Usa on the road parte ii
Giugno 10 – Ore 9 San Diego – Toccata e Fuga di Tijuana – Barstow – Las Vegas Questa mattina facciamo i signori e decidiamo di fare colazione in albergo tanto abbiamo lo sconto del 50%. Rimaniamo delusi che e’ tutto alla carta e non a Buffet, quindi io prendo il mio tazzone di caffe’ con brown toast e marmellate varie, Claudia Muesli, che si riveleranno una montagna e molto nutrienti, mentre Corinna un Muffin con altro. Notiamo in lontananza un cameriere con un piercing e capelli stile l’Ultimo dei Moaicani, e pensiamo che lavorare al W sia molto easy ed infatti e’ cosi’ parlando aon altri dipendenti, che incuriositi dal nostro viaggio fanno domande, dato che molti americano non sanno dov’e’ l’Italia ed inoltre c’e’ gente che non e’ uscito dall’america e neanche da San Diego. Prima di partire chiedo al mio collega Concierge come arrivare a Las Vegas, tempo necessario e se conviene ad andare a Tijuana. Ci sconsiglia di andare a Tijuana dato che una volta entrati in Messico avremmo avuto difficolta’ a rientrare negli US dato che non siamo americani e poi che e’ pericolosa. Tempo necessario per Las Vegas 5/6 ore e inoltre ci spiega che i limiti di velocita’ possono essere superati di 9 miglia, dato che in questo modo i polizziotti non possono fermarti. Se invece si superano di 10 possono fermarti e farti la multa. Ma gurda tu sto furbastro di un’americano.
In ogni caso vogliamo fare felici Corinne e la nostra curiosita’ e ci dirigiamo verso il Messico – Tijuana, facciamo in tempo a fare una foto alla frontiera che il polizziotto ci ferma e ci indica gentilmente di svoltare per Las Vegas.
Appena in autostrada prendiamo la Interstate 15, e provo a fare come mi ha detto il mio collega, max. Velocita’ consentita 75 miglia, arrivo a 84 e metto il cruis control, una pacchia e una noia, strade larghe, ma larghissime, e all’orizzonete solo deserto!!!! Come da nostra tappa ci fermiano a Barstow, cittadina che non offre niente se non un Outelt consigliato da un racconto su www.Cisonostato.It ebbene c’e’ la Reebook, Ralph Lauren e Timberland ma niente di granche’. Claudia compra un paio di sandali della Timberland in pelle a $20…Gli stessi che in italia fanno a Euro 60. In ogni caso i prezzi sono irrisori rispetto ai nostri, vorrei comprare anch’io delle scarpe ma alla fine il buon senso mi dice Ma che ci faccio dopo?? Verso le 13.00 via decidiamo di continuare il nostro viaggio,il mio fido navigatore Claudia dorme, Corinna dietro dorme ed io guido, ascoltando musica locale ed ammirando un paesaggio desertico ma suggestivo. Decidiamo di fermarci a vedere la famosa cittadina di Calico ma credetemi sembra un’americanata per un film fatta apposta per turisti con gente vestita come nel vecchio Far West, anzi ad una certa ora per entrare a vederla bisogna pagare $5 a testa, ma vattinne!!! Il viaggio continua ed in lontananza scorgiamo delle luci, potrebbe essere Las Vegas, in ogni caso Claudia con la macchina fotografica pronta, scatta le foto, sembra una giapponese, fotografa tutto, alla fine del viaggio avra’ fatto circa 1000 foto, con la sua digitale, mentre io solo 500. In ogni caso non era Las Vegas e noi ci mettiamo a ridere a crepapelle. Come al solito ci fermiamo per fare rifornimento di benzina, dato che la nostra fedele Jeep beve, per fortuna costa niente la benzina. Io nel frattempo mi metto con una guida a chiamare i numeri verdi dei vari alberghi per vedere la loro disponibilita’e che tariffe offrono, cercando qualcosa a buon prezzo sapendo che tanto si usera’ e dormira’ poco. Alla fine optiamo per il Sahara un vecchio gigantesco Hotel sullo Strip, uno dei primi ad essere nati. Una stanza per 3 ci viene a costare $69, niente, per fortuna e’ giovedi’, il giorno successivo costa ben $150!!! Con impazienza cerchiamo di percorrere gli ultimi kilometri che ci separano, intanto Claudia sbircia tra i vari vouchers, riviste, guide e mappe presi dai vari Vistiors Centers, Fast Food o distributori, per cercare Discounted Vourchers. Ore 20.00 Siamo a Las Vegas, Sin City la citta’ del peccato, e’ tutto cosi’ surreale ed indescrivibile, gia’ pensiamo di riamanere piu’ di una notte, se non si e’ sul posto non si puo’ credere a quello che hanno costruito, una citta’ dei balocchi nel deserto, e noi per il ponte di Messina ci stiamo ancora pensando!!! Tutto incredibile. Arriviamo al Sahara, scarico i bagagli e parcheggio da me, nel loro immenso garage. Un tizio tutto vestito di giallo ci fa’ il check-in e da la stanza numero 2000 e rotti. La stanza e’ essenziale, e scoraggiamo Corinna a chiamare per gli accapatoi (Bathrobe) infatti la risposta dell’operatore e’ una bella pernacchia, ci portano giusto un paio di asciugamanini in piu’, grandezze tipo quelli da bidet, ci facciamo una bella doccia e decidiamo di farci il buffet del Treasure Island che se ne e’ sentito parlare bene. Purtroppo abbiamo la stupida idea di farcela a piedi. Quindi essendo usciti alle 22.00 e arrivati alle 23.00 al Tresuare Island, dato che cammiando ci si fermava a fotografare l’impossibile ammirando il Bellaggio, The Venetian, e tutto quello che ci circonda, abbiamo dovuto rinunciare al nostro prelibato buffet dato che chiudeva alle 23.30, e quindi piu’ che mangiare avremmo dovuto ingoiare tipo Pellicani. Quindi ci abbiamo riunciato e ci siamo diretti verso un piccolo snack bar del Venetian per il solito misero Hamburger. Camminando per lo Strip ( Las Vegas Boulevard ) capiamo che a parte fuori, l’interno degli alberghi casino’ e’ lo stesso, tutti fatti in modo uguale, quindi ci rendiamo conto che una notte e` piu` che sufficiente e decidiamo di