abbiamo chiesto quasi increduli se un warning significava che dovevamo pagare qualcosa e lui ci ha confermato di no. Ma ricordatevi che se per caso un poliziotto vi mette in mano un foglietto di carta è finita: trattati di multa da pagare! E, se non vorrete diventare cittadini indesiderati in Usa, vi consiglio di pagarla. In ogni caso mio marito (che in passato ha frequentato gli Usa per lavoro) ha notato un generale ‘ammorbidimento’ dei poliziotti nei confronti dei turisti. Sarà a causa della grave crisi economica che l’America sta attraversando ma in effetti il turista sembra diventato un bene prezioso da trattare col guanto di velluto, posto ovviamente che il turista in questione dimostri di conoscere e rispettare le regole americane. Regola aurea del viaggiatore on the road: fate benzina appena potete, anche se avete il serbatoio quasi pieno. Vi capiterà di attraversare zone desertiche dove non troverete un benzinaio nemmeno a pagarlo oro. Viaggiare di notte non solo è pericoloso (ci sono moltissimi cervi che attraversano la strada all’improvviso) ma è anche un vero peccato, dato che col buio non si possono ammirare gli splendidi paesaggi. Cercate sempre di arrivare all’hotel entro le 21.30 perché fino ad allora, in questa stagione, c’è ancora luce.
Il prezzo della benzina è diverso di stato in stato (il più costoso è la California) e purtroppo, negli ultimi mesi, è salito alle stelle. Il prezzo più basso da noi trovato è stato di 3,90 US$ al gallone (1 gallone = 3,78 litri) per arrivare ad un massimo di 5.70 US$ dentro i parchi. Quando parcheggiate (a Malibù, Santa Monica, Beverly Hills,…) state attenti a non mettere l’auto nella “Red Zone”: ossia dove vedete il bordo del marciapiede dipinto di rosso. E controllate sempre il cartello posto a destra e a sinistra di ogni strada perché solitamente indicano il giorno della settimana e l’ora in cui puliscono quella via, specificando quale lato lasciare libero da auto (ad esempio, il martedì dalle 10am alle 12pm). Comunque capirlo è facile: se sulla stessa strada il lato sx è pieno di auto e il dx è vuoto significa che è giorno di pulizia! Un’ultima considerazione: abbiamo notato che le strade in California sono mediamente in peggiori condizioni rispetto agli altri Stati da noi visitati e che i cartelli stradali sono fatti meno bene. Per esempio, negli altri Stati prima di ogni uscita indicavano sempre cosa c’era (Motel 6, Super 8, McDonald,…), mentre in California no! E per di più i californiani su molte strade si limitano ad indicare le uscite fornendo solo il nome delle vie senza numerarle o indicare il nome della città. Decisamente poco pratico. L’organizzazione degli altri Stati è, a nostro avviso, di gran lunga superiore. Eppure la California è uno stato ricco! Probabilmente, proprio per questo, si è seduto.
GUIDA E VISITOR CENTER La Lonely Planet stavolta ci ha miseramente traditi. Già le premesse erano deprimenti: gli autori infatti dichiarano subito di essersi concentrati su alberghi di fascia medio-alta. E poi, come se questo non bastasse, mancavano le descrizioni di città come Jackson (la città più vicina allo Yellowstone!), quindi non c’erano consigli per ristoranti, alberghi e quant’altro. Inoltre nelle sezioni in cui si consigliava “cosa vedere e cosa fare” all’interno dei parchi non venivano segnalati dei posti meravigliosi che noi abbiamo visto grazie ai consigli fornitici dai Visitor Center. Insomma, una delusione su tutta la linea. Sono anni che usiamo la Lonely Planet per viaggiare e, pur sapendo che la qualità della singola guida dipende moltissimo dall’autore, ci siamo sempre trovati bene. Con picchi di eccellenza e, a volte, piccole delusioni. Nel complesso però ci ha sempre garantito un discreto livello di qualità. Stavolta però è crollata miseramente. La guida è da buttare nel cestino e per fortuna ce ne siamo resi conto quasi subito affidandoci soprattutto ai Visitor Center.
