Uno zoo in libertà

1°-2° giorno Partiamo verso mezzanotte da Milano con un volo charter per Zanzibar; il viaggio è tranquillo ma all’arrivo iniziamo subito a prendere contatto con l’Africa! Le valigie vengono scaricate a mano su un bancone, fortuna vuole che il nostro arrivo coincida con l’atterraggio di un altro volo per cui… trecento persone che...
Scritto da: SerenaA
uno zoo in libertà
Partenza il: 07/08/2007
Ritorno il: 22/08/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
1°-2° giorno Partiamo verso mezzanotte da Milano con un volo charter per Zanzibar; il viaggio è tranquillo ma all’arrivo iniziamo subito a prendere contatto con l’Africa! Le valigie vengono scaricate a mano su un bancone, fortuna vuole che il nostro arrivo coincida con l’atterraggio di un altro volo per cui… trecento persone che cercano le proprie valigie su un tavolone di legno! Dopo aver lottato con chiunque ci chiedesse la mancia, cioè tutti, ci trasferiamo al check-in per il volo interno verso Arusha, città vicina al Kilimanjaro e base di partenza del nostro tour.

La carta d’imbarco scritta a mano non è molto leggibile, non ci sono tabelloni con gli orari dei voli e la sala d’attesa è una stanzona fatiscente con gocce d’umidità che cascano dal soffitto… naturalmente sovraffollata… ma l’importante è che alla fine partiamo! Il volo è splendido, circa un’ora e mezzo su un piccolo aereo da turismo da 12 posti; il pilota vola con un navigatore portatile (tipo quelli che abbiamo adesso sulle auto…) e un po’ si sporge fuori dai finestrini guardando il panorama… Comunque si rivela molto competente e ci porta all’arrivo in perfetto orario per essere raccolti dall’agenzia locale che gestirà il nostro safari (Kudu Safaris).

Partiamo a bordo di un pulmino per la città, dove alloggeremo all’Arusha Hotel.

Il clima è molto fresco, strada facendo iniziamo a vedere la vegetazione africana, palme, banani e piantagioni di caffè.

Nel pomeriggio la guida che ci ha accolto all’arrivo ci sconsiglia di andarcene in giro per la città… peccato… la sensazione è che abbia un po’ esagerato… Così ci rilassiamo nella bella stanza che ci hanno destinato e recuperiamo le forza per il tour che ci attende.

A cena iniziamo a socializzare con i nostri compagni di viaggio, saremo 12 persone divise in due grosse jeep.

3° giorno Ci ritroviamo alle 8.00 con il ragazzo che ci farà da autista e guida per tutta la durata del safari. Parla molto bene l’italiano e ben presto scopriamo che è laureato in scienze naturali e conosce cinque lingue compreso il giapponese! Partiamo in direzione Parco Tarangire; sono circa 2 ore di viaggio accompagnati da un paesaggio che cambia continuamente tra zone umide, con vegetazione tropicale, e zone aride dalla caratteristica savana.

Incrociamo molte mandrie al pascolo accompagnate da allevatori di etnia Masai, sono avvolti in scialli rossi perché credono che questo colore tenga lontani i leoni… Vivono in capanne a pianta circolare, con le pareti di fango, legno e pagliericcio, raccolte in villaggi disseminati per la savana.

Non appena ci fermiamo per fotografare il paesaggio, tre bambini ci raggiungono in cerca di dolci e di quanto possiamo offrirgli.

Entriamo nell’area protetta del Parco e prima di giungere al lodge dove alloggeremo iniziamo a guardarci intorno alla ricerca di animali. Siamo subito estasiati… gli elefanti iniziano a farsi vedere da lontano, le zebre non mancano e spuntano anche i piccoli erbivori Dik-dik… ma dopo un attimo il primo leone della nostra vacanza! Ci aspetta sdraiato sotto alcuni arbusti dopo aver consumato il suo pasto; la carcassa di uno gnu è ancora lì ed un avvoltoio sta aspettando il suo turno. Il leone invece ha già finito ed è sdraiato per il pisolino post-pranzo! Proseguiamo per il Tarangire Safari lodge, campo tendato situato in posizione fantastica! Domina il fiume Tarangire, uno dei pochi rimasti in questa stagione, dove gli animali della zona vanno ad abbeverarsi.

