USA coast to coast: da Miami a Los Angeles passando per i grandi parchi
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Diario di viaggio L’organizzazione del nostro viaggio è iniziata con largo anticipo perché molte erano le tappe desiderate, le date da rispettare, i voli, gli hotels e fare quadrare tutto in questo pazzo viaggio non è certo stato facile. Sarebbe stato interessante e stimolante viaggiare on the road come veri “viaggiatori per caso”, ma difficile da realizzare poiché avevamo previsto una vacanza di circa venti giorni, con la famiglia e con il desiderio di visitare tutto il possibile.
Perciò siamo partiti avendo già prenotato tutto quanto: in realtà ciò si è verificata una scelta azzeccata.
Florida
Siamo partiti da Milano con volo Alitalia, scalo a Roma e siamo arrivati a Miami airport in perfetto orario. L’hotel scelto per tre giorni a Homesteade, a sud di Miami, si trova in una posizione davvero strategica: da qui ci siamo diretti alle Keys, un arcipelago di 800 isole coralline collegate fra loro dalla Route1, percorsa quasi a passo d’uomo: tra queste Key Largo e Islamorada. Purtroppo queste isole sono diventate tristemente famose, proprio in questi giorni, per il passaggio dell’uragano Irma.
Consigliamo la visita a Miami Beach, possibilmente di domenica: poco traffico e si trova con facilità il parcheggio. Localizzata tra la 6th e la 23rd Street e tra Ocean Drive e Lenox Avenue corrisponde all’Art Deco District. Il quartiere comprende edifici dalle facciate color pastello, costruiti negli anni trenta. Il Lummus Park, costituito da altissimi alberi di palme, è percorso da un sentiero pedonale ondulato che lo separa dalla bella spiaggia.
Ma più che le spiagge, non si può non visitare il parco delle Everglades, accessibile dopo aver pagato la tessera annuale NPS che per 80 dollari dà diritto a visitare tutti i parchi americani.
Siamo entrati dall’Ernest Coe Visitor Center: lungo la strada che percorre il parco si trovano numerosi sentieri, facili da percorrere a piedi lungo passerelle di legno. Senza dubbio da non perdere è il più famoso e straordinario AnhingaTrail, un sentiero ad anello di 1,3 km: arrivando presto la mattina, abbiamo goduto del silenzio e della solitudine, ma purtroppo anche delle numerosissime zanzare. Nel lago sotto i nostri piedi, ci siamo imbattuti in almeno una decina di alligatori. Che emozione vederli nuotare silenziosi sotto le passerelle! Ovvio. Nessun pericolo se ci si attiene alle regole del parco.
Attenzione però ai condor che si trovano nel parcheggio: amano molto appollaiarsi sulle auto. Solo al nostro ritorno ci siamo accorti che esistevano delle bellissime coperture di plastica resistente per auto a disposizione gratuitamente dei visitatori! Prima di ripartire ci siamo visti costretti a ripulire cofano e tettuccio… L’anhinga invece, uccello nero con un lungo collo snodabile, simbolo delle Everglades, non si è proprio fatto vedere.
Altra avventura indimenticabile è stato il giro in airboat, una barca a motore che ci ha portato nel cuore delle Everglades: anche qui grande emozione l’incontro con degli alligatori.
Il nostro viaggio è continuato verso la costa ovest della Florida fino alle isole di Sanibel e Captiva, unite alla costa da un bellissimo ponte sulla Hwy 867, una strada a pedaggio, entrambe famose per le numerose conchiglie che si trovano sulle spiagge.
Tappa successiva: Orlando! Per la verità il nostro obiettivo non erano i parchi: troppo grandi i nostri figli, troppo cari gli ingressi. Abbiamo comunque trascorso una piacevole serata e ci siamo divertiti a Disney Springs, un villaggio a cui si accede da un parcheggio gratuito, per la verità non facilissimo da individuare, dove si trovano negozi a tema Disney e non solo. Siamo poi saliti su un battello, anche questo gratuito, che ha percorso dei magnifici canali intorno al villaggio.
Non molto distante da Orlando si trova un altro posto da non perdere, il Kennedy Space Center, tappa d’obbligo per gli amanti dello spazio. Dedicato in particolare alle missioni dello Shuttle, si trovano modelli a grandezza naturale di navicelle, simulazioni di cabine di pilotaggio, straordinari filmati in 3D di viaggi nello spazio; abbiamo incontrato un vero astronauta che, come un divo d Hollywood, firmava autografi e faceva selfie con chiunque glielo chiedesse!
