Usa fly and drive
Aereo da Pisa a Parigi e da Parigi a Chigago con Air France. Tutto regolare, ma il viaggio nel suo complesso è stato tranquillo e senza nessuna butta sorpresa. I giudizi li metto alla fine della descrizione.
Avevamo fissato l’auto dalla Budget ed abbiamo visto un notevole aumento del costo per l’inclusione, al momento della consegna, di maggiori garanzie assicurative. Ho dato la colpa al mio inglese zoppicante ed ho avuto, di contro, più tranquillità nel lungo viaggio.
La fortuna ha voluto che siamo arrivati appena dopo una forte pertubazione e che durante tutto il viaggio abbiamo trovato, andando al Sud, temperature sempre crescenti e freddo solo al rientro a Chicago, ma anche qui senza precipitazioni.
Presa l’auto, con navigatore portato da casa munito della scheda aggiornata degli Stati che avremmo attraversato (una decina) siamo partiti sulle autostrade americane.
La nostra scelta era quella di pernottare nei motel e fare almeno un pasto in ristoranti popolari. E questo abbiamo sempre fatto con grande soddisfazione, se si escludono un paio di pernottamenti in locali un po’ “sgarrupati” ma nulla di drammatico.
Salto le tappe di solo pernottamento e quindi fissiamo la prima attenzione su Nashville.
Bellissimo il museo della musica ed gradevoli due serate passate ad ascoltare ottima musica nei bar/ristoranti. Oddio, serate un po’ alcoliche, ma poi andavamo a letto.
Da Nashville a Menphis in panorami agricoli non eccezionali e attraverso i piccoli paesi dell’America profonda, modestissimi e tranquilli. A Menphis fermata obbligatoria alla mega residenza del fù Elvis a Graceland. Ovviamente da vedere ma le notizie sono sia in rete sia in qualsiasi guida (consigliata la Planet).
Per non farci mancare un po’ di chilometri per arrivare a Tupelo, luogo di nascita del suddetto. Anche qui America profonda, villaggi modesti ma poi una straordinaria strada in un bosco bellissimo per arrivare a Natchez. Si tratta della Natchez trace, che consiglio fortemente (http://www.nps.gov/natr/index.htm).
A Natchez incontro con il grande fiume. Il Missisipi è davvero grande, immenso. Ed abbiamo deciso di affiancarlo nel suo lento andare verso il sud, facendo solo strade secondarie tra campi di cotone appena raccolto, poveri paesetti di gente di colore, farm più grandi che belle e le solite periferie commerciali delle rare città.
Per fortuna la benzina costava poco ( è fortemente aumentata al nostro ritorno a Chicago, altra fortuna) e le strade, anche secondarie, sono ben percorribili.
Intanto la temperatura saliva, con nostro piacere, sino ad attestarti ad una buona situazione climatica della nostra primavera.
A Baton Rouge inizia il regno delle acque (ed anche quello delle grandi fabbriche chimiche e delle raffinerie) fino ad arrivare a New Orleans. La meta più importante della nostra gita.
Il quartiere francese va visitato in diverse ore del giorno ed in diversi giorni della settimana. La mattina è un semi-deserto quartiere con traffico e gente indaffarata. Nella sera e nella notte è il quartiere di una “perdizione nei limiti di legge” e nel fine settimana Burbon street è la strada dell’alcool sia bevuto che vomitato. Nessuna sensazione di pericolo, anche perchè la polizia è vigile, ma le solite contraddizioni americane: predicatori sotto una grande croce che inneggiavano alla salvazione divina e centinaia di poco sobri che si affollavano intorno con i loro bicchieri portatili.
Ovviamente la vita è bella nei tanti locali che fanno musica dal vivo, con musicisti e cantanti davvero bravi. Altrettanto accade nelle strade, con i gruppi che improvvisano anche su richiesta. La musica pervade la città e non è ( o non sembra) una concessione al turismo.
Divertente mangiare ai piccoli ristoranti che la Planet consiglia ed assaggiare la cucina cajun. Peccato che anche le ostriche vengano fritte, facendo un peccato imperdonabile, ma è bene allontanarsi, per mangiare, dalla Burbon, troppo turistica, ed andare su una delle strade parallele o meglio ancora in un quartiere più lontano.
Ma la città è molto bella anche fuori dai circuiti turistici. Segnaliamo il Parco Amstrong dove spessono ascoltare concerti ed il City Park con un settore di straordinarie sculture all’aperto (Moore, Manzù, Botero, Rodin ecc.) ed anche l’acquario. Interessante anche vedere i quartieri popolari, con l’immensa distesa di piccole abitazioni ed i nuovi quartieri ricostruito dopo Katrin.
Da New Orleans abbiamo visitato il delta del Padre Missisipi, immaginando un paesaggio simile a quello della Florida. Errore: in gran parte è un paesaggio fortemente industrializzato, con enormi complessi petroliferi e chimici. Ovviamente ci sono i paesini diciamo “turistici” come Venice, con le buffe case sui trampoli, ma la sensazione è quella dell’inquinamento incombente e a quanto pare Katrina ha fatto parecchi danni ambientali.
Quello che non è paesaggio industriale è una sterminata palude, con molti alberi morti e rare zone di seconde case e porticcioli turistici, ma il tutto, a nostro parere, in una atmosfera di nafta.
Dopo 4 giorni meravigliosi via verso la Florida, ad est, ma solo fino a Pensacola. Spiagge enormi e bianche in questa costa deliziosa fatta per il riposo degli anziani abbastanza ricchi. Profusione di alberghi aperti quindi anche in inverno, ristoranti con crostacei e pesce in genere, parchi ombreggiati e ville.