Dopo pranzo ripartiamo per un nuovo giro nel parco, il tetto completamente sollevabile della jeep ci permette di ammirare il paesaggio: zebre, gnu, babbuini, dik-dik, impala, antilopi, gazzelle, mandrie di bufali… ma l’elemento dominante sono sicuramente gli elefanti. Si avvicinano ai mezzi senza problemi comportandosi come se non ci fossimo… Nel cielo svettano decine di specie di uccelli, coloratissimi storni, tucani e tante aquile che non immaginavo proprio di trovare qui! La vegetazione patisce un po’ la stagione senza acqua, dei baobab rimane la bellissima figura con i rami spogli che sembrano radici verso il cielo. Non sembrano soffrire troppo invece gli alberi della salsiccia con i caratteristici frutti allungati e abbondano gli alberi del tamarindo e le acacie a ombrello.

Al tramonto facciamo un altro incontro che aspettavamo da tutta la giornata: le giraffe! Quindi ritorniamo al lodge: è veramente immerso nella savana. Gli elefanti mangiano tranquilli a non più di 50mt dalle tende! La corrente e l’acqua calda vengono tolte alle 23 ma tanto andare in giro dopo quell’ora non è proprio consigliabile… Uscendo per la cena il cielo mi ha lasciato senza fiato: mai visto tante stelle tutte insieme! 4° giorno La luce filtra in tenda dalle 6.30… fa un freddo polare! Con un maglione di cotone ed un k-way non mi sento per niente a mio agio. Alle 8.00 partiamo per il safari del mattino, troviamo ad aspettarci tutti gli animali in gran numero tranne il leone… Nel pomeriggio ripartiamo alla ricerca dei felini che però si fanno desiderare; incontriamo invece le scimmie dal muso nero e le manguste. Nel frattempo la ns. Guida-autista riceve la segnalazione di un leopardo appostato su un albero vicino ad una pista ma mentre cerchiamo di raggiungerlo i babbuini lo scacciano a colpi di pietra! La serata trascorre tranquilla al lodge tra le chiacchere con i compagni di viaggio… 5° giorno Sveglia alle 6.30 e partenza per il cratere di Ngorongoro. Durante una sosta souvenirs (agli autisti piace parecchio) decido di diventare una masai con il tipico scialle rosso… almeno ripara un po’ dal freddo! Ci arrampichiamo con la jeep fino ai 2300m del bordo del vulcano; la zona è piuttosto affollata di turisti… La nebbiolina che avvolge il cratere ci lascia ammirare la caldera sprofondata di circa 610m, laghi e praterie per 265kmq.

Gli incontri all’interno del cratere non si lasciano attendere; appena arrivati in fondo un leone e la sua compagna decidono di attraversare la pista carrabile e permetterci di ammirali da molto vicino: riusciamo persino a distinguere le ferite che il maschio ha accumulato in anni di caccia.

Pranziamo al sacco vicino ad un laghetto dove riposano diversi ippopotami, per ragioni di sicurezza è una delle poche occasioni dove possiamo scendere dalla jeep … Dopo pranzo cerchiamo di avvistare il rinoceronte nero di cui rimangono circa 14 esemplari; ne scorgiamo un paio ma un po’ lontanucci.

Splendido lo spettacolo dei fenicotteri rosa sulle rive del lago Magadi e delle iene adagiate sulla riva. Bellissime anche le gru…

Troviamo un ghepardo sdraiato nell’erba che però non ha molta voglia di muoversi per noi.

Attraverso una pista veramente accidentata arriviamo al lodge che ci ospiterà per la notte: il Ngongoro Wildlife lodge. Ricoda un po’ l’enorme edificio del film “Shining” ma è posizionato in una fantastica posizione a picco sul bordo del cratere. Dal cannocchiale della terrazza un signore indiano ci indica i rinoceronti che pascolano sul fondo del vulcano.

Verso l’ora di cena inizia a fare davvero freddo: l’enorme sala comune è riscaldata da un caminetto ma non basta proprio, meno male che sono diventata una masai bianca… tutti invidiano la mia nuova coperta! Uno spettacolo d’intrattenimento con balli e canti tanzaniani ci fa un po’ dimenticare la temperatura gelida… 6° giorno Ci muoviamo alle 7.30 con il sole che nasce sul cratere: per non perderci lo spettacolo dell’alba abbiamo dormito con le tende spalancate sulla magnifica vetrata della camera (magnifica solo quella…) Prima di lasciare il lodge componiamo la scatoletta che costituirà il nostro pranzo al sacco (panino dal contenuto dubbio, formaggini e banana, tralasciamo la coscia di pollo fredda).

