Usa: maui, california e parchi dell’ovest
14 AGOSTO Decidiamo di trascorrere la giornata in albergo, rilassandoci nella piscina, anzi nelle 8 piscine complete di scivoli, idromassaggi, cascate…, insomma un vero paradiso terrestre. La nostra camera ha vista sull’oceano che si trova di fronte all’hotel, facciamo anche un ben bagno nello stesso, un pò preoccupati dai molti segnali di pericolo (onde, meduse e squali). Pranziamo a bordo piscina. Il sole scotta (CONSIGLIO: molte creme, magliette per i bambini e cappello in testa, ci sono pochissimi ombrelloni; in spiaggia non ci sono proprio). Il clima comunque è stupendo, max 28/30 gradi di giorno e minimo 20 gradi la notte, niente umidità, insomma un paradiso terrestre. Per la sera prenotiamo ad uno dei 4 ristoranti dell’hotel (Tropica), ma arriviamo tardi perchè un riposino pomeridiano si trasforma in una dormita pesante (il fuso fa effetto), comunque alle 9 P.M. Siamo a tavola ed apprezziamo l’ottimo cibo (Marco mangia dormendo, ma si rifarà la mattina successiva).
15 AGOSTO Al mattino ci svegliamo prestissimo (il fuso ancora non è smaltito), ci aspetta il ricchissimo buffet della colazione. C’è tutto ed io e Marco (peraltro i bambini non pagano) ne approfittiamo in maniera esagerata. Lorella è più contenuta con il suo thè e pasticcini.
Prendiamo l’auto e partiamo alla volta di una delle meraviglie di quest’isola, il vulcano Haleakalà, in c.Ca 2 ore saliamo da 0 a 3000 metri, il freddo si fa sentire comunque il panorama è fantastico. Poco prima dell’ingresso del parco abbiamo acquistato per 50 dollari il pass che ci darà diritto di visitare tutti i parchi statunitensi, tranne alcuni gestiti direttamente dagli indiani. CONSIGLIO: salendo verso il vulcano fermatevi presso i numerosi centri che organizzano discese in bicicletta dal vulcano, vi portano su in pulmann e poi, ben equipaggiati, scendete giù per circa 20 km di folle discesa fra panorami mozzafiato. Noi visitiamo l’immancabile Visitor Center e compriamo dei souvenirs. Scendendo dal vulcano visitiamo alcuni vivai di piante provenienti da tutto il mondo. Meraviglioso è l’Enchanting Floral Graden a Kula. Per pranzo ci fermiamo a Kahului da Marco’s Grill. Nel pomeriggio non resistiamo alla tentazione di visitare un grande supermercato, il Kmart, sempre a Kahului, ed anche qui scorpacciata di souvenirs. Poi decidiamo di visitare l’acquario (Maui Ocean Center) a Maalaea (sulla strada del ritorno). E’ molto bello, da non perdere il tunnel con l’oceano intorno e la laguna delle tartarughe giganti. Alla sera, stanchi per l’intensa giornata, ceniamo ad un altro ristorante dell’hotel, più informale (Ono’s Grill) e, dopo una breve passeggiata in riva all’oceano, a nanna.
16 AGOSTO La mattina la passiamo in relax in piscina. Mi dedico a molte foto “acquatiche”, soprattutto nell’idromassaggio fra le cascate e nel grande scivolo. Pranziamo nel bar e nel pomeriggio prendiamo l’auto per visitare la zona ovest dell’isola, caratterizzata dalle West Maui Mts. I panorami sono sempre meravigliosi anche se più aspri, con la strada che inizia ad essere sempre più tortuosa. Attraversiamo stupendi villaggi con meravigliosi campi da golf (unico quello di Kapalua) e baie regno dei surfisti in inverno, ora invece Mokuleia Bay è il paradiso dei subacquei. Arriviamo infine a Nakalele Point per ammirare i getti d’acqua che l’oceano spruzza attraverso i condotti di lava sottomarini. Quindi ritorniamo indietro per visitare meglio Lahaina, vecchia capitale delle Hawaii. La cittadina è meravigliosa, con un brigantino sul molo e molteplici barche che accompagnano i turisti in battute di pesca o al meraviglioso scoglio di Molokini, autentico paradiso per immersioni e snorkelling. Camminiamo lentamente fra le case di stile vittoriano, le numerose gallerie d’arte ed i mille negozi di ogni tipo. Ci riposiamo all’ombra del più grande baniano degli Stati Uniti, incredibilmente grande e poi entriamo al Pioneer Inn, autentica osteria di mare dove a sorpresa incontriamo un cameriere italiano che avevo conosciuto quando lavoravo a Modena. Ci offre da bere e ci consiglia qualche bel negozio. Aveva ragione, al Crazy Shirts Store troviamo delle magnifiche magliette e camicie hawaiane. Il giro finisce, dopo una visita al Bubba Gump, all’Hard Rock Cafè dove acquistiamo le mitiche maglie. Si è fatto tardi, rientriamo in hotel e ceniamo di nuovo all’Ono’s Grill. 