Io frequentavo sia i Visitor Center collocati fuori dei parchi (per avere una visione complessiva e un consiglio generale sul tour da fare, sulle strade da percorrere,…) che quelli dentro i parchi (per avere informazioni specifiche sul parco: i posti migliori per avvistare questo o quell’animale, i sentieri da percorrere a piedi, i posti imperdibili del parco,…).
Quando entravo in un Visitor Center non facevo in tempo ad aprire la porta che subito qualcuno mi chiedeva se poteva aiutarmi. In Italia avrei come minimo dovuto aspettare che il tizio finisse di chiacchierare amabilmente col proprio collega. Ho sempre trovato persone disponibili e cortesi (che parlavano un perfetto americano, non qualche slang incomprensibile) e che mi davano dritte e consigli sulle cose da vedere che poi si dimostravano immancabilmente preziosi. I Visitor Center vi danno informazioni di qualsiasi tipo, vi forniscono meravigliose cartine del territorio (meglio di quelle che si acquistano nei negozi) e una volta ci è addirittura capitata (a Blanding) una cosa incredibile: la signora del centro, dopo aver ascoltato le nostre numerose richieste e averci riforniti di cartine e depliants vari, ci ha regalato un kit per il viaggiatore contenente una decina di barrette energetiche, una decina di confezioni di chewingum, farmaci vari, caramelle,… Probabilmente le eravamo simpatici. In Italia i gadget per turisti se li sarebbe intascati il gestore del centro.
Di solito, appena entrate nei Visitor Center trovate degli espositori con delle riviste che contengono i Coupons con gli sconti per i motel, i ristoranti e i negozi. Se non li trovate chiedeteli.
Un paio di volte mi è capitato di entrare in un Tourist Information, in cui le cartine, invece di darle gratis, le vendevano. Non so quindi se vi sia una differenza tra Visitor Center e Tourist Information. Forse il primo è statale e il secondo è gestito da privati. Ma è solo un’ipotesi.
I PARCHI Se avete intenzione di visitare più di 3-4 parchi acquistate l’Annual Pass al costo di 80 US$. Questo pass consente di vedere tutti i parchi nazionali degli Stati Uniti (sono esclusi i parchi tribali, come la Monument Valley, e alcuni parchi statali, come il Dead Horse Point) e dura un anno. L’entrata in un parco nazionale si paga non a persona ma ad auto con massimo 3 adulti a bordo (i bambini non contano) e costa mediamente tra i 20 e i 25 dollari, quindi fatevi i conti. Noi, grazie a questo pass, abbiamo visitato ben 12 parchi, quindi il risparmio è stato notevole e il costo del pass più che ammortizzato.
All’entrata dei parchi, quando pagate la tariffa, chiedete sempre la mappa e la guida. Alcuni parchi hanno sia la versione inglese che quella italiana ma spesso quest’ultima è meno dettagliata. Quindi prendetele entrambe. All’interno della guida, oltre ad informazioni di carattere generale sul parco, vengono indicati tutti i sentieri (forniscono anche una breve sintesi sulle loro caratteristiche principali) e le norme comportamentali da tenere, soprattutto nei confronti degli animali (ad esempio non dar loro nulla da mangiare, a quanti metri di distanza è meglio stare dalle varie specie di animali, …).
Consultate il Visitor Center del parco e chiedete consiglio sia per il tour con la macchina che per i sentieri da fare a piedi (di solito sono divisi per categorie: sentieri facili, difficili, …).
