Una terra incontaminata dalla bellezza travolgente
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Cominciano le ricerche sui vari siti di viaggio e tutte le informazioni reperite non fanno che rafforzare la nostra idea e alimentare il nostro entusiasmo, al punto tale di coinvolgere due cugini pigroni. Nel nostro ideale le vacanze devono essere quasi massacranti, mai più di 4 giorni nello stesso luogo, cambio di alberghi, km e km di viaggio…quanto ne è valsa la pena in questa meravigliosa terra!
LA SCELTA DEL VIAGGIO
La prima importante scelta riguarda il viaggio di arrivo e partenza, siamo di Bari e le possibilità sono tre: traghetto per Durazzo da Bari, traghetto per Saranda da Brindisi o aereo per Tirana da Bari Palese. Optiamo comunemente e senza indugi per l’aereo, scarsi 30 minuti di volo, possiamo visitare la capitale e i costi sono quasi analoghi al traghetto. La compagnia che ci porta a Tirana è la Blu Panorama, operata da Albawings, al costo di 220€ a/r con bagaglio da stiva. Una volta atterrati in capitale, lo scopo è affittare un’auto per raggiungere l’estremo sud della nazione. Navigando nel web è stato abbastanza semplice trovare un autonoleggio nel pieno centro di Tirana, che ci permettesse al ritorno di lasciare l’auto in aeroporto. Con circa 400€ per una settimana, cifra comprendente assicurazione massimale su auto e passeggeri e doppio autista, affittiamo una comodissima Dacia Sundero, che senza difficoltà ha retto i 1500 km macinati lungo le coste e le montagne albanesi.
IN VOLO
Il viaggio ha inizio nel pomeriggio del 13.08, imbarcati alle ore 19, 30 minuti dopo atterriamo sul suolo di Tirana, godendo di un magnifico tramonto sorvolando le catene montuose che circondano la capitale. BENVENUTI IN ALBANIA! Immediatamente cambiamo una piccola cifra, circa 50€ (la moneta locale è il lek, 1€=125 lek circa) non essendo particolarmente favorevole il cambio in aeroporto, per affrontare le prime spese: acquisto di una scheda locale (le connessioni internet non sono sempre facili da reperire e necessitiamo di un costante navigatore) e pagamento del taxi che ci avrebbe portato nel centro della città. All’uscita del terminal ci attendono valanghe di taxisti pronti ad offrirci passaggi, ma il loro fare da sottobanco ci ha lasciati perplessi, decidiamo così di uscire dalla struttura e affidarci ai taxi parcheggiati lungo la carreggiata; avviato il tassometro con circa 10€ e una mezz’ora di tragitto arriviamo al nostro hotel, The Rooms, a ridosso del laghetto artificiale e poco distante dal centro.
TIRANA
The Rooms Hotel è una struttura all’interno di complessi residenziali, ci assegnano un appartamento, essendo in 4, rifinito minimal e ultramoderno, per una cifra di 30€ a notte per cranio. Ci prepariamo per la cena e dopo una camminata di 15 minuti, attraversando il parco della capitale, giungiamo in un curioso localino che abbiamo scelto sul web, Era Vila. Ci accomodiamo su una terrazza che affaccia nel centro finanziario e commerciale e gustiamo degli ottimi piatti tipici di Tirana, da non perdere la fergese, un gustoso pasticcio di carne e feta, e le birre autoctone, come la Tirana appunto!
Al mattino sveglia di buonora, colazione stratosferica, ricchissima e variegata e subito alla scoperta delle ricchezze della capitale. Torniamo in centro, passando per le strade principali, su cui sono stati eretti i palazzi governativi, tutti di recente costruzione ma dall’architettura che fonde modernità e neoclassicismo. Arriviamo nell’enorme piazza Scanderbeg, il cuore della capitale, ai cui poli è situato il Museo Nazionale, la statua dell’eroe Scanderbeg, la biblioteca, la moschea (purtroppo in ristrutturazione) e la cattedrale ortodossa (alle spalle della piazza). Poco più avanti in direzione di un’altra strada arteria della capitale, ci imbattiamo nel Bunk’Art 2, un bunker di cemento armato (simboli della dittatura albanese, di cui la nazione è disseminata) al cui interno si snodano dedali di percorsi e camere. Decidiamo di visitarlo, con non poca curiosità, e scopriamo essere il nascondiglio del Ministro degli Affari interni; al suo interno è esposta una precisa storia della gendarmeria albanese dall’indipendenza del 1912 alla II guerra mondiale, della polizia dall’invasione fascista alla liberazione e durante la dittatura.
