Una settimana in Giappone
A marzo prenotiamo il volo Lufthansa a un’ottima tariffa, 870 € A/R, Torino – Francoforte – Tokyo Narita.
Così a fine luglio, zaini in spalla, si parte!
Il nostro itinerario prevede tre giorni a Tokyo, due a Kyoto e uno a Kobe.
Avendo poco tempo la pianificazione è fondamentale e la nostra fedele Lonely Planet non ci abbandonerà nemmeno un istante.
Atterriamo a Tokyo Narita e il tragitto per arrivare in Tokyo centro sarà lunghissimo…tra ritiro bagagli, controllo passaporti e treni vari per arrivare nella zona di Akasaka dove si trova il nostro hotel, passano ben 3 ore e mezza… ci sono 11 linee della metropolitana e varie altre linee di treni, tutte si intersecano e si mescolano, ambientarsi non è per nulla semplice! Abbiamo scelto un hotel centrale, di medio livello, prenotato su Booking.com, il Grand Fresa Akasaka, stanza minuscola ma pulitissima e dotata di ogni comfort.
Il primo pomeriggio trascorre velocemente, a causa del jet lag non ce lo godiamo molto, proviamo ad avventurarci a piedi per raggiungere il Palazzo Imperiale, camminiamo due ore, ci perdiamo innumerevoli volte e il palazzo è chiuso il pomeriggio. Ceniamo con un’amica giapponese che ci porta in un locale molto tipico in Akasaka, cibi colorati e caratteristici, ma più belli da vedere che da mangiare: sushi e sashimi a parte, spiedini di fegato e interiora, tofu e noodles sconditi immersi in un brodo gelido e insapore, disgustosi!
Il giorno seguente abbiamo recuperato parte delle energie e abbiamo un programma serratissimo: mercato del pesce, Ginza, Shibuya e Shinjuku. Tsukiji Metropolitan Fish Market: il mercato del pesce all’ingrosso di Tokyo è il più grande al mondo; ogni notte si svolgono le aste dei tonni, per assistervi bisogna recarsi a Tsukiji in piena notte, ma noi ci accontentiamo di godercelo la mattina. È un vero e proprio labirinto, tanti padiglioni dove viene scaricata la merce, pulito e sfilettato il pesce, i ritmi sono frenetici e ci ritroviamo immersi in mezzo agli infiniti banchi e freezer, i venditori non badano a noi turisti e decapitano senza pietà i poveri pesci facendo schizzare sangue dappertutto!
Camminiamo per un’ora senza sosta in questo mercato che sembra davvero infinito: tonni, spada, salmoni, anguille, coquillage e chissà quante altre specie che non conosciamo.
Un po’ storditi ci rechiamo nelle viuzze che circondano il mercato, dove si trovano numerosi ristorantini da 10 posti a sedere, non di più, e dove si può assaggiare il pesce freschissimo; a me purtroppo non piace il sushi, ma il mio fidanzato se lo gusta, alle 11.00 del mattino, accompagnato dall’immancabile thè verde.
Mappa della metro alla mano, cerchiamo di capire quale linea prendere per arrivare a Ginza, quartiere commerciale di lusso. I biglietti della metro si fanno alle macchinette automatiche, ma in caso di bisogno si può chiedere agli info point o agli addetti in divisa o a un qualunque giapponese, tutti gentilissimi e sempre pronti ad aiutare i turisti, anche se non parlano una parola di inglese, si prodigano comunque in tutti i modi pur di rendersi utili e se non riescono nell’intento si mortificano. Ginza è un quartiere iper moderno, con negozi di super lusso, centri commerciali e ristoranti anche occidentali, è bello passeggiare e osservare le vetrine, nonostante il sole cocente e le temperature che ad inizio agosto non sono per niente clementi: 35°, sole costante e umidità.
L’unica nota che stona in questo quartiere è l’acquario davanti al Sony Store, all’angolo con uno degli incroci più trafficati; minuscolo, dentro sono concentrati uno squaletto che nuota in pochi metri cubi d’acqua, una murena gigante, un pesce palla enorme e altri pescetti colorati, un vero dispiacere.
Per pranzo mangiamo un discreto piatto di pasta in un ristorante italiano, che come la maggior parte dei ristoranti italiani di Tokyo, di italiano ha solo la bandiera; quando chiedo se hanno della frutta mi guardano stupiti e mi rispondono che se voglio hanno dei calamari…la frutta per loro è un lusso, non è nella loro cultura mangiarla tutti i giorni, una pesca in un negozio che sembrava una gioielleria costava il corrispettivo di 6 €.
Prendiamo lo Sky train e ci rechiamo nella zona costiera, dove si susseguono ancora centri commerciali a non finire e ci ritroviamo al Sega Amusement Theme Park, una sorta di Gardaland in miniatura al chiuso.