17 AGOSTO E’ l’ultimo giorno a Maui. CONSIGLIO: prevedete almeno una settimana alle Hawaii. Avremmo ancora tante cose da vedere ma il tempo stringe. Facciamo gli ultimi acquisti in un bel centro commerciale in stile hawaiano (Whaler’s Village) e alle 11 lasciamo il Westin Maui e partiamo per Hana. Hana si trova nella parte più selvaggia e piovosa dell’isola ma è sicuramente un’esperienza unica arrivarci. Infatti negli 85 km che la separano da Kahului troviamo ben 617 curve oltrepassando 56 minuscoli ponti ad una sola corsia. Siamo in mezzo alla giungla (al Garden of Eden, circa a metà strada, hanno girato alcune scene di Jurassic Park), i panorami sono mozzafiato ma devo stare attento alla guida, quando si incrocia un camion bisogna fermarsi. Arriviamo alle 14 ad Hana e pranziamo al Ranch Restaurant. Poi, dopo un breve giro panoramico, si riparte verso Kahului con ancora 617 curve etc. In circa 2 ore siamo alla capitale di Maui, sono le 18, abbiamo l’aereo per L.A. Alle 22 e visitiamo la città. Alle 20 siamo in aeroporto e puntuali alle 22 decolliamo. Cerchiamo di dormire perché domani sarà una giornata pesante.
18 AGOSTO Puntuali alle 5.50 atterriamo a L.A. (recuperiamo 2 ore di fuso), prendiamo il bus dell’Avis e in pochi minuti ci consegnano la Jeep che avevo prenotato tramite Internet(CONSIGLIO: qualunque sia il tour programmato, la Jeep 4×4 è indispensabile sia per la comodità che per la sicurezza). E’ una magnifica Chevrolet TrailBlazer nuovissima (il contachilometri segnala 4 miglia), dopo un veloce approccio con questo “mostro” via verso Disneyland percorrendo la San Diego Freeway (7 corsie per senso di marcia). Marco è stanco ma eccitatissimo per quest’appuntamento con il fantastico mondo Disney. Arriviamo velocemente, facciamo colazione in uno degli innumerevoli bar appena fuori dal parco e, alle 9, entriamo. E’ già pienissimo di turisti, decidiamo di fare un giro sul trenino per avere una visione di insieme del parco. Poi iniziamo a visitare le varie aree, bellissime Adventureland e Frontierland, da non perdere l’attrazione Utopia. Pranziamo in uno dei bar interni e nel tardo pomeriggio esausti ma felicissimi usciamo per andare all’hotel, Marco non vorrebbe lasciare questo mondo incantato e a malincuore, dopo aver acquistato diversi souvenirs, ci segue. Abbiamo prenotato al Renaissance Hollywood Hotel, seguiamo le indicazioni sul tragitto della Rand Mc Nally ed in poco tempo, dopo aver attraversato la Downtown, arriviamo all’hotel. CONSIGLIO: indispensabile stamparsi i tragitti dal sito, sono precisissimi. Ci troviamo nel cuore di Hollywood e ce lo ricorda la mitica scritta sulla collina di fronte alla ns camera. La stanchezza si fa sentire, ceniamo nell’ottimo ristorante del Renaissance ed a nanna.
19 AGOSTO Purtroppo le ns tappe sono serrate, nel pomeriggio dobbiamo lasciare L.A. Per dirigerci verso San Francisco, decidiamo quindi di visitare Beverly Hills e Rodeo Drive e gli Universal Studios, tralasciando il Getty Center e Santa Monica. CONSIGLIO: meglio avere un altro giorno per visitare L.A. Ma se, come noi, avete poco tempo scegliete uno tra Disneyland e Universal.
Prima di lasciare l’hotel ci dirigiamo a piedi al Teatro Cinese e percorriamo la Walk of Fame con le impronte dei personaggi celebri del cinema, poi ritiriamo l’auto e, percorrendo il Sunset Boulevard, arriviamo al Rodeo Drive. I negozi sono belli ma a dire il vero a Roma o Milano ce ne sono di migliori. Ci delude un po’ Ralph Laurel, ns passione, il negozio non è grandissimo e per i bambini non ha quasi nulla. Alla Tod’s ci vogliono affibbiare delle costosissime borse, a detta loro introvabili in Italia. Lasciamo questo luogo di tentazioni e facciamo un breve giro in mezzo alle ville di Beverly Hills: bel posto veramente. E’ quasi l’una quando arriviamo agli Universal Studios, il biglietto è costosissimo ma con pochissimi dollari in più ritiriamo il pass che non ci farà fare code. In questo modo visitiamo diverse attrazioni, dopo aver fatto il bel giro degli Studios con il trenino. Marco, di solito molto coraggioso, si impaurisce non poco al Van Helsing Fortress, ci divertiamo un mondo al WaterWorld (CONSIGLIO: non sedete nelle file in basso, a meno che non vogliate fare una doccia completa). Anche Shrek è molto bello. Dopo gli abituali souvenirs, lasciamo L.A. E via verso il nord attraverso la 101. Ceniamo in un ristorante nella zona di Santa Barbara ed alle 22 arriviamo al Best Western Shore Cliff Lodge di Pismo Beach.