partire il giorno dopo. Corinna e` molto stanca e decide di andare in albergo, mentre io e Claudia, decisi a sfruttare ogni momento di questa vacanza ci facciamo tutto lo Strip a piedi fino all’ Excalibur, vediamo il mitico MGM, mentre per strada la gente incomincia a tornare nei propri alberghi, sicuramente molti di loro perdenti, mentre non mancano i signori che offrono la compagnia di belle ragazze. Torniamo in albergo alle 06.00 dopo aver speso $50 tra Roulette e Black Jack, siamo a Las Vegas o no!!! Giugno 11 – Ore 11 Las Vegas – Kingman – Williams Dopo la prima sveglia ragionevole del viaggio, impacchettiamo tutto, carichiamo sulla macchina e decidiamo di vedere cosa offre il buffet del nostro albergo. Misero dopo quello che abbiamo visto negli altri alberghi. Quindi con la macchina decidiamo di fare uno giro dello Strip, che di giorno perde tutto il suo fascino, e decidiamo di parcheggiare in un parcheggio di un albegro a meta’ dello Strip, tanto non sono custoditi e liberi di accesso, e alla fine dopo aver passato New York decidiamo per l’Excalibur, dove il buffet e` a 3 corsie, kilomtrico ci costa $12.00 a testa, decidiamo di provare tutto, dalla A alla Z, rimpiangiamo il cibo italiano ma bisogna provare tutto anche la famosa Apple Pie, che alla fine risultera’ disgustosa, anzi le proviamo tutte le loro Pies, con tutte le loro marmellate, insomma e’ come mangiare dei macigni, alla fine ci facciamo dei panini per il proseguimento del viaggio con delle fette di tacchino ed hamburger, , senza vergogna anzi con divertimento ormai preso gusto a fare gli avventurieri, quindi rimepiamo lo zaino di Corinna che riusltera’ straccolmo.
Decidiamo di andare via dalla citta’ dei Balocchi senza non prima fare un allegerimento del nostro budget passando per il Premiun Outlet che si trova uscendo dalla citta’. Ebbene qui si che si fanno gli affari. Negozi Timberland, Nike, Gap & Guess a prezzi ridocoli rispetto a quelli italiani. Claudia compra in trolley che risultera’ necessario per $100 ( in Italia Euro 170 in Corso Venezia – Milano) mentre io un paio di scarpe Nike per $19 Soddisfatti dei nostri acquisti e dopo aver visitato le citta’ Americane, adesso ci dedichiamo alla sua natura, infatti ci dirigiamo per il Grand Canyon.
Il Grand Canyon si divide in North e South Rim (sponda) la piu’ conosciuta e’ la South, per la quale noi optiamo, sopratutto per la distanza necessaria e la praticita’ al continuo del nostro viaggio. Quindi prendiamo la strada statale fino Kingman (dove passa la famosa US Route 66). Durante il viaggio per Bouder City ci imbattiamo in una diga – Lake Mead – è immensa, infatti la curiosita’ e’ tanta che ci fermiamo ad ammirare da vicino questa opera dell’uomo. Scendiamo e c’e’ un vento cosi’ forte che ci sposta e fa volare alcuni fogli del nostro programma, e noi ad inseguirli in mezzo alla strada dove fortunatamente non passa nessuno. Continuamo il nostro viaggio, sapendo che ci dovremo fermare molte altre volte per ammirare paesaggi e bellezze non contemplate in nessuna guida. Arriviamo a Kingman dove ceniamo in un parcheggio con i nostri panini del famoso Buffet, e una volta rifocillati, prendiamo la Interstate 40 fino a Williams, dove dopo aver fatto il pieno come di consuetudine. Stiamo viaggiando ad un ritmo vertiginoso, ma siamo troppo entusiasti e la stanchezza neanche ci sfiora. Deciadiamo di fare una pausa e dormire, o almeno tentiamo, dato che da qui in poi faremo la vita alla Cast Away di Tom Hanks, oppure come gli Orsi, a voi la scelta.. Parcheggiando davanti al Safway (famosa catena di supermercati americana) che per nostra fortuna apriva alle 5:30 del mattino. Abbassiamo i sedili di dietro, le valigie davanti e dormiamo sdraiati di dietro tutti e 3, non ci rimaneva che ridere. Giugno 12 – ore 05.30 Williams – Grand Canyon – Kayenta ( Monument Valley ) Alzati di buon ora e fatto dello stretching che ci permetteva di rimmettere le ossa al loro posto, decidiamo che era ora di fare spesa e colazione. Quindi usufruendo e approfittando della gentilezza degli Americani, abbiamo usato i loro servizi, niente doccia ma almeno faccia e denti. Solito Supermercato giganteso, ma ormai eravamo diventati dei professionisti nella spesa e sapevamo cosa prendere, decidiamo di assaggiare le famose Donuts dei Simpson, 12 per meno di $4, e vai, Corinna preferisce quelle con la glassa che alla fine riulteranno disgustose e se le mangera’ solo lei. Facciamo una colazione a base di Muffin e Caffe’, e dopo aver sistemato la macchina, dato che le condizioni interne erano piu’ quelle di una capanna, che di una macchina, mi dirigo verso il centro della citta’, dove ci sono migliaia di insegne che pubblicizzano la Route 66, infatti ne approfitto per farmi una foto in sella ad una Harley & Davidson parcheggiata, giusto per assaporare il mito di Jack Nicholson e Jane Fonda di Easy Rider, e ce la svignamo prima che il proprietario della moto si svegli. Finalmente arriviamo al Parco Nazionale del Grand Canyon, come consigliatoci da altri avventurieri, facciamo il National Pass, che costa $50 e ci permette di visitare tutti i parchi Nazionali per un anno. Alla fine risultera’ un affare e conveniente calcolando ad entrata $20 per parco, e i parchi saranno 12!!!!!!!!!!!!!!! All’entrata il Ranger, uguale come nei film, oltre che al pass, ci da tutte le mappe e informazioni necessarie, dopo di che’ mi viene la brillante idea di far guidare Corinna, be dopo aver panicato per 20 miglia, decido che alla fine il suo posto e’ dietro, da semplice passeggero dato che il suo modo di guidare a zig zag, non andava bene per la nosta sicurezza.