Tutti i parchi andrebbero visti all’alba o meglio ancora al tramonto. La luce del tramonto fa infatti risaltare il caleidoscopio di colori delle rocce che, col sole a picco, è meno d’effetto. Ovviamente questa è pura utopia, a meno che non disponiate di molto tempo per visitare ciascun parco. Noi al tramonto ne abbiamo visti veramente pochi, ma a quell’ora erano davvero stupendi! La nostra personalissima classifica dei parchi più belli.
Premetto che le sensazioni che vi susciterà ogni parco sono non solo personali (e quindi, è superfluo dirlo, non uguali per tutti) ma dipendono in larga misura dal momento della giornata in cui li vedrete (il tardo pomeriggio/tramonto è sempre il momento migliore), dalle condizioni climatiche che troverete (la pioggia non vi aiuterà di certo ad apprezzare le bellezze naturali), dal numero di animali che incontrerete (trovarsi quasi faccia a faccia con un orso o un bisonte è un’esperienza indimenticabile. Ricordate che il modo migliore per vedere degli animali è fare delle belle passeggiate), dalle aspettative che avrete (di solito se sono troppo alte è facile rimanere delusi), e da quello che avrete visto prima di visitare quel parco. Ad esempio noi abbiamo visto Dead Horse Point e Canyonlands (che tutti sostenevano essere magnifici) dopo Arches e non hanno retto il confronto con quest’ultimo. Col senno di poi forse visiterei prima Dead Horse e Canyonlands lasciando il piatto forte (Arches, appunto) per ultimo. Tra l’altro, così facendo, avrei anche avuto un’intera giornata da dedicare all’Arches. Uno dei miei pochi rimpianti assieme al Grand Canyon (di cui parlerò in seguito). Ciò premesso, confesso che rivedrei tutto quello che ho visto (e se potessi anche qualcosa di più!). Comunque i quattro parchi che ci hanno colpiti di più e che, a nostro avviso, sono veramente imperdibili sono: Yellowstone NP, Death Valley NP, Bryce Canyon NP, Arches NP. Il nostro percorso di esplorazione dei parchi NON è stato casuale. In base alle nostre letture abbiamo scelto l’itinerario che (a parte qualche eccezione) ci ha condotti a provare un crescendo di emozioni. Ogni parco era più bello e stupefacente del precedente e ci sembrava quasi impossibile che il paesaggio spesso mutasse radicalmente anche a pochissima distanza da un parco all’altro (come nel caso di Arches e Canyonlands). Lo Yellowstone, secondo la nostra personale opinione, va lasciato per ultimo: è il non plus ultra! Per informazioni più particolareggiate sull’itinerario da noi seguito all’interno di ogni parco e sulle nostre sensazioni guardate anche il paragrafo “Il nostro tour on the road”, all’interno del quale trovate, per ogni giorno, delle considerazioni generali sul parco visitato e su “le cose più belle viste” durante la giornata.
Una menzione sull’Antelope Canyon (che si trova subito dopo Page). Prima di partire per il viaggio ero assolutamente convinta di volerlo visitare ma quando siamo arrivati lì e mi sono informata nei Visitor Center mi è stato detto che non ne vale poi così tanto la pena. Il canyon, certo, è molto bello, ma bisogna spendere quasi una giornata per visitare solo quello e, nel corso del tour dei parchi, si ha modo di vedere un’infinità di canyon di dimensioni maggiori e altrettanto suggestivi. È più che altro un’esperienza a contatto con gli indiani, ma soprattutto un modo per dar loro dei soldi, a detta dei VC. Ecco perché noi abbiamo scelto di non farlo.