20 AGOSTO L’hotel è a picco sull’oceano ma stamane, come spesso in estate, c’è nebbia e la visibilità è scarsa. Intorno all’hotel molti pellicani, facciamo colazione e via verso nord sulla mitica California 1 che costeggia la costa. Avevamo previsto la visita dell’Hearst Castle ma la prima visita utile è per il pomeriggio e ci dobbiamo accontentare di vedere da lontano questo magnifico castello (CONSIGLIO: d’estate prenotate per tempo l’orario desiderato). Un po delusi proseguiamo verso nord ma ben presto ci rincuoriamo in quanto il sole è riuscito a sbucare fra le nuvole ed il panorama del tratto di costa chiamato Big Sur ci appare in tutto il suo splendore. La strada è bellissima e molto trafficata, soprattutto da motociclisti. Ogni curva offre scenari magnifichi da immortalare con fotografie, altra caratteristica della strada è il fatto di scendere verso la spiaggia e poi risalire ripidamente in un continuo alternarsi. CONSIGLIO: fate il pieno di benzina prima di entrare nella 1, c’è un solo distributore prima di Lucia a prezzi esagerati.
Pranziamo al Lucia Lodge, su tavolini all’aperto sotto il tiepido sole della costa californiana. Si riparte, la strada per San Francisco è ancora lontana ed abbiamo un appuntamento irrinunciabile: l’acquario di Monterey. Prima attraversiamo la magnifica Carmel e poi arriviamo in questa spendida cittadina per visitare uno degli acquari più belli del mondo. E’ tutto meraviglioso, in particolare il settore delle meduse, degli squali e delle tartarughe. Ci sono molte informazioni, anche in italiano, e Marco ha voluto vedere tutte le 200 vasche e tunnel di questo immenso acquario. Rimaniamo fino all’ orario di chiusura (18) e poi via verso San Francisco. Arriviamo alle 19.30 e, seguendo le indicazioni della fidata Rand Mc Nally, troviamo subito l’Hilton San Francisco, situato in pieno centro. Qui rimarremo 2 notti. Prima di cenare al panoramico Cityscape (46° piano dell’Hilton), prenotiamo il giro turistico in bus della città per la mattina successiva. La vista dal ristorante è limitata dalla nebbia, ma ci rifaremo il giorno dopo; intanto ci gustiamo una stupenda cena che sarà la più cara di tutto il viaggio (107 dollari in totale, in Italia in una pizzeria avremmo speso di più!).
21 AGOSTO Dopo la ricca colazione si parte per il tour della Gray Line, durerà circa 3 ore e mezza. E’ domenica e non c’è nessuno in giro. CONSIGLIO: se possibile visitate le grandi città nel fine settimana, eviterete il caotico traffico. Partiamo alle 11 e visitiamo tutti i punti più importanti della città, con soste alla Mission, giardino giapponese, Twin Peaks (peccato c’è nebbia) ed al Golden Gate Bridge. Questo è sicuramente il ponte più bello al mondo e grazie anche al sole che intanto è uscito, si fa ammirare in tutta la sua bellezza. CONSIGLIO: se avete tempo attraversatelo a piedi. Il colore lo rende unico e viene continuamente riverniciato. L’autista è molto simpatico ed ogni tanto racconta simpatiche barzellette. Il tour termina al Fisherman’s Wharf, vera “trappola” per turisti, comunque il posto merita una visita, anche solo per ammirare colonie di leoni marini che prendono placidamente il sole. Pranziamo all’immancabile Hard Rock Cafè al Pier 39 e nel pomeriggio facciamo una breve crociera fino al Golden Gate ed intorno ad Alcatraz. Il mare è abbastanza agitato ma ciò non impedisce a centinaia di barche a vela e di windsurf di navigare per la baia. Il ponte visto dal mare è ancora più bello, Alcatraz sarebbe bello visitarla (CONSIGLIO: prenotare via Internet la visita almeno 1 mese prima, in estate) ma è tutto pieno. Per tornare in hotel scegliamo i caratteristici cable cars. Scendiamo ad Union Square, si è fatto già notte, sono c.Ca le 19, ed a passo svelto, la zona di sera non è tranquillissima, arriviamo all’Hilton per cenare di nuovo al Cityscape. Stasera non c’è nebbia e possiamo ammirare una vista a 360° sulla città, solo questo ci appagerebbe, ma siamo mortali e con soli 65 dollari ceniamo ancora divinamente.