Arriviamo al piazzale dove si parcheggia, prendiamo il necessario, e davati a noi abbiamo il Grand Canyon, incredibile, qualcosa di indescrivibile, riusicamo acnhe a sorgere il Colorado River. Una tappa al Visitor Center e prendiamo altro materiale informativo. Saliamo sul pulmino che si ferma nei vai punti di interesse e deciadiamo di arrivare fino alla fine, e in alcuni pezzi di farla a piedi, in compagnia di piccoli scoiiattoli che ci seguono appena sentono l’odore dei Crackers, anzi cercano di introfularsi nello zaino di Claudia, la quale all’inizio sembra spaventata ma poi divertita, concedendo un cracker al piccolo scolgiattolo che lo divora!!! In lontananza vediamo degli impavidi che scendono a piedi!!!! Verso il Colorado River, sarebbe l’ideale alloggiare li e poi risalire verso il North River. In ogni caso essendo la ricettivita’ minima nei pressi del Colorado River tale programma va pianificato e prenoatto con parecchi mesi in anticipo. Ma siccome, senza disprezzare la bellezza del Grand Canyon, abbiamo notato che visto una parte, l’hai visto tutto, credetemi, infatti a noi una giornata al South Rim e’ piu’ che bastata.
I nostri nasi sono diventati rossi, abbronzati tipo muratori, decidiamo di appisolarci su delle panchine, siamo talmente stanchi da sembrare morti che aspettano solo gli avvoltoi…Dopo una pennichella di un’ora riprendiamo l’autobus fino alla fine, che guarda caso ci porta in un piccolo negozio di Souvenir e snack bar, ci dissetiamo. Verso le 18 decidiamo di tornare al parcheggio, e da li dirigersi al Campeggio del Parco, poco distante dallo stesso parcheggio, per una doccia. Stupefatti il campeggio offre un servizio eccellente doccia e asciugamano per $1.50!!! Credetemi dopo quella giornata quella doccia era un toccasana, per di piu’ decidiamo di fare il bucato e caricare le batterie di cellulari e macchine fotografiche varie. Alla fine riscontreremo l’efficenza dei Parchi Nazionali e loro serivizi. Decidiamo di tornare al punto di partenza e aspettare il tramonto come tutti. Ebbene quel momento e’ la parte piu’ bella del Grand Canyon, il rosso della roccia messo in risalto dal sole, le sfumature di colori fuoco. Felici per aver visto una delle meraviglie del mondo, verso le 20.30 lasciamo il Grand Canyon e ci dirigiamo verso Kayenta per ammirare la Monument Valley.
Quindi come al solito mi metto alla guida, fin quando non decidiamo di parcheggiare la macchina all’entrata del Parco di Monument Valley nella terra Navajo. La stanchezza ci aiuta a chiudere gli occhi.