Terminato l’interessante tour storico ci dirigiamo verso il rental car e passando per le belle vie del centro, che scopriamo essere vive e piene di locali e alberghi, ci imbattiamo in pezzo del muro di Berlino. Ritirata l’auto e prelevate le valigie dal nostro hotel, ci dirigiamo alla volta di Himare, un tragitto lungo, trafficato fino a Durazzo ma paesaggisticamente meraviglioso.
IL VIAGGIO VERSO LA COSTA SUD
Superata Durazzo si attraversa Valona, prima di imboccare le strade che ci porteranno nella costa meridionale. Attraversando questa nota meta turistica ci rendiamo conto che ricorda un po’ la riviera romagnola, distese di sabbia dorata e grandi palazzoni a ridosso della promenade. Una volta lasciata alle spalle la costa settentrionale ha inizio un percorso tortuoso fino al Mount Cika, si sale di quota e ai nostri occhi si apre uno scenario pittoresco, la baia della costa meridionale. Estenuati dal lungo viaggio e affamati, avendo solo stuzzicato, ci fermiamo ad un caratteristico ristorantino che incontriamo lungo il tragitto, il Keshtjella. Ci accomodiamo su una enorme terrazza che affaccia sul mare, ma ad un’altezza indescrivibile; gustiamo dell’ottimo yogurt con noci e miele, che scopriremo essere ingredienti chiave dell’economia agricola albanese. Scattate foto di rito con il maestoso paesaggio alle spalle ci rimettiamo in viaggio alla volta di Himare, zona in cui pernotteremo per 3 notti.
HIMARE
La cittadina è strutturata in maniera bizzarra, due baiette separate da un costone di roccia che effettivamente divide le due zone del paese; il nostro albergo, Dhima Hotel, è situato fronte mare nella baia più larga e più distante dal centro. Struttura modesta, ma accogliente e dal personale estremamente gentile; il rincaro dettato dal turismo comincia a farsi sentire, 35€ a notte. Giunti in serata, dopo esserci rinfrescati dal lungo viaggio di circa 5 ore, ci prepariamo per la cena; rimaniamo nella zona del nostro albergo e gustiamo ottime pietanze di pesce ad un costo ridicolo, 10€ a cranio, nel ristorante Cibo Mare e Terra. Ci spostiamo poi sulla spiaggia di fronte in un cocktail bar dall’atmosfera indie e rilassante; ci gustiamo un bel drink appollaiati su comodi materassini stesi sui ciottoli.
Il giorno seguente, Ferragosto, festività non presente nell’Albania dalla fede prevalentemente ortodossa e musulmana, decidiamo di spostarci nella costa nord, a Jale precisamente, località marina di Vuno. Optiamo per il lido Folie Marine, una struttura lussuosa, che si affaccia su un mare a dir poco spettacolare e che ci costa 5€ a testa. Con 20€ affittiamo per l’intera giornata una capannina pavimentata con 2 lettini, un’amaca, un puff ed un tavolino. Il lido offre beach bar con servizio sotto l’ombrellone, ne abbiamo approfittato per sorseggiare ottimi drink e una sperlunga di frutta molto abbondante, a costi analoghi ai nostri. Il ristorante della struttura è anch’esso ottimo, con costi nella media e pesce freschissimo. La chicca di questo splendido beach resort è un pool bar, un bancone bar all’interno di una piscina d’acqua salata. Insomma struttura a 5 stelle, mare di una bellezza stupefacente…il Ferragosto è stato dei migliori! Tornati in albergo in tarda serata, ci godiamo il tramonto sul mare e ci prepariamo per la cena, decidendo di spostarci sulla promenade del paesello. Ci fermiamo all’Helios, gustiamo della carne molto buona, ma cominciamo ad avvertire la pecca dei ristoratori albanesi, che confermeremo nei giorni successivi: poca organizzazione nel servizio, perciò lentezza e confusione sono minimi comuni determinatori della ristorazione di questa terra.