22 AGOSTO San Francisco ci rimarrà nel cuore, è una città a misura d’uomo e meriterebbe una visita più lunga, ma il tour prosegue e quindi dobbiamo dirigerci verso Yosemite. Prima però percorriamo Lombard Street, la strada più tortuosa del mondo (magnifica) ed altre vie con pendenze da record che però fanno un baffo alla ns super jeep. Poi, attraverso il Bay Bridge, lasciamo Frisco e ci dirigiamo verso Yosemite attraversando la vasta zona pianeggiante e ricca di colture della California centrale. Pranziamo a Mariposa e, dopo aver fatto una scorta di acqua minerale, proseguiamo verso El Portal dove arriviamo alle 14.30 all’hotel prenotato: il Cedar Lodge Resort (molto bello). Lasciamo i bagagli e via verso il parco, l’ingresso è a 10 miglia e, dopo aver mostrato il ns pass al ranger che ci riempie di mappe e guide, entriamo in questa valle. Ci ricorda le ns Alpi, anche se le montagne sono più lisce e di color grigio. Dopo un tunnel nelle rocce ecco che appare la mole di El Capitan, imponente masso granitico. La strada è stretta e sale vicina al corso del fiume Merced, poi il fondo della vallata si allarga e compare alla nostra vista l’altra montagna simbolo di Yosemite, l’Half Dome. I paesaggi sono incantevoli, diverse cascate scendono dall’alto di questi monti, la più famosa è la Yosemite Falls ma bellissima è anche la Bridalveil Fall. Molti turisti stanno facendo il bagno nel fiume, tuffandosi anche nelle piscine naturali create dalle rocce. Ci fermiamo poco prima della biforcazione della strada, che proseguirà a senso unico in senso antiorario, per attraversare un ponte di legno e scattare diverse foto. Alcuni fanno il bagno, altri, con dei gommoni, navigano sul fiume (il questa zona molto calmo e non impetuoso come in precedenza). L’acqua è stranamente calda ma non abbiamo dietro i costumi per poterci tuffare. Gli scoiattoli saltellano vicino alle persone per la gioia di Marco. Lasciamo l’auto al parcheggio del Visitor Center e passeggiamo per lo Yosemite Villane. Poi proseguiamo per il Curry Villane ed è qui che, vicino al grande campeggio, facciamo uno degli incontri più emozionanti del viaggio. Un alce sta mangiando a 2 metri dalla strada, ci fermiamo poco distanti e piano piano ci avviciniamo. Marco mi scatta delle foto a non più di 2 metri dall’animale, poi scorgiamo qualche decina di metri più lontani un piccolo gruppo di alci. Intanto altri turisti ci sono fermati ma gli animali camminano tranquillamente senza scappare, anzi sembrano mettersi in posa. Peraltro c’è un silenzio assoluto, nessuno li vuole disturbare. Bellissimo. Poi incontriamo anche qualche daino, cerchiamo di vedere gli abitanti più famosi del parco, gli orsi, ma ci dobbiamo accontentare di vederli nel video al Visitor Center intenti a devastare auto per mangiare il cibo lasciato in bella vista. Ecco perché nel campeggio avevamo notato dei contenitori di ferro chiusi con grossi lucchetti fuori da ogni tenda. Felici per lo spettacolo della natura e per gli incontri con alcuni degli ospiti di questo parco, il primo naturale al mondo, rientriamo al Lodge ammirando la spettacolare luce del tramonto sulla valle. Arrivati al Cedar Lodge non resisto alla tentazione di mettermi il costume ed andare al Merced River, di fronte, per fare il bagno visto che molti turisti, soprattutto francesi, lo stanno facendo. Sono però già le 19 e l’acqua, almeno per me e per Marco, non è proprio caldissima, quindi ripieghiamo sulla più sicura piscina dove sguazziamo come pesci per oltre 1 ora. Ceniamo la ristorante del lodge, in puro stile anni cinquanta, pavimento a scacchiera e divani rossi di pelle.
Prima di andare a dormire sentiamo dei rumori provenienti dal bosco circostante: sono dei daini che, tranquilli, sono usciti dalla foresta e stanno passeggiando vicino alle auto. Con qualche preoccupazione per la ns bella jeep andiamo a dormire soddisfatti.