Giugno 13 – Ore 06:30 Monument Valley – Canyon de Chelly – 4 Points – Cortez Ci svegliamo di buon mattina, (inevitabile dato che dormiamo in macchina), e ci accorgiamo che siamo i primi, proprio davanti alla sbarra che ci separa dal Parco, verso le 07:00 entriamo paghiamo $5 a testa per entare, dato che essenso parco dei Navajo (indiani) e non Nazionale, il National Pass non serve a niente, ma li paghiamo ben felici, dato che dopo aver parcheggiato, davanti a noi si prensentava uno spettacolo incredibile, l’alba della Monument Valley, dei films Western, di John Wayne, la terra rosso fuoco, uno spettacolo meraviglioso, e forse piu’ spettacolare dello stesso Grand Canyon. Forse perchè il Garnd Canyon si conosce in tutte le salse e quindi il paesaggio è prevedibile, mentre la Monument Valley è stata una sorpresa in tutti i sensi. Dopo il solito caffe’ questa volta in un negozio di Souvenir dove i prezzi sono esagerati, ma questi Navajo devono campare in qualche modo. Ci dirigiamo all’interno della Monument Valley, ben felici di aver optato per la Jeep, dato che molti altri visitatori avendo una macchina bassa, o addirittura un camper come una famiglia di Italiani, che evitiamo a priori, non dobbiamo affidarci al camioncino di una guida indiana che chiede altri $10 a testa. Siamo all’interno di qualcosa di meraviglioso e ancora ne rimango meravigliato, le cartoline non bastano a descrivere tale posto, tentiamo di seguire la mappa, e inoltre tentiamo di entrare in una via secondaria, la quale ci viene vietata con autorita’ da un indiano e capiamo che e’ meglio per noi seguire la mappa e non avventurarci oltre se non vogliamo perdere i nostri scalpi. Ci fermiamo a raccogliere della terra rossa, e verso le 9 incominciano a spunate come funghi in punti strategici Indiani con tavoli per vendere dell’artigianato locale. Claudia decide di comprare 2 braccialetti per $20, mentre gli stessi mi sono costati $10 da un altro indiano poco più avanti, Claudia voleva tornare indietro dal figlio di una indiana, ma alla fine ha desistito. In ogni caso cari lettori non comprate niente dato che alla fino cio’ che a noi e’ sembrato metallo in quel momento, con il tempo, una volta in Italia e con l’usura, e’ risultato tutt’altro materiale, Osso? Palstica?? Altro che Indiani, quelli avevano origini Napoletane. In ogni caso verso le 10 lasciamo la Monument Valley, e ci accorgendo che stiamo bruciando le tappe, dato che pensavo di perdere giorni interi nei Parchi. Infatti ci dirigiamo al Canyon de Chelly, altro parco nazionale dove ci sono delle rovine di Indiani, meta già in programma , visto la vicinanza alla Monument Valley e come piu’ vicino punto di interesse. Infatti verso le 12:00 arriviamo a Canyon de Chelly, e notiamo la pochezza dei visitatori, forse non essendo meta di turismo di massa, per la sua fama. Come nostra consetudine decidiamo di fermarci al Visitor Centers, per le solite mappe e via per il Parco, con grandi strapiombi, come al solito Claudia legge in Italiano, dato che quasi tutti i parchi visitati offrono anche in lingua italiana, un resoconto del Parco e la sua storia. Arriviamo al punto dove in lontanza si vedono le rovine di antenati. In lontanaza non si vede granche’ cosa fare? Scendere e risalire sono 2.5 miglia andata e ritorno e fa un caldo della madonna. Alla fine io e Claudia decidiamo di scendere, quando mai ritorneremo da queste parti? E quindi scendiamo, senza seguire i consigli del cartello che dice, di portarsi minimo un gallone a testa di acqua e creme solari, Corinna decide di riamnere in macchina al fresco, alla fine riusltera’ l’idea migliore. Dato che dopo una discesa ripida, e arrivando alle rovine, ci accorgiamo che intorno c’e’ una rete di recinsione che non permette di entrarvi all’interno, tempo un nano secondo e ci accorgiamo della stronzata fatta!! Adesso ci aspettava lo stesso percorso ma in salita ripida, non potete capire, ero stremato, pensavo e’ la fine…Adesso vengono gli avvoltoi…Dopo circa 2 ore..Di pazza idea..Arriviamo alla macchina. Ci rinfreschiamo e riprendiamo fiato. Li vicino il solito venditore di artigianato locale, ma dopo l’esperienza della Monument Valley, non ci ricadiamo. Quindi decidiamo di dirigersi a vedere la Spider Rock, 2 rocce perpendicolari e non capiamo che cosa ha che vedere lo Spider con tutto cio’, lasciamo il dilemma a studiosi piu’ esperti di noi e ci avviamo a lasciare questo parco che dopo il Grand Canyon e Monument Valley, rimane una delle poche delusioni fin qui. Qui ci mettiamo in direzione Colorado, esattamente Mesa Verde, altro parco ben noto al confine. Ne approfittiamo per fermarci a Four Points, (4 punti) dove si incrociano 4 stati, lo Utah, Colorado, Arizona e New Messico. Per entrare a vedere dove hanno messo le 4 bandiere degli Stati con la scritta 4 points, ci chiedono $5 a testa, quindi decidiamo di fargli una foto da lontano e tenerci i nostri $5. Questa volta Claudia decide di prendere il volante e Corinna le fa da navigatore, ed io mi metto a pregare e allo stesso tempo mi accascio di dietro, stanco morto e mi affido alla buona sorte delle mie compagne di viaggio. Verso le 17 arriviamo a Cortez, troppo tardi per continuare e decidiamo che questa sera dormiremo in un Motel, di cui la via principale e’ piena e c’e’ solo l’imbarazzo della scelta, che cade in un Days Inn la cui propietaria polacca, alla fine ci lascia la stanza per soli $48 dollari. Alla fine risultera’ la scelta migliore, posto pulito, letti comodi, ma penso che anche un materassino sarebbe stato comodo dopo aver dormito in macchina per diversi giorni!!! Dopo la solita doccia, che ci permette di rivedere il colore della pelle, decidiamo che dopo panini a volotna’ era ora di una cena normali da esseri umani e quindi decidiamo di andare in un ristorante a provare la famosa T-Bone Steak ( Bistecca a con osso a forma di T ), ebbene $20 a testa spesi bene, dato che oltre la bistecca portano anche una zuppa ed un controno. Inoltre, per ambientarci di piu’, abbiamo accompagnato il tutto bevendo la Budweiser (la Bud come la chiamano qui), birra americana per eccellenza.
Giugno 14 – Ore 07.00 Cortez – Mesa Verde – Moab – Arch Park – Dutch John La mattina seguente salutiamo la signora, e lascio sul letto la maglietta dell’Italia, che avevo deciso di regalare a qualcuno, e il fortunato e’ stato il bambino della signora.