Svegliati da un bel temporale la giornata in barca prenotata il giorno prima salta, la rimandiamo al 17 e decidiamo di fare i turisti in questo giorno uggioso. Ci spostiamo verso sud, a Borsh. Ci avventuriamo sulle strade dissestate che conducono alle rovine del castello e continuiamo l’ardua salita a piedi; giunti sul cucuzzolo del castello c’è ben poco, qualche muro di cinta, pezzi di torri ma il paesaggio è da mozzare il fiato. Montagne tutte intorno e frontalmente l’immensa baia azzurra che si fonde con il cielo. E’ ora di pranzo, ci fermiamo al ristorante più pittoresco di Borsh, Ujvara; i tavoli si trovano a ridosso di cascate, l’aria è fresca e pulita, ci accomodiamo dopo quasi un’ora di attesa e per mangiare ne attendiamo due! Per quanto il locale sia carino, la disorganizzazione del personale è stellare, in pratica pranziamo nel pomeriggio e sazi di carne arrosto ci dirigiamo alla volta di Porto Palermo. Una fortezza eretta da Ali Pasha nel 1800, particolare perché affaccia sul mare su tre i lati e offre un bel paesaggio. Per la sera ci spostiamo a nord invece, a Dhermi, rinomata per la movida notturna; in realtà è un polo che sta crescendo, ma non ancora ben formato. La promenade è costruita solo parzialmente ma offre diversi ristoranti e bar sulla spiaggia molto molto belli e dallo stile moderno; ci fermiamo a sorseggiare dei drink in uno di questi, direttamente in spiaggia intorno ad un fuoco che arde.
La mattina del 17, ultima giornata prevista in questa zona, ci aspetta l’esperienza più bella della vacanza: giornata in barca a vela alla scoperta delle spiagge più rinomate della zona. Gita prenotata direttamente sul molo di Himare per la cifra di 30€, comprese bevande e un bel panino per pranzo. Il capitano Mustafa, un ragazzo di 30 anni di origine turca, ci porta in 3 diverse spiagge dirigendosi verso nord. Delle perle incontaminate in cui il mare è di un turchese cristallino. Caratteristica la discesa a Gjipe Beach, attraversata da un profondo canion meta di scalatori! Dopo aver goduto a pieno di sole e mare è giunta l’ora di tornare in albergo e ripartire, ci aspettano 4 giorni a Saranda.
SARANDA
Caricata l’auto salutiamo questo tratto di costa e in circa 2 ore (per quanto le distanze siano brevi le strade continuano ad essere tortuose) arriviamo a Saranda, la più rinomata località turistica albanese sul fronte internazionale. Facilmente troviamo la struttura che ci ospiterà per i prossimi giorni, Joan hotel, fronte mare e in una posizione strategica; trovandosi all’inizio del lungo mare della baia di Saranda ci permette di raggiungere la frequentatissima promenade in pochi secondi, godendo, tuttavia, di pace e tranquillità nelle ore notturne. Unica compagnia è il richiamo alla preghiera proveniente dai minareti della moschea che si erge frontalmente. La struttura è di recente costruzione, le camere pulite, spaziose e comode; il costo del soggiorno per una notte è di 45€, il rincaro turistico è ancora più prominente. Essendo già sera decidiamo di andare alla scoperta della movida notturna tanto decantata; ci facciamo una lunghissima passeggiata sul lungomare, pieno zeppo di ristoranti, cocktail bar, negozietti di souvenir, gelaterie…insomma il paradiso del turista. Per cena ci fermiamo da un nostro concittadino che diversi anni fa ha deciso di esportare le delizie pugliesi in terra amica. Scambiati baci e abbracci di rito ci accomodiamo ad un tavolino di Italian Mattarello e ci gustiamo una favolosa pizza.