Mio marito perciò, essendo appassionato di astronomia (scoprirete più in là il vero motivo del nostro viaggio), non ha perso l’occasione di fare una fotografia e farsi autografare il cappellino Nasa dall’astronauta James Reilly, con al suo attivo ben tre viaggi nello spazio.
Yellowstone ed eclisse
Da Orlando, con volo Delta, ci siamo spostati a Salt Lake City e da qui verso Yellowstone.
Il parco è attraversato da un’unica strada, la Grand Loop Road che forma un grande otto di circa 230 km e merita una visita di almeno due giorni: troppe sono le cose da vedere. La zona più turistica è senz’altro l’Upper Geyser Basin dove l’Old Faithful il “vecchio fedele”, il geyser più famoso del parco erutta ogni 78-93 minuti con un potente getto d’acqua che può toccare anche i 55 metri. Molto piacevole è l’attesa, orologio alla mano, della sua spettacolare esibizione.
Altrettanto suggestiva è la zona del Midway Geyser Basin, con le sue piscine colorate. I colori sono prodotti da batteri pigmentati che crescono lungo i bordi delle acque ricche di minerali, mentre l’intensità della colorazione dipende dal rapporto di clorofilla e carotenoidi e dalla temperatura dell’acqua.
Passeggiare sulle passerelle che percorrono queste terre così particolari, con colori, sbuffi e rumori inquietanti dovuti alle reazioni chimiche dei gas che si sprigionano dalle profondità della terra, è emozionante.
Ritrovarsi poi imbottigliati nel traffico della valle dell’Hayden a causa di… bisonti che attraversano la strada, è molto strano ma è divertentissimo vedere questi placidi giganti passeggiare indisturbati. Per la verità bisognerebbe stare a debita distanza, ma la tentazione di avvicinarsi il più possibile per cogliere ogni loro movimento, è troppo forte! E poi si prestano volentieri ai numerosi selfie!
Una data: 21 agosto 2017. La causa prima del nostro viaggio: l’eclisse totale di Sole!
Dopo l’eclisse in Germania, e le più recenti in Uganda e nel Borneo, come potevamo perderci questo straordinario spettacolo della natura in USA?
La cittadina scelta è Rigby, mai sentita prima di allora, per la verità neppure tutte le mappe la riportano, ma posizionata strategicamente proprio nel massimo della fascia della totalità. Tutto pronto: filtri, macchine fotografiche, cavalletti, occhialini, Gopro, e tanta speranza nel bel tempo, che non ci ha tradito. Spettacolo da mettere i brividi. Buio e stelle alle 11.32 del mattino. Compagni di avventura: una simpatica coppia tedesca, un americano gasatissimo che saltellava di qua e di là, delle ragazzine con la mamma che gridavano divertite “Oh my God!” tanto è stato stupefacente lo spettacolo.
Raccolte tutte le nostre cose, via di corsa verso sud sull’unica autostrada che porta verso Moab, con ancora negli occhi lo spettacolo della natura.
I parchi: Canyonlands, Arches, Monument Valley, Antelope, Grand Canyon
La via che percorriamo per raggiungere Moab, è esattamente quella che rappresenta la strada americana nell’immaginario di un europeo: chilometri e chilometri di strade dritte, senza stazioni di servizio, senza incontrare anima viva. Due sono i parchi straordinari che si trovano in questa zona: il Canyonlands e L’Arches.
Il primo, il Canyonlands è una zona desertica dove le rocce sono state plasmate dall’azione di due fiumi, il Colorado River e il Green River: un piccolo Grand Canyon formato da mesas di arenaria che si innalzano fino a quasi 400 metri. In questo parco, come in ogni parco che abbiamo visitato, ci sono numerosi sentieri ben segnalati, tutti percorribili a piedi senza difficoltà.
Ad Arches Park si incontrano invece una serie di affascinanti archi Delicate Arch il Devil’s Garden, il longilineo Landscape Arch, il bizzarro Double O Arche, il Balance rock. Al tramonto si gode una vista spettacolare, tutto sembra un quadro nel quale, con un abile photoshop, sono stati modificati i colori: invece è tutto vero!
Il nostro viaggio continua: partenza molto presto per la mitica Monument Valley, quella dei film western del passato. Uno spettacolo da togliere il fiato.
È gestito dagli Indiani della riserva Navajo, che mantengono il percorso sterrato di circa 25 km in uno stato non proprio dei migliori, percorribile facilmente con i loro fuoristrada, un po’ difficoltoso con le normali auto a noleggio. Bisogna fare molta attenzione alle buche, che dico,voragini, sui sentieri e bisogna guidare molto piano e con attenzione, anche se però ce la siamo cavata egregiamente anche con un’auto normale.