Ci dirigiamo verso Mesa Verde, Parco nazionale famoso per le rovine dei nativi. Infatti risultera’ piu’ interessante di Canyon de Chelly. Come al solito visitiamo i punti principaliml’Anfiteatro, il Museo e con la guida di un Ranger, questa volta ci inoltriamo per vedere da vicino le rovine di un villiaggio situato al lato di uno strapiombo, costruito in quella posizione strategica per sfuggire ai nemici; viaggiando con il tempo, e il sottofondo della spiegazione della guida ci immaginiamo il loro modo di vivere(che sfigati!!!). Dopo aver salutato l’ennesimo Parco verso le 12.00 ci dirigiamo verso Moab nello Utah, passando per Monticello. Una volta arrivati a Moab cittadina incantevole, come al solito facciamo tappa al Visitor Center, il quale ci indica la strada per arrivare al Parco degli Archi. Archi formati da rocce corrose dal vento e agenti naturali. Arriviamo all’entrata del Parco, chiedendo come al solito i punti di maggior interessi, per evitare di perdere tempo. Prima di tutto ci facciamo guidare da un Ranger, che come in ogni parco, offre guide gratuite ad orari prestabiliti cosi’ come spiegazioni, attraverso alcuni archi, dopo di che, vedendo che incominciava ad essere noioso e fermarsi in particolari meticolosi ma deprimenti e difficili da seguire, depistiamo il gruppo, cosi’ io e Claudia decidiamo di visitare gli ultimi archi da soli. Come al solito per i 2 piu’ famosi ci tocca camminare e Corinna anche questa volta decide di rimanere in macchina. Per nostra fortuna essendo un pomeriggio ventilato, non fa caldo ed i percorsi non risultano cosi’ faticosi come il mitico 2,5 km del canyon de Chelly!!! Il primo dei 2 archi ci appare davanti all’improvviso senza neanche accorgercene, dato che e’ ben mimetizzato tra i colori rossastri e con il resto della parete rocciosa. Il secondo decidiamo di fermarci in cima ad una collina e vederlo bene anche da lontano, purtroppo il cartello che indicava altre 5 miglia a piedi di su e giu’ solo per vederlo ci ha scoraggiati e non poco. In compenso dalla collina ammiro il paesaggio. Il contrasto di colori rosso fuoco, con rocce di color verde, il tutto contornato da un orizzonte infinito. Grandi emozioni che ripagano la fatica.
Verso le 20:30 ci guardiamo negli occhi e ci viene la pazza idea. Essendoci accorti di avere guadagnato 2 giorni di tempo di marcia, dato che in principio si pensava che le distanze erano maggiori e che per visitare alcuni parchi sarebbero stati necessari giorni interi, decidiamo di andare a Yellowstone nel famoso parco dell’Orso Yoghi!!! Uno dei piu’ famosi d’America. Come al solito mi metto alla guida e dopo circa 400 miglia a notte fonda, decido di fermarmi nel parcheggio di un distributore del Wyoming. Il tempo di abbassare i sedili e il sonno ci assale, la stanchezza e’ troppa Giugno 15 – Ore 6.00 Dutch John – Jackson Hall – Yellowstone Dopo i paesaggi desertici del Nevada, siamo passati per lo Utah e per il verde del Wyoming, panorami bellissimmi, finalmente la guida non era piu’ noiosa. Abbiamo la necessita’ di una doccia, quindi ci fermiamo ad un distributore chiedendo se nelle vicinance ci siano campeggi attrezzati e la gentile Signora alla cassa, (anche lei con dimensioni mammifere), gentilmente ce ne indica alcuni. E’ in questa occasione che ci viene la brillante idea di abbandonare la fedele busta termica per ripiegare con soli $5 in un contenitore portatile fatto di polistirolo, che sarebbe stato piu’ utile durante il viaggio, e cosi’ è stato. Dopo il nostro consueto pieno di benzina, siamo entrati in 2 campeggi senza fortuna, disperati e bisognosi di una doccia alla fine la sorte ci e’ venuta in contro. Capitati in un campeggio dove le doccie erano a portata di mano, dove tutti dormivanano, in modo a dir poco, sospettoso, ci siamo fatti una doccia incredibile con acqua bollente nel bel mezzo di un parco americano nel grande nord. Come al solito Corinna ci metteva piu’ di tutti, mentre io gia pronto con il motore acceso a svignarcela, andandocene via, senza neanche pagare i $2 a persona per le doccie (si dovevano mettere in un contenitore appeso ad un albero, troppo onesti questi americani, o troppo disonesti noi italiani) all’uscita del campeggio lo sportello di dietro si apre e per fortuna non cade tutto…Insomma le comiche e a ridere. Arriviamo al Visitor Center del Wyoming situato nei pressi della diga del Lake vicino Dutch John belli freschi e profumati. La strada indicataci e’ ancora lunga quindi decidiamo di non perdere tempo. Arriviamo a Jackson Hall verso le 12, cittadina poco distante dallo Yellowstone, attrazione di passaggio per tutti i turisti, anche americani. Tipica del nord, con case di legno, sicuramente ideata in modo tale da attrarre la gente. Faccio il nostro giretto, le chiamate a casa, negozi di souvenirs e via verso Yellowstone, passando per il parco del Grand Teton che vediamo solamente dai finestrini dell’auto. Verso le 17 arriviamo a Yellowstone, un viaggio infinito dato che l’entrata sud del parco e’ ancora distante dal suo centro, un viaggio interminabile che alla fine ne varra’ la pena. Appena arrivati ci dirigiamo verso il Visitor Center e chiediamo quali sono le attrazioni principali, considerando il fatto che saremmo partiti il giorno dopo sul tardi. Ci viene detto che lo Yellowstone e’ diviso in 3 diversi itinerari il Grand Loop Road, Lower Loop Road e Upper Loop Road, Prima di tutto vediamo West Thumb (Pollice) un serie di gayser, situati nei pressi del lago Yellowstone, con stagni di acqua calda sulfurea, che ci riscalda, dato che la temperatura e’ scesa di parecchio, essendo adesso nel grande nord. Dopo di che’ arriviamo in tempo a vedere l’Old Faithful un gayser che emette getti di acqua calda che va dai 30 ai 55 metri d’altezza per 2/5 minuti, che erutta ogni 75 minuti e per fortuna nostra dobbiamo solo aspettare 15 minuti prima di tale evento spettacolare. Capiamo che e’ il momento di fermarci, la nostra voglia di conoscere e vedere deve attendere a domani. Quindi decidiamo di andare nel coffee shop di un’albergo in legno e con un grande camino a rifocillarci un po’, e prepararci a passare la notte in macchina, dato che anche volendo l’albergo era pieno, ed i costi molto alti visto al posto in cui eravamo, uno dei più famosi se non il più famoso parco degli Stati Uniti.