Un’ultima considerazione sull’oceano: non vale nulla, sembra di stare sulla spiaggia di Rimini o ai “cancelli” di Ostia. Per chi poi, come noi, ha visto molte isole tropicali (come Antigua, Guadalupe, St. Lucia, Mauritius, Mahè, Praslin, La Digue, Maldive, Capo Verde, Galàpagos, St.Marteen, Tortola, St. Barth,…) la costa occidentale degli Stati Uniti è decisamente una delusione. Certo, se vi avanza qualche giorno e volete un po’ di relax sulla spiaggia per riprendervi da un tour stupendo ma massacrante (come abbiamo fatto noi), può essere divertente vedere il bagnino alla Baywatch sulle spiagge di Malibù, Santa Monica, Venice o Long Beach, oppure andare al molo di Santa Monica o altre cavolate simili, ma sono, appunto, cavolate. Non aspettatevi niente di più. E ricordatevi che non è certo questo il piatto forte di questa terra. Insomma, il mio personale suggerimento è: se avete i giorni contati e amate la natura godetevi i parchi e non perdete tempo sulla Walk of Fame, a fare shopping a Beverly Hills, a giocare a Las Vegas o su una qualsiasi spiaggia americana. Le vere meraviglie NON sono lì.
Vi basti pensare che abbiamo conosciuto in aeroporto un americano che viveva a Santa Monica ed era sposato con un’italiana ma se ne andava tutte le estati al mare in Italia perché, a suo dire, molto più bello! In effetti, noi eravamo d’accordo con lui.
DISABILI Sarà probabilmente a causa dell’obesità imperante che costringe moltissimi americani ghiotti di fast food sulla sedia a rotelle (scordatevi di vedere le prosperose e bellissime ragazze sulla spiaggia, alla Baywatch. Le più belle sono sempre straniere, perlopiù europee), sta di fatto che l’America è un paese idilliaco per i disabili. Il disabile lì è una persona totalmente indipendente (non come in Italia) grazie alla totale assenza di barriere architettoniche e alla presenza massiccia di strutture atte a facilitargli la vita. Lì è normalissimo vedere un disabile prendere l’autobus da solo grazie a speciali elevatori presenti in ogni mezzo (l’autista si fa in quattro per aiutarlo e i passeggeri aspettano in religioso silenzio), tutti i parchi offrono percorsi adatti alle persone costrette su sedie a rotelle (grazie a pavimentazioni o a delle passerelle costruite ad hoc), e anche i supermercati e i centri commerciali si adoperano in tal senso, con larghe corsie e “sedie elettriche” a disposizione dei clienti.
GLI AMERICANI Per me era la prima volta negli Usa e mi aspettavo la spocchiosità, la boria, l’alterigia e la poca disponibilità degli inglesi. Avete presente quando l’inglese finge di non capirvi se non pronunciate perfettamente una parola? Bene, in America scordatevi tutto questo. Forse nelle grandi città (come New York o Washington) sarà così ma non nei paesi che attraverserete per visitare i parchi (vi capiterà di leggere cartelli di ingresso a cittadine che contano 82 anime). Le persone qui sono aperte e disponibili. A noi è capitato di bucare la ruota della macchina e il gommista ce l’ha riparata gratis, oppure di chiedere informazioni per raggiungere un posto e di essere addirittura accompagnati da un locale.
Vi accorgerete inoltre che gli americani non possono assolutamente vivere senza due cose: aria condizionata e ghiaccio. Anche in climi montani dove di notte dormirete con le coperte sul letto e di giorno indosserete i maglioncini, troverete in tutti i locali pubblici l’aria condizionata accesa. Quindi girate sempre con un maglione nello zaino.
I MITICI TRUCKS AMERICANI Non è una leggenda o un mito da film, esistono davvero! I tir americani sono bellissimi, sempre splendenti (vi capiterà spesso di vedere camionisti intenti a pulire amorevolmente il loro camion) e tutti personalizzati. Il più bello che abbiamo visto è stato un truck dell’Harley Davidson.
