Una vita da Wwoofer
È passato qualche giorno ormai dalla sera in cui sei arrivato in questo casolare lontano da tutto. E vicino a Dio. La macchina, entrando nella lunga stradina sterrata, sobbalzava e quasi si staccava da terra. Sei sceso. Hai respirato il buio. Sul fondo della vallata c’erano le luci arancio del villaggio più vicino. Dietro la staccionata Manuel e Basil, i due cani della granjas, sono impazziti di gioia nel vederti. Ti hanno dato il loro personale benvenuto saltandoti addosso, leccandoti qua e là. Hai oltrepassato la porta del rischio, e ora quel velo di felicità sottile è pronto ad avvolgerti. La mattina dopo la sveglia era puntata molto presto. I primi raggi del sole baciavano piano la finestra appena accostata. Fatta colazione si cominciava subito il lavoro. Prendi e sposti grosse pietre con le mani. Tagli i rovi che le avvolgono. Senti l’energia che emanano quei sassi far parte anche di te, come in uno scambio alla pari con la Madre Terra.
Il vento ti accarezza gentilmente le gote, mentre un calore pesante preme sulle spalle. Si ha sempre da fare in fattoria: pulire il pollaio, strappare le erbacce che invadono l’orto, zappare, smuovere la terra, concimare, trasportare le pietre con il trattore. E ci si può sempre fermare, prendersi un momento di consapevolezza, guardarsi intorno. E ringraziare l’energia della vita, che in tanti chiamano Dio, per averti fatto arrivare fino a lì. In quel momento del presente: distrutto dalla fatica e profondamente felice.
I cani a fine giornata ti guardano con occhi inconfondibili. Hanno bisogno di qualcuno che lì accompagni verso la libertà. Ripercorri la striscia di terra che ti aveva portato alla fattoria, qualche sera prima. Torni in strada. Cammini tra le vigne infinite della Catalogna.
Il vento batte il ritmo sulle fronde appuntite degli alberi, come un ballerino di flamenco. La danza della libertà è appena cominciata. Respiri il buio, le stelle ammiccano. E anche le mani fanno meno male nella notte spagnola.