Davanti al camino incontriamo una coppia di turisti americani che ci spiega che loro rimarranno 3 giorni per vedere il parco, e alla domanda dove avremmo dormito, noi da buoni italiani mentiamo, dicendo che abbiamo delle tende e quindi andremo nel camping. Verso le 21:30 usciamo dalla hall e ci mettiamo in macchina, coprendoci con le coperte, diciamo prese inprestisto, dalla KLM durante il viaggio. Siamo stanchi sfiniti, ma felici della nostra decisione. Verso l’03:00 di notte mi sveglio per il freddo, e non posso credere ai miei occhi sta nevicando!!!!!!!!!!!!!!!!!! Fa freddo, quindi metto in moto per azionare il riscaldamento e faccio un giro, alla fine decidiamo di tornare al punto di partenza e metterci davanti al camino della Hall dell’albergo, che purtroppo troviamo solo dopo svariati giri, dato che tutto sembra uguale di notte e per fortuna nessun Rangers ci ferma vedendo l’unica macchina in movimento a quell’ora con quel tempo. Corinna fa la temeraria e decide di rimanere in macchina con il suo sacco a pelo, io che si temerario ma non cosi’ scemo preferisco andare con la mia copertina e sdraiarmi davanti al camino, scelta giusta seguita a ruota da Claudia che si piazza sulla sedia a dondolo. Verso le 5 del mattino con la coda dell’occhio mezzo assonnato vedo i piedi di una persona, che incomincia a fare 4 chiacchere con Claudia, e li penso che e’ il guardino che ci caccia via, o l’assasino di turno dei thriller americani. Alla fine Claudia mi spiga che era un Rangers con la coda da cavallo, crede indiano, che ci ha consigliato di rimanere al caldo all’interno della Hall e di chiedere aiuto se necessario. Giugno 16 – Ore 06.00 Yellowstone – Salt Lake – Springville Purtroppo ci dobbiamo alzare anche se il caldo del camino, ci induge a rimanere sdraiati, ma la gente incomincia ad affluire quindi ci pare opportuno levare le tende e andare a vedere se Corinna e’ ancora viva. E’ li sul sedile posteriore dentro al suo sacco a pelo che sembra una Kosovara. La svegliamo, ma ricade nel sonno, allora intanto non perdiamo tempo ed incominciamo a vedere altre attrazioni dell’immenso parco. Ad un certo punto vediamo un Bisonte, grande, ma grande, che Claudia scambia per un Bufalo!!! Quindi vai con le foto, ad un certo punto ci fermiamo dato che nella direzione opposta in mezzo alla strada ci vengono incontro 2 Bisonti!!! Che fare??? Va bene che la macchina e’ assicurata contro tutto ma contro i Bisonti!! Che dico alla Hertz??? Giustamente decidiamo di stare fermi, i Bisonti passano affianco senza neanche notarci forse ormai abituati alla presenza dei turisti e la gente. Scampato il pericolo ci inoltriamo nel parco coperto da un manto di neve, premettiamo che siamo vestiti in modo estivo, venendo dal Nevada e posti caldi, quindi prendo la coperta e me la metto a mo di pareo intorno alla vita per coprire le gambe. Se l’incontro di una coppia di bisonti ci e’ sembrato spettacolare, rimanere incolonnati, fermi, vedendo che una MANDRIA di Bisonti con i loro piccoli stava venendo dalla mia parte, diciamo che ci ha fatto una bella paura, anche se abituati alla presenza, vedersi passare Bisonti a centinaia non e’ roba di tutti i giorni, ma allo stesso tempo uno spettacolo naturale fantastico. Dopo aver scampato l’ennesimo pericolo di una vacanza che non finisce di riservarci soprese, facciamo visita ad altri 2 Gaysers, che come al solito vengono visitati da me e Claudia, i 2 temerari, mentre Corinna, che sembra piu’ un ghiro che un essere umano, preferisce rimanere in macchina. I colori smeraldini, turchesi dei caldi stagni ci indurrebero ad un bel tuffo, ma non e’ possibile. Decidiamo di andare a vedere Mammoth Hot Sping Area sorgenti calde che cadono su formazioni rocciose offrendo uno scenario innaturale, decidiamo che dopo la freddolosa notte di fare colazione in un coffee shop con uova, hamburger e pancetta accompagnato da caffe’. Le nostre sembianze sembrano grottesce, ci vorrebbe una doccia, ma dovremo attendere. Entriamo in un souvenir shop che mi induce a comprare una maglietta blu con scritta arancione dello Yellowstone, quindi dopo aver visto le pareti di zinco color giallo del Grand Cayon all’interno del Parco che hanno dato nome a questa bellezza naturale, le cascate (Falls) di Yellowstone, Inspiration Point & Artist Point da dove si ha una vista mozzafiato del parco ci imbattiamo in un momento particolare. Davanti a noi si presenta la scena, di un orso che attraversa la strada accompagnato dai suoi piccoli, il tutto sotto la visione dei Rangers che tengono a distanza i turisti, compresi noi, e tutti in maniera a dir poco civile rispettano tale momento. Dopo quest’ultima emozione