23 AGOSTO Al mattino mi sveglio presto e utilizzo la cabina telefonica per chiamare a casa ed in ufficio, qui i cellulari non prendono (CONSIGLIO: in molte zone interne non c’è segnale per il cellulare tri-band, molto più utile ed economica la scheda telefonica). Faccio anche della foto ai molti orsi (di legno, purtroppo o per fortuna!) che adornano il lodge.
Rientriamo nel parco per prendere la 41 Sud verso Fresno e poi a Visalia ci dirigiamo verso il Sequoia Canyon. Sulla 198, poco prima di Lemoncove, pranziamo al The Orange Tree, caratteristico locale paragonabile ad un ns agriturismo, infatti sono in vendita molti prodotti locali.
Alle 13 arriviamo all’Holiday Inn Express Three Rivers, lasciamo i bagagli e dopo circa 10 miglia entriamo al parco. Siamo sui 400 mt di altezza ed in lontananza vediamo una foresta “normale” con dei monti intorno, non c’è ancora traccia delle sequoie giganti. La strada inizia a salire costantemente. Ci fermiamo in un punto chiamato Hospital Rock dove grandi cartelli avvertono di non allontanarsi per pericolo orsi, Marco chiede di rientrare subito in auto, non prima di aver fotografato dei graffiti indiani. Saliamo ancora ed incontriamo un daino ai margini della strada. A 2000 mt di quota entriamo nella Giant Forest ed iniziamo ogni tanto a vedere queste grosse piante dalla corteccia marroncina, sempre più imponenti. Superiamo il Giant Forest Museum e ci dirigiamo lungo la Generals Highway verso l’essere vivente più antico del pianeta: la sequoia General Sherman Three. Parcheggiamo e dopo un trail di c.Ca 700 mt in discesa (dislivello 70 mt), arriviamo al cospetto di questo gigante. Non si potrebbe chiamare altrimenti, ha c.Ca 2700 anni di vita, una circonferenza di 31 metri ed un’altezza di 85 mt. La pianta è recintata e non ci si può avvicinare ma si rimane senza fiato di fronte alla sua imponenza. Devo allontanarmi parecchio per cercare di fotografarla tutta. Siamo estasiati anche perché intorno ci sono altre sequoie appena più piccole, a queste ci si può avvicinare ed è una grande emozione. Ritorniamo al Museo, di fronte al quale spicca un’altra gigantesca sequoia. Infine saliamo verso Crescent Meadow per attraversare il Tunnel Log (un tunnel scavato sul tronco di una sequoia caduta), con le irrinunciabili fotografie.
Il sole sta scendendo e filtrando attraverso questi giganti dona riflessi incantanti. E’ tardi e lentamente ritorniamo all’hotel, abbiamo prenotato ad un bellissimo ristorante situato a 500 mt dall’ingresso del parco dove, su una bella terrazza all’aperto ceniamo ottimamente con il sottofondo del Kaweah River che scorre tumultuoso 5 mt sotto di noi.
24 AGOSTO Ci aspetta la tappa più lunga del nostro viaggio, fino a Las Vegas sono 620 km; in un primo momento avevo programmato la sosta alla Death Valley, poi leggendo anche i racconti di Turistipercaso ed alcuni libri abbiamo deciso di soprassedere, ad agosto è troppo pericoloso, avendo anche un bambino con noi.
Torniamo quindi sulla rigogliosa valle della California centrale, e dopo Bakersfield iniziamo a salire verso il Tehachapi Pass ammirando le colline costellate da pale eoliche, poi scendiamo, sempre sulla 58, costeggiando la base aeronautica Edwards, dove atterranno anche gli shuttle, e, dopo Barstow pranziamo in un ristorante per poi lasciare l’autostrada e visitare, a 5 km da questa, la città fantasma di Calico. E’ interessante anche se “finta”, facciamo un giro sul trenino e visitiamo una miniera abbandonata. Marco fa incetta di pietre varie ed il primo vero caldo del viaggio inizia a farsi sentire (siamo sui 40°). Proseguiamo attraverso il Mojave desert, pieno di alberi di Josuè e, dopo un altro passo entriamo in Nevada. Non ci si può sbagliare: ci accoglie un’area di servizio immensa chiamata Welcome Nevada, con casinò, hotel (uno ha addirittura le montagne russe che lo circondano) ed outlet con ottimi marchi (Polo, Nike…). Facciamo incetta di vestiti visti i pressi incredibilmente bassi, poi ripartiamo ed in poco tempo siamo finalmente a Las Vegas. E’ stato detto tutto di questa città incredibile, nel rivederla dopo 21 anni l’ho trovata molto più turistica e mi hanno colpito i più grandi hotel del mondo (allora c’erano solo il Ceasar Palace, il Rio, il Flamingo e pochi altri). Dopo un check-in estenuante (oltre 1 ora), finalmente saliamo nella nostra camera al Circus Circus (saremmo voluti andare al Bellagio ma richiedevano minimo 2 notti di pernottamento. Comunque il Circus è un paradiso per bambini, con un vero luna park all’interno dell’hotel, tutto molto kitch. Per trovare l’uscita è un vero labirinto, alle 19 siamo sulla famosa strip. Fortunatamente non è caldissimo e si passeggia bene, ogni hotel meriterebbe una visita, noi, dopo averne visitati alcuni, ci dirigiamo al Bellagio per il suo buffet all-you-can-eat tanto famoso. Facciamo 20 minuti di fila ma ne vale davvero la pena. Il costo è fisso di 25 dollari a persona ma c’è ogni ben di Dio, con una particolare attenzione al pesce ed alla pasticceria. Usciamo ed ammiriamo lo spettacolo delle fontane d’acqua sul laghetto che danzano al suon di musica. Dura circa 15 minuti e vale la pena assistervi. Poi entriamo al Paris ed al Cesar Palace. Si e’ fatta quasi l’una, siamo tutti stanchi e via a nanna.