Partiamo alla volta del Parco del Serengeti; strada facendo ci viene proposta una sosta ad un villaggio masai attrezzato per accogliere i turisti. Ci danno il benvenuto con balli tipici e ci fanno visitare le loro capanne: ce n’è una per ogni moglie del capo del villaggio.

Sono minuscole, con tre piccoli giacigli di pelle per dormire; in ognuna vivono mediamente una donna con due bambini. Al centro c’è un piccolo focolare dove cucinano il pudding per la colazione, carne e latte per il pranzo mentre alla sera bevono il sangue delle loro mucche.

Visitiamo anche la nursery del villaggio, una capanna un po’ più grande dove radunano i bambini: sono educatissimi, regaliamo qualche dolcetto e lasciamo quegli sguardi… Appena usciamo per comprare qualcuno degli oggetti che producono, collanine e simili, gli adulti ci assaltano un po’… così mi ritrovo con un monile a forma di dente di dubbia provenienza e sicuramente ben poco femminile! Ripartiamo per il Parco del Serengeti che ci accoglie con due bellissimi ghepardi appostati su una piccola collina; intravediamo anche un leopardo su un albero che non ci offre certo il suo lato migliore… Dopo la sosta pranzo in un’area attrezzata incrociamo un altro leone ed una leonessa attrezzata con un collare per il monitoraggio dei felini.

Arriviamo al Lobo Wildilife Lodge e fa veramente un bel freschino anche qui, poi con tutti gli spifferi che ci sono in stanza è una meraviglia… Cena e a letto presto, la sveglia domani suona alle 5.30! 6° giorno Partiamo che è ancora buio, dopo un po’ di vagabondare credevamo di tornare al lodge a mani vuote… invece ci aspettano una leonessa e i suoi 3 cuccioli che banchettano con una zebra appena uccisa.

Dopo il rientro al lodge ripartiamo per la zona di Seronera dove dormiremo la sera; la sosta all’Hippo-pool ci permette di osservare decine di ippopotami ammassati in una pozza d’acqua dall’odore e dal colore molto interessante. Insieme convivono tranquillamente anche diversi coccodrilli… Strada facendo incontriamo anche l’uccello dalla testa a martello, gli aironi, un picchio, gli sciacalli e un enorme branco di elefanti femmine con i piccoli che attraversa la pista proprio davanti alla nostra jeep.

Purtroppo nessun leopardo, peccato… Sullo sfondo della cena, la linea del fuoco controllato che i guarda parco accendono per rinvigorire l’erba delle praterie incute un po’ di ansia… 7° giorno Ci svegliamo con un bel sole per affrontare le 6 ore c.A. (solo 180km!) che ci porteranno al lago Manyara: praticamente dobbiamo ripassare da Ngorongoro e transitare nuovamente sul bordo del cratere.

Prima di partire una segnalazione via radio ci avvisa che un ghepardo ed una leonessa stanno facendo le bizze vicino ad una pista: non possiamo rinunciare! Lei vorrebbe eliminare il ghepardo dalla propria zona di caccia ma dopo qualche tentativo desiste… Salutiamo questo fantastico habitat per i felini e ci dirigiamo alle Gole di Olduvai. Un canyon dove sono state ritrovate impronte e resti dell’Australopiteco in ottimo stato di conservazione. All’interno del piccolo museo alcune immagini ricordano gli scopritori dei reperti ed i primi antropologi che si sono avventurati in queste terre.

Per pranzo giungiamo al Lake Manyara Hotel e nel pomeriggio ci addentriamo nella zona protetta attorno al lago.

Conosciamo un nuovo tipo di scimmia, il cercopiteco blu, e ammiriamo una marea di pellicani sulle rive del lago.

Veniamo ipnotizzati dalla scena di una giraffa che sta dando alla luce il suo piccolo; purtroppo la scena non sembra avere un lieto fine visto che il tempo passa ed il cucciolo non riesce a venire alla luce… per noi che siamo abituati alla città le regole della natura sembrano spietate, neanche le guardie forestali accorreranno in aiuto della giraffa poiché non si tratta di una specie in via di estinzione.

Sulla via del ritorno incontriamo un martin pescatore e un gruppo di elefanti: in questa zona si sono evoluti in un taglia molto più piccola per muoversi meglio nell’ambiente della foresta tropicale presente sulle rive del lago.