decidiamo che e’ il momento di partire. Purtroppo dobbiamo allungare di parecchio dato che da Canyon a Fishing Bridge, per lavori la strada e’ interrotta, quindi senza perderci danimo torniamo indietro. Possiamo dire di aver visto tutta la parte interessante di un parco in un giorno, dato che 3 giorni sono necessari se una persona vuole vedere anche il gayser piu’ piccolo, tipo pozzanghera. Prima di lasciare il parco ci facciamo le solite foto di rito davanti alla scritta Yellowstone e dei motociclisti ci chiedono con gentilezza di scattargli anche a loro una foto, e capiamo che lo Yellowstone fa questo effetto su noi Europei e Americani. Adesso ci dobbiamo muovere dato che la strada e’ molto lunga, l’ultimo dei lunghi tratti di questa strabiliante vacanza. Ci fermiamo a all’uscita di Jackson Hall per usare un imternet cafe’ che risultera’ chiuso, quindi da Safeway per vedere che comprare da mangiare, io & Claudia ci fiondiamo in un banco dove si comprava le zuppe calde, e si mangivano in loco o take way. Noi dopo aver pagato, non aspettiamo di uscire che le abbiamo già divorate, buone e calde. Sono oganizzatissimi questi supermercati americani.
Putroppo incontreremo l’Interstate 15 solo dopo Salt Lake, quindi prima di quel punto saranno solo strade statali, ma non mi scoraggio, caffe’ e musica fanno da compagnia. Ormai arrivati a Salt Lake decido di andare avanti anche se la stanchezza si fa sentire. Anche perche’ la strada diventa piu’ scorrevole con l’Interstate 15 anche se alcuni lavori incorso che richiedono deviazioni nell’attraversamneto della stessa citta’ di Salt Lake e decido di fermarmi alla prossima cittadina in un parcheggio di un Motel. Scendo per sgranchirmi le gambe e quindi faccio un giro ai 2 vicini distributori. Al secondo distributore, dirigendomi verso la macchina, dei tipi mi dicono qualcosa, che io faccio finta di non sentire e continuo, e posso notare con la coda dell’occhio che i 2 tipi mi indicano e cercano di seguirmi, accelerando il passo, salgo in macchina e senza dire niente a Corinna e Claudia parto in tutta fretta. Ormai stanchi morti per il viaggio e le ultime emozioni verso le 02:00 di notte decidiamo che e’ ora di riposarci, o almeno tentare di dormire in un distributore di Springville.
Giugno 17 – Ore 07.00 Springville – Bryce Canyon – Page Il mattino seguente con un caffe’, riprendiamo coscenza, sentiamo anche il bisogno di una doccia e, come sempre o perlomeno in questo viaggio la fortuna e’ con noi. Durante il tragitto cerchiamo possibili campeggi dove poter usufruire dei loro servizi, anche non abusivamente (siamo disposti a pagare pur di fare una doccia). Una volta arrivati a Panguitch, paesino insignificante, senza interesse alcuno, troviamo finalmente quel che stavamo cercando…Un terreno per campeggio gestito da un privato con servici igienici, comprese le doccie. Entriamo nella proprieta’. Scendo dalla macchina e mi avvio nell’ufficio per chiedere costo e possibilita’ di usufrire dei loro servizi. Con soli $3 a testa facciamo finalmente una doccia di mezz’ora (l’ultima era datata 15 giugno…Eh si pensate bene.. Eravamo 3 puzzole vagganti ma felici, che ce ne fregava e chi ci conosceva…
Dopo la bella doccia, senbravamo rinati e arzilli come non mai. Arriviamo a Bryce Canyon, altro parco nazionale meno famoso dello Yellowstone, ma molto bello e rinomato per il suo Canyon che offre contrasti di vari colori durante tutto il giorno. Arrivati nel parcheggio, la visione e bellezza di questo Parco sono qualcosa di veramente inaspettato. Sfumature rosa e rosse che si intervallano tra le rocce perpendicolari sono una cosa che tolgono davvero il fiato. Quindi tutti e 3, e questa volta anche Corinna decidiamo di scendere per le gole di questo Canyon, 3 miglia non ci faranno mica male. Scendendo tocchiamo una roccia che cambia colore in base al punto di osservazione, alberi altissimi cresciuti attraverso gole strettissime la salita non sembra cosi’ ardua e stancante come nelle altre escursioni, quindi dopo un’altro giro mozzafiato ci dirigiamo verso Cannonville, da dove avremmo dovuto prendere una stradina secondaria sterrata attraverso la campagna che avrebbe accorciato di molto la strada per Page. Arrivati a Cannonville, usufruiamo di un internet caffe’ mangia soldi $2 ogni 5 minuti, prima di fermarci in un parco per pranzare. Infine per sicurezza chiediamo al Visitor Center, quanto dista Page attraversando quella stradina indicata a mala pena nelle mappe. Ebbene il Ranger ce l’ho sconsiglia vivamente dato che in caso di pioggia, ed era un po’ nuvoloso quel giorno, essendo una stradina sterrata, sarebbe diventata fangosa e quindi c’era il rischio di rimanere