Nei numerosi punti panoramici, la vista vaga a 360°ed è facile distrarsi e pensare ad una bella cavalcata solitaria, in groppa ad un mustang, che comunque ritroviamo, pacifico e beato presso il John Ford’s Point, ad aspettare i turisti per una bella foto sull’orlo del precipizio. Perciò marito e figlio non si sono persi l’occasione, mentre io e mia figlia abbiamo fatto un doveroso shopping alle bancarelle dei Navajo per acquistare i loro prodotti artigianali, molto carini per la verità.
Partiamo dalla Monument Valley, in direzione della cittadina di Page, che ci regala un altro scorcio naturale magnifico, facilmente raggiungibile partendo da un parcheggio gratuito: dopo un centinaio di metri di salita dolce su un sentiero sabbioso, si raggiunge l’Horseshoe Bend,da cui godere di uno spettacolo meraviglioso: un’ansa del Colorado a forma di ferro di cavallo. Imperdibile.
Le nostre partenze avvengono sempre di mattina presto, sia per soffrire un po’ meno del caldo atroce, sia per godere di più tranquillità. Non all’Antelope, un posto magico che dovrebbe essere visitato proprio nelle ore centrali della giornata per godere a pieno dei meravigliosi colori. La visita a questo spettacolare parco gestito sempre dagli Indiani Navajo, è distinto in due percorsi, il Lower e l’Upper, prenotabili da casa. Noi abbiamo scelto di visitare il Lower, meno caro ma che non ci ha deluso: un incanto. A piedi abbiamo percorso un breve sentiero e abbiamo raggiunto una spaccatura del terreno quasi invisibile. Per accedervi siamo scesi di qualche decina di metri con delle scale metalliche e abbiamo percorso circa 1 km nelle viscere della terra. Un lungo serpentone di turisti si snoda in fondo a questo percorso, tutti incantati alla vista delle pareti che appaiono colorate di rosso, arancione, giallo, a seconda di come il sole penetra dall’alto. Tante foto, tanto stupore di come l’acqua penetrata in queste fessure, abbia modellato le pareti di pietra come fossero burro.
A malincuore riemergiamo dalle profondità della terra e affrontiamo il caldo asfissiante.
Ci aspetta una nuova sorpresa: il ponte pedonabile sul Colorado al Marble canyon, costruito nel 1929, alto 142 metri e lungo 254 metri. Dal 1995 ( data di costruzione del ponte gemello nuovo) è diventato pedonale e offre vedute fantastiche sulla gola, sul fiume e sul paesaggio. Forse questo ponte è più famoso per aver ispirato le avventure di Willy il Coyote che rincorre, senza mai afferrarlo, il veloce struzzo dei cartoni animati. Un avvoltoio appollaiato sotto il ponte, si gode un po’ di ombra e ci guarda… che brividi!
Si riparte! Il Grand Canyon ci aspetta
Lungo la strada percorribile nel parco con la propria automobile, si incontrano numerosi view point, da cui godere di infiniti spazi scavati dal Colorado. Un’altra parte del parco è comodamente visitabile utilizzando i numerosi bus messi gratuitamente a disposizione del parco stesso, che percorrono tratti di strada che portano ai punti più caratteristici, da cui abbiamo goduto, in religioso silenzio insieme a moltissimi altri turisti, il sole scomparire dietro il canyon. A malincuore lasciamo il parco, ultima tappa naturalistica del nostro viaggio.
Las Vegas, Calico ghost town e Los Angeles
Ci aspetta la città più pazza del mondo: Las Vegas!
Prima però di giungere alla nostra meta, nel pieno del deserto, siamo stati coinvolti in una simpaticissima avventura. Facciamo tappa presso il visitor center del Mead Park e, all’ombra dei cactus, stiamo mangiando alcuni panini quando si avvicina un ranger, che cosa vorrà? Forse ci caccia perché qui non si può mangiare? Invece no! Cortesemente ci invita a mangiare una squisita torta di compleanno: 101 anni del parco. Entriamo e cordialmente veniamo accolti dagli altri membri e facciamo festa tutti insieme.
Riprendiamo il nostro viaggio. Il termometro dell’auto segna 115° Fahrenheit = 45 ° C: questa è la massima temperatura mai vista. Così, accaldati raggiungiamo la città del gioco, Las Vegas detta anche Sin City, «Città del peccato» o «Città del vizio».