Trascorsa la prima notte di rinvigorente sonno e gustata una divina colazione puntiamo a sud, nella zona di Ksamil. Decidiamo di fermarci a Pulebardha Beach; il lido è un alveare, sia metaforicamente che materialmente. Una quantità infinita di api che svolazzano (problema enorme per me che sono fobica) e una quantità infinita di gente; la distanza tra un lettino e l’altro è ridicola, a stento ci passa una gamba. Il mare, oltretutto, non è un granchè. Mezza giornata ci è più che sufficiente per decidere di abbandonare la spiaggia. Ci fermiamo a pranzo a Gjiri i Hartes, un lido enorme con un bel ristorantino che affaccia sul mare, godendo di un ottimo pesce fresco a buon prezzo. Notando l’eccessivo affollamento delle spiagge pensiamo di prenotare un ombrellone per il giorno dopo; mossa non proprio risolutiva, in quanto la memoria degli albanesi risulterà essere un po’ labile. La giornata non è stata delle migliori, torniamo in albergo nel primo pomeriggio, decidendo di riposarci un po’ e calmare i nervi. Approfittiamo per uscire al tramonto e godere della golden hour sul lungomare. Per cena ci fermiamo a Le Petit, ottima cucina tradizionale, buon prezzo e splendida accoglienza.
Avendo (teoricamente) prenotato un ombrellone per la giornata, il risveglio è comodo; giunti però a destinazione scopriamo che la nostra prenotazione se l’è portata il vento…con un po’ d’insistenza e cercando di riportare alla mente l’evento del giorno prima riusciamo ad ottenere il nostro posto. La baia è carina, molto ampia, l’atmosfera è rilassante; ci godiamo una giornata di relax, all’insegna della tintarella, di lunghe nuotate e di pesce freschissimo. Al tramonto ci spostiamo nella cittadina di Ksamil e sulla terrazza del lounge bar Bianco; i cocktail sono divini e i colori del cielo dietro le tre famose isolette vanno dall’arancio, al rosa, al violetto e al celeste. Decisamente uno dei momenti più belli di tutta la vacanza, un tripudio di emozioni! Tornati in hotel, una veloce doccia e dritti sul lungomare; non abbiamo molta fame, ci fermiamo ad un chiosco, Ine’s grill beer, per un veloce hamburger ed una birra. L’idea del chiosco è molto simpatica, oltre ad essere celeri nel servizio l’hamburger non è niente male! A mezzanotte è il mio compleanno, ci fermiamo a brindare al City Lounge, uno dei tanti locali della riviera, ma meno disco e, appunto, più lounge. Location d’effetto, la terrazza che affaccia sul mare è abbellita da alberi di fico e ulivo, candele, divanetti, musica soft e ottimi drink. Spenta la candela del nostro tavolino come gesto simbolico torniamo alla base.
Cercare di trascorrere una giornata a Ksamil è un’impresa da titani…il giorno prima tentiamo con tutte le nostre forze e con tutta la pressione psicologica possibile la prenotazione di un lido, ma non è cosa. Stufi di tutta questa ressa torniamo nelle spiagge che ci hanno rapito il cuore, quelle della zona più a nord e precisamente decidiamo di fermarci a Borsh. La baia è grandissima, fatta di ciottoli, il mare è cristallino seppur il tempo non sia dei migliori, essendo un po’ nuvoloso; affittiamo per la giornata una capannina ampia e comoda e percorriamo l’enorme baia in perlustrazione, scoprendo spiagge totalmente incontaminate in cui sfocia un gelido fiumiciattolo. La natura che pervade questo tratto di costa continua a stupirci, dando le spalle al mare le montagne verdeggianti che s’innalzano davanti ai nostri occhi ci fanno sentire tanto piccoli e fortunati. Nel pomeriggio si scatena un temporale, ci ripariamo sotto il lido e ammiriamo la furia della pioggia in questa zona così poco frequentata eppure così splendida.
Per cena raggiungiamo il castello di Saranda che ospita un ristorante di cucina tradizionale; come ogni castello che si rispetti è situato su un’alta collina, a dominare la baia e la cittadina. Al tramonto deve essere bellissimo.
Anche i giorni destinati all’estrema costiera meridionale giungono al termine, con non troppa malinconia. Questa zona non ci ha conquistati. Abbiamo ancora di fronte due giorni, destinati al lento ritorno verso Tirana facendo tappa a Berat.