Nuovamente metro e andiamo ormai nel tardo pomeriggio a Shibuya, il quartiere più colorato e incredibile della città: famoso per il suo incrocio, quando i semafori diventano rossi, il traffico si ferma in tutte le direzioni e i pedoni che si riversano in strada creano un effetto corteo, si dice sia uno degli attraversamenti pedonali più trafficati al mondo.
I centri commerciali più famosi della zona sono il Loft e il 109, negozi davvero carini e prezzi abbastanza abbordabili.
L’atmosfera che si respira per le vie di questo quartiere è molto spensierata, tanti giovani in giro e un contrasto molto forte tra i ragazzi che fanno cosplay travestiti da personaggi dei manga e le ragazze in kimono e zoccolette; la nostra amica ci ha spiegato che molte ragazze indossano il kimono non solo per rispetto delle tradizioni, ma anche perché hanno il 25% di sconto nei ristoranti. I kimono sono in vendita in molti negozi e ce ne sono da tutti i prezzi, fino ai più costosi, anche 1000 €.
Ultima tappa della giornata Shinjuku, altro quartiere molto caratteristico e simile a Shibuya, è ormai sera e i giovani affollano le strade; le insegne, le luci, le scritte, i tabelloni pubblicitari illuminano le vie che si tingono di mille colori, comincia la movida che va avanti per tutta la notte in questa metropoli che non dorme mai.
La mattina dopo la nostra amica ci recupera in hotel e ci farà da guida per tutto il giorno. Il programma sarà il seguente: Tokyo Sky Tree, Sensoj Temple, incontro di sumo e mini crociera lungo la costa.
Il Tokyo Sky Tree è una torre alta più di 600 mt utilizzata per la radiodiffusione, la più alta al mondo. Abbiamo la prenotazione per salire in cima per l’ora di pranzo, quindi ne approfittiamo per fare un giro nel centro commerciale sottostante e in metro ci rechiamo nel quartiere di Asakusa per visitare il Sensoj Temple, il tempio buddista più antico di Tokyo; centinaia di turisti affollano la via che conduce a questo tempio ogni giorno e bancarelle tutte uguali e che vendono tutte le stesse cose (finti kimono, ventagli, statuette di Budda e di buffi gatti della fortuna) si susseguono.
Ritorniamo allo Sky Tree e finalmente saliamo in cima tramite un ascensore insieme a decine di turisti giapponesi, quando si aprono le porte tutti insieme fanno “Ohhhhhh”, si stupiscono in anticipo anche se non hanno ancora visto nulla; il panorama che si ammira dall’alto è ovviamente impressionante, Tokyo è davvero sterminata.
Nel pomeriggio visitiamo lo stadio di Ryogoku Kokugikan per vedere i lottatori di sumo; la nostra amica ci spiega che gli incontri ufficiali si svolgono solo 6 volte all’anno, ma siamo fortunati e riusciamo ad assistere agli incontri dei giovani.
È ormai tardo pomeriggio e al tramonto facciamo una mini crociera sul battello lungo la costa, ammiriamo il palazzo dorato sede della birra giapponese Asahi e passeggiamo ancora per Asakusa, che comincia ad illuminarsi di tutti i colori e prepararsi per le vita notturna.
Concludiamo la nostra giornata a Ginza e ceniamo in un ristorante coreano; anche questa volta assaggiamo cibi molto particolari e memore dell’esperienza della prima sera non vorrei ritrovarmi in bocca qualche strana pietanza, per fortuna ci portano un’ottima frittata coreana di verdure e pesce.
La nostra ultima mattinata a Tokyo la trascorriamo a passeggio per Chiyoda, distretto d’affari, il caldo è terribile e si respira a fatica. Anche in questo quartiere, come in tutti gli altri che abbiamo visitato, non c’è un pezzo di carta per terra, né tantomeno cestini dell’immondizia, è impressionante la pulizia delle strade. Cerchiamo una banca per prelevare contanti, questo è stato un punto dolente del nostro soggiorno in Giappone: le carte/bancomat europee non funzionano agli sportelli delle banche giapponesi, bisogna cercare una banca internazionale; anche agli sportelli dei 7 Eleven non c’è stato verso. Il sito della Farnesina lo fa presente, ma non volevamo credere che in un Paese evoluto come il Giappone ci fossero problemi di questo tipo. Inoltre, anche le carte di credito ricaricabili non funzionano da nessuna parte e quindi sono completamente a carico del mio fidanzato.
Prenotiamo i biglietti dello Shinkanzen, treno ad altissima velocità, costoso (110 € a testa solo andata per due ore di viaggio), iper moderno, pulitissimo e puntualissimo, che da Tokyo ci porterà a Kyoto.
A Kyoto decidiamo di pernottare in un ryocan, albergo tradizionale giapponese; quello scelto da noi è il Sawaya Honten, sempre prenotato tramite Booking.com da Tokyo. Lo stile di questa sistemazione è davvero particolare: porte scorrevoli, stanza spoglia rivestita di stuoiette tatami, futon, tavolino basso per il thè, bagni termali comuni e microscopici giardinetti zen che si affacciano sulle aree comuni.