COSA PORTARE Io ho sempre la solita lista pronta per tutti i viaggi a cui, a seconda della meta, tolgo o aggiungo qualcosa. È superfluo dire che la macchina fotografica e la telecamera (le cassette acquistatele in Usa, costano meno) sono indispensabili. Come pure lo è un binocolo (per l’avvistamento degli animali) e un adattatore per la spina di corrente. Inoltre in valigia non devono mancare asciugamani per il mare, cappellini per il sole, protezione solare, phon, ombrelli, k-way, kit del pronto soccorso, thermos, zaino frigo, panetti ghiaccio, e gli immancabili sacchetti per alimenti (comodi e versatili). Ebbene sì, lo confesso, sono la classica italiana che viaggia con una bottiglietta d’olio d’oliva, del sale e dell’origano. Una bella caprese o un’insalata tonno e pomodori in vacanza sono veloci e facili da preparare e un vero toccasana per il fegato assai provato dalle salsine locali.
SHOPPING Noi non avevamo assolutamente intenzione di fare shopping. E sottolineo assolutamente. Le ultime parole famose … Appena abbiamo visto i prezzi americani ci siamo dati allo shopping selvaggio, anzi totalmente folle e incontrollato. Abbiamo comprato di tutto! Dalle creme solari e stick protettivi per le labbra (costo della protezione 30, 99 centesimi di dollaro! Non potevo crederci, in America costa meno delle protezioni più basse) alle scarpe (dai dieci ai venti dollari per scarpe da ginnastica e da trekking; 5 dollari per i sandali da trekking), dalla roba da giardinaggio agli optional per la bici, ai farmaci, alle cassette per la telecamera (21 dollari per 6 cassette Sony), magliette e pantaloncini (a 3-5 dollari), costumi, occhiali da sole,… Ho dovuto comprare una valigia nuova e menomale che viaggiamo sempre leggeri sennò avrei dovuto pagare il surplus. Se non vi interessano le marche ecco di seguito le catene da noi frequentate che trovate sparse ovunque: la 99 (tutto a 99 centesimi di dollaro), il Wal Mart (chi non l’ha visto in un sacco di film americani?) e il City Market di Moab. Anche a Venice (sul lungomare) e a Hollywood Boulevard (sulla Walk of Fame) si acquistava a prezzi più che ragionevoli. E poi con l’euro così forte sul dollaro è una vera pacchia. Specialmente per noi italiani che eravamo abituati ad essere bistrattati ai tempi della Lira. Un consiglio: se avete intenzione, come noi, di “NON” fare shopping andate negli Stati Uniti con le valigie vuote e riempitele via via.
COSTO DEL VIAGGIO Noi abbiamo speso per 17 giorni di tour quasi 1.800 Euro in due, non a testa (escluso lo shopping)! Se mi avessero detto che potevo andare a fare un tour itinerante negli Stati Uniti in alta stagione spendendo così poco non ci avrei mai creduto. Va detto che l’euro era a quasi 1,55 sul dollaro quando siamo partiti e a 1,58 quando siamo tornati (ora è arrivato addirittura a 1,60!): quindi avevamo un cambio assai vantaggioso. Inoltre il volo aereo ci è costato 38 Euro a testa, cosa non di poco conto. L’auto ha influito pesantemente sul budget: abbiamo speso 681,00 euro circa (di cui 269,00 € per il noleggio e 412,00 € di benzina). Tutto il resto ci è servito per vivere: dormire, mangiare, pass per i parchi,… Se volete risparmiare ancora di più rispetto a noi fatevi questo viaggio entro la prima metà di giugno o nel mese di settembre, quando quasi tutti gli alberghi non hanno ancora aumentato i prezzi perché l’alta stagione deve ancora cominciare (mediamente inizia il 15 giugno) o è già finita (a settembre). Troverete i prezzi notevolmente ridotti e, a volte, quasi dimezzati. Considerate però che durante l’inverno, o in primavere e autunni particolarmente freddi, molte strade all’interno dei parchi sono chiuse a causa della neve (ad esempio la 120 dello Yosemite), ed è un vero peccato non poterle percorrere. Infine, come ho già detto, con una guida migliore e un’accurata ricerca on line, a mio avviso è possibile trovare hotel più economici di quelli da noi frequentati, anche in alta stagione.