Hotel super lussuosi, strade immense, traffico infernale, gente di ogni tipo, cose da non credere. I casinò sotto gli hotel sono delle città con vie e direzioni. Attenzione a non perdersi! Tutto grande, tutto di lusso, tutto esagerato, tutto copiato: Venezia e i suoi canali in un hotel dove non esiste né giorno né notte, statue greche e romane, obelischi egizi, fontane illuminate, vulcani attivi: cose da pazzi! Un pomeriggio, una sera, non di più.
Una simpatica tappa intermedia tra Las Vegas e Los Angeles è risultata la città fantasma di Calico, fondata nel marzo del 1881. Essa crebbe rapidamente grazie a giacimenti di argento, borace e oro, arrivando a contare fino a 1200 abitanti, 500 miniere e 22 saloon, ma altrettanto celere fu anche il declino, che la trasformò in una città fantasma a partire dal 1907, quando furono scoperti giacimenti di borace nella vicina Death Valley. Qui si respira davvero aria di far west, con saloon, casa dello sceriffo, la prigione, la stazione, le case lasciate come erano un tempo.
Siamo giunti tristemente all’ultima tappa, direzione Santa Monica, percorrendo la mitica Route 66: foto di rito davanti cartello “Route 66end of the trail” e poi via verso le strade di Beverly Hills. Nessuno di noi aspirava a vedere le ville dei vips, ma è stato comunque piacevole percorrere in auto quelle strade con palme e tanto verde.
Lungo Hollywood Boulevard, sulla Walk of Fame, abbiamo camminato come tutti i turisti con il naso all’ingiù in cerca della stella dei nostri beniamini del cinema o della musica: ridicolo ma d’obbligo! Come d’obbligo è la foto in cui compare in lontananza la grande scritta Hollywood.
È finita! Il volo di ritorno ci aspetta.
Grande viaggio. Grande USA.
Grande la mia famiglia che pazientemente ha sopportato la mia seconda professione: la guida turistica, con le mie informazioni. Grandi noi che abbiamo sopportato il capo famiglia, le sue mappe stradali, il suo navigatore che ogni tanto sbaglia strada ma ci porta sempre alla meta, grandi i miei figli che hanno deciso di seguirci in questa straordinaria avventura.
Note organizzative e consigli
Il viaggio negli USA ci ha stupito: aver avuto la fortuna di osservare l’eclisse totale di Sole è stato semplicemente stupendo.
I turisti Italiani che vogliono visitare gli USA devono essere in possesso di un passaporto ed effettuare il visto ESTA che si può fare comodamente da casa via internet.
Il nostro viaggio è durato 20 giorni, in agosto 2017. Volo Alitalia da Milano / Roma Miami e ritorno da Los Angeles / Roma / Milano.
In Florida abbiamo noleggiato l’auto con Hertz a Miami e riconsegnato ad Orlando senza pagare il drop off fee, non richiesto in Florida.
Volo interno da Orlando a Salt Lake City con Delta al costo di 90 dollari: un affare.
Da Salt Lake City, grande città più vicina a Yellowstone Park, abbiamo noleggiato un’auto con Avis, riconsegnandola al Bellagio di Las Vegas. Ultimo noleggio auto da Las Vegas a Los Angeles. In questo modo si riesce a minimizzare il drof-off fee.
Sistemazioni Hotel. Costo variabile tra 40 e 120 Euro a stanza, colazione inclusa, che contempla sempre la possibilità di dormire in quattro persone: il costo pro-capite è stato quindi fortemente ridimensionato. Abbiamo anche dormito al Maswik Lodge direttamente sul Grand Canyon ! Anche in questo caso prenotate per tempo, si risparmia molto. Il costo medio / giorno è stato sui 60 euro, 15 euro a testa!
A Moab abbiamo dormito all’ ACT Campground, posto stupendo che consiglio vivamente dove abbiamo visto un cielo stellato che mai dimenticherò!
Tempo sempre soleggiato nel West, qualche temporale serale in Florida ma nel complesso perfetto.
Caldo sopportabile in Florida, freddo a Yellowstone (8-10 gradi), caldo opprimente nei deserti con punte di 45 gradi. L’abbigliamento deve essere vario anche se noi ce l’abbiamo fatta a contenere tutto in un bagaglio a mano.
Fatti circa 5.000 km in auto, che non pesano assolutamente tenuto conto delle meravigliose strade americane, autostrade gratuite incluse. Benzina assolutamente economica: circa 0,5 euro/litro.
Per i parchi basta comprare una tessera direttamente al primo sito e per soli 80 dollari, si può entrare in tutti i parks USA, ad eccezione della Monument Valley ed Antelope che si pagano a parte.
Il trucco (che non esiste) consiste nel pianificare ed organizzare direttamente, evitando inutili intermediari e con largo anticipo.