25 AGOSTO Al mattino ce la prendiamo calma, ci alziamo alle 9.30 e dopo la solita ricca colazione a buffet, partiamo lungo la I15 verso lo Zion Park. Poco prima di Mesquite abbiamo un inconveniente, un camion davanti a noi ci scaglia contro una pietra che quasi manda in frantumi il parabrezza. Chiamiamo l’assistenza Avis e ci fanno ritornare a Las Vegas dove in due minuti ci consegnano una nuova jeep senza nessun supplemento o penale. Stesso modello dell’altra ma con 9000 miglia trascorse. Felici per aver appurato l’efficienza americana riprendiamo il viaggio. Abbiamo perso 3 ore in totale ed il programma deve per forza cambiare rispetto al previsto. Dovevamo visitare nel pomeriggio lo Zion, lo faremo domani. Arriviamo alle 19 ora locale (siamo in Utah ed abbiamo spostato in avanti di un’ora l’orologio) al Cliffrose Lodge & Gardens di Springdale, graziosa cittadina vicina all’ingresso del parco. Con Marco ci concediamo l’immancabile bagno in piscina, immersa in un bel giardino e con un bel panorama dei monti circostanti. Alla sera ceniamo in un ottimo ristorante (Pinked Dog) molto caratteristico, con 2 camini e trofei di caccia alle pareti. Il cameriere è turco e tifoso di calcio e vuol sapere del campionato italiano.
26 AGOSTO Ci alziamo prima del solito e, dopo la colazione al Pinked (deludente per la verità), entriamo nello Zion e lasciamo l’auto nel punto in cui è obbligatorio l’uso del bus navetta. Avevamo sottovalutato questo canyon, poco conosciuto in Italia, che invece è bellissimo. All’ingresso ci danno anche una bella guida in italiano che ci facilita nella visita. Prendiamo il bus e scendiamo a Weeping Rock per fare una breve escursione che dopo circa 500 mt di ripida saluta ci porta nell’alcova di una roccia con sorgenti che sgocciolano. Tutto intorno giardini pensili. E’ meraviglioso. Scendiamo e riprendiamo la navetta verso l’ultima fermata il Temple of Sinawava. Da qui parte uno stupendo trail, il Riverside Walk che in 1,7 km di sentiero pavimentato porta verso i famosi Narrows dove la visita prosegue per vari km anche guadando il Virgin River. Purtroppo il tempo è tiranno e percorriamo solo una piccola parte del trail, scendendo al fiume ed inseguendo gli immancabili scoiattoli. Risaliamo sul bus e, circondati dai panorami da sogno della Zion Canyon Scenic Road, riprendiamo l’auto. Sono circa la 12.30 e ci dirigiamo verso l’uscita est del parco, saliamo di nuovo di quota ed attraversiamo un bel tunnel, raggiungiamo la 89 (pranziamo in un ristorante tipico indiano), poi proseguiamo verso nord fino alla deviazione per il Bryce Canyon. Prima però attraversiamo la Dixie National Forest con dei canyon dai colori incredibili, fantastico è il Red Canyon, di un rosso acceso che sfuma verso il giallo. La strada sale gradualmente e dopo c.Ca 20 km raggiungiamo l’ingresso del Bryce, siamo a 2400 metri di altezza ed in mezzo ad una foresta, dove sono i famosi pinnacoli? Partiamo lungo l’unica strada che attraversa il parco e ci dirigiamo alla fine della stessa, Yovimpa Point dove finalmente ammiriamo, sulla ns destra panorami sconfinati con formazioni di roccia incredibili, pinnacoli, archi… Durante il ritorno verso il Visitor Center ci fermiamo a tutti i punti di osservazione. Sicuramente il più emozionante è il Bryce Point dove c’è un breve sentiero stretto che ti fa entrare nell’anfiteatro incredibile del Bryce. Non consigliato a chi soffre di vertigini. Non riusciamo a fare la discesa nel canyon con i muli, purtroppo la giornata è volata via e dobbiamo ancora fare oltre 200 km per arrivare a Page. Anche su indicazione dei ranger evitiamo una strada sterrata che ci avrebbe fatto risparmiare oltre 100 km, quindi ritorniamo sulla 89 e ci dirigiamo verso Page attraversando anche un altro parco (Escalante). Arriviamo a Page guadagnando un’ora di sole (siamo in Arizona), dopo aver attraversato la famosa diga sul lago Powell, arriviamo al Best Western at Lake Powell e, dalla confusione festosa di un gruppo di turisti, ci rendiamo conto che è pieno di italiani. Ceniamo al Ken’s Old West, locale tipico con musica country dal vivo (peccato che è nel settore fumatori). Comunque mangiamo molto bene spendendo 45 dollari. Prima di andare a dormire prenotiamo la visita all’Antelope Canyon per la mattina successiva. CONSIGLIO: andate direttamente al Canyon, l’ingresso è lungo la 98, appena fuori Page; risparmierete moltissimo.
27 AGOSTO Alle 9.30, dopo una veloce colazione, saliamo sulla jeep scoperta e, allacciate le cinture di sicurezza, partiamo insieme ad altri turisti per questo breve “Camel Trophy”. L’indiano Navajo alla guida crede di essere Schumacher e corre all’impazzata, comunque arriviamo all’ingresso del parco (siamo in territorio Navajo, il ns pass non serve). Il panorama è particolare, per diversi km percorriamo una strada sterrata che costeggia il corso di una fiumara; ci dice la guida che, soprattutto in estate, quando piove si allaga tutto ed è impossibile visitare l’Antelope. In fondo la strada finisce in quanto siamo circondati da formazioni rocciose che sembrano inaccessibili, ma ecco la sorpresa, da una piccola fenditura nelle rocce inizia il Canyon. E’ stretto e lungo c.Ca 700 mt, l’acqua ed il vento hanno eroso queste rocce rendendole levigate e dai mille colori. Il sole filtra dall’alto. E’ meraviglioso, sicuramente la cosa più bella del ns viaggio. La guida ci accompagna nella guida ed è molto gentile a scattare per mio conto diverse foto (è vietato il flash e la luce viene solo dall’alto) più belle delle cartoline. Sbuchiamo dall’altra parte del canyon e poi lentamente lo ripercorriamo a ritroso, stando attenti ai serpenti (la guida ha una torcia e controlla il percorso). Ci riportano poi in città dove riprendiamo la strada verso la Monument Valley, arriviamo a Kayenta alle 14, pranziamo in un locale tipico indiano e poi lasciamo i bagagli al Best Western Wetherill Inn. Pur essendo in Arizona vige l’ora dello Utah, quindi orologi avanti di un’ora. Partiamo subito verso la Monument Valley, i panorami sono da film, da un momento all’altro potrebbe arrivare John Wayne inseguito dagli indiani. Arriviamo al Visitor Center e decidiamo, invece di percorrere con la ns auto il tour circolare della Valley, di fare un tour guidato di 2 ore con jeep scoperte degli indiani Navajo, CONSIGLIO: tirare sul prezzo. Siamo insieme a dei simpatici francesi e partiamo in questo giro che ci porterà anche in zone della Valley non accessibili con la propria auto. Qualche nuvolone si addensa all’orizzonte ma non ci facciamo troppo caso, intenti ad ammirare splenditi monoliti (Mitten, Three Sisters…) ed altre attrazioni: Occhio del Sole, Occhio del Vento… Meraviglioso lo scenario dell’occhio del Sole, prima del ns gruppo ce n’è un altro con la guida che suona il flauto nell’anfiteatro naturale ed il suono risulta amplificato: uno spettacolo. La visita prosegue su strade sterrate, siamo pieni di polvere ed il cielo si oscura sempre più. Sulla via del ritorno si scatena una tempesta di vento che rende quasi impossibile vedere la strada, fortuna che gli indiani la conoscono bene ed in pochi minuti siamo in salvo, ma rossi di polvere, al Visitor Center. Da qui ammiriamo la valle sotto la tempesta ed anche così è meravigliosa. Molto bello il negozio del visitor center anche se molti articoli indiani sono costosissimi. Alle 19 rientriamo all’hotel per una indispensabile doccia ed alle 8,30 precise siamo al ristorante dove avevamo pranzato. Qui si va a dormire presto, alle 8.45 non fanno più cenare.