La prima sera ceniamo in un ristorantino tipicissimo gestito da marito e moglie che non parlano una parola di inglese, un buchetto di pochi metri quadri con 4 sgabelli, ci fanno assaggiare diverse specialità, tra cui il somen, spaghettini in brodo con frittata, molto buoni!
Trascorreremo solo due giorni a Kyoto; il programma del primo giorno prevede: Sentiero della Filosofia, tempio d’argento e giardini del Palazzo Imperiale.
Partiamo di buona mattina dal nostro ryocan, sempre caldo torrido, e cammineremo per ore; a piedi percorriamo il Sentiero della Filosofia (chiamato così perché un famoso filosofo vi praticava la meditazione) che conduce ad un bellissimo tempio. Il paesaggio è molto suggestivo, lungo il sentiero si susseguono piccole casette ognuna con le sue biciclette, mezzo di trasporto molto diffuso a Kyoto.
Il tempio d’argento di Ginkaku-ji è immerso in un verde lussureggiante, il silenzio regna sovrano e anche i turisti parlano a bassa voce.
Il pomeriggio ci rechiamo a visitare i giardini del Palazzo Imperiale, un po’ deludenti, completamente deserti, si tratta di un parco enorme, non particolarmente curato, che costeggia le mura del palazzo all’interno del quale non si può accedere; veniamo divorati dalle zanzare e decidiamo quindi di rientrare al ryocan.
La sera ci rechiamo in centro a Kyoto; le vie principali della città assomigliano molto a quelle di Tokyo, con i centri commerciali ad ogni isolato, ristorantini uno dopo l’altro, insegne e tabelloni pubblicitari di tutti i colori, ma la zona di Pontocho, lungo il fiume, è davvero molto caratteristica. Passeggiando lungo lo stretto vicolo illuminato dalle lanterne giapponesi che costeggia il fiume, si può scegliere uno dei tanti ristoranti, alcuni tradizionali, altri più internazionali.
Il secondo giorno lo dedichiamo alla visita del Castello di Nijo, antica residenza degli shogun, immerso in un bellissimo e curatissimo giardino e proseguiamo per il Nishiki Food Market, in pieno centro. In questo mercatino si può fare un intero pranzo assaggiando gli stuzzichini delle varie bancarelle, spiedini fritti, sushi, onigiri (triangolini di riso avvolti nell’alga), frutta candita e golosità di ogni tipo. Concludiamo la giornata nel luogo che ci ha più colpiti di Kyoto: il santuario shintoista di Fushimi-Inari Taisha. Il percorso che conduce al tempio è lungo 4 km ed è delimitato da un colonnato lunghissimo costituito da torii color vermiglio sotto ai quali si passeggia. La stanchezza però si fa sentire e non riusciamo ad arrivare in fondo al percorso, per cui rinunciamo ad arrivare al santuario e torniamo indietro.
Il nostro ultimo giorno in Giappone lo trascorreremo a Kobe, ma pernottiamo ad Osaka, in un Best Western comodo per l’aeroporto, dato che abbiamo il volo la mattina seguente.
In realtà tra spostamenti vari, treno da Kyoto a Osaka e ricerca dell’hotel, riusciamo ad andare a Kobe solo nel pomeriggio; prendiamo un pullman che in un’ora ci porta in centro città.
Con la funicolare ci rechiamo al belvedere, a Kobe Nunobiki, un parco abbarbicato sulle colline che costeggiano la città. Ci limitiamo a fare qualche foto al panorama dall’alto, dato che è ormai tardo pomeriggio e il giardino botanico è chiuso. Ma il vero motivo per cui siamo venuti a Kobe, è perché il mio fidanzato voleva a tutti i costi mangiare la carne di Kobe a Kobe; si dice che a questi bovini venga fatta bere la birra e che vengano massaggiati, per garantire la prelibatezza della carne… in realtà è solo una leggenda metropolitana. L’ora di cena si avvicina: io mi mangio una pizza favolosa da Salvatore Cuomo, il pizzaiolo napoletano più famoso del Giappone; quindi accompagno il mio fidanzato a mangiare la carne di Kobe. Il ristorante è molto lussuoso, ci viene dedicato un cuoco che cucina di fronte a noi sulla piastra teppanyaki questa bistecca di carne, insieme a riso e verdure, curandone la cottura come se fosse un lingotto d’oro; sicuramente ottima e molto tenera, ma pur sempre un pezzo di carne, che non giustifica di certo la spesa di 100 €, solo per una persona! Ad ogni modo, anche questa è fatta.
Abbiamo fatto e visto tutto ciò che avevamo previsto nel nostro programma; la settimana è finita e abbiamo apprezzato e conosciuto la particolare cultura giapponese, ma per fortuna la nostra vacanza non è terminata, ci attendono ancora 3 settimane in Malesia, ma questa è un’altra storia…