BERAT
Di prima mattina lasciamo Saranda, tappa finale della giornata è Berat, distante circa 150 km, una distanza non eccessiva in teoria ma che sarà causa del tragitto più mirabolante che abbia mai fatto.
Primo stop è l’Occhio Blu, una sorgente molto particolare all’interno di un boschetto. Ciò che incanta sono i colori di questa sorgente e della natura che le gravita attorno. Le immagini che risultano da una ricerca sul web sono assolutamente veritiere. Tutte le tonalità della scala dell’azzurro, dal più chiaro al più scuro, fino al blu intenso di forma rotonda, che da il nome a questa attrazione naturalistica. In forte contrasto il verde che circonda la sorgente, creando una visione cromatica assolutamente rilassante. Cornice a questo spettacolo immense piantagioni di more immacolate, preda del mio palato goloso che ci hanno causato un forte ritardo sulla tabella di marcia.
Il tragitto che ci separa da Berat è degno dei viaggi di Gulliver, impostato il navigatore ci ritroviamo inizialmente su quella che sembra una statale per poi arrivare su strade dissestate che s’inerpicano sulle montagne. La prima reazione è stata angoscia e timore, la strada spesso è franata e i burroni che la costeggiano non sono per niente rincuoranti. Proseguendo però la situazione è diventata più tranquilla e addirittura piacevole per la bellezza dei paesaggi; cittadine piccolissime, stazioni petrolifere abbandonate, tantissimi animali, montagne e campagne verdissime…dopo diverse ore giungiamo finalmente alla bellissima Berat. Raggiungere l’alloggio è stata un’altra fatica…solo quando il motore dell’auto sta per fondere capiamo di doverci caricare le valige e farcela a piedi. Il nostro hotel è situato nella città vecchia, a Mangalem, un dedalo di viuzze strette e fatte di ciottoli, piene zeppe di strutture ricettive, quasi tutte concepite ad alberghi diffusi. Dopo aver girato e rigirato finalmente troviamo Nasho, il nostro simpatico albergatore. Arriviamo alle nostre casette, tutte in legno, con le caratteristiche finestrelle che contraddistinguono questa cittadella patrimonio dell’UNESCO. La casa, situata su un piano rialzato, affaccia su Berat, il tramonto è mozzafiato. La comodità della struttura è discutibile, invece; raggiungerla con valigie ingombranti è impossibile, le stanze sono piccoline ed i bagni arrangiati. Per la modica cifra di 17€ e per una notte è tuttavia un sacrificio fattibile, soprattutto quando ai tuoi piedi si estende la pittoresca cittadina!
Serata dedicata ad una passeggiata per il centro con la fortuna di poter visitare una moschea e cena sulla terrazza di un ristorante della via centrale. Due chiacchiere con la proprietaria che ci svela la profonda stima e il forte rispetto che il popolo albanese nutre nei nostri confronti; ci racconta della dittatura di Hoxha, della fuga degli albanesi dopo la sua caduta, dei periodi bui che la loro economia ha attraversato e del desiderio di evasione e riscatto delle nuove generazioni. Con l’emozione in gola e la voce un po’ rotta abbiamo intonato alcuni brani di Celentano che la signora amava e dopo averla abbracciata siamo tornati nella nostra casetta.
Il mattino seguente abbiamo girato per la cittadina, tra Mangalem e Gorica e sotto suggerimento di Nasho ci siamo incamminati verso Tirana. Nel tardo pomeriggio dobbiamo imbarcarci, ma prima vogliamo fare una veloce visita di Kruje. Suggerimento non fu migliore! Antica capitale albanese questa cittadina ha dato i natali a Scanderberg, rinomato eroe nazionale; per questioni di tempo riusciamo solo a fare una passeggiata nel curioso bazar, una lunga via ciottolosa ai cui margini si aprono botteghe e negozietti in legno che vendono di tutto, dai classici souvenirs alle lavorazioni più pregiate tra legno, lana, ricami, pellami. Dobbiamo lasciare questo incanto e dirigerci verso l’aeroporto, l’agenzia di nolo dell’auto ci sta attendendo e, ahimè, l’aereo partirà poco dopo.
L’incanto di questa terra è indescrivibile, mai avrei immaginato di scoprire una realtà simile. Paesaggi montuosi e mare si legano in connubio perfetto.