bloccati per giorni. Decidiamo cosi di ritornare indietro e raggiungere Page via Kanab, quindi centinaia di miglia in piu’. Arrivati nei pressi di Page, del Lake Powell rinomata localita’ turistica, balneare negli States decidiamo di fermarci, e’ giunto il momento di usare il nostro bonus, e quindi di dormire come cristiani in un Motel. Dopo vari tentativi e barattamenti di prezzo, alla fine per qualche dollaro in piu’ decidiamo di andare al Motel Interprise (se la memoria non mi inganna) dove dalla parte opposta troviamo il nostro supermercato preferito Safeway. Parcheggiamo sotto la stanza, quindi ci portiamo solo lo stretto necessario (imparate a farlo altrimenti ogni volta e’ un trasloco). Doccia, ormai e’ quasi giornaliera, e poi noi da Safeway a fare un giro, ormai siamo di casa, e compriamo della frutta fresca e qualcosa da bere, mentre Corinna decide di andare a mangiare una Pizza. Alla fine ci ritroviamo tutti e 3 in un internet accanto al Motel da dove comunichiamo con il resto del mondo e ci aggiorniamo su notizie italiane, e per fortuna nessuno capisce di calcio da queste parti altrimenti con l’Italia sbattuta fuori dall’Europeo sarebbe stata dura. Giugno 18 – ore 09.00 Page – Antylope Canyon – Zion – St. George Durante la mattinata scopriamo che nei pressi di Page c’e’ un’attrazione a noi sfuggita, e cioe’ Antylope Canyon, una grande crepa nella roccia nel bel mezzo del deserto, anomala come il taglio netto di una scure nel terreno. Quindi ci accingiamo a raggiungere quest’altra meraviglia, dopo diverse direzioni sbagliate e inversioni all’italiana. All’entrata del Canyon ci aspetta un indiano alla sbarra, che ci spiega il costo di $6 a persona per entrare con la macchina e fin qui tutto regolare. Il bello veniva che con la macchina potevamo arrivare al massimo al parcheggio, cioe’ 100 metri piu’ in la, e se avessimo voluto andare a vedere il Canyon avremmo dovuto utilizzare le loro Jeep e con un extra di $15 a testa. Insomma tutto un controsenso, non era meglio far pagare tutto insieme senza prendere per i fondelli la gente?? Dopo vari ragionamenti e discussioni con l’Indiano accettiamo, tanto ormai eravamo arrivati fin li, e in ogni caso l’indiano ci fa pagare solo $12, invece di $18 dato che nel conteggio delle persone si sono lasciati scappare Corinna che era seduta dietro e non si vedeva con i vetri scuri dell’auto. Parcheggiamo e paghiamo i $15 per neanche 10 minuti di traggitto e una guida che fa proprio l’indiano, nel senso che ci porta all’interno e ci aspetta fuori. Per fortuna ci uniamo ad un altro gruppo e sentiamo la spiegazione di come è nato questo Canyon dai colori e dagli scorci indescrivibili. Lo spettacolo e’ mozzafiato, le pareti liscie di questa incanalatura, i colori vivaci del mattino, dall’altro filtravano raggi del sole, mentre per terra la sabbia liscia derivata dalla corrosione del vento faceva da contorno. Spettacolare, l’indiano, i $21 a testa, la discussione avuta all’entrata, ne valevano davvero la pena.. Figuratevi che all’interno becchiamo anche una coppia di Romani, sono come funghi. Lasciamo Page all’incirca verso le 16:00 per dirigerci verso Zion prendendo la Statale 89 South. Arriviamo a Zion verso le 17:00 e siccome il sole ce lo permette ancora decidiamo di dare un’occhiata veloce al parco, usufruendo di un Autobus che lo percorreva attraverso i punti di maggiore interesse Tempio di Sinawava formato da una parete a strapiombo dalla quale cadeva l’acqua niente di particolare, ma le montagne altissime, il fiume che ci scorreva accanto (di cui ho bevuto l’acqua senza problemi), e l’argilla della roccia, compensavano il tutto. Evitate l’escursione all’Emerald Pool, dato che dopo un bel pezzo di strada, alla fine rimanete molto delusi nel vedere solamente una pozzanghera stagnante che di Pool e di Smeraldo aveva proprio niente. Per fortuna durante il tragitto di ritono, con la macchina fotografica, inseguiamo a piedi, cercando di non fare rumore, (quasi impossibile), un cervo e piu’ in la’ nel bel mezzo del giardino dell’albergo, una coppia di daini che stavano giocando, tutto questo era fiabesco, specie per noi che veniamo da una realtà come Milano. Ormai a notte fonda, ultimi temerari ad uscire da Zion, decidiamo di dirigersi verso St. George, cittadina di strada per la Death Valley, ma consigliata da alcuni racconti di altri avventurosi come noi, per il suo Outlet, che alla fine riusltera’ piu’ un centro commerciale che un vero Outlet. Arriviamo a St. George verso le mezzanotte, mangiamo il solito nostro panino e dopo aver parcheggiato nei pressi del centro commerciale dormiamo in auto, ormai i sedili hanno preso le nostre forme.