Ceniamo in compagnia del solito spettacolino di danze tipiche… 8° giorno Buon ferragosto! Giornata di trasferimento all’aeroporto di Arusha e da qui a Zanzibar (Ventaclub Karibu). Durante il transfer diverse soste per l’acquisto di souvenir e non ne posso quasi più… Infine salutiamo Ahadi, che ci ha fatto scoprire le bellezze di questa terra, e lasciamo la parte naturalistica della vacanza.

Arrivati a Zanzibar 50min di bus per raggiungere il Villaggio sulla spiaggia di Kiwengwa. Durante il trasferimento il panorama non è quello che mi aspettavo: grande povertà e sporcizia nella periferia della capitale. La situazione migliora un po’ nell’interno dell’isola.

Sul bus veniamo etichettati con il braccialetto del villaggio e preparati alla settimana di disimpegno mentale… Iniziamo con la faraonica cena di ferragosto a base di aragoste e cicale di mare oltre che a mille altre portate a buffet, non ci fanno mancare niente… Una festa sulla spiaggia dove la sangria sembra vin brulè e poi a nanna.

9° – 16° giorno Le giornate sono un po’ corte, alle 18.30 è già buio per cui decidiamo di sfruttare la giornata dalle 7.30. La spiaggia è bianchissima e semi deserta se non fosse per i beach boys che cercano di venderti escursioni e prodotti locali… Siamo guardati a vista dalle guardie che li tengono a distanza… Il mare non è troppo vivibile, la marea inizia a scendere fino a l’una quando l’acqua lascia il posto ad una battigia interminabile.

Ogni volta che cerchiamo di fare un bagno ci si avvicinano delle piccole imbarcazioni in legno a vela; i barcaioli si propongono per trasportarci fino alla barriera corallina che si trova a 500m c.A. Dalla riva. Ma basta rifiutare con decisione e si convincono… Ai lati del villaggio ci sono due agglomerati di bancarelle cariche di souvenirs prodotti sulla spiaggia; tra i ragazzi del posto è molto viva l’abilità nell’intaglio del legno e sono in grado di realizzare decine di oggetti personalizzati su ordinazione.

Verso le 16 il sole gira alle spalle del resort e anche se lo si insegue non si va oltre alle 18.

Il tempo ci fa qualche cattiva sorpresa di troppo e gli ultimi tre giorni della vacanza non sono un granchè.

Ci lascia giusto il tempo di fare un’immersione vicino all’Atollo di Mnemba dove proviamo l’emozione di nuotare con le tartarughe.

Durante le lunghe passeggiate sulla riva raggiungiamo gli altri villaggi italiani sulla spiaggia di Kiwengwa e la costa rocciosa che sorge più a nord.

Durante una delle giornate piovose che ci sono toccate affittiamo un taxi e ci facciamo portare alla capitale Stone Town.

Al nostro arrivo in città i tassisti ci hanno già procurato, naturalmente a nostra insaputa, un ragazzo che lavora al villaggio, parla l’italiano e ci farà da guida.

La sua guida è utile per non perdersi nel caos simil arabo della città; ci conduce per il dedalo di viuzze che compongono il centro storico ci mostra la casa del sultano ed il forte portoghese che gli sta accanto. Stone Town è una commistione di costruzioni di epoca coloniale e arabeggianti oramai in piena fase di decadenza.

Visitiamo un tempio indiano ed i mercati della frutta, della carne e del pesce che ci trasmettono un po’ la sensazione di come trascorra la vita delle persone.

Tra una pioggia e l’altra finisce anche il nostro soggiorno al mare; la partenza alle 5 dal villaggio ci assicura un dormiveglia per quasi tutto il viaggio in aereo. Purtroppo ritardiamo la partenza di 2 ore aspettando nella magnifica sala d’attesa dell’andata… Scalo a Mombasa e arrivo a Milano in serata, le nostre valigie arrivano a tempo di record e salutiamo definitivamente questa vacanza… L’impressione generale del viaggio è che la Tanzania sia veramente uno zoo all’aria aperta con attenzione e cura per gli animali come per i turisti che sono fonte di sostentamento per gran parte della popolazione.

Zanzibar invece attenzione non sembra averne molta soprattutto per se stessa… I turisti sono confinati nei propri villaggetti e fuori manca un po’ di dignità e di cura per il patrimonio ambientale, peccato… altri paesi che abbiamo visitato hanno fatto tesoro di queste risorse e le sfruttano con giudizio, speriamo che anche qui le cose possano migliorare!



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