28 AGOSTO Partiamo dall’hotel in direzione Grand Canyon, lungo la strada troviamo tanti negozi di prodotti indiani, compriamo diversi souvenirs. Lasciamo la 89 per la 64 ed alle 12 siamo all’ingresso est del parco, alla Desert View dove visitiamo la torre d’osservazione e prendiamo contatto con questa meraviglia della natura alla quale potremo dedicare un’ora in più (nuovo fuso orario).. Andando verso Ovest tutta la Desert View Drive è spettacolare, costeggia il South Rim e ci sono diversi punti di osservazione (da non perdere il Grandview Pt). Arriviamo al Village e pranziamo allo Yavapai Lodge (33 dollari per un’ottimo pasto), poi andiamo al ns lodge (Maswik), molto carino, tutto in legno ed immerso nella foresta. Usciamo subito per percorrere a piedi una parte del Rim passando davanti ai due alberghi più famosi (Bright Angel Lodge e El Tovar). Dal Bright parte il trail più famoso del parco che scende per 18 km sul fondo valle fino al Phantom Ranch. Per i pigri sono a disposizione dei muli. Ne percorriamo a piedi un breve tratto, non consigliato a chi soffre di vertigini. Qui incontriamo tantissimi scoiattoli ed anche qualche corvo che si mette in posa per le foto. Prenotiamo la cena al Tovar (miglior ristorante del Village) e poi prendiamo il bus verso l’Hermit Road (ovest del Rim), chiusa alle auto private. Ci fermiamo nei diversi punti di osservazione (Abiss, Mohave Pt…), fino all’Hermit Restaurant. Poi torniamo indietro e ci rechiamo al visitor center che purtroppo chiude alle 18, arriviamo tardi, visitiamo lo shop molto interessante dove acquistiamo dei libri didattici per Marco e poi di corsa ci rechiamo al Mather Point per ammirare il tramonto. E’ pieno di persone, tutti in religioso silenzio per ammirare lo spettacolo. Piano piano il sole tramonta ed in brevissimo tempo è buio fondo, con un cielo stellato da incorniciare. Ritorniamo all’hotel, compriamo altri souvenirs allo shop e poi ci mettiamo qualcosa di più elegante per la cena. In effetti il ristorante è all’altezza della sua fama, soprattutto i dolci; con meno di 70 dollari ce la caviamo. Torniamo al lodge soddisfatti per la bellissima giornata.
29 AGOSTO Partiamo verso Las Vegas, ultima tappa del ns viaggio. Lasciamo il parco dirigendoci verso sud sulla 64, poi prendiamo la 40 ed infine la 93. Il sole picchia in maniera esagerata, mangiamo in uno sperduto ristorante ad un’ora la Las Vegas, poi riprendiamo il viaggio, attraversiamo l’Hoover Dam ed il caldo è terrificante (45°), scendiamo verso Las Vegas, la nostra meta è il Luxor. Dopo un veloce check-in, saliamo (tramite l’ascensore inclinato) al 17° piano ed ammiriamo la hall più grande al mondo (abbiamo scelto una camera nella piramide). L’albergo è decisamente più bello del Circus Circus. CONSIGLIO: a Las Vegas non andate nei fine settimana, è strapieno ed i prezzi degli hotel raddoppiano. E’ presto e caldissimo, decidiamo di andare ad un outlet nella zona est di Las Vegas. Anche qui facciamo man bassa di capi Ralph Lauren e Nike. CONSIGLIO: portare pochi vestiti dall’Italia e comprateli negli outlet a prezzi che vi meraviglieranno. Marco intanto ha del mal di stomaco, pensiamo sia dovuto agli sbalzi della temperatura (45° esterni, 20° nei locali), poi abbiamo appurato trattarsi di acetone (con tutte le patatine fritte che ha mangiato!). Ritorniamo in albergo, avevamo programmato un altro bel giro della Strip, la zona ovest, poco visitata nella precedente giornata a Las Vegas, ma Marco sta ancora male e vomita vicino al Casino. Preoccupati rientriamo in camera ed ordiniamo qualcosa di leggero e concludiamo qui l’ultima notte in Usa.
30 AGOSTO Marco sta meglio, non ha la febbre; riportiamo di buon mattino l’auto all’Avis, da qui al vicino aeroporto (con tanto di slot machine interne, a proposito abbiamo giocato e perso, ovviamente, 20 dollari), dove alle 8.38 decolliamo per Chicago dove atterriamo alle 14. Pranziamo leggeri (riso in bianco per Marco che ha ripreso la sua naturale baldanza) e poi alle 15.40 via verso Roma dove atterriamo puntuali alle 7.50 del 31.
E’ andato tutto bene, il viaggio è stato impegnativo (sotto tutti i punti di vista, compreso l’economico), ma ne valeva la pena. Le cose più belle: Maui ed i parchi (Antelope su tutti). Le delusioni: forse Los Angeles.
Grazie di nuovo a Turistipercaso per gli utilissimi suggerimenti. Aloha e Good Luck.