Poi di nuovo verso Ovest, percorrendo la 10 fino ad entrare in Texas. Fino a Houston paesaggi industriali alternati a paludi e corsi d’acqua. Poi Houston con la sua selva di grattaciali che però abbiamo saltato per un enorme ingorgo automobilistico che bloccava l’accesso al centro ed abbiamo infine posato le ruote nella capitale, Austin.
Bella città, viali grandissimi ed anche, ma non lo sapevamo, in quei giorni tappa del circuito mondiale di formula 1, con il centro invaso dalle mostre legate all’automobile e da decine di miglaia di tifosi. Uno degli effetti è stato che l’affitto della camera è raddoppiato da un giorno all’altro, mentre i famosi pipistrelli che doivevano uscire all’imbrunire da sotto il ponte del fiume Colorado, ma si sono presentati solo una piccola delegazione. Colpa della stagione troppo avanzata. In compenso era davveroi spettacolare l’invasione degli stormi.
Buona esperienza anche quella del “cibo da strada” in vecchi baracchini una volta semoventi con tavolinetti molto “usati” e piatti tipici a buon prezzo soprattutto in South Congress Avenue.
Da Austin verso nord, a vedere, ma solo di passaggio, il punto ed il museo (interessante) dell’assasinio di Kennedy a Dallas.
Il Texas è un’immensa pianura di nulla, fatta (almeno in inverno) da campi sterminati, paesi piccoli e poveri, grandi autostrade e puzzo di sterco animale usato come concime.
In fondo ha il suo fascino, stare ore ed ore a guidare (entro i limiti di velocità, mi raccomando) in un panorama immobile ed assolutamente privo di punti di interesse. Un limbo turistico e paesaggistico in cui sono da benedire anche un paio di enormi campi eolici, che almeno ravvivano un paesaggio solo orizzontale. Sono scappati anche gli alberi, per la disperazione dei cani incontinenti.
Di Amarillo voglio citare solo 2 cose: il Big Texan Steak Ranch un enorme e americanissimo ristorante imperdibile per vivere tutto lo spirito esagerato del texas (vedi recensione su Trip advisor) e quel “monumento” a Cadillac Ranch che sembra una cosa straordinaria perchè non c’è assolutamente altro da vedere.
Incrociamo qui la famosa Route 66 che percorreremo, salvo piccoli tratti dove è proprio scomparsa, fino a Chicago, leggendo, per memoria “Furore” ed apprezzando i restauri di stazioni di servizio, vecchi motel e negozi legati a questa epopea.
Accanto alla vecchia 66 scorre la Intersatale 40 ben più rapida, ma senza alcun fascino.
Qui l’importante è non avere frettta e si scoprono angolini interessanti, vecchie cose e le nostalgie di una America che inizia a scoprire di avere una storia.
Consiglio di guardarsi il Texas anche su Google earth per vedere l’effetto stranissimo dei campi rotondi fatti apposta per l’irrigazione; uno spettacolo impressionante e stranissimo. Dal basso non si nota: bisogno guardare dal satellite.
Il paesaggio intanto si popola di alberi e si attraversano zono di campagna molto belle.
Abbiamo saltato Oklaoma City ed abbiamo fatto una breve tappa a Tulsa dove abbiamo avuto la fortuna di assistere ad una lezione di canto per i bambini neri in un bell’edificio pubblico. Probabilmente erano le esercitazioni per i gospel, ma comunque è stata un’ora di tenera emozione.
Abbiamo fatto una tappa a Saint Luis ed abbiamo visitato quindi l’area del grande arco sulla sponda del Missisipi sia di notte che di giorno. E’ ovviamente affascinante e ti strappa centinaia di foto.
Infine Chicago, a cui abbiamo dedicato gli ultimi 3 giorni. Città straordinaria e bellissima, vivace e alla fine di Novembre, già addobbata per il Natale.
Strade finalmente affollate di gente, mercatini natalizi, un lungo-lago prezioso, la ferrovia sopraelevata in centro: insomma la città che ogni guida descrive. Di mio voglio segnalare un Museo straordinario e non solo per la presenza di artisti americani, ma anche dei grandi artisti europei dell’800 e del 900. Piccola ma bellissima la sezione dedicata agli etruschi e all’antica Roma: una rivelazione anche per uno come me che ci abita, in quei territori.
Ottimi localini per mangiare (un paio li ho citati su Trip Advisor) e da non perdere il Magic Bean, un “fagiolone” riflettente in cui si specchjia (deformata) la sky line della città e che strappa decine di foro. Peraltro è vicinissima al museo di cui sopra.
Conclusioni
Tutto è andato bene, con pochissimi e lievi inconvenienti. Prezzi dei motel bassi (da 40 a 110 Dollari) ma conviene ritagliare la pubblicità dagli opuscoli gratuiti che si trovano nei centri di accoglienza, per risparmiare qualcosa. Le catene ( Super 8, Days Inn, 6, Confort Inn ecc.) sono organizzate in modo standard e conviene scegliere quella più corrispondente ai propri gusti.
Per mangiare, soprattutto a pranzo, si possono utilizzare sia i fast food, ma noi abbiamo scelto di non farlo, sia utilizzare (cosa che abbiamo fatto spesso) i piatti pronti disponibili nei supermercati a prezzi molto bassi. Una volta al giorno però andavamo in ristorante ed anche qui i prezzi sono inferiori a quelli italiani a parità di qualità ( o almeno di proteine).
Le persone incontrate sono state sempre gentili e disponibili, sollevandoci da preoccupazioni e da piccoli inconvenienti.
Insomma, una grande e bella girata che desideravamo da anni e a cui pensiamo